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Adriana Musella, fiera e orgogliosa, ha
celebrato il ventesimo anniversario della
fondazione di “Riferimenti”, di cui è presidente, e che è stata pensata e risolta nella
lotta alla mafia. Visto e considerato che,
nonostante le buone intenzioni e le buone
azioni di “Riferimenti”, la mafia, invece di
diminuire, è aumentata, ci domandiamo:
vent'anni dopo o vent'anni perduti?
DOMENICA 5 MAGGIO
2013
LA RIVIERA
02
Parlando
di...
IL CASO
Quei colpi di pistola!
ILARIO AMMENDOLIA
Prima ancora di capire contro chi erano
diretti i colpi sparati dinanzi a Palazzo Chigi,
occorre dimostrare che l’Italia intera, e la
Calabria soprattutto, è solidale verso il brigadiere dei carabinieri Giuseppe Giangrande
gravemente ferito, verso una figlia che trepida per le sorti del padre di cui è giustamente
orgogliosa e, naturalmente, verso il secondo
carabiniere ancora in ospedale.
Se ad essere colpito fosse stato un politico, un
industriale, un banchiere, un sindacalista, la
cosa sarebbe stata altrettanto grave ed inaccettabile. La violenza delle armi non può
essere mai giustificata da qualunque parte
provenga e qualunque siano le motivazioni.
Ciò detto, dobbiamo comprendere, con nervi
saldi, ciò che è successo il giorno in cui il
governo prestava giuramento.
È fastidioso il fatto che tutti i giornali abbiano
sottolineato- sino alla noia- il fatto che Preiti
sia calabrese. È il frutto di un lavoro di lunga
lena che ha solcato la mente degli italiani e si
racchiude nel binomio calabrese- delinquente.
Noi a questa deriva ci siamo opposti con coerenza e ci opporremo con tutte le nostre
forze. Ciò detto non abbiamo difficoltà ad
ammettere che Preiti era un disperato, un
uomo fragile, un giocatore, un disoccupato,
un emigrato, un alienato, un calabrese!
Quei colpi i di pistola, forse, partivano dal
ventre di una Calabria disperata e puntavano
all’assurdità del Potere. La Calabria è il posto
d’Italia dove la decomposizione della società
è andata più avanti. Un posto dove la solitudine conduce alla rabbia ed alla lotta di tutti
contro tutti. Abbiamo più volte detto e ribadito che la stessa ndrangheta è una scelta
disperata contro gli altri e contro se stessi.
Il “disperato” di Rosarno ha comprato una
pistola al mercato clandestino delle armi.
Nessuno compra un arma con matricola
abrasa se non ha qualche intenzione di utilizzarla. Ne consegue che ha comprato una
pistola perché si considerava in guerra.
Guerra contro un “Potere” che lui considera
ESSENZIALE
Quei colpi di pistola,
forse, partivano dal
ventre di una Calabria
disperata e puntavano
all’assurdità del Potere.
Un posto dove la
solitudine conduce alla
rabbia e alla lotta di
tutti contro tutti.
responsabile del “male” che attanaglia il
nostro Paese. Egli voleva ammazzare ed
ammazzarsi! Voleva lanciare un grido di
dolore e di rabbia nell’augurio che finalmente qualcuno fosse costretto ad ascoltarlo.
Nel romanzo di Alvaro, Antonello, uccide,
incendia, devasta per incontrare la Giustizia.
Antonello, schiacciato dalla prepotenza dei
forti, nonostante tutto, si era scelto un interlocutore. Preiti si sente solo contro tutti. Non
crede più nella legge ma non voleva diventare un mafioso. Non ha un sindacato per combattere la sua battaglia per il lavoro. Non ha
un partito dentro cui organizzare il proprio
sdegno e la propria rabbia, avanzare le proprie proposte e confrontarsi.
Non crede nell’azione collettiva perché comprende che il potere è plasmato ad immagine e somiglianza di una società che si va disumanizzando e sbrindellando in tanti piccoli
pezzi. Ognuno per sé, e neanche Dio per
tutti.
È un caso che a sparare sia stato un calabrese?
Forse no!
In Calabria più che in ogni altro posto, il
Potere, con i suoi stanchi riti, appare assurdo,
corrosivo, crudele ed inaccettabile.
Non è più tollerabilee agli occhi di molti
disperati che mentre i diritti fondamentali di
cittadinanza vengono messi in discussione, il
profitto delle banche americane è passato da
due trilioni di dollari a 22 trilioni o che funzionari dello Stato italiano percepiscano
molto più del re d’Olanda.
Probabilmente Preiti coglieva un nesso tra la
ricchezza insensata, irrazionale ed ingorda
dei pochi ed i diritti negati ai molti.
Mi ha particolarmente colpito il riferimento
di Preiti fa, durante l’interrogatorio, al caso
della signora di Bergamo che soffoca la figlioletta di tre anni e si toglie la vita. Con quel
riferimento sembra abbia voluto dire agli
inquirenti: non vedete cosa sta succedendo
intono a noi? Non vedete che razza di società
si sta costruendo? Ai suoi occhi, una società
inumana. La sua guerra non si ferma al
“Potere” ma si allarga agli uomini che stanno
vivendo una metamorfosi verso un individualismo esasperato, una disumanizzazione dell’uomo che lo fa regredire verso la barbarie.
Lui ne è un esempio ed ha l’animo esacerbato per la sua regressione verso la ferocia. Ha
paura di se stesso, di quello che sta diventando e decide di diventare “angelo vendicatore” arrogandosi il crudele diritto di ammazzare ed ammazzarsi.
Un gesto disperato è sempre un segnale di
impotenza ma va analizzato come la punta di
iceberg che segnala un malessere di fondo.
Oltre un secolo fa l’anarchico Gaetano
Bresci uccideva un re in nome della
Giustizia. Voleva vendicare la strage di innocenti avvenuta a colpi di cannone nelle strade di Milano attraverso la mano assassina del
generale Bava Beccaris. .
Bresci, uomo generoso sino all’estremo sacrificio della propria vita, divenne l’emblema
del male. Il re Umberto fu mitizzato e celebrato come il “re buono” simbolo di un potere paterno e senza colpe.
Il giorno del giuramento del governo, la
Calabria non ha trovato posto all’interno di
Palazzo Chigi. Non certo perché manchi un
ministro calabrese, ma perché questo Stato ci
chiude la porta in faccia da tantissimo tempo.
Un calabrese disperato si è presentato all’esterno con la pistola in pugno. Non può essere giustificato! La sua azione va condannata
senza reticenze e senza nulla concedere alla
conterraneità. La prima reazione del governo è quello di aumentare le scorte, ci auguriamo che seguano misure urgenti tese a lenire il malessere sociale. Un gesto disperato è
una spia che si accende e si farebbe male ad
ignorare.
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Parlando
di...
LA SETTIMANA
SBARCHI
Sessanta Siriani
ed Eritrei nel
porto di Roccella
Una sessantina di
immigrati di nazionalità siriana ed eritrea, tra i quali anche
donne e bambini, a
bordo di un barcone,
sono stati soccorsi al
largo dello Jonio tra
le province di
Catanzaro e Reggio
Calabria. Sul posto
sono intervenute la
Capitaneria di Porto
di Roccella Jonica e
la Guardia di finanza. Hanno provveduto al trasbordo dei
migranti e ad
accompagnare in
porto l’imbarcazione,
un motopeschereccio. I migranti erano
in buona salute.
Primo Maggio a Bova
ILARIO AMMENDOLIA
C’era una volta il Primo Maggio.
Una giornata di festa e di lotta. Primo
Maggio dei nostri paesi con la banda
INCHIESTA FEHIDA
Le sorelle di Giovanni Strangio
sono state condannate in Appello
musicale che suonava inni di riscatto e di
speranza. C’erano le bandiere rosse al
vento, c’erano i braccianti, i disoccupati,
gli artigiani con il fazzoletto rosso al collo
ed il garofano al petto.
Angela e Teresa Strangio, sorelle di
Giovanni, ritenuto l’ideatore e uno
degli autori della strage di Duisburg
del 15 agosto 2007 in cui furono
uccise sei persone, sono state condannate dalla Corte d’appello di
Reggio Calabria. Angela Strangio è
stata condannata ad otto anni e
Teresa a sette anni e quattro mesi. Il
procedimento è scaturito da un
troncone dell’inchiesta Fehida contro le cosche di San Luca. Le condanne sono state contestate in modo
deciso dalle due imputate, che in
una nota sostengono che «nessun
essere umano dovrebbe ergersi a
giudice di un altro essere umano
perché uno solo è il giusto giudice,
Un turbine di vento ha portato via i calabresi dai loro paesi, i contadini dalle
campagne, gli artigiani dalle botteghe, gli
intellettuali dai loro studi. Ha lasciato
paesi lacerati senza lavoro e con pochi
lavoratori.
Eppure, quasi per miracolo, il profumo
intenso e infondibile del quel Primo
maggio, si sentiva a Bova Marina in
Dio». Le due ragaze hanno anche
difeso a spada tratta il fratello definendolo «un innocente mandato
all’ergastolo senza un giusto processo, senza un solo indizio che lo collochi sul luogo del delitto». Si dicono indignate le due ragazze e
sostengono di aver ricevuto un trattamento diverso rispetto alle altre
imputate: «Le altre donne sono
state assolte in primo grado e altre
condannate ad un anno e pochi
mesi, con la sospensione. Donne
che, stando agli atti, portavano
uomini armati a summit nei bagagliai delle proprie auto, ma ciò
nonostante non hanno avuto lo stesso trattamento di noi».
occasione della festa dei lavoratori che si
rinnova nonostante tutto.
Una banda ha percorso le strade intonando
vecchie
canzoni:
“L’Internazionale”,
l’Inno
dei
Lavoratori, Bandiera Rossa.
C’era tanta nostalgia.
Nostalgia di un sogno al quale non si
rinuncia, nostalgia di un entusiasmo di
cui sente un gran bisogno, nostalgia di un
tempo di speranza e di lotta. Nostalgia di
bandiere che univano il mondo del lavoro negli ideali della pace, dell’uguaglianza, della libertà!. Solo un uomo straordinario ed eccezionale poteva far rivivere
quel clima, e infatti alla testa del corteo ,
fisicamente stanco ma idealmente ruggente, c’era Pasquino Crupi.
Esiste una bussola che indica i quattro
punti cardinali.
C’è una invisibile bussola del tempo che
indica l’alba e muove l’orologio della
Storia.
Non importa se l’orologio sia grande o
piccolo. Importante è che continui a funzionare con un impercettibile ticchettio.
Un giorno comprenderemo che quello
che oggi sembra un tramonto annuncerà
l’alba di una “Futura Umanità”.
DOMENICA
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LA RIVIERA
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la Riviera
CARTOLINE MERIDIONALI Antonio Calabrò
Le notizie più lette
della settimana su
larivieraonline.com
SOTTOSEGRETARI
Sole a Gallicianò
Ed eccolo il sole della
Calabria, tagliente come un
rasoio di fuoco, pronto a mandare in ebollizione mare e sangue, pronto a bruciare foreste
e cuori, implacabile nel cielo
come una giustizia per gli
animi aridi e una speranza per
chi sa sognare ancora. E dal
paesino tra l’Aspromonte e lo
Jonio, come lucertole magiche
tra antichi mattoni d’argilla
affettuosa, spicchiamo voli fantastici e planiamo, su questa
infinita storia di questa smarrita terra, e ci ritroviamo vivi,
illuminati dall’astro e forti
come i monti calabresi.
1) INCIDENTE SS.106: UN MORTO E UN
FERITO
2) ROCCELLA JONICA: ACQUISTI CON ASSEGNI
FALSI, 12 ARRESTI PER TRUFFA
3) LO SCHIAFFO CHE SIDERNO NON
MERITAVA
4) ARRESTATO IN COLOMBIA IL LATITANTE DOMENICO TRIMBOLI
IL DIAVOLO NERO
Gli atei devoti
5) PROCESSO CRIMINE: AL VIA LE
UDIENZE D’APPELLO
6) MONASTERACE: DOMENICO RUGA
SI PRESENTA ALLE AUTORITÀ
7) BOVALINO: TERZA AUTO IN
FIAMME IN SOLI DUE MESI
8) DOPO VENT’ANNI ARRESTATO IL
PRESUNTO KILLER DI UN BARISTA
CALABRESE UCCISO A FORLIMPOPOLI
Dati Google.com
Come già sapete, il direttore
di questo nostro zolforoso
settimanale aveva invitato
alla Festa del Primo Maggio
in Bova Marina l’ extraterritoriale deputata Rosi Bindi,
nominata in Calabria.
Essendosi liquefatta, come
gran parte del Pd, non ci è
andata. Sarà per un’altra
volta. Ma alla Festa del
Primo Maggio bovese, conclusa da una bene accolta
orazione
di
Ilario
Ammendolìa, erano stati
invitati anche parecchi sindaci della Locride. Che, contenti, come una Pasqua, avevano dato la loro adesione e
poi, come l’uovo di Pasqua,
hanno riservato la sorpresa,
non sorprendente, della loro
assenza. Non sarà per la
prossima volta, poiché,
come si vorrà Lassù dove
tutto si puote, non siederanno più sulla sedia sindacale.
Unico tra cotanto senno
amministrativo ad essere
giustificato il presidente
dell’Assemblea dei Sindaci,
prof. Giorgio Imperitura,
che si trovava per una missione speciale in Australia,
ricca di tutto tranne che di
asini, Ma a tutto c’è rimedio.
E il Diavolo Nero, però,
vuole rendere merito ad
Antonio Condelli, sindaco di
Antonimina, che, a differenza dei suoi colleghi impegnati in pratiche amministrative persino nel giorno
del Primo Maggio, ha marciato insieme ai lavoratori
del braccio e della mente.
Questa è una rondine che
farà primavera, nonostante
l’amaro cielo della Locride
sia popolato dagli atei devo-
ti. Da sindaci che non credono in nulla, e devoti solo alla
poltrona.
Cuor contenti,
Dio li aiuta
ETIMO VERO
La questione calabrese è così immensa che persino un ministro delle nostre parti significa poco o
nulla. Figurarsi poi se, invece del ministro, nel
vagone Letta, come le scarpe, c’è un paio di sottosegretari. Nelle persone dell’ormai immarcescibile Antonio Catricalà e della perdurante Jole
Santelli, tutt’e due con polmoni pdl.
Il dr. Antonio Catricalà, riaccolto nell’area di
Governo
come
sottosegretario
alle
Telecomunicazioni, è un calabrese di cui ha notizia solo l’anagrafe del comune di Catanzaro dove
aprì gli occhi alla luce. E della Calabria ha conoscenza come gli schiavi di Platone chiusi nella
caverna.
La signora Jole Santelli ha anche ella un passato
di sottosegretriati vari. Poteva aspirare a fare la
ministra. Ma chi nasce sottosegretario è destinato
a morire da sottosegretario. Comunque, Jole
Santelli e Antonio Catricalà, sono cuori contenti,
e Dio li ha aiutati.
Qui potremmo fare punto e non tornare da
capo. E, invece, da capo dobbiamo tornare perché sarebbe un fuor d’opera
non sottolineare la fragorosa assenza dalla folta
schiera dei sottosegretari
di Marco Minniti che già
saliva verso il sottosegretariato agli interni,
guardiaspalle sicuro
e leale di Angelino
Alfano. E ne avrebbe tratto vantaggio
la Calabria di cui
nessuno, come il
subcomandante
Marco, conosce a
menadito caserme
e commissariati di
polizia e non
anche i luoghi
della disperazione
sociale. Per armonizzarlo con il lutto
del suo cuore,
deluso da Letta,
avevamo in mente di regalargli
un vestito di color nero. Ma poi
ci siamo ricodati che ce l’ha già.
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LA RIVIERA
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SANITÀ
L’ospedale di Siderno al servizio delle fasce più deboli, cioè
bambini e pensionati. Quest’ultimi, con quello che percepiscono,
non riescono neanche a comprare i medicinali necessari.
Un esempio
positivo
Venti specialisti al Polo
sanitario di Siderno
Per una volta vedere il lato positivo della
sanità locale. Con il responsabile del Polo
sanitario di Siderno, Giuseppe Mirarchi, si è
parlato dei servizi a disposizione dei cittadini.
«Mi fa piacere che venga fuori la parte positiva, di negativo se ne ha già abbastanza. Ci
occupiamo delle fasce più deboli, di primo
livello, cioè bambini e pensionati.
Quest’ultimi, con quello che percepiscono,
non riescono neanche a comprare i medicinali necessari».
Il distretto di cui è direttore Silvia Falvo, comprende l’area che va da Monasterace a Palizzi
ed è diviso in poli. Quello di Siderno comprende gli utenti di Canolo, Agnana e,
appunto, Siderno e, da un anno, anche quelli di Locri, Gerace ad Antonimina perché la
struttura di Locri è stata ritenuta inagibile.
Quaranta mila abitanti circa, di cui almeno
quindici mila hanno diritto all’esenzione per
reddito, per fascia di età o patologie varie,
servizi che, insieme al cambio del dottore di
base e del pediatra, sono di pertinenza del
polo. Ma a questi si aggiungono altri servizi. I
cittadini possono usufruire di visite specialistiche negli ambulatori che sono stati predisposti nella struttura dove prima si ergeva l’ospedale di Siderno.
«Una delle carenze e il poco personale
amministrativo. Ma aver ripreso l’attività in
questa struttura, è una riconquista per questo
presidio, dove non c’era la vigilanza, e i fatti
accaduti sono un chiaro sintomo di questo e
IN EVIDENZA
«In questi due anni ci
siamo riappropriati della
struttura e come se
fossimo di fronte
all’Araba fenice, di fronte
alla rinascita»
tutta una parte era chiusa. Tutti ambulatori
che sono di fatto un distaccamento del
Presidio ospedaliero di Locri, sono piccoli,
ma importanti tasselli per arrivare all’obiettivo finale, la Casa della salute».
Prima a Locri, compressi in poche stanze, da
due anni, cioè da quando si sono trasferiti,
hanno a disposizione lo spazio necessario per
il lavoro da portare avanti, dando una discreta risposta agli utenti.
«Una bella conquista è che, per tre giorni, da
Locri viene qui il dottore Errigo per fare visite cardiologiche, in una settimana circa settanta prestazioni, un grande risultato. Ci
sono le liste di attesa, ma tutto si è snellito. Da
un po’ è arrivato il dottore Nicita, esperto di
gastroenterologia. Chi viene da noi può sottoporsi a visite specialistiche di buon livello.
Altra eccellenza la diabetologia pediatria, la
dottoressa Bruzzese impianta microinfusori».
Ma gli ambulatori sono diversi, anche quello
di ortopedia, fisiatria, pneumologia, angiologia, geriatria, reumatologia, endocrinologia,
otorino, il centro prelievi dove la dottoressa
Gallo ai pazienti ai quali viene somministrata
un particolare medicinale, procede direttamente a Siderno, con le analisi necessarie. E
poi oculistica e medicina interna. Una ventina di specialisti ai quali se ne dovrebbero
aggiungere degli altri.
In questa stessa struttura c’è radiologia, un
punto di primo intervento, la guardia medica
e gli assistenti sociali. «L’accesso ai servizi è a
titolo gratuito. Riuscire a dare questo livello
vicino a casa è importante. È vero che ci
manca il confort, ma intanto diamo la risposta medica. È questo che vorremmo che la
gente apprezzasse. La professionalità è
garantita. In questi due anni ci siamo riappropriati della struttura e come se fossimo di
fronte all’Araba fenice, di fronte alla rinascita. I problemi ci sono, ma si cerca di farne
fronte, evitando l’atteggiamento di chiusura
che, sicuramente, non paga. Invece l’intento
è di far capire a tutti che ciò che abbiamo è
un bene comune da tutelare».
E.A.
Il degrado di Melito Porto Salvo
Sono i giorni in cui Melito di Porto
Salvo si appresta ai festeggiamenti in
onore di Maria SS. di Porto Salvo e,
facendo un giro per il paese, non sono
passati inosservati i cumuli di immondizia riversi per strada e un sottopasso
ridotto a “vespasiano”.
Una “bella” cartolina, soprattutto per i
tanti turisti che tornano nel paese natale per tradizione e per trascorrere la
festa in compagnia di amici e parenti.
Una cornice davvero squallida e desolante, soprattutto l’attraversamento del
sottopassaggio che da Via Tenente
Minicuci porta a mare, proprio a due
passi dalla Stazione. La passerella in
questione, oltre che una discarica pubblica, è diventata anche un ritrovo per
animali e un bagno maleodorante aperto a chiunque. Proprio l’emblema del
degrado.
Questa situazione ormai si presenta
ogni anno e nonostante le numerose
segnalazioni, nessun provvedimento
finora è stato preso. Lo stato del sottopasso mette a serio rischio l’incolumità
e la salute dei cittadini e di coloro che,
in particolar modo, avrebbero avuto l’i-
dea di fare pochi metri per arrivare a
mare.
Il dato che fa riflettere è che il sottopas-
saggio è sotto gli occhi di tutti, poiché è
unito a una delle arterie di comunicazione più trafficate del paese melitese.
Proseguendo poco più avanti, sempre
lungo la via Tenente Minicuci, qualcuno
ha pensato anche di bruciare i rifiuti
all’interno e vicino ai cassonetti. Un
atto incivile e un crimine per l’ambiente.
Per tutto il paese si respirava infatti un
cattivissimo odore e il rischio per la
salute, inalando diossina, è stato alto
quanto dannoso.
Anche durante la Processione in onore
a Maria SS. di Porto Salvo, che da
Pentedattilo è scesa fino a Piazza Porto
Salvo, le centinaia di persone che
hanno accompagnato la Sacra Effige,
hanno tenuto per tutto il tempo il naso
tappato a causa del cattivo odore che
emanavano i rifiuti fuori dai cassonetti.
Intanto l’azienda Ased, che ha sospeso
la raccolta, chiede alla commissione
prefettizia il pagamento di circa 2 milioni e 400 mila euro di debiti vantati.
La piaga dei rifiuti in questi ultimi mesi
sta affliggendo tanti paesi del sud Italia
ma, finora, all’orizzonte non si intravede nessuna soluzione al problema. I cittadini dal canto loro, reclamano più
pulizia e condizioni di vita più dignitose
viste anche le imposte sempre più salate che pagano ogni anno.
Maria Cristina Condello
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COPERTINA
CENTRALE A CARBONE DI SALINE JONICHE
Nuoce gravemente alla salute
dei calabresi e della democrazia
Com’è possibile anche solo pensare di consentire che questa bomba ad
orologeria ci venga sganciata addosso? Ma soprattutto come possiamo farci
imporre dall’alto una scelta così importante e decisiva per il nostro futuro? I
nove comuni e i loro abitanti non hanno nessun potere in questa storia
ELEONORA ARAGONA
Un progetto da un miliardo di euro con promesse di impiego per 1.500 operai per la
costruzione e 140 lavoratori quando la centrale entrerà in funzione a pieno regime. Una
centrale che oltre a produrre energia che alla
Calabria non serve dato che già ne produce
cinque volte più di quanto gliene occorra. Il
progetto interesserebbe nove comuni dell’area grecanica in provincia di Reggio
Calabria: Montebello Jonico, Melito Porto
Salvo, S. Lorenzo, Bagaladi, Roghudi,
Roccaforte del Greco, Condofuri, Bova e
Bova Marina. È un progetto controverso e
che ha spaccato in due la cittadinanza di questi paesi. Da un lato ci sono coloro i quali
vogliono questo progetto, sperano nei posti
di lavoro promessi e nelle briciole che la
società svizzera gli lancia. Dall’altro ci sono
gli oppositori, quelli che non si vedono e non
svendono il futuro, già così precario, dei loro
figli per un progetto che ancora una
volta non porterà nessuno sviluppo
nella loro zona.
L’iter per la realizzazione di
questa bomba ecologica
che si vorrebbe costruire
sulle spalle dei calabresi
e della loro salute è
quasi giunto al termine.
Il V.I.A. (valutazione di
Impatto ambientale)
ha passato il vaglio del
M i n i s t e r o
dell’Ambiente nonostante la realizzazione di Saline contribuirebbe a far sforare all’Italia il target
di emissioni di C02
consentito dal protocollo di Kyoto. E nonostante il significativo parere forte-
IN EVIDENZA
Distruggere il passato, una
delle poche risorse che
possediamo, è di questo
che si tratta. Ma non solo
purtroppo. Se questo non
fosse sufficiente è
necessario rendersi conto
che permettere la
costruzione e la messa in
funzione di questa centrale
significherebbe svendere la
salute nostra e delle future
generazioni.
Tra democrazia sospesa e partecipazione mancata
Lo scioglimento del Consiglio comunale
di Montebello Jonico, al di là delle considerazioni sulla giustezza o meno del provvedimento, sicuramente pone seri interrogativi. Ciò, perché, intorno alla
Centrale a carbone di Saline, si concentra
gran parte del dibattito sul possibile risanamento e riutilizzo dell’area ex
Liquichimica. Un confronto a distanza
tra il fronte del No e quello del Sì.
I comitati dei cittadini, dell’uno e dell’altro fronte, avevano quale riferimento per
le loro istanze i rappresentanti eletti in
Consiglio comunale, i quali si facevano
portatori delle iniziative, delle idee, dei
convincimenti dei rappresentati. Il
Sindaco, i Consiglieri comunali sono
parte di un sistema, nel quale i rappresen-
tanti sono autorizzati a trasformare la
volontà popolare in atti di governo, sin
dal momento in cui sono eletti: perciò
hanno un mandato rappresentativo.
Oggi, mancando gli interlocutori democraticamente eletti, chi rappresenterà le
varie posizioni dei cittadini di Montebello
Jonico nella diatriba sempre più accesa
pro o contro la Centrale? Sembra para-
dossale, ma rispetto alle evoluzioni (o
involuzioni), a cui tende il sistema della
rappresentanza, quello che disse Winston
Churchill alla Camera dei Comuni l’11
novembre 1947 è particolarmente attuale: “La democrazia è la peggiore forma di
governo – eccetto per tutte le altre forme
che sono state provate di tempo in
tempo, che sono ancora peggio” .
DOMENIICA
Sappiamo bene a quali difetti della
democrazia alludeva Churchill. Ma non
possiamo evitare di considerare quali
pericoli (attuali) e ben gravi conseguirebbero modifiche, che aboliscano la elezione di rappresentanti senza vincolo di
mandato. In una società complessa non si
può eliminare la rappresentatività, è
necessaria una partecipazione il più pos-
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Trionfa la legalicrazia
mente negativo opposto al progetto da parte
del Ministero dei Beni culturali. Il sito su cui
dovrebbe sorgere la centrale è infatti un’area
ricca di reperti di età ellenica. Distruggere il
passato, una delle poche risorse che possediamo, è di questo che si tratta. Ma non solo
purtroppo. Se questo non fosse sufficiente è
necessario rendersi conto che permettere la
costruzione e la messa in funzione di questa
centrale significherebbe svendere la salute
nostra e delle future generazioni. Solo in
Italia ci sono già tre casi tristemente noti,
Genova, Savona e La Spezia, in cui è stato
dimostrato come le centrali a carbone abbiano inciso sull’aumento dei casi di tumore ai
polmoni, alla laringe, alla vescica e leucemie.
La foto che correla l’articolo (e ci scusiamo
se può urtare la sensibilità di qualcuno o se
può essere ritenute troppo crude) rappresenta quello a cui porterà tutto questo. Il carbone è infatti uno dei combustibili fossili più
inquinanti al mondo, produce un’elvatissima quantità di anidride carbonica.
Ma non solo. Ecco quali sono gli altri
elementi inquinanti che vengono
sprigionati da una centrale a carbone: polveri, in particolare del
tipo Pm 2,5, benzopirene, diossine, benzene, Cromo, arsenico,
silicio, isotopi radioattivi.
Secondo il piano regionale della
Qualità dell’ Aria in Liguria del
2006, in Liguria le centrali a carbone
emettono l’ 89% del mercurio, il 55%
del Nickel e del Piombo, il 43%
dell’ Arsenico, il 15% del cadmio
emessi totalmente in
tale regione da
ogni fonte
antropica.
“ P e r
quanto
riguard a
l’e-
Massa
tumorale
sibile diretta, permanente, dell’insieme dei cittadini alla vita pubblica.
Oggi assistiamo ad una evidente e
profonda crisi della rappresentanza politica, che si manifesta attraverso tutta una
serie di fattori, il più noto e il più sensibile dei quali è, certamente, l’enorme astensionismo, così come è stato constatato
alle elezioni politiche di febbraio scorso.
Conseguente alla debolezza della politica, qualcuno vorrebbe realizzare e vorrebbe anche vincolare gli eletti con votazioni/sondaggio fatte in Rete. Si parla di
una democrazia non fatta col voto, ma
missione di radionuclidi naturali, responsabili prevalentemente di leucemie, linfomi e
tumori del polmone (Radon), nel 2005 la
Commissione Ambiente del Parlamento
Europeo ha dichiarato che vi è una maggiore esposizione alle radiazioni, rispetto alla
radioattività naturale di fondo, sia dei lavoratori delle centrali a carbone, sia degli abitanti intorno alle centrali a carbone, pari a
100/150 microSv/anno. Considerando pari a
20 microSievert l’ esposizione a radiazioni
ionizzanti dovute ad una radiografia del torace, questo dato corrisponde a valori di esposizione radioattiva fin dalla nascita equivalenti a 5/8 radiografie all’anno, assorbite da
ogni organismo in eccesso rispetto alla
radioattività naturale di fondo. I problemi
principali si pongono per le donne in gravidanza, a causa della maggiore sensibilità del
genoma dell’ embrione e del feto agli effetti
mutageni e potenzialmente cancerogeni
delle radiazioni ionizzanti”. Dottor Paolo
Franceschi, Pneumologo, (Membro del
Comitato Direttivo e dell’ Albo degli Esperti
dell’ ISDE Italia International Society of
Doctors For Environment).
Ed è proprio per questi motivi che Stati Uniti
e Germania stanno chiudendo le centrali di
questo tipo e si stanno concentrando su energie verdi e rinnovabili.
Com’è possibile anche solo pensare di consentire che questa bomba ad orologeria ci
venga sganciata addosso? Ma soprattutto
come possiamo farci imporre dall’alto una
scelta così importante e decisiva per il nostro
futuro?
I nove comuni e i loro abitanti non hanno
nessun potere in questa storia. Che si sia pro
o contro in questo momento tutti sono in
balia dell’ultimo baluardo dall’inizio dei lavori. Il piano della Sei e quello del Consiglio dei
Ministri infatti ha un unico ostacolo a questo
punto dell’iter. La centrale a carbone di
Saline collima con il Piano energetico regionale. Spetta alla Regione decidere e imporsi.
E la popolazione dovrebbe avere il potere di
decidere di questioni così delicate per la propria salute e per lo sviluppo del proprio territorio. Non si può continuare ad imporre alla
Calabria progetti che nessun’altro al mondo
è disposto ad accettare. Il rigassificatore a
Gioia Tauro prima, la centrale a carbone
poi.
Realizzare l’impianto di Saline vorrebbe
dire violentare ulteriormente il nostro territorio e non reagire, non sfruttare tutti gli strumenti che la democrazia ci mette a disposizione per non permetterlo è un dovere a cui
non possiamo sottrarci.
con la partecipazione diretta. Questa è
un’idea che suona attraente, ma è illusoria: chi partecipa può farlo solo con le
conoscenze e le competenze che ha. Se
sono troppo scarse, procede a caso. La
partecipazione a blog o social network si
esprime, invece, con testi corti, “tanto si
sa di che cosa stiamo parlando”. Le implicazioni inespresse sono manipolabili e
portano a polemiche. La media dei cittadini non ha cultura adeguata a decidere
questioni che abbiano aspetti tecnici,
legali, costituzionali, scientifici. Neanche i
deputati sono tutti esperti: dovrebbero
Per Saline Joniche
decideranno i
commissari prefettizi
Quando si dice il caso. L’amministrazione
comunale di Montebello viene sciolta in
coincidenza con la questione carbonifera.
E a decidere saranno i commissari prefettizi.
Noi proponiamo un referendum
PASQUINO CRUPI
Non nutriamo dubbi di sorta. Saline Joniche è un territorio
interessante e attrattivo. Negli anni Settanta il suo pantano, che
ispirava gli ambientalisti e li schierava a favore della sua perpetuità di zanzare, sembrava volgere al tramonto e alla fine con la
realizzazione della Liquichimica, abilitata a produrre bioproteine per la alimentazione delle bestie di lavoro e di macello. La
fabbrica, pur tra polemiche e stridori di ferraglia antimeridionale, fu costruita dalla a alla zeta. E, caso unico o quasi unico nella
storia del Mezzogiorno, si sottrasse al destino d’aumentare il
numero delle sperperatici incompiute. Era già pronta per produrre quando fu chiusa da un decreto a mezzo stampa del
“Corriere della Sera”, che mobilitò l’esercito della salute contro
la Liquichimica le cui bioproteine avrebbero ammazzato, poiché
cancerogene, uomini e bestie. Naturalmente, il buongoverno
dell’epoca, per placare la fame di lavoro e i sindacati, che contro quella fame erano in armi, promise una alternativa alla
Liquichimica, la bella compiuta. Questa alternativa di modello
produttivo, d’economia e di lavoro ancora non s’è vista. Ma una
cosa è chiara: sulla Liquichimica decisero i gruppi oligarchici,
non il popolo sovrano di Saline Joniche e di Montebello.
studiare e chiedere aiuto ad esperti credibili. È ingenua l’idea che con Internet ed
e-mail risolveremmo ogni problema politico di informazione, correttezza, ottimizzazione delle decisioni, tempestività.
Potremmo solo aprire canali su cui tutti
ricevano informazioni e notizie, ma questi ci sono già. Poi chiunque potrebbe
esprimere pareri o voti, di scarso valore se
sono pilotati da riassuntini e twitter che
ha appena ricevuto.
La questione della Centrale, oggi più che
mai, si apre a scenari incerti, stante la partecipazione sospesa. Ma non serve nem-
Facciamo un salto.
Il pantano è ancora là, la Liquichimica diruta offre asilo a gatti
e topi e serpenti, lavoro non ce n’è. Ma ci potrebbe essere se
Governo – e in parte lo ha già fatto- Regione e comune di
Montebello dicessero finalmente un soddisfatto SI alla costruzione dove il pantano impera d’una centrale a carbone, voluta e
richiesta dai capitani d’industria svizzeri, che hanno tanti soldi
da investire e da distribuire.
Non entriamo nella disputa tra Carbone sì e Carbone no. Ci
piace piuttosto ricordare che dalla cancellazione del V Centro
siderurgico ad oggi l’alternativa per la Calabria è sempre la stessa: la centrale a carbone. Così a Gioia Tauro, e il fronte meridionalista riuscì a domare il Governo, così ora per Saline Joniche,
ma sventuratamente un fronte meridionalista non c’è più. E non
c’è più a decidere, a dire la sua parola decisiva,
l’Amministrazione comunale di Montebello Jonico, che è stata
sciolta – questo è un dato oggettivo- in coincidenza con la questione carbonifera. Via la sovranità del Consiglio comunale in cui
risiede la volontà del popolo, sarà la volontà burocratica dei
nominati commissari prefettizi a decidere la questione carbonifera. È la legalicrazia, bellezza. Noi, comunque, proponiamo
un referendum.
meno scagliarsi contro fattibili innovazioni tecnologiche. Bisognerebbe ricercare il
confronto, scientifico e tecnico. E’ necessario avere maggiore e più articolata
familiarità con la tecnologia, per evitare
di asservire il nostro Paese a Nazioni più
avanzate. Uno degli obiettivi, invece, è
proprio la riduzione del divario fra paesi
ricchi e poveri. Ma i disinformati temono
eventi non pericolosi e non pensano nemmeno ai rischi veri. E’ ineluttabile riprogettare e modernizzare i grandi sistemi
pubblici e privati, che siano in chiave di
sviluppo turistico o di produzione energe-
tica, ma, comunque in modo integrato e
cooperante fra governo, banche, aziende,
amministratori (seppur sospesi), scuole. Il
fine è di creare un’arena in cui discutere
le priorità della società per offrire agli
utenti, attivi e passivi, scelte più approfondite e livelli di qualità più alti. Ciò richiede che la popolazione sia debitamente
informata, ma sia pure capace di delegare le scelte a chi ne ha le competenze. In
questa direzione l’impegno è ancora inadeguato.
Walter Scerbo
DOMENICA 05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
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Parlando
di...
IL PARLAMENTO VISTO DA SUD
INTERVISTA ALL’ON GIOVANNI EMANUELE BILARDI
Una politica che risarcisca il
sud da decenni di inefficienze
Tra le misure proposte da “Grande Sud” vi è la
creazione di distretti temetici, il sostegno alle
famiglie e incentivi agli investimenti nel meridione
In che direzione dovrà orientarsi lo sviluppo
della Calabria?
Le cosiddette politiche di contesto che ci aspettiamo dal governo Letta, cioè politiche di sostegno finanziario diretto alle imprese, con una
riduzione della pressione fiscale, non appaiono
una strada capace di contribuire alla trasformazione del sistema industriale meridionale in
generale e della Calabria in particolare se non
saranno affiancate dalla responsabilizzazione di
tutti gli uffici pubblici centrali e di tutte le
amministrazioni locali introducendo vincoli che
valgano quale sanzione di scelte programmatiche disinvolte o di persistenti inefficienze amministrative, così da risarcire il sud da decenni di
scarsa produttività burocratica ed amministrativa, quale concausa del gap persistente e delle
aree di sofferenza socio-economica che l'affliggono.
Quali sono le misure più urgenti da portare
avanti?
Tra le misure proposte da “Grande Sud” vi è la
creazione nel Meridione di distretti 'tematici' in
cui le imprese possano operare attraverso regimi fiscali agevolati e in cui si favorisca lo sviluppo delle filiere produttive, agevolando così
nuova occupazione; il sostegno alle famiglie del
Sud attraverso una congrua 'No Tax Area';
incentivi per gli investimenti nel Meridione a
forte contenuto di innovazione tecnologica e
quelli relativi al settore delle energie alternative.
Qual è stato il più grande errore fatto finora
nell'amministrazione della Regione e come
intendete risolverlo?
Non credo che il centrodestra di maggioranza
alla Regione Calabria ed il governatore
Scopelliti abbiano fatto errori di carattere
amministrativo nella gestione dell'Ente.
Ritengo che vi sia stata, da parte del centrodestra, la mancata denuncia dei danni macroscopici derivanti dalla politica delle attese, delle
rinunce e dell'immobilismo attuate nelle precedenti legislature.
Quale sarà la battaglia che i parlamentari e i
senatori calabresi non potranno perdere per il
nostro futuro?
Credo sia necessaria una rinnovata linea di
pensiero politico per il Sud Italia e per la
nostra Calabria che riconosca che taluni
indirizzi centrali hanno sistematicamente mortificato le ragioni e gli interessi generali della convergenza e
dello sviluppo nazionale, favorendo
tornaconti spesso inconfessabili di
minoranze; quindi imponendo alle
zone ed ai ceti deboli meridionali i
maggiori sacrifici imposti dalla crisi.
Tali politiche ingiuste hanno contribuito alla nascita dell'informe creatura anomala dell'antipolitica.
Grande Sud” farà la sua parte,
soprattutto in tema occupazionale; e da subito crediamo sia
necessario che il governo Letta
destini tutte le risorse possibili e
reperibili alla emergenza lavoro, imponendosi come obiettivo precipuo la immediata
inversione del trend negativo
degli ultimi anni.
Vladimir
DOMENIICA
Dalla Regione
Calabria
tagli positivi
agli Enti inutili
È tempo di riforme per il Consiglio
regionale calabrese. È stato infatti
approvato il progetto di legge con cui
si elimineranno o modificheranno
enti, società, consorzi e aziende
partecipate dalla Regione. Ventisei
articoli compongono questo procedimento e sanciscono il persistere della
Fondazione
Calabria
Film
Commission, mentre decretano il
momentaneo stand-by dell'Agenzia
di marketing per il turismo.
Quest'ultimo progetto sarà discusso e
inserito in un procedimento apposito.
È stato inoltre concordato di escludere dai processi di riforma l'ente
Fiera di Cosenza dato che non rientra
fra gli enti sub regionali.
Il dibattito generale sulla proposta di
Legge d'iniziativa della Giunta
regionale inerente il "Riordino enti,
aziende regionali, fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi" era
stato preceduto dalla proposta del
consigliere del Pd Carlo Guccione di
inserimento nei temi in discussione di
un ordine del giorno relativo all'esenzione ticket.
Altra richiesta è stata avanzata dal
consigliere
Salvatore
Magaró
(Scopelliti Presidente) riguardante
un documento attraverso il quale
invitare l'Unione Europea a ritirare
le banconote da 500 euro.
Al testo in esame sulla riforma degli
enti sono stati presentati cinquanta
emendamenti, 23 della maggioranza
e 27 dell'opposizione contenenti correttivi e nuovi inserimenti alla proposta. Tre gli interventi nel dibattito
generale. Per Demetrio Naccari
Carlizzi (Pd) "pur rappresentando un
passo in avanti la riforma non introduce una regolazione moderna delle
funzioni e delle attività dei nuovi
organismi".
Giuseppe Giordano del gruppo Idv
ha definito un passo indietro sottolineando «il rientro dalla finestra,
rispetto al testo proposto dalla
Giunta, di Calabria Etica, dell'Ente
Fiera Cosenza, Comac e Comalca».
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DOMENICA
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LA RIVIERA
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Parlando
di...
LOCRIDE
Candidato anche Grillo
Il noto Tony White è il sosia del famoso comico/leader politico genovese
Beppe Grillo. Chissà se il successo elettorale ottenuto dal promotore del
Movimento cinque stelle sarà replicato anche dal suo doppio calabrese.
ELEZIONI AMMINISTRATIVE LOCRI
Il centrodestra locrese unito, nella consapevolezza che non verranno più commessi gli errori che in passato hanno portato
Il peso della responsabilità
di candidarsi sindaco a Locri
“Tutti per Locri,” una lista
composta da persone nuove,
insieme per il rinnovo della
politica locrese nella
consapevolezza che il primo
punto, se vincitori, sarà ridare
decoro alla città, ormai
completamente abbandonata
EMANUELA ALVARO
Il peso della responsabilità per chi
ha deciso di candidarsi a Locri, si
sente ed è difficile da gestire. Per
chi, come Giovanni Calabrese ha
stabilito, con il supporto del centrodestra, di candidarsi a sindaco, è tale
da non dormirci la notte. E, in un
momento in cui le certezze stanno a
zero, si dice convinto del fatto che a
Locri il centrodestra non farà più gli
errori di un tempo, consapevoli che
tutte le energie sono da indirizzare
per risolvere le problematiche della
città, alla quale vogliono dare un
volto diverso, con una lista che
punta al rinnovamento della politica
locrese. «Solo quattro ex consiglieri
comunali, poi tutte persone con vari
impegni nella società, pronte a dare
il giusto contributo a Locri. Motivo
per il quale ho espresso un sincero
ringraziamento ai candidati e alle
tante altre persone che fanno parte
del movimento, non solo quello che
si è venuto a creare dall’insieme dei
gruppi di centrodestra che hanno
animato la scorsa competizione
elettorale».
Un’aggregazione
che,
per
Calabrese, più che una “fusione”, è
la convergenza di idee positive e di
persone che hanno come obiettivo
quello di affrontare le problematiche nel momento forse più difficile
per Locri.
E ricordando al candidato a sindaco
le settimane in cui si parlava di un
nuovo allontanamento “in corsa” di
Francesco Macrì, sottolinea come
questo non si sia mai concretizzato,
trattandosi invece di divergenze che
in politica sono da considerare
come un confronto nel percorso da
affrontare per arrivare ad una lista.
«Di fatto non è mai esistita questa
possibilità, sono stato io stesso a
dirlo in Consiglio comunale che non
ci saremo mai più divisi. Non c’è
stata fino all’ultimo una candidatura
a sindaco, la mia è stata ipotizzata,
ma di fatto si è concretizzata solo in
questi giorni, concordata con
Alfonso Passafaro, Raffaele
Sainato, Francesco Macrì, Vincenzo
Carabetta e con tutto il gruppo. Di
comune accordo abbiamo deciso di
andare avanti su questo progetto
politico, sono stato investito io del
ruolo di candidato a sindaco, ruolo
non facile e abbastanza complesso».
Oggi più che mai non si sentirà più
dire che la situazione è apparsa, una
volta vinte le elezione, più grave di
quanto ci si aspettava, ormai sono
chiare per tutti le condizioni del
Palazzo municipale.
Nonostante la situazione Calabrese
si sente supportato dal gruppo che si
è formato, se si andrà ad ammini-
strare. «Abbiamo studiato a fondo
ogni problematica in questi mesi e
siamo convinti di avere, non la soluzione immediata, ma di poter preparare una serie di atti che, in modo
graduale, porteranno la città fuori
dall’empasse. Non andremmo a
dire di chi è la colpa, come amministratori e come cittadini siamo tutti
in quota parte responsabili dello
stato attuale. Non serve oggi fare,
come in passato, la caccia alle streghe, affermando che non si può fare
nulla perché di fronte ad una situazione critica».
Sul periodo di commissariamento
del Comune, Calabrese ha ricordato di aver sempre detto di non essere favorevole, indipendentemente
dalla motivazione.
«I commissari non hanno lo stesso
radicamento e amore che può avere
chi è nato e cresciuto nella città che
va ad amministrare, questo con
tutto il rispetto per il ruolo. Hanno
operato bene su alcune cose, per
altri problemi, sotto gli occhi di tutti,
hanno chiaramente avuto delle difficoltà. Questo fa capire che non
sempre è colpa della politica. Per
certi versi hanno svolto anche un
ruolo politico interpretando alcune
problematiche e relative soluzioni a
modo proprio. Noi alcune decisioni
non le condividiamo, come quest’ultimo provvedimento relativo alla
pianta organica, necessario, ma che
non ci convince, lo stiamo valutando. Importante il ruolo svolto a
livello finanziario, aderendo al
Fondo di rotazione, come richiesto
da noi in Consiglio comunale, con il
“ I commissari non hanno lo
stesso radicamento e amore che
può avere chi è nato e cresciuto
nella città che va ad
ammnistrare, questo con tutto il
rispetto per il ruolo. hanno
operato bene per alcuni aspetti,
per altri sono chiare le difficoltà”
quale si è evitato il dissesto, obiettivo politico di qualcun altro ed anche
l’adesione ad altri strumenti messi
in campo dall’ex governo». Proprio
per questo motivo la lista “Tutti per
Locri” presenta un programma
fatto di punti concreti, dove il primo
passo sarà ridare decoro alla città,
come al cimitero, ambedue in totale
stato di abbandono. «Lavorare con
onestà, trasparenza ed impegno,
cercare di spendere le risorse della
legge regionale 1/2006. Abbiamo
avuto contatti con l’onorevole
Imbalzano, presidente della
Commissione bilancio, con il quale
ci siamo confrontati su come poter
utilizzare questi fondi, risorse fondamentali per Locri, rimodulando il
protocollo d’intesa per come già
richiesto dai banchi dell’opposizio-
Impegno e trasparenza a Locri
“Impegno e trasparenza” si è presentata alla cittadinanza. La lista formata dall’unione del
Movimento “Locrinasce”, l’ala renziana del Partito
democratico e Generazione Locri, nella sede di via
I Maggio, ha chiesto alla città la fiducia, ricordando quello che è stato, ma soprattutto quello che,
per tutti coloro i quali hanno abbracciato questo
progetto, dovrà essere il futuro della città. Progetti
e impegni che non andranno a gravare sulle casse
dell’Ente. Orazio Diego Arcidiacono, Gildo
Barillaro, Nadia Cautela, Maria Davolos, Anna
Maria Giorgio, Maria Antonella Gozzi, Antonio
Guerrieri, Raffaele Guidace, Salvatore Domenico
Lacopo, Pino Mammoliti, Rino Rinaldi, Fausta
Stefania Romano, Wanda Sainato, Sergio
Schirripa, Tanan Abdelhamid, Giorgianna Taverna
sono i protagonisti che, insieme al candidato a sindaco Antonio Cavo, si presenteranno alle prossime
amministrative.
ne».
Chiedono ai cittadini di dare loro
fiducia, perché hanno un progetto
di rilancio per la città, con tra gli
obiettivi più importanti, quello di
creare condizioni per nuovi posti di
lavoro a Locri, “approfittando”
degli strumenti che ci sono per attirare imprenditori seri. «Io l’ho fatto
in passato con ottimi risultati e
ritengo che, a parte quello che c’è
stato e che qualcuno vorrebbe criminalizzare e sminuire, il lavoro
deve essere creato, tutto il resto
viene dopo. Un’amministrazione
capace che ragiona come un’azienda può riuscire in questo obiettivo e
credo che noi abbiamo le potenzialità per farlo».
Per la lista esclusa si dice dispiaciuto
della situazione che si è venuta a
creare. Un confronto a tre, per
Calabrese, avrebbe creato maggiore
dialogo e interesse in campagna
elettorale, consapevole che ora non
si può fare altro che attendere quello che emergerà dalle indagini. «Ho
già espresso a Tommaso Raschellà
la mia incondizionata vicinanza,
non è bello essere bocciati per un
disguido del genere che ritengo si
sia creato per la concitazione del
momento, dovuto anche ad un po’
di improvvisazione, ma non ritengo
che ci sia dolo, come ipotizzato da
qualcuno».
Per “Tutti per Locri” si pensa ad
una campagna elettorale serena,
momento di confronto con i cittadini con i quali ragionare su come
affrontare i problemi. In caso di vittoria e per il bene della città,
Giovanni Calabrese si dice pronto,
insieme al gruppo, ad aprire a quella parte di opposizione democratica,
invitando tutti ad un comportamento responsabile, lo stesso che assumeranno loro se perderanno il confronto elettorale.
DOMENICA
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DOMENICA
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LA RIVIERA
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Polaroid
Gli indignati
della Locride
Ho effettuato un reportage fotografico al Giardino di
Zaleuco di Locri, vicino al carcere.
Trattasi di cosa pubblica di recente realizzazione lasciata in mano ai vandali e già in fase di degrado e totale
abbandono.
Hanno danneggiato i servizi igienici, asportato pezzi di
recinzione e divelto panchine.
Non è neanche video srovegliato.
Questo posto doveva somigliare a un parco giochi con
annessi servizi invece pare una giungla.
Se non si prendono provvedimenti urgenti, sarà l'ennesimo scempio e spreco di soldi pubblici.
PROVINCIA
ELEZIONI AMMINISTRATIVE
Con “Noi giovani per il
cambiamento” per dare un
volto nuovo a San Luca
EMANUELA ALVARO
Magari giovani con poca esperienza
politica, ma giovani che vogliono
mettersi in gioco per dare un volto
nuovo al proprio paese, San Luca.
“Noi giovani per il cambiamento”
con candidato a sindaco Francesco
Nirta, prima di una lista è un movimento nato per ovviare alla staticità
che vive il paese, ormai da troppo
tempo. Questo è il primo obiettivo
che, parlando con Francesco Nirta,
lui dice di voler raggiungere, facendo
un percorso costruttivo con quanti la
pensano come lui e altri giovani laureati che, nel proprio paese, vogliono
costruire un futuro.
«Vogliamo e siamo in campo per un
SIDERNO
cambiamento. “Noi giovani per il
cambiamento” è il nome con il
quale ci siamo presentati alla cittadinanza, perché è dai noi che deve
partire un segnale di cambiamento,
segnale forte per motivare tutti.
Creare e portare progresso al proprio territorio».
Un programma che, il candidato a
sindaco, dice di essere stato pensato
partendo dalle esigenze di San
Luca, creato confrontandosi con la
quotidianità dei cittadini. Territorio,
salute, istruzione e sociale i punti
fondamentali.
«San Luca è un paesino montano
dove l’occupazione siamo a noi a
doverla creare. Buona parte del territorio ricade all’interno dell’Ente
Parco d’Aspromonte, di zona A e
zona B. Tutto territorio sottoposto a
vincoli. Questo significa che la destinazione dello stesso non può essere
cambiata. Con una delibera di
Consiglio comunale del 1994 si
chiedeva un ridimensionamento
dei confini del Parco che partono
dal centro storico di San Luca, comprendendo l’ottanta per cento del
territorio. Noi ripartiamo da questa
delibera chiedendo a gran voce
questo ridimensionamento, per
poter pensare ad un piano che ci
consenta di utilizzare la risorsa forestale come fonte di reddito, creando
IN EVIDENZA
I dipendenti per Nirta
sono una risorsa e non
uno spreco di denaro
pubblico, con loro e
con i cittadini
l’intento è di
cooperare per il paese
offerte occupazionali».
Avviare una “battaglia” per far
capire l’importanza di puntare sulle
risorse del territorio, come possono
esserlo anche le sorgenti d’acqua,
incentivando le persone a fare
azienda, puntando sulla concessione dei terreni agricoli, aiutandoli
nel loro percorso formativo, dando
loro un sostegno. «Noi crediamo
che il Comune debba essere l’ente
più vicino al popolo, cosa che negli
anni si è persa. Il primo punto di
riferimento. Nelle precedenti
amministrazioni c’è stata assenza
che ha portato ad un distacco da
parte dei cittadini. Noi vogliamo
ricreare un dialogo con i cittadini
pensando ad un referendum popo-
lare per le problematiche più contingenti, un modo per far si che la
soluzione venga scelta dai cittadini».
Una lista con tre donne candidate
che, per Francesco Nirta, sono una
marcia in più per il paese.
Vengono attaccati perché giovani
senza esperienza, ma i candidati
sono convinti che l’esperienza si
acquisisce solo sul campo, hanno
voglia di fare, sono istruiti e pronti
al cambiamento. «Vogliamo creare
una forma di cooperazione con i cittadini e con i dipendenti comunali
che, per noi, sono una risorsa e non
uno spreco di denaro pubblico. Noi
vogliamo motivarli e incentivarli. E
poi il sociale, puntiamo molto su
questo, vogliamo dare una nuova
immagine a San Luca, proteggere la
parte buona, perché troppo si è stati
strumentalizzati dai media. Progetti
per persone svantaggiate, inserendo
tra queste anche chi ha avuto problemi con la giustizia, ex detenuti
sottoposti a misure alternative,
creando con lo Stato dei progetti –
lavoro che consenta loro di reintegrarsi e riabilitarsi.
Una nuova immagine a San Luca
che vuole e deve cambiare, ma per
questo abbiamo bisogno di una
maggiore presenza dello Stato sul
nostro territorio».
LOCRIDE
Nona edizione del
premio Civiltà e lavoro
Sviluppo aspromontano
Riscoprire i sapori del passato, sapori quasi dimenticati come
quello del maiale nero d’Aspromonte. È stato questo uno dei
principali obiettivi dell’esposizione di prodotti alimentari
aspromontani durante la manifestazione “Convegno sul
Parco Nazionale d’Aspromonte per uno sviluppo eco-compatibile dell’area del parco”. L’idea è quella di puntare ad
un’evoluzione economica puntando proprio sulle nostre
tradizioni eno-gastronomiche e artigianali.
Un giorno per ricordare le morti bianche, in Italia e nel mondo.
Ma anche per festeggiare tutti i lavoratori e le lavoratrici sidernesi. Dal 2005 è stato istituito il premio Civiltà e Lavoro e la premiazione come ogni anno si è svolta nella villa comunale. Questo
gesto simbolico quest’anno vuole mettere in evidenza gli esempi
costruttivi e positivi che i giovani della Locride dovrebbero seguire. E vuole anche dimostrare come anche la più piccola gratificazione possa essere una spinta a lavorare bene. Un momento dei
festeggiamenti è stato dedicato anche a tutti coloro i quali in questo momento di difficoltà un lavoro non ce l’hanno e che stanno
vivendo della situazioni drammatiche.
Giuramento avvocati
“Giuro di adempiere i miei doveri professionali con
lealtà, onore e diligenza per i fini superiori della giustizia
e per gli interessi della Nazione”. Più che il giuramento in
se, per gli avvocati i quali, questa mattina, i primi dopo
l'approvazione della riforma dell'ordinamento forense,
hanno recitato la formula di fronte al Consiglio
dell'Ordine di Locri, sarà l'inizio di una missione da
nutrire giornalmente con il proprio impegno. Questo il
senso del discorso che, Gabriella Mollica, neo presidente
del Consiglio dell'Ordine di Locri ha pronunciato a conclusione della cerimonia.
DOMENIICA
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LA RIVIERA
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la Riviera
GIOIOSA JONICA
ROCCAFORTE DEL GRECO
La voce del cittadino acquista valore
Elezioni: corsa solitaria
di Giuseppe Minella
KATIA CANDIDO
In vista delle elezioni comunali abbiamo cercato di capire insieme ai cittadini gioiosani quali sono i problemi che
gravano sul paese avanzando delle
proposte per tentare di risolverli.
Il sig. Franco Ameduri elettricista, e il
sig. Federico Totino biologo, e altri cittadini hanno sottolineato lo stato di
disagio in cui Gioiosa Ionica si trova in
questo momento: l’immondizia in
special modo in quanto i cittadini pur
pagando regolarmente la tassa specifica non usufruiscono dell’adeguato
servizio di smaltimento. Un altro problema emerso da più persone è il mal
funzionamento della rete idrica, specificando che il malfunzionamento
della stessa crea dispersione di acqua
e di conseguenza determina un
aumento delle tariffe procapite; altri,
come il sig. Giuseppe Seminara pensionato, hanno aggiunto una proposta
di ricorso ad un mutuo bancario finalizzato alla riparazione della rete idrica e alla riduzione dei problemi, onde
bay-passare la carenza dei fondi.
Lo stesso Giuseppe ha evidenziato
che i problemi del paese sono aumentati in seguito al commissariamento,
attribuendone la causa a coloro che
hanno sfiduciato la Giunta Mazza.
Inoltre è stato sollevato il problema
THUNDER BAY
della manutenzione urbanistica.
Il sig. Carmelo Macrì proprietario di
una agenzia viaggi, lamenta la mancanza di una Amministrazione che
tuteli l’interesse del cittadino, poiché
mancano i contenuti mentre abbondano sprechi e favoritismi. I signori
Lena e Roberto Mammone, proprietari di un panificio hanno riportato un
detto antico: “prima il dovere e dopo
il piacere” spiegando che al paese
manca la cooperazione per incrementare il commercio e le altre attività
produttive. Il Comune deve rispettare
il “Patto di Stabilità”ci spiega il dott.
Rocco Lobianco ex amministratore
della Giunta Mazza; e per rispettarlo
bisogna fare due cose concrete: contenere le spese e curare le entrate al fine
di avere maggiore disponibilità economica per affrontare qualsiasi imprevisto. Altre voci popolari hanno sollevato il problema della mancanza di cultura e comunicazione nonché la
carenza di spazi adeguati dedicati
all’infanzia. Nonostante Gioiosa
Ionica abbia il primato del mercato
domenicale alcuni cittadini hanno evidenziato l’assenza di valorizzazione
delle arti antiche finalizzate al commercio. In ultimo ma non per importanza citiamo la problematica connessa all’abbandono del Centro Storico.
Nella giornata del 26 aprile alle ore 12.15 è stata presentata dal signor Arconte Giorgio Antonino al
Segretario Comunale, dottor Fortunato Latella, una
lista, l’unica presentata in queste amministrative,
recante il contrassegno: Fiamma a tre colori verde,
bianco e rosso retta da base trapezoidale costituita
dalla dicitura “Movimento” in alto e “Sociale” in
basso. Tale insieme è compreso tra le diciture
“Fiamma” e “Tricolore” il tutto racchiuso da bordatura cerchiata in nero.
I candidati per l’elezione del Consiglio Comunale, che
avrà luogo il 26 e 27 maggio, sono il candidato a sindaco Giuseppe Minnella, di Reggio Calabria, segretario
provinciale per il MSI-Fiamma Tricolore, nonchè
ideatore e creatore del sito Ilduce.net, Cilione
Fortunato, Giordano Carmine Antonio, Iacopino
Luigi, Quattrocchi Sebastiano, Lazzaro Antonio e
Bardinella Dario. Si era diffusa, giorni dopo, la notizia
sulla possibilità che la lista della Fiamma Tricolore,
presentata per le elezioni amministrative del Comune
di Roccaforte del Greco, potesse essere ricusata dalla
commissione elettorale circondariale di Melito Porto
Salvo, in quanto la documentazione inoltrata sembrava non essere corretta: il primo elemento di contestazione sarebbe stato l’uso del simbolo in quanto riconducibile ad altre formazioni politiche e la presunta
mancanza di un documento, ovvero la delega per l’uso
del simbolo e del nome del partito da parte del rispettivo segretario nazionale.
«Possiamo assolutamente smentire questa notiziadice Minnella- poiché la documentazione presentata è
assolutamente regolare ed in linea con il regolamento
e le istruzioni diffuse dal Ministero degli Interni».
Nonostante ciò il Movimento Fiamma Tricolore, presentato alla Commissione Elettorale un nuovo contrassegno, dalla stessa accettato, concorrerà alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di
Roccaforte del Greco con il candidato a sindaco
Giuseppe Minnella e con la nuova lista “Roccaforte
Rinasci”, i cui punti programmatici sono: infrastrutture, turismo, ambiente ed energie rinnovabili, economia e agricoltura.
M.Valentina Attinà
RICORDANDO...
Premiato
Franco Crupi
Premiato il 16 aprile dalla Thunder Bay
Chamber of Commerce Franco Crupi. Il
sidernese ha vinto il rpestigioso
riconoscimento con la sua compagnia di
consulenze economiche. Vent’anni di
esperienza che ha messo al servizio dei
suoi clienti. Conosce l’inglese, l’italiano
e lo spagnolo e queste sue competenze
linguistiche insieme al suo talento nell’amministrazione finanziaria gli hanno
permesso di crearsi una clientela internazionale.
Il tempo non cancellerà mai il
ricordo di Leonardo. Chi lo ha
amato lo porterà sempre nel cuore
DOMENICA
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LA RIVIERA
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DOMENIICA 05 MAGGIO 2013
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DOMENIICA
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LA RIVIERA
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ANNIVERSARIO SMARRITO
Tra i fondatori del Partito comunista d’Italia Antonio
Gramsci, ,insieme a Benedetto Croce e Giovanni Gentile,
è il più significativo pensatore europeo del Novecento
Anche questo. Dobbiamo a
Marcello Veneziani e a “il
Giornale” di Sallusti e Veltri se
ci siamo ricordati
dell’anniversario della morte
del grande sardo
Le ceneri
di Gramsci
PASQUINO CRUPI
Si deve a Marcello Veneziani, un intellettuale avverso al marxismo, se un po’ di italiani si
sono ricordati che il 27 aprile del 1937 moriva appena uscito dal carcere Antonio
Gramsci. Apprendo, infatti, scorrendo “il
Giornale” di Sallusti e Veltri, che del Grane
Sardo ha celebrato l’anniversario della
morte a Turi di Bari dove era stato in carcere. Dalle parti della Sinistra nulla. Ed è un
vergogna a meno che quel Grande Morto
non sia stato rimosso per non avere vergogna
del pantano, anche intellettuale, in cui è
caduta. Ed io qui voglio riprendere un punto
centrale del pensiero di Gramsci, rimasto
fuori dalla relazione commemorativa di
Marello Veneziani: la questione meridionale.
Con il Grande Sardo il campo del meridionalismo si slarga. La fase dei meridionalisti pietosizzanti, che vogliono promuovere la soluzione della questione meridionale attraverso
la mozione degli affetti e l’invocazione al
buon governo, e la fase dei meridionalisti
riformisti, che reclamano più aggiustamenti
che riforme, sono chiuse dall’ accelerazione
verso la rivoluzione italiana, teorizzata e
auspicata da Antonio Gramsci. Che ascrive
ai comunisti italiani e, se non proprio a se
stesso “ un merito incontrastabile: di aver
imposto la questione meridionale all’attenzione dell’avanguardia operaia, prospettandola come uno dei problemi essenziali della
politica nazionale del proletariato rivoluzionario. In questo senso essi hanno contribuito
praticamente a far uscire la questione meridionale dalla sua fase indistinta, intellettualistica, cosiddetta «concretista», per farla
entrare in una fase nuova”. È il primo passo
da compiere sulla strada della rivoluzione
italiana, momento unico e insostituibile della
soluzione della Questione Meridionale, è
quello della conquista dei contadini del
Mezzogiorno, soprattutto. Su questo
Antonio Gramsci era stato preceduto da
Ettore Ciccotti, ma dal Ciccotti, che si muoveva sul terreno riformista e rimandava ad
una seconda fase il protagonismo dei conta-
dini nella battaglia per il superamento del
capitalismo italiano, si differenzia e anzi gli si
contrappone. Per Antonio Gramsci i contadini erano già maturi per una alleanza subito
con il proletariato rivoluzionario del Nord,
nonostante il dileggio, il disprezzo, le teorie
razziste che la cultura borghese e ampia parte
della letteratura socialista gravavano sul
Mezzogiorno contadino e i contadini.
Contro questa mistificatoria ideologia, che
risuonava come pretesto per la continuità
dello sfruttamento del Mezzogiorno,
Antonio Gramsci, naturalmente a nome dei
comunisti, è stato tra i primi ad insorgere, ad
ingaggiare una battaglia di idee per emancipare il Mezzogiorno dalla menzogna calcolata che lo riduceva a luogo di tutte le infezioni
della storia, abitato da una razza inferiore e
degenerata, barbara e primitiva, insuscettibile di progresso e, quindi, incapace di partecipare all’ arduo combattimento, sotto la guida
del proletariato del Nord, per l’abbattimento
dello Stato borghese. Ed è questo uno dei
temi centrali ed essenziali di Alcuni temi
della quistione meridionale. Tema anticipato,
peraltro, da alcuni articoli gramsciani, apparsi sul «Grido del popolo», sull’ «Avanti!», e
su «L’Ordine Nuovo». E anticipato, una volta
di più, dalle “Tesi”, elaborate da Gramsci e
Togliatti presentate al Congresso di Lione
(20-26 gennaio 1926).
Ma procediamo per gradi.
Antonio Gramsci cominciò a scrivere il saggio Di alcuni temi della quistione meridionale nei primi mesi del 1926 e non gli poté dare
forma definitiva perché l’8 novembre 1926 fu
arrestato e condannato successivamente dal
Tribunale Speciale fascista a 20 anni di carcere. E su di esso non ritornò più nei lunghi
anni del suo calvario in carcere.
Si apre con pagine di rara asprezza polemica,
consueta in Gramsci, nei confronti dei giovani redattori della rivista «Il Quarto Stato»,
fondata e diretta da Carlo Rosselli, e, in
maniera specifica, nei riguardi del giovane
collaboratore Ulenspiegel, cioè Tommaso
Fiore, che vi aveva pubblicato un articolo sul
problema meridionale in cui, secondo il
DOMENIICA
Grande Sardo, era volutamente e consapevolmente deformata la posizione dei comunisti torinesi sulla “questione contadina”.
Posizione ricondotta puramente e semplicemente alla “ formula magica” della divisione
del “ latifondo tra i proletari rurali […],
inventata di sana pianta” , essendo vero il
contrario e, cioè, che il “ concetto fondamentale dei comunisti torinesi non è stato la «
formula magica», della divisione del latifondo, ma quello della alleanza politica tra operai del Nord e contadini del Sud per rovesciare la borghesia dal potere di Stato” .
In effetti, la questione contadina era stata da
tempo posta al centro dell’attenzione dei
comunisti torinesi, frazione di sinistra del
PSI, e al centro dell’attenzione era stata
all’interno del PCdI dopo la sua fondazione il
21 gennaio 1921 a Livorno. Emerge in
maniera netta e più distesa al III Congresso
di Lione Infatti, nelle Tesi di Lione, un intero paragrafo - il diciannovesimo - viene dedicato alla questione contadina, che è concretamente la questione della alleanza politica tra
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Con il Grande Sardo il campo del
meridionalismo si slarga. La fase dei
meridionalisti pietosizzanti e dei meridionalisti
riformisti è chiusa dalla accelerazione verso la
rivoluzione italiana. La questione meridionale è
una questione anticapitalista.
operai e contadini. Poiché dubbio non ci può
essere che “le forze motrici della rivoluzione
italiana […] sono, in ordine alla loro importanza, le seguenti: 1) la classe operaia e il proletariato agricolo; 2) i contadini del
Mezzogiorno e delle Isole e i contadini delle
altri parti d’Italia”.
Questa convinzione permeerà per intero di
alcuni temi della questione meridionale, ne
costituisce il midollo spinale. Secondo lo
schema leninista, fortemente presente nelle
Tesi di Lione, che assegna la guida dell’alleanza politica tra operai del Nord e contadini del Sud alla classe operaia. Fuori da questa alleanza politica non ci può essere uscita
dal vecchio blocco storico-industriali del
Nord uniti agli agrari del Sud - che ha determinato e continua a determinare la condizione di colonia del Mezzogiorno. Ciò che decide la soluzione della questione meridionale
non è la battaglia di idee, ma l’ azione rivoluzionaria degli operai e dei contadini. E, perciò, l’intera questione non poggiava più sulle
spalle - dice Gramsci, non senza il cipiglio
Viva e attuale rimane l’idea
gramsciana d’un nuovo blocco
storico da porre in urto al blocco
conservatore nazionale senza il cui
abbattimento la questione
meridionale permane e si aggrava.
acre del superatore - dei Giustino Fortunato,
dei Gaetano Salvemini, degli Eugenio
Azimonti, degli Arturo Labriola. Della questione meridionale diventava protagonista
“l’operaio rivoluzionario di Torino e di
Milano” , cioè il proletariato settentrionale. Il
quale, se voleva, però, concretamente assumere un ruolo dirigente anche del proletariato del Sud ed essere “capace di governare”,
doveva “spogliarsi di ogni residuo corporativo, di ogni pregiudizio o incrostazione sindacalista” , sentirsi membro “di una classe che
tende a dirigere i contadini e gli intellettuali,
di una classe che può vincere e può costruire
il socialismo solo se aiutata e seguita dalla
grande maggioranza di questi strati sociali” .
La novità è solo questa? Per nulla. La novità
sta nella definizione gramsciana della questione contadina come questione meridionale e questione vaticana. Definizione da cui
discendono riflessioni radicalmente nuovi e
un nuovo modo d’essere degli intellettuali il
cui ruolo è di fondamentale importanza nel
raccordare questione meridionale e questio-
ne vaticana. La qual ultima si pone come il
problema di staccare i contadini dall’influenza del clero che funziona come cuscinetto tra
grandi proprietari e contadini. E, poiché “il
contadino meridionale è legato al grande
proprietario per il tramite dell’intellettuale” ,
che “ funziona da intermediario e da sorvegliante del capitalismo settentrionale e delle
grandi banche” ed è “l’armatura flessibile del
blocco agrario” , non c’è scampo: o si muta
l’indirizzo di pensiero degli intellettuali o il
raccordo tra operai del Nord e contadini del
Sud avrà tempi lunghissimi per il suo avverarsi. Pesano, dunque, sul Mezzogiorno un
blocco agrario e un blocco intellettuale, “che
praticamente ha servito finora a impedire
che le screpolature del blocco agrario divenissero troppo pericolose e determinassero
una frana”. Il compito del proletariato è quello di distruggere il blocco agrario meridionale, e ciò potrà e saprà fare “nella misura in cui
riuscirà, attraverso il suo partito, ad organizzare in formazioni autonome e indipendenti
sempre più notevoli masse di contadini pove-
Viva e attuale rimane la qualificazione del Mezzogiorno
come grande disgregazione sociale, accompagnata dalla
disgregazione dell’intellettualità meridionale.
Viva e attuale rimane la denuncia delle due Italie con la
conseguente lunga carriera del Mezzogiorno come colonia di sfruttamento e di consumo.
ri” . Non è che un lato del problema. L’altro
lato riguarda la capacità di disgregare il blocco intellettuale come condizione per organizzare sempre più notevoli masse di contadini
poveri. E a ciò sono necessari e indispensabili gli intellettuali di tipo nuovo, i quali, come
Piero Gobetti, hanno avvertito che il “proletariato come classe dirigente sarebbe stato
superiore alla borghesia” .
Che cosa è vivo e che cosa è morto nella
costruzione teorica di Antonio Gramsci?
Viva e attuale rimane la qualificazione del
Mezzogiorno come grande disgregazione
sociale, accompagnata dalla disgregazione
dell’intellettualità meridionale.
Viva e attuale rimane la denuncia delle due
Italie con la conseguente lunga carriera del
Mezzogiorno come colonia di sfruttamento e
di consumo. Viva e attuale rimane l’idea d’un
nuovo blocco storico da porre in opposizione
e in urto al blocco conservatore nazionale
senza il cui abbattimento la questione meridionale permane e si aggrava.
Ciò che è morto, è nella coscienza di tutti: la
DOMENICA
rivoluzione italiana, la costruzione di uno
Stato socialista come corridoio della soluzione della questione meridionale, la “repubblica federale degli operai e dei contadini”. Qui
non c’entra solo la terribile forza di recupero
del capitalismo dopo la seconda guerra mondiale. C’entra il fatto che il piano meridionalistico di Gramsci, al ritorno dell’Italia in
libertà e ad alcuni anni dalla sua liberazione,
non era più il piano meridionalistico gramsciano, come era stato pensato in Di alcuni
temi della quistione meridionale. Era stato
totalmente capovolto dagli stessi dirigenti
comunisti, dalla parte dell’obiettivo dell’occupazione delle terre incolte e della loro divisione tra i contadini, che il Grande Morto
giudicava realistico, ma non obiettivo del
Partito. Era stato, altresì, indirizzato al conseguimento della riforma agraria. In altre parole, un ammorbidimento di tutto rispetto del
complesso e rivoluzionario pensiero di
Antonio Gramsci. Del quale, purtroppo,
sono rimaste le ceneri, e neppure adeguatamente venerate.
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La
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la Riviera
Direttore responsabile: PASQUINO CRUPI
In redazione: ELEONORA ARAGONA, DOMENICO MACRÌ, ILARIA AMMENDOLIA,
Registrazione Tribunale di
Locri (RC)
n. 1 del 19/06/1998
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Questo periodico è associato
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Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA
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Grafica: EUGENIO FIMOGNARI
RUBRICHE
Loqui e sproloqui
di Filomena Cataldo
Messagi nel tempo
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COLLABORATORI
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Franco Crinò, Nicodemo Barillaro,
Giuseppe Gangemi, Mimmo Romeo,
Giuseppe Fiorenza, Franco Parrello,
Franco Blefari,
NOTE E SCHERMAGLIE
RIFLESSIONI
Risponde il direttore
Aiutate Loredana
Gentile direttore,
sono una sidernese disperata.
Siamo quattro persone e non sappiamo più come tirare avanti.
Devo ringraziare di avere una
casa di proprietà e un pezzetto
d’orto. È solo per questo che non
sto morendo di fame e che riesco
in qualche modo ad andare avanti. Di quattro persone che siamo
nessuno di noi è riuscito a trovare
un lavoro. Abbiamo bussato a
tutte le porte. Abbiamo cercato
anche assistenza da parte del
comune ma nessuno ci ha ascoltato o aiutato. Con questa lettera
vorremmo lanciare un appello a
chiunque sia in grado di darci una
mano, di offrirci un lavoro, una
possibilità di vivere dignitosamente.
Loredana
Ciao a tutti,
sono un gatto senza nome e
senza famiglia. Uno di quei gatti
che rovistano nella spazzatura
senza una dimora fissa, insomma un gatto randagio.
Vi rubo solo un po’ di tempo,
perché spero che quella grande
persona che la scorsa settimana
mi ha investito, facendomi perdere un occhio “forse l’altro” e
facendomi soffrire per altre ferite , sappia una cosa
Io non sono morto!
Per fortuna ho incontrato un
bambino di 9 anni che si chiama
Albino. Lui con l’aiuto di suo
padre e con molte difficoltà,
visto che nella Locride non esiste un servizio assistenziale per i
gatti (ma solo per i cani), sta
cercando di salvarmi. Il dottore
ieri mi ha detto che sono fuori
pericolo di vita ma devo ancora
guarire dalle ferite, perchè oltre
a non vedere per ora non sento
gli odori e quindi non riesco a
trovare dov’è il mio cibo e l’acqua da bere, quindi mi devono
imboccare con una siringa.
Comunque non ho scritto per
farvi deprimere, ne tanto meno
per esaltare le persone che mi
aiutano. Vi starete chiedendo
allora cosa voglio, vero?
Voglio che quella persona che
mi ha investito sappia!
Sappia che nn sono morto, perché magari per lui sarebbe stato
meglio, avrebbe detto pazienza
capita!
Invece no. Sono vivoe nn gli
auguro male, ma spero solo che
abbia una coscienza e che quella lo faccia riflettere su quello
che ha fatto, anzi su quello che
non ha fatto. Ovvero soccorermi.
Ciao, spero a mai più!
Firmato un gatto randagio
Cara Signora, purtroppo, posso
solamente lanciare da queste
colonne un appello a chi ha e può
onde in qualche modo diminuisca
il carico della sua sofferenza
sociale. Purtroppo, davvero.
Cantastorie e politici arditi
Franco Crinò e Alessandra Polimeno
Non si deve andare oltre. Nel contesto
della Locride bisogna fare una politica
incisiva. Chi si offre per questo deve
saper leggere il territorio. Il neoministro al Lavoro e alle Politiche sociali,
Enrico Giovannini, studioso del sommerso, ha trovato la formula per calcolare i fattori che alterano il mercato
del lavoro. Le attività in “nero” vanno
scoraggiate, agli imprenditori che
assumono il Governo Letta prevede di
far risparmiare le tasse. Si debbono
segnalare, inoltre, le attività illecite,
rispetto alle quali lo Stato deve dare la
cifra della sua capacità sanzionatoria e
di prevenzione, e le sacche di assistenza, che si sono ridotte, ma che vanno
necessariamente
riqualificate.
Facendo questo ragionamento, però,
restiamo ancora, come dire, sulla
difensiva, non parliamo di lavoro
nuovo, che bisogna offrire ai giovani,
che così ameranno la “casa” (il sistema) che li accoglie. Questo della
Locride è un territorio insicuro, che
non vede interventi di consolidamento
e manutenzione , poco seminato di iniziative di impresa, scarsamente valorizzato dalle attività culturali. La speranza risiede soltanto nelle politiche
comunitarie e regionali, che hanno i
tempi che hanno, mentre sono scomparse le politiche nazionali. La questione meridionale è diventata l’ostacolo per il quale non si deve investire
al sud e non, invece, la questione centrale di un’Italia che deve lavorare alla
sua integrazione, per eliminare il confine che ha dentro i suoi confini. La
politica deve identificare i punti essenziali dei problemi, ragionando con chi
ha ruoli di governo. Una straordinaria
energia non deve averla solo chi ha
ruoli di governo, ma anche chi intende
fare da tramite, chi raccoglie, qui e
altrove, le emozioni della gente. Chi si
offre per il servizio della politica deve
parlare con la gente, affrontare i problemi dal lato della osservazione critica e dal lato del valore e della utilità
dei servizi e degli operatori. Noi non
teniamo, ovviamente, alla delegittimazione del sistema sanitario della nostra
regione o del settore della forestazione, perseguita da tante inchieste giornalistiche e televisive, teniamo al perfezionamento delle riforme, in questi
campi come in altri, interroghiamo le
Amministrazioni che debbono pianificare le scelte impegnative assunte da
Scopelliti, ci impegniamo a fare la
nostra parte. C’è da far cambiare idea
alla gente. La crisi persistente rischia
di far saltare l’ordine sociale ed allora
c’è necessità di assorbire le liti, di
guardare avanti, di pensare agli effetti
positivi che faremo scaturire dalle
azioni di oggi.
La gente, ormai, snobba i politici
oppure li contesta in maniera frontale,
perciò è meglio augurarsi gente smaliziata che giudica la politica, che capisce quando una dichiarazione è partigiana, che riconosce un risultato, che
chiede il bene comune e si mette nelle
condizioni di chiedere a un politico di
… cambiare mestiere. I cantastorie
non esistono più dalla fine degli anni
sessanta. Dopo, cominciarono a vendere dischi a 45 giri o musicassette. I
politici che non onorano il loro compito cosa possono raccontare?
LA REPUBBLICA DI WEIMAR
Un modello contro la disoccupazione?
DOMENICO ANGILLETTA
La Repubblica di Weimar nasce
ufficialmente il 9 di novembre del
1918, giorno in cui l’imperatore
Guglielmo II Hohenzollern lascia la
Germania per il timore di trovarsi
in mezzo ad una rivoluzione simile
a quella bolscevica.
Essa prende il nome della città,
Weimar per l’appunto, che ospitò i
lavori dell’assemblea costituente e
che sei mesi dopo ha dato alla luce
la nuova Costituzione federale (11
agosto 1919) autentico modello di
democrazia parlamentare avanzata.
La novità rilevante rispetto al passato è che il presidente del Reich viene
eletto da tutto il popolo ogni sette
anni e che ogni tedesco che abbia
compiuto il trentacinquesimo anno
diviene eleggibile, mentre il territorio è suddiviso in Länders, che ricalcano grosso modo le vecchie realtà
statuali, la Germania era infatti considerata la patria dei mille staterelli..
Essi corrispondono, grosso modo, a
una macro regione italiana che si
vorrebbe realizzare, e sono retti da
un cancelliere chiamato a rispondere del suo operato al Parlamento
(Reichstag) organo sovrano del
Paese. Gli altri punti che sono per
noi importanti non li menzioniamo
perché non rientrano nella nostra
trattazione, almeno per ora. Va
detto comunque che nella nuova
Costituzione del 1949 i tedeschi
occidentali hanno ricalcato quella
del 1919 per cui i costituenti trovaro-
no una grande strada già tracciata
nel ‘919.
Ciò detto, torniamo per un momento a ricostruire quegli anni tanto
concitati della storia della
Germania, che significa al contempo storia d’Europa. Il primo dato da
cui prendere le mosse è di natura
prettamente politico: l’umiliazione
che essa ha subito da parte delle
potenze vincitrici quando fu costretta a firmare la resa incondizionata
ed ad addossarsi tutta la responsabilità del conflitto, cosa che ha comportato il pagamento di quasi tutti i
danni di guerra, quantificati nell’astronomica cifra di 269 miliardi di
marchi dell’epoca, per altri 32. E
tale cifra i Paesi vincitori, in primis
Francia e Belgio la vollero pagata in
oro in 42 rate annuali.
In un clima di crisi di tale portata e
con un partito organizzato come
quello comunista del tempo era
naturale che ci fossero le premesse
di una rivoluzione comunista, che
anche Lenin aspettava, perché a guidare la rivoluzione mondiale sarebbe dovuto essere Berlino, cioè un
paese capitalistico avanzato.
Tuttavia la rivolta di Berlino agli inizi
del ‘19 che avrebbe dovuto segnare
una nuova era di cui persino Mosca
non sarebbe stato altro che un quartier generale, venne repressa nel
sangue e vide uscire dalla scena due
grandi rivoluzionari come Rosa
Luxemburg e K. Liebkencht, la
prima dopo essere uscita dalla prigione verso la fine del 1918 fu assas-
sinata da ufficiali reazionari agli inizi
dell’anno seguente.
I governi di coalizione di impegnarono durante il triennio 21-23 si
impegnarono comunque a pagare
le prime rate e ciò ebbe come effetto la loro impopolarità a causa di
una tassazione che non aveva avuto
precedenti nella storia del paese.
Come primo rimedio la svalutazione del marco infatti nel gennaio del
1922 venne introdotto il Marco cartaceo in sostituzione di quello aureo
e già da subito venne svalutato del
50%. Già durante il mese di maggio
dell’anno precedente il suo valore
nei confronti del dollaro si attestava
di 1/15 mentre ora 1/500. Quando
poi ,nell’anno successivo,1923,
venne introdotto il Rentenmark
DOMENICA
come misura antinflazionistica bisogna ricordare che per acquistare 1
Rentenmark erano necessari un
bilione di vecchi marchi. Tradotto
nel concreto: nell’ottobre del 1923
un operaio specializzato doveva
lavorare due intere giornate per
poter comperare mezzo chilo di
burro; mentre per un mezzo quintale di patate un’intera settimana ed
infine per un vestito venti settimane.
La causa determinante di tutto ciò
fu ovviamente il fatto che per i
Tedeschi fu pressoché impossibile
pagare i costi della guerra e per
avvalersi dei loro diritti gli alleati
francesi unitamente ai belgi occuparono militarmente la Renania cosa
che ha comportato un’ulteriore
serie di scioperi e di ammutinamen-
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LA RIVIERA
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PROGETTO GRANDE GIOIOSA
Scorretto chiamare così
una lista elettorale
FRANCO GUGLIELMELLI
Difficilmente avrei potuto
immaginare che il titolo di un
mio Progetto di Sviluppo
venisse utilizzato da una
fazione politica come emblema di una lista in occasione
delle prossime elezioni amministrative.
Eppure è avvenuto, senza che
alcuno si prendesse la briga
almeno di chiedermene il permesso o almeno di informarmi in via preventiva, come
elementari comportamenti di
correttezza imporrebbero.
Per cui mi trovo ad apprendere da la Riviera che il dottor
Antonio Scali ha pensato
bene di denominare la sua
lista elettorale “Progetto
Grande Gioiosa”.
Poi, dalla breve intervista che
appare sul settimanale citato,
ci si rende conto che oltre ad
appropriarsi di quel titolo non
è che si riesca a far di più utilizzando
qualcosa
del
Progetto stesso.
Ma tant’è e c’è poco da recriminare: dinanzi a prove di
mancanza di rispetto della
proprietà intellettuale e professionale di altri nonché di
scarsa fantasia (senza andare
molto lontano e cambiando
quel poco di forma per non
cambiare la sostanza si sarebbe potuto chiamare la lista
“Gioiosa Grande”, tanto per
fare un esempio) occorre
arrendersi.
A coloro che a suo tempo
manifestarono apprezzamento nei confronti di quanto in
quel Progetto sostenevo condiviso
dalle
due
Municipalità che vollero
organizzare un Convegno su
di esso, al quale lo stesso Scali
partecipò con un proprio
intervento programmato vorrei ricordare qual era l’idea di base che esso sosteneva.
Tale idea base del Progetto
Grande Gioiosa consisteva
Vera
Saggezza
ANTONIO ZURZOLO
nell’impegno congiunto dei
due territori, senza alcuna
ipotesi di unione dei Comuni,
a far leva sui diversi punti di
forza e di vantaggio competitivo esclusivi al fine di determinare sviluppo autentico e
nascita di posti di lavoro duraturi, valorizzando le peculiarità di ciascun partner secondo logiche ben precise.
Il fondamentale punto di partenza è che occorre dare priorità assoluta al decollo di
Marina di Gioiosa Jonica
senza il quale quello di
Gioiosa Jonica non può avvenire.
Per cui il consiglio che suggerisco (e non la richiesta giuridica che potrei avanzare) è
quello di cambiare in corsa se ancora in tempo - la definizione utilizzata, pena la scarsa
credibilità di quanto sotto il
cappello di “Progetto Grande
Gioiosa” si andrà a sostenere
nel corso della imminente
campagna elettorale.
Randi saggiu papà Napulitanu
doppu tant’ann’ i duru navicari
certu ca ti volevi riposari
e mmata ritornasti mprimu pianu.
Lu gestu chi ffacisti chjanu chjanu
sul’ unu com’ a ttia lu potè fari
pammi ppaci ‘nu pocu li forgiari
gurpi di voscu, grigli di pantanu.
La dicisioni fatta stamatina
fu ‘na carizza a ogni talianu,
cosa chi ppuru l’estaru si ‘nchina,
cosa chi nta ‘nu tempu cchju’ lluntanu
cocchj maestru di la pinna fina
scrivi e canta papà Napulitanu.
A Sidernu Il registro degli
Sidernu tu chi di tutti eri invidiatu,
tu, chi eri la perla di lu joniu,
mo diventasti tristi e scunsulatu,
sulu pemmu u ti viju mi vergognu.
Finiru i tempi di lu grandi splendori,
finiu l’amuri e poi finiu lu beni,
cui guvernava ti temia nto cori,
si abbandunatu e nullu ti susteni.
Fusti la terra di gelsominu,
fiuri pregiatu jettava nu suspiru,
ca si saziava già di li profumi.
La maistà di chillu lungumari,
bellu, imponenti e nu locu sicuru,
mo ndai sulu u stai attentu nommu cadi,
pecchì puru illu ormai restau a lu scuru.
Centru vinelli e la periferia,
li borgati e li strati di campagna,
e facia preju cui ti vidia.
Ma cui ti vidi mo certu si spagna.
Avundi jiru chilli tempi d’oru,
quando eri cocculatu di carizzi,
chi pe tutti eri lo ritovu,
mò ti stannu atterrando di mundizzi.
È guerra aperta ormai nta stu paisi,
non c’è più versu nullu esti sicuru,
jornu pe jornu aumentanu i spisi,
la paralisi è puru lu lavuru.
Chista è la curpa forzi di lu statu,
non sapi amministrari lu potiri,
di n’annu a nattu si cummissariatu,
non c’è nu persunaggiu mu ti fidi.
Non ci su sordi pe na lampadina,
e di lu restu non c’è più speranza,
non c’è sulu forzi na carneficina,
più jamu avanti e più è doluri i panza.
Finiu la pasta a carni e puru u sucu,
e si perdiu la regula e a misura,
si ndavi mu si mbulla ncunu bucu,
si mentimu nu saccu i spazzatura.
È inutili mu giri la pittella,
voltala comu voi sempi è cucuzza,
forzi non restau mancu a pdella,
se non mori ca botta c’è la puzza.
Non sacciu se n’addiu caru Sidernu,
di fammi nullu si poti sarvari,
du paradisu ti portaru o mpernu,
ciangimu tutti cu lacrimi amari.
Dall’affezionato cittadino
Salavtore Mazzitelli
ti. nessuno di noi può immaginare
che cosa sarebbe successo se dall’altra parte dell’Oceano gli Americani
non fossero intervenuti con il noto
piano Dawes che fu un’autentica
svolta alla crisi dell’economia tedesca. Ovviamente fu determinante il
lavoro diplomatico del cancelliere
G. Strasemann il quale nella conferenza di Locarno ha saputo essere
convincente nell’evacuazione delle
aree occupate e creare condizioni
molto vantaggiose affinché i capitali
americani venissero investi sul suolo
tedesco. Sappiamo inoltre che a
beneficiarne furono principalmente
gli industriali tedeschi mentre ad
essere danneggiati furono i dipendenti con stipendio fisso, comunque
l’economia tedesca si risollevò e
conobbe un trend positivo sino alla
crisi del ‘29 che sembrava dovesse in
una prima fase toccare solo il
mondo americano. Ma così non fu
perché i capitali americani furono
letteralmente bruciati dalla crisi e
accelerò il rapido declino delle
Repubblica offrendo ampio spazio
al Nazismo.
A questo punto non ci resta altro
che offrire, seppur in modo molto
succinto, l’alternarsi dei vari cancellieri alla guida della Germania e le
forze politiche in campo di questo
quindicennio concitato.
Le forze politiche più rilevanti
erano: il partito socialdemocratico
(SPD); la Volkspartei; il partito
socialista; il partito comunista ed il
nascente partito nazional-socialista.
La realtà politica era molto frammentata e nessuna delle tre grandi
formazioni ebbe mai la meglio sulle
altre tanto da poter governare. I
governi che sono venuti alla luce
furono dunque sin dalla loro nascita
macchiati dalla taccia di compromesso e dalla precarietà a causa
delle contraddizioni intrinseche.
Dei numerosi cancellieri ci corre
l’obbligo di ricordare:
J. Wirth (1921-22), cattolico soste-
la Riviera
nuto da un governo di coalizione
con i socialdemocratici);
W. Cuno (1922-23), Volkpartei
governo di Destra sostenuto da una
grande coalizione ad eccezione del
partito socialista;
G.Stasemann (1923-24) leader della
Volkspartei sostenuto questa volta
anche dai socialisti;
W. Marx, centro cattolico (1923-24);
H. Müller, H. Bruning (marzo
1930).
La Repubblica di Weimar presentava dei tratti veramente molto simili
alla nostra Prima repubblica e alla
situazione attuale: ingovernabilità e
forze politche che sul campo si equivalgono. Chiaramente all’orizzonte
non c’è ancora un personaggio che
dopo il fallito putchs di Monaco
(1923) abbia scritto un altro Mein
Kampf, anche se ci assale il dubbio
che Beppe Grillo sappia scrivere.
Anche la crisi economica c’è e questa sembra che abbia superato di
gran lunga quella del ’29, resta tutta-
via il dono dall’aruspicina che sembra che siano in pochi ad averlo.
Noi, invece non facciamo ipotesi sul
futuro, esso ci sovrasta e quindi
diventa per questo imprevedibile.
Restiamo legati al passato e cerchiamo di capire se esso possa essere
d’insegnamento per il nostro presente. Di certo Enrico Letta nostro
premier non l’avevamo messo in
conto.
Abbiamo riscontrato molte analogie
con quel pezzo di storia della
Germania l’unica cosa che ci manca
è un T. Mann; un H. Mann; un B.
Brecht; l’Espressionismo, il Bau
Haus;
la
Dodecafonia,
L’esistenzialismo ecc. Ci mancano
inoltre due personaggi, che sempre
nella stessa area culturale e politica
hanno marcato il secolo come non
mai A. Einstein e S. Freud. Di questa ultima parte abbiamo sicuramente nostalgia. Di attori certamente no.
italiani all’estero
e i suoi vantaggi
L’Anagrafe degli Italiani
Residenti all’Estero (A.I.R.E.)
è stata istituita con L .N.470
del 27 ottobre 1988 e successivo DPR 30 maggio 1989,
N.323 recante il suo regolamento
di
attuazione.
Costituita
presso
ogni
Comune, essa contiene i dati
anagrafici: dei cittadini italiani
che trasferiscono la propria
residenza all’estero per periodi superiori a dodici mesi; dei
cittadini italiani nati e residenti all’estero il cui atto di nascita venga trascritto in Italia e
la cui cittadinanza italiana sia
stata accertata dall’ ufficio
consolare di residenza ; dei
soggetti residenti all’estero
che acquistano la cittadinanza
italiana a qualsiasi titolo.
L’iscrizione all’A.I.R.E. è gratuita ed obbligatoria , ai sensi
della citata Legge N.470/ 1988
istitutiva della stessa . Si possono pertanto seguire due vie :
ci si può recare all’anagrafe
del comune di residenza
dichiarando la propria intenzione di trasferirsi all’estero
per un periodo di tempo superiore ad un anno (in tal caso, il
nominativo verrà annotato nel
registro delle cancellazioni
anagrafiche ed in quello delle
iscrizione all’A.I.R.E. , in attesa che il provvedimento si perfezioni attraverso il ricevimento della dichiarazione presentata dall’interessato all’ufficio
consolare di residenza) ; oppure ,entro novanta giorni dall’espatrio, ci si presenta all’ufficio consolare di residenza e si
rende una dichiarazione alla
quale occorrerà allegare l’atto
di nascita , l’attestazione consolare del possesso della cittadinanza e compilare inoltre il
Mod. “ Cons.0I “ che sarà poi
trasmesso, a cura del
Consolato, al Comune italiano
di ultima residenza ovvero , in
caso di nascita e/o residenza
continuativa all’estero, al
comune di ultima residenza di
genitori o degli avi. È consentito tuttavia regolarizzare la
posizione anagrafica oltre
detto termine
Iscriversi all’A.I.R.E. è vantaggioso per tutta una serie di
motivi: consente agli interessati di beneficiare dell’assistenza
in loco del consolato per il
disbrigo di varie pratiche burocratiche (per esempio: rinnovo
del passaporto, rilascio di certificati anagrafici ecc...); permette di esercitare regolarmente il diritto di voto per corDOMENICA
rispondenza, tramite l’invio, a
cura del consolato ove si è
registrati, al proprio domicilio
delle schede elettorali; consente di beneficiare delle esenzioni doganali al momento del
rimpatrio; permette di ottenere ogni sorta di certificazione
anagrafica.
Unico neo, se vogliamo, dell’iscrizione all’AIRE riguarda la
copertura sanitaria in Italia: si
perde il diritto al medico di
base e all’assistenza ospedaliera; si mantiene tuttavia, per
un periodo non superiore a
novanta giorni, il diritto all’assistenza sanitaria urgente, cioè
tramite pronto soccorso.
Oltre alle varie anagrafi degli
italiani residenti all’estero istituite presso tutti i Comuni esiste, presso il Ministero
dell’Interno-Dipartimento per
gli Affari Interni e Territoriali ,
l’A.I.R.E. nazionale, ove vengono trasmesse,tramite un’apposita procedura informatica
provvista di un particolare
sistema di sicurezza, tutti i dati
inviati dalle anagrafi comunali.
Non è necessaria l’iscrizione
all’A.I.R.E.: a) per i lavoratori
stagionali che si recano all’estero ; b) per i militari in servizio presso gli uffici e le strutture della N.A.T.O.; c) per i
dipendenti statali immessi in
ruolo in servizio all’estero ; d)
per i cittadini italiani che si
recano all’estero per un periodo inferiore ad un anno .
Per quanto attiene, infine, la
cancellazione dall’A.I.R.E,
essa può verificarsi: 1) per
perdita della cittadinanza; 2)
per irreperibilità presunta; 3)
per morte; 4) per rimpatrio
dall’estero e successiva iscrizione all’Anagrafe della
Popolazione Residente; in tal
caso, che è quello più frequente, prima del rientro in Italia è
necessario
informare
il
Consolato e richiedere la cancellazione dalla loro anagrafe;
occorrerà poi ritirare il certificato di rimpatrio, utile anche
per l’esenzione fiscale dei beni
personali che verranno trasportati in Italia e , una volta
rientrati in Italia, comunicare
all’anagrafe del Comune il
proprio domicilio . Dopo che il
Comune avrà accertato ,tramite indagini di Polizia Urbana,
l’effettivo domicilio il nominativo verrà immediatamente
registrato nell’Anagrafe della
Popolazione Residente.
Giuseppe Pelle
05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
21
DOMENICA
05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
22
SPORT
Juventus
movie
SERIE A
Al 99,9% oggi la Juventus si laureerà
per la ventinovesima (o trentunesima) volta Campione d'Italia, il secondo scudetto consecutivo per Antonio
Conte. Si dice sempre, e in questo
caso forse lo è ancora di più, che l'ultimo è lo scudetto più bello, quello
più meritato. È stato certamente un
titolo diverso rispetto a quello dello
scorso anno. Perché se nella passata
stagione la Juventus puntò con forza
al fattore sorpresa, alla furia agonistica e al fatto di non giocare in Europa,
quest'anno, in un certo senso, si è trovata a fronteggiare la concorrenza.
Per amor di cronaca, a proposito
della concorrenza, potrei aprire un'enorme parentesi, ma rischierei di
chiuderla fra un paio di pagine, e,
amico lettore, non voglio annoiarti.
Dopotutto, i giusti meriti dei campioni vanno equamente divisi con i
demeriti di chi arriva secondo, terzo e
così via. La Vecchia Signora apre i
battenti nel primo anticipo del cam-
pionato, nella sfida casalinga contro il
Parma: sono i primi tre punti della
stagione grazie al due a zero con gol
di Lichtsteiner e Pirlo. È un buon
segno, anche l'anno passato si esordì
in casa con gli emiliani, e anche allora
lo svizzero figurò tra i marcatori. Già
alle prime giornate gli uomini di
Conte imprimono un ritmo terrificante al campionato, dodici punti in
quattro partite. Alla seconda c'è il
poker in casa dell'Udinese, anche se il
rigore con cui gli ospiti sbloccano il
risultato è alquanto dubbio. Alla
terza giornata arriva la seconda vittoria consecutiva fuori casa, a Marassi
contro il Genoa e alla quarta, in casa,
facile due a zero contro il Chievo con
doppietta di Quagliarella. A Firenze,
nel turno successivo, arriva il primo
mezzo passo falso, pareggio a reti
inviolate con i bianconeri che più di
una volta hanno rischiato di soccombere. È un buon segnale per chi insegue? Tutt'altro. La Juventus continua
a macinare vittorie, a segnare gol a
raffica. Due a uno al Siena nello
Juventus Stadium alla sesta giornata e
poi una lezione all'odiato Zeman nel
4-1 di casa contro la Roma. Il sabato
successivo c'è il primo scontro diretto,
sempre in casa, contro il Napoli. È un
match equilibrato, con i partenopei
che sfiorano il vantaggio con Cavani.
Ma nel secondo tempo, a venti minuti dalla fine, Conte pesca il doppio
jolly dalla panchina. Dentro Caceres
che realizza di testa su corner di Pirlo
e poi Pogba che al volo dopo solo due
minuti porta sul doppio vantaggio la
propria squadra. Per chi non l'avesse
capito, la Juventus inizia a fare sul
serio. La domenica successiva, sempre tre punti a Catania, ma questa
volta le polemiche impazzano per un
gol ingiustamente annullato a
Bergessio quando ancora si era sullo
zero a zero, e poi gol di Vidal viziato
da fuorigioco. Ci sono però le prime
avvisaglie di una mini crisi. Alla deci-
ma giornata, solo allo scadere i bianconeri hanno la meglio sul Bologna,
regolato allo scadere grazie alla rete
del solito Pogba, sempre più indispensabile. All'undicesima giornata
c'è la partita per antonomasia,
Juventus - Inter. Strano quanto crudele scherzo del destino, dopo 51
risultati utili consecutivi, Buffon e
compagni perdono l'imbattibilità grazie alla “spensieratezza” tattica di
Stramaccioni che con la doppietta di
Milito e gol di Palacio, gela il popolo
juventino. Il sei a uno con cui facilmente ci sbarazza del Pescara alla tredicesima giornata sembra far pensare
che la crisi sia alle spalle. Ma non è
così, perché nelle successive due partite, la Juventus conquista un solo
punto, pareggio in casa contro la
Lazio e sconfitta a San Siro contro il
Milan. Già due sconfitte in tredici
giornate. Cosa sta succedendo? Nulla
di grave, la marcia riprende nelle successive quattro giornate con dodici
punti conquistati: tre a zero nel derby,
vittoria di misura a Palermo nel ritorno di Conte sulla panchina dopo aver
scontato la squalifica, di nuovo tre a
zero contro l'Atalanta e sempre tre
gol al Cagliari. Nuovo stop, forse
ancora più clamoroso rispetto a quello con l'Inter, questa volta in casa contro la Sampdoria per giunta in dieci a
metà primo tempo. È il sei gennaio,
l'ultima giornata di andata. Da qui in
avanti il cammino della Juventus,
tranne qualche piccolo intoppo, non
conoscerà ostacoli. Gol, gioco e punti
condurranno i bianconeri verso questo meritatissimo scudetto. E pazienza se forse si sono persi fin troppi
punti per strada, il traguardo, anche
questa volta, con ogni probabilità sarà
tagliato il cinque maggio. Si ripartirà
il prossimo anno con la consapevolezza di voler lottare con più forza in
Europa. In Italia il cammino è segnato, fuori confine serve qualcosa in più.
Massimo Petrungaro
DOMENICA
05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
Parlando
di...
Il CENTRO STUDI KARATE
sbanca ai Campionati Nazionali di Cervia
Pioggia di medaglie per gli atleti del
M° Ursino 6 Ori 1 Argento e 1 Bronzo.
Nella bellissima cornice del Palazzetto
dello Sport di Cervia, dal 26 al 28
Aprile, si è svolto il Campionato
Nazionale di Karate al quale hanno
partecipato più di 800 atleti provenienti da tutta la penisola. L'evento è stato
magistralmente organizzato dalla
Direzione Nazionale dell' AICS guidata dal Presidente Bruno Molea. Il
CENTRO STUDI KARATE guidato
dal M° Vincenzo URSINO anche per
questa edizione ha fatto incetta di
medaglie rappresentando la Calabria
nel migliore dei modi conquistando
ben 6 ori, 1 argento e 1 medaglia di
bronzo. Si inizia il sabato con le gare di
“KATA” dove il club calabrese conquista i primi titoli nazionali con
SPORT
CALCIO
Il Siderno si riorganizza
Domenica scorsa si è concluso il campionato di calcio per l'A.C.D. Siderno
1911. La stagione appena conclusa è
stata purtroppo negativa sotto l'aspetto
del risultato sportivo poiché è culminata
con la retrocessione dal campionato
d'eccellenza. Il prossimo anno la compagine biancazzurra ripartirà dal campionato di promozione girone b. Il dirigente Francesco Vumbaca in codesto comunicato ufficiale evidenzia che purtroppo
quando non si consegue l'obiettivo programmato ad inizio stagione le eventuali colpe sono da suddividere tra tutte le
componenti (società, direttivo, staff tecnico e calciatori) in parti uguali. “Alla
fine di una stagione sportiva ogni componente attivo della società deve mettersi a riflettere per capire quali sono
stati e dove sono stati gli errori commes-
si e cercare così di evitarli in futuro”.
Purtroppo ci sono state molte difficoltà
durante l'intera stagione sportiva che
comunque non devono essere considerate come una giustificazione alla retrocessione. Il campionato d'eccellenza è
molto dispendioso sia sotto l'aspetto
economico che tecnico perciò per poterlo affrontare al meglio occorre che la
squadra abbia alle spalle una società
con un buon gruppo di soci sostenitori e
un direttivo capace oltre ad una rosa
competitiva. All'inizio in fase di programmazione molti imprenditori locali
avevano espresso la loro vicinanza sia in
termini di loro contributo volontario
che in sostegno materiale. Ma dei tanti
solo pochi hanno mantenuto l'impegno
assunto. Intanto il direttivo che ci ha
messo la propria faccia ed ha assunto i
vari impegni con calciatori e staff tecnico vedendo che i contributi promessi
venivano meno è stato costretto a ridimensionare la programmazione d'inizio
stagione e a condurla sino al termine tra
mille difficoltà puntando su calciatori
esclusivamente del luogo tra cui numerosi giovani all'esordio in eccellenza che
comunque hanno ben figurato e che per
il futuro costituiranno il patrimonio
della società. Occorre sottolineare che
tranne qualche squadra nessuna ci ha
messo in difficoltà, infatti numerosi
punti soprattutto in casa sono stati persi
negli ultimi minuti di gioco, vuoi per
sfortuna vuoi a causa di pecche di gioventù dei tanti giovani schierati in
campo. Bisogna anche ammettere che
per alcuni calciatori esperti non è stata
una grande stagione. Ma di tutto ciò
bisogna fare tesoro perché gli errori
come già predetto aiutano a crescere e a
migliorarsi. Per il futuro stiamo già iniziando ad organizzarci, si punterà ad
allargare la base societaria per costituire una società seria, solida, organizzata,
competente, caparbia e volenterosa con
alla base l'obbiettivo di vivere il calcio
divertendosi rispettando le regole e i
valori etici e morali del giuoco del calcio. Poi tutti i soci sostenitori voteranno
un direttivo che si occuperà della gestione tecnica per l'intera prossima stagione. Punteremo anche a riorganizzare il
settore giovanile che ormai manca da
diversi anni. In questa direzione cercheremo prima di tutto di trovare un intesa,
per una futura collaborazione reciproca,
con le scuole calcio già presenti nel
paese ed in mancanza costituiremo
tutto da zero. Oggi, purtroppo con la
crisi che ci attanaglia i giovani costituiscono l'unico modo per combatterla e
abbassare i costi di gestione continuando così a fare calcio e a rappresentare la
città di Siderno nei vari paesi calabresi.
L'occasione mi è gradita per ringraziare
tutti i soci sostenitori della stagione
appena conclusa, i componenti del
direttivo, gli sponsor (in particolare lo
sponsor ufficiale “Caffè Santacroce”
che da ormai tanti anni costituisce una
risorsa importante per la società), i tifosi, la croce bianca di Siderno, la
Protezione Civile di Siderno, i mezzi
d'informazione e le forze dell'ordine per
il loro contributo e la professionalità
con cui hanno svolto ognuno il proprio
compito.
lr
TORNEO DI BURRACO:
vince il club di Catanzaro
Al giro di boa del “Torneo
dell'Amicizia” tra le
società di Catanzaro e
due di Lametia, l'ASD
Burraco di Siderno si
conferma come migliore
società organizzatrice
essendo riuscito a formare ben 29 tavoli con 116
giocatori, i quali si son
dati battaglia a suon di
pinelle. Il torneo è stato
diretto dall'arbitro federale Ruso Francesco coadiuvato dall'arbitro funzionario di Circolo
Rosalba Abrigate alla
quale il Circolo sidernese
porge un ringraziamento
per il lavoro svolto e per
la puntualità nella programmazione del torneo.
L'Hotel Ristorante “ La
Casa del Gourmet” ancora una volta ha dato il
meglio, fornendo il salone dove spiccavano i 29
tavoli. Alle ore 18.30 si è
gustato il buffet di dolci
offerto dalla socia delle
associazioni sidernese.
Promozione: il Gioiosa sfida
in trasferta la Gallicese
Alla fine il Presidente
o n o r a r i o
dell'Associazione dott.
Pasquale Gagliardi, ha
ringraziato tutte le società
partecipanti ed un
applauso alla sig.ra
Marcella.
Presentazione:
1° posto trofeo più premio alla coppia: Muoio
Giovanni - Marino Aida
del club CZ
2° posto trofeo più premio alla coppia: Cimino
Silvana - Cimino Aurora
del club CZ
3° posto trofeo più premio alla coppia: Lucà
Barbara e D'Agostino
Antonella della società
ASD Burraco Siderno.
4° posto premio alla coppia: Siciliano Giuliano Felicetti Alba del club CZ
5° premio alla coppia:
Vescio
AngelinaMazzocca Nicola del club
Burracomania
di
Lametia Terme.
Premio Tecnico alla coppia: Sgarlato Pietro e
Catalani Luana Tullia
Lea dell'ASD Burraco
Siderno Interno alla coppia: Mancuso Serafina Clementi Ivana del club
CZ .
lr
Il Gioiosa di mister Silvano, dopo aver raggiunto l’obiettivo play-off si
accinge ad affrontare questo pomeriggio la formazione della Gallicese
allenata da mister Casciano. Un traguardo che la squadra bianco-rossa
ha ottenuto con grande merito al termine di una stagione esaltante che
ha premiato il gruppo di calciatori, i tecnici e la dirigenza che non ha mai
fatto mancare il suo prezioso supporto. Gara unica con la necessità per il
Gioiosa Jonica di dover vincere assolutamente visto che la Gallicese ha
raggiunto una migliore posizione di classifica. Se al termine dei 90 regolamentari, infatti, si dovesse registrare un risultato di parità si andrebbe ai
supplementari. Se alla fine dell’extra-time si rimanesse ancora in pareggio passerebbe il turno la Gallicese. Si spera in bomber Siclari e sulla
verve ed inventiva di Gianni Libri che potrebbe risultare determinante.
Arbitrerà la partita il signor Ippolito De Napoli della sezione di Cosenza.
Gli assistenti saranno Dario Cucumo e Roberto Terenzio sempre di
Cosenza. Nell’altra partita play-off si affronteranno la Palmese di mister
Morelli contro il Bianco di Leo Criaco. La partita si giocherà a Rosarno
e sarà diretta dal sig. Cosso di Reggio Calabria.Assistenti Cortese e
Paglianiti di VV
DOMENICA 05 MAGGIO 2013 LA RIVIERA
24
Domenico Macrì e Vincenzo
Figliomeni. Nella seconda giornata
dedicata ai “Combattimenti” arriva
il bronzo di Vincenzo Scruci nella
classe esordienti B. Nel terzo giorno
il dominio del Team del M° URSINO è stato netto e indiscutibile,
infatti nelle tre categorie previste
della giornata ha conquistato tutti i
titoli disponibili con le coppie
Figliomeni-Bizzantini e FigliomeniUrzino primi a pari merito nella classe “ragazzi” dove hanno partecipato
ca. 25 coppie, stesso risultato nei
“fanciulli” con oltre 45 partecipanti si
aggiudica il titolo nazionale
Vincenzo Guttà seguito a ruota da
Luca Figliomeni (argento) e si chiu-
de con i “bambini” dove il mattatore
è stato Manuel Urzino. Puntuale la
telefonata di congratulazioni del
Presidente calabrese dell' AICS il
dott. Arturo Nastasi al M° Ursino
nella quale lo ringrazia per gli eccellenti risultati raggiunti che portano
lontano dalle nostre mura il buon
nome della nostra regione.
la Riviera
di...
Play-off: fuori i secondi per Guardavalle
Roccella. Juniores Roccella splendido bis
Questo pomeriggio al “Nicola Coscia” di
Guardavalle andrà in scena l’atto unico della
sfida play-off tra i locali ed il Roccella. Una
sfida fondamentale tra due formazioni che
hanno disputato una stagione importante
ma che per raggiungere il traguardo della
serie D dovranno affrontare il Rende domenica prossima al Marco Lorenzon. Le due
squadre agli ordini di Gesualdo Calabrese e
Francesco Ferraro hanno preparato nei
minimi dettagli l’importante match odierno
che sarà diretto dal signor Marco Ceccon di
Lovere con assistenti Francesco Nocella e
Gaetano Sciammarella di Paola. Se il risultato di parità dovesse permanere al termine
dei 90 minuti regolamentari si andrebbe ai
supplementari ed in caso di ulteriore parità
verrebbe premiato il Guardavalle per il
migliore piazzamento nella stagione regolare, ed è questo un vantaggio di non poco
conto. Intanto, mercoledì scorso il Roccella
juniores per il secondo anno consecutivo si è
laureato campione regionale juniores.
Quella contro il Corigliano è stata una partita senza storia troppo netta la superiorità dei
ragazzi di mister Favasulli. Gli amaranto partivano subito forte ed al 2’ minuto Marco
Sorgiovanni sfoderava un gran tiro dai 20
metri pallone che sfiorava il palo. Al 6’ minuto arrivava la prima rete dell’incontro
Khanfri scodellava un pallone area sul quale
si avventa Matteo Sorgiovanni che di testa
supera va Alfano. Al 13’ arrivava la seconda
rete con Villella che sugli sviluppi di un calcio d’angolo stoppava e si inventava un gran
tiro sul secondo palo su cui nulla poteva il
portiere coriglianese. Al 19’ ci provava il
Corigliano con un colpo di testa di Toscano
che finiva fuori, al 25’ ancora una buona
azione dai ragazzi di Vangieli protagonista
sempre Toscano che riceveva un pallone in
area roccellese, stop e tiro di prima intenzione Belcastro volava a deviare in angolo. Al
23’ ancora una buona azione del Roccella
con Laaribi che appoggiava un pallone per
Ienco gran tiro del centrocampista che impegnava severamente Alfano. Al 27’ arrivava la
terza rete con Marco Sorgiovanni che si esibiva in un gran tiro in diagonale su cui nulla
poteva Alfano. Nonostante l’ampio vantaggio gli amaranto non sia accontentavano e
Belcastro provava la conclusione dal limite
col pallone che usciva di poco. Al 38’ la rete
che avrebbe potuto riaprire l’incontro,
Borrelli recuperava un pallone sulla tre quarti scambiava con Carelli che concludeva a
rete la sfera veniva deviata da un difensore
del Roccella spiazzando Belcastro. Al 45’
Laaribi metteva un pallone in area tiro di
Belcastro grande parata di Alfano.
Nonostante il doppia vantaggio nella riprese
il Roccella continuava ad attaccare, al 5’
minuto Villella serviva Ienco centralmente
ma il tiro del centrocampista amaranto veniva deviato in angolo dal tocco di un difensore. Al 19’ arrivava la rete che chiudeva la partita Laaribi serviva un assist al bacio per
Khanfri che solo davanti ad Alfano non sbagliava. Alla mezz’ora arrivava l’ultima rete
dell’incontro stavoltaeraè Trimboli a servire
Ienco centralmente che dopo aver saltato
anche l’estremo difensore depositava il pallone nella porta sguarnita. Prima della fine
dell’incontro c’è ancora tempo per un bel
tiro di Cavallaro respinto dal portiere poi
dopo il triplice fischio iniziava la festa del
Roccella.
si ringrazia Antonio Labate di www.asroccella.it
PROMOZIONE
Il bilancio del M. di Gioiosa
Un campionato da grande protagonista il Marina di Gioiosa ha chiuso
domenica il campionato con la sconfitta nel derby contro la Bovalinese
che con la vittoria di misura ha
festeggiato la sua permanenza in promozione anche per la prossima stagione. Per i giallorossi del presidente
Vincenzo Tavernese i play off non
sono arrivati per un soffio. Ma all'interno della società c'è lo stesso grande soddisfazione per il campionato
disputato che ha visto capitan Ieraci e
compagni posizionarsi nelle primissime posizioni di classifica . Una stagione positiva che ha confermato l'ottimo lavoro svolto dalla società e dallo
staff tecnico in una lunga stagione
dove non sono mancate le difficoltà.
Il presidente Tavernese ringrazia
tutti: dai giocatori ai tifosi che sono
stati sempre vicini alla squadra giallorossa in questa difficile stagione.
“Logicamente, non dimentico il
grande operato dello staff tecnico dal
nostro allenatore ai nostri preparatori . Il rinnovo di mister Gianni
Scigliano? Ancora non ne abbiamo
parlato, ma da ambo le parti c'è la
grande volontà di proseguire il rapporto lo decideremo nelle prossime
settimane . Certamente questo ottimo campionato è frutto anche del
suo importante lavoro , dell'esperien-
za di giocatori importanti che meriterebbero di giocare in categoria superiore e della qualità di alcuni under
che sono cresciuti tanto che forse da
tempo non si vedeva. Ora non è il
momento di azzardare cosa accadrà il
prossimo anno ma a breve sarà il
momento di ridisegnare quello che
potrebbe essere il volto del Marina
del futuro tra tante riconferme e
nuovi arrivi. Infine, ci tengo a ringraziare per l'ennesima volta i nostri
sostenitori, che non ci hanno mai
fatto mancare il loro preziosissimo
sostegno. Il Marina di Gioiosa sono
convinto riuscirà anche nella prossima stagione ad allestire una grande
squadra”. Artefice principale di questo eccezionale campionato è stato il
bomber Matteo
Carbone che ha chiuso con un bottino personale di 21 reti diventando il
capo cannoniere del campionato di
promozione un giusto premio per
l'ottima stagione disputata dal forte
fantasista che meriterebbe di calcare
i terreni di categorie superiore per lui
Pasquale Patrizio e Michele Raso
incominciano ad arrivare le prime
richieste.
NICODEMO BARILLARO
DOMENICA 05 MAGGIO
2013
LA RIVIERA
25
S E R V I ZI O D I I N F O R M A Z I O N E P E R I C IT T A D I N I , n u m e r o v e r d e :
INDIRIZZO
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europei “Un’Educazione Europea
di qualità elevata per tutti”
In Calabria coordina l’Europe direct “Calabria&Europa” di Gioiosa Jonica
L’Europe direct “Calabria&Europa”
di Gioiosa Jonica promuove nell’ambito delle iniziative per la cittadinanza attiva dell’anno europei dei
Cittadini 2013 la proposta dei cittadini europei:
Un’Educazione
Europea di qualità elevata per tutti.
Eurokom
sede
ospitante
dell’Europe
Direct
“Calabria&Europa” è coordinatore
per la regione Calabria dell’iniziativa
e invita tutti i cittadini della regione
a sottoscrivere l’iniziativa che ritiene
fondamentale per il futuro
dell’Europa.
“Noi
crediamo
nell’Europa. Crediamo nei cittadini
Europei. – sostengono i partner italiani - Crediamo che il futuro
dell’Europa dipenda dall’educazione e che più attenzione debba essere
data a questa materia. Obiettivi
comuni in termini di educazione
dovrebbero essere il cuore di una
soluzione delle sfide odierne del
nostro continente. Obiettivi che
riflettono i valori fondanti tra cui il
pluralismo, la non-discriminazione,
la tolleranza, la giustizia, la solidarietà, la responsabilità e le pari
opportunità prevalgono”.
Infatti il futuro dell’Europa dipende
dal sistema educativo, da come si
educano i cittadini, da come imparano. Obiettivi educativi condivisi che
riflettono i valori di base dell’Unione
Europea devono essere al centro di
una soluzione alle sfide odierne.
Questi sono i temi alla base della
proposta dei cittadini europei per
un’educazione di qualità elevata per
tutti che intende principalmente
creare una piattaforma di discussione/collaborazione tra tutti i soggetti
interessati dove genitori, insegnanti,
studenti, parti sociali, educatori e
decision-makers propongono, dibattono e formulano una politica europea per un modello educativo di
qualità, pluralistico e orientato a EU
2020 per il sistema scolastico primario e secondario per tutti i cittadini
Europei. Stabilire delle linee guida
Bandi in scadenza
19/07/2013
Bando comunitario
rivolto al
partenariato
europeo per gli sport
Il presente bando ha come scopo di preparare
future azioni dell’UE nel settore dello sport, in
particolare nel contesto della sezione dedicata
allo sport del nuovo programma UE 2014-2020
“Erasmus per tutti”, tenendo conto delle priorità
fissate nel Libro bianco sullo sport e nella
Comunicazione “Sviluppare la dimensione europea dello sport”.
Le azioni finanziabili: Progetti transnazionali,
proposti da enti pubblici o organizzazioni no-profit, volti ad individuare e testare reti adeguate e
buone pratiche nel settore dello sport riguardo ai
per l’implementazione di questo
modello educativo, possibilmente
terminante con una Maturita’
Europea, a beneficio delle future
generazioni, come previsto dal trattato di Lisbona.
Per la campagna in Italia diversi
sono i Partner e gli Enti sostenitori,
che volontariamente forniscono contributi di risorse umane e non finanziarie, per promuovere la cittadinanza Europea. Tra questi l’ICE, in particolare si cura della la raccolta delle
dichiarazioni di sostegno sul sito
della commissione europea. Quindi
a livello nazionale l’iniziativa è sostenuta da: AEDE Associazione
Europea degli Insegnanti – Italia;
LEND – lingua e nuova didattica Associazione Culturale – Italia blog importanza lingue; Federazione
Nazionale Insegnanti - FNISM –
Italia; Festival d’Europa a Firenze;
Federazione Nazionale Insegnanti
Centro di Iniziativa per l’Europa
(FENICE) – Italia; Associazione
seguenti aspetti:
Consolidamento della buona governance e
della duplice carriera nello sport,facilitando la
mobilità dei volontari, degli allenatori, dei dirigenti e del personale delle organizzazioni sportive senza scopo di lucro governance e della duplice carriera nello sport. Questi programmi
dovrebbero fare parte di una strategia o della
politica propria delle organizzazioni coinvolte e
basarsi su un accordo di (ulteriore) cooperazione
tra queste organizzazioni. I programmi dovrebbero includere la formazione specifica, la condivisione di esperienze di lavoro, lo scambio di personale/volontari o una combinazione di questi
strumenti. La mobilità potrà coinvolgere in particolare i volontari, gli allenatori,i membri delle
squadre sportive, i membri dei consigli di amministrazione e il personale delle organizzazioni
sportive e di quelle legate allo sport. Si intende
testare la mobilità strutturata come strumento
per la realizzazione di progetti di cooperazione
transnazionale in materia di buona governance e
di duplice carriera nello sport.
Tutela degli atleti,in particolare dei più giovani,
contro i rischi per la salute e la sicurezza migliorando le condizioni di allenamento e di competizione.bI progetti dovranno essere incentrati sulla
promozione della prevenzione degli infortuni e
sulle misure di salute e sicurezza,compreso lo
Nazionale
Docenti
Italia
Cittadinanza attiva ; Consiglio
Italiano del Movimento Europeo
CIME - Italia sito Cittadinanza
europea e ICE; AICCRE – Sezione
Italiana del Consiglio dei Comuni e
delle regioni d’Europa; AGe
Associazione Italiana Genitori;
Intervita, Italia. Contro la dispersione scolastica; Eurokom Europe
Direct
Calabria&Europa;
Movimento Federalista Europeo
MFE - Sezione di Milano; Europe
Direct Chieti – Provincia di Chieti;
Università degli studi di Urbino
“Carlo Bo”; Associazione Volare a
Santo Stefano – Rende (CS).
Dobbiamo raccogliere un milione di
firme in Europa, entro ottobre
2013!
Per sottoscrive
l’iniziativa:https://ec.europa.eu/citizens-initiative/ECI-2012000008/public/signup.do?lang=it;
Ulteriori
info
www.eurokomonline.eu
scambio di informazioni e buone pratiche e/o iniziative comuni educative e di formazione e/o lo
sviluppo di standard. Progetti di successo dovrebbero coinvolgere persone con diverse competenze,quali la pratica sportiva,allenamento, competizione, coaching ecc., la conoscenza teorica e la
capacità di intercettare un pubblico più ampio.
L’obiettivo è di incoraggiare le organizzazioni
sportive e legate allo sport a considerare in che
modo le condizioni di allenamento e di competizione possono essere migliorate dall’interno.
Promozione di sport e giochi tradizionali europei
Con i progetti si deve consentire di testare come
il networking a livello europeo possa contribuire
ad affrontare le sfide poste ai tradizionali sport e
giochi europei, ad esempio, la capacità di attrarre un pubblico più ampio, lo sviluppo di un patrimonio culturale e sportivo diversificato in
Europa. Sono sostenuti progetti volti allo scambio di informazioni e buone pratiche e/o di iniziative comuni educative e di formazione e/o di
modelli/standard di buone pratiche. Sono ben
accetti progetti con un focus sui contesti regionali e/o locali e progetti che implicano la cooperazione tra sport tradizionali e sport più comuni.
Scadenza:
Il termine ultimo per poter presentare proposte
progettuali è il 19 Luglio 2013
Festa dell’Europa ….
Il 2013 anno europeo
dei diritti dei cittadini
Al Mazzini di Locri il 18
Maggio la giornata dedicata
In occasione dell’anno europeo dei cittadini l’Europe Direct “Calabria&europa” ha prioposto all’istituto G Mazzini di
Locri per il prossimo 18 Maggio la giornata informativa …. Il 2013 anno europeo dei diritti dei cittadini. Per l’occasione si terrà l’incontro informativo in collegamento con i festeggiamenti del 9
Maggio, giornata internazionale intitolata alla Festa dell’Europa, volto ad
approfondire la conoscenza dei diritti e
delle opportunità di cui godiamo in quanto cittadini dell’Unione europea, per
favorire l’acquisizione delle competenze
necessarie per lo sviluppo di iniziative e
programmi didattici centrati sui temi
affrontati, per presentare e fornire ai
docenti partecipanti il kit didattico
“Educare alla cittadinanza europea”ed
utilizzare gli strumenti digitali a disposizione degli insegnanti sul portale
www.youreurope.it. Gli operatori
dell’Europe direct Calabria&Europa guideranno gli studenti del triennio del
Mazzini a scoprire come il cittadino di
uno Stato membro è automaticamente
anche cittadino dell’Unione europea. La
cittadinanza dell’Unione europea non
sostituisce quella nazionale ma conferisce
a tutti i cittadini dell’Unione una serie di
diritti aggiuntivi, garantiti dai Trattati e di
importanza essenziale per la vita di tutti i
giorni. Questi diritti non si applicano solo
in caso di trasferimento in un altro paese
dell’UE, ma anche nel caso di viaggi o
brevi soggiorni, in quanto turisti, studenti,
tirocinanti, lavoratori, pazienti, o anche in
caso di acquisti online. Gli Obiettivi principali della giornata saranno:
Approfondire la conoscenza dei diritti e
delle opportunità di cui godiamo in quanto cittadini dell’Unione europea;
Favorire l’acquisizione delle competenze
necessarie per lo sviluppo di iniziative e
programmi didattici centrati sui temi
affrontati; Presentare le tematiche prioritarie dell’anno europeo dei Cittadini
2013 . I lavori si apriranno alle 10.00 con
l’introduzione delL’anno Europeo dei
Cittadini 2013 e la presentazione dell’iniziativa dei cittadini Un’Educazione
Europea di qualità elevata per tutti che
vede inpeganta l’ED Calabria&Europa
tra i promotori regionali.
Quindi il focus si sposterà su La carta
dei Diritti il concetto di cittadinanza
dell’Unione europea e i diritti dei cittadini con la relazione della dott.ssa
Alessandra Tuzza; a seguire il contributo
Muoversi in Europa: vivere, lavorare e
studiare della dott.ssa Loredana Panetta
ed infine Studiare in Europa: Erasmus
relazione dell’esperta in comunicazione
Giornalista Raffaella Rinaldis. Chiuderà
la giornata un intrattenimento musicale
offerto dall’Associazione Eurokom.
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2013
LA RIVIERA
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BIBLIOTECA MERIDIONALISTA
IL FAUSTO RITORNO DE I CONQUISTATORI DI PERRI
Il fausto ritorno de i conquistatori
di Perri alle radici
della letteratura antifascista
GIUSEPPE FIORENZA
Perri è sorprendente. Nessuno ha dato, nella letteratura italiana, una visione dal di dentro, della
violenza dello squadrismo fascista, anzi per essere precisi della logica di tale violenza. La letteratura
antifascista di segno esplicito inizia con I conquistatori. Piaccia o non piaccia agli storiografi impellicciati.
C'è da chiedersi come mai questo
romanzo di Francesco Perri, I conquistatori ( Roma 1925) , così profondo, così puntuale, così perfetto nella
sua sintesi letteraria e nella sua
metafora sociale sia stato per così tanto
tempo nascosto, camuffato, privato
della sua impareggiabile prerogativa,
quella cioè di essere letto da quanti più
lettori possibili. E la prima risposta
potrebbe essere: perché questo
romanzo è un paradigma della storia
dell'uomo, è un paradigma della storia
della società di coloro i quali è difficile
chiamare uomini, dopo averne scoperte, con questo libro, le nefandezze, le
meschinità, in una parola la violenza, la
sopraffazione, l'ingiustizia che assurge
a storia di chissà quali menti maligne e
perverse.
L'incipit del libro, ora riproposto da
Laruffa di Reggio Calabria, si apre
sulla pianura padana, sulla Lomellina
di inizio 900. Mai una descrizione così
efficace potrebbe essere scritta da uno
scrittore lombardo. Perri già da qui, dà
uno spaccato della difficile vita contadina che deve misurarsi non solo con la
prepotenza del padrone, ma con un
nemico ancora più acerrimo e perfido:
la violenza agraria e squadfrista, che
sta per abbattersi su di loro.
La vicenda si dipana nelle vicende di
Siro Gorio, contadino arricchito, che
genera due figli che saranno il simbolo
della violenza contro i suoi ex colleghi
di vita, cioè i contadini, sui quali egli
per mano loro si vendica. Di che?
Della miseria, diciamo noi, e lo fa nella
maniera più subdola e bestiale: programmando addirittura le soppressioni e negando i diritti più elementari
dei lavoratori.
La grandezza di questo romanzo si
incastra perfettamente con l'evolversi
tragico che prenderanno gli avvenimenti dello squadrismo fascista e della
pianificazione della purtroppo tragica
buffonata della marcia su Roma.
Se fossi tutto così il libro potrebbe
apparire come un saggio, bello sì ma
noioso, invece la trama si rivela avvincente appena Perri descrive le psicologie dei personaggi, che ricordiamo si
rifanno a persone storicamente vissute
e reali della provincia pavese, fino a
inserire con una maestria rara e propria dello scrittore calabrese, che si rivelerà appieno nel romanzo Emigranti,
i risvolti emotivi e affettivi, in una parola: l'amore, introducendo la protagonista che vive le pene d'amore più
angoscianti di quel mondo chiuso e
che sarà essa stessa il riscatto morale
delle violenze dei fratelli e del padre,
che tra l'altro ama di un amore profondo e per questo si sacrifica.
La morte è la sola fine plausibile e
concepibile, perché quella violenza
squadristica non porta ad altro che alla
morte, e la morte non può essere altro
che il rimedio anche per chi ha dato
violenza e morte agli altri, in una splendida e drammatica cornice da contrappasso.
Perri è sorprendente. Nessuno ha
dato, nella letteratura italiana, una
visione dal di dentro così dettagliata,
circostanziata ed efficace della violenza quotidiana dello squadrismo
fascista, anzi per essere precisi della
logica di tale violenza, che qui appare
plausibile e spiegabile, mentre per
esempio in Giorgio Bassani è limitata
al ceto borghese.
Preciso analista delle pulsioni umane,
fine descrittore e conoscitore delle psicologie femminili, della estetica dell'amore e dei suoi sconvolgimenti al di
là di ogni coinvolgimento contemporaneo, Francesco Perri ha la capacità di
definire in poche righe le opinioni dell'autore onnisciente, che accompagna i
suoi personaggi senza appesantirli di
retorica.
La sofferenza delle mucche per la
mancata mungitura, dovuto allo
sciopero dei mungitori, è quanto più di
drammatico possa raccontare un libro,
la realtà che diventa paradosso letterario nel momento in cui Il padrone
(contadino arricchito) preferisce farle
morire piuttosto che accontentare le
richieste degli scioperanti anzi per
evitare di capitolare risolve tutto con la
violenza, ma le mucche muoiono lo
stesso, metafora cruda e amara delle
prepotenza umana che sopprime pure
gli animali.
Precursore anche dell'epoca moderna
(come si desume da una sua prefazione del 1943) , Francesco Perri è
un cantore accorato delle aspirazioni
sociali del popolo “perché il canto dei
lavoratori è malinconico anche quando è un canto d'amore?”, è un sincero
democratico che soffre con la povera
gente “ricacciata indietro da tutti gli
sfruttamenti e tutte le oppressioni”, è
un oppositore spietato della guerra
(anche se ha partecipato alla prima
mondiale), che non è altro che “un
mercato nauseante di decorazioni e di
posizioni privilegiate, un uso cinico
della vita di migliaia di uomini”, è un
lirico e solenne cantore dell'amore
“quel senso di gioia che vi dà in una
donna la piega del suo labbro, l'ombra
lunga delle sue ciglia, la grazia di un ricciolo sulla nuca, la delicatezza del lobo
del suo orecchio, la peluria bionda del
suo labbro, le piccole vene dei suoi
polsi; le vibrazioni piacevoli che lascia
in voi uno squillo del suo riso, un po' di
profumo del suo corpo…”
Un romanzo unico e irripetibile. La
scrittura è veloce e fluida, il periodare
lungo, i dialoghi efficaci senza essere
intrisi della retorica dell'epoca.
L'autore scava nella psicologia dei personaggi, con le proprie storie e la propria storia senza insistenze ellittiche
che potrebbero annoiare, anzi nel
momento in cui perde vigore la
descrizione o l'analisi l'autore svicola in
piccoli colpi di scena talvolta
imprevedibili, come la presa di
coscienza di Siro Gorio che dovrà
difendere la sua ricchezza con la violenza, oppure quando rivela che
Giacinta è disperata perché ha un
grande e infelice amore ma dovrà
accontentarsi del matrimonio combinato dal padre.
DOMENICA
05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
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CULTURA E SOCIETÀ
“
Ecco a voi
Sua Maestà
ilCaciocavallo Una femminista che ispira
di Ciminà
Lettera di una giovane giornalista ad Adele Cambria
ILARIA AMMENDOLIA
Parmigiano reggiano, pecorino sardo, mozzarella
di bufala campana. Eccellenze. Su tutte però spicca
il caciocavallo calabro e più precisamente quello di
Ciminà. Un formaggio adorato dai palati fini, da
mandar giù con un sorso di vino rosso, ma anche
gradevole ai palati meno esigenti, che accompagnandolo con del pane casareccio, del “buccularu”o delle fave fresche soddisferanno e compiaceranno il loro gusto.
A Ciminà paese incantato, paese dalle tante leggende, paese semiabbandonato, ma amato dalle
680 anime che coraggiosamente hanno fatto la
scelta di restare e di fare qualcosa di utile per il proprio paese.
Ciminà, perla dalle bellezze incomparabili, assopiti
in un paesaggio impervio. Paese dalle tante risorse
e dove abbonda il cumino con il quale si impastano
fragranti “cudure” e alimento immancabile nella
tavola degli antichi greci. Ma per adesso tralasciamo gli altri sapori del posto e soffermiamoci su
“Sua Maestà il Caciocavallo”. Formaggio dolce a
pasta filata di latte vaccino o misto caprino, che in
base alla stagionatura può anche apparire piccante
al palato. Probabilmente il suo nome deriva dalla
tecnica di asciugatura a cavalcioni “u casu a cavaju”
ovvero il formaggio a cavallo. Si può modellare in
diverse forme : allungato, rotondo o a palombella.
Consumato fresco o stagionato, grattugiato o fuso,
il caciocavallo è divenuto nel tempo protagonista
della tavola nella dieta mediterranea.
Quando è fresco, oltre al consumo da tavola, è
adatto per la cottura alla piastra. È molto usato
nelle paste ripiene, nelle parmigiane, nei pasticci,
ed è ottimo anche sulle pizze casalinghe.
Nel gennaio del 2010 con la collaborazione
dell’Amministrazione comunale di Ciminà, il The
Rotary Club di Locri, dello studioso Francesco Foti
e della Facoltà di Agraria di Reggio Calabria, si è
ottenuto il primo risultato: il riconoscimento del
caciocavallo come prodotto dal marchio D.O.P. e
DE.C.O.
E ancora nel 2011 si è raggiunta un’ulteriore soddisfazione per coloro che si sono impegnati nello
svolgere il loro lavoro con caparbia e passione: il
caciocavallo di Ciminà è divenuto presidio SLOW
FOOD, un ambito marchio che solo pochi prodotti riescono ad ottenere.
Inoltre giovedì 2 maggio c’è stata una conferenza
stampa per il “Concorso nazionale di cucina creativa- il caciocavallo e il buccularo di Ciminà”, che si
svolgerà martedì 7 maggio a Locri e vedrà impegnati numerosi allievi delle scuole alberghiere.
«La Provincia, è particolarmente attenta a promuovere il territorio, le sue peculiarità. Le sue bellezze e tutto quanto possa suscitare interesse e dare
il via a un circuito importante dal punto di vista
sociale, culturale, turistico e quindi anche economico». Con queste parole ha esordito il
Vicepresidente della Provincia Giovanni Verduci,
che dopo aver augurato un buon lavoro a tutti i
ragazzi impegnati con il concorso, ha concluso evidenziando «quanto sia necessaria la giusta sinergia
tra enti e associazioni per trasformare ogni singola
opportunità in concreta occasione di sviluppo per
l’intera comunità».
I.A.
Cara Adele,
anche io avrei voluto vivere, crescere
e formarmi nell’epoca in cui tu hai
vissuto, periodo di straordinario cambiamento, che tu, straordinaria
donna, hai contribuito a rendere tale.
Parlo con te Adele, figlia anche tu di
questa terra aspra e generosa, mirabile e spiacevole allo stesso tempo,
che come me adori, ma che a differenza mia hai avuto il coraggio di
lasciare per riscattare altrove la categoria femminile. Ai tuoi tempi la
Calabria, ma un po’ tutta l’Italia, era
infatti asfissiata da una mentalità
retrograda.
Hai portato avanti con onore la categoria delle donne calabresi, affermandoti a Roma nel periodo della
dolce vita. Conoscendo splendidi
artisti, da Fellini a Pasolini. Hai partecipato attivamente ai movimenti
delle donne degli anni Settanta,
anche dirigendo “Effe”, la prima rivista femminista italiana in vendita
nelle edicole. Hai collaborato con le
maggiori testate giornalistiche. Hai
scritto da libri a opere teatrali, non
dimenticando mai il tuo Sud. Lo hai
fatto anche nel tuo ultimo
romanzo,un’ epopea delle donne del
Sud, “In viaggio con la Zia”, edito da
Città del Sole Edizione. Un testo che,
più di ogni altro, è legato alla tua
terra, la Magna Grecia del mito in cui
ritrovi iscritta la tua storia e quella di
tutte le donne che sono state al centro della tua intensa attività di giornalista e femminista. Consegni un messaggio intenso e struggente a noi,
nuove generazioni di donne.
Tu, continui a vedere il “tuo”misterioso vascello delle sette vele, dicendo, «qualcuno, tanti anni fa, mi aveva
giurato che il “mio“ vascello portava
sigarette di contrabbando, gli anni
sono passati e altri mi hanno parlato
di droga, di armi, poi, alla fine del
millennio, sparite le ingannevoli
romantiche vele, all’orizzonte dello
Jonio hanno cominciato a profilarsi
carrette di mari, gommoni, pescherecci in avaria, colmi di curdi disperati e bruni, con le mogli incinte e,
nonostante tutti, regali, i capelli
nascosti da veli leggeri, le nobili fronti
scoperte..
E
quanti
bambini..Quante foto scattate..ed
ora, spariti i curdi che bramano,
anche loro, il Nord d’Europa, e le sue
nebbie, ed i compagni già stanziati,
lassù, nell’esilio metropolitano, di
nuovo il vascello delle sette vele»
Io, cara Adele, questo vascello vorrei
vederlo finalmente approdare sulle
nostre spiagge, per portare un carico
di libertà e di uguaglianza di cui
avverto una grande necessità.
All’ombra de’ libri
e dentro l’urne…
Quando una salma parla con un’altra salma delle
salme, allora ci troviamo in uno spazio circoscritto che
si chiama necropoli. È quello che succede nel campo di
alcuni appassionati “editori” calabresi cosiddetti minori, in realtà stampatori che, mentre disperano della
mutua, nutrono la segreta speranza di pubblicare col
proprio marchio un capolavoro, ovviamente a spese
dell’autore. Nella ridda di piccoli impressori che specialmente in Calabria favoriscono quel vizio solipsistico che è l’onanismo letterario, ossia la scrittura infeconda che ai lettori non dà piacere né suggerimenti né
visioni, accomodata com’è sul proprio ego e spesso
deteriorata nella narrazione per assenza di un pietoso
correttore, si trovano persone dabbene con le quali
non è rischioso prendere un caffè, se ci si limita soltanto a questa cortesia: perché se si procede nella confidenza, il pericolo di dover fronteggiare un’autocelebrazione in gramaglie è in agguato.
Il dibattito che gli interessati cercano di muovere intorno ai loro esercizi tipografici, per richiamare l’attenzione sul marmo dove sono esposti in bella mostra i precordi di operette arrangiate, è d’indubbio interesse per
capire il deperimento delle relazioni e delle ambizioni
culturali e della creatività nella nostra regione.
Di questo si generalizzava, un po’ per celia, con l’editore di questo settimanale, nei giorni scorsi, assistendo
per onesta curiosità a quel conveniente tentativo di
allestire nell’urbe geracese un happening della piccola
editoria nostrana, ossia delle piccole stamperie di vicinato, in versione evangelizzatrice: cioè per salvare la
Calabria dal declino dello spirito con la pastorale delle
buone intenzioni progressiste. Peccato che, a scorrere i
cataloghi di alcuni impressori, non si scorga alcuna
(non diciamo rivoluzione) evoluzione del linguaggio,
né alcuna sperimentazione, né alcuno spunto narrativo o saggistico innovativo, né alcun entusiasmo sensuale, oppure ludico o di subisso. Ché anche le disgrazie o
le passioni calabresi, e italiane, raccontate da dilettanti
si risolvono in una noia mortale. Come la cronaca nera
dei quotidiani regionali (ma questo è un altro discorso).
Orfeo
DOMENICA
05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
28
Dopo un blocco delle esportazioni durato quindici anni gli
Stati Uniti d’America aprono ai
salumi italiani. Dal prossimo 28
maggio
quattro
Regioni,
Lombardia, Emilia-Romagna,
Veneto, Piemonte e le Province
autonome di Trento e Bolzano
potranno esportare i loro prodotti, dopo il via libera delle
autorità statunitensi dell’Aphis,
Animal and Plant Health
Inspection Service, le quali
hanno ufficialmente riconosciuto l’indennità dalla malattia
vescicolare del suino.
Questo provvedimento va a
favore del Made in Italy del settore alimentare e in difesa degli
acquirenti americani, i quali
potranno scegliere prodotti originali, possibilità che fino ad ora
non è verificata perché spesso
per alimenti prodotti in America
si utilizza un nome italiano,
mistificando tutto il settore.
Tutto bene tranne per il fatto
che, di questo sblocco delle
esportazioni, saranno agevolate
quattro Regioni del Nord e le
due Province autonome di
Trento e Bolzano, a discapito di
tutto il resto e, in tutto il resto,
rientrano anche i salumi per cui
la Calabria è conosciuta.
Se al Nord i salumi tipici conquistano “fette” di mercato grazie anche allo
sblocco delle esportazioni verso gli Stati Uniti d’America, in Calabria per far
parlare di se le aziende produttrici puntano su messaggi pubblicitari equivoci
Quando la
Calabria sbaglia
a comunicare
Ora c’è da capire perché questo
si è verificato, per non aver superato i rigidi controlli o perché a
livello regionale scarso è stato
l’interesse per ovviare al blocco?
Intanto i produttori di salumi
calabresi cercano di accaparrarsi
fette di mercato invogliando il
possibile acquirente con strategie pubblicitarie “particolari”.
Tra questi lo scettro per la campagna pubblicitaria sicuramente
più particolare, anche perché ci
si chiede se veramente invoglierà
all’acquisto, o a quale acquisto
invoglierà, è quella del salumificio Dodaro.
A parte il “nail polish” variopinto utilizzato per le mani in primo
piano, gli “Effects of Calabria”,
lasciano poco all’immaginazione, ma sicuramente produce
intorno a se tante parole. Forse
questo il vero risultato che si
voleva ottenere, probabilmente
l’unico! (lr)
PERCORSI VIRTUOSI NELL’AREA GRECANICA
Il recupero, la conservazione
e la valorizzazione della lingua
BOVALINO
Oggi, domenica 5 maggio a Bovalino in Via
Garibaldi 222, il Circolo culturale Conca
Glauca, alle 17, 30 organizza un convegno
“ENOGASTRONIMIA- Alcune eccellenze
della Locride”. Oltre ai saluti delle autorità,
relazioneranno:
Domenico
Agostino,
Giornalista,
Domenico
Cervonaro,
Presidente D.E.C.O. Caciocavallo di Ciminà,
Giuseppe Alagna e Antonio Barillaro, Pro
Loco di Mammola e Pierfrancesco Multari,
Presidente della Strada di Vini e dei Sapori.
Inoltre durante il Convegno saranno proiettati filmati sulle qualità e modalità di preparazione dei prodotti di eccellenza. Seguirà
esposizione, degustazione e vendita anche di
altre tipicità della Locride.
Fra le risorse sottoutilizzate
dell’Area Grecanica, il patrimonio
linguistico è forse il più consistente,
anzi il più consistente direbbero gli
specialisti dello sviluppo locale,
sotto il progilo prettamente attrattivo. Se fossimo in Trentino, dove cocciutamente si scava per trovare il
Quid in più che accompagna quel
forte processo di’identità e di riconoscibilità che sta alla base di ogni
azione di sviluppo economico e
sociale, il recupero e la conservazione della lingua madre (mille anni fa
sostitutiva sul nostro territorio il latino e l’italiano che ancora non esisteva) sarebbe stato l’obiettivo prioritario, così come lo è stato per la salvaguardia delle minoranze trentine.
Da noi, invece, un lungo sonno stese
l’oblio sulla vicenda ed al risveglio,
sollecitato dall’interesse pressante di
famosi glottologi a livello europeo
Rholfs e Karanastasis fra i più noti,
subentrò una sorta di curiosità spesso elevata a puro folklore. Poi l’insistenza caparbia di alcuni intellettuali che sensibilizzarono sull’argomento una fascia ristretta del mondo
politico, portò finalmente all’approvazione di una legge, che nel riconoscere le minoranza a livello nazionale, le sostiene e ne esalta il valore.
Destinando risorse significative alle
attività di recupero e valorizzazione
della lingua, con ampia autonomia
alle regioni e agli enti sud-regionali
in ordine alla spesa. E qui aumentano i problemi ed i pericoli per l’integrità di ciò che rimane dell’antica
lingua. Proliferano improvvisamente in ordine sparso, corsi e masters
di nessun livello, in quanto non
seguono specificamente alcun percorso formativo didattico, spuntano
con la stessa caratteristica giornalini
ed improbabili riviste rimaste più o
meno al numero zero, la cui pretesa
a futura memoria, sarà costituita
esclusivamente dalla veste grafica
della copertina. Iniziative comunque tutte efficaci sotto il profilo
della rendicontazione di risorse
finanziarie erogate, anche molto
significative nel loro complesso. Ma
la ricaduta sotto il profilo recupero
dell’identità culturale e linguistica?
Praticamente zero. Non è aumentato il numero dei parlanti greco, ma
soprattutto non si è data la possibilità alle scuole che ne avevano voglia
di inserire l’insegnamento della lingua fra le materie obbligatorie, proprio per mancanza di docenti che
disponessero di un titolo idoneo.
La serietà e il rigore che ancora,
nonostante tutto caratterizza una
parte seppur minima ma significativa del nostro territorio, ha concentrato l’attenzione sul problema, proponendo un cambiamento di rotta
nella programmazione e nell’impegno delle risorse, puntando in primis
DOMENICA
alla formazione dei docenti laureati
in grecanico, attraverso un corso di
studi universitario riconosciuto dal
Miur e parificato a quelli relativi alle
altre lingue. La scuola per mediatori linguistici di Catona diretta con
intelligenza e impegno da don Pino
Strangio, raccolse la proposta e inoltrò al ministero apposita richiesta
recentemente accolta dal ministero
per cui il corso di studi potrà essere
inaugurato fin dal prossimo mese di
ottobre, con la possibilità per gli studenti di conseguire la laurea in due
ulteriori lingue, oltre al grecanico
(inglese, francese, spagnolo, tedesco, ecc..). Su questa opportunità
sono chiamati a scommettere il territorio e le istituzioni in genere, precisando che il comune di Bova si è
adoperato in tal senso, puntando
alla realizzazione di un laboratorio
linguistico con compiti di animazione e di avvicinamento della popolazione al corso universitario per l’insegnamento della lingua. Di pari
passo sarà affrontato il problema
della stampa e del riconoscimento
dei sussidi didattici, ponendo finalmente la parola fine in funzione di
probabili utilizzi, al fenomeno di
“”Chiunque stampa la qualunque”,
quasi sempre a carico delle risorse
pubbliche.Quando partirà tutto il
processo, sarà sicuramente un bel
giorno per l’intera area grecanica.
Leo Autelitano
05 MAGGIO 2013
LA RIVIERA
29
Parlando
di...
ANNIVERSARIO
Il Kiwans Club
compie 5 anni
Il Kiwanis Club “Magna Grecia L.Giugno”
ha celebrato lo scorso 25 aprile i primi 5 anni
di attività al servizio dei bambini e della
comunità, all'insegna dello spirito e dei valori
che una grande organizzazione umanitaria,
come il Kiwanis, porta avanti in tutto il
mondo. “Mi auguro che la candelina che
quest'oggi abbiamo acceso non sia un lumino in un mare di ombre, ma un faro capace
di indicare al nostro club la giusta rotta per
raggiungere nuovi obiettivi conformi allo
spirito kiwaniano”. Con queste parole il
Presidente del Club “Magna Grecia”,
Salvatore Borzomì, traccia la prospettiva
che proietta il club verso futuri e sempre più
significativi traguardi nel segno della solidarietà e dello spirito di servizio.
“Il Club locrideo continua con l'attuazione
dei suoi service a scrivere pagine di storia
kiwaniana - soggiunge Borzomì - con lo stesso spirito dei suoi fondatori e con animo
sempre più appassionato grazie all'impegno
dei soci che continuano a mantenere vivo lo
spirito e gli ideali kiwaniani”.
Fra i tanti, è il service a favore del Reparto
di Pediatria dell'Ospedale di Locri, a cui il
Kiwanis “Magna Grecia” contribuisce
annualmente sin dalla sua fondazione, a
suscitare grande apprezzamento “a testimonianza della nostra fattiva volontà a voler
collaborare per lenire, per quanto possibile,
la sofferenza dei bambini”.
Saluti da Bova
Un caffe in bici!!!
Più espresso di
così non si può
Ospitalità
Calabrese
Il Di
Saluti da Reggio
Marco: «Siamo
rimasti uno»
Messaggi nel
tempo di Daniela Ferraro
Saluti da San Luca
Al monumento di Nosside
Lungomare di Locri. L'agile figura slanciata verso l'alto,
lo sguardo pensoso proteso lontano, un sospiro….
Volgi lo sguardo, Nosside,
e sospira….
Qui la gente fiorisce
vana d'attese.
Sgretola Zefiro
selvaggio
adusti dossi
e la poesia s'interra
d'intima pena.
Non più vittorie ai Bruzi,
né più i cavalli
dalle nari sbuffanti
i divini fratelli
spingono al piano,
né più Persefone
giù dall'imo ritorna,
né più odorosa Demetra
troneggia.
Delle glorie passate
solo il ricordo
beffeggia e irride
vanaglorioso canto
di chi si erge
spavaldo di miseria
d'occulto cuore
né più in fede ha gli dei.
da San Luca
il sosia di Montalbano
Ciccio, tra un bignè
e una “pastarella”
Sasà i
Amm
GIOIOSA JONICA
Riflessioni di un elettore
Art. 49 della Costituzione Italiana:
“Tutti i cittadini hanno diritto ad
associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico
a determinare la politica nazionale”.
La mia riflessione oggi parte da questo importante dettato. La Carta
Costituzionale entrò in vigore il
primo gennaio 1948. Il nostro Paese
era reduce dalla dittatura fascista e
da una guerra terribile che aveva
ridotto la Nazione allo stremo. Dopo
il referendum del 1946 occorreva
risollevare il Paese dalle macerie e
costruire la nascente Repubblica su
basi solide. Le forze che si dedicarono alla redazione della Costituzione
furono quelle che uscirono vincitrici
dalla lotta della Resistenza e che
avevano tre anime: quella socialista,
quella cattolica e quella liberale.
Negli anni ‘70 e ‘80 i giovani della
mia età cominciavano a interessarsi
alla politica, usavano ascoltare i
discorsi e i confronti tra gli uomini
politici di allora. Queste persone
rispondevano ai nomi di Saragat,
Berlinguer, Moro, Nenni, Fanfani,
Pertini, Longo, Mancini, Rumor,
Andreotti, ecc.. Statisti di grande
valore apprezzati anche all’estero,
gente proveniente dal Popolo che
aveva vissuto periodi di disagio del
Paese. Loro sono stati di esempio
per i nostri rappresentanti regionali,
provinciali e per i nostri amministratori comunali del periodo. I giovani
di oggi forse non lo sanno, ma le “tribune politiche” di allora, erano
molto partecipate e contribuivano a
formare culturalmente e politicamente i giovani. Esistevano le federazioni giovanili del PCI, del PSI,
della DC che erano molto frequentate. Col trascorrere degli anni, la comparsa di nuovi personaggi sulla scena
politica, che nulla avevano a che fare
con i “vecchi” politici, hanno trasmesso sfiducia ai cittadini e un loro
allontanamento dalla frequentazione
dei partiti e delle loro sezioni locali,
(PCI, PSI, DC, PLI,) seppur ancora
presenti sul territorio. Sono subentrati i “capipopolo” sedicenti politici
di grido, ma in realtà tutt’altra cosa.
Questi, erano pronti alle facili promesse, senza rispetto per l’avversario. Comparivano i primi scandali
politici che si ripetevano negli anni e
che non hanno consentito di formare
in politica un buon ricambio generazionale. Quasi tutti i partiti perdevano la loro identità e non erano più
punto di riferimento per i giovani. A
Gioiosa le sezioni locali chiudevano i
battenti. Nascevano così le liste civiche e i movimenti, spesso senz’anima
che duravano lo spazio di una campagna elettorale. Mi sono richiamato
alla storia per mandare un messaggio
ai giovani: i partiti devono riprendersi il loro ruolo istituzionale che
hanno perso per colpa di una generazione di politici irresponsabili. Ora
c’è un vuoto che può essere colmato.
Spazio ai giovani dunque, con idee
costruttive e leali, siano competenti e
possano essere affiancati da soggetti
seri che siano punto di riferimento
perché gli anni della politica svolta
nei Partiti con la P maiuscola li
hanno vissuti. Mi auguro che i partiti
si riprendano quel ruolo garantito
dalla Costituzione che oggi pseudo
movimenti vorrebbero disconoscere.
Spero che dalle prossime elezioni
comunali Gioiosa possa trarre beneficio.
Felice Murdocca
DOMENICA 05 MAGGIO
2013
LA RIVIERA
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IL VIAGGIO
Calabresi in
Romania
Un gruppo di calabresi professionisti composto da neuropsichiatri, psicologi, pedagogisti e psicomotricisti si è recato in Romania
per mettere in atto le loro competenze a
disposizione degli insegnanti locali aiutandoli ad assistere gli alunni disabili. Sono
stati ospiti dai Missionari Oblati di Maria
Immacolata che hanno una struttura a
Maracìnemi a pochi kilometri da Pitesti,
città di quasi 170 mila abitanti, capoluogo
del distretto di Arges, nella regione storica
della Muntenia, nota come la città dei tulipani. I volontari hanno offerto la loro collaborazione con grande professionalità e
tenacia. « Ci siamo trovati benissimo ha
spiegato uno dei professionisti e siamo riusciti a lavorare altrettanto bene». C’era
tanta gente ad attendere consulti cardiolo-
gici e altri volontari hanno lavorato nelle
scuole elementari e scuole medie come
aiuto ai docenti per i bambini e ragazzi
affetti da autismo e della sindrome di
Adhd: disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e
iperattività motoria che rende difficoltoso
e in alcuni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini
rendendoli per questo motivo irrequieti.
Ancora una volta i Calabresi si rendono
protagonisti coprendo dei ruoli così
importanti per la società. Persone così
sono da esempio per tutti noi.
la Riviera
Siderno 1968-1972
irettore con i nipoti
I tre Pasquino
il terrore dei totani!
mazza che preda!!!
Gianni,
un leone mai domo
Il super tifoso del Siderno,
il signor Antonio Macri classe 1925
LA SATIRA POLITICA di Daniela Ferraro
Non ci resta che piangere
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per questa Italia oscura
ove la dritta via s'è ormai smarrita.”
-Ma cosa dice, signor Dante Alighieri,
in che luogo saremmo noi mai?“Noi siam venuti al loco ov'io ti ho
detto
che tu vedrai le genti dolorose
ch'hanno perduto il ben dell'intelletto.”
-Ma di chi mai sta parlando, scusi?“Questo misero luogo
tengon l'anime tristi di coloro
che vivon con infamia e senza lodo.”
-Sta parlando, per caso, dei nostri
politici?“Urlar li fa la pioggia come cani,
dell'un de lati fanno all'altro schermo.
Non ragioniam di lor ma guarda e
passa.”
-Facile a dirsi…Ma qualcosa dobbiamo pur fare per uscire da questa
situazione!“Dinnanzi a lei non fur cose create
se non eterne e lei eterna dura.
Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate.”
-Ma, forse, il nostro Parlamento….“Quivi diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d'ira,
voci alte e fioche e suon di man con
elle fanno tumulto….”
-Il popolo italiano, allora….“Vano pensiero aduni. La sconoscen-
In piedi: Archinà, Panetta, Carabetta, La Face,
D’Ascola, BellaII, Bevilacqua.
Accosciati: Barilla, Caricari, Prochilo, DeAngelis,
Fragomeni, Diano F.
te vita
che i fe' sozzi ad ogni conoscenza
or li fa bruni…”
-Ma, insomma, non neghi che abbiamo, almeno, un Presidente valido…“Quello è colui che grande inganno
ascolta
che ci sia fatto, e poi se ne rammarca.”
-Lei mi spaventa, signor Dante
Alighieri. Che cosa fare, allora?“Partiti da cotesti che son morti!”
-Si, ma per andare dove?“O animale grazioso e benigno
che visitando vai per l'aere perso,
noi pregheremo Lui della tua
pace…”
-Rivolgerci a Dio? Bel modo di risolvere i problemi…Possibile che non ci
resti altro?“Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole e più non dimandare.”
-Guarda, guarda…Non è per caso
anche lei in connivenza con i politici?“L'angoscia che tu hai
forse ti tira fuor dalla tua mente
sì che non par ch'io ti vedessi mai…
Più non ti dico e più non ti rispondo.”
-Ehi, aspetti, non vada via….Ma si,
che mi aspettavo, in fondo? La morale è sempre la stessa: Italiani, arrangiamoci!.(Si ode in lontananza) “Sovra quella
poi t'aggrappa ma tenta pria s'è tal
ch'ella ti regge.”
BOVALINO
Il 25 aprile a Siderno in uniforme
Al pancino non si comanda
Anche Ginevra
ha scelto 3!
A Giovanna Mangano vanno i complimenti di Mittiga
All'indomani della premiazione, che si è svolta nella Sala delle Culture, a Catanzaro, il 20 Aprile, ho
voluto complimentarmi personalmente con la poetessa bovalinese Giovanna Mangano che si è aggiudicato, per la sua capacità poetica, un riconoscimento al prestigioso premio di poesia dedicato ad Alda
Merini, organizzato dall'Accademia dei Bronzi di Catanzaro con l'adesione del Capo dello Stato,
On.le Giorgio Napolitano, e patrocinato dal Comune di Milano. L'opera “Internato” è la lirica
selezionata al Concorso e inclusa nell'Antologia “Mille voci per Alda” che saranno distribuite nelle
più importanti biblioteche italiane. Giovanna Mangano è una donna di talento e questo premio è un
altro riconoscimento per la sua singolarità. E' importante valorizzare le donne che hanno inclinazione,
sensibilità e intelligenza. Bovalino è un paese ricco di energia sottopelle e sono felice quando questa
risorsa riesce a emergere in superficie ed è giustamente riconosciuta. Auguro alla mia conterranea
Giovanna Mangano un futuro luminoso e le faccio un grandissimo in bocca al lupo per la sua prossima pubblicazione.
Il Sindaco Tommaso Mittiga
Lo stocco di Cittanova su Rai2
25 aprile 2013 Parco archeologico dei Tauriani a
Palmi (RC) Riprese televisive
per Sereno
Varabile (Rai 2).
Osvaldo
Bevilacqua e
Rosario Previtera
parlano dello
Stocco di
Cittanova
DE.C.O. - In
onda Sabato 11
maggio 2013 alle
ore 17,00 su Rai2
DOMENICA
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