Rassegna del 20/07/2015 - Azienda Ospedaliero

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Rassegna del 20/07/2015 - Azienda Ospedaliero
Rassegna del 20/07/2015
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 20/07/2015
SANITÀ NAZIONALE
Avvenire
18/07/15 P. 20
MALATTIA Così s'infrange l'ultimo tabù
Alessandro Zaccuri
1
Corriere Della Sera
18/07/15 P. 17
Dirigenti licenziabili, via il voto minimo di laurea per i concorsi
Enrico Marro
3
Corriere Della Sera
18/07/15 P. 25
Milano, donazione da 12 milioni per un centro pediatrico
Simona Ravizza
4
Corriere Della Sera
18/07/15 P. 29
E ora parliamo di grasso
Daniela Monti
5
Corriere Della Sera
18/07/15 P. 49
Medici umani
Silvio Scarone, Pier
Maria Battezzati
7
Donna Moderna
21/07/15 P. 36
Scopro i tumori prima che nascano
Mariella Boerci
8
Giornale
18/07/15 P. 29
Monitorati e contenti per vivere meglio
Marco Lombardo
Io Donna
18/07/15 P. 100 Gli infortuni (numerosi) delle dottoresse
Libero
18/07/15 P. 18
Arriva il campus anti-cefalee
Oggi
22/07/15 P. 11
Finalmente la nostra scuola insegnerà il pronto soccorso
Sole 24 Ore
18/07/15 P. 10
Turino e le vecchie piaghe della sanità siciliana
Roberto Galullo
15
Sole 24 Ore
18/07/15 P. 14
Fondo «integrativo» anche per i medici
Roberto Turno
16
Sole 24 Ore - Plus
18/07/15 P. 11
Enti pensione, la Gdf fa visita agli infermieri
Vitaliano D'Angerio
17
Internazionale
17/07/15 P. 60
Riscrivere la storia con il dna
Catherine Mary
18
Internazionale
17/07/15 P. 96
Antitumorali controllati con la luce
21
Internazionale
17/07/15 P. 97
Salute
22
Internazionale
17/07/15 P. 97
Il vaccino contro il colera
23
10
12
Andrea E. Cappelli
13
14
RICERCA
Indice Rassegna Stampa
Pagina I
tare gli infermi. Al Carlo Poma di Mantova le cure palliative
sono integrate nel percorso terapeutico, per accompagnare i malati terminali
01
Ell MR,
1\1
Così s'infrange
l'ultimo tabù
ALESSANDRO ZACCURI
INVIATO A MVLANTOVA
ui e m pensiero perl'automobile, lei
si preoccupa di come dovrà trucstereo
stereotipo. Questa onn è é nesirna puntata di maschi contro femmine, rna la quotidianità vista dal
„versante più impervio: la malattia
terminale. Uno dei tanti tabù del nostro tempo, nel quale corre l 'obbligo di essere sani fino a quando non si è morti . Su ciò che sta nel
mezzo non ci si sofferma , specie se comporta sofferenza e perdita di autonomia . «E invece il malato ha diritto a una vita normale e noi
abbiamo il compito di preservare la sua dignità fino all'ultimo», ribatte Luciano Orsi, direttore della struttura di Cure palliative attiva
dal 2009 presso l'Azienda ospedaliera Carlo
Poma di Mantova.
L'edificio principale è alto e squadrato, imponente. Di corridoio in corridoio si arriva allo
slargo in cui sorge questa palazzina, costruita
negli anni Venti in forma di pagoda e originariamente destinata ai tubercolotici. Adesso
sotto il portico, riparata da cappello bianco e
occhiali scuri , una paziente dell' hospice lascia
che la figlia le finisca la manicure. La normalità della malattia è anche questo, è il padre di
famiglia che chiede di seguire di persona, sia
pure dalla stanza in cui è ricoverato, le pratiche per la vendita dell ' auto, così da non lasciare alla moglie un altro grattacapo. Sono le
donne che si presentano al Laboratorio estetico, dove le volontarie della onlus Ioni (Istituto oncologico mantovano) le aiuteranno a
scegliere la parrucca o il foulard più adatto,
ma anche a dosare il fondotinta, a non esagerare con il rossetto. «La reazione è sempre soggettiva - spiega la psicologa Paola Aleotti -.
Sanità nazionale
Qualche tempo fa, per esempio, una ragazza
in chemioterapia ha preferito rimanere calva,
adottando però un make-up molto aggressivo. All'opposto può capitare che a richiedere
la parrucca sia un uomo, per il quale la perdita dei capelli sarebbe un disagio intollerabile».
Il Carlo Poma è n ospedale pubblico, uno dei
pochi (ma non l'unico, come dimostra l'esempio non troppo distante di Crema) in cui
le cure palliatine sono perfettamente integrate nel percorso terapeutico. Non una risorsa estrema, ma una dimensione della cura. «In
concreto - spiega Orsi - il palliativista partecipa al "giro" tra i pazienti anche prima che si
manifesti n'irnmediata necessità del suo apporto. È un volto che i inalati iniziano a conoscere, una persona con la quale si stabilisce una relazione. Quando viene il momento di intervenire, c'è già un fondamento di fiducia e
confidenza su cui contare».
Lhospice sta al piano superiore della pagoda
ed è organizzato in stanze singole, in modo da
garantire riservatezza a ciascun malato e ai
suoi familiari. Un'altra rampa di scale separa
dall'appartamento messo a disposizione dei
parenti che arrivano da lontano. In corridoio,
pronto a essere aggiornato, c'è il "Diario delle
cure palliatine", uno zibaldone al quale affidare paure e speranze, messaggi di ringraziamento e confessioni personali. Appesi alla parete, lì accanto, i disegni dei bambini, nei quali si alternano arcobaleni sgargianti ed eroi dei
cartoni animati. Una parte di questo materiale, rielaborata e commentata, si legge nel volume La notte può attendere (Paoline, 2013),
che la giornalista Elena Miglioli ha realizzato
per illustrare l'attività delle cure palliatine al
Carlo Poma.
L'hospice è fondamentale, ma non meno importante è la rete dell'assistenza domiciliare»,
aggiunge Rocio Cabarcas, responsabile delle
cure infero ieristiche. La centrale operativa sta
Pagina 1
al pianterreno: al visitatore salta subito all'ocdente. «Vengono all'hospice per visitare i pagiunge - ma il sentimento di umanità è fortischio la grande carta della provincia di Mantorenti ricoverati- spiega la dotto ressa Cabarcas
simo, fortissima la consapevolezza che la mava, sulla quale le puntine colorate si distribui- e spesso sono i più pronti a intuire, i più delattia obbliga tutti, credenti e non credenti, a
scono a disegnare una specie di foresta. Ogni
licati nell'affrontare la situazione. Tra i conconfrontarsi con la domanda di senso. Io non
puntina indica la presa in carico di un paziente
giunti le resistenze maggiori vengono semmai
nascondo la mia identità: indosso un abito,
e, insierne, lascia intuire una storia che chiedagli adulti, che cercano di naun velo, e so bene che questo
de di essere ascoltata. Per questo ci sono i voscondere a sé e agli altri una
potrebbe precludermi alcuni
lontari, che fanno capo allo Iom e all'associarealtà che non sono in grado di
incontri. Nella pratica, però,
C'è anche
zione "Maria Bianchi", oltre che all'Unitalsi,
accettare». Atutti, indipendensuccede il contrario. Si riesce a
un diario- zi baldone
dialogare con tutti, anche con
alle diverse esperienze di solidarietà che ritemente dall'età, viene fornito
aperto a tutti
spondono con disponibilità crescente ai permateriale informativo (c'è anchi non è cristiano. Con i mual quale affidare paure sulmani, per esempio. In qualcorsi di formazione realizzati in collaborazioche un dépliant rivolto specifie speranze, messaggi che caso addirittura con i Tene con la struttura diretta dal dottor Orsi. Si va
catamente ai bambini). E poi ci
di ringraziamento
dalla preparazione più propriamente tecnica,
sono gli psicologi, l'assistente
stimoni di Geova. Nessuno ha
spirituale. Un incarico, querisposte semplici nel momencon un esplicito investimento sulla cosiddete confessioni
ta "aptonomia" (il metodo che invita ad enst'ultimo, ricoperto da suor
to in cui la morte si sta avvicipersonali. Appesi
trare in relazione con il malato mediante il
Brunel la, una religiosa delle Analla parete, lì accanto, nando, nessuno è già preparacontatto fisico), alla sensibilizzazione attracelle della Carità che ci tiene a
to, ne può mai pensare di abii disegni dei bambini
verso cinefor um, convegni, recital, iniziative risottolineare come quella deltuarsi».
volte alle scuole. «Li vede quei volti? - chiede
l'équipe sia stata in primo luoLasciarsi ferire, almeno un po':
il dottor Orsi-Sono gli autoritratti che gli stugo una scelta di laiforse è questo che significa ogdenti del liceo artistico di Mantova hancità: «Non siamo in un
gi "visitare gli infermi". E non arrendersi all'ono eseguito dopo due ore di inambiente confesblio, non rispettare la consegna della smemocontro sul tema della malatsionale - agratezza. Il presidente dello Ioni, Attilio Ansetia». Nelle immagini qualrini, va particolarmente fiero della Giornata
del Ricordo. La celebrano qui, dentro l'ospecuno solleva la mano
; ,——.
come per difendersi,
dale, in un giardino che sta lentamente rifioaltri
sembrano
rendo e che hanno voluto ribattezzare "HorMARTINO COME FRANCESCO
pensierosi, molti
tus Conclusus", con un termine che rinvia alNc1i: _ w o1 K t.
t,Jdi.?
sorridono,
la tradizione monastica. Musica, poesie,
.. I 3 ,'_;'t lo ;: .
u 1 .;: t. . , ,oï i 0 f C -_;ri [ ,
spunta perfino
qualche momento di silenzio che renda
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una linguacdi nuovo presente chi se n'è andato in
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cia. «Il disintutta la pienezza e con tutta la dignità
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che ogni essere renano merita. «Mo.A
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rire in un reparto come il vostro è un
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privilegio», recita una delle testimomune-insinianze raccolte in La notte può atste il medico
tendere. Il dottor Orsi annuisce, ma
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-, la verità è
non sembra troppo soddisfatto. «Doil da,
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che di soffese, _-,_,li dr t*- - -::
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vrebbe essere la regola, non l'ecceziorenza nessune», commenta. Anche lui, alla fine, riper.
teunaparola che ritorna spesso in questo viagìì n. r '' . • lor core u-lF il
no ha il coragt V; !: Poi t.c.rgc_ .: t , rïJt..'rr
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gio di parlare,
gio tra le opere di misericordia: bellezza. Vale
tanto meno con
per il corpo che vive, vale per il corpo che sofloro».
fre. Vale anche, e specialmente, per il gesto uï.
o tro ,
rt rrl•.>>. AZacc.)
Anche la risposta dei
mile e solenne della cura.
bambini è sorpren© RIPRODUZIONE RISERVATA
ura di Cure Palliative di Mantova
Sanità nazionale
Pagina 2
Pubblica amminii strazi* one
Dirigenti lice Zia. ' 1,
via il voto minimo
laurea per i concorsi
ROMA Il governo considera il testo della riforma della pubblica
amministrazione approvato ieri dalla Camera quello definitivo. Anche se il disegno di legge
delega deve tornare al Senato,
dopo gli emendamenti votati a
Montecitorio, non saranno
consentite altre modifiche. Se
necessario, l'esecutivo ricorrerà al voto di fiducia. Il ministro
della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, vuole
chiudere la partita prima della
pausa estiva. E sta già scrivendo
i numerosi decreti legislativi
per attuare la delega, senza i
quali la riforma resterebbe sulla carta.1 primi decreti dovrebbero riguardare le novità per
famiglie e imprese, poi arriveranno quelli sulla riforma della
dirigenza e infine il testo unico
sul pubblico impiego. Ma vediamo i principali contenuti
del ddl approvato ieri con 253
Sì, 93 no e 5 astenuti.
La riforma ruota intorno a
un nuovo ruolo dei dirigenti e a
una serie di semplificazioni. I
dirigenti saranno licenziabili
se valutati negativamente e potranno salvare il posto solo se
accetteranno il demansionamento. Gli incarichi saranno a
termine (4+2 anni) e revocabili
in caso di condanne della Corte
dei Conti. Nei concorsi pubblici non ci sarà più il voto minimo di laurea per essere ammessi. L'obiettivo è dare la
massima importanza alla valu-
tazione in sede di concorso.
Per combattere l'assenteismo
dei dipendenti pubblici i controlli sulle malattie passeranno
dalle Asl all'Inps.
Sul fronte delle semplificazioni, si prevede: la soppressione del corpo Forestale (dovrebbe essere assorbito nei Carabinieri), la liquidazione delle società partecipate in rosso, il
dimezzamento delle camere di
commercio e delle prefetture,
la drastica riduzione delle pratiche per le grandi opere anche
con un uso maggiore del silenzio assenso. Verranno rafforzati i poteri di coordinamento di
Palazzo Chigi sui ministeri. I
pagamenti verso la p.a., come
bollette e multe, potranno avvenire anche con il credito telefonico via sms fino a 5o euro. I
numeri di emergenza 113, 115 e
118 dovrebbero confluire tutti
in un unico numero, il 112. Ma
c'è anche la deroga al tetto di 70
anni per il pensionamento dei
magistrati, compresi quelli
della Corte dei Conti. Protesta
Roberto Giachetti:«Avevamo
stabilito solo un anno fa il limite dei 7o anni. Ora scopro che si
fa una deroga per i magistrati e
una norma ad hoc per quelli
della la Corte di Conti. Se ne avvarrà forse il presidente Squitieri?».
Enrico Marra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marianna Madia , ministro della Pa
Sanità nazionale
Pagina 3
Milano, donazione da 12 milioni per un centro pediatrico
La. Fondazione Invernizzi finanzia il progetto della Statale. Il nuovo polo in collaborazione tra Buzzi e Sacco
MILANO Le sue donazioni sono re uniti all'interno della rifortra le più importanti di sempre ma sanitaria lombarda, ma la
destinate alla ricerca scientifi- questione è ancora al centro
ca. Del resto, il motto del Cava- del dibattito politico).
liere di Gran Croce e del Lavoro
Romeo ed Enrica, grandi e
Romeo Invernizzi è sempre sta- ricchi filantropi della Milano
to: «Io ho guadagnato i soldi in che fu, hanno destinato il loro
Italia e in Italia voglio lasciarli». patrimonio a scopi sociali - e
Inventore del formaggino di in particolare a fini scientifici
massa, il produttore della Muc- - quando dovettero rasseca Carolina e di Susanna tutta gnarsi a essere «senza eredi».
panna, scomparso nel 2004 a «E aiutare i bambini a guarire,
98 anni, riesce ancora a mante- attraverso la ricerca, li avrebbe
nere vive le sue convinzioni. La deliziati», dicono con orgoglio
Fondazione Invernizzi, intitola- alla Fondazione Invernizzi, che
ta a lui e alla moglie Enrica ha deliberato venerdì scorso
(morta a sei mesi di distanza l'elargizione della somma: «In
dal marito, dopo aver condivi- Lombardia al momento manca
so 69 anni di matrimonio) do- un centro di eccellenza destina 12 milioni di euro all'Univer- nato agli studi sull'infanzia».
sità Statale. L'ingente cifra è
L'ingresso
destinata a un Centro per la riLa facciata
cerca in pediatria, che nascerà L'ente
dell'ospedale
dalla collaborazione tra l'ospepediatrico
La
dale dei bambini Buzzi e il Sac«Vittore Buzzi»
co (i due poli ospedalieri, tra «Fondazione
di Milano
l'altro, a breve potrebbero esse- Romeo
(`oto Ansa)
ed Enrica
Invernizzi»
è stata
costituita
nel 1990
Così quasi mille metri quadrati
di laboratori saranno dedicati
allo studio di malattie croniche
(come il diabete mellito di tipo
I), alla messa a punto di terapie
farmacologiche personalizzate
durante le varie fasi dell'età pediatrica (attraverso la farmacogenetica), e alla diagnosi di
malattie ereditarie (come le patologie endocrino-metaboliche rare). «La generosa lungimiranza della Fondazione Invernizzi - sottolinea il rettore
della Statale Gianluca Vago consentirà di portare Milano e
la sanità lombarda su livelli di
eccellenza internazionale anche per le cure pediatriche». E
a un altra donazione record dei
coniugi Invernizzi, 20 milioni
di euro, si deve la nascita dell'Istituto nazionale di genetica
molecolare (Ingm), una cittadella della ricerca da 2.500 metri quadrati all'interno del Policlinico di Milano dove lavora
tra gli altri anche l'esperta di
cellule staminali e senatrice a
vita Elena Cattaneo.
Nella stessa riunione di venerdì scorso i vertici della Fondazione Invernizzi hanno stanziato anche 7,5 milioni di euro
per l'Università Bocconi e altrettanti per la Cattolica, sempre per progetti destinati alla
ricerca scientifica.
Simona Ravizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nasce per
promuovere
studi e ricerche
in ambito
economico,
biologico e
delle scienze
alimentari
Sanità nazionale
Pagina 4
II vostro argomento di conversazione preferito riguarda i (troppi) chili o la (poca) ginnastica?
Quasi certamente non siete obesi ma ossessionati dal «fat talk». Perché le parole pesano. Tanto
^ E^
E^
2^
^^ o
Euiapai1aiíi
di Daniela Monti
1 fatto che anche Bianca Balti, top model prossima alla perfezione, sia caduta nella trappola del
fat talk - del «parlare del grasso», ovviamente
con tutto il disgusto possibile - è insieme una
buona e una cattiva notizia. Buona perché dopo
tante dichiarazioni tipo «io mangio di tutto e resto magra», anche per lei il vento è cambiato (insieme al metabolismo), segno evidente che la
giustizia divina esiste. Cattiva perché il fat talk è
un flagello, una spia del nostro rapporto malato
con il peso, una perversione molto pop (e il movimento contro la criminalizzazione del grasso
avrebbe bisogno di sostegno, non di altre voci
nel coro). «Adesso che è nata la mia seconda
bambina - ha detto la modella a Linkiesta - il
mio corpo è diventato un'ossessione! Guardo le
altre donne e mi sembrano tutte magrissime,
mentre prima mi sembravano tutte ciccione».
La top model Bianca Balti dopo la
seconda gravidanza: non ho paura
di invecchiare ma di ingrassare
Anche le modelle, come tutte, fanno dunque
fat talk. Battute apparentemente innocue su
quante calorie mangiamo (sempre troppe), sul
bisogno disperato che abbiamo di andare in palestra («prima ci andavo poco - dice la Balti -,
adesso devo farlo tutti i giorni»), su quanti chili
dovremmo perdere, sulla birra che gonfia, sul
caffè che ci ha fatto aumentare la cellulite, sul costume che l'anno scorso ci stava meglio. Quel tipo
di conversazione contagiosa perché universale,
che decolla in fretta anche con le sconosciute perché crea subito confidenza (ilfat talk con la vicina
di ombrellone è un caso di scuola). Basta che una
cominci e non c'è più verso di fermarsi. Le donne
sono diventate così brave a denigrare il proprio
corpo.
Perché il problema con il fat talk è questo: non
è mai propositivo, non motiva a fare scelte più sane o a prendersi più cura del proprio corpo. No: è
il condividere un sentimento di vergogna, un'autopunizione. «Le altre mi sembrano tutte magrissime!». «Non dirlo a me, ho fatto un anno di
pilates e guarda che sedere». Invece di scatenare
empatia, trascina verso il basso (motivo per cui
lo scorso marzo Facebook, negli Stati Uniti, ha
rimosso l'emoticon del «mi sento grassa» - faccetta paffuta e doppio mento - dall'elenco degli
Sanità nazionale
dí
aggiornamenti di stato, sotto la spinta di una petizione con migliaia di firme). ll fàt talk ha poco
a che fare con un sovrappeso reale e molto con le
nostre paure. «Non ho paura di invecchiare: ho
paura di ingrassare!» , chiude Balti in crescendo.
Rebecca Adams sull'Huffington Post ne parla
come di un'epidemia sociale. L'espressione fat
talk è stata coniata nel 1994, dopo aver osservato
il modo in cui le ragazze di una scuola media
parlavano fra di loro del proprio corpo: mai che
fossero contente, c'era sempre qualcosa che non
andava, qualcosa da «aggiustare». Da allora, sono piovuti studi che dimostrano quanto siano
onnipresenti nelle conversazioni, soprattutto
femminili, i giudizi negativi sul corpo e sulla
propria forma fisica.
Se il fat talk prospera è perché il «grasso» è diventato il nostro metro di giudizio. Grasso uguale cattivo. E non c'è redenzione. «Siamo così spaventati che i nostri corpi possano essere percepiti come grassi - scrive la Adams -. E una delle
cose peggiori che ci possono capitare». Essere
magri è una virtù morale, la risultante della somma di scelte giuste: fare sport, non prendere
l'ascensore, mangiare un'insalata a pranzo. Marc
Augé scrive che «dimostrare la propria età significa lasciarle prendere le leve del comando». E
che c'è di peggio che cedere il timone, autodenunciarsi come «senza carattere»? Con i chili è lo
stesso: se mangio quello che voglio, in fondo non
sto facendo del tutto il mio dovere. Ho perso il
controllo.
Renee Engeln, psicologo della Northwestern
University, sul New York Times dà i numeri del fenomeno: oltre il go per cento delle donne pratica
ilfat talk nonostante solo il 9 per cento sia in realtà in sovrappeso. «Non possiamo controllare un
sacco di cose in questo mondo, tipo l'industria
della moda che continua a preferire i modelli
skinny - scrive - ma possiamo controllare le
nostre parole. Per il nostro bene e per il bene degli altri, le donne smettano di parlare in questo
modo. Dobbiamo cambiare la conversazione».
Tess Holliday è una modella
oversize: basta usare aggettivi
«buonisti» per definirci
Pagina 5
Ecco, cambiare la conversazione.
Tess Holliday, modella taglia 52, si è messa a
capo della crociata per riappropriarsi dell'aggettivo grasso - al posto dei medicalizzati obeso e sovrappeso o della loro versione fashion over size e
curvy - «togliendo potere a chi utilizza la parola
solo per giudicarmi». li suo non è un incitamento
all'abbuffata (accusa che le viene rivolta da quelli
che provano a zittirla). É l'invito ad aprire gli occhi su altri canoni corporei e di bellezza, diversi
dalla 42 («Se Dolce e Gabbana facessero abiti nella mia taglia, comprerei tutto! » , ha detto a Vanity
Fair). Modelli non per forza «malati». Lo sostiene
anche un'altra delle poche voci dissonanti. «Se
sei uno dei 45 milioni di americani che hanno intenzione di mettersi a dieta , ho un consiglio per
te: non farlo », attacca su Slate Harriet Brown, autrice di «Body of Truth» in cui cerca di fare a ritroso l'intero percorso : come e perché siamo diventati ossessionati dal peso corporeo ? È vero che
grasso coincide con poca salute? Lei sostiene di
no, non sempre . Certo, leggendo la Brown si scopre che la grassofobia non è invenzione di oggi.
«Preferirei morire che essere grassa», diceva
Amelia Summerville , attrice . Era il ioi6.
ci danicorr
L'anno nel quale è stato coniato il
termine «fat talk», a partire da una
analisi delle conversazioni tra le
studentesse di una scuola media
americana
JNE RISERVATA.
Sanità nazionale
Pagina 6
Medici umani
Abbiamo letto l'articolo di Giangiacomo Schiavi (al medici di
domani a scuola di umanità», Corriere del 6 luglio), nel quale molto
opportunamente si ricorda come la creazione dei nuovo
Dipartimento di Oncologia della Statale segni una tappa importante
in un processo di umanizzazione della medicina che, finalmente,
ponga al centro dei percorso di cura la persona malata. II polo
didattico dell'ospedale San Paolo è una delle istituzioni che hanno
contribuito al nuovo Dipartimento. Molti dei colleghi che si stanno
impegnando in questa nuova avventura provengono, infatti, dalla
nostra sede. Con alcuni di loro abbiamo negli ultimi anni provato a
dare una forma originale all'insegnamento della medicina, iniziando
un percorso sperimentale di introduzione precoce degli studenti, nei
primi giorni di frequenza a Medicina, al mondo della persona
malata seguendo gli infermieri nelle prime attività quotidiane di
accudimento la mattina presto. In una serie di incontri di riflessione
in piccoli gruppi con un internista e una docente di Pedagogia
medica, gli studenti rielaborano i profondi sentimenti ed emozioni
che originano dal prender parte al rapporto di cura. Al termine del
corso, una serie di incontri organizzati dagli stessi studenti con
scrittori, filosofi, medici, offre poi l'opportunità di rielaborare i vissuti
personali in un contesto culturale ancora più ampio. La frequenza
nei reparti è inserita nel nostro corso di Medicai Humanities. Il
progetto sperimentale è nato dalla netta consapevolezza che i corsi
di Medicina tradizionali, soprattutto nei primi anni, favoriscono una
concezione distorta e riduttiva del tipo di medico che la società
richiede: la concezione di un medico molto centrato sugli aspetti
preclinici e le scienze di base, ma poco interessato alle dimensioni
culturali, relazionali e umanistiche di questa professione.
Silvio Scarone e Pier Maria Battezzati
Dipartimento di Scienze della Salute
Polo universitario San Paolo, Milano
Sanità nazionale
Pagina 7
s
col)ro í tumori
rzma che ndscdno
p
oncologa Patrizia Paterl ini ha messo a punto un esame dei
sangue che individua le cellule malate con 4 o 5 anni di anticipo
sulla normale diagnosi. Un test rivoluzionario per la
lotta al cancro: «Perché il tempo, nella cura, fa la differenza»
di MARIELLA BOERCI scrivile a [email protected]
Sanità nazionale
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Per passione, per testardaggine, ma non solo. «Da medico, non
sono mai riuscita ad accettare che il cancro uccidesse un così
grande numero di persone». Patrizia Paterlini Bréchot, oncologa, docente di Biologia cellulare e molecolare all'universtità
Descartes di Parigi e direttore di un'équipe dell'Inserrn (Institut
nationaldelasantéetde la recherche medicale), non ricorda una
ritorte che le sia stata indifferente: «Ci sono sguardi di pazienti
che ancora oggi non riesco a togliermi dalla testa». É la ragione
per cui, quasi 30 anni fa, ha deciso di diventare ricercatrice. Da
allora questa emiliana adottata dalla Francia haspeso tutte le sue
energie,la sua intelligenzae anche molto del denaro di famiglia
nella guerra contro il cancro. Con un obiettivo: «Arrivare alla
fine dell'esistenzaeguardarmi allo specclriosapendo che sono
riuscita a salvare tante vite». Obiettivo centrato, si direbbe. t
frutto del suo lavoro il test Iset (Isolamento per dimensione
delle cellule tumorali): una tecnica in grado di diagnosticare
un tumore anche 4 o 5 anni prima che si manifesti e quindi di
abbattere in modo significativo la mortalità.
Cos'è l'Iset ? «Un esame del sangueche riesce a individuare lapresenzadicelluleneoplastiche circolanti nell'organismo molto prima
che il tumore raggiunga una dimensione tale da essere "visibile"
con Pet, Tac e risonanza magnetica. Nel caso del cancro al seno,
gli studi epidemiologici hannodimostrato che
l'invasione tumorale ha inizio 5-6 anni prima
della diagnosi. Un tempo che, nelle cure, può
fareladifferenza. Purtroppo il testhaancora un
limite: non è i n gradodi individuare l'organo da
cui derivano le cellule inalate. Perora, almeno,
perché la ricerca è già in fase avanzata».
chirurgicamente e, a z anni dall'intervento, nessuno ha sviluppato
recidive. Se si pensa che finora l'87%deipazienti è morto a S anni
dalladiagnosi,si può capiequantofortesialasperanza.Inuntumore così letale la speranza di sopravvivenzaè legata alla diagnosi
precoce, quando la neoplasia si trova allo stadio i,quello di tutti e
Si pazienti sottoposti all'Iset. Dopo la divulgazione di questi dati,
il Francia il test sta peressere utilizzato sii persone già colpite da
neoplasia, in modo da individuare con largo anticipo eventuali
recidive e intervenire prima che si manifestino. Ma ci sono altri
Paesi interessati, compresa l`Italia».
Dall'Italia lei se n'è andata quasi 30 anni fa e non è pIù tornata.
«Ma sono fiera di essere italiana: nella classifiche della produzio ne scientifica, siamo i ricercatori che pubblicano di più rispetto
ai fondi che hanno. Siamo dunque tra i più efficaci al mondo. lo
sono part ita perla Francia perché volevo fare uno stage di biologia
molecolare e nel 1988, in Europa, Parigi era il posto migliore, in
particolare il gruppo del professor Chri st iati Bréchot».
Che poi è diventato suo marito. « successo che il professore siè
innamorato del lastagista e la stagista si è innamorata del professore... Contro ogni intenzione, perchévolevodedicaretutta me stessa
alla ricerca, mi sono sposata e ho avuto z figli, che orinai hanno 25
e 23 anni e sono indipendenti. In passato, però, non tutto è stato
semplice: da italiana, l'attaccamento alla famiglia era più forte di
qualsiasi cosa. Perquello che mi riguarda, l'equilibrio casa-lavoro
è più difficile di qualsiasi progetto scientifico. Una sfida senza
regole clie inette quotidianamente al laprova».
MI pare che comunque se la sia cavata. «Pare
anche me. h1 fondo, il fattodi avere tara professione che coi ncide cori unapassione è una fonte
di stabilità e di sicurezza. Nei confronti della
vita, dei figli, del marito, del mondo».
Lei lavora con suo marito? «Non più. Sono stata
per lungo tempo nella sua unità di ricerca ma,
quando lui è diventato direttore dell'Inserin,
hofatto un concorso peravere unmio gruppo.
L'ho vinto e sono andata perla inia strada».
Nella sua lotta contro Il cancro ha usato anche il patrimonio familiare . «Sì, ho costituito una società per
sviluppare l'Iset e metterlo a disposizione dei medici. Se avessi
aspettato i finanziamenti pubblici, il test non sarebbe ancora
arrivato ai pazienti. I brevetti, però, sono di proprietà degli
istituti di ricerca. Se nella mia carriera avessi pensato al denaro,
a guadagnare dalle scoperte fatte, non dirigerei un laboratorio
né insegnerei: farei altro».
Oggi vivo tutto questo come una vittoria personale ? «No, ilprogetto è soprattutto una vittoria della ricerca. Nella quale, in particolare, uni ha seguita una collega italiana, GiovarraVona,cheè
morta a 35 anni per untumore al colon, Eroica emagnificafinoalla
fine, Giovannanon lia mai voluto smettere,continuando a lavorare
con l'apparecchio per iniettare i farmaci nascosto sotto il cani ice.
Per ine non se n'è rifai andata: questa battaglia per migliorare la
vita dei malati di cancro la combattiamo ancora insieme».
I ricercatori
italiani sono queffi.
che firmano
piii pubblicazioni
rispetto at
fondi--che hanno
Ma non esistono gufi i "rnarker" per scoprire
Il cancro attraverso un prelievo di sangue?«I
rnarker sono molecole che possono essere
associate auna neoplasia o alla suaevoluzione,
ma che non danno la certezza della diagnosi.
Invece le cellule sono l'unitàbiologicadel ttnore: isolarne una significa trovare una parte della neoplasia senza il rischio di incorrere
in falsi negativi e falsi positivi. Certo, le cellule tuniorali circolanti
sono rare: una per millilitro, mescolata aS miliardi di globuli rossi
e a 1o milioni di globuli bi anch i. Ma siccome sono pi ú grandi delle
altre, per individuarle abbiamo messo a punto un sistenlabasato
sulle di nrension i, a cui segue la diagnosi citopatologica. I n prat ica,
una sorta di pap-test applicato al sangue. In medicina quello è
l'esame che ha salvato più vite: da quando è stato introdotto, le
morti per tumore al collo dell'utero sono calate drasticamente».
E ii suo test che sicurezza garantisce ? «Quella di riuscirea individuare una cellula nunorale in io millilitri di sangue. Una sicurezza
validata da altri scienziati nel inondo e da 42 studi indipendenti
su oltre 2.000 pazienti con tumore».
Nella ricerca che usa I'Iset sono stati coinvolti dei malati? «Certo.
Fin qui 245, di cui 168 affetti da broncopatia cronica ostruttiva:
grandi Rimatori a forte rischio di sviluppare un cancro del polnrone.1 n5 di loro il test ha rilevato cellule ttunorali.I noduli sono poi
comparsi in un tempo compreso fra i e 4 anni: sono stati rimossi
Sanità nazionale
Pagina 9
i
e contenti
per vivere meglio
r
T9
Marco Lombardo
A un certo punto mi bippa il polso: «Alzati in
piediperalmeno 2minuti». Ilvicino ditavolo aveva appena chiesto se fosse utile di avere unApple
Watch e la dimostrazione arriva immediata, con
l'avvertimento che così andando avantineva dellamiasalute. E dellanostra. Insomma: èvero che
siamo ormai (quasi) tuttimonitorati, main effetti
siamo pure contenti di esserlo perché latecnologia ciracconta delle cose dinoi che dobbiamo tenere sempre a mente. Per vivere più sereni. Certo, ilvicino ditavolo - che tral'altro è nientemeno
che il capo designer della JaguarIan Callum - obbietta che lui non lascerebbe mai un orologio tradizionale per uno digitale, però aggiunge che il
suo caro amico Jonylve, che è quello che gli Apple Watch li ha ideati, gli ha detto che con questo
device Cupertino farà il
botto. E c'è da credergli, visto che neiprimiduemesi ne sono stati venduti 3
milioni di pezzi. E
che Morgan Stanleycalcolailpossibile mercato dei weare-
Sanità nazionale
T17_
abledevicein 1.6trilioni di dollari. Insomma: non
possiamo più fare a meno di essere controllati e
sul mercato arrivano in continuazione nuovipezzi pregiati. La Garmin ad esempio ha pensato a
un nuovo smartwatch, ilForerunner225, cheevita a chi corre di dover indossare pure una fascia
per tenere sotto controllo la frequanza cardiaca.
Fatutto il polso. E il già diffusissimo bracciale Up
della Jawbone arriva alla sua versione numero 3
che consente di controllare i battiti appena svegli, indice importante di possibili aterazioni.
L'utilità del monitoraggio tech dunque non è
in discussione (i dati raccolti dallo stesso Apple
Watch verranno usati per studiare le cure alle
malattie) ed è vero che sapere il conteggio dei
passi quotidiani aiuta a farne qualcuno in più
per raggiungere l'obbiettivo fissato. La domanda però è se tutto ciò sia davvero fashion o comunque non sia un po' esagerato: non è ancora
il momento infatti di girare con i Google Glass che fanno pure sembrare un po' strabici - il cui
lancio è stato rimandato. E pare un po' hard dover indossare il reggiseno progettato da Microsoft per sapere perfino le emozioni di chi lo porta. Poiché per conoscere quelle, diciamolo, non
serve certo la tecnologia. Ma un
po' disavoirfaire.
Pagina 10
,-9 Gäf
samsung gear VR,
immersione nella
realtà virtuale
- m-Tom Cardio
Punrler, sensore ottico e Gps
.
Google Glass,
si leggono
mail ma pure
parametri
vitali. Tornerà
in vendita
,
M
w., ...
apple
ach antlozlo
Prezzo stimato
di Mi.Mu, il
prototipo di
guanto che
trasforma in
musica gesti
cd emozioni
iF..,;asrü2(
II Garmin
w--
rorerunner no-fascia
a
Sonysmartwatch 3
traccia le attività in un diario
vRn
Up 3 di
lawbone
controlla il
cuore al
risveglio
? Il wonderbra progetto di Microsoft: segnala
stress ed emozioni. E spegne il caldo e la fame
Sanità nazionale
Pagina 11
SALUTE & LAVORO
Gli infortuni (numerosi) delle dottoresse
I dati raccolti dalla Clinica del lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia
(fsm.it) provano che le donne sono più "fragili" di fronte agli infortuni sul
lavoro degli uomini. Ed è tutta (o quasi) colpa dello stress. «In campo sanitario, per esempio, otto incidenti su dieci riguardano il sesso femminile»
spiega Marcello Imbriani, direttore della Clinica. «Dopo un turno di notte
in ospedale, infermiere e dottoresse non riescono a recuperare le ore di riposo perse perché digiorno devono sopportare il peso dellagestione familiare: da qui derivano disturbi del sonno che, uniti all'eccesso di incombenze, provocano un carico di ansia tale da rendere faticoso il clima in corsia e
facilitare i sinistri». Manon solo: stanche e semprepiù multitasking, le lavoratrici di qualunque settore
incappano più spesso degli
uomini in incidenti anche
nel tragitto casa-ufficio.
«Sono però più consapevoli dell'impatto dello stress,
delle sue cause e possibili conseguenze. Per ridurle, serve un'organizzazione
che tenga conto delle esigenze delle donne e le aiuti
a conciliare lavoro e famiglia: in caso si facciano turni, il riposo fra l'uno e l'altro non deve mai scendere
sotto le I2 ore». Elena Meli
Sanità nazionale
Pagina 12
`I I. ,Ia_
II
IC
Al via venerdì a Cervia la due giorni per gli sportivi che soffrono di mal di testa cronico
ERE L'estate della Riviera Adriatica non significa
soltanto aperitivi in spiaggia e movida notturna, divertimento e dissolutezza . Per tutti gli sportivi falcidiati dal mal di testa è infatti partito il conto alla
rovescia per la seconda edizione di "Scatta in testa",
corsa non competitiva di beneficenza in programma il 24 e 25 luglio presso il Fantini Club di Cervia.
Nata da un 'idea dell'Associazione italiana per la lotta contro le Cefalee (AIC), la manifestazione è organizzata dal Ravenna Runners Club e si pone l'obiettivo di «battere in velocità qualsiasi tipo di emicrania». Nel pomeriggio del 24 luglio, otto medici specialisti di cefalee incontreranno gratuitamente
chiunque abbia bisogno di un parere per individuare il tipo di mal di testa da cui è affetto. La serata
sarà invece caratterizzata da una cena di beneficenza in cui esperti, giornalisti e personaggi dello spettacolo animeranno un dibattito per scoprire le cause del proprio mal di testa. La corsa competitiva
partirà alle ore 18 del secondo giorno. Gli incassi
dell'iniziativa - aperta a chiunque voglia partecipare - saranno devoluti all'AIC. Testimonial d'eccezione saranno i celebri campioni di velocità Stefano
Tifi e Carlo Simionato (vicecampioni del mondo
della 4x100 ai mondiali di Helsinki 1983 ) insieme a
Josefa Idem, campionessa mondiale e olimpica nella specialità del Kl (kayak individuale). Scopo del-
Sanità nazionale
l'evento è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della cefalea, che solo in Italia
colpisce 20 milioni di persone . Quello che viene
comunemente chiamato «mal di testa», infatti, è
la malattia più invalidante al mondo. Lo conferma il prof. Piero Barbanti - ideatore della manifestazione - che si dice pronto a combattere
«un'importante battaglia nella guerra a un nemico comune che affligge oltre 2 miliardi di persone in tutto il globo ». L'iniziativa ha ricevuto il pieno sostegno delle istituzioni, Comune di Cervia
in primis. « Crediamo fortemente in questo progetto» afferma l'assessore allo Sport Giovanni
Grandu, «oltre che per il suo carattere sportivo,
perché di notevole importanza sia per il turismo
locale che per la comunità cervese. Crediamo
nei valori che l'AIC rappresenta e promuove con
iniziative come questa . Esprime la sua soddisfazione anche il patron Claudio Fantini, presidente del Fantini Club: «Sport, cibo e benessere sono
valori che il nostro club promuove e diffonde
ogni giorno attraverso le sue attività. Questo perché crediamo fortemente in un turismo che risponda alle rinnovate esigenze dei nostri ospiti,
che oggi richiedono soprattutto movimento, relax e alimentazione sana».
ANDREA E . CAPPELLI
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LA NOSTRA SALUTE
DI UMBERTO VERONESI
direttore scientifico Istituto
Europeo di Oncologia, Milano
FINALMENTE
LA NOSTRA SCUOLA
INSEGN ERA
I L -1[_RO. N'.11() SOCCO 1 So
NEL DISEGNO DI LEGGE DELLA SCUOLA APPENA
APPROVATO VIENE STABILITO L'OBBLIGO
DELL' INSEGNAMENTO DELLE TECNICHE DI PRONTO
Livio S., Rrescla
SOCCORSO. È COSÌ IMPORTANTE ?
L
o ritengo non solo importante, ma fondamentale
per svariati motivi. Insegnare agli alunni delle
scuole secondarie del primo e secondo grado come
soccorrere un ferito, come assistere una persona
svenuta o, soprattutto, come attivare nei modi giusti
e appropriati le tecniche di un massaggio cardiaco
può spesso significare salvare una vita . Quanto sia
attuale questa legge lo dimostra un semplice dato
statistico. In Italia ogni anno dei 70 mila casi di arresto
cardiaco solo il 3 per cento viene soccorso in tempo
e salvato; sono, Invece, oltre II 60 per cento i casi di
sopravvivenza che si potrebbero ottenere se venisse
attuata la rianimazione cardiaca. La nuova legge,
finalmente, impone l'obbligo di insegnare nelle scuole
le tecniche di primo soccorso che sono essenziali
se praticate nelle giuste maniere. Prima, la decisione
se fare formazione sanitaria rientrava nell'autonomia
di ogni dirigente scolastico e pochi la attuavano,
mentre in altri Paesi come Germania, Francia e
Danimarca da anni è nel piano di studi.
Secondo gli esperti dell'Italian Resuscitatfon Council,
l'Associazione nata nel 1994 con l'obiettivo di
diffondere la cultura e promuovere l'organizzazione
della rianimazione cardiopolmonare in Italia, i giovani
odierni sono facilmente in grado d'ilsparare la tecnica
e anch'io sono convinto che i nostri ragazzi, dal 12
anni in su, sapranno addestrarsi in fretta e bene. Le
mosse da fare, nei casi di arresto cardiaco, sono poche
e semplici, fna fondamentale è intervenire subito
per prevenire i danni al cervello causati dal mancato
apporto di ossigeno, e in attesa dei soccorsi sanitari.
Sono anche convinto che imparare tali tecniche
di pronto soccorso sia uno di quei gesti virtuosi che
fanno parte della Welfare Community, in cui tutti
siamo chiamati a contribuire responsabilmente alla
conquista e al mantenimento dei nostro benessere.
Le lettore vanno indirizzate a: Umberto Veronesi - La nostra
salute , Oggi, Via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano. Oppure
collegandosi al nostro sito: www.oggl,it
Sanità nazionale
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Crocevia di appalti e rapporti politici, Asl, cliniche e ospedali sono stati «fatali» anche a Cuffaro e Lombardo
Turino e le vecchie piaghe della sanità siciliana
di Roberto Galullo
isanità, inSicilia, silnuore. Non nelle corsie di
ospedale ma nei corridoi della politica. Non è un caso
se gli ultimi tre Governatori
della Regione - Salvatore Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta - hanno dovuto
fare i conti con il "pianeta sanità", che infetta anziché guarire
le piaghe della politica e della
società siciliana.
Matteo Tutino - 54 anni anni,
chirurgo plastico ed estetico di
fama internazionale, 14 pagine
di curriculum vitae sul sito Internet degli Ospedali Riuniti di
Palermo e una coda sterminata
di amicizie altolocate in ogni salotto, da Palermo a Milano, da
Bruxelles a New York, da Praga
a Città del Messico - è solo l'ultimo anello di una catena sanitaria che prima si snoda e poi
strangola. Tutino non è solo il
medico personale di Crocetta
ma anche di magistrati, dirigenti delle Forze dell'ordine, politici, imprenditori e professionisti
inseriti nelle caselle chiave della diplomazia siciliana.
Nemmeno il tempo di scalare
ilvertice delreparto di chirurgia
plastica del centro traumatolo-
L Il
CHE A LA
La spesa sanitaria pesa per
circa la metà del totale
regionale. Da 11 miliardi
del2013 si è saliti agli 11,8
dello scorso anno
gico Villa Sofia di Palermo il 17
settembre 2013, che ad attenderlo c'è una raffica di ricorsi contro la sua nomina (ma il Tar gli
diede ragione).Unatempestain
un bicchiere d'acqua se paragonata a quanto accadrà il 29 giugno di quest'anno, quando Tutino viene arrestato con l'accusa
Sanità nazionale
di falso, abuso d'ufficio, truffa e
peculato. La Procura di Palermo
- in un filone che si ramifica in
più rivoli - gli contesta un intreccio tra incarichi pubblici e
affari privati.
Del resto la sanità in Sicilia se
non è tutto è molto. È cura e malattia al tempo stesso, con miliardi di deficit che ballano nei
bilanci ed un piano di rientro siglato il 31 luglio 2007, a causa di
una spesa incontrollabile e di
una macchina impazzita alle
quali, da ultima, ha tentato di
porre argine e rimedi Lucia Borsellino, primogenita del giudice
assassinato 23 anni fa in Via
D'Amelio con cinque uomini di
scorta. Una spesa che attira mafia e corruzione come mosche e
che continua ad alimentare anno dopo anni i sistemi criminali.
L'ultima fotografia, scattata
dalla Corte dei conti sull'esercizio finanziario 2014, non lascia
dubbi. Nel giudizio di parificazione del rendiconto generale
della Regione Siciliana, il procuratore generale Diana Calaciura Traina, dapaginal4 accende i riflettori su un mondo che
nel 2014 ha speso 9,168 miliardi,
il 46% del totale della spesa regionale (19,9 miliardi), che sale
al 54% se si considera l'aggregato. Tuttavia la spesa sanitaria,
considerata per funzioni-obiettivo, è stata di n, 8 miliardi, contro gli n de 12013. Insomma: invece di scendere, sale. A dispetto
del piano di rientro dal deficit.
Una parte rilevante della spesariguarda il personale, che a fine 2014. si attestava a48.530 unità
di cui 43.975 a tempo indeterminato e 4.555 a tempo determinato. Nonostante questo esercito
di professionisti i siciliani continuano a curarsi anche fuori regione (nel 2014 il saldo tra quanto speso perla mobilitàpassivae
quanto incassato per quella attiva è stato negativo per 161 milioni) ma, soprattutto, continua la
corsa agli incarichi esterni. Il
numero dei consulenti (sanitari
e non) e dei collaboratori nominati dalle aziende sanitarie e
ospedaliere nel 2014 è stato di
1.004 unità.
Anche Cuffaro e Lombardo
hanno fatto i conti con questo
mondo. Il 22 gennaio ton Cuffaro -laureato in Medicina, assunto nel 1989 all'Ispettorato regionale alla Sanità e in aspettativa
dal 1991, dopo essere stato per la
prima volta eletto all'Assemblea regionale - fu definitivamente condannato dalla Cassazione a sette annidi reclusione.
Nel procedimento vennero travolti, tra gli altri, Giuseppe Guttadauro (aiuto primario di chirurgia), Michele Aiello (il "re"
della sanità privata siciliana),
Salvatore Aragona e Domenico
Miceli (medici).
Dopo di lui arrivò Lombardo.
Laureato in medicina con una
specializzazione in psichiatria
forense, il 19 febbraio 2014 viene
condannato in primo grado asei
anni e 8 mesi per concorso
esterno a Cosa nostra. Le sue
frequentazioni con le aule di
giustizia sono retrodatate, però,
al 22 aprile 1992: in un'inchiesta
su presunte irregolarità in un
concorso pubblico all'Asl 35 di
Catania, venne arrestato con
l'accusa di interesse privato in
atti d'ufficio e abuso d'ufficio,
condannato in primo grado e assolto in appello.
Il 23 luglio '94 venne nuovamente arrestato per associazione a delinquere per un appalto
da48 miliardi di lireper ipasti all'ospedale Vittorio Elnanuele II
di Catania: secondo l'accusa
c'era un comitato d'affari ma i
giudici non lo riconobbero e, tra
gli altri, Lombardo sarà assolto e
gli sarà riconosciuto un indennizzo di 33mila euro per detenzione ingiusta.
C'è ancora qualcuno che si
meraviglia se ogni elezione che
si celebra in Sicilia vede le liste
piene di medici candidati e i loro comitati elettorali pieni di
clientes?
Guardie o ladri
robe rtogolullo.blog. ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Prestazioni sanitarie su misura
Fondo « integrat ivo »
anche per i medici
Roberto Turno
ww, Anche i medici d'Italia
avranno presto il loro Fondo
sanitario integrativo . Decollerà già entro quest'anno e con
il 2016 assumerà contorni e fisionomia d'intervento precisi,
nel solco della "categoriaDoc".
Nasce sotto l'egida dell'Enpam
e ha come soci fondatori i sindacati Fimmg, Fimp, Sumai,
Andi, Anaao e Cimo. Il grosso
dei convenzionati e dei dipendenti del Ssn, insomma. Con
una forza d'urto potenziale di
prima grandezza rispetto a tuttiiFondieleCassegiàesistenti:
laplateadeipotenziali aderenti
(l'iscrizione è su base volontaria) di 356.373 medici e dentisti
attivi iscritti all'Enpam e di
98.396 pensionati dell'Ente. Se
poi si aggiungono i familiari, oltre al personale (e familiari) di
dipendenti degli Ordini e delle
organizzazioni sindacali, potrà
salire fino a 1-1,5 milioni di
iscritti. Come dire: piatto di
iscritti ricco, possibili vantaggi
di acquisto sul mercato altrettanto vantaggiosi.
«Come medici vogliamo
difende l'universalismo del
Ssn, di cui andiamo orgogliosi, anche se è chiaro che ormai
la coperta è corta come dimostra la spesa privata e il peso
dei ticket, che il nostro Fondo
intende riequilibrare», anticipa a Il Sole 24 Ore il presidente della Fondazione
Enpam, Alberto Oliveti. Che
Sanità nazionale
aggiunge: «La nostra è un'iniziativa di welfare professionale, che daunlato tutelala salute dei nostri professionisti
iscritti e dall'altro ne tutela il
lavoro». Promuovendo il Ssn,
in sostanza, si "promuove" insieme anche la categoria.
L'atto costitutivo del Fondo
è già stato depositato. A ruota
seguirà lo statuto. Dopo l'estate ci sarà il lancio e via via si
partirà Per un'iscrizione che
sarà su base volontaria. Aspettando naturalmente che vengano definiti costi, tipo di prestazioni e modalità di accesso
alle stesse, convenzioni e tutte
le necessarie modalità operativeperil decollo di un'iniziativa di così vasta portata. Oggi i
medici attraverso l'Enpam
possono aderire a una polizza
assicurativa, che sarà superata
dal nuovo Fondo integrativo.
Magari anche in attesa di capire se col 2016 arriveranno novità sul fronte fiscale, nell'ambito degli interventi allo studio
del Governo. La gestione sarà
affidata a una NewCo costituita da Enpam (Enpam Sicura),
una srl a socio unico, con funzioni di brokeraggio e provider. Una start up, in pratica,
spiega Oliveti. In attesa di
quelle alleanze e accordi con
altri soggetti per moltiplicare
laforzadelnuovo Fondo. Nella
speranza che i medicivogliano
scommettere su se stessi.
® RI PRO DD ZIO, N E RISERVAI A
Pagina 16
Enti pensione,
la Gdf fa visita
agli infermieri
di Vitaliano D'Angerio
I
militari della Guardia di
Finanza, nucleo polizia
tributaria di Roma, sono
tornati di recente a far visita alla
cassa di previdenza degli
infermieri (Enpapi). È la seconda
volta che le Fiamme gialle si
presentano nella nuova sede
Enpapi di Via Farnese 3, a Roma.
Il motivo è sempre lo stesso:
acquisire «la documentazione
ufficiale afferente all'acquisto,
ristrutturazione e manutenzione
dell'immobile destinato a sede
dell'ente, già oggetto di relazione
da parte della Corte dei conti,
sezione controllo enti». È quanto
scrive il collegio sindacale Enpapi
nel verbale del 26 maggio 2015.
A inviare i militari è stata
dunque, per la seconda volta, la
magistratura contabile: la Gdf che
si è presentata in Via Farnese fa
capo, però, al gruppo tutela spesa
pubblica e in particolare alla
sezione che si occupa di danni
erariali. Dell'acquisto della nuova
sede Enpapi, se ne era occupato
per primo il Sole24Ore (20
ottobre 2010) con un articolo dal
titolo: «La villa che si rivaluta del
25% in un giorno». In sostanza
veniva evidenziato che la cassa, il
29 aprile 2009, aveva comprato la
nuova sede per 20 milioni: una
villa che, lo stesso giorno, era
passata di mano per una cifra di
16 milioni di euro. All'epoca, a
presiedere la cassa degli
infermieri era Mario Schiavon
che è anche l'attuale presidente
oltre che vicepresidente Adepp,
associazione che riunisce le casse
di previdenza.
I vertici Enpapi confermano la
seconda visita delle Fiamme
gialle e si dicono meravigliati
dall'ulteriore richiesta di
documenti: «È opportuno
precisare che l'operazione di
acquisto dell'immobile-sede era
stata già sottoposta a istruttoria
da parte della sezione controllo
enti della Corte dei conti, con
esito che non faceva per nulla
presagire un'indagine successiva
da parte della procura - spiega
Fabio Fioretto, direttore generale
Enpapi -. Si ritiene, in questo
senso, che vi sia stata dall'esterno
una segnalazione o un esposto
che hanno condotto
all'accertamento in corso». Stadi
fatto che i magistrati contabili
hanno mandato i militari esperti
in "danni erariali". Chissà se dopo
cinque anni si verrà finalmente a
capo di questa vicenda.
v.dongerio @ilsole24ore. com
O RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sanità nazionale
Pagina 17
Riscrivere la storia
con il dna
Catherine Mary, Le Monde, Francia. Foto di Steve McCurry
Le ricerche dei genetisti sulle origini delle popolazioni sono sempre più numerose.
Ma non sempre sono attendibili e spesso entrano in conflitto con i dati storici
Ricerca
Pagina 18
A.
11. ., IL-
'I
* =q
monio genetico nel quale si sono integrate
le variazioni che caratterizzano le loro diverse origini, in particolare quelle anglosassoni. I risultati indicano senza ambiguità
che gli anglosassoni si mescolarono con le
popolazioni preesistenti", spiega entusiasta
Peter Donnelly del Wellcome trust centre
for human genetics di Oxford, che ha coordinato la ricerca. "Lo studio rivela anche
che prima dell'arrivo degli anglosassoni ci
fu un'ondata migratoria di popolazioni provenienti dall'attuale territorio francese, un
fatto sconosciuto finora. Ora gli storici e gli
archeologi sanno in che direzione cercare",
continua Donnelly. "Questa ricerca illustra
quali eventi portarono alla nascita di quello
che oggi è il popolo dei `Regni Uniti", ribadisce Lluis Quintana-Murci dell'istituto
Pasteur, che da una ventina d'anni studia la
genetica delle popolazioni.
Inizialmente concepito per stabilire delle correlazioni tra variazioni genetiche e
predisposizione alle malattie, lo studio ha
interessato più di duemila persone di cui si
conosce la regione d'origine. Per ogni persona sono state sequenziate 5oomila porzioni del loro genoma e note per contenere
dei marcatori genetici dell'origine geografica. Una volta individuati, questi marcatori
sono stati analizzati grazie a un modello informatico in grado di confrontarli con quelli contenuti in una banca dati e di stabilire il
profilo genetico di ognuno dei duemilapartecipanti alla ricerca. In questo modo i britannici sono stati classificati in 17 gruppi,
che riflettono la mescolanza delle popolazioni da cui provengono. Collocati sulla carta del Regno Unito, questi 17 profili hanno
permesso di delineare una mappa delle loro
origini, che presenta forti somiglianze con
quella dei regni esistenti nel seicento, dopo
le invasioni anglosassoni.
La geografia dei geni
1
opo la caduta dell'impero romano d'occidente,
nel quinto secolo, gli
angli, gli iuti e i sassoni,
popoli provenienti dagli
attuali territori della
Germania, della Norvegia e della Danimarca, invasero le isole britanniche e fondarono diversi regni indipendenti. Ma gli anglosassoni sostituirono le popolazioni già presenti sulle isole britanniche o si mescolarono con loro? La questione, che da diversi
secoli divide gli storici, ha avuto una svolta
inattesa grazie ai risultati di uno studio genetico pubblicato il 18 marzo sulla rivista
Nature. "Questo studio mostra che gli abitanti del Regno Unito condividono un patri-
Ricerca
Che riguardino la storia della schiavitù, dei
flussi migratorio quella più antica degli esseri umani moderni, gli studi genetici sulle
origini sono sempre più numerosi, e ogni
settimana la letteratura scientifica propone
ricerche che modificano o arricchiscono le
conoscenze sulla storia dei popoli e delle
nazioni. La società deCODE Genetics in
Islanda ha condotto uno studio sull'origine
degli islandesi e sulla loro predisposizione
genetica alle malattie. I risultati sono stati
esaminati in una serie di articoli usciti a
marzo sul Nature Genetics. Il consorzio Genographic, lanciato nel 2005 dalla National
Geographic society, ha invece l'obiettivo di
rappresentare i primi flussi migratori
dell'umanità studiando i popoli indigeni,
Da sapere
Il business delle origini
♦ La ricerca delle origini attraverso l'analisi
genetica alimenta un mercato molto florido.
Per poche centinaia di euro decine di aziende
in tutto il mondo permettono ai clienti di
ritrovare i familiari o di conoscere l'origine
geografica dei loro antenati. La più celebre è la
statunitense 23andMe , che vende il suo kit per
prelevare un campione di saliva a 99 dollari (89
euro) e ha quasi un milione di clienti. In
Svizzera la iGenea propone tre test -basic,
premium ed expert-compresi tra 239 e 1.399
franchi svizzeri (229 e 1.338 euro). Basato
sull'analisi di più di 15omila marcatori sul
cromosoma Y, sul dna mitocondriale e sulle
altre regioni del genoma, il test GenoChip del
consorzio Genographic può essere acquistato
per 199,95 dollari (175 euro). Oltre all'origine
degli antenati, i suoi risultati indicano la
percentuale di dna ereditata dagli uomini di
Neandertal e di Denisova.
insediati da secoli in varie parti del mondo.
Uno studio pubblicato nel 2012
sull'American Journal of Human Genetics
dall'équipe di Lluis Quintana-Murci conferma che il gruppo linguistico formato dal
popolo basco ha un'origine diversa da quella cosiddetta indoeuropea, da cui provengono gli altri europei. Secondo questo studio i baschi discenderebbero dai primi occupanti della regione cantabrica arrivati
nel mesolitico o nel paleolitico. Uno studio
del 2004 condotto dalla stessa équipe
sull'origine dei gruppi etnici che compongono il Pakistan si è concentrato sul traffico
di schiavi attraverso l'oceano Indiano.
L'analisi del dna mitocondriale trasmesso
per linea materna contiene dei marcatori
che attestano un'origine africana, di cui è
invece sprovvisto il cromosoma Y trasmesso per linea paterna. "Questo dimostra che
furono le donne a essere state portate come
schiave dall'altra parte dell'oceano Indiano, probabilmente come concubine o domestiche", afferma Quintana-Murci.
Infine, secondo un altro studio che ha
coinvolto anche la sua équipe, i popoli di
cacciatori-raccoglitori avrebbero avuto
un'espansione demograficaprima dell'arrivo dell'agricoltura nel Sahel circa cinquemila anni fa. Questo risultato mette in discussione il dogma secondo cui i boom demografici sono la conseguenza della comparsa dell'agricoltura. Inoltre lo studio sulle
relazioni tra i popoli bantu e i popoli pigmei
del Gabon e del Camerun, condotto da
un'équipe multidisciplinare di genetisti,
linguisti e antropologi, ha confermato le
ipotesi dei genetisti e dei linguisti sulla divi-
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sione di queste lingue. "Collaborando cerchiamo di avvicinarci alla Storia con la S
maiuscola", spiega Quintana-Murci. "Quello che m'interessa è capire una situazione
nel dettaglio, anche lavorando insieme ai
musicologi e ai linguisti. Se vogliamo capire
la diversità genetica degli esseri umani,
dobbiamo capire anche la sua cultura", ribadisce Evelyne Heyer del Museo nazionale di storia naturale di Parigi, che hapartecipato allo studio.
Tuttavia questo approccio è atipico tra i
genetisti delle popolazioni, spesso criticati
dagli specialisti di altre discipline per l'eccessiva fiducia che nutrono nei loro risultati
e per la loro arroganza. "I genetisti si considerano un'élite, si credono infallibili e talvoltapassano sotto silenzio -per ignoranza,
ma qualche volta anche deliberatamente - i
dati raccolti da altre discipline", commenta
il paleontologo Jean-Jacques Hublin,
dell'istituto Max Planck di Lipsia. Hublin è
specializzato nella ricerca sull'origine e
l'evoluzione dell'uomo di Neandertal e la-
tibetani e solo nel9 percento degli han, l'etnia maggioritaria in Cina. Aiutati da un modello matematico, gli autori di queste ricerche hanno datato la divergenza tra i due
popoli, cioè il momento in cui il loro genomna ha cominciato a differenziarsi, al 2750
aC. Ma gli studi archeologici fanno risalire
l'apparizione dei primi villaggi neolitici
sull'altipiano del Tibet a150oo aC. In seguito, gli autori dello studio genetico hanno
corretto il loro modello e hanno finito per
trovare una data più coerente con i risultati
degli archeologi.
Le cause di queste variazioni dipendono
dalle incertezze dei modelli matematici
usati dai genetisti, dal numero ridotto di
soggetti esaminati nello studio e dalla scarsa attendibilità dei metodi di datazione.
L'orologio molecolare su cui si basano i genetisti, infatti, è troppo approssimativo.
Prende in considerazione un tasso stimato
di mutazioni del genoma nel corso di ogni
generazione e la durata media di vita di una
generazione. Ma uno studio del 2012 su un
Nelle società industrializzate il mito
scientista ha sostituito le mitologie
tradizionali basandosi su dati
scientifici ma con un fondo mitologico
vora a stretto contatto con i genetisti. "Mi
stupisce che gli scenari proposti su Science
e Nature avolte siano così distanti da quello
che sappiamo attraverso altre fonti. Eppure
questi risultati hanno dalla loro parte la forza delle scienze esatte", dice. Cita un modello sulle ondate di popolamento degli indoeuropei proposto di recente dall'équipe
di David Reich della Harvard medical
school, anche in assenza di conoscenze oggettive. "C'è una valanga di dati nuovi che
bisogna integrare, e mettere in relazione
con i dati degli archeologi, dei paleontologi
e dei linguisti cercando al tempo stesso di
mantenere una distanza critica rispetto alla
genetica", insiste Hublin.
L'incertezza matematica
Le polemiche sul gene Epasi, coinvolto nel
trasporto dell'ossigeno e le cui variazioni
sono in relazione con l'adattamento all'altitudine, dimostra bene le difficoltà che i ricercatori incontrano quando cercano di far
concordare i dati provenienti da fonti diverse per capire l'origine di un popolo. Infatti,
secondo uno studio pubblicato sulla rivista
Science nel 2010, una variante di questo
gene coinvolto nell'adattamento all'altitudine è stato ritrovato nell'87 per cento dei
Ricerca
padre, una madre e il loro figlio ha mostrato
che queste mutazioni si accumulano a un
ritmo molto più lento di quello che i genetisti avevano fino ad allora stimato. Questo
haportato a rivalutare la data di divergenza
del gene Epasi. Più di recente una serie di
studi genetici sul genoma di 6.109 tibetani
distribuiti in 41 villaggi pubblicata sulla rivista Molecular Biology and Evolution suggerisce che questa etnia si sarebbe evoluta a
partire da un popolo nomade fra 3omila e
2omila anni fa. Infine gli archeologi concordano anche sull'esistenza di un "corridoio
dell'Asia centrale", di cui il Tibet sarebbe
stato il cuore. Questo itinerario, in quanto
precursore della via della seta, avrebbe favorito il mescolamento delle popolazioni.
Un'altra controversia di carattere ideologico è quella sull'origine degli ebrei, raccontata dal giornalista francese Sylvain
Cypel sulla rivista XXI. Nel libro Legacy: a
genetic history of jewish people (Oxford University Press 2012), il genetista Harry Oyster dell'Albert Einstein college dell'università Yeshiva di New York sostiene che
esistono marcatori genetici comuni per tutti gli ebrei, che siano ashkenaziti, mediorientali o dell'Africa del nord. Questi dati
genetici dimostrerebbero, secondo lui, che
gli ebrei discendono dal popolo ebraico dei
racconti biblici e spiegherebbero la loro superiorità intellettuale. Tuttavia, l'analisi
delle stesse regioni del genoma fatta con
altri modelli informatici da altri genetisti
porta a risultati molto diversi. Così, secondo il genetista israeliano Eran Elhaik
dell'università di Sheffield, gli ebrei ashkenaziti sono in gran parte originari dell'Asia
caucasica e non del Medio Oriente.
Quanto agli amerindi, si rifiutano di
credere ciecamente nelle ricerche sul loro
dna. Pensano che la storia sia scritta più nei
miti che nel genoma e l'arrivo, negli anni
novanta, di genetisti che cercavano di capire la storia del popolamento degli Stati Uniti ha provocato non poche polemiche. Tra
gli amerindi, infatti, è ancora vivo il ricordo
degli studi scientifici fatti sui loro crani per
dimostrare la loro inferiorità e permettere
ai coloni di impadronirsi delle loro terre.
"Quando ho seguito i primi studi ho constatato che i genetisti impiegavano lo stesso
linguaggio usato dai coloni per civilizzare
le popolazioni indigene cristianizzandole",
ricorda l'antropologo arapaho Kim TallBear dell'università del Texas. TallBear ha
scritto Native american dna: tribal belonging
and the falseproblem ofgenetic science (University of Minnesota Press 2013), un libro
che denuncia l'approccio colonialista dei
genetisti. "Consideravano il nostro sangue
in modo simile a come consideravano le
nostre terre", continua TallBear. Dopo la
sua denuncia i genetisti hanno imparato a
collaborare con le tribù, che oggi hanno il
diritto di controllare le pubblicazioni scientifiche di cui sono oggetto. In Canada una
legge chiamata Dna on loan stabilisce l'appartenenza del dna alle tribù.
Ma i genetisti, anche se sono consapevoli della portata dei loro studi, sembrano
imbarazzati di fronte alle questioni che sollevano. "Quando devo fare delle ricerche su
popolazioni indigene, mi rivolgo prima ai
capi delle comunità, e spesso ci vuole molto
tempo per mettersi d'accordo. Ma spesso
alla fine sono riconoscenti perché grazie ai
nostri studi il loro villaggio trova un posto
sulla carta del mondo", racconta Evelyne
Heyer. "È importante dire che esistono delle differenze, valorizzare la diversità", insiste Quintana-Murci, che riconosce il valore
pedagogico dei suoi studi ma ne rifiuta la
portata politica. Da antropologo Hublin pone il problema senza mezzi termini: "Con
gli studi sulle origini il problema è la narrazione. Nelle società industrializzate il mito
scientista ha sostituito le mitologie tradizionali basandosi su dati scientifici ma conservando un fondo mitologico". ♦ adr
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poter essere attivata e disattivata . Credono
di averla trovata nella combretastatina,
presente nella corteccia del salice africano
(Combretum caffrum).
Antitumorali
controllati con la luce
The Economist, Regno Unito
Uno dei problemi della
chemioterapia è che attacca
anche le cellule sane. Un
interruttore ottico, che si può
accendere e spegnere, potrebbe
renderla molto più precisa
uando una cellula si prepara a dividersi, alcune minuscole strutture dell'impalcatura interna, i
microtubuli, si dispongono in un
fuso che permette ai cromosomi di separarsi e formare due fasci. Siccome questi
due fasci diventeranno il nucleo delle cellule figlie, la loro formazione è una fase
cruciale del processo di duplicazione. E siccome la duplicazione incontrollata delle
cellule è fondamentale nel cancro, la creazione di farmaci capaci di interferire con
l'attività dei microtubuli riscuote da tempo
grande interesse.
Purtroppo la maggior parte dei farmaci
esistenti compromette anche i microtubuli
delle cellule sane, provocando gravi effetti
collaterali e costringendo i medici a usare
dosi inferiori a quelle che servirebbero per
Ricerca
eliminare efficacemente il tumore. Ma Oliver Thorn-Seshold e Dirk Trauner dell'università Ludwig Maximilian di Monaco, in
Germania, sperano di cambiare le cose. I
due chimici stanno infatti cercando di mettere apunto un farmaco per il controllo dei
microtubuli che possa essere attivato e disattivato dalla luce.
Oltre la gabbia molecolare
L'idea della chemioterapia a controllo ottico non è nuova. Diversi gruppi di ricerca
hanno tentato di rinchiudere i farmaci in
gabbie molecolari apribili con la luce. Illuminando il punto giusto il farmaco viene
rilasciato solo dove serve.
La trovata, in sé buona, ha però un difetto: una volta liberato, il farmaco non si
può più controllare e quindi può provocare
comunque danni collaterali, per quanto
minori rispetto alla versione senza gabbia.
Inoltre, per aprire questa gabbia servono
intensi raggi ultravioletti, anche loro piuttosto pericolosi.
Thorn-Seshold e Trauner sono quindi
ripartiti da zero e hanno cercato una molecola che fosse in grado di inibire i microtubuli e che fosse fotosensibile, in modo da
L'albero contiene diversi tipi di combretastatine molto efficaci nell'interferire con
l'attività dei microtubuli , una capacità che
forse serve a proteggere la pianta da animali infestanti e parassiti . I chimici hanno
esaminato attentamente la versione nota
come combretastatina A-4, che ha due isomeri, cioè forme diverse di composti con la
stessa formula chimica. Mentre un isomero
interferisce poco con l 'attività dei microtubuli, l'altro è molto efficace . I ricercatori
hanno quindi dovuto risolvere due problemi: come convertire un isomero nell'altro
usando un raggio luminoso e come ritrasformarlo in quello che era prima.
Dopo un'attenta riflessione hanno capito di poter fare entrambe le cose sostituendo, nella molecola, due atomi di carbonio
adiacenti con due atomi di azoto. Il legame
chimico così creato trasforma l'isomero
non tossico, poco efficace contro i microtubuli, in quello altamente tossico se illuminato con la luce blu. Per invertire la trasformazione basta spegnere la luce. A differenza di quella ultravioletta , tra l'altro, la luce
blu è innocua.
Il salto delle fotostatine
Come scrivono i ricercatori sulla rivista
Cell, in provetta il sistema funziona. Dopo
aver unito la combretastatina modificata,
che hanno chiamato fotostatina, a cellule
tumorali del seno, hanno lasciato alcuni
campioni al buio e ne hanno esposti altri a
impulsi di luce blu con intervalli di cinque
minuti. Il farmaco colpito dalla luce si è rivelato 200 volte più tossico di quello lasciato al buio. Se veniva esposto alla luce viola
era 250 volte più tossico, mentre era appena 75 volte più efficace se esposto al ciano.
Significa quindi che le fotostatine possono
essere dosate in base alle esigenze.
Annunci come questo - di potenziali
nuovi trattamenti contro il cancro - abbondano, ma solo pochi riescono poi a passare
dai laboratori agli ospedali. Se le fotostatine riusciranno a fare il salto, potrebbero
portare un progresso straordinario. La ricerca oncologica degli ultimi anni si è concentrata soprattutto sul reclutamento del
sistema immunitario per aggredire la malattia. Uno studio come questo dimostra
che c'è un margine di miglioramento anche
per gli approcci più tradizionali. ♦ sdf
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Salute Con la terapia genica è
stato possibile restituire in parte
l'udito a topi affetti da una forma ereditaria di sordità, scrive
Science Translational Medicine.
Nei topi erano mutati tmci e
tmc2, due geni indispensabili
per il funzionamento delle cellule ciliate, che trasformano il
suono in segnale nervoso. Iniettando i geni corretti nelle cellule
ciliate, queste hanno ricominciato in parte a funzionare.
Ricerca
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SALUTE
Il vaccino
contro il colera
Una ricerca condotta su più di
26omila persone nelle baraccopoli della capitale del Bangladesh ha confermato l'efficacia
dello Shanchol, un vaccino orale
molto economico contro il colera. Con due dosi di vaccino, scri.
ve The Lancet, i casi di colera
sono diminuiti del 37 per cento e
fino al 45 tra chi aveva ricevuto
anche un kit igienico sanitario
(tavolette di cloro e sapone antibatterico). Inoltre i casi molto
gravi si sono ridotti della metà.
Il vantaggio dello Shanchol è il
prezzo: 3,70 dollari a dose, che
aumentando la produzione potrebbero ridursi a meno di due.
Prodotto da un'azienda indiana
dal 2009, il vaccino è già stato
usato in Guinea nel 2012 dalla
ong Medici senza frontiere. Il
colera è endemico in 50 paesi e
uccide più di centomila persone
ogni anno, per la metà bambini.
Ricerca
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