24 All. Limpero del Calcestruzzo – Statuto – Marcello

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24 All. Limpero del Calcestruzzo – Statuto – Marcello
Amato Lamberti
e o p p o r t u n i t à allo sviluppo del territorio, realizzati attraverso
una vera e propria occupazione, fatta di intimidazioni e, soprat
tutto, corruzione deUe amministrazioni pubbliche, dai comuni
alle A S L .
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro:
le trame dell'economia criminale del clan dei casalesi
Marcello Anselmo
Ormai è vicina !a Terra di Lavoro,
qualche branco di bufale, qualche
mucchio di case tra piante di pomidoro,
édere e povere palanche.
Ogni tanto un fiumiceilo, a pelo
del terreno, appare tra le branche
degli olmi carichi di viti, nero
come uno scolo [...|
Pier Paolo PasoHni, La Terra di Lavoro, 1957
I . Monopolio delia violenza e monopolio dell'economia
Il dominio esercitato i n larghe porzioni del territorio della
Campania da parte di diverse tipologie di agglomerazioni c r i m i nali di stampo camorristico è un dato riscontrabile non soltanto
nell'ambito dell'attività criminosa, ma anche nell'evoluzione di
[larticolari dinamiche politiche, economiche e sociali.
Il settentrione della provincia di N a p o l i confinante con quella
di Caserta è quella striscia di confine tra litorale ed entroterra la cui
storia recente è segnata dal susseguirsi e dal perpetuarsi dell'inH U S S O proveniente dall'attività di organizzazioni di stampo camorristico. Eppure si tratta di una «Terra di Lavoro» segnata da secoli
di coltura agricola e gestione dei pantani con l'allevamento bufaHno, La terra segnava le identità e le gerarchie sociali. Durante i l
secondo dopoguerra l'industria edile ha letteralmente cambiato
•ispetto alla linea costiera così come alla morfologia del territorio
interno con l'edificazione di centinaia di lotti abusivi, villette,
"••comostri. La devastazione del territorio ha poi avuto i risvolti
•igghiaccianti dello sversamento abusivo di rifiuti tossici i n terreni agricoli disseminati di rame, piombo, ceneri, liquami e altri
niille veleni minuti e invisibili. Il territorio, dunque, è stato i l tea"^lo dello sviluppo di un'economia che lentamente si è espansa.
M a che trae le sue radici in un'industria precisa.
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L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
Marcello Anselmo
L ' o r o dei casalesi è stato i l calcestruzzo. Esso altro non è che
semilavorato composto che si ottiene miscelando inerti (ghiaia
sabbia), cemento e acqua i n dosaggi adeguati. La sua utilizzazion
è indispensabile per la realizzazione di strutture rigide nelle c
struzioni e i processi produttivi richiedono n o n tanto particola
tecnologie, quanto materiali idonei c macchinari speciah. In pa
ticolare, la rapida deperibilità del prodotto comporta la necessi
.di trasporto — mediante autobetoniere — in un lasso temporale
regola n o n superiore a 90-120 m i n u t i dalla preparazione. C i ò i m
plica che le aziende che operano nel settore del calcestruzzo ab
biano un ciclo di produzione frammentato: bisogna avere il ma
teriale (la cava), i mezzi di miscelazione (l'impianto) e quelli pe
il trasporto (le betoniere). D e v o n o , inoltre, scegliere delle locali
strategiche all'interno del territorio in cui si trovano a operare
p e r c h é dalla distanza tra la propria sede e i l cantiere del cHente di
pende i l costo unitario per metro cubo di calcestruzzo. In u
mercato regolare una piccolissima variabile di costo p u ò deter
minare l'esclusione dagli affari. In u n mercato monopolistico no
E proprio la costituzione di un cartello monopolistico d e l l ' i n dustria del cemento nella zona al confine tra le p r o v i n c e d i C a
serta e N a p o l i offre una chiave d i lettura per interpretare la vio
lenta e compiuta ascesa del clan dei casalesi contribuendo, forse
a chiarire alcune delle o r i g i n i di un potere criminale capace
permeare larghe p o r z i o n i della società locale.
La ricostruzione seguita al sisma del novembre del 1980 è stat'
la fonte di finanziamento per la criminalità organizzata per p i ù di
un decennio. D i e t r o l'espressione criminalità organizzata si è i m parato a riconoscere ormai l'intreccio di varie bande, delle « c a m o r re» diverse anche se pur sempre dialoganti tra l o r o . ' La trama d i
connivenze attivata dai clan dei casalesi nel territorio casertano è!
' M . Marmo, Tra le amcri e i mercati. Spazi e modelli starici delfenomeno canwrri.^tii, in
Storia d'Italia. Le Re^^ioni dall'Unità a ogi^ì, voi. y. La Campania, a cura di P. Macry e
P. Villani. Einaudi. Torino 1990; centrato sul territorio metropolitano di Napoli è
I. Sales, Le strade della uioleiiza. Malt'ii'cnii e handr di camorra a Napoli, L'ancora del
Me-
diterraneo, Napoli 200f). CAT. anche F. Barliagallo, Napoli fine Novecento. Politici, camorristi, imprenditori, Einaudi, Torino 1997;
Id,, //potere della camorra (tgyj-i^gS),
Einaudi,
Torino 1999. Quest'ultimo utilizza - in maniera parziale - le prune controverse dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, contenute per la maggior
parte nelle ordinanze di custodia cautelare per gli imputati al processo Spartacus i .
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quindi riconducibile al susseguirsi di reggenze criminali nella zona
nel corso di tutti gli anni ottanta che hanno fatto dell'edilizia i l
principale settore produttivo del territorio.
U n a d i queste camorre, derivate dalle guerre d i successione
seguite allo scontro tra la NC^IO d i Raffaele C u t o l o e la N u o v a
Famiglia," è stata quella dei casalesi che ha saputo i m p o r s i stabilmente nelle gerarchie del m o n d o criminale internazionale.
L'industria edile del calcestruzzo ha rappresentato per lungo t e m po la base economica p i ù proficua grazie soprattutto al fatto che
il prodotto n o n necessità n é di una lavorazione sofisticata n é di
una particolare ed elevata cultura tecnica ma ha bisogno d i i m
elevato radicamento nel territorio. L'organizzazione produttiva
quindi è entrata i n osmosi c o n quella sociale sostenuta da un p o tere criminale dando via a un lento ma mastodontico processo di
accumulazione.
C o n i l calcestruzzo dei casalesi sono stati realizzati gli invasi per
la bonifica della rete idrografica dei R e g i Lagni, i p i l o n i della Unea
veloce T A V , i l carcere e i n u o v i uffici giudiziari d i Santa M a r i a
C'apua Vetere, solo per limitarsi alle opere documentate n e l l ' i m ponente sentenza d i p r i m o grado del processo al clan dei casalesi
Spartacus. Si tratta del p r i m o d o c u m e n t o «storico» sulla genealogia del potere delle bande casalesi, frutto d i un p r o c e d i m e n t o
complesso e accidentato la cui sentenza resta ancora aperta al g i u dizio della Cassazione.'^
D a l l e m o t i v a z i o n i della sentenza emerge u n quadro storico
dell'evoluzione dell'industria del calcestruzzo casertana e dello
sviluppo del clan p i ù r i c c o d ' E u r o p a , i n u n susseguirsi d i v i o l e n za e capacità imprenditoriale. Il cemento ne è i l simbolo e n o n
una metafora p e r c h é è p r o p r i o i l c i c l o del calcestruzzo a svelare la
commistione tra economia legittima e capitali illegah, e le p r i m e
forme d i controllo diretto dei processi produttivi d i u n d e t e r m i nato e locahzzato settore industriale. P u r essendo una vicenda c o ^ Cfr. G . l>i Fiore, L'impero. Traffici, storie e segreti dell'occulta e potente mafia del Ca-
.malesi, P,izzoli, Milano 2008, Pur essendo un lavoro di carattere giornalistico, offre
un'ampia ricostruzione della formazione e affermazione del clan dei casalesi.
Parte della documentazione della sentenza è raccolta m M . Anselmo e M . Braucci (a cura di), "Questa corte condanna...».
Spartacus, il processo al clan dei casalesi. L'ancora
del Mediterraneo, NapoU 2008.
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Marcello Anselmo
Stellata di assassini, morti, violenza — elementi ritornanti e tradizionali della storia criminale - , l'agire del clan dei casalesi suggerisce un nuovo tipo di relazione storica tra pratica dell'intimidazione e vita economica.
C o n i l controllo del ciclo del calcestruzzo oltre a quello del tradizionale impianto estorsivo - la tangente, o i l lavoro in gergo - , il
clan dei casalesi obbligava ogni operatore del settore a finanziare
direttamente i l clan, riuscendo così ad avere i n pugno le redini
della domanda e dell'offerta, e di fatto narcotizzando lo spazio c
falsando le regole del mercato.
Il lungo processo Spartacus ha messo i n luce le c ontinuità e le
cesure tra le diverse aggregazioni criminali operanti nella zona
casertana, fino a delineare u n quadro preciso della commistione
tra violenza, poHtica ed economia. Le capacità penetrative del clan
nelle dinamiche produttive erano taH da condizionare l'operato
di un'azienda attiva nel mercato non soltanto attraverso l'estorsione ma anche attraverso l'imposizione di ditte controllate dal
clan che, a sua volta, utilizzava lo spazio economico per costruire
consenso sociale diffuso.
U n a delle particolarità — dunque i l fatto storicamente rilevante - è stata la trasformazione delle dinamiche estorsive e l'ingres-.
so preponderante nel mercato del calcestruzzo attraverso forme;
di condizionamento diretto.
f
L'industria del calcestruzzo è solo la prima fase dell'incontro
tra modalità arcaiche di negoziazione e pratiche moderne di p r o duzione e commercio.'^ A tal proposito si consideri la trasforma-'
zione d'uso degli spazi ottenuti dall'estrazione e dai dragaggi per
la produzione di materiali inerti, diventati nel tempo i luoghi che!'
avrebbero accolto tonnellate di rifiuti tossici, moltiplicando la
ricchezza di quei ^-mllaggi grandi come città», come H chiamava
Pasolini, cresciuti tra Casal di Principe e Villa L i t e r n o . '
N e i documenti del processo emerge, dunque, una trama fatta'
di faccendieri, imprenditori e altre figure locali (geometri, inge•* Come per esempio si ritrova in L. Cavallaro, // modello mafioso e la società globale,
manifestolibri, Roma 2004.
^ Ringrazio lo scrittore Salvatore Casaburi per avermi segnalato il poema La Terra,
di Lavoro, di Pier Paolo Pasolini, in Id., Le ceneri di Gramsci, CJarzanti, Milano 19.S7.
Cfr. anche S, Casaburi, Quando Pasolini attraverso Gomorra, in «la Repubblica - Napoli», 11 ottobre 2008.
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L'impero del calcestruzzo in Terra di Lawro
gneri, proprietari di cave) consapevoli di muoversi all'interno di
un circuito informale definito e caratterizzato da relazioni di forza criminali capaci di addomesticare senza precedenti i l mercato
dell'industria edile della provincia di Caserta e, successivamente,
di parte di quella d i N a p o l i . Controllando una delle lavorazioni
basilari del ciclo industriale dell'edilizia - i l calcestruzzo - i l clan
dei casalesi è riuscito a gestire a proprio favore ogni passaggio
produttivo del settore realizzando un originale meccanismo di
continua produzione di ricchezza legale garantita dalla minaccia
dell'intimidazione.
In tale vicenda emergono persone che svolgono un ruolo di
ganglio economico e politico tra i l clan e la società e l'economia
legittima. Sono n o m i anonimi come gli affari che hanno trattato;
quasi degli imprenditori arcaici che hanno mosso le fila dell'attività economica del clan d i Schiavone, Bidognetti e D e Falco. A
!iomi noti corrisponde un sottobosco di individui rispettabili che
agiscono nell'ombra sostenuti dal cHma di intimidazione imposto
dal dominio camorrista.
2. // sistema dei consorzi
L'anomalo sistema consortile che si reahzza negli armi ottanta
in provincia di Caserta nel mercato degli inerti e del calcestruzzo
è basato sul funzionamento di tre distinti soggetti economici: i l
C o v i n , fondato nel 1979 (presidente l'ingegnere Claudio lannitti),'' che si occupava della produzione degli inerti e della gestione
delle cave, i l Cedic, fondato nel 1984/ e dal 1990 i l Procal," che
Il consorzio è stato costituito tra tutti i maggiori produttori di inerti della provincia di Caserta, tra cui proprio lannitti, Giuseppe Luserta. Giovanni Maggio, R o dolfo Statuto, Bruno Sorrentino, Nicola luiiano. Alfonso Letizia e altri. Le sovvenzioni avvenivano mediante versamenti periodici curati dallo stesso lannitti.
^ Il Cedic viene costituito il 5 aprile 1984 tra i produttori di calcestruzzo deUa provincia di Caserta, con la presidenza di Cnovanni Mincione e la direzione tecmca di
Francesco Cocciglia.
" Viene costituito il 2 agosto 1990 tra i produttori di calcestruzzo dell'area napoletana. Soci originari erano la Calcestruzzi Spa (dell'imprenditore Rambaldi) e la Calcestruzzi Perrotta; nel novembre del 1990 entrano altri soci tra cui la Bitum Beton
controllata dai casalesi.
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L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
estendeva i l sistema anche nella provincia di N a p o l i . Le guerre,
di camorra che hanno insanguinato la Terra di Lavoro traggono
origine dal controllo sulle imprese di produzione del calcestruz '
zo. La mattanza che ha opposto prima i BardeUino ai Nuvoletta;
quindi i casalesi {Schiavone -Bidognetti - D e Falco) ai BardeUino^;
poi D e Falco agli Schiavone ruota intorno a un impianto di cai;
cestruzzo, passato negli anni sotto i l controllo di gruppi diversi,'
per finire nelle mani di Carmine Schiavone, i l p r i m o pentito del
clan e cugino del capo Francesco Schiavone Sandokan. Si tratta
dello stabihmento della General B e t o n fondata a Santa M a r i a la
Fossa nel 1983 da Pasquale Pirolo (imprenditore del settore) e da
Vincenzo Zagaria, a quei tempi affiliato al gruppo retto da A n t o nio e Ernesto BardeUino. N e l 1986 lo stesso impianto passa alla
I C M Costruzioni cui vengono ceduti in fitto i beni della General Beton.'' N e l 1989 lo stesso impianto di produzione del calcestruzzo diventa proprietà della Ba.Schi di C a r m i n e Schiavone.
die, qualche anno più tardi riuscirà a partecipare al grande affare
deUe commesse pubbliche prima sotto i l nome di I C M C o s t r u zioni e successivamente c o n la denominazione di Ba.Schi passando sotto i l controUo del clan degli Schiavone. M a l'impianto,
luogo di congiunzione tra impresa criminale e sistema e c o n o m i co legale, resterà sempre lo stesso, quello di Santa M a r i a la Fossa.
Il sistema consortile verrà messo a regime i n seguito a circostanze precise. Il 22 ottobre 1985 i l commissario straordinario di
governo, presidente della R e g i o n e Campania A n t o n i o Fantini,
affida i n regime di concessione a Imprese Italstrade Spa e Giustino Costruzioni Spa la progettazione e l'esecuzione deUe seguenti
opere viarie: allacciamento aU'autostrada R o m a - N a p o l i dell'arteria denominata «asse di supporto», completamento della stessa
sino a ViUa Literno e raccordo tra questo e l'arteria denominata
«asse di andata al lavoro». I lavori, che ricadono quasi interamente i n provincia di Caserta, vengono eseguiti tra U 1986 e il 1991.
La spesa inizialmente prevista di 70 miliardi, sale a ben 240 i n seguito a varianti, revisioni dei prezzi ecc.
L'impianto di Santa M a r i a la Fossa è stato i l luogo di due avvenimenti significativi, i l p r i m o accaduto i l 19 settembre 1988,
quando delle persone armate afferenti alla famiglia BardeUino, i n
conflitto con i l gruppo di Schiavone e Bidognetti, fanno i r r u z i o ne nei locali d e l l ' I C M intimando ai dipendenti di abbandonare i l
lavoro; i l secondo avvenuto il 6 lugho 1991, quando durante una
perquisizione i carabinieri ritrovano numerose armi e m u n i z i o n i
presso l'impianto ormai di proprietà Ba.Schi. Il p r i m o episodio
provoca la feroce reazione della fazione dei casalesi che porta a
numerosi omicidi e altre violenze; i l secondo, invece, determina
il pentimento di Carmine Schiavone, minacciato da condanne, che
darà i l via alle indagini e ai riscontri del processo Spartacus i . ' ^
L'itinerario della p r o p r i e t à dell'impianto di calcestruzzo r i specchia l'ascesa dei casalesi come gruppo vincente. Se infatti la
General Beton era, i n principio, uno strumento della nascente famiglia BardeUino che nel 1984 entra a far parte del consorzio C e -
La meticolosa ricostruzione dei subappalti consente di verificare
che vengono affidati lavori per 77 miliardi e 370 miUoni, che sono
p e r ò sovrafattutati a 89 miUardi e 373 milioni. Tra questi, lavori
per circa 24 miliardi vengono affidati a N i c o l a D e R o s a (come
ditta individuale o come titolare deUa Tirrenia Costruzioni), altri
aUa M o t r e r di D o m e n i c o Ilardi per p i ù di 6 miUardi, p o i al raggruppamento Confonda-Eurosegnaletica di G i o v a n n i M i n c i o n e
(presidente del Cedic) per circa 9 miUardi, a M a r i n o G u i d o , zio
di Giuseppe Borsi e suo prestanome nella I C M , per 600 milioni.
Tutte persone che, insieme a Gaetano Iorio e Rodolfo Statuto (imprenditori del settore), ai faccendieri Dante ApiceUa, Sebastiano
Ferraro, aU'imprenditore B r u n o Sorrentino, sono state tra gU attori principaU deU'attività di condizionamento economico e p o litico del clan BardeUino e del clan dei casalesi tra il 1982 e 0 1992.
^ La \CM è rappresentata da Guido Marino, zio di Giuseppe Borsi sodo della General Beton, vicino prima ai BardeUino e successivamente ai casalesi. La General Beton fallirà definitivamente l'r i dicembre 1987.
" La Ba.Schi viene costituita il 29 marzo 1989 e rileva impianto e attrezzature già
dell'ICM e prima ancora della General Beton.
Cfr. Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte condanna...» cit.
La nascita del sistema consortile è favorita da due fattori: l'esistenza di commesse per la realizzazione di importanti opere pubbliche legate aUa ricostruzione post-terremoto, finanziate ai sensi della legge 219 del 1.981; e la necessità di trovare un accordo
con le organizzazioni camorristiche presenti sui territori interessati, visto che l'assenza di una contrattazione avrebbe reso molto
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L'impero del calcestruzzo in l'erra di Lavoro
Marcello Anselmo
difficoltosa l'esecuzione delle opere stesse per v i a delle ripetute
minacce e intimidazioni.
Già a ridosso del terremoto le organizzazioni di Lorenzo N u v o letta estorcevano denaro alle imprese appaltatrici di importanti lav o r i , ma è c o n l'ingresso diretto di aziende controllate da membri
o prestanome dei clan che avviene Ìl salto di qualità organizzativo.
In particolare tra i l 1985 e Ìl 1991, c o n l'accordo tra imprenditori
del settore, faccendieri e affihati del clan, i casalesi riescono a c o n trollare i l mercato degli inerti attraverso i l C o v i n e, grazie al Cedic,
anche quello delle forniture di calcestruzzo, i n posizione, in entrambi i settori, di forte influenza se n o n di monopolio. In pratica,
l'organizzazione camorristica creava le condizioni d i fatto che assicuravano ai consorziati i l mantenimento dell'esclusiva («Nessuna,
impresa esterna poteva scaricare i n zona» hanno ripetuto molti C0I7J
laboranti), ottenendo i n cambio l'ammissione di alcune imprese
controllate direttamente nei consorzi (come la I C M e la Ba.Schi),
e inoltre percepiva una quota sulle forniture, facilmente esigibile e
controllabile nel suo anmiontare, data la centraHzzazione degli or
gani amministrativi dei consorzi. I fondatori del consorzio riuscì
rono nei fatti a discipUnare i l mercato e a tenere p i ù alti i prezzi,
creando una catena che partiva dal C o v i n , passava attraverso il C^e
die per scaricarsi infine sui committenti dell'opera pubbUca e, dun
que, sulle amministrazioni e sui cittadini contribuenti.
Il collaboratore C a r m i n e A l f i e r i , reggente della zona di N o l a
ha così ricostruito i l sistema relativo al consorzio degli inerti:
Praticamente la funzione di questi consorzi era questa: di tenere chiiisti
prezzo di mercato, c i o è questo consorzio nasceva proprio per fare l'interes
se dei soci, praticamente la malavita doveva garantire al consorzio che i p r ò
prictari di cave che n o n facevano parte di questo consorzit) non potevan
assolutamente scaricare brecciame nelle zone controllate dai vari gruppi ina
lavitosi. N o n so se ho reso l'idea? D i c i a m o che questo meccanismo già c
in vigore quando c'era la N C O dì C u t o l o , p e r c h é come ho detto p r i m i ,
consorzio, soprattutto il C'ovin, nasce in mano al d o m i n i o dei cutoliani w
tamente ai casalesi che controllavano la zona della provincia di Caserta. |.-Erano molti produttori di calcestruzzo che si associarono per formare que
sto consorzio, e il fine era sempre per il consorzio del brecciame, c i o è chi f"
ceva il calcestruzzo che non voleva aderire a questo consorzio non p o t è
scaricare nelle zone di territorio che controllava la malavita.'^
U n riscontro alle affermazioni di A l f i e r i l o ha offerto un i m prenditore del settore. G u i d o D e l M o n a c o , socio del C o v i n :
Tutti contribuivano | . . . | Il C o v i n era un'associazione nata perla vendita del
materiale, quindi riscuoteva vendendo il materiale, c i o è che erano i proventi, detraeva le spese e divideva gli utili c o n i soci, quindi la cosa avveniva a
monte, non a valle. 11 C^ovin aveva messo in ogni sua azienda consociata un
proprio impiegato, l'impiegato gestiva l'ufficio bollcttazione. boUettava il
materiale nella vendita, all'atto della vendita, prendeva tutta la documentazione della bolletrazione e la portava all'ufficio che poi fatturava, il C o v i n r i chiedeva il pagamento delle fatture, sia per contanti che a credito, e dopo
sessanta g i o r n i , novanta giorni dall'inizio di questo volano, provvedeva a
pagare il socio detraendo le spese di gestione di tutta la struttura, comprese
quelle degli impiegati, degli uffici, della c o n t a b i l i t à e di quanto altro era inerente a c i ò che il C o v i n gestiva.
Q u i n d i , seppur c o n qualche reticenza, u n addetto ai lavori, ben
interno al settore i n questione, ha confermato che le spese (comprese le quote da destinare al pagamento delle tangenti) venivano
detratte alla fonte, sotto forma di contributo alla gestione del c o n sorzio. C i ò consentiva al presidente, ingegner Claudio lannitti, d i
avere la disponibilità delle risorse e ai consorziati di percepire i l
netto del loro guadagno. L a camorra aveva, in tal modo, un u n i co referente per tutto i l settore, ed era a conoscenza dell'intera
produzione operata, avendo quindi maggiore facifità nella riscossione del contributo. E n o n si trattava solo della dinamica estorsiva ma dell'organizzazione dell'intero meccanismo produttivo.
Il C o v i n n o n era altro che u n sistema d i controllo del mercato
abbastanza sofisticato e b e n strutturato, come descrive ancora D e l
Monaco:
I clienti erano di tutte le nature; nei nostri clienti c'erano i clienti normali
che pagavano per c o n t a n ù e le imprese piccole, le calcestruzzi e quanti altri
avevano bisogno del nostro materiale; che poi tra i clienti c'era anche qualche s o c i e t à nelle quali c'era anche diciamo un'azione collaterale di qualche
socio [...] C o m u n q u e il chente si sceglieva la cava dove andare a caricare secondo i propri costi di trasporto, non era il C o v i n che distribuiva la clientela, era il cUente che scegheva a seconda della propria convenienza la cava e a
'•^ Udienza del 20 febbraio 2CHD3, in Anselmo e Braucci {a cura di), «Questacorte cotiAnselmo e Braucci (a cura di^, «Questa corte condanna..-" cit., p. 230.
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'liuna...»
cit., p. 237.
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Marcello Anselmo
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
volte anche della qualità del materiale. Visto che c'era comunque una caratura, la caratura doveva in qualche modo anche fissare dei limiti di fornitura
in modo che ciascuno poi finiva per fornire in proporzione delle proprie capacità, per evitare che i p i ù piccoli potessero casomai vendere p i ù di uno
grosso. C'era una specie di perequazione. Voglio fare un inciso: le cave che
vendevano di meno erano quelle che erano le p i ù periferiche come ubicazione p e r c h é i costi di trasporto erano maggiori rispetto alle altre, p e r c h é
avendo un prezzo uguale per mtti era ovvio che le cave che avevano p i ù v i cinanza al centro di assorbimento erano quelle che vendevano di p i ù . E allora per equiparare le cave che invece perifericamente vendevano di meno,
p e r c h é non potevano combattere sul prezzo in quanto il prezzo era stabilito
dal C o v i n , veniva data una perequazione per metro cubo stabilita dall'assemblea dei consorziati. In poche parole veniva dato un quorum a metro!
cubo per la mancata vendita, veniva fatta una nota di credito per il materia-,',
le che non era stato venduto. Per questo anche deteneva la possibilità di sta-'
bilire il prezzo del prodotto per tutti, in modo da rientrare tutti ed evitare!
che qualcuno si prendesse clienti abbassando l'offerta. 11 C o v i n fu sciolto il'
31 dicembre del l y y i e fu sciolto p e r c h é la maggior parte dei consorziati,;,
tranne io, avevano paura che l'Anritrust potesse comminare delle sanzioni'
alla nostra attività. Dal 1° gennaio 1993 ognuno si o r g a n i z z ò per conto p r ò - /
prio, c i o è la gestione della vendita della propria atdvità t o r n ò alle origini, e
c i o è ognuno instaurò il proprio ufficio b o U e t t a z ì o n e , il proprio ufiicio fat-'
turazione e d i v e n t ò indipendente.
ta versata come finanziamento ai clan. U n intero territorio e una
significativa porzione di u n settore industriale producevano i n troiti illeciti utilizzando denaro pubblico o limitando volontariamente le risorse per investimenti privati dirottate nella creazione
di capitah illegali.
M a prima che i l sistema consortile finisse sotto la lente delle
autorità (Antitrust e magistratura), i l «modello C o v i n » venne
esportato nel Cedic, visto che anche lì ogni consorziato cedeva al
consorzio dei produttori l'esclusiva i n tema di vendita dei propri
prodotti, riproducendo le basi per un regime di monopolio e i sistemi di perequazione interni.
In effetti, anche i l Cedic n o n è solo una struttura di sostegno
alle attività di ciascuna impresa, ma una struttura che agisce come
unico commissionario alle vendite di tutte le imprese consorziate. In tal modo, chi ha bisogno del prodotto, nella fattispecie gh
inerti, si rivolge n o n alle singole imprese, ma all'ente consorzio,
che successivamente smista la richiesta ai singoli consorziati i n
ragione delle famose carature ovvero delle quote di distribuzione interna delle forniture, assegnate dall'assemblea consortile. Il
sistema è particolarmente ingegnoso visto che consente al c o n sorzio di instaurare un regime di monopolio locale, di determinare il prezzo dei prodotti e di conoscere con assoluta precisione
il fatturato di ogni impresa che opera nel territorio. C i ò realizza
un preciso interesse n o n solo dei consorziati, ma anche dell'organizzazione camorristica che, i n questo modo, tratta l'entità della
quota d i contribuzione con u n unico interlocutore, e ottiene i l
controllo totale delle quantità di prodotto fornite.
1 consorziati C o v i n , dunque, accettavano una sorta di prelievo,
alla fonte, sotto forma di contributo consortile, che serviva a'
creare le provviste per il pagamento della quota i n questione a l l'organizzazione criminale, pagamento di cui si occupava lannit-;
ti. Solo dopo lo scioglimento del consorzio riprende la trattativa
diretta tra i singoli gestori degli impianti e i vari esponenti dellai
camorra casalese. Quando nel i p y i l'autorità antitrust interven-^'
ne prima contro i l Procal e successivamente nei confronti degli;
altri due consorzi, si era arrivati al punto che i prezzi del calce-i
struzzo erano i più alti d'Itaha,'^ i n ragione di una cospicua quo-r
Anselmo c Braucci (a cura di), «Qiicfla corte coiidtinnn..." cit., p. 238.
Lo stesso Del Monaco dichiara durante un contraddittorio in auia: "Giudice i|l
Latere (G): Senta, quando ci fii lo scioglimento del consorzio ognuno è andato pei!,
conto proprio, i prezzi scesero? Del Monaco (DM): Molto. All'osso, G; E quindi que-;
sto - diciamo - porterebbe a ritenere che il prezzo così alto che c'era prima, fino a|
iyy2, fosse ancJie frutto dell'esistenza di questo cartello o no? D M : No. non esclusi.,'
vamente, come l'ha detto lei. Il prezzo era alto perché noi avevamo una settantina
514
impiegati, avevamo... G: Le spese di gestione, e nelle spese di gestione rientrava anche
il p.igamento delle tangenti, quindi quel prezzo, quelle 14000 lire... D M : Era una delle voci delle spese, ma non come lei ha voluto dare a intendere, che era e sci usi v amenk' dovuto a quello, c'erano varie voci tra le quali c'era anche quella, però tenga presente che avevano im'organizzazione formata da più di settanta dipendenti... G: Che
'ostava, aveva un costo, non c'è dubbio. Ma. quindi, io dico 14000, 12000, 9000, erano i prezzi di fine 1992, no? D M : Sì, dopo nella mia attività sono scesì a 6000, 7000,
^000, cioè detratti di tutte le spese che il Covin... E il margine di guadagno, per poter
i oiitiiiuare a vivere e a sopravvivere dovemmo mettere questi prezzi di vendita. G: Cioè
quello che era 14000 diventò 6000? D M : No, quello che era 14 diventò 8, quello che
'1.1 12 diventò 7, quello che era 9 diventò 6. I cUenti principali, cioè gli acquirenti di
'iHTti, erano in provincia di Caserta».
515
Marcello Aiiselina
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
lì consorzio C e d i c riuniva, quindi, tutti i produttori di calcestruzzo e inerti della provincia di Caserta. E d era i l consorzio stesso a suddividere le quote da versare ai clan. Imprenditori e tecnic i erano dunque all'interno d i u n sistema d i finanziamento della
malavita organizzata, che p e r ò li avvantaggiava concedendogfi
l'esclusiva nel mercato ed eliminando quindi la leale concorrenza. N o n a caso fii proprio l'autorità che sorveglia i l rispetto delle
regole nell'ambito economico - l'Antitrust — la prima a intervenire nel settore e a individuare nelle sbavature del sistema un accordo criminale di ampia portata.
Abbiamo visto come dopo il 1992 i l prezzo degli inerti calò i n
modo assai significativo, come del resto sarebbe accaduto p e r i i calcestruzzo, e ciò dipende, almeno in parte, dalfiitto che ogni consorziato fii obbligato a risolvere in proprio la questione del rapporto
tra la quota di mercato da raggiungere e l'incidenza dell'organizzazione criminale sul territorio.
Nicola D e Rosa, socio di B r u n o Sorrentino nella S D R (società
costituita nel 1976 per la gestione di una cava a Pìgnataro M a g g i o re e socio fondatore del C o v i n ) , fu Ìl tramite tra l'organizzazione
camorristica e i l mondo imprenditoriale attraverso i forti legami
professionali instaurati con l'ingegner Claudio lannitti e l'imprenditore B r u n o Sorrentino, diventando uno strumento funzionale
alle esigenze del clan come singolo operatore economico. Da ciò
D e R o s a ha tratto vantaggio, n o n solo come impresa aderente al
C o v i n che sfrutta i l regime di monopolio e i l cartello sui prezzi
possibile solo attraverso il condizionamento della camorra, ma anche come imprenditore individuale ottenendo appaio grazie ancora all'influenza dell'organizzazione.
G l i imprenditori, i n m o l t i casi, hanno smesso-di essere delle
vittime taglieggiate ma sono diventati propaggini (talvolta anche
involontarie) di un'economia criminale sfruttandola a proprio
vantaggio oltre che partecipando ai processi d i accunuilazione del
clan. U n esempio della relazione diretta tra potere criminale e
mondo economico è nella dichiarazione resa dall'ex affiliato casalese diventato collaboratore di giustizia D a r i o D e Simone:
stantino Diana non era capace di fare i lavori, specialmente i lavori p i ù c o m plicati, p e r c h é quando si facevano le autostrade o le superstrade non era capace di portare a termine gli svincoli. Per questa cosa ci interessammo noi e
si parlò con De Rosa e quindi si disse al De Rosa di far lavorare Costantino
Diana; poi ha lavorato anche sulla terza corsia N a p o l i - R o m a e sui R e g i L a gni. Questi lavori lì aveva non lui personalmente, lui era un subappaldsta, la
ditta principale era quella di D o m e n i c o Ilardi, d o p o d i c h é lavoravano sulla
terza corsia Vincenzo Zagaria, Costantino Diana, quindi erano ditte che noi
dicevamo a D o m e n i c o Ilardi, noi gli dicevamo chi erano le ditte che dovevano lavorare insomma, che noi raccomandavamo per farli lavorare. Altro
lavoro che ebbe fu l'asse mediano che parte da Casaluce e che passa per C a sal di Principe, che poi porta sulla Caserta mare. U n altro lavoro ancora fu
quello dell'Alta V e l o c i t à , per il quale aveva già dato un anticipo addirittura
sui lavori che si dovevano eseguire, lui come le altre imprese. '
M a N i c o l a D e Rosa non è l'unico soggetto imprenditoriale a
ricevere benefici dal rapporto c o n i l clan. L'intero asse produttivo relativo al calcestruzzo fu avvantaggiato dal dominio criminale nella provincia di Caserta come dimostra anche i l ruolo avuto
da Gaetano Iorio, titolare della Reale Calcestruzzi (fondata nel
1976). È con tale società che Iorio risulta essere uno dei fondatori del consorzio C e d i c i l 5 aprile 1984, nell'ambito del quale resterà sino allo scioglimento, anche se con una modifica del riferimento societario. La Reale Calcestruzzi, infatti, lascerà spazio e
attrezzature alla E d i l Beton srl, che vede tra i soci i l figlio maggiore dell'imprenditore, Salvatore, i l quale svolge anche funzioni
di amministratore, e che viene rappresentata da Gaetano Iorio nel
consigho di amministrazione C e d i c . In particolare, all'atto della
costituzione del consorzio viene assegnata alla Reale Calcestruzzi la quota di contingentamento di 5,12 per cento. Tale quota,
nel 1985, viene incrementata e portata a 6,20. Successivamente,
quando i l 19 dicembre 1986 fanno ingresso nel consorzio la I C M
e la Annunziata Calcestruzzi (altra controllata dal clan attraverso
Pasquale Pirolo), a cui viene assegnata la quota di S,i<,, la quota
della Reale Calcestruzzi scende a 5,80. Subito dopo la Reale C a l cestruzzi si trasforma in E d i l Beton mantenendo la medesima
quota. Q u o t a che dal 30 settembre iy88 sale a 5,98. Il 28 settembre 1990, quando i l consorzio prende atto che la società I C M
Posso citare in un'occasione un problema che ebbe Costantino Diana con
N i c o l a D e Rosa. Ebbero una discussione e Nicola De Rosa disse che
51Ó
Co-
Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte coridarma...» cit., p. 241.
517
Marcello Anselmo
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
non è più operativa {perché dichiarata falHta), la quota della Edil
B e t o n sale ancora e viene portata a 6,97. Contestualmente, sale
anche la quota di Annunziata Calcestruzzi, che arriva a 9,51. A n cora, quando nel giugno del 1991 si ridistribuiscono le quote di
contingentamento i n virtù dell'esclusione di alcuni soci e dell'ingresso di altri, tra cui la Calcestruzzi Aversana di Saverio T u l i pano, la Calcestruzzi Spa e la Ba.Schi di Carmine Schiavone, la
quota di Gaetano Iorio viene ridimensionata in modo consistente, scendendo a 4,94. La situazione resta sostanzialmente i m m u tata fino alla chiusura della Cedic, i l 10 luglio 1992, a seguito dei
rilievi mossi al consorzio dall'autorità antitrust.
arrivo delle richieste d i fornitura e segna i l limite dei guadagni
che possono esser raggiunti da ciascun consorziato. Il prefievo della quota spettante alla organizzazione anche per i l Cedic era alla
fonte. C i ò che accade nel 1992, dopo lo scioglimento del Cedic
c con la conseguente liberalizzazione del mercato, offre piena
conferma del rapporto privilegiato esistente tra alcune imprese,
tra cui la E d i l Beton, e l'associazione camorristica. E proprio a
questo punto che i l clan funge da ente distributore, i n via diretta,
delle commesse di maggior rilievo, assicurando di volta in volta
l'affidamento dei lavori alle imprese amiche.
Dai dati precedenti risulta, quindi, che lo spazio produttivo di,
Gaetano Iorio è stato ampliato quando è venuta meno la I C M ed;
è stato ridotto quando nel consorzio è entrata la Ba.Schi. Quella
di Iorio dunque è una quota importante, pur se inferiore a quel-,
la della I C M controllata da Giuseppe Borsi e Pasquale Pirolo sino!
al settembre 1988 (8,15 per cento), e della Annunziata Calcestruz-]
zi controllata da Stefano R e c c i a . È evidente che Gaetano Iorio, ^
essendo tra i soci fondatori del consorzio, trae vantaggio dall'esistenza dell'accordo, visto che i l sistema assicura alla E d i l Beton ^
l'arrivo di conmiesse nella misura del 6 per cento circa sul totale,
tra cui sono comprese le imponenti forniture per il calcestruzzo
necessario alla cementificazione del canalone dei R e g i Lagni.
Dunque, fino a che i l consorzio Cedic esiste, la protezione che
l'organizzazione casalese fornisce ad alcune imprese amiche, tra'!
cui quella di Iorio, si reaUzza ~ i n modo indiretto - attraverso il)
sistema dei consorzi, e i n particolare attraverso l'attribuzione a l - |
l'impresa i n questione della caratura, che funge da assicurazionej
sull'attribuzione del lavoro che verrà distribuito. Da qui parte a n - |
che l'animato contenzioso tra i l consorzio e Carmine Scliiavone, che 1
porterà al suo pentimento. Questi pretendeva per la Ba.Schi, en- j
trata nel consorzio al posto della I C M dopo l'eliminazione di A n - |
tonio BardeUino nel 1988, un'attribuzione di caratura maggiore!
di quella che i l consorzio gh aveva attribuito, ovvero i l 3,15 p e r !
cento. Voleva che l'azienda acquisisse il regime di privilegio che, 1
tramite Pirolo e Borsi, era stato assicurato alla I C M , società con-,1
trollata di fatto da A n t o n i o BardeUino, a cui era stato i n p r e c e - |
denza attribuito l'S, 15 per cento. La caratura, infatti, è garanzia d i . |
518
Imprese amiche che vanno a formare una rete di interessi basati suU'utilizzo di prestanome come dimostrato dal caso che riguarLla Arcangelo Esposito {imprenditore vicino al clan attraverso la
società Calcestruzzi Campania inserita nel consiglio di a m m i n i strazione del C o v i n ) . II suo racconto risulta estremamente significativo:
N o i avevamo un contratto di fitto di gestione delle cave di Rodolfo Statuto. Quando dico noi, diciamo come società Calcestruzzi Campania, e il sii;iior Statuto si recava sulle cave di tanto in tanto. Avevamo in gesdone i
macchinari, gli impiand di estrazione calcare e ovviamente gli immobili, sarebbero le montagne per estrarre il calcare. E stavamo nel consorzio. Il signor Russo e io fummo convocati per aderire al consorzio per evitare la
concorrenza sleale tra tutte le cave. [...] C h i ha messo poi in piedi il C o v i n è
stato l'ingegnere lannitd. Agh inizi degli anni 1980 fu fatta una riunione
dove l'ingegnere disse a tutti i consorziad che il motivo per cui era stato sparato, in parole molto chiare, era p e r c h é si dovevano dare dei soldi a delle
persone, {...1 D o p o degh anni ci fu un'inchiesta della magistratura e tutti i
consorziad furono convocati presso la Questura di Caserta se ricordo bene.
Il signor Russo, quando scese da questo interrogatorio, mi disse che lui aveva pagato fino a un certo punto all'ingegnere lannittì per far sì che le consegnasse a certe persone. La somma non gliela so dire precisa, mi disse che aveva consegnato dei soldi. M a noi non pagavamo, il C o v i n aveva dei suoi
impiegati diretti presso ogni singola cava, si faceva una bollettazione con
bollette C o v i n , poi tutte queste bollette andavano al C o v i n , e il C o v i n a fine
mese pensava a fatturare ai singoli cliend. Poi ogni consorziato a fine mese
ficeva la fattura direttamente al C o v i n e veniva pagato dal C o v i n direttamente. Per quanto riguarda la situazione del signor Russo, non lo so come
sia uscita questa situazione, p e r c h é poi ogni volta che venivano pagati dal
C'ovin, ovviamente ci stava un estratto conto e con il netto della produzione mensile e ci veniva rilasciato un assegno per quell'importo. A noi veniva
dato questo tabulato già depurato delle spese, c i o è in definitiva, quando an-
519
Marcello Anselrno
davamo a prendere l'assegno, era accompagnato da un estratto conto dove si
vedevano: i metri cubi sono questi, le spese consortili sono queste, per cui il
netto ricavo è questo. Se c'erano delle pardte nascoste, certamente noi al di
fuori del consorzio non potevamo saperlo, questo qua bisognerebbe chiederlo p i ù agh impiegad della ragioneria del C o v i n come veniva effettuata
- se c'è stata - questa detrazione.'^
Esposito, dunque, pur ammettendo che la Calcestruzzi C a m pania, come tutti i consorziati C o v i n , accettava la detrazione alla
fonte delle proprie provvigioni per consentire al presidente l a n nitti di pagare le tangenti alla camorra, occultando i relativi costi
nella voce delle spese gestionah del consorzio, e pur ammettendo
che R o d o l f o Statuto era spesso presente nei luoghi di svolgimento dell'attività estrattiva, cerca di mascherare i l suo effettivo rapporto con Statuto, sostenendo di essere stato assunto dall'amministratore N i c o l a Russo che l o avrebbe delegato a rappresentare
l'azienda i n sede di consiglio di anmiinistrazione C o v i n . JVla la
realtà è u n p o ' diversa da quanto prospettato. E i n effetti, quando
il 24 settembre 2003, N i c o l a Russo viene interrogato, si capisce
perfettamente che i l reale dominus della Calcestruzzi Campania
era proprio R o d o l f o Statuto:
Nicola Russo ( N R )
Russo Nicola, nato a Santa Maria Capua Vetere il 18
aprile 1940.
Presidente (P) Legga la formula di hnpegno.
NR
N o n so leggere.
Già l'esordio mostra una chiara, e per certi versi drammatica
parte della verità: i l teste, apparso dall'aspetto fisico - come r i portato negh atti - persona assai modesta e sempHce, n o n sa leggere i l testo della formula d'impegno. C i si sarebbe aspettato
qualcosa di diverso, se N i c o l a Russo fosse stato l'effettivo a m m i nistratore della Calcestruzzi Campania, come sostenuto da A r cangelo Esposito. In realtà si tratta di u n dipendente di Statuto,
che si era reso disponibile ad assumere l'incarico formale. M a
continuando nell'interrogatorio:
Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte condaima...» cit., p. 255. L'ingegner
Claudio lannitd era stato gambizzato nel 1980 a Napoli dalla N C O come intimidazione per costringerlo al pagamento di tangenti.
520
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
P
Lei adesso che lavoro fa?
NR
Adesso niente. Facevo l'autista di camion e autotreni, un incidente e
sto fermo.
P
M a che portava calcestruzzo?
NR
No.
P
H o capito. M a lei n o n aveva un'impresa?
NR
M a tand anni fa di cava. N o n era mia p e r ò , diedi il nome.
L'espressione «diedi i l n o m e » n o n lascia spazio a equivoci o
malintesi. Russo era prestanome d i Statuto, secondo le sue stesse
dichiarazioni:
P
E cominciamo a capire questa impresa come si chiamava, vi ricordate?
NR
Statuto.
P
L'impresa di Rodolfo Statuto?
NR
Sì, ìl candere, p e r ò la Campania... è tutta Campania.
P
Calcestruzzi Campania. E d era lei l'amiTiinistratore unico?
NR
Sì.
P
P e r ò lei ha detto che era un prestanome? Prestanome di chi? C i o è v o -
glio dire, eravate un prestanome di Statuto?
NR
P
Penso di sì, non era m ì a la cava, insomma, in sostanza!
H o capito, ma chi la c h i a m ò e disse: tu farai r a n i m i n ì s t r a t o r e unico di
questa.,.?
NR
U n vecchio capo canriere che era p i ù esperto, trainìte qualche giudice fallimentare, m i diede questo incarico a ì t r i m e n d la cava veniva chiusa,
pagava un affitto mensile al tribunale,
P
Senta un po', ma l'intermediano tra lei e Statuto era Esposito Arcangelo?
NR
Sì,
P
Lei quindi lo conosce Esposito Arcangelo?
NR
C o m e non Io conosco!
P
Q u i n d i come fece? Fece un po' da intermediario tra lei c Statuto?
NR
Sì, p e r ò faceva tutto Esposito Arcangelo: la banca, tutte queste cose qua.
N i c o l a Russo dice q u i i n modo diretto quello che Arcangelo
Esposito ha cercato di nascondere, vale a dire che agiva per c o n to e nell'interesse di Statuto. Continuando:
P
Questa s o c i e t à , questa Calcestruzzo Campania, faceva parte del consorà<ò Covin?
NR
Sì.
P V o i avete mai partecipato a delle riunioni del consorzio Covin?
NR
N o , pochissime proprio, andava sempre Arcangelo.
I' M a qualche volta avete partecipato pure voi?
521
Marcello Anselmo
NR
P
NR
P
NR
P
Sì, qualche volta.
Lei l'ingegnere lannitti l'ha conosciuto?
Sì. Quando ci chiamava a chiudere la c o n t a b ì h t à o a fine mensile.
P e r c h é lei sapeva lannitti che cosa faceva, no?
Era il Presidente del consorzio.
lannitti a lei o anche alla sua presenza ad altre persone in qualche riu-
nione ha mai detto che lui doveva pagare delle tangenti, doveva pagare soldì a qualcuno?
NR
N o , personalmente a me no. solo una volta disse che si dovevano pa-
gare dei soldi, ma sempre l'ingegnere lannitti e non poteva pagare p e r c h é
l'affitto del tribunale, l'affitto alla signora lovine, c i o è i soldi non uscivano a
fine mese e sì andava avanti c o s ì , poi il resto non so niente p i ù . U n a volta
lannitd disse che dovevo pagare. Disse lui: « N o n ti preoccupare, me lo vedo
io», erano pochi i guadagni, non ci stavano i guadagni e lui dava una mano
personalmente, come non lo so.
P
NR
Q u i n d i lei ìi ha pagati dei soldi?
N o , io non ho pagato mai nessuno. Senza considerare che Arcangelo
Esposito non so neanche come faceva ì conteggi, in sostanza proprio, p e r ò
io non ho pagato mai a nessuno.
P
Lei su queste cose, su queste somme che avrebbe pagato il C o v i n , lannit-
ti, i rapporri con lannitd è stato mai s e n t ì t o da qualche altro giudice?
NR
P
Almeno una volta sì.
Q u i n d i venne s e n t ì t o da un giudice a Santa Maria Capua Vetere su que-
ste cose qua?
NR
P
Sì, ho detto le stesse cose p e r c h é è la verità, insonmia.
P e r c h é noi abbiamo citato lei p e r c h é Esposito Arcangelo ci ha rifciiio
che lei al giudice Scolasdco avrebbe detto di aver dato dei soldi all'ingegnere lannitd per pagare queste estorsioni, questi camorristi.
NR
P
NR
P
N o n esiste proprio, è un bugiardo! N o n esìste proprio.
Quindi quello che ha detto Esposito Arcangelo non è vero?
N o n è vero, p e r c h é io non ho mai dato soldi a nessuno.
P e r ò lei mi deve far capire meglio quell'episodio che m i ha detto prima
che io non ho afferrato bene. C i o è in un'occasione lannitti le venne a cliiedere dei soldi?
NR
Sì, in una riunione. Quando andavamo al consorzio. In una riunione
disse: « Q u a c'è da pagare qualcosa» senza spiegare niente. P e r ò andava solo
Esposito non io, p e r c h é io non andavo a prendere i soldi, io ho fatto la delega a Esposito e basta, io non ci avevo a che fare. Io a fine mese avevo lo supendio e stavo sulla cava dalla matdna alla sera a V i t u l a z ì o e San Prisco."*
Anselmo c Urautci {a cura di), «Questa corte condanna..." cit., pp. 256-5S.
522
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
D a i documenti del processo appare chiaro, dtmque, come gli
imprenditori nascosti dal paravento dei prestanome fossero direttamente a conoscenza delle modalità di pagamento dei contributi alle organizzazioni camorristiche presenti i n zona, e dunque,
dal 19S3 i n p o i , al gruppo Bardellino-Iovine e, dal maggio 1988
in poi, al clan dei casalesi. Pagamenti effettuati anche p e r c h é gli
miprenditori ricavavano evidenti benefici da questo rapporto.
Anche riguardo al sistema del Cedic è emerso il sostanziale vantaggio che le imprese consorziate traevano dal legame c o n i d i versi clan stabilendo con essi una relazione di reciproca convenienza. L'imprenditore Giovanni M i n c i o n e (titolare di più aziende
del settore) sembra configurarsi come i l «capobastone della cordata» avendo svolto i l ruolo di garante nel periodo i n cui ha r i c o perto la carica di presidente del Cedic. In esso vigeva un accordo
simile a quello che è stato oggetto d i verifica per i consorzi C o vin e Procal. D a u n lato l'organizzazione camorristica esercitava
la propria capacità d i intimidazione per assicurare alle imprese
consorziate una sorta d i esclusiva nelle forniture d i calcestruzzo
nel loro territorio; dall'altro gli organismi direttivi del consorzio,
lannitti per i l C o v i n , M i n c i o n e per i l C e d i c e L u i g i M a i o n e c o n
Luigi R o m a n o per i l Procal, assicuravano al clan una percentuale su tutte le forniture realizzate, visto che H consorzio, operando
come esclusivo commissionario alle vendite, aveva i l controllo
totale sulle quantità di prodotto venduto. In più aveva la possibilità d i mascherare agevolmente l'elargizione del contributo nei
bilanci del consorzio, come spese per i l funzionamento del c o n sorzio, o tramite altre alterazioni dei bilanci. Il v a n t a r l o era dunque
reciproco, dal momento che, anche se l'imprenditore perdeva
una parte del guadagno, che veniva destinato all'organizzazione
criminale, i n cambio otteneva la protezione nella distribuzione
del prodotto e un aumento dei profitti derivanti da una sorta d i
esclusiva sid territorio. Infine l'incremento dei costi, dovuto anche alla quota destinata all'organizzazione, era ampiamente c o m pensato da una politica d i prezzi più alta, che il consorzio poteva
tranquillamente permettersi dato l'azzeramento della concorrenza i n zona.
La testimonianza di M i c h e l e Russo, sindacalista della C G I L i n
ferra d i Lavoro, assume allora un'importanza storica i n termini
523
Marcello Attseìmo
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
di ricostruzione del sistema economico che garantiva introiti a'
clan grazie all'azione dei diversi consorzi. Parlando specificatamente del Cedic:
con l'essere scaricato sugli acquirenti, e quindi sui committenti
delle opere pubbliche, più che sui singoli consorziati. Inoltre, i n
modo specifico per il Cedic, sono emerse alcune anomafie nell'entrata nel consorzio, c o n carature consistenti di alcune imprese,
come la I C M , l'Annunziata Calcestruzzi e la Ba.Schi, che risultavano diretta espressione del potere economico dell'organizzazione criminosa. C i ò consente al clan camorristico di percepire
direttamente gU utiU, specie per ciò che riguarda l'affare R e g i L a gni, una delle opere pubbliche di maggior rilievo all'epoca. A n che il progetto di fusione tra Cedic e Procal - sventato dall'intervento dell'Antitrust nel 1992 - era funzionale all'esigenza di
controllo del mercato da parte dei maggiori clan camorristici
operanti nelle zone tra i l Casertano e il Napoletano, i l clan A l f i e ri e i l clan dei casalesi.
Allora un metro cubo di calcestruzzo non ha un prezzo stabilito, dipende da
come è confezionato, dalla quantità di cemento che c'è in un metro cubo o
dalla R i B K , c i o è dalla resistenza del calcestruzzo, quindi - come dire? - una
serie di diversificazioni sul territorio, ma anche all'interno dei metri cubi di
calcestruzzo, poi dipende dalla vicinanza degli impianti di inerti. Insonnna
tutta una serie di questioni, un'azienda che è piti attrezzata rispetto a un'altra riesce a produrre a meno con un prezzo p i ù basso, quindi il prezzo del
calcestruzzo è quello corrente, quello che si trova sul mercato. {...] Probabilmente era p i ù facile per il Cedic aumentare o diminuire i prezzi. In un
contesto generale p u ò anche essere che ci sia un prezzo p i ù alto del Cedic,
ma se per esempio in una zona si apre un'altra azienda, apre un impianto, il
Cedic sicuramente farà un prezzo p i ù basso p e r c h é , probabilmente, era un
modo per eliminare un concorrente ed era possibile, in quanto si abbassava
di una lira per ogni consociata e, quindi, diventava possibile questo fatto.
Faccio presente che il Cedic ha cooptato il 95 per cento delle aziende del
Casertano. Camminando nei cantieri in provincia di Caserta, in tutti i posri
c'era il Cedic. Ora, tutu quelli che vivevano in provincia di Caserta, chi lavorava nel settore, chi non ci lavorava, chi produceva, chi non produceva,
sa che il Cedic era il punto di riferimento nella provincia per quanto attiene
la conmierciaiizzazione del calcestruzzo. l . . . | lo come C G I L feci uno studio,
ritenevo che la provincia di Caserta fosse stata in qualche modo deturpata da
una produzione esagerata di inerti, di sabbia, che non servivano al territorio, ma che servivano probabilmente per fornire città p i ù importanti come
Napoh. Allora tentavamo di capire quanti nnlioni di metri cubi di inerti si
producevano e se fossero tutti quanti necessari alla provincia di Caserta. E
ritenevo che le cave aperte in una maniera che sta sotto gli occhi di tutti rendevano chiaro che il territorio veniva in qualche modo depauperato.'''
N e l 1992, proprio i n riferimento al Cedic l'Antitrust ha accertato che le attrezzature i n possesso delle imprese consorziate coprivano i l 65 per cento del mercato nelle province di Caserta e
Benevento.
hi rapporto alla vicenda dei R e g i Lagni, per esempio, quasi il
100 per cento delle forniture sono state date dal Cedic. É stimabile, dunque, il possesso di una quota di mercato non inferiore al
90 per cento per le opere p i ù importanti. Il costo, allora, finiva
''' Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte condanna...» cit., p. 270.
524
Ora, questa vicenda si inserisce tuttavia i n un contesto preciso,
che vede, per entrambi i consorzi, la disponibilità da parte dell'organizzazione camorristica a risolvere qualunque difficoltà vissuta
dal consorzio o dai suoi singoli aderenti. L'episodio è una conferma anche del meccanismo d i contribuzione che accomuna le due
strutture consortili. La struttura organizzativa del consorzio aveva soprattutto fi compito di centraUzzare le forniture e la loro gestione cosi da assicurare che ogni impianto ricevesse le richieste
che gh spettavano e, al contempo, n o n superasse i l limite di produzione e vendita. A tale scopo era stato elaborato un sofisticato
programma informatico che consentiva la gestione contabile di
tutte le strutture consorziate in un'unica rete, progranmia che
viene adottato anche dal consorzio Procal nel 1990. I due c o n sorzi hanno dato vita alla comune Società di Servizi il 13 dicembre 1990, proprio per fare sì che la tecnologia sviluppata nel C e dic venisse messa a disposizione della nuova struttura napoletana.
La struttura centralizzata, dunque, al di là dei benefici di tipo organizzativo, costituisce un formidabile strumento di conoscenza
delle quantità di prodotto vendute nell'intera provincia e, almeno dal dicembre del 1986 in poi, rende un servizio anche all'organizzazione camorristica, entrata a far parte della struttura traniite le società I C M e Annunziata Costruzioni.
È chiaro, infatti, che i l sistema di contribuzione all'organizzazione criminosa, già sperimentato tramite i l C o v i n , transita nel
525
Marcello Ainchiio
Cedic. Il Cedic stabilizza verso l'alto i l prezzo del prodotto e cr
quella catena tra produttori di inerti (Covin) e produttori di ca
cestruzzo (Cedic) che verrà interrotta solo dall'intervento de
l'Antitrust. G l i interessi dei due consorzi erano dunque identi
come è dimostrato anche dal fatto che l'ingegner lannitti era s"
ciò nella gestione di alcune cave della Calcestruzzi Spa di R a m
baldi e che entra anche nel Cedic e nel Procal, e dal fatto che R
dolfo Statuto era inserito sia nel C^ovin sia nel Cedic. La presene
di persone legate direttamente al clan dei casalesi in entrambi i
soggetti consortili, oltre che nelle singole aziende di produzione,
garantisce l'alto prezzo praticato, che è giustificato anche dalla p
centuale da destinare al gruppo criminale. Tra l'altro i l C e d i c i
cassa direttamente dal cliente e solo successivamente, di rego'
novanta giorni, smista al consorziato le sue spettanze, già detra
te del contributo consortile. C i ò consente di avere, in cassa C e d i
una rilevante provvista finanziaria e consente di nascondere n
le pieghe del bilancio i l prehevo da destinare all'organizzazione.
U n secondo elemento si ricava dall'analisi di quanto avviene
subito dopo lo scioglimento del consorzio: solo da quel m o m e n to l'organizzazione camorristica funge da ente distributore delle
commesse sul calcestruzzo e crea un rapporto diretto c o n alcune
imprese amiche. Prima di allora le richieste estorsive erano gestite all'interno dei consorzi, agevolando l'entrata di tattori c r i m i naU i n u n meccanismo di produzione legittimo e legale.
C i ò conferma che negli anni precedenti non c'era la necessità
di questo tipo d i intervento, visto che la distribuzione veniva
operata dal Cedic in rapporto alle carature e visto che tutti i c o n sorziati pagavano tramite i l C e d i c , c o n u n accordo preso tra i camorristi e i l presidente del consorzio.
3. La politica del calcestruzzo
Gaetano Iorio ottiene diversi appalti, negU anni [yS8 e 1989,
dal c o m u n e d i San C i p r i a n o d'Aversa per la costruzione e la m a nutenzione di strade comunali e un appalto analogo dal c o m i
di Castelvolturno nel 1990. C o m e era già avvenuto dopo i l 198
quando l'avvocato Francesco Schiavone d i v e n t ò sindaco di Casal
526
L'ìmjX'ro del calcestruzzo hi Terra di Lavoro
di Principe affiancato come assessore ai Lavori pubblici da N i c o la Schiavone. Alla fine degli anni ottanta si assiste all'inizio di una
stagione d i grandi affari gestiti c o n notevole capacità dall'organizzazione che riesce a influenzare l'assegnazione dei lavori grazie all'ingresso diretto nelle amministrazioni locali. È un periodo
breve ma intenso, dal punto di vista degli introiti, terminato nel
1991 quando i consigh comunah di Casal di Principe, Casapesenna e Mondragone vengono sciolti dal ministero degli Interni per
infiltrazioni camorristiche e commissariati.
U n esempio della commistione tra amministrazione, sistema
economico e potere criminale è la vicenda che coinvolge, ancora una volta, l'imprenditore Gaetano Iorio i n stretto legame c o n
il clan dei casalesi, negli anni successivi alla fine della stagione dei
consorzi. L'evidente vantaggio d'impresa si rende palese c o n l ' i n filtrazione dell'organizzazione camorristica nell'affare relativo alla
costruzione di parte della linea ferroviaria T A V nel territorio del
comune di San Tammaro. A l p r i n c i p i o dei lavori - la messa i n
opera di u n cantiere di vaste dimensioni — si verificarono delle
forti intimidazioni nei confronti della G I R C o s t r u z i o n i (la ditta
appaltatrice dei lavori) seguite dalla mediazione svolta dal sindaco
di San Tammaro, Raffaele Scala."" Quest'ultimo, i n seguito agli
avvenimenti, suggerisce alla G I R l'affidamento delle forniture di
calcestruzzo alla E d i l Beton controllata dall'imprenditore casalese.
E proprio Gaetano Iorio ad accompagnare i l sindaco di San T a m maro agli incontri con i responsabili dell'azienda. I documenti del
processo riportano le dichiarazioni degli addetti investigativi i n tervenuti dopo le minacce ripetute ai lavoratori del cantiere:
Subito dopo i fatti intimidatori che si erano verificari qui a San Tammaro,
sospettavamo che durante l'incontro potesse essere oggetto appunto di quesd tentativi intimidatori e, su ricliiesta dello stesso Galaniini, gii fornimmo
un piccolo registratore. E nello stesso tempo provvedemmo a seguire questo incontro. E notammo, effettivamente, che all'arrivo all'uscita di Cassino,
Nel mese di marzo del lyiX' ci furono ripetuti atti d'intimidazione tra cui il sequestro lampo del geometra della G I R Rizzati. In seguito a tali minacce il sindaco
Scala aprì un canale di comunicazione tra ìl clan e ii responsabile della ditta ingegner
Galamini per concordare le ditte a cui subappaltare i lavori e l'assunzione di manodopera locale. Cfr. Anselmo e Braucci (a cura di), «Questacorte condanna...» cit., in particolare pp. 48-55.
527
Marcello Anselmo
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
il sindaco Scala viaggiava a bordo di una Mercedes che era condotta da una
persona che noi lì per li non conoscevamo e successivamente abbiamo idend f ì c a t o come ìl tìtolare della Edil Beton, che sì chiama Gaetano Iorio. A l l'incontro presso il bar Varlese, che è posto a poche centinaia di metri dall'uscita di Cassino, p a r t e c i p ò Iorio, dtolare della Edil Beton, il sindaco Scala e
l'ingegner Galamini. Anche in questo caso il sindaco Scala ha ripetuto l'invito all'ingegner Galamini di far ricorso a manovalanza della zona e a rivolgersi a ditte sempre della zona. T a n t ' è che - in modo pardcolare - gli con-,
t i n u ò a ripetere dì poter rivolgersi alla ditta Violante di San Tammaro e, per
quanto riguardava la fornitura dì calcestruzzo, alla ditta proprio di Iorio Gaetano. In questo caso lui ci riferì che aveva cercato - in qualche modo - di
p o s d c ì p a r c i tempi dell'ingresso di queste s o c i e t à nei lavori trovandogli delle scuse varie.^'
ci i n d i c ò come s u d d i v ì d e r l i , magari facendo un esempio: in una famiglia di
cinque persone che votavano tutti dovevano dare il voto a Vincenzo C o r vino, mentre per i consiglieri diceva: «Tre li fate votare l'avvocato Francesco Schiavone e gli altri due ne fate dare uno alla sorella di Sebastiano Panaro» che era candidata a consigliere, «e un altro a M a r i o C o r v i n o » .
C i fu data quest'indicazione e noi abbiamo... ci siamo regolati in questo senso. Siamo andati ovunque, ovunque ci era... diciamo c o s ì o per un legame
di parentela o p e r c h é conoscevamo le persone o p e r c h é erano solamente dei
conoscenti, praticamente abbiamo rastrellato - per modo di dire - tutta la
zona in cui c'era permesso di entrare nelle case. Walter Schiavone m o b i l i t ò
tutte le persone che in quel momento potevano girare e che erano a sua d i sposizione."^
Il nesso appare evidente: all'intimidazione camorristica segue
il consiglio di Scala di far lavorare determinate imprese. T r a q u e ste compare la E d i l Beton, ed è proprio Gaetano Iorio a presen-n
tarsi, i n prima persona, insieme a Scala, all'incontro i n questione.
Nonostante la fine delle attività dei consorzi, continua quindi il,
rapporto tra Iorio e l'organizzazione criminosa.
In altri casi i l rapporto con gli enti di governo locali non-si l i ;
mita a un apporto esterno ma diventa vera e propria turbativa del
momento elettorale. In tal senso appaiono illuminanti le dichiarazioni rese dal collaboratore d i giustizia Franco D i Bona:
Le elezioni del 1995 furono proprio pilotate dal clan e esattamente dal gruj
po Schiavone che all'epoca faceva capo a Walter Schiavone. R i c o r d o eh
un giorno funmio chiamati da Sebastiano Ferraro e Dante Apicella, ci disse^!
ro [...] che Walter Schiavone ci stava aspettando presso casa sua e ci recami;
mo io e R o m o l o C o r v i n o alla sua abitazione, dove ci disse e s p l ì c i t a m e n t e 1
recarci presso le abitazioni di tutu quand, amici, parenti e conoscenti,
i n d i c ò praticamente le persone a cui, a nostra volta, dovevamo indicare 1
f a m ì g l i e per dargh ìl voto. All'epoca era candidato a sindaco, per lo schiera-'^
mento supportato dal clan, Vincenzo C o r v i n o e quindi tutte le persone cH^'
noi avremmo contattato dovevano dare il voto a Vincenzo C o r v i n o . A l ,
clan, p e r ò , interessava innanzitutto l'elezione dell'avvocato Francesco Schia-i
vone, g i à sindaco in Casal dì Principe nelle precedenti amministrazioni e r i - '
cordo un particolare, che Walter Schiavone ci r a c c o m a n d ò che presso le fa-i;
mighe dove c'erano numerosi elementi che votavano, aventi diritto al voto'?;
^' Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte condanna..." cit., p. 54. Si tratta della deposizione del tenente dei Carabinieri Zagordi, in data 23 luglio 2003.
528
Proseguendo con i l racconto di D i B o n a si arriva alla lucida e
consapevole descrizione deUe attività intimidatorie durante le giornate elettorah:
lo fui incaricato di presidiare l'ingresso dell'istituto delle scuole medie in via
Cavour. Dovevamo far capire, alla gente che si recava a votare, la presenza
fisica e quindi l'impegno, e far capire quanto l'organizzazione era interessata alla cosa. E soprattutto, per un'ultima raccomandazione, a tutte le persone cui avevamo chiesto di votare - e n c l l ' e v e n t u a h t à ci fosse sfuggito qualcuno e l'avessimo visto entrare - bisognava ricordare all'ultimo momento,
di votare chi noi dicevamo. Ebbi modo di constatare che tutte le sedi erano
presidiate. P o i nel corso della giornata m i recai a votare insieme a mia m o glie in un'altra sede, e questa sede ricordo che era presidiata da Dante A p i cella e Sebastiano Ferraro. P o i , allontanandoci un momento, la sede dove
era la zona a p i ù atta concentrazione a favore di questa coalizione, lì c'era
Walter Schiavone con Antonio Natale, il fratello del cognato, e altre persone ancora, Sebastiano Panaro, m i sembra... che stavano o comunque stazionavano nei pressi di questo altro e d i f ì c i o scolastico."^
A l c u n i anni prima, in occasione delle elezioni poHtiche del 1992,
si era verificato u n altro tentativo dì intimidazione e infiltrazione
diretta nelle dinamiche elettorali e poHtiche. N e l collegio di C a sal di Principe si ebbe u n successo straordinario del Partito L i b e rale, i l c u i candidato, l'avvocato M a r t u c c i , aveva avuto i l sostegno del clan dei casalesi. L'anomalia dei risultati fu denunziata da
più parti, provocando forme d i vera e propria intimidazione p o Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte condanna...» cit., p. 218.
Ibid., p. 219.
529
Marcello Anselmo
litica, come nel caso della vibrante contestazione e delle minacce
nei confronti dell'onorevole Antonio Bassolino, avvenute durante una riunione celebrativa del 25 aprile i n una sezione dell'allora P D S . A tale vicenda presero certamente parte due faccendieri
del clan dei casalesi come Dante Apicella e Sebastiano Panaro.
A n t o n i o Bassolino ha ricordato che la manifestazione di aperta ostilità durante i l suo intervento, tale da determinare l'intervento delle forze dell'ordine, va ricollegata proprio al contenuto
di alcune sue dichiarazioni suU'awenuta elezione dell'avvocato
Martucci:
Io ero deputato al Parlamento allora, c'era questa assemblea, c'era Lorenzo
Diana allora segretario della federazione del P D S , il segretario della sezione
e altri, e poi c'era una sala abbastanza affollata. Era da poco incominciata l'assemblea che un signore anziano, |...] rivolgendosi verso il tavolo della presidenza disse: «Parlate delle cose vostre a n z i c h é delle cose nostre», p i ù o meno,
una frase simile. C i fu un momento un po' di sorpresa e poi dopo qualche
secondo, uno prese per il braccio questa persona anziana e l ' a c c o m p a g n ò
fuori. Riprese l'assemblea, passò un poco di tempo dopo l'episodio, e vidi
entrare tre, quattro persone. Incominciai a parlare e venni ripetutamente i n terrotto con frasi varie. A un certo punto quello che chiaramente secondo
me era la persona p i ù autorevole tra queste che erano entrate in sezione, disse
interrompendomi; « V o i dite bugie! Dite soltanto bugie!» [...] C'erano altre
frasi del dpo: « A v e t e offeso Casal di Principe! Avete offeso l'onore e la d i g m t à di Casal di Principe!» \...] Le interruzioni continuavano 1...] e allora a
quel punto Diana sospese l'assemblea e uscirono tutti. Diana c h i a m ò in prefettura, p e r c h é venisse a prendermi una maccliina della polizia come scorta.""*
Tra le persone che avevano dato vita alla contestazione, alcune
erano interne al clan e per esso curavano i rapporti con le strutture politiche e produttive della zona. Apicella e altri allora godevano dei favori del clan in materia di concessioni di copiosi appalti
nel settore del calcestruzzo (in particolare nel settore dei lavori
stradali) a fronte della loro disponibilità a infiltrare e inquinare la
vita politica proponendosi e agendo come emissari dei casalesi
nell'ambito del contesto politico. Tale disponibilità riguarda anche
molti altri imputati e condannati nel procedimento Spartacus i .
^'^ Anselmo e Braucci (a cura di), «Questa corte coiidauna...» cit., p. 222. A Casal di
Principe il Partito Liberale Italiano era passato dall'i al 10 per cento.
530
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
4 . 1 casalesi contro i lavoratori
Il dominio del clan dei casalesi sul mondo imprenditoriale del
Casertano i n quegH anni aveva delle dirette ricadute anche nel
rapporto tra lavoratori e imprese, assumendo su di sé la funzione
di regolamentazione del lavoro e dei conflitti che sorgevano tra
lavoratori e datori di lavoro. Oltre al controllo diretto della d o manda e dell'offerta, al pilotaggio dell'assegnazione degh appalti
e dei subappalti, i l clan entrava nella risoluzione di negoziazioni
interne al mercato del lavoro che riguardavano le condizioni stesse del lavoro e questioni salariaU. Significativa, in tal senso, è la v i cenda che riguarda il responsabile della Fillea C G I L della p r o v i n cia di Caserta nel 1990, Michele Russo, vittima di u n pesante atto
di intimidazione dopo essere entrato i n conflitto con l'imprenditore Letizia, vicino al clan, titolare di u n impianto di calcestruzzo
(la Calcestruzzi Massicana di Mondragone).
P o i c h é la vita sindacale non era semplice in un cantiere di quel tipo, le no-stre richieste non sempre coincidevano con quelle che erano le aspettative
dei datori di lavoro, degli imprenditori in generale, ci chiesero di non calcare la mano sempre rispetto alle richieste sindacali che si facevano sul territorio e anche nell'ambiente dove loro lavoravano,"^
I p r i m i problemi coinvolsero due delegati sindacali, Stefano
De Angelis e Carmine Guida, che n o n riuscivano a espletare d i rettamente la loro attività, e i n più riprese fiirono invitati minacciosamente a evitare scioperi e a n o n avanzare richieste sgradite
al titolare.
U n a mattina quando arrivammo con il cantiere fermo, m i chiamarono e me
lo chiesero prima di andare dai lavoratori che stavano fermi in attesa per lo
sciopero e della trattativa con l'azienda. Allora, c'era uno sciopero in atto
p e r c h é noi ritenevamo che non vi era il rispetto del salario, del riconoscimento del salario, e che non vi fosse soprattutto rispetto - come dire? - del
rapporto con i lavoratori. Facemmo una piattaforma che presentammo all'azienda nella quale chiedevamo il rispetto del contratto nella parte economica e nella parte normativa. Nella parte economica raggiungemmo un acQuesta e le citazioni che seguono sono tratte da Anselmo e Braucci (a cura di),
«Questa corte condanna.,,» cit., pp, 270
sgg.
531
Marcello Anselmo
cordo, e la richiesta dei due delegad fu, a seguito dello sciopero che poi ci
fu, che noi avremmo avuto per i lavoratori quanto richiesto, ma non avremmo dovuto firmare, sottoscrivere nessun accordo. Io ritenni allora che si
trattava di un modo di rappresentare rapporti con i lavoratori che dovevano
continuare a mantenersi come in un contesto di padre padrone: «Io te lo do,
p e r ò non è p e r c h é tu me lo chiedi».
Successivamente i due delegati furono contattati da Girolamo
La Torre, boss di Mondragone alleato del clan Schiavone-Bidognetti,
il quale aveva detto che qualsiasi richiesta da parte dei lavoratori doveva essere avanzata direttamente nei suoi confronti, che poi lui avrebbe risolto le
questioni con il datore di lavoro. La Torre testualmente disse ai due predetti delegad del sindacato: «11 sindacato, le cose le p u ò ottenere per legge e con;
tempi lunghi, io le ottengo i m m e d i a t a m e n t e » . Proseguendo nel discorso La'
T o r r e disse che il sindacato non doveva p i ù entrare nel cantiere di Letizia
Questa era un'azienda interna al Cedic che consorziava tutte le imprese
della provincia. C'era il Cedic per quanto riguardava il calcestruzzo, e poi
c'era il C o v i n per quanto riguarda gli inerti.
Successivamente i contrasti con Letizia si riproposero seguen^
do delle normali linee di contrattazione sindacale:
Io chiedevo a Letizia due cose, non solo gli aumenti salariali ma chiedevo un
rapporto diverso con i lavoratori. C i furono discussioni, ci furono contrasti
e arrivammo a mettere in sciopero il cantiere per la prima volta, e lì non c'era mai stato il sindacato. Letizia a c c e t t ò la piattaforma che facemmo ma mi
fece chiedere di non metterlo per iscritto e questo me lo chiese D e Angelis,
Q u i n d i m i hanno gambizzato il 4 gennaio del l y g i a casa mia.
La crudezza dell'attentato sembra quasi una dimostrazione della sensazione di impunibilità che circondava le attività del clan in
quel determinato periodo storico. Conferma, tra-l'altro, l'efficacia del controllo militare del territorio da parte del clan:
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
« C e r t o , che sono Michele Russo, ma che è, hai paura?»
Sempre c o n v ì n t o . , , p e r c h é poi tra l'altro avevo visto sotto una macchina,
una Panda che stava rigirata con il motore in moto e uno sportello aperto.
Per me non era niente di eccezionale, era il solito lavoratore che portava la
carta di corsa prima di andare a lavorare, non p i ù dì tanto. L o faccio entrare, ci scontriamo nel corridoio e sento esplodere un colpo, c i o è sento un r u more che non capisco lì per h un colpo. 1,,,| Poi ebbi la sensazione di qualcosa dì caldo che mi sì muoveva vicino alla gamba, presi la pistola per la
canna per un tentativo dì sopravvivenza e tentai di cacciarlo fuori da casa
mia. Lui sparò ancora due o tre colpi, poi sulla rampa di scale scivolai, m i si
s p e z z ò ìl braccio, lui s c a p p ò via, la macchina partì e diventai l'eroe nazionale e poi dopo sono rimasto solo di nuovo.
L'episodio dell'attentato è stato confermato, nell'udienza del
2 ottobre 2003, da Augusto La Torre che se ne assume la responsabiHtà e indica in Letizia i l mandante:
La Calcestruzzi Massicana, che poi è annessa anche alla cava di breccia, partecipava ai consorzio dì Alfonso Letizia, che non è originario di Mondragone, ma vive a Mondragone da moltissimi anni. L u i m i dava cinque milioni
al mese come estorsione perla calcestruzzi e, in p i ù , io prendevo ì soldi per
la cava tramite M a r i o lovine e Stefano Reccia per ìl consorzio e, poi, ogni
metro di calcestruzzi, che lui metteva a Mondragone o a Falciano del Massico o a Carinola, mi dava tremila lire al metro, f .-1 I nostri rapporti sono
stati sempre ottimi, p e r ò io, il più delle volte, sono intervenuto quando i sindacalisti facevano delle proteste e quindi fermavano le calcestruzzi. In
un'occasione c'era un sindacalista di Mignano Montelungo - un certo R u s so - che dava fastidio, non volle capire che la doveva smettere, e io lo feci
gambizzare. M e lo chiese Letizia, mi m a n d ò a chiamare... c i o è venne da me
a un appuntamento e m i disse che ci stava Russo e altri due che portavano i
cainion, le betoniere, che stavano mettendo dei griUì in testa anche agli altri
operai, non volevano farli lavorare più; lui non ce la faceva p i ù , pretendevano sempre di p i ù anche con toni arroganti e questo Russo per poco non
aveva alzato le mani su dì luì e li dovettero dividere. In poche parole, mi disse se lo potevo sparare e io gli dissi: «Va bene, non ti preoccupare, a questo
lo sparo e agli altri due...».
Io abitavo in una casa isolata, sono sposato con moghe e due bambini. \...\
La mattina presto, verso le sette, sette e mezza, suonarono sotto il portone di
casa. M i affacciai, c'era questa scala ripida, dissi: «Va be', entrate», e me ne
andai in cucina a preparare il caffè. G h chiedevo dì entrare, questi si fermarono sul pianerottolo di casa, m i dissero che non entravano, uscii io verso U
pianerottolo e a una richiesta continua di conferma:
«Ma è Michele Russo?»
Il ferimento di u n sindacalista è i l sintomo e la conferma del
sostanziale dominio territoriale dei clan capaci di imporsi nella
vita economica, di influenzare l'evoluzione dei rapporti di produzione, n o n c h é di condizionare le regolamentazioni del c o n flitto legato al mondo del lavoro. Rappresenta, tuttavia, anche i l
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533
Marcello Anselmo
riscontro del ruolo assunto dal clan d i garante del funzionamento fluido di un meccanismo produttivo i n cui la violenza fa da
contraltare alla capacità di gestione economica e sociale, c o n una
sostanziale unitarietà degli intenti che rende i l clan dei casalesi
un'organizzazione di nuovo tipo nel panorama criminale italiano
e internazionale.
M a è anche u n segnale del consenso diffuso che i l potere c r i minale ha saputo costruire grazie al controllo totale esercitato su
diverse fasce sociah redistribuendo profìtti sotto forma di posti
di lavoro o favori e infiltrandosi all'interno della vita sociale e
pohtica del territorio. In tale contesto la garanzia d i cittadinanza
risulta monca per gli abitanti della zona, c u i vengono sottratti
n o n solo i meccanismi d i gestione della vita economica ma a n che una larga fetta di vita quotidiana influenzata dal d o m i n i o camorrista.
Le casistiche riportate indicano, inoltre, la c o n t i n u i t à del d o m i n i o casalese sul territorio nonostante lo smantellamento del s i stema dei consorzi; grazie al controllo diretto della politica e d i
un comparto produttivo, i casalesi n o n hanno mai interrotto Ìl
loro virtuoso meccanismo d i accumulazione, trasformando le
forme e lasciando sostanzialmente immutata la sostanza.
5. Concìusìoni
La rete economica e relazionale d i un'organizzazione camorristica è rappresentata da u n intreccio d i interessi e di fenomeni
che, per quanto è dato comprendere, restano i n buona parte im-;:^
m u n i dalle verifiche gitidiziarie. L e organizzazfoni si alimentane
attraverso la penetrazione nel mercato, sfruttano le maglie dà
un'imprenditoria spesso bisognosa d i protezioni, si p o n g o n c |
come «mediatori del consenso» i n occasione d i competizio"''
elettorali, realizzano investimenti che offrono lavoro a sogget
affiliati e non, condizionano spesso le scelte delle piccole animi-:)
nistrazioni locali. E hanno solidi legami interni, basati anche sif
vincoH familiari, che consentono di superare periodi di crisi lega-s*
ti alla pressione giudiziaria o alle dinamiche di conflitto con grup-^;.
pi antagonisti. D i certo i l carcere, specie se prolungato, rappre-'
L'impero del calcestruzzo in Terra di Lavoro
senta u n deterrente alla prosecuzione «individuale» dell'attività i l lecita, ma molte volte si è constatato che soltanto la strada del
contrasto alle accumulazioni patrimoniali - purtroppo ancora
disseminata d i difficoltà — consente d i minare l'effettiva capacità
di influenza, contrattazione e reclutamento dei n u o v i affiliati. In
particolare, per ciò che è emerso da indagini p i ù recenti, resterebbe forte i l potere economico e militare del gruppo casalese,
c o n ramificazioni anche i n zone del Lazio, della Toscana e dell'Emilia Romagna.^*'
Nell'esposizione della dinamica di infiltrazione e d o m i n i o del
settore economico della produzione d i calcestruzzo è emersa,
dunque, l'importanza del ruolo svolto da imprenditori e faccendieri coinvolti nelle attività dei clan. Persone che a diverso titolo
hanno reso possibile il contatto tra u n mondo di alfabetizzazione
scadente e zoppicante e i meccanismi dell'impresa e della p o l i t i ca; dei mediatori tra società legittima e imprenditoria criminale
che hanno permesso agli interessi camorristici d i raggiungere i
luoghi del proprio d o m i n i o . SÌ tratta di individui che hanno tratto evidenti benefici dalle attività del clan, sottraendosi a ogni regola e alla concorrenza leale di mercato. La complessa trama di interessi che si cela dietro le attività del clan dei casalesi ha una natura
bifronte, fatta di elementi militari (esercizio violento dell'intimidazione e dell'aggressione) e di elementi capaci d i muoversi a
proprio agio nelle maglie della produzione, delle amministrazioni e della politica. 1 due elementi sono le componenti strutturali
e identificative della particolarità storica della camorra casalese.
L e differenze storicamente emerse tra i l gruppo casalese e gli
altri gruppi criminali campani riguardano anzitutto le o r i g i n i del
fenomeno criminale-associativo. Il vecchio capo dei casalesi A n tonio BardeUino, i n quanto uomo legato alla famiglia dei N u v o letta e dunque al modello di Cosa Nostra siciliana, i m p o s t ò l'organizzazione importando non solo il rituale dell'affiUazione — che
ha perso importanza nel corso del tempo —, ma soprattutto i r i g i di meccanismi di funzionamento: suddivisione del territorio per
zone, affidamento di responsabilità direttive a capizona, allarga^'^ Cfr. ad esempio G . D i Feo e E , Fittipaldi, Gomorra fronte del nord, in «L'espresso», 18 settembre 2008.
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Marcello Anselmo
mento dei componenti basato anche su vincoh di sangue, straordinaria capacità di sfruttare rapporti con l'imprenditoria. D e l resto, la camorra casertana, p i ù simile alla mafia, ha dalla sua un p o tente alleato rappresentato dalla vastità del territorio, che viene
n o n solo monitorato ma soprattutto «sfruttato» per ogni sua p o tenzialità economica, dall'interramento dei rifiuti pericolosi, alla
monopolizzazione del mercato del calcestruzzo e degli inerti, al
controllo della distribuzione d i alcuni prodotti essenziali.-' In
questo, emergono alcune forti differenze rispetto ai clan « m e tropolitani», dediti i n maggior misura al traffico delle sostanze
stupefacenti e alle tradizionali forme estorsive. L'evoluzione della camorra casalese sta proprio nella capacità di coordinare abilità
imprenditoriale e potere militare d'intimidazione all'unico scopo
dell'arricchimento del clan. Ricchezze che vengono indirizzate
verso investimenti mirati e lucrosi, legah, che hanno ormai da
tempo travalicato i confini regionafi e nazionah.-"
La fonte del presente contributo è stata essenzialmente il m a x i processo Spartacus, ovvero i l risultato di una vastissima indagine
condotta dal 1993 al 1998 dalla Procura antimafia di N a p o l i sul
temibile clan dei casalesi, organizzazione che si è radicata nel territorio aversano sin dall'inizio degli anni ottanta, sotto i l dominio
di A n t o n i o BardeUino e, successivamente, di Francesco Schiavone, Vincenzo D e Falco e Francesco Bidognetti."'-' DaUe indagini
che, a partire dal maggio del 1993, vennero alimentate dalle c o n fessioni di alcuni «collaboratori di giustizia» e che ebbero ulteriore impulso dopo l'omicidio di don Giuseppe Diana, avvenuto a
Casal di Principe i l 19 marzo 1994, sono sorti diversi filoni processuali, tutti portati al giudizio del Tribunale o deUa C o r t e d'As-;
sise di Santa M a r i a Capua Vetere. A partire daUa fine degli anni
novanta e, si p u ò dire, a tutt'oggi, questo tribunale ha complessivamente giudicato più di mUle imputati per appartenenza ad associazione camorristica, omicidi, estorsioni e altro. In particolaPer una storicizzazione del fenomeno criminale mafioso, cfr. J. Dickie, Cosa nostra. Storia della mafia siciliana ( 2 0 0 4 ) , Later2a, Roma-Bari 2 0 0 7 .
Cfr. 1*,. Saviano, Vi racconta l'impero della cocaina, in «L'espresso», 8 marzo looj.
L'impero del calcestruzzo iti Terra di Lavoro
re, i l maxiprocesso Spartacus i ha sottoposto a giudizio, sia per
reati legati aU'uso della violenza sia per reati economici, la struttura di «vertice» deU'organizzazione e i soggetti che hanno c o n t r i buito, con varie modalità, alla nascita deU'attuale gruppo dirigente. G l i imputati sono stati 126 e U processo si è snodato attraverso
630 udienze, con l'ascolto di più di 600 testimoni, tra cui 25 c o l laboratori di giustizia, e l'acquisizione di materiafi cartacei, intercettazioni, perizie e autopsie che hanno riempito oltre 200 faldoni di atti processuaU. L a durata complessiva del giudizio di p r i m o
grado è stata di sette anni, dal 1998 al 2005, gli imputati condannati sono stati 95, dei quaU 21 aUa massima pena deU'ergastolo per
l'accertato concorso in uno o p i ù episodi di omicidio, 21 assolti e
I O deceduti durante U processo. Centinaia di beni, anche di notevole valore economico, sono stati confiscati. Le risorse impiegate sono state ingenti: si è fatto ricorso al sistema deUa videoconferenza per evitare la traduzione presso l'aula bunker del carcere
di Santa M a r i a Capua Vetere dei detenuti ritenuti di maggiore
pericolosità, sono state allestite due nuove aule bunker per terminare il processo i n condizioni di regolarità e i magistrati impegnati hanno ottenuto d i seguire esclusivamente tale processo e
sono stati esonerati daUe altre incombenze. La camera di consigUo
finale è durata 11 giorni ininterrotti, dal 5 al 15 settembre 2005. La
sentenza di p r i m o grado, depositata nel giugno del 2006, si sviluppa per 3200 pagine e ripercorre i 67 capi d i imputazione del
processo.
La fenomenologia processuale, l'ingente numero di imputati
- specchio di un profondo radicamento territoriale deU'organizzazione - , il riscontro delle condanne e deU'impianto accusatorio
confermato daUa C o r t e d'AppeUo di NapoU nel 2008, fanno dei
documenti del processo la fonte privilegiata per ricostruire u n
ventennio di dominio camorristico. A l di là deUe suggestioni e
delle tante immagini rappresentative, infatti, la storia del clan dei
casalesi è parte della storia del M e r i d i o n e itaUano, con le sue c o n traddizioni e le sue carenze, e più raramente con le sue forme di
resistenza minute ma non meno efficaci che restano, purtroppo, offuscate daUa spettacolarizzazione del male e deUe sue forme storiche.
Le indagini sono state .svolte in particolare dai pubblici ministeri Lucio Di Pietro, Federico Cafiero De Raho, Francesco Greco, Carlo Visconti, Francesco Curcio.
e in seguito Raffaele Cantone e Raffaello Falcone.
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Traffici criminali
Camorra, mafie e reti internazionali dell'illegalità
A cura di Gabriella Gribaudi
Bollati Boringhieri