Utilizzo Cavallo senza Imboccatura

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Utilizzo Cavallo senza Imboccatura
Capitolo 2
Meccanismo d’azione ed effetti delle principali imboccature classiche
MECCANISMO D’AZIONE ED EFFETTI
DELLE PRINCIPALI IMBOCCATURE CLASSICHE
PARTI COSTITUTIVE DI UNA BRIGLIA
Una briglia classica completa è costituita da varie parti: una testiera, nella quale è incorporato un
sottogola, un frontalino, una capezzina o nasiera, l’imboccatura ed infine le redini (figura 2.1).
FIGURA 2.1. Parti di una briglia con filetto snodato come imboccatura. Headpiece: testiera;
browband: frontalino; cheek-pieces: montanti dell’imboccatura; noseband: capezzina o nasiera;
reins: redini; snaffle bit: filetto snodato (Elwyn Hartley Edwards, 2000).
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Capitolo 2
Meccanismo d’azione ed effetti delle principali imboccature classiche
IMBOCCATURE CLASSICHE
Un’imboccatura è il pezzo di metallo o di gomma collocato nella bocca del cavallo.
Le imboccature classiche appartengono principalmente a quattro gruppi:
I filetti;
Il Weymouth o briglia doppia;
Il Pelham;
La gag o briglia da doma.
Esistono, inoltre, altri finimenti, privi di imboccatura, che vengono comunemente definiti Bitless e
che vengono, però, trattati nel capitolo terzo.
I filetti
Fra i gruppi di imboccature, il filetto è considerato il più semplice e, forse non del tutto giustamente,
quello che causa il minor disturbo al cavallo. E’ anche quello che presenta la più grande varietà di
tipi e variazioni sul tema. I sottotipi si differenziano principalmente per le dimensioni e per la
foggia del cannone e degli anelli (il cannone è quella parte dell’imboccatura in metallo o in gomma,
rigido o snodato che rimane all’interno della bocca).
Esistono principalmente due tipi di filetto:
-
il filetto ad anelli (vedi figura 2.2 e 2.3)
-
il filetto ad oliva (vedi figura 2.4 e 2.5)
FIGURA 2.2. Filetto rigido ad anelli, in gomma (Elwyn Hartley Edwards, 2000).
FIGURA 2.3. Filetto snodato ad anelli in metallo (Elwyn Hartley Edwards, 2000).
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FIGURA 2.4. Filetto ad oliva rigido in metallo (Elwyn Hartley Edwards, 2000).
FIGURA 2.5. Filetto ad oliva snodato in metallo (Elwyn Hartley Edwards, 2000).
La differenza tra il filetto ad anelli e quello ad oliva è nell’attacco tra il cannone e gli anelli laterali:
nel primo, gli anelli scorrono liberamente all’interno dei fori dell’estremità laterale del cannone, nel
secondo, invece, sono fissi in continuità con il cannone stesso. Il vantaggio degli anelli fissi è che
evitano la possibilità che le labbra del cavallo vengano pizzicate.
Gli anelli liberi, permettono all’imboccatura di muoversi in bocca, facendo si che il cavallo vi
“giochi” con la lingua, cosa che molti “uomini di cavalli” ritengono positiva dato che l’animale
produce saliva, mastica e “rilassa la mandibola”.
L’azione del filetto è essenzialmente determinata dalla posizione della testa del cavallo e dalla
posizione delle redini, ovvero dell’angolo che si forma tra i montanti dell’imboccatura e le redini.
Se il cavallo mantiene la testa in basso, l’azione è esercitata principalmente agli angoli della bocca
(vedi disegno in alto di figura 2.6), incoraggiando il cavallo a sollevare la testa. Nel momento in cui
la posizione della testa diviene più vicina al collo, un’ulteriore trazione sulle redini eserciterà una
pressione principalmente sulle barre della mandibola e sul palato duro se il cannone è snodato
(disegno a metà ed in basso di figura 2.6).
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FIGURA 2.6. Azioni del filetto (Elwyn Hartley Edwards,
2000).
Essendo gli anelli dell’imboccatura sostenuti alla testiera dai rispettivi montanti, questa forza viene
distribuita in parte anche sulla nuca e sul naso. Il filetto a cannone rigido, all’azione di trazione sulle
redini da parte del cavaliere, tende a spostarsi subito indietro, all’interno della bocca, appoggiandosi
ai primi denti premolari dell’arcata inferiore.
FIGURA 2.7. Azione del filetto snodato sul palato duro
(www.sustainabledressage.com).
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FIGURA 2.8. Particolare dell’azione combinata del filetto
snodato sul palato duro e sulle barre della mandibola
(www.sustainabledressage.com).
FIGURA 2.9. Figura che illustra l’azione del
filetto sulle barre della mandibola (Elwyn
Hartley Edwards, 2000).
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Il Weymouth
Il Weymouth viene chiamato anche “redine doppia” perché costituito da un “morso”, imboccatura,
nella maggior parte dei casi, a cannone rigido, provvisto di aste laterali esterne e al quale è attaccata
una redine ed il “bridone” che non è altro che un filetto snodato leggero al quale è attaccata una
seconda redine.
FIGURA 2.10. Nella figura di sinistra è indicata l’azione principale del bridone a livello delle barre,
mentre in quella di destra è in evidenza l’azione del morso, sia sulle barre che sulla nuca. Il pallino
rosso indica le aree di pressione, mentre la freccia blu indica la direzione della pressione (Elwyn
Hartley Edwards, 2000).
FIGURA 2.11. Morso e bridone del Weymouth (Elwyn
Hartley Edwards, 1988).
FIGURA 2.12. Radiografia della testa di un cavallo indossante
il Weymouth (Cook, 2007).
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L’abbinamento di bridone e morso, esercita il suo effetto con un insieme di pressioni: il primo,
serve a far alzare la testa al cavallo esercitando una pressione agli angoli delle labbra, il secondo,
invece, favorisce, con una pressione sulle barre, l’avvicinamento della testa al collo. La pressione
esercitata dal morso sulla nuca, è trasmessa dal movimento verso l’avanti dell’occhio superiore del
morso stesso, collegato alla testiera attraverso. Il grado di pressione aumenta proporzionalmente alla
lunghezza delle aste del morso. Questo tipo di imboccatura prevede anche la presenza del
barbozzale (catena a maglia metallica attaccata all’occhio superiore del morso e passante dietro al
mento) che, in risposta ad una trazione sulla redine del morso, preme e stringe le mandibole del
cavallo.
Il Pelham
FIGURA 2.13. La briglia Pelham. La pressione viene esercitata nei punti indicati dai pallini rossi:
nuca, barre e mento(Elwyn Hartley Edwards, 1988).
Il Pelham altro non è che un morso con un occhiello sull’asta laterale, all’estremità del quale viene
assicurata una redine in più. Questa imboccatura rappresenta una via di mezzo tra il semplice filetto
ed una redine doppia.
FIGURA 2.14. Pelham (Elwyn Hartley Edwards, 1988).
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Se il cavaliere esercita una trazione sulla redine superiore, questa agisce esattamente come un
filetto, facendo pressione sulle barre e sull’angolo esterno delle labbra; agendo, invece, sulla redine
inferiore l’azione diventa come quella del morso nel Weymout. E’ pertanto il cavaliere stesso, con i
movimenti delle dita e del polso, a decidere l’effetto desiderato. Anche il Pelham è provvisto di
barbozzale con il medesimo effetto di quello del Weymouth.
Sia per il Weymout che per il Pelham, la rotazione delle aste del morso sotto la trazione delle redini,
può provocare uno sfregamento delle stesse sull’angolo delle labbra e sulla pelle delle guance.
La briglia Gag
La briglia Gag è provvista di montanti di cuoio o in corda a sezione tonda, che passano attraverso
appositi fori che si trovano nella parte superiore ed inferiore degli anelli dell’imboccatura prima che
questa venga assicurata alle redini.
FIGURA 2.15. Briglia gag (Elwyn Hartley
Edwards, 2000).
Il meccanismo d’azione si basa essenzialmente sulla pressione sulla nuca esercitata dalla diretta
connessione tra redine e testiera. Contemporaneamente a questa azione, si ha un sollevamento
anche dell’anello del filetto e quindi una trazione agli angoli della bocca.
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EFFETTI DANNOSI DELLE IMBOCCATURE
Effetti sulla bocca
La pressione applicata dall’imboccatura sulle barre della mandibola e quella del barbozzale
applicata sul mento, fanno si che l’osso e la mucosa che riveste le barre siano stretti tra due pezzi di
metallo. Le barre, ricordiamo, sono due margini ossei molto affilati (vedi figura 2.16) e di spessore
sottile (in un cavallo di taglia media, la larghezza della mandibola a questo livello è di circa 2 cm),
quindi, qualsiasi danno alla gengiva determina un danno anche all’osso che esita in
un’infiammazione del periostio e porta, con il tempo, alla formazione di veri e propri calli ossei.
FIGURA 2.16. A sinistra è evidente una sezione trasversa delle mandibole fatta subito caudalmente
al foro mentoniero (veduta caudale). Le dimensioni di questa sezione sono pressoché equivalenti al
diametro di un uovo sodo (a destra nella figura). Dorsalmente si nota come i margini della sezione
corrispondenti alle barre, siano molto affilati. Le sfere rosse rappresentano i rami del nervo
mentoniero (Cook W.R., 2007a).
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FIGURA 2.17. Le ossa mandibolari dello scheletro più in basso mostrano il danno alle barre ed ai
primi denti premolari indotto dall’imboccatura. Si noti la differenza con le ossa mandibolari più in
alto che non mostrano alcun danno. Il numero 1 indica i calli ossei sulle barre, al di sopra del foro
mentoniero; il numero 2 indica una grave erosione dei primi tre denti premolari inferiori su
entrambe le mandibole; il numero 3 indica l’intera perdita dei primi tre premolari inferiori di
sinistra; il numero 4 indica il danneggiamento dell’osso conseguente alla periostite
mandibolare(Cook, 2007a).
Si può quindi immaginare, come deve essere doloroso per il cavallo con un’infiammazione alle
barre, continuare ad essere “controllato” ogni giorno dall’imboccatura. Non ci deve stupire se
l’animale tenta di sottrarsi alla “mano” del cavaliere scuotendo la testa, aprendo la bocca,
prendendo il morso tra i denti o con altre infinite difese. Purtroppo, la maggior parte dei cavalieri,
invece di trattare il problema rimuovendo l’imboccatura, ritengono più efficace impiegare sistemi
ancora più severi per sopprimere tali evasioni, ad esempio l’uso del chiudi-bocca (cinghia attaccata
alla capezzina della testiera che viene stretta subito dietro al mento) o della martingala (cinghia
legata al sottosella ed attaccata direttamente ai lati dell’imboccatura, utilizzata per impedire al
cavallo di alzare la testa), spesso con effetti ancora più dannosi.
Oltre all’infiammazione dell’osso mandibolare, anche molte altre lesioni in bocca possono essere
date dall’imboccatura: tagli sulla lingua o sulla gengiva delle barre, erosioni dentali, fratture della
mandibola, depigmentazione e ulcerazioni agli angoli della bocca (Cook W.R., 2003c, Cook W.R.,
2007b).
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Imboccatura come possibile causa di headshaking
L’ headshaking è definito come un persistente, violento e spasmodico scuotimento verticale della
testa durante l’esercizio o a riposo. Questa patologia, può comprendere altri caratteristici segni,
quali strofinamento del muso, starnuti e sbruffi e una generale ipersensibilità quando il cavallo
viene toccato a livello della bocca, delle guance, delle orecchie e per questo si parla anche di
headshaking syndrome. Elevate temperature ambientali, il vento, la pioggia e la luce intensa del
sole, possono esacerbare questi segni. Anche se apparentemente sconnessi, questi sintomi possono
essere, invece, semplicemente associati nel quadro di una nevralgia facciale. La nevralgia facciale è
il termine che, in medicina umana, è anche conosciuto come “nevralgia trigeminale”, dove per
“nevralgia” si intende il dolore lungo il decorso di un nervo.
Il nervo trigemino, V paio di nervi cranici, è il principale nervo della faccia ed è anche il più
sviluppato di tutti i nervi cranici (vedi figura 2.19). La branca mandibolare del trigemino, è
responsabile della sensibilità di tutta la mandibola, dei denti e dei relativi tessuti molli della lingua,
delle guance, delle labbra e delle gengive. Essa innerva anche le ghiandole salivari e la pelle delle
orecchie. La branca mascellare, invece, è responsabile della sensibilità delle ossa, denti, palato duro,
palato molle, mucosa nasale, labbra e gengive della parte superiore della bocca. Infine, la branca
oftalmica, è responsabile della sensibilità dell’occhio, delle palpebre, delle ghiandole lacrimali,
della pelle della fronte e della vicina mucosa nasale. L’ipotesi del dottor Cook W.R. (1999a,
2007b), è che l’imboccatura possa essere causa di dolore acuto e cronico lungo il decorso del nervo
trigemino, determinando così nevralgia trigeminale. Il dolore può essere direttamente trasmesso al
cervello o essere innescato indirettamente, come dolore “riferito”. In quest’ultimo caso, i segnali di
dolore dalle regioni innervate dal trigemino, a contatto con l’imboccatura, possono diffondersi ad
altre regioni tributarie dello stesso nervo. Ne consegue che l’animale può provare dolore anche a
livello delle regioni che non sono a contatto diretto con l’imboccatura.
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FIGURA 2.19. Distribuzione delle tre branche del nervo trigemino: più dorsalmente, la branca
oftalmica, branca mascellare e ventralmente la branca mandibolare (Cook, 2003).
La stimolazione cerebrale diretta dovuta al dolore acuto nella bocca, spiega il violento scuotimento
della testa. Il dolore cronico, invece, viene probabilmente avvertito come un dolore osseo sordo,
simile ad un mal di denti e può spiegare la rigidità mandibolare (associabile alla condizione di
“bocca dura”) che, con il tempo, attraverso l’apparato stomatognatico, coinvolge anche la
muscolatura del collo e della schiena. Questo potrebbe chiarire l’andatura rigida ed il passo più
corto che molti cavalli, abituati ad imboccature severe, frequentemente esibiscono.
La stimolazione dolorifica indiretta, può diventare una forma di ipersensibilità facciale che spiega
come molti cavalli siano restii a farsi toccare sul muso e soprattutto sulle orecchie. Anche lo
starnutire, lo sfregamento del muso ed il frequente sbruffare, possono essere dovuti ad una
stimolazione della branca mascellare del trigemino. La stimolazione della branca oftalmica, invece,
può spiegare i casi di fotofobia, il blefarospasmo, il non essere disposti a farsi toccare attorno al
ciuffo e lo scolo nasale dovuto alla stimolazione delle ghiandole lacrimali. La maggior parte dei
cavalli che mostrano l’ headshaking sono contemporaneamente affetti da vari problemi
comportamentali che non sono evidenti nei cavalli non headshaker (Cook S. et al., 2001), questo è
in accordo con l’ipotesi che l’headshaking sia un segno di dolorabilità della testa, piuttosto che
semplicemente una condizione comportamentale.
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Imboccatura come possibile causa di ostruzione delle vie aeree superiori
Secondo Cook W.R., alcune patologie, quali il dislocamento dorsale del palato molle (Cook W.R.,
1999b, 2000, 2002a), l’intrappolamento dell’epiglottide (Cook W.R., 1999b) ed il sanguinamento
polmonare (Cook W.R., 2002a), possono essere causate dall’imboccatura, come anche anomali
rumori respiratori durante il lavoro (Cook W.R., 1999, Cook W.R., 2003c).
Nel cavallo in movimento, in libertà, le labbra sono chiuse e non entra aria dalla bocca; la lingua è
immobile e occupa l’intero spazio all’interno della cavità buccale e dell’oro-faringe sotto al palato
molle; la salivazione è sospesa. Nel cavallo montato con l’imboccatura, la tenuta delle labbra è
interrotta e spesso la bocca è aperta determinando l’entrata di aria, la lingua è costantemente in
movimento e la salivazione è stimolata. Le risposte stimolate dal morso, sono proprie dell’attività
digestiva ed interferiscono con quelle del sistema respiratorio necessarie durante l’esercizio. Nelle
varie discipline equestri, come il dressage, il salto ostacoli, il trail, il trotto ed il galoppo, il cavallo
ha una grossa necessità di ossigeno per il metabolismo muscolare. Per provvedere a far arrivare
l’aria necessaria ai polmoni e permettere l’eliminazione dell’anidride carbonica in modo efficace, la
posizione assunta dall’animale durante la corsa è di distensione del collo, provvedendo alla
diminuzione della resistenza delle vie aeree al passaggio di aria.
FIGURA 2.20. La figura A mostra la fisiologica
posizione della testa e del collo richiesta per evitare
l’ostruzione delle vie aeree durante l’esercizio. La
bocca è chiusa e il cavallo respira solo attraverso le
narici.
La figura B mostra come, in una situazione di
moderata flessione del collo, si determini un
restringimento della regione della gola, da una
parte, l’articolazione atlanto-occipitale e la base del
cranio spinge verso il basso sulle tasche gutturali,
dall’altra, il palato molle si sposta verso l’alto
(Cook W.R., 1999b).
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Nel dressage, ad esempio, si cerca di ottenere una posizione di “raccolta” del cavallo, con il collo e
la testa che rimangono sempre in massima flessione. Nei cavalli da trotto, che corrono ad elevate
velocità, la testa viene forzatamente fatta rimanere in alto in contrasto con la distensione necessaria
alla corretta respirazione. L’imboccatura, permette di far entrare aria nella bocca durante la corsa e
questo può portare con il tempo ad un sollevamento del palato molle. Vari fattori, quindi, creano
una condizione per la quale ci sia un aumento delle resistenza e della pressione negativa in fase di
inspirazione lungo le vie aeree, con conseguenze che vanno dal maggior sforzo respiratorio,
affaticamento precoce e calo delle prestazioni, a casi più gravi con possibili episodi di
sanguinamento polmonare, progressivo appiattimento della trachea con esacerbazione dello sforzo
inalatorio ed infine asfissia.
Possibili effetti sul comportamento
Circa 200 anni fa, Bracy Clark, uno dei primi veterinari inglesi, notò come l’uomo infliggeva dolore
al cavallo attraverso la ferratura e l’imboccatura e come i risultanti effetti sul comportamento
dell’animale, venivano spesso puniti in quanto ritenuti “vizi”.
Sfortunatamente, non è cambiato molto da allora e l’uomo continua ad avere poca consapevolezza
di ciò che sta facendo al cavallo ed ancora pochi proprietari e cavalieri conoscono le vere cause di
questi vizi.
Nella maggior parte dei casi, i cavalli non presentano segni clinici visibili in bocca che possano
essere correlati ad uno stato infiammatorio (per esempio, rossore, dolore, calore, ecc..), ma
un’attenta palpazione delle barre può rivelare la presenza di calli ossei. Nei cavalli, i segni più
frequenti di dolore sono espressi da cambiamenti del comportamento ed il dolore dovuto
all’imboccatura è espresso principalmente da varie manifestazioni di paura come riferito da Cook
W.R. e Strasser H. (2003) e Cook W.R. (2002b, 2003d).
Cook W.R. (2003b, 2003d), riconosce non meno di 95 segni di avversione all’imboccatura espressi
dal cavallo, tra i quali possiamo ricordare i più importanti: la bocca aperta, la posizione della lingua
mantenuta sopra o dietro all’imboccatura, l’eccessiva flessione ventrale della testa sul collo (stare
“dietro alla mano”), movimenti di lateralità della mandibola per contrazioni e rigidità del massetere,
l’eccessiva salivazione. Nella parte sperimentale di questa tesi vengono comunque prese in
considerazione anche tutte le altre manifestazioni comportamentali.
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FIGURA 2.21. Questo cavallo dimostra una chiara espressione di
paura evidente dallo sguardo e dalle narici molto dilatate. Inoltre la
bocca è tenuta aperta e la lingua fuori dalla bocca perché mantenuta
molto
probabilmente
al
di
sopra
dell’imboccatura(www.bitlessbridleitalia.com).
FIGURA 2.22. La mandibola inferiore è spostata
leteralmente rispetto alle mascelle, questo indica che la
bocca è in movimento oppure può essere determinata da
rigidità muscolare del massetere
(www.bitlessbridle.com).
FIGURA 2.23. Questo cavallo appare visibilmente
spaventato (espressione ansiosa degli occhi e orecchie
indietro), è presente anche un’eccessiva salivazione
(www.bitlessbridle.com).
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FIGURA 2.24. Eccessiva flessione della testa sul collo per
evitare
l’azione
della
mano
del
cavaliere
(www.bitlessbridle.com).
FIGURA 2.25. Questo cavallo mantiene la
bocca aperta e piega la testa da un lato per
sottrarsi
all’azione
del
cavaliere
(www.bitlessbridle.com).
FIGURA 2.26. Anche questo cavallo è “dietro
alla mano”, probabilmente per il contatto
eccessivamente
forte
del
cavaliere
(www.bitlessbridle.com).
FIGURA 2.27. In questa figura è evidente il
disagio del cavallo dimostrato dalle narici
ripiegate verso il basso, le orecchie indietro, la
bocca aperta e la lingua fuori dalla bocca
(www.bitlessbridle.com).
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Effetti sulla muscolatura e sul movimento
La testa ed il collo dei cavalli, si muovono come un “pendolo” durante l’esercizio. Grazie alla
distensione del collo in fase di appoggio, viene teso il legamento nucale, che funge da “molla” e si
carica di energia. Quest’energia, viene poi utilizzata, in fase di levata, per riportare la testa in
posizione eretta. L’elevazione della testa stira verso l’alto anche il muscolo brachio-cefalico,
connessione tra il collo e gli arti anteriori, permettendo un sollevamento in avanti del treno
anteriore.
Se il movimento della testa è ridotto, il cavallo deve utilizzare più energia muscolare per
raggiungere la stessa velocità, si affaticherà più precocemente ed avrà un passo più corto.
L’imboccatura, provoca, spesso come difesa al dolore, un’eccessiva flessione ventrale della testa sul
collo che, a lungo andare, porta a rigidità del collo stesso con impedimento all’azione della “molla”
(Cook W.R., 2003).
Questa situazione, è ben evidente durante le gare di galoppo, nei trottatori e nel salto, in particolare
se il cavaliere è troppo forte con la mano (vedi figura 2.21).
FIGURA 2.21. In questa figura è evidente
come la mano del cavaliere non permetta
al cavallo, in parabola sopra l’oxer, di
distendere l’incollatura.
FIGURA 2.22. Posizione corretta del
collo che permette al cavallo di affrontare
il salto correttamente. Il cavaliere in
questo caso è anche molto in avanti con la
mano.
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