il gioco della sabbia e la rieducazione

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il gioco della sabbia e la rieducazione
“IL GIOCO DELLA SABBIA E LA
RIEDUCAZIONE”
La sabbia è la terra, è la linea di confine tra l’invisibile, inconscia profondità del
mare e il prominente territorio del conscio. Segna le orme del tempo. Delimita il
confine della marea cosmica, ovvero quel moto fra l’essere dinamico e la vuota
immobilità. Dacchè gli esseri umani hanno cercato la terra, i castelli di sabbia hanno
catturato l’immaginazione di bambini e adulti.
Joel Ryce-Menuhin
Dott.ssa Irene Bellini
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INDICE
1. La sabbia
2. Perché la sabbia?
3. La sabbia e la rieducazione della scrittura
4. Sabbia: come e dove?
5. Possibili applicazioni alla rieducazione della scrittura
6. Conclusioni
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1. La sabbia
Un giorno mi è capitato di chiudere gli occhi e pensare di trovarmi in un luogo
sereno, il mio posto sicuro dove poter trovare sollievo in quelle giornate che tolgono
il fiato. Ho chiuso gli occhi ed ero li, bambina, in riva al mare a giocare con la
sabbia…
Il simbolismo della sabbia trova le sue radice nella moltitudine dei suoi
granelli, nelle sue antiche origini e nel suo magico potere: essere liquida come
l’acqua, pastosa come la terra, sfuggente come l’aria e abrasiva come il fuoco. E’ il
frutto dell'opera millenaria dei venti e del mare, del loro rompere, erodere, frangere,
sminuzzare. E' composta da granelli provenienti dai minerali più diversi e acquista
colorazioni e consistenze variegate.
Qualsiasi oggetto penetra nella sabbia, i nostri piedi affondano lasciando una
breve memoria del nostro cammino, le nostre mani giocano e costruiscono le più
svariate forme, piccoli rastrelli in casalinghi giardini zen lasciano leggeri segni e ci
rilassano creando un suono naturalmente sereno. Quando tocchiamo la sabbia
tocchiamo il tempo, un tempo antico, contattiamo ciò che silenziosamente la natura
ha fatto. Risvegliamo in noi, adulti o bambini, il “nostro tempo passato”, le prime
cure ricevute, i primi contatti corporei, le prime sensazioni ed emozioni.
La sabbia è plastica, ci permette di creare lasciandoci guidare dall’istinto e
obbedisce prendendo la forma che decidiamo di darle. In quanto penetrabile e plastica
rimanda al simbolo dell’utero, contenitore materno. Pensiamo al piacere che
proviamo nelle lunghe passeggiate sul bagnasciuga , nello stenderci sulla sabbia
calda, ad affondare nella sua soffice massa…tutto questo rimanda a quello che per la
psicoanalisi è il regressus ad uterum. Cosa stiamo cercando? Che cosa vorremmo per
noi? Pace. Sicurezza. Uno spazio tutto nostro dove i rumori si annullano e rimangono
solo i suoni. Rigenerarsi.
Sabbia: confine tra il terra e mare, tra utero materno, radici dell’umano e inconscio
collettivo. Così come l’acqua bagna e trasforma la sabbia, il nostro inconscio lavora e
si trasforma alla ricerca del sé in un reciproco e continuo contatto.
Tutto questo è la sabbia.
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Perché la sabbia?
La professione del rieducatore della scrittura, così come tante altre, richiede
una messa in gioco diretta anche da parte dell’operatore. Sui testi e durante i corsi di
formazione vengono proposte delle linee guida e degli strumenti cardine, di cui si è
provata la funzionalità rispetto all’intervento. Nella pratica però ogni rieducatore
metterà in gioco le proprie competenze anche in relazione ai propri interessi e le
proprie conoscenze. Ci sarà chi suonando uno strumento musicale e avendo studiato
musica, saprà meglio sfruttare questa conoscenza per lavorare sul ritmo e la motricità
fine; ci saranno logopedisti che probabilmente potranno fare un lavoro più ampio; ci
sarà chi ama dipingere e che sarà quindi in grado di fare molte più proposte in questo
senso…
Creatività e fantasia. Credo siano due elementi base da tenere presenti nel
lavoro di grafoterapia, d'altronde capiterà quasi sempre di avere a che fare con i
bambini e come si fa a negare la fantasia con loro?
Mi sono avvicinata alla sabbia alcuni anni fa lavorando in una scuola in cui era
presente una sabbiera. Ho iniziato ad usarla come un gioco da fare con i ragazzi
disabili e subito l’ho proposta durante il mio primo caso di rieducazione della
scrittura, con lo scopo di migliorare la motricità fine. Il mio rapporto con la sabbia è
andato poi crescendo, ora sono una psicoterapeuta in formazione specializzata nella
Sand Play Therapy e ho ampliato l’uso della sabbia sia nella pratica clinica che nella
rieducazione della scrittura.
Non è lo scopo di questa dispensa presentare la tecnica psicoterapeutica di
Sand Play Therapy, ma credo valga la pena farne un piccolo accenno storico, poiché
questo potrebbe aiutare nel comprenderne la magia. La nascita della metodologia del
gioco della sabbia viene attribuita all'analista junghiana, paziente e allieva di Jung,
Dora Kalff. La Kalff frequentò per due anni (1955-1956) a Londra l'Istituto di
Psicologia Infantile di Margaret Lowenfeld, qui apprese la sua tecnica “il gioco del
mondo” (1935) che usava per la terapia dei bambini. Dora Kalff colse le potenzialità
trasformative del metodo e intuì che il materiale del “Gioco del Mondo” avrebbe
potuto essere usato oltre che per dare corpo all’inconscio infantile, anche per
“contattare quel mondo intrapsichico arcaico e transpersonale, teorizzato da Jung e a
cui i bambini sono ancora così vicini durante i loro giochi.” (Marinucci, 2003)
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L’analista svizzera, incoraggiata dallo stesso Jung, modificò alcuni aspetti del
“Gioco del Mondo” e cominciò a sviluppare la base teorica, sulla base della
psicologia analitica junghiana, di quella che sarebbe divenuta la Sand Play Therapy.
Nel 1985 fondò la International Society of Sand Play Therapy nell'intento di sancire il
metodo, e di promuovere la ricerca sul Gioco della Sabbia e sul processo di
guarigione ad esso collegato. Successivamente accolse molti giovani psicologi nella
sua abitazione a Zollikon (Svizzera), dove svolgeva la sua attività privata, formativa e
clinica. Oggi molti di quei giovani studenti formano il gruppo italiano
dell’Associazione della Sand Play Therapy (AISPT).
3. La sabbia e la rieducazione della scrittura
La mia vuole essere una proposta. Disponendo nel mio studio di una sabbiera,
dalla quale tutti i bambini sono attratti, ho iniziato ad usare la sabbia nella
rieducazione della scrittura. Credo si tratti di un ulteriore strumento di cui noi
grafoterapeuti potremmo disporre nella pratica lavorativa. In questa dispensa
cercherò di offrire alcuni esempi dell’utilizzo che se ne può fare, non perdendo di
vista però il fatto che ogni intervento è diverso dall’altro, così come ogni rieducatore
lavorerà portando un po’ di sé nella relazione con il paziente.
4. Sabbia: come e dove?
Considerato il valore simbolico della sabbia, non credo possa essere sostituita
da altro materiale. La sabbia, che può tranquillamente essere acquistata a poco prezzo
nei centri specializzati in edilizia e giardinaggio, va posta in un contenitore
facilmente raggiungibile dal bambino. Tale contenitore non deve rispondere
necessariamente alle regole rintracciabili per la Sand Play Therapy, avendo in
rieducazione una finalità differente. Può essere di legno, plastica o metallo, ma
comunque di almeno 50/60 cm x 60/70 cm, in modo da permettere l’esecuzione
sciolta e libera di alcuni esercizi. Ritengo importante non presentare al bambino
strumenti atti alla lavorazione della sabbia (rastrello, paletta…) che precluderebbero
l’uso delle mani; mentre credo che possa essere d’aiuto avere a disposizione
dell’acqua, sia per poter bagnare la sabbia che per potersi eventualmente sciacquare
le mani. Le mani sono lo strumento principale nell’atto scrittorio e nel gioco della
sabbia, eleminare questo connubio, comporterebbe la perdita di un aspetto importante
dell’uso della sabbia in rieducazione.
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Nella mia pratica, ho l’abitudine di fotografare, previo consenso da parte dei
genitori, il lavoro dei bambini nella sabbia, in quanto mi può fornire del materiale che
altrimenti andrebbe perso al successivo utilizzo della stessa.
5. Possibili applicazioni nella rieducazione della scrittura
La mia idea è che la sabbia possa essere usata in quasi tutti i momenti della
rieducazione. In genere durante il trattamento si parte da esercizi svolti in verticale
(lavagna, foglio appeso al muro..), passando da fogli grandi a fogli piccoli; anche gli
strumenti grafici vengono proposti con un ordine e con un obiettivo. In questo
contesto la sabbia potrebbe rappresentare in quanto elemento simbolicamente arcaico,
il primo approccio utilizzabile. Per rendere più chiara l’esposizione, suddividerò le
mie proposte sulla base di “macro-momenti” caratterizzanti un percorso di
rieducazione della scrittura.
a. Rilassamento, ritmo e respirazione
Si tratta di un momento particolarmente importante, in ogni seduta di
rieducazione. Nella sabbia è possibile proporre grandi tracciati scivolati, così come
vengono fatti su un foglio. Se ne può proporre l’esecuzione con il dito, con la mano,
con un legnetto (usato come fosse una penna). Ad occhi aperti o chiusi, il suono della
sabbia che si muove e la sensazione che questa da su polso e avambraccio guidano il
gesto nella sua esecuzione.
Figura 1: impronta di polso e avambraccio
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Figura 2: inizio di tracciato scivolato con l'utilizzo di un legnetto come se fosse uno
strumento grafico
E’ possibile lavorare nella sabbia su ritmo e suoni, gli esercizi sono svariati,
dall’esecuzione di forme di prescrittura con tempi precisi, al battito delle mani sulla
sabbia.
Figura 3: il tracciato superiore è stato eseguito lentamente mentre quello inferiore
velocemente.
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b. La forma
Il lavoro sulla forma delle lettere con la sabbia da grande spazio alla fantasia del
rieducatore, propongo alcune immagini senza dilungarmi troppo sugli aspetti tecnici.
Si tenga presente che “sentire” le forme e giocarci può aumentarne
l’interiorizzazione.
Figura 4: sono state eseguite le lettere dell'alfabeto utilizzando un bastoncino
come se fosse ua penna curando in modo particolare la forma
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Figura 5: l'esercizio inizia con l'esecuzione del cerchio con il dito indice. Viene poi ripassato
in modo da creare una ad una tutte le lettere dell'alfabeto corsivo che da esso traggono
origine. Dopo averle osservate il bambino ha svolto lo stesso esercizio assegnando un
oggetto ad ogni lettera e posizionandoli sulle forme precedentemente tracciate sulla
sabbia. La gratificazione derivante dall’oggettiva qualità estetica del lavoro incide sulla
motivazione del bambino. L’esercizio poi è proseguito con l’utilizzo dei pennelli e di un
foglio appeso al muro, con lo scopo di interiorizzare e affinare il gesto.
Figura 6: il bambino ha eseguito una grande "m" corsiva con il dito, successivamente l'ha
costruita con la sabbia seguendo il percorso precedentemente tracciato. Dopo averla
osservata ha voluto delimitarne i confini con dei pastelli colorati andando a rifinire meglio
la forma.
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Figura 7: dopo aver scritto alcune lettere sulla sabbia con l’ausilio di un bastoncino, il
bambino ha lavorato sulla forma utilizzando dei sassolini.
c. La prescrittura
I classici esercizi di prescrittura, alla base della corretta esecuzione delle varie forme
grafiche, possono essere proposti fin dall’inizio sulla sabbia. In genere comincio con
il farli eseguire con il dito, poi con un legnetto.
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Figura 8: esecuzione di forme legate di prescrittura
Figura 9: esecuzione di forme legate di prescrittura
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Figura 10: esecuzione di forme legate di prescrittura
d. La motricità fine
La sabbia si presta benissimo a tutta una serie di attività/gioco che possono venire in
aiuto per lavorare sulla motricità fine ed il controllo del gesto. Alcuni esempi possono
essere: la costruzione di forme, il gioco delle biglie, lo scivolamento di una pallina
sulla sabbia o il semplice impasto.
Figura 11: il bambino ha costruito con cura una spirale servendosi solo delle sue mani e
dell’acqua.
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Figura 12: dopo aver eseguito nella sabbia una spirale ed averla ripassata più volte, il
bambino ha realizzato una ista delle biglie, compresa di ostacoli, sulla quale abbiamo
giocato.
d. Velocità e pressione
Lasciare un orma sulla sabbia è un’esperienza che accomuna tutti. Una mano
sprofonda nella sabbia e subito dopo la accarezza, un dito incide con energia una
lettera mentre poi la copia sfiorando soltanto la superficie. Questo è un esempio di
come venga resa chiaramente nella sabbia la differenza tra calcato e
leggero…Rispetto alla velocità si possono proporre esecuzioni di tracciati a velocità
ritmata, crescete o decrescente, ma si può anche partire dal concetto stesso di velocità
facendo una gara con le macchinine dopo aver costruito con le mani il percorso.
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Figura 14: esecuzione di forme prescritturali a velocità crescente.
Figura 13: esecuzione di semplici forme curve prima leggere, poi calcate.
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7.
Conclusioni
Mi auguro di aver trasmesso la curiosità di sperimentare questo strumento, ulteriore
possibilità di lavoro con la scrittura. La sabbiera non è solo una “lavagna”
orizzontale, è un modo diverso, e in un certo senso più profondo, di approcciare alla
scrittura e a tutti gli elementi che ne rendono possibile una buona esecuzione.
Lascio spazio alla fantasia e alla creatività di ogni rieducatore.
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Bibliografia
 Boille Nicole, Il gesto grafico gesto creativo, Ed. Borla, 1998
 Cristofanelli P. e Lena S., Disgrafie: esame, prevenzione, rieducazione, Ed.
Libreria G. Moretti, Urbino, 2002
 Cristofanelli P. e Lena S., Grafologia ed età evolutiva, Ed. La Scuola, Brescia,
2002
 De Ajuriaguerra J., L’écriture de l’énfant. La rééducation de l’écriture, Vol.2,
Ed. Delachaux et Niestlé, Neuchatel, 1966
 Joel Ryce-Menuhin, Il gioco della sabbia, la terapia delle meraviglie, Ed.
Magi, Roma, 2004
 Montecchi F., Giocando con la sabbia, Ed. FrancoAngeli, Milano, 1993
 Montecchi F., Il “Gioco della Sabbia” nella pratica analitica, Ed.
FrancoAngeli, Milano, 1997
 Olivaux R., Disgrafie e rieducazione della scrittura, AGI, Ancona, 2005
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