di speranza - Suore San Giuseppe Pinerolo

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di speranza - Suore San Giuseppe Pinerolo
di
Wr i z z o n t i
speranza
Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo
n° 8 / 2012 - Novembre
sommario
2
Carisma
Laici Piccolo Disegno
6
4
Pastorale giovanile
e vocazionale
Missionari digitali
12
Sfida educativa
Giustizia e Pace
15
8
13
Dalle comunità
Notizie di famiglia
20
Marko Rupnik, Natività,
Casa incontri cristiani,Capiago (Co)
Un silenzio
carico
di attesa
di suor Rinangela Pairotto
Una buona notizia sempre nuova per
chi crede, ma sente il bisogno di supplicare: “Signore vieni, perché tutta la
mia vita, tutta la nostra vita, dica te ad
ogni creatura e per chi ancora la ignora o l’ha dimenticata, e nel vuoto del
suo esistere attende il salvatore”. Con
il Battista, con Maria e Giuseppe, viviamo intensamente questo tempo di
Avvento, tempo di conversione radicale, di gioiosa speranza.
Accogliamo nella profondità del nostro cuore quanto il Concilio Vaticano
II, nella costituzione dogmatica sulla
divina rivelazione “Dei Verbum”, ci
dice: «Dio, il quale crea e conserva
tutte le cose per mezzo del Verbo (cfr.
Gv 1,3), offre agli uomini nelle cose
create una perenne testimonianza di
sé (cfr. Rm 1,19-20); inoltre, volendo
aprire la via di una salvezza superiore,
fin dal principio manifestò se stesso ai
progenitori.
Dopo la loro caduta, con la promessa
della redenzione, li risollevò alla speranza della salvezza (cfr. Gn 3,15), ed
ebbe assidua cura del genere umano,
per dare la vita eterna a tutti coloro i
quali cercano la salvezza con la perse-
veranza nella pratica del bene (cfr. Rm
2,6-7)» (DV n.3).
Davvero tempo di gioiosa speranza
perché anche oggi Dio visita il suo popolo: «Colui che dà ad altri la ricchezza si fa povero. Chiede in elemosina
la mia natura umana perché io diventi
ricco della sua natura divina. E colui
che è la totalità, si spoglia di sé fino
all’annientamento. Si priva, infatti,
anche se per breve tempo, della sua
gloria, perché io partecipi della sua
pienezza. Oh sovrabbondante ricchezza della divina bontà!», come commenta Gregorio Nazianzeno.
In un silenzio adorante, colmi di stupore di fronte al mistero del Verbo fatto carne, nel grembo di Maria di Nazareth e donato a noi nella grotta di
Betlemme, chiediamo allo Spirito di
renderci coraggiosi operatori di pace e
di giustizia, segno di una fraternità che
è il sogno di Dio, che padre Médaille
esprimeva così: «Duplice unione totale di noi stessi e di tutto il caro prossimo con Dio; e di noi con ogni sorella
e fratello, così da essere tutti in Gesù e
in Dio suo padre» (L.E. n.29).
Buon cammino di Avvento!
Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo
Via Principi d’Acaja, 82 – Pinerolo – 0121.32.26.08
www.suoresangiuseppepinerolo.it
Grafica: Silvia Aimar – Stampa in proprio
Presenti alla Presenza
Carisma
Come mantenersi attenti a Dio, che è in noi e attorno a noi
di suor Claudia Frencia
«Tu sei
presente
in ogni luogo
e ogni cosa
riempi»
Dalla Liturgia
PREMESSA
Nel Battesimo, dice papa Benedetto
XVI, ci è stata affidata una grande missione: portare nel mondo la presenza di
Dio. Prima, però, afferrati dall’Amore
di Cristo, siamo impegnati a cogliere
questa presenza nella nostra vita. Ma
solo la preghiera costante può risvegliare in noi il senso della presenza del
Signore in noi e nella storia, una presenza che ci sostiene, ci guida e ci dona
una grande speranza anche in mezzo al
buio di certe vicende umane (cfr Angelus 5 settembre 2012). Padre Médaille ha profondamente compreso il fine
della vita cristiana, che è vita da risorti:
2
«Vivere alla presenza di Dio» (T.P. 78 e
245). Dal momento che per noi è difficile mantenerci in questa attenzione del
cuore, ci esorta: «Siate tutte in Dio con
una continua ricerca della sua Presenza»; «Raccoglietevi spesso in Dio e fate
ogni cosa alla sua Presenza».
DIO È IL PRESENTE
Dio, prima di stringere l’alleanza con
Abramo, gli appare e gli dice: «Io sono
Dio, l’Onnipotente: cammina alla mia
presenza e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso
molto, molto» (Gen 17,1).
Dio è Presenza, è sguardo. Gli ebrei
preferiscono parlare del volto di Dio,
del suo sguardo: «Egli guarda dal cielo,
vede tutti gli uomini...»; «Mostrami il
tuo volto, Signore!».
«Abbiate
in tutto
e ovunque
Dio solo»
J.P. Médaille
La sua Presenza, il suo volto, si manifesta in molti modi. La fede ci dice che
Dio è onnipresente: per il solo fatto
che esiste, egli riempie il cielo e la terra, è dovunque e in tutte le cose. Tutto
è luogo della sua Presenza. Egli, nella
creazione, ha voluto donare ad ogni
essere vivente, l’essere, il movimento e
la vita. Con la sua presenza mantiene
tutti in vita. Per un suo disegno d’amore, Dio Trinità ha voluto l’uomo a sua
immagine e somiglianza ed ha concluso con lui un’alleanza eterna. Con l’incarnazione del Verbo, Dio assume una
nuova forma di presenza: viene ad abitare in mezzo a noi, per rimanere con
noi; facendosi “carne” diventa cibo per
la nostra vita e ci rende figli nel Figlio.
«Chi mi ama, osserverà la mia parola e
il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui»;
«Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue, dimora in me e io in lui».
L’Eucaristia è l’Amore degli amori, il
Miracolo dei misteri. È la Presenza
che nutre, fortifica, trasforma. Padre
Médaille ha pagine commoventi sulla Presenza eucaristica, il suo Piccolo
Disegno è nato proprio dalla contemplazione dell’Eucaristia, Dio con noi,
Presenza del Verbo Incarnato.
«Ricevuta la santa Ostia, raccolte
nell’intimo del vostro cuore, cercate
di essere tutte fuoco per questo Dio
d’amore e praticate alla sua Presenza i
seguenti atti: adoratelo profondamente, ringraziatelo con tutta la gratitudine
possibile, amatelo più che potete, rinunciando ad ogni cosa per amor suo
e offrendovi alla sua Volontà, chiedetegli quanto ritenete necessario per la
sua gloria, pregatelo insistentemente di
darvi al sua benedizione, perché operi
in voi un cambiamento simile a quello della consacrazione del pane: il pane
si annienta e al suo posto vi è il caro
Gesù...».
Gesù Cristo è presente in ciascuno di
noi e in particolare si fa presenza nella Chiesa, suo Corpo. Per questo ogni
uomo è fratello in Cristo. Padre Médaille così si esprime: «Piaccia alla bontà divina che noi possiamo contribuire, sia
pure come debole strumento, a ristabilire nella Chiesa la totale unione delle
anime in Dio e con Dio»; «Amate tutti
i vostri fratelli sempre e senza riserve
con un amore ardente che, all’occorrenza, si consumi per loro, come Gesù
Cristo si è consumato per noi e per la
sua Chiesa».
UNA PRESENZA DISCRETA
E COINVOLGENTE
Come può l’uomo, distratto dalle cose
e tentato dal maligno, mantenersi at-
Carisma
tento e presente alla Presenza?
Tutto inizia con la presa di coscienza
che Dio è presente in me e attorno a
me. Padre Médaille dice: «Desiderate
per l’intelletto la semplice intuizione
della Presenza di Dio». Conoscere i
segni della Presenza di Dio è un atto
di fede a cui giungiamo attraverso la
meditazione sulla Parola di Dio; infatti soltanto la Parola ci aiuta ad avere la
“vista” di Dio.
L’attenzione alla Presenza suppone,
però, un tempo di calma e di riflessione; non possiamo pretendere di scoprire i segni, se siamo nel turbamento e
nella fretta: «Le agitazioni turbano la
pace del cuore e fanno dimenticare la
Presenza di Dio».
UNA PRESENZA EFFICACE
La consapevolezza della Presenza di
Dio produce effetti benefici nella nostra vita.
Il primo effetto è quello di impedirci
di offendere Dio: «Convincetevi che
in ogni luogo e in tutte le vostre azioni
Dio vi vede e vi osserva, e non fate mai
alla sua Presenza quanto non vorreste
fare davanti ad una persona di cui avete
rispetto.”Padre Médaille sottolinea che
una causa della distrazione durante gli
esercizi di pietà è proprio il “non essere
stati alla Presenza di Dio».
Un altro effetto è quello di mantenerci facilmente nel raccoglimento e nella
consapevolezza; padre Médaille esorta
la maestra delle novizie ad «educarle
all’unione intima con Dio mediante
l’esercizio della sua Presenza» e ancora
ci incoraggia: «Conservate fedelmente l’intima unione con Dio, mediante
l’esercizio del suo amore e la continua
ricerca della sua Presenza».
Il terzo effetto è quello di farci giungere
all’unione con Dio in una vita da risorti, completamente “centrati” in Lui e
totalmente donati ai fratelli. Ben nota
è la massima che ci indica la via maestra: «Siate tutte di Dio e del prossimo,
niente per voi stesse». È la santità: «[...]
questa santa vita cominci nel tempo e
duri per l’eternità».
L’ESERCIZIO
DELLA PRESENZA DI DIO
Imparare a vivere alla Presenza di Dio
è intessere una relazione d’Amore con
Carisma
Lui, è accettare il suo invito, è un conversare con Lui molto semplice; è uno
“stare con Lui” non solo nelle ore di
preghiera, ma durante tutto il giorno e
per tutta la vita. Non si deve però credere che si possa arrivare a questo senza
lotta e senza fatica. Occorre l’esercizio
della Presenza di Dio, è importante che
ci abituiamo a pensare che su di ciascuno di noi riposa lo sguardo paterno di
Dio. Egli ci ama per primo e attende la
nostra risposta in un incontro da persona a persona. L’unione con Dio, ci
ricorda padre Médaille, è il mezzo più
importante per rimanere fedeli e camminare nella via della vita; il pericolo
più grande è la distrazione, la dimenticanza, che ci allontana dal centro e
ci disgrega dentro, ci toglie la pace e la
gioia. Per questo, da buon maestro di
vita spirituale, ci dà alcuni suggerimenti pratici, per mantenere la consapevolezza della Presenza di Dio:
Conducete una vita di purezza, di raccoglimento e presenza di Dio, piena di
dolcezza e di mortificazione interiore
ed esteriore.
All’inizio dell’esame di coscienza del
mattino e della sera mettetevi alla Presenza del vostro Giudice, per rendergli
conto delle vostre azioni.
Mettetevi frequentemente alla santa
Presenza di Dio all’inizio di ogni vostra azione, con atti pieni di amore, di
perfetto abbandono di voi stesse fra le
braccia della Provvidenza e di perfetta
adesione a tutte le disposizioni del beneplacito di Dio.
Eseguite ogni cosa con molta esattezza
e diligenza, ma senza affanno, anzi con
una tale dolcezza che vi consenta di elevare spesso lo spirito a Dio e di vivere
alla sua Presenza.
Durante il giorno, almeno ogni ora, abbiate cura di richiamare la Presenza di
Dio, anche vicendevolmente.
Ricordate di impegnarvi con serietà e
integralmente a compiere la Volontà di
Dio nel momento presente.
Queste indicazioni giungono a padre
Médaille attraverso santa Teresa d’Avila; ascoltiamo che cosa consigliava alle
sue suore, un consiglio assolutamente
valido per tutti e sempre: «Dobbiamo
ritrovarci in noi stesse anche in mezzo
alle occupazioni, essendoci sempre di
gran vantaggio ricordarci di tanto in
tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite
che abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo
l’abitudine, Egli si farà sentire presente»
(Cam. 29, 5, 6).
«Se tu sei sempre con Cristo e hai la
consapevolezza della sua Presenza, troverai Lui in ogni persona e in ogni avvenimento.
Se il tuo cuore è rivolto alla divina Maestà, più facile sarà il tuo lavoro, più
profondo e luminoso il tuo pensiero».
«Il mio metodo
di orazione
consisteva
nel far
di tutto
per tener
presente dentro
di me
Gesù Cristo,
nostro Bene
e Signore»
Vita 4,7
3
Pinerolo. Lo scorso 22 aprile la consacrazione
dei coniugi Alessandra e Andrea Mensio
Laici P.D.
di Donatella Coalova
Manifestare le meraviglie di Dio, non
da soli ma insieme, come coppia. Forse
oggi nessuna testimonianza è più urgente di questa, mentre da diverse parti
la famiglia è attaccata e tante coppie si
separano e divorziano. Le promesse di
appartenenza a Cristo nel Piccolo Disegno, pronunciate da Alessandra Pegoraro e Andrea Mensio, costituiscono un
segno luminoso della bellezza della vita
cristiana e della fecondità del carisma
donato alla Chiesa da padre Médaille.
Nel comune impegno di questi giovani
sposi palpitano la profezia e le intuizioni del Vaticano II e del post-Concilio,
che invita gli ordini religiosi a condividere con i laici la ricchezza della loro
spiritualità, gli scritti e le intuizioni dei
fondatori.
È stato un momento solenne quello in
cui Alessandra e Andrea hanno detto:
«Rinnoviamo le nostre promesse matrimoniali alla luce del carisma: la castità coniugale, nella pura e vicendevole
donazione e come raggio della luce del
Mistero Trinitario; la fedeltà e l’aiuto
reciproco. Promettiamo di vivere una
vita obbediente alla Parola di Dio, al
Magistero della Chiesa e alle richieste
della Superiora Generale. Promettiamo
di vivere una vita sobria che mai si dimentichi delle necessità dei fratelli e sia
nutrita da momenti di preghiera personale e di coppia.
Ci impegniamo infine a ricercare sempre e dovunque la comunione con i
fratelli, amando ogni singolo individuo
come unico e irripetibile davanti a Dio,
4
In coppia per Dio
con cuore aperto alla fraternità universale e con la passione dell’unità».
Il cammino insieme di Alessandra e Andrea inizia diciannove anni fa, quando
si vedono per la prima volta nella casa
di un’amica comune. Due anni dopo, il
22 aprile 1995, si sposano. Il loro matrimonio è allietato dalla nascita di tre
figli: Lara, che oggi ha quindici anni,
Matteo di dodici anni e Paolo di sette.
Andrea lavora in una casa editrice, Alessandra decide di occuparsi a tempo pieno della famiglia. È anche molto attiva
nella parrocchia Santi Pietro e Paolo di
Pianezza, dove risiede. Fa catechismo ai
ragazzi della scuola media e, insieme al
marito, opera nei corsi di preparazione
al matrimonio.
Otto anni fa, a Druento, Alessandra
conosce suor Mirella Picco Botta, che
le parla del Piccolo Disegno. Sei anni
fa, i due coniugi iniziano un itinerario
per approfondire il carisma di padre
Médaille. Il 22 aprile 2012, proprio
nell’anniversario del loro matrimonio,
in un clima di festa e fraternità, circondati dai figli, dai parenti, dagli amici,
dalle suore, Alessandra e Andrea pronunciano le promesse di appartenenza
a Cristo nel Piccolo Disegno. Li abbiamo incontrati e abbiamo posto loro alcune brevi domande.
Che cosa avete provato nell’assumere
questo impegno davanti alla Chiesa?
Alessandra: Una grande gioia. Guardo
con stupore il dono che ci è stato dato.
Andrea: La consapevolezza che questo
è un punto di partenza, non un punto
di arrivo.
Che cosa vi colpisce in particolar
modo nel carisma del Piccolo Disegno?
Alessandra: L’amore per la piccolezza e
l’attenzione per le relazioni, nella volontà di stabilire a tutti i costi rapporti
di comunione.
Andrea: Il nascondimento di san Giuseppe.
Nell’educazione dei figli che cosa
conta di più?
Andrea: L’esempio e il dialogo.
Alessandra: Parlare e pregare con loro.
Non si può separare la vita di coppia
dall’educazione dei figli: sono realtà che
si intersecano di continuo.
Nel vostro cammino di fede ci sono
mai state delle difficoltà?
Andrea: A volte nell’ambito lavorativo si possono incontrare dei battezzati
non praticanti. Il Signore dona a tutti
la sua grazia, ma dobbiamo accorgerci
di Lui. Talora certi incontri e situazioni non sono facili, però diventano uno
stimolo perché cerchiamo di donare il
Signore agli altri. Padre Médaille ci insegna ad annunciare Dio con la concreta testimonianza della vita, più incisiva
di ogni parola. In casa non abbiamo
difficoltà a causa del nostro cammino
di fede. Abbiamo sempre parlato con i
nostri figli. La nostra scelta è personale,
non obblighiamo i ragazzi a condividerla, forse il Signore riserva per loro
altre strade.
Agli sposi che messaggio vorreste
dare?
Alessandra: Lasciate entrare Cristo nelle vostre famiglie.
Laici del Piccolo Disegno
Fotocronaca di due incontri di Laici del Piccolo Disegno
Laici P.D.
è più bello insieme!
Lo scorso 22 aprile si è svolta in Casa Madre a Pinerolo l’annuale “giornata di famiglia” per le
Suore di San Giuseppe e i gruppi laicali del Piccolo Disegno. In mattinata, dopo un momento di
preghiera nel salone, è stata proiettata una sintesi del film “Don Zeno, l’uomo di Nomadelfia”, a
cui è seguito un dibattito. Il ritrovarsi insieme come suore e laici è un’esperienza che, ripetendosi,
cementa, ogni volta di più, la conoscenza e la comunione reciproca.
Nelle foto: a sinistra il saluto da parte della madre generale Gabriella Canavesio; a destra una
panoramica dei partecipanti alla giornata.
Lo scorso 17 giugno tre gruppi di Laici del Piccolo Disegno (Druento, None, Torino - corso Regina
Margherita) si sono riuniti nell’oratorio parrocchiale di Perrero, in Val Germanasca, per una
giornata di amicizia e condivisione.
Nelle foto due momenti dell’incontro.
Laici del Piccolo Disegno
5
Pella. Esercizi spirituali vocazionali per giovani:
una testimonianza
Giovani &
vocazione
“Il volo alto dell’Amore”
di Sara Dago
È una Pella nuvolosa e piovosa quella
che ci accoglie giovedì 30 agosto scorso, anche un po’ fredda, ma davvero
pronta e capace di scaldare il cuore,
di donare luce e stimoli nuovi, di interrogare, forse turbare, ma certamente muovere qualcosa dentro. Questo
grazie al Signore Gesù, che si serve dei
semplici e che grazie ad un’equipe molto preparata, diversa nei suoi carismi e
capace di lasciarsi guidare dallo Spirito,
abitata da un grande amore per i giovani, ha saputo arricchire ogni cuore e
certamente riportare nell’anima di tutti
stimoli nuovi e coraggio per ripartire
dopo la sosta, trasformati. Così iniziano gli esercizi spirituali vocazionali
per giovani. Il tema scelto “Il volo alto
dell’Amore”. E iniziano in questo piccolo paesino sul lago d’Orta, ospitati
dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, in una
casa molto accogliente e spaziosa, dove
ciascuno saprà trovare il proprio posto
e il proprio spazio. Giovani da diverse
parti del Piemonte si trovano insieme
per cercare delle risposte, per trovare
6
uno spazio di riposo e riflessione, per
rispondere ad un invito fatto magari dal
proprio parroco oppure da un amico.
Certo è che tutti torneremo a casa con
qualcosa di nuovo, arricchiti anche solo
dalla semplice condivisione e dall’aver
percorso un piccolo tratto di strada
accanto a fratelli e sorelle che sempre
hanno qualcosa da donare. Anche semplicemente stando accanto a noi.
Abbiamo iniziato subito nella tarda
mattinata di giovedì a conoscere coloro
che avrebbero condiviso con noi il cammino. Quindi, dopo un giro di presentazioni, un piccolo gioco per scaldare
l’ambiente. I giovani partecipanti di
diverse età, dai 25 ai 40 anni circa, in
prevalenza ragazze. L’equipe composta
da due sacerdoti e quattro consacrate di
diversi ordini religiosi. Dopo il pranzo
con la prima lectio divina è iniziato il
silenzio, durato fino alla cena del sabato. Silenzio molto rispettato da tutti
e molto utile per dare più spazio alla
meditazione personale, all’interiorizzazione; ha permesso alle parole sentite di
scendere bene del profondo e di essere
come quel seme che cade e che non viene portato via. Ma rimane, lavora dentro e porta frutto...
Utile per apprezzare di più la comunicazione. Utile per sentire più vicino
l’altro, l’importanza dell’altro e gustare
meglio le piccole grandi cose che ogni
giorno ci vengono donate.
Abbiamo ascoltato diversi brani della
Parola di Dio e cinque lectio tenute da
tre diversi relatori: don Dino Negro,
don Flavio Costa e suor Liliana Renaldo. Dopo la lectio abbiamo avuto spazio per la meditazione personale, per il
confronto di gruppo, per il riposo utilizzando il metodo preferito da ciascuno
che poteva essere una passeggiata, una
merenda, un momento di preghiera nel
luogo scelto. Avevamo a disposizione
tutta la casa molto ospitale delle suore,
il giardino, le due chiesette, il lungolago
e il giardino esterno sul lago. Ciascuno
poteva sfruttare il tempo come meglio
riteneva opportuno. Inoltre i sacerdoti erano sempre a disposizione per un
Pastorale giovanile e vocazionale
colloquio o per il sacramento del Perdono. Molto interessante è stato l’essere
affidati ciascuno ad una guida, per confrontarci personalmente con essa sulla
Parola e sul cammino fatto.
Ognuno di noi ha avuto il dono d’essere seguito da una religiosa dell’equipe e
ogni giorno potevamo avere un colloquio utile per il cammino, il confronto,
per sciogliere dubbi, per avere luce, per
vedere le cose dal punto di vista di chi
è più avanti nel cammino. Credo che
tutti ne abbiamo avuto grande frutto.
In ogni momento poi, tutti i membri dell’equipe erano a disposizione di
ciascuno per qualsiasi cosa. Devo dire
che il Signore ha fatto a noi giovani
un grande dono in queste creature così
disponibili e dedite a ciascuno, molto sensibili e piene di entusiasmo, che
hanno curato ogni minimo dettaglio
con grande attenzione e premura e che
hanno curato ogni anima con il massimo rispetto e la maggior stima. Un altro
bel momento di grande profondità alla
sera, prima di dormire, trascorrevamo
del tempo sul lago, accompagnati dalla musica, per verificare personalmente
la giornata trascorsa, per raccogliere i
frutti e per incontrarci personalmente
con Gesù. La serata finale, al termine
del silenzio, è stata una festa. Abbiamo
cenato insieme e giocato in allegria,
dando pieno spazio all’altro e a ciò
che ciascuno è. Molto intensa l’adorazione eucaristica notturna di sabato in
cui abbiamo pregato davanti a Gesù,
mettendo totalmente ai suoi piedi, per
essere accolti, guariti e scaldati dal suo
amore, dall’Amore. La giornata finale
di domenica è stata il giorno dei testimoni. Davanti a noi hanno raccontato
la loro esperienza e il loro cammino
giovani che già hanno fatto una scelta
vocazionale: una coppia di sposi, una
postulante, una aspirante. Inoltre le
monache benedettine del monastero
claustrale dell’isola di San Giulio, con
cui abbiamo pregato l’ora media e da
cui abbiamo avuto la silenziosa, ma
tangibile testimonianza. Ritengo molto
arricchente l’ascolto dell’esperienza vissuta da chi come noi è in cammino ed
ha già fatto passi importanti.
Sono stati giovani molto aperti e disponibili ad ogni nostro interrogativo,
capaci di rispondere con generosità, dedizione e vita ad ogni nostro interrogativo. Credo che tutto ciò che abbiamo
vissuto sia stato Testimonianza, esempio
di vita, fonte di vera ricchezza: dai pasti
cucinati con cura e il rispettoso silenzio
delle suore salesiane accoglienti; dalla
vicinanza, la parola, il silenzio, la presenza di ogni giovane che ci camminava a fianco; l’esperienza la dedizione, la
Pastorale giovanile e vocazionale
cura in tutto ciò che ha fatto l’equipe; il
luogo incantevole capace di trasmettere
pace; la Parola di Dio e la presenza reale
di Gesù vivo, nei sacramenti, in ogni
fratello, nella parola, nella testimonianza di vita. Tutti abbiamo lasciato
questi giorni carichi, sicuramente con
desideri nuovi, sicuramente maggiormente affidati all’Amore. Sicuramente
più consapevoli di che cos’è l’Amore
e maggiormente capaci di abbandono
a Lui. Perché chi vola si abbandona e
se vogliamo volare davvero alto non ci
resta che essere Suoi e accogliere che
la vera meta è Lui e vivere in pienezza
ogni attimo di esistenza insieme a Lui e
a ciò che mette accanto a noi.
Grazie Signore Gesù, per questo cammino, per tutto ciò che ci hai regalato.
Custodiscilo nel cuore di noi tutti e benedici i tuoi strumenti di amore.
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Missionari
digitali
“Reti Sociali:
por te di verità e di fede;
nuovi spazi di evangelizzazione”
Commento di Antonio Spadaro
al messaggio del papa
per la quarantasettesima
delle
Giornata Mondiale
Comunicazioni Sociali 2013
Nel contesto dell’Anno della Fede, Benedetto XVI quest’anno, formulando il
tema della quarantasettesima Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali
invita a riflettere sui networks sociali, usando le splendide metafore della
“porta” e dello “spazio” e collegando ad
esse la verità, la fede e l’evangelizzazione. Il gesto è sorprendente. Il tema infatti è: ”Reti Sociali: porte di verità e di
fede; nuovi spazi di evangelizzazione”.
Perché? Qual è il significato profondo
di questo messaggio?
La domanda ha accompagnato questi
ultimi anni sembra essere la seguente:
le “reti sociali” su Internet sono forme
di comunicazione e condivisione che
contribuiscono alla crescita umana degli individui, o piuttosto un insidioso
pericolo che può far aumentare il loro
senso di solitudine e di spaesamento?
Ecco il punto: scegliendo il tema della Quarantasettesima Giornata delle
Comunicazioni Sociali Benedetto XVI
ha saltato a piè pari l’approccio di tipo
moralistico andando al “sodo”, al significato profondo delle reti sociali.
È come se dicesse: la prima cosa da fare
sia capire cosa succede, di cosa stiamo
parlando.
Il social network è un ambiente di relazione, di conoscenza e l’ambiente in
quanto tale fornisce delle grandi opportunità: è porta, è spazio. Aggiungo
io: il criterio di “bontà” è sostanzialmente esterno al social network perché
è l’etica della persona, la sua capacità di
integrare la presenza in quest’ambiente
virtuale con la propria vita di relazione.
Chi nella vita reale tende a isolarsi e a
preferire relazioni poco coinvolgenti e
significative, in cui ci si compromette
poco, può trovare nei social network
8
Antonio Spadaro s.j.
un luogo ideale di espressione, anche
del proprio narcisismo.
Una persona che vive invece delle relazioni sostanzialmente sane, può trovare
in essi una grande opportunità per dare
continuità a rapporti che altrimenti sarebbero eccessivamente frammentati.
Dunque il papa è interessato al fatto
che, in un tempo in cui la tecnologia
tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le
relazioni e la conoscenza, è necessario
chiedersi: può essa aiutare gli uomini a
incontrare Cristo nella fede?
Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio o di pensare la
Rete come un “mezzo” di evangelizzazione. È invece indispensabile oggi poter presentare il Vangelo come risposta
alle domande di senso e di fede, che
anche dalla rete emergono e nella rete
si fanno strada.
E ciò che rende peculiare i social networks è l’emergere delle relazioni e l’accentuazione di uno stile dialogico ed
interattivo nella comunicazione e nella
relazione.
Che cosa significherà tutto ciò per
l’evangelizzazione e per la tensione inesausta dell’uomo alla verità?
Il testo del messaggio, che uscirà come
tradizione il 24 gennaio, ci dirà di più.
Certo è che la vita dell’uomo di oggi si
esprime anche nell’ambiente digitale.
Il papa sembra far crollare le pareti del
dualismo digitale. Finché si dirà che
bisogna uscire dalla relazioni in Rete
per vivere relazioni reali si confermerà
la schizofrenia di una generazione che
vive l’ambiente digitale come un ambiente puramente ludico in cui si met-
te in gioco un secondo sé, un’identità
doppia che vive di banalità effimere,
come in una bolla priva di realismo fisico, di contatto reale con il mondo e
con gli altri.
La sfida non è solamente etica ma anche profondamente spirituale. Se il
pontefice indica che le reti sociali possono essere «porte di verità e di fede;
nuovi spazi di evangelizzazione» allora
una delle sfide maggiori oggi consiste
nel non vedere nella Rete una realtà
parallela, ma uno spazio antropologico
interconnesso in radice con gli altri della nostra vita.
Finché si manterrà il dualismo on/off si
moltiplicheranno le alienazioni.
La sfida, dunque, non deve essere quella di come usare bene la Rete, come
spesso si crede, ma di come vivere bene
al tempo della Rete, di come un uomo
possa incontrare Cristo nella fede, vivendo la sua vita anche nel contesto
delle reti sociali.
«Se anche vedo
tanto male in rete,
non posso fermarmi
a riposare
sugli allori
di un giudizio
negativo, se voglio
vedere Dio all’opera
nel mondo»
Antonio Spadaro s.j.
Missionari digitali
Un contributo sul pensiero di Antonio Spadaro
Missionari
digitali
Spiritualità e nuove tecnologie
Antonio Spadaro è il nuovo direttore de “La Civiltà Cattolica” ed è
l’unico gesuita che si occupa di
“cyber-teologia”.
“La Civiltà Cattolica” non è solo
una rivista cartacea, ma è anche
presente in rete: sito web, pagina
ufficiale su Facebook e su Twitter.
Su Facebook condividono titoli e
sommari di ogni articolo che pubblicano sul cartaceo.
Su Twitter cercano di stimolare la
curiosità dei followers (seguaci)
proponendo la domanda alla quale l’articolo risponde.
In cantiere hanno la ristrutturazione completa del sito, la pubblicazione in formato elettronico della
rivista e un’applicazione per iPad.
Leggendo i suoi articoli e libri ho
trovato molto interessanti le domande alle quali sta cercando una
risposta: «Molto è stato scritto sulla dimensione pastorale che comprende la rete come strumento di
evangelizzazione, ma quasi nulla
sulla riflessione teologica-sistematica: quale impatto ha la rete sul
modo di comprendere la Chiesa
e la comunione ecclesiale? Quale
impatto ha sul modo di pensare la
Rivelazione, la grazia, la liturgia, i
sacramenti...? Che valore assume,
nell’era digitale, il fatto che “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad
abitare in mezzo a noi?”».
Il suo intento è quello di aprire
scenari e di alimentare il desiderio
di non fermarsi ai “prodigi” della
tecnica, ma di andare a fondo e
comprendere come il mondo stia
cambiando e come questo cambiamento abbia un impatto sulla vita
di fede. Si tratta di evitare l’ingenuità di credere che le tecnologie
siano a nostra disposizione senza
modificare il nostro modo di percepire la realtà.
Il compito della Chiesa è quello
di accompagnare l’uomo nel suo
cammino e la rete fa parte integrante di questo percorso in maniera irreversibile.
Nei suoi scritti, padre Spadaro inizia sempre con un’affermazione:
«Internet risponde ai desideri che
l’uomo ha sempre avuto e ai quali
prova a rispondere, cioè: relazione,
comunicazione e conoscenza».
Anche lui, come altri autori, sottolinea che la tecnologia provoca stupore, ma anche inquietudine.
Ci si chiede: quali sono i motivi per
cui questi sentimenti si generano?
Probabilmente perché ciò che la
tecnologia è in grado di realizzare corrisponde a desideri antichi e
paure profonde. Se così non fosse,
le sue innovazioni non ci toccherebbero davvero meravigliandoci
o intimidendoci.
Internet è una realtà che ormai fa
parte della vita quotidiana di molte persone. Una delle sfide maggiori, specialmente per coloro che
non sono “nativi digitali”, è quella
di non vedere nella rete una realtà
parallela, cioè separata rispetto alla
vita di tutti i giorni, ma uno spazio
antropologico interconnesso in radice con gli altri della nostra vita.
Invece di farci uscire dal nostro
mondo per solcare il mondo virtuale, la tecnologia ha fatto entrare
il mondo digitale dentro il nostro
mondo ordinario.
suor Adriana Usseglio
Alcune riflessioni tratte dagli scritti di Antonio Spadaro
La leggerezza dei dispositivi
e il cambiamento di mentalità
La rete sempre di più tende a diventare
trasparente e invisibile.
Per essere “connessi” non c’è più bisogno di sedersi al computer, ma basta
avere uno smartphone in tasca.
Non esiste poi nulla che mi separi dallo schermo: tutto si fa con le dita della
mano, toccando lo schermo.
Il rapporto con lo schermo diventa fisico e il dito entra virtualmente “dentro”
lo schermo. E a ciò si unisce il fatto che
si ha a che fare con un oggetto leggero,
che si può tenere in mano.
Con l’iPad questa modalità di rapporto
con i media digitali si radicalizza e le
Missionari digitali
barriere visibili tra utente e prodotto
tendono a svanire. In tal modo il medium diventa una finestra, l’accesso
a uno spazio, una cornice aperta sul
mondo della rete.
L’uomo non resta immutato dal modo
con cui manipola la realtà: a trasformarsi non sono soltanto i mezzi con i
quali comunica, ma egli stesso e la sua
cultura. I vari strumenti che nella storia
l’uomo ha inventato e ha avuto a disposizione su larga scala hanno inciso sul
suo modo di vivere e di essere se stesso,
l’uomo non sarebbe quello che è senza
il fuoco, la ruota, l’alfabeto...
È evidente come la rete, con tutte le sue
“innovazioni dalle radici antiche” non
possa non avere un effetto sulla comprensione della fede e della Chiesa.
Il cristianesimo è fondamentalmente
un evento comunicativo.
Tutto nella rivelazione cristiana e nelle pagine bibliche c’è comunicazione: i
cieli narrano la gloria di Dio, gli angeli
sono suoi messaggeri e i profeti parlano
a suo nome.
La chiesa è presente lì dove l’uomo sviluppa la sua capacità di conoscenza e di
relazione; da sempre ha nell’annuncio
di un messaggio e nelle relazioni di comunione due pilastri fondanti del suo
essere. Ecco perché la rete e la Chiesa
sono due realtà “da sempre” destinate
a incontrarsi.
9
La sfida non deve essere come “usare”
bene la rete, come spesso si crede, ma
come “vivere” bene al tempo della rete.
In questo senso la rete non è un nuovo
“mezzo” di evangelizzazione, ma innanzitutto un contesto in cui la fede è chiamata a esprimersi.
La spiritualità della tecnologia
Non si può separare il mondo materiale
dalle idee tramite cui gli oggetti tecnici
vengono concepiti e utilizzati dagli uomini che li inventano, li producono e
se ne servono.
Ad esempio, l’aereo ci ha fatto comprendere il mondo in maniera diversa
dal carro con le ruote; la stampa ci ha
fatto comprendere la cultura in maniera diversa.
Ma è anche vero che sia l’aereo sia la
stampa ci hanno fatto comprendere
meglio l’uomo.
Il credente sa vedere nella tecnologia la
risposta dell’uomo alla chiamata di Dio
a dare forma e trasformare la creazione
e, dunque, anche se stesso con l’ausilio
di strumenti e procedure.
Giovanni Paolo II aveva auspicato in
tal senso una «divinizzazione dell’ingegnosità umana», e Benedetto XVI ha
parlato dello «straordinario potenziale
delle nuove tecnologie», da lui definite
«un vero dono per l’umanità».
Se la tecnologia, in particolare la rivoluzione digitale, modifica anche il
modo di pensare le cose, ciò non finirà
per riguardare anche, in qualche modo,
la fede e la sua comunicazione?
Linguaggio informatico
e intelligenza della fede
Un piano sul quale è possibile verificare
come le tecnologie telematiche stiano
cominciando a influire anche sul modo
di pensare la fede cristiana è quello del
linguaggio. Quando abbiamo a che
fare con computer e file di vario tipo,
oggi noi usiamo in continuazione parole quali “salvare”, “convertire”, ma
anche “giustificare”. Queste tre parole
sono molto familiari ai teologi e dietro
di esse c’è una intuizione importante,
non semplicemente legata a un modo
di “dire” la fede, ma forse anche di
“pensarla”. È interessante capire la radice teologica di questi termini nella loro
applicazione informatica.
10
Potrebbe essere ancora più interessante,
però, capire quale sia, viceversa, l’impatto che la ricomprensione di questi
termini può avere, forse imprevedibilmente, sull’intelligenza della fede.
I due ambiti, quello teologico e quello
informatico, certo appaiono completamente ben distinti e separati metodologicamente. E tuttavia il linguaggio e le
metafore plasmano il nostro modo di
immaginare e di comprendere la realtà
in generale.
Salvare, convertire,
giustificare, condividere...
Che cosa significa salvare un file di testo o una foto appena modificata con
un programma adatto?
Salvare qualcosa nel mondo digitale significa salvarla dall’oblio, dalla dimenticanza, dalla cancellazione.
Salvare in senso teologico significa salvarla dalla dannazione, dalla condanna.
Il perdono è salvezza da una condanna.
Salvezza e perdono sono termini che si
richiamano a vicenda.
La salvezza digitale, il “salvataggio”,
invece è esattamente l’opposto della
cancellazione. Se un file è salvato, tutto, anche gli errori restano fissati, non
dimenticati. La salvezza digitale cancella l’oblio, appunto. E oggi la rete è
diventata il luogo in cui l’oblio è impossibile, il luogo in cui le nostre tracce
restano potenzialmente incancellabili.
Se ci volessimo reinventare una nuova
vita, le tracce del nostro passato sarebbero sempre lì alla portata del vicino di
casa.
Per essere più chiari: se una persona che
ha condotto una vita dissoluta e dedita all’esibizione pornografica decidesse
di cambiar vita radicalmente, sa che in
rete le sue immagini saranno sempre lì
a ricordare potenzialmente a tutti ciò
che era e che, dunque, nel mondo virtuale sempre è e resterà.
La “salvezza digitale” (cioè il “salvataggio”) della pornostar coincide paradossalmente con l’impossibilità del
suo “perdono”. Dunque, davanti alla
difficoltà di vivere in un mondo senza perdono, dovremmo trovare nuovi
modi di perdonare le tracce digitali che
porteremo dietro sempre.
Soprattutto, oggi più che mai, si comprende meglio come il perdono non
coincida affatto con l’oblio, e che il
perdono autentico è un intervento che
trascende la mia storia e che fuoriesce
dal sistema delle mie possibilità, essendo fondato sull’alterità di Dio.
Nel mondo in cui “il mio peccato mi
sta sempre dinanzi” (Sal 51,5) e tutto
è digitalmente salvato, come risulterà
pensabile la salvezza religiosa?
E così per la “conversione”.
Convertire un file significa sostanzialmente mutarlo in un altro “formato”.
È una questione di codice e, dunque,
di linguaggio.
La conversione digitale è una sorta di
traduzione.
La conversione di un file può essere necessaria perché il programma che usiamo non lo “legge” o addirittura non lo
“apre”.
Io non posso relazionarmi ai dati contenuti perché non riesco a decifrarli e
ho bisogno perciò di convertirli in un
formato che mi permetta di entrare
in relazione con essi. La conversione è
dunque una redenzione dall’incomunicabilità. Consideriamo in questo caso
le interessanti connotazioni di apertura (“aprire un file”) che la conversione
tecnologica comporta, illuminando la
conversione teologica del significato
originario di riaprirsi a una relazione
infranta, di ristabilire un contatto che
genera senso. “Salvare” e “convertire”
sono semplicemente due esempi.
Che cos’è la cyberteologia?
Il piano del linguaggio è solamente il
primo livello di riflessione. Come la
cultura digitale inciderà sul modo di
fare un discorso su Dio e sulla fede,
specialmente se questo discorso è specificamente cattolico?
Se i media elettronici e le tecnologie
digitali modificano il modo di comunicare e persino quello di pensare, quale
impatto avranno sul modo di fare teologia? Occorre considerare la cyberteologia come l’intelligenza della fede al
tempo della rete, cioè la riflessione sulla
pensabilità della fede alla luce della logica della rete.
Ci riferiamo alla riflessione che nasce
dalla domanda sul modo nel quale la
logica della rete possa modellare l’ascolto e la lettura della Bibbia, il modo di
comprendere la Chiesa e la comunione
ecclesiale, la Rivelazione, la liturgia, i
Missionari digitali
sacramenti.
La riflessione è quanto mai importante, perché risulta facile constatare come
sempre di più internet contribuisca a
costruire l’identità religiosa delle persone.
E se questo è vero in generale, lo sarà
sempre di più per i cosiddetti “nativi
digitali”.
La riflessione cyberteologica è sempre una conoscenza riflessa a partire
dall’esperienza di fede.
La cyberteologia è dunque non riflessione sociologica sulla religiosità in internet, ma frutto della fede che sprigiona da se stessa un impulso conoscitivo
in un tempo in cui la logica della rete
segna il modo di pensare, conoscere,
comunicare, vivere.
Internet e la società fondata sulle reti
di connessione cominciano a porre sfide davvero significative non solo alla
pastorale, ma anche alla comprensione
stessa della fede cristiana, a partire dal
suo linguaggio di espressione.
L’immagine che forse rende meglio il
ruolo e la pretesa del cristianesimo nei
confronti della cultura digitale è quella
dell’«intagliatore di sicomori» mutuata
dal profeta Amos (7,14) e interpretata
da san Basilio.
L’allora cardinale Ratzinger nel suo discorso al convegno “Parabole mediatiche” usò questa immagine per dire che
il cristianesimo è come un taglio su un
fico. Il sicomoro è un albero che produce molti frutti che restano senza gusto,
insipidi, se non li si incide facendone
uscire il succo.
I frutti, i fichi, rappresentano per Basilio la cultura del suo tempo.
Il Logos cristiano è un taglio che permette la maturazione della cultura.
E il taglio richiede saggezza, perché va
fatto bene e al momento giusto.
La cultura digitale è ricca di frutti da
intagliare e il cristiano è chiamato a
compiere un’opera di mediazione tra il
Logos e la cultura digitale.
Il compito non è esente da difficoltà,
ma appare oggi più che mai esigente.
In particolare, è necessario cominciare
a pensare la rete teologicamente, ma
anche la teologia nella logica della rete.
E la prima domanda è: quale fede troviamo nello spazio antropologico che è
la rete?
Missionari digitali
piccolo glossario
Social network
Locuzione inglese che significa letteralmente “rete sociale”, è usata
per indicare un ambiente virtuale
dove gli utenti connessi possono
interagire tra loro stringendo legami di amicizia, relazioni sociali
o semplicemente scambiare informazioni, notizie, filmati, foto, file...
Facebook è il più noto social network al mondo.
Facebook
È il social network in cui ritrovare
vecchi amici di scuola, colleghi e
conoscenti.
È completamente gratuito.
Gli utenti possono registrarsi gratuitamente sul sito, indicando alcune informazioni come il cognome, il nome, la scuola e gli anni di
studio, i luoghi e le aziende in cui
ha lavorato...
Queste informazioni consentono
agli altri utenti di cercare nel database vecchi compagni di scuola,
inserendo nella ricerca il proprio
anno di studio e la scuola frequentata. Lo stesso criterio di ricerca
può essere effettuato per le aziende e i luoghi di lavoro. Trovare vecchi colleghi e compagni di scuola
è quindi molto semplice. Soltanto
gli “amici”, ossia gli utenti riconosciuti come tali, possono visualizzare le informazioni dettagliate
del proprio profilo
inaugurato un nuovo modo di
fare giornalismo partecipativo.
Nel caso del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, gli utenti di
Twitter hanno segnalato la notizia
prima dei media tradizionali.
Twitter è uno strumento utile per
dare notizie (ormai le testate giornalistiche lo usano comunemente
per pubblicare i titoli delle notizie)
ma anche per ascoltare la reazione
delle persone a quello che succede nel mondo. Si possono inoltre
promuovere libri, articoli, eventi
presso la comunità dei followers
(seguaci) che normalmente hanno i nostri stessi interessi.
iPad
È una tavoletta in grado di riprodurre contenuti multimediali e
permette di navigare su Internet.
Molto sottile e leggero offre il supporto per leggere libri e giornali.
Smartphone
Twitter
È un servizio che consente di
pubblicare un breve testo (massimo 140 caratteri). Da qui il nome
“tweet”, che propriamente significa “cinguettio”. Il servizio può
essere usato in diversi modi intelligenti: in particolare Twitter ha
È un cellulare più evoluto che, oltre alle funzioni di base di telefonate, messaggi, foto, può anche
collegarsi ad internet o funzionare da navigatore satellitare.
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Pinerolo. Un inizio d’anno ricco di novità all’IMI
Sfida
educativa
La scuola guarda al futuro
un “giardino d’inverno”
sempre fiorito
Il 19 novembre scorso è stato inaugurato ufficialmente, alla presenza di tutti gli allievi e
delle maestre della scuola elementare e di una
rappresentanza di allievi e docenti delle medie
e del liceo, il nuovo spazio-gioco coperto denominato “Giardino d’Inverno”.
La struttura, costruita nei mesi scorsi, sarà utilizzata come locale supplementare per i momenti ricreativi e le attività motorie degli studenti.
liceo: sui banchi,
tablet accanto ai libri!
Centro Studi
“Padre Médaille”
Lo scorso 20 luglio ha ufficialmente preso avvio il Centro Studi “Padre Médaille”, avente sede
presso l’Istituto Maria Immacolata
di Pinerolo. Il Centro Studi, sorto
all’interno della commissione capitolare “Sfida Educativa”, è coordinato dalla dott.ssa Luisa Sesino
(filosofa e iconografa) e composto
da suor Rinangela Pairotto, suor
Claudia Frencia e alcuni docenti
dell’IMI (delle medie e del liceo).
Il Centro Studi ha i seguenti compiti: ricerca e approfondimento
sulle tematiche dell’educazione
cristiana; preparazione di sussidi
per la formazione dei docenti e
dei genitori degli allievi dell’Istituto; organizzazione di convegni e
giornate di studio aperte alla diocesi di Pinerolo e al territorio. Nella foto: la sede del Centro Studi in
fase di allestimento.
A partire dallo scorso mese di settembre, al liceo dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo ha preso avvio nelle classi terze una innovativa
sperimentazione didattica con l’utilizzo dei tablet, che (per ora) affiancano i libri di testo. Il progetto è monitorato dagli esperti dell’Università Bocconi di Milano. Dal prossimo anno scolastico 2013/2014 per gli
allievi delle classi prime si adotterà il nuovo metodo didattico.
Nelle foto: in alto, una classe del liceo con don Massimo Lovera, docente di religione; sotto, alcuni studenti utilizzano il tablet durante l’ora di
matematica seguiti dal professor Simone Ballari.
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Sfida educativa
Torino. Lo scorso 15 settembre un convegno
con l’inter vento di suor Griselda Martinez
Giustizia &
Pace
Un altro mondo è possibile
di Anna Maria Golfieri
Dopo suor Carol Zinn, ecco arrivare in
Piemonte suor Griselda Martinez.
Sono passati gli anni, la rappresentente
della ONG che fa sentire la voce delle
suore Giuseppine all’ONU è cambiata.
Ma rimangono intatti la volontà e l’entusiasmo di amare con i fatti i fratelli e
le sorelle più poveri; di calare il carisma
di padre Médaille nel contesto sociopolitico attuale; di evangelizzare in un
modo nuovo, incarnandosi nella storia
per dare la vita al mondo. È un rinnovamento che trae la sua forza ispiratrice
dal Concilio Vaticano II.
E proprio per riscoprire in pienezza
il significato di questo fondamentale
momento dela cammino della Chiesa,
inizato cinquant’anni fa, la Commissione Federale delle Congregazioni italiane delle Suore di San Giuseppe ha
organizzato, in collaborazione con Pax
Cristi di Ivrea, il convegno torinese del
15 settembre scorso, “Libertà, coscienza e fede del popolo di Dio”, dove suor
Griselda ci ha “contagiati” con la sua
gioiosa determinazione. Erano presenti
anche Sivio Salussolia di Pax Cristi, che
ha introdotto i lavori, e monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea,
padre conciliare quasi novantenne, capace di trasmettere concetti spirituali
profondi con uno stile mai noioso.
Ci hanno fatto rivivere l’atmosfera di
incontri, discussioni, riflessioni, scritture e riscritture di documenti, in cui
i vescovi, aprendosi all’ascolto dello
Spirito Santo, sono arrivati a presentare il perenne mistero della Chiesa con
un linguaggio nuovo. Essa è popolo di
Dio, all’interno del quale la gerachia
non esercita un potere, ma un servizio,
per aiutare tutti i cristiani a donare se
stessi agli altri nella vita quotidiana,
esprimendo così la loro partecipazione, derivante dal Battesimo, al compito
sacerdotale, profetico, regale di Cristo:
Cristo venuto a unire gli uomini al Padre, venuto a manifestere come il Padre
vuole che si viva la vita per gli altri, venuto a servire e non a farsi servire.
Giustizia e Pace
In questo quadro lo spirito della duplice unione totale con Dio Trinità e con
il caro prossimo, l’intuizione del Piccolo Disegno non “proprietà delle suore”,
ma aperto fin dall’origine ai laici, trova
la sua collocazione piena. E suor Griselda ha saputo interessarci con notizie
e osservazioni tecniche sull’ONU (a
partire dalla critica allo strapotere dei
cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza). Ma soprattutto ha
saputo dirci che il senso del suo stare
all’ONU una suora giuseppina lo trova nella sua vocazione a essere tutta
per Dio e per il caro prossimo e non
per se stessa; condividendo il cammino
con le 13.000 consorelle, i laici, tutti i
cristiani, in un mondo dove ci sono gli
straricchi (compresi i 194 ambasciatori
all’ONU) e gli oppressi che soffrono e
muoiono in miseria.
Una vita cristiana vera (e quindi diversa da un apprendimento solo mentale,
nozionistico di concetti e dogmi) non
può fare a meno di impegnarsi per una
società più giusta.
Le suore hanno abitualmente una vita
modesta, ma “sicura”, “garantita”, lontana dalle povertà abissali; e devono
sentirsi corresponsabili (come tutte le
“persone comuni”) di fronte alla necessità di cambiare un sistema, un modello di sviluppo che produce ingiustizie
sociali spaventose e disastri ambientali,
sfruttando le risorse naturali dei Paesi
poveri a vantaggio degli interessi di po-
chi. Venti suore giuseppine di diverse
nazioni sono andate alla recente Conferenza di Rio sull’ambiente. Hanno
vinto lo scoraggiamento di fronte alle
tante esperienze di discorsi inutili e di
bei documenti pieni di proclami che
restano solo sulla carta.
«Non esserci - si sono dette - sarebbe un
errore grave. Dobbiamo far vedere che
esistiamo, che possiamo fare qualcosa
non perché siamo potenti, ma perché
sappiamo metterci in contatto con altri
gruppi di diversa estrazione per dimostrare insieme che un altro mondo è
possibile».
I politici non devono essere lasciati soli
nella responsabilità di promuovere la
pace e la giustizia.
E in questo spirito le suore giuseppine
continuano a mettere la loro povertà in
contatto con altre povertà, a lavorare
all’ONU con varie ONG, espressione
del mondo cattolico o di altre religioni,
a portare all’ONU esperienze e proposte in difesa delle donne, dei bambini
e bambine,dei poveri, dell’ambiente,
dei diritti umani calpestati dalla tratta
di persone; ad affermare la dignità di
tutti senza distinzione di credo, lingua,
colore.
Nel pomeriggio, suor Griselda ha valorizzato il lavoro delle Commissioni
Giustizia e Pace delle nostre quattro
Congregazioni, andate a confrontarsi
con lei. Ha apprezzato la prassi di aiuto immediato ai bisogni urgenti (che
ovviamente non deve assolutamente
ridursi ad una beneficenza priva di rispettoso amore per le persone). E nello
stesso tempo ha incoraggiato a non dimenticare l’impegno per i grandi cambiamenti strutturali, a cui tutti possono
contribuire (il mondo è un sistema di
sistemi, ogni piccolo cambiamento in
un piccolo ambito influenza il tutto).
Ha invitato tutti a partire dalla pedagogia di Gesù, che «non diceva che cosa
bisogna fare, lo faceva: lavava i piedi e
poi ci insegnava che dobbiamo essere a
servizio gli uni degli altri»
13
Pinerolo. Incontro con don Giovanni Piumatti,
direttore dell’Ufficio Missionario diocesano
Giustizia &
Pace
Tutto questo non è un film
di Anna Maria Golfieri
La congregazione di Pinerolo è profondamente radicata in una diocesi
aperta alla mondialità, che ha mandato missionari e missionarie in Africa e
America, e in cui operano attualmente
sacerdoti latinoamericani, africani, europei dell’est. Il responsabile dell’Ufficio Missionario diocesano, don Giovanni Piumatti, sacerdote fidei donum
nella diocesi di Butembu (Repubblica
Democratica del Congo) dirige l’Ufficio stesso direttamente dall’Africa con
l’ausilio delle nuove tecnologie.
Dopo una temporanea permanenza
nella diocesi di Pinerolo, don Piumatti traccia una mappa geopolitica delle
ostilità congolesi. In un raggio di circa
300 chilometri, dalle vicinanze di Goma
fino a Beni, agiscono da un lato l’esercito regolare e dall’altro formazioni paramilitari di vario tipo: ribelli locali (un
tempo chiamati Mai Mai), gruppi del
FDLR (hutu ruandesi rifugiati in Congo; all’inizio erano considerati genocidari, oggi sono un movimento politico
in cui solo una limitata minoranza di
membri è stata colpevole di genocidio),
esponenti del CNDP (congolesi di etnia tutsi e di origine ruandese). La zona
è così teatro di continue offensive, con
continui passaggi dei vari villaggi dal
controllo degli uni al controllo degli
altri, e ripetute fughe della popolazione civile, e lo sfollamento diventa una
sorta di condizione permanente. Chi è
costretto a lasciare le proprie case viene
accolto dalle famiglie che vivono in villaggi più sicuri, e a sua volta, ritornato
a casa, è disponibile ad ospitare altri
14
che nel frattempo sono dovuti fuggire.
Difficilmente la gente riesce a stare per
un anno intero nello stesso posto, senza
dover scappare o ricevere fuggiaschi; alcuni hanno dovuto mutare la loro condizione, vivere questo interscambio di
ruoli tra ospitanti e ospitati, per cinque
o sei volte in un anno. In circostanze
così tragiche lo spirito di solidarietà e
condivisione serena delle poche risorse
disponibili, che caratterizza la cultura
africana, ha rivelato tutta la sua bellezza
umana e cristiana; gente molto povera
non ha avuto paura di tenere altri poveri
nella propria capanna anche per più di
un mese. è impossibile non ammirare
l’esemplare dignità con cui la sofferenza è affrontata senza alcun “vittimismo”
e la croce è condivisa. Ma questo non
cancella la presenza di problemi pratici
gravissimi: la concentrazione di tre o
quattro famiglie in pochissimo spazio,
con i disagi conseguenti; il rapido consumo, vista la necessità di nutrire gli
sfollati, di riserve alimentari che ad una
famiglia sarebbero dovute bastare per
tanto tempo. Grazie alla generosità di
tutti non ci sono campi profughi; e questo può indurre in errore un osservatore
superficiale, distratto, lasciandogli credere che tutto “vada bene”, che i guasti
prodotti dalla guerra non esistano. Ma
basta non accontentarsi di attraversare
un territorio senza scendere dall’auto,
basta decidere di incontrare le persone,
di parlare con loro, anche nel tempo:
ed ecco che tutti gli ottimismi illusori
si smantellano in fretta. Purtroppo un
rapporto vitale, capillare, sistematico,
con la vita quotidiana di tutti i congolesi che soffrono
non viene sufficientemente stabilito proprio da
coloro che avrebbero il compito
ufficiale di aiutarli: gli esponenti
delle organizzazioni internazionali, sia istituzio-
nali (come le agenzie dell’ONU) sia di
volontariato. Le organizzazioni sono
presenti sin dal 1995, ma passività,
carenze, inadempienze sono all’ordine
del giorno. Spesso i loro incaricati vivono in città, a Goma, in alberghi con
l’aria condizionata; fanno distribuzioni
di alimentari o di altro, e le documentano con filmati che garantiscono risonanza mediatica; ma si fermano nei
grandi centri abitati, o stazionano con
i loro camion lungo le strade più attraversate dal traffico, senza raggiungere
i villaggi dell’interno dove si dirige la
maggior parte dei profughi. Organizzazioni diverse mandano i soccorsi a breve distanza di tempo nello stesso luogo, e utilizzano un unico registro degli
aventi diritto all’assistenza, dove non
risultano gli sfollati più lontani e non
censiti. Così alcune persone, beninteso
effettivamente bisognose, ricevono più
volte aiuti da fonti diverse, mentre arriva poco o nulla ad altri:nelle località
dove vive, don Piumatti ha visto tre o
quattro distribuzioni in quindici anni.
Vincoli burocratici vengono poi ad
intralciare la professionalità e la disponibilità umana che operatori autenticamente motivati vorrebbero mettere in
gioco. I sanitari di Medici Senza Frontiere sono stati bloccati per anni da un
mandato ufficiale, poi fortunatamente
ridefinito, che gli imponeva di «prevenire le epidemie nei campi profughi»:
quindi di non curare nessuno, visto
che nel contesto del nord Kiwu i campi
non esistono. Negli ultimi tempi, l’autonomia delle singole organizzazioni è
stata drasticamente ridotta. Di fronte
a tale complessità di problemi, diventa prioritaria l’esigenza di informare il
mondo su una situazione di guerra che
ha contribuito, sia pure senza esserne
l’unica causa, a peggiorare sistematicamente una grave condizione di povertà.
Ma don Piumatti non si arrende. Viene
in Italia, mantiene i contatti, ne cerca
di nuovi perché è fondamentale tessere
legami di comunione che aiutino la sua
gente a non sentirsi sola e dimenticata.
Giustizia e Pace
Druento. Per i giovani dell’oratorio
una settimana in Calabria con l’associazione Libera
Per dire “no” alla mafia
di Tullia Chionetti
«Il sogno è che Libera sparisca perché
non ce ne sarà più bisogno». Le parole
di don Luigi Ciotti risuonano ancora
nei ricordi dei 23 giovani della comunità educativa oratorio di Druento,
che nello scorso mese di agosto hanno
sperimentato una settimana di lavoro e
formazione sui territori confiscati alla
mafia a Isola di Capo Rizzuto (Calabria).
Il presidente di Libera ha dedicato ai
volontari, accompagnati da suor Adriana Usseglio, un’ora e mezza rispondendo alle loro domande.
«La forza della mafia sta fuori da essa,
in quei contesti che la appoggiano - ha
ribadito - Il vero problema non è solo
chi fa il male, ma chi guarda e non fa
nulla. Oggi vedere centinaia di giovani
che lavorano qui è un segno di speranza». Riguardo alla presenza della criminalità organizzata nel Nord Italia, don
Ciotti ha sottolineato che «a Torino la
mafia c’è da oltre cinquant’anni. Quello
che accade oggi, è che anche qui si sono
costruite le stesse formule della mafia
del Meridione, anche se fanno sempre
capo alle “basi” nel Sud».
Per il fondatore del Gruppo Abele «il
fatto sconcertante è il venire alla luce
di imprenditori che non hanno mai denunciato le irregolarità, e l’emergere di
un’omertà, in qualche caso collusione,
in territori dove la denuncia può essere
fatta forte».
È venuta dai giovani volontari una domanda scomoda: e la Chiesa? «C’è stato un prete, ad esempio, che andava a
celebrare messa in un covo mafioso, ma
ci sono stati anche sacerdoti come don
Italo Calabrò - ha ricordato don Ciotti - Dopo che Giovanni Paolo II parlò
chiaro, la risposta di questa furono le
bombe su Roma, che danneggiarono le
chiese di San Giovanni in Laterano e di
San Giorgio al Velabro. I mafiosi chiedevano che la Chiesa non interferisse,
ma la Chiesa deve interferire!».
Da parte loro, i 23 giovani druentini armati di vanghe, picconi e rastrelli - si
Dalle comunità
sono occupati di risistemare una zona
all’interno di uno dei due poderi confiscati a Isola Capo Rizzuto.
A lavori ultimati, vi sorgerà anche un
punto di aggregazione per la cittadinanza.
Risale al gennaio 2008, infatti, la firma
del protocollo “Restitutio” promosso
dalla Prefettura di Crotone, in collaborazione con la Provincia e i Comuni per
il riutilizzo sociale dei beni confiscati
alla ‘ndrangheta.
L’associazione Libera è stata uno dei
soggetti firmatari. In particolare, a Isola di Capo Rizzuto ci sono circa cento
ettari di terreni confiscati al clan Arena. Sono terreni ben strutturati, fertili,
ricchi di sostanza organica con grande
disponibilità di acque a pochi metri dal
piano di campagna. Il loro utilizzo - tramite agricoltura biologica - potrà dare
lavoro a decine di persone. Sarà una cooperativa sociale, costituita attraverso
avviso pubblico, a gestire i terreni.
Nel frattempo se ne occupa l’associazione temporanea di scopo “Libera
Terra Crotone”.
Per Umberto Ferrari, referente del progetto “Libera Terra Crotone”, la presenza di giovani volontari a lavorare sui
territori confiscati ha diversi significati:
«Intanto si è trattato di un argomento
tabù per tanti anni e invece ora se ne
può parlare. E poi, c’è l’obiettivo di
creare condizioni perché nasca del lavoro “pulito”, non condizionato dalle
mafie».
Il risvolto è evidentemente sugli abitanti del posto: «La speranza è di avere una
parte della popolazione che esca allo
scoperto e inizi a prendere posizione,
perché per ora la maggior parte delle
persone sta a guardare».
Proprio per questo, spesso chi ha subito
un lutto a causa della mafia, rischia di
rimanere solo.
Libera si impegna a sostenere famiglie
come quella di Domenico Gabriele, un
ragazzo di undici anni che nel mese di
settembre del 2009 è deceduto dopo
aver lottato a lungo in ospedale, vittima innocente di una sparatoria avvenuta durante una partita a calcetto, in un
quartiere periferico di Crotone.
Per la prima volta i giovani volontari di
Libera hanno potuto essere presenti a
un’udienza di questo genere.
Si è trattato della sentenza di condanna
in primo grado all’ergastolo per i due
esecutori materiali della strage.
Un intenso applauso ha accolto i genitori di Domenico Gabriele, Giovanni
Gabriele e Francesca Anastasio, all’uscita dell’aula bunker di Catanzaro.
15
Perrero. Estate Ragazzi: la testimonianza di una giovane animatrice
“Tutti per tutti!”
di Alessia Peyrot - IV liceo, Istituto Maria Immacolata – Pinerolo
Gita al Boccetto il giorno della visita da parte del vescovo di Pinerolo,
monsignor Pier Giorgio Debernardi
Anche quest’anno le grida festose dei
bambini, i canti, la musica, i balli hanno portato un’ondata di freschezza,
buon umore e gioventù nel nostro paesino.
Tutto ciò non ha fatto altro che del
bene a Perrero, il quale si è risvegliato
(un po’ in ritardo) dal letargo invernale
ed ha lasciato spazio all’entusiasmo e
alla gioia di vivere.
Durante lo scorso mese di luglio, noi
ragazzi e bambini siamo stati i protagonisti indiscussi della nostra comunità,
cercando di essere testimoni attivi della
parola di Gesù.
Il tema di quest’Estate Ragazzi è stato,
infatti, quello della comunità e della
memoria, sviluppato sotto forma di
racconto a puntate.
Il protagonista, Arco, giovane avventuriero, durante il viaggio per salvare la
Terra di Tutti, scoprirà che solo insieme
si può arrivare lontano.
Stare con gli altri non è affatto semplice; mantenere viva la comunità cercando di collaborare tutti insieme non è
scontato, ma si deve tentare.
Questo è il segreto: provare, aver il coraggio di cambiare le situazioni negati-
16
ve in positivo attraverso le capacità che
ci sono state date. Anche dal punto di
vista biblico viene trattato l’argomento: come? La lettura degli Atti degli
Apostoli e quindi la storia della prima
comunità cristiana ci ha fatto comprendere come ancora oggi sia difficile
vivere in perfetta armonia insieme.
La memoria di quella comunità ci permette di leggere fra le righe e trovare
soluzioni ottimali da applicare tuttora.
I ragazzi si sono impegnati non solo
nelle attività quotidiane e nei vari laboratori, ma hanno cercato di arricchire
la loro vita spirituale partecipando alla
messa domenicale e facendo piccole
buone azioni.
Quest’anno, poi, siamo stati particolarmente fortunati poiché il vescovo
di Pinerolo, Pier Giorgio Debernardi,
non solo si è unito a noi per un’allegra giornata in montagna, ma ha anche
celebrato, insieme a don Lino Perotti,
l’Eucaristia per la nostra santa patrona,
Maria Maddalena.
Attraverso l’animazione della messa da
parte dei ragazzi, la festa patronale è
stata davvero “sentita”.
Suor Vittoria Ronco, don Lino e noi
animatori abbiamo concluso un percorso importante insieme e credo proprio che il risultato sia stato positivo.
Amicizia, amore fraterno, solidarietà
sono stati ingredienti essenziali e la gioia ha condito il tutto.
Abbiamo imparato tanto e cercheremo di farne tesoro, ma soprattutto ci
porteremo nel cuore durante l’anno un
pensiero di papa Giovanni XXIII con
la frase: «Cerchiamo sempre ciò che ci
unisce, mai ciò che ci divide».
Foto di gruppo nel cortile dell’oratorio parrocchiale con i bambini e gli
animatori dell’Estate Ragazzi dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo
Dalle comunità
Valdieri (Cn). Campo-scuola dell’associazione di volontariato
“La Carovana” di Alba
Amicizia senza barriere
amici e volontari de
“La Carovana”
Ogni anno a Valdieri, ridente paesino
montano della Valle Gesso in provincia
di Cuneo, gli amici dell’associazione di
volontariato “La Carovana” di Alba si
ritrovano insieme per un campo-scuola
dalla durata di circa otto giorni, all’insegna della gioia, dell’amicizia e della
condivisione.
La Carovana ha l’obiettivo di creare
legami di amicizia tra ragazzi disabili,
le loro famiglie e volontari (giovani e
meno giovani) allo scopo di favorire occasioni di integrazione soprattutto nel
tempo libero.
Essa è nata, come gruppo spontaneo,
una trentina di anni fa grazie all’intuizione di una suora del Cottolengo (Bruna) e alla sensibilità di alcuni volontari
che avevano compreso l’importanza di
superare le barriere di isolamento in cui
vivevano le persone colpite da handicap e la necessità di creare situazioni di
“normalità” per loro e le loro famiglie.
Successivamente si è costituita come
associazione onlus e collabora anche
con le strutture socio-assistenziali del
territorio albese. È anche riconosciuta
a livello ecclesiale perché, per prima, ha
iniziato nella diocesi di Alba una sensibilità e un lavoro di catechesi specifica per le persone disabili, aiutando a
Dalle comunità
sviluppare nelle realtà parrocchiali una
cura ed un’attenzione particolari verso chi presenta, almeno all’apparenza,
maggiori difficoltà.
Nel corso degli anni è maturato un
sentimento di amicizia che lega tutti i
partecipanti (oltre un centinaio, ormai)
e coinvolge continuamente nuovi disabili e nuovi volontari.
Durante tutto l’anno, per mantenere i
contatti tra i vari componenti dell’associazione, si svolgono iniziative di svago
(gite, feste tra amici, pizze...), attività
(laboratori di teatro, musica, arte, pasticceria) ed anche giornate di riflessione e di preghiera.
Ma il momento più forte dell’anno è
appunto la vacanza di Valdieri, dove si
fa esperienza di vita comunitaria.
Qui le giornate sono scandite da attività ludiche, passeggiate ed anche da
momenti formativi di catechesi e dalla
messa quotidiana. Per aiutare i ragazzi
e i volontari nella catechesi giornaliera,
da alcuni anni, è assai gradita la presenza di Liliana Renaldo (Suora di San
Giuseppe di Pinerolo, attualmente “trapiantata” ad Alba insieme a suor Stella
Aliberti e suor Ada Veneri). Grazie alla
sua preparazione e alla sua esperienza
di lunghi anni con i giovani e alla sua
vivace capacità di esposizione, sa guidare a meditazioni profonde e preziose
tutti gli amici presenti al campo-scuola.
Sono stati toccati temi come le Beatitudini, incontrati personaggi come Mosè,
Pietro, Zaccheo... approfondito tematiche come la fiducia in Dio e il rapporto
tra fede e denaro...
Ogni volta, con strumenti appropriati,
suor Liliana sa toccare il cuore di ogni
persona presente ed ognuno riesce a cogliere il senso del messaggio evangelico
a seconda delle proprie capacità...
Questi momenti sono per tutti occasioni di crescita personale e spirituale che
aiutano a conoscere meglio l’amore che
Gesù riversa su ciascuno di noi affinché
anche noi impariamo a vivere con maggiore cura ed attenzione l’amore verso i
fratelli! Grazie suor Liliana, ti invitiamo calorosamente già per il prossimo
anno! Non puoi mancare! Ciao!
17
Sud Italia. A spasso fra le proposte estive delle comunità
E... state da noi!
le suore giuseppine del
Sud Italia
Cortili vuote e valigie quasi chiuse...
Noi suore dal Sud Italia torniamo (finalmente) a Pinerolo per respirare aria
di casa e rivedere volti cari e finire con
gli Esercizi Spirituali, prima di rituffarci nella quotidianità che il Signore ci ha
affidato.
Vogliamo condividere un po’ delle nostre
esperienze estive, ancora calde non solo
per il sole implacabile (quest’anno davvero tale!) ma anche perché finite da poco.
La caratteristica? Quella che spesso ci ha
visto insieme, anche se solo per pochi giorni, a condividere atmosfere importanti.
Santa Maria La Scala
Estate Ragazzi
È stata senza dubbio l’estate ragazzi in
grande stile, sia per la preparazione a
monte (suor Fernanda Simeoni prepara
gli animatori con cura ed i ragazzi, che
hanno pratica di oratorio ogni sabato),
che per il numero di bambini (oltre i
260) che degli animatori (una quarantina) e di adulti sempre disponibili.
Si tratta di uno schema giornaliero e
settimanale molto curato e ormai collaudato: gli animatori si vedono ogni
mattina per la preghiera (l’aspetto spi-
rituale è molto curato, specie quando
la motivazione del loro spendersi con
i bambini deve essere all’insegna della
gratuità e della responsabilità), compiti
ben precisi e distribuiti, tempismo (al
Sud!). E suor Fernanda e il team degli
adulti sempre presenti.
Si comincia alle ore 16 con l’accoglienza, la preghiera e la puntata della storia
che accompagna tutto il periodo: sui
valori che propone i ragazzi fanno riflettere e bambini a gruppetti. Poi merenda, laboratori e grande gioco finale
tutti insieme, divisi in gruppi per colori
visibili dai cappellini di ogni bambini.
E poi bans, inni... e piscina tutto il giorno, ogni mercoledì. Grande serata finale con la presentazione delle esperienze,
con sagra e vendita di prodotti culinari
con la presenza di un migliaio di persone, tra genitori e parenti. Gli animatori
hanno concluso l’esperienza martedì 24
luglio, in un orizzonte di mezza montagna splendido grazie ad una casa nascosta tra la vegetazione lussureggiante del
Vesuvio: il contatto con questa natura
ha favorito non solo la meditazione
della mattina, sulle motivazioni della
fede personale e su come condividerla
e farla crescere nel gruppo, ma anche le
partite a carte, i quattro calci al pallone
e le razzie (consentite, anzi incoraggiate) tra pomodorini freschi e prugne. Il
tutto coronato dal pranzo sotto i rami
dell’enorme albero (aiutatemi... non so
cosa fosse, so solo che era splendido!)
e dalla celebrazione eucaristica nello
stesso ambiente, ma con un sole più
radente che illuminava meglio tutta la
valle sottostante. Bello il clima: ragazzi
vivi e disponibili, simpatici e pieni di
interessi, capaci di mettersi in gioco e
di confrontarsi, e adulti che sanno servire e contemporaneamente fare comunità. Un ambiente in cui si annulla la
differenza di età e tutti sanno godere e
collaborare.
Le donne che sanno servire
in nome di Gesù
Si tratta di un gruppo di una trentina
di signore che, in parrocchia, servono
la comunità in diverse modalità, dalla
pulizia in Chiesa al volontariato alla
Caritas; suor Raffaella Mazzara le segue
cercando di motivarne e sostenerne la
gratuità del servizio con l’approfondimento spirituale e la preghiera (in genere la domenica pomeriggio).
Anche loro hanno fatto una serata di
Santa Maria La Scala
18
Corato
Dalle comunità
Santa
Maria
La
Scala
ritiro nello stesso ambiente, anche loro
si sono messe in gioco con profondità
semplice e realistica, legata ai problemi
di tutti i giorni e alla difficoltà di un
servizio disinteressato e semplice, che
sappia andare oltre le problematiche
umane che sempre sono presenti anche
nelle nostre comunità.
Terzigno
L’Estate Ragazzi è stata preparata da
suor Fernanda con gli animatori, ma
poi i ragazzi si sono autogestiti nell’affrontare l’arduo compito di metterla in
atto: nel cortile dell’asilo delle nostre
suore, i ragazzini erano quasi ottanta,
molti più degli altri anni.
Animatori intraprendenti e preparati,
con voglia di vivere e di condividere,
si sono occupati anche qui dei diversi
aspetti, dai giochi ai gruppi di approfondimenti delle tematiche.
E le nostre suore erano spettatrici...
coinvolte di tutto questo andirivieni,
anche se non erano molto vincolate dal
movimento continuo. Anche qui soddisfazione di grandi e piccoli.
Corato
“Oasi d’Estate”, come si chiama nella
nostra parrocchia, ha avuto una gestione diversa, sia pur con le stesse componenti di giochi e trasmissione di valori
che facessero vivere ai bambini ed ai
più grandi un’esperienza di comunità.
Era un gruppo di mamme lo zoccolo
duro dell’organizzazione: quasi tutte con bambini (talora molto piccoli)
hanno dato all’ambiente una tonalità
molto particolare, perché anche i bambini avevano la responsabilità di qualche cucciolo da intrattenere, e i portieri titolari (cuginetti di 4 e 5 anni),
ricoprivano con onore il loro ruolo, ma
c’era bisogno che ogni tanto l’intera
squadra li consolasse, se i goal incassati
erano troppo frequenti. Alcuni giovani animatori hanno dato una tonalità
più gioiosa. Stesso schema giornaliero,
semplificato: ogni mattina preghiera e
storia che mediassero valori da vivere
nell’immediato, da giocarsi insieme. E
poi infinite partite a palla prigioniera, a
calcio, e tornei a punti, talora sotto un
sole implacabile che però non fermava
la voglia di stare insieme. Anche qui,
soddisfatti bambini e genitori.
Marconia
Alcuni ragazzi e animatori hanno fatto
un cammino mensile con suor Fernanda e suor Marirosa Orlando, che ha visto l’apice in una missione giovani celebrata a fine marzo: in questa occasione
parecchie le nuove entrate dai due istituti superiori della città. L’inserimento
di questi nuovi elementi e il passaggio
dei ragazzi di terza media al gruppo dei
più grandi è stato favorito da un pomeriggio trascorso insieme a Casinello,
borgata “fuori porta”: suor Fernanda
regista e noi animatori come coordinatori di un bel gruppone, variegato ed
allegro. L’obiettivo è stato raggiunto: i
giochi li hanno coinvolti e impegnati,
con gran divertimento loro e nostro.
Speriamo in tanti che questo sia un inizio per un’attività più continuativa che
consenta anche ai giovani più lontani
di trovare in parrocchia un luogo in cui
sentirsi a proprio agio.
Marconia
Dalle comunità
19
Aosta. Dal 26 luglio all’1 agosto
si è svolta la settimana federale per le suore giovani
Profumo di speranza
Una... per tutte
Nel tardo pomeriggio di una serena
giornata di fine luglio, alla Cascina di
Aosta sta per iniziare la settimana di
Federazione per le giovani suore in formazione.
Madre Armanda e suor Cesarina, aiutate dalle loro consorelle sorridenti e
infaticabili, da giorni stanno predisponendo ogni cosa: tutto è pronto!
Anche la natura ha dispiegato tutta la
sua bellezza per accoglierci. Le montagne, avvolte dall’azzurro, invitano a
guardare verso l’alto per lodare Chi ci
dona ancora una volta l’occasione di
incontrarci. A poco a poco il gruppo
si forma: postulanti, novizie, juniores
con le loro formatrici convengono qui
da diverse parti d’Italia per trascorrere
insieme alcuni giorni di fraternità, alternando momenti di studio a spazi di
riposo e allegria.
Da Genova ci raggiunge padre Carlo,
il maestro dei novizi dei Gesuiti. A lui
il compito di approfondire il tema del
«magis» nella spiritualità di sant’Ignazio di Loyola.
I primi due giorni ci vedono impegnate
in questo studio: ascolto delle relazioni,
applicazioni più esistenziali, tempi personali e scambi in piccoli gruppi con
successivi momenti assembleari. Mettiamo a fuoco che per realizzare questo ideale del “più perfetto” dobbiamo
vivere costantemente sotto l’impulso
forte e delicato dello Spirito Santo, il
20
Maestro interiore che intercede per noi
secondo i desideri di Dio.
Domenica partecipiamo alla messa nella casa di riposo dove prestano un servizio di animazione spirituale le nostre
consorelle di Aosta, portando qualche
nota nuova fra gli ospiti contenti di
incontrarci e di rendere con noi grazie
al Signore! Non ci tratteniamo molto
perché ci aspetta ancora una giornata
di impegno: ripercorrere la tematica
del «magis» in alcuni capitoli dei nostri
testi primitivi, lasciando che il carisma
del Piccolo Disegno raggiunga il concreto della nostra vita.
Sentiamo le parole di padre Médaille
attuali e profonde, sagge e capaci di
toccare il nostro cuore, favorendo la
condivisione e lo scambio.
Il clima fraterno che si è andato creando fra noi è favorito anche dai momenti simpatici, organizzati o spontanei,
che ritmano soprattutto le ore serali
e dalle “sedute conviviali” per le quali dobbiamo il nostro grazie a suor M.
Louise, suor Antoinette e suor Celina,
che ci sono vicine con tanta premura e
disponibilità e che finalmente possono
concedersi una pausa di riposo perché
il lunedì ci aspetta un’uscita ad alta
quota. Meta: il passo del Gran San Bernardo. La giornata si apre con un cielo
azzurro che invita a salire sempre più in
alto. Lasciate le macchine, si prosegue a
piedi per l’ultimo tratto, fino al rifugio,
dove un filmato ci aiuta a inquadrare
storicamente l’esperienza spirituale di
san Bernardo e dei suoi monaci: Gesù,
da adorare e da nutrire, da riconoscere vivo nei pellegrini, da soccorrere nei
fratelli in difficoltà, in una lode incessante e autentica. Rifocillate nel corpo
e nello spirito, con gli occhi appagati
da uno spettacolo naturale che cerchiamo di fissare nelle fotografie via
via scattate, ci riportiamo sulla via del
ritorno, con qualche tappa ancora: il
piccolo villaggio di St. Remy e il monastero benedettino di St. Oyen, dove
ci accoglie, con tanta cordialità, madre
Agnese. Non sembra vero, ma il tempo galoppa. Siamo giunte al 31 luglio:
viviamo con intensità la festa liturgica
di sant’Ignazio d Loyola, aiutate da una
preghiera celebrativa e itinerante che ci
aiuta a ripercorrere le tappe più significative della vita di questo grande santo,
così importante per la nostra spiritualità. Il resto della giornata è tutto dedicato alla rilettura personale e comunitaria dell’esperienza, fissiamo per scritto
valutazioni e proposte per il futuro e
viviamo un ultimo momento di confronto dal quale emerge un’unanime
soddisfazione per questi giorni trascorsi
insieme. Un pensiero di riconoscenza
va spontaneo alle nostre congregazioni
che hanno desiderato e reso possibile
questo soggiorno ad Aosta e a tutte le
persone che si sono attivate per noi:
sono stati giorni importanti a livello
formativo e relazionale. Alcune di noi
non si conoscevano ancora, altre hanno
approfondito la conoscenza reciproca,
per tutte è stata un’occasione di crescita
nella fraternità, mettendo in comune
doni e carismi, in un clima semplice e
cordiale. Padre Médaille, tu hai sicuramente sorriso con noi, guardando a
questo gruppetto che parla di futuro: il
Piccolo Disegno è fra le tue mani, tu
conosci i tempi e i piani di Dio.
Ispiraci i passi e le scelte che il Signore desidera da noi perché il carisma si
incarni nell’oggi, diventando strada di
santità per le nuove generazioni.
Notizie di famiglia
Pinerolo. Lo scorso 8 settembre,
prima professione religiosa di Patrizia La Manna
Un sì per Amore
di suor Mirella Picco Botta
8 settembre 2012: davvero un grande
giorno per la Chiesa, la congregazione,
la federazione, il mondo. Giorno dell’offerta, del sì di una piccola creatura al
suo Creatore e Re. Parlo di Patrizia La
Manna, che ha fatto la sua professione
di fede davanti a un gran numero di
testimoni. Che cosa è successo? Qualcosa di cui oggi, forse, si comprende
poco il significato, perché non si tratta
di un amore terreno ma divino. Patrizia
è Sposa dell’Amore!
Il canto d’inizio della solenne liturgia,
“Quale gioia è star con Te”, esprime un
programma, o meglio un progetto di
vita: stare con Dio, che è il segreto della
vera felicità, anche oggi.
Quando un cuore è pieno d’amore, che
cosa può desiderare di più? E davvero la
gioia illuminava il suo volto, una gioia
dolce e composta! L’incontro eccezionale, senza confronti con il Signore può
orientare l’esistenza verso alti e altri valori, forse mai prima considerati.
È il fascino di Cristo, che ha fatto dire
a Pietro: «Signore, allontanati da me
perché sono un peccatore!» e a Maria
Maddalena: «Maestro!», riconosciuto
come il solo Amore nella sua vita. È il
fascino di chi ha sentito, al di là delle
apparenze, l’abbraccio della Misericordia.
«E il Verbo si è fatto carne»!... ancora... Giorno di grazia per la Chiesa,
arricchita di un dono! La formula di
consacrazione pronunciata da Patrizia
Notizie di famiglia
recita infatti: «Confidando unicamente nella Tua Grazia, prometto di vivere
nella Chiesa l’annientamento del Verbo incarnato, mediante la più profonda umiltà in ogni cosa e la più cordiale
carità verso il prossimo, che desidero
servire in tutte le opere di misericordia
a cui si dedica il nostro piccolo Istituto...». Umiltà, carità, servizio: sono le
virtù caratteristiche della Suora di San
Giuseppe, che la comunione raccoglie
in armonica bellezza. Quanto bisogno
oggi di relazioni serene, franche, semplici nelle nostre famiglie, nei nostri
oratori, nella scuola, per le strade e nelle
piazze delle nostre città, dove s’incontrano uomini, donne e giovani... tanti
giovani, mendicanti di amore. Anche
per loro, se lo sapessero, c’è un “pozzo
di Sicar” su cui è seduto Gesù... e all’incontro con questo Uomo speciale che
dà l’acqua viva... anche le loro brocche
cadrebbero a terra! Quanto bisogno di
cordialità, di dialogo e collaborazione,
di onestà e rettitudine nel mondo del
lavoro e nella politica. Il mondo ha un
inconsapevole bisogno di Dio! E l’«eccomi, Signore!», di Patrizia, confermato dal canto “Come Tu mi vuoi io sarò,
dove Tu mi vuoi io andrò... nelle Tue
mani strumento Tuo sarò”, è appunto
la sua piccola risposta alle attese degli
uomini del nostro tempo. Ci sembra
una grossolana sproporzione: come
può una creatura così piccola rispondere alle necessità del mondo? Certo non
lei, o non da sola, ma Dio in lei. C’è
sempre una nuova Annunciazione, un
rinnovato Magnificat, una calda Visitazione... perché Dio va in cerca, anche
oggi, di una fanciulla, di una donna,
di un bambino, di un anziano... di te
che leggi, in cui poter riattualizzare
tutto il suo Mistero, a una condizione:
essere disponibili! Un grande giorno
per la nostra comunità di Casa Madre:
la cappella gremita, tutti gioiosi, tutti
attenti e come si poteva non esserlo in
quel clima così familiare e così coinvolgente! L’omelia del vescovo di Pinerolo,
Pier Giorgio Debernardi, ci ha fatto
sentire ancora una volta la bellezza del
dono a Dio e ai fratelli, citando sia il
nostro caro padre Médaille, sia santa
Bernardette; di ritorno per l’occasione
da Lourdes, monsignor Debernardi ha
ricordato la professione religiosa della
santa e il suo impegno in una pennellata mozzafiato: «Non vivrò nessun
istante senza amore!». Alla Comunione, mentre ciascuno preparava il cuore
per Gesù, il canto: “Eccoci fratelli, parte di Te, eccoci famiglia, una sola con
Te” ci offriva ancora un’occasione per
ringraziare il Signore del dono della sua
Presenza così sensibile in mezzo a noi.
Ci aspettava, ora, all’uscita, la ‘fraternità in atto’ nella ricca e feconda convivialità... Tutte noi consorelle avevamo
partecipato nel prepararla, per rendere
accogliente e ospitale la nostra Casa... e
mi pare che ci siamo riuscite!
21
Chambéry. Dal 19 al 21 ottobre scorso,
festa per il bicentenario della congregazione
Buon compleanno!
In rappresentanza della congregazione
di Pinerolo, suor Filippina Fossat e suor
Edvige Bonansea hanno partecipato ai
grandi festeggiamenti organizzati da
un’ équipe delle Suore di San Giuseppe
di Chambéry per commemorare una
data cara a tutte le congregazioni che
a Chambéry ebbero la loro origine. La
grande riproduzione fotografica di madre st. Jean Marcoux , con un suo detto:
«Io conto su Dio e non sugli uomini...
Non sarò mai confusa perché ho fiducia
in Dio», troneggiava sui luoghi di incontro nei vari punti della città. Il volto
sorridente di questa grande madre, che
con coraggio e fiducia nel Signore inviò
suore anche giovanissime ad aprire case
nuove in Francia, Italia e Stati Uniti, ci
ha accompagnate durante questi giorni. Le partecipanti, con alcuni Laici del
Piccolo Disegno,hanno rappresentato
le varie province della congregazione in
Europa, Asia, America del Nord, America Latina: superata ben presto la barriera delle lingue, si sono sentite subito
sorelle in una grande Congregazione
internazionale. Venerdì 19 ottobre c’è
stata l’accoglienza solenne nella chiesa
di Notre-Dame e la sistemazione nel
castello dei Conti di Challes.
Sabato 20 ci siamo trovate nella grande
sala del collegio Sant’Ambrogio per le
conferenze sul “passato” di suor Marie
22
Pierre Ruche (Francia), sul “presente” di
suor Marianne Bode (Danimarca), sul
“futuro” di suor Sully Hodgdon (Stati
Uniti). I vari interventi sono stati preceduti dal bel canto: “Noi siamo il corpo
di Cristo, ciascuno di noi è un membro
del suo corpo. Ciascuno riceve la grazia
dello Spirito per il bene del corpo. Dio
ci ha chiamati tutti all’unità, alla pace,
alla gloria del suo Regno” e sono terminati con un altro canto: “Non ritornate
alle vostre case come prima, non vivete
nelle vostre case come prima. Cambiate
i vostri cuori, cancellate le vostre paure,
vivete da uomini nuovi”.
Nel pomeriggio ci siamo recati in pellegrinaggio a La Beauche, presso la tomba perfettamente restaurata di madre
St. Jean Marcoux: «Siate le benevenute,
sorelle delle diverse parti del mondo, ha detto suor Sully - Siamo qui riunite
per ringraziare Dio del grande dono di
fede, di coraggio e di determinazione
fatto a questa donna. La nostra preghiera in questo luogo è una celebrazione
della vita, non della morte, perché noi
siamo qui e camminiamo sulle sue tracce, cercando di rispondere alle grandi
sfide di oggi sulla vita e la speranza dei
popoli».
Mentre la rappresentante di ogni Paese
deponeva una lampada, suor Sully ha
aggiunto: «Che questa fiamma continui
a bruciare. Suore
e laici, andate
e continuate a
portare la buona
Novella a tutti i
popoli».
Alla sera, nella
grande sala Jacobelle in JacobBellecombette,
c’è stato lo spettacolo teatrale
“Il viaggio in
valigia”, ideato
da suor Rosalba
Scaturro e da suo
fratello Andrea,
per rendere omaggio a madre St. Jean
Marcoux. È stata una rappresentazione
moderna, senza scenario, con personaggi comuni, di ogni età, che ci ha fatto
riflettere sul viaggio della vita alla luce
della nostra spiritualità: ricerca, abbandono, comunione. È necessario infatti
liberarsi da tante cose che rendono pesante la propria valigia (cioè la vita) per
poter realizzare il fine: «Tutte di Dio e
del caro prossimo».
Domenica 20 ottobre c’è stata la visita alla casa delle suore anziane a Bellecombette, modernamente ristrutturata
in vista del futuro, e alla Sala della Memoria che contiene uno sguardo d’insieme sui duecento anni delle Suore di
San Giuseppe di Chambéry. Nel pomeriggio, la messa solenne nella cattedrale con la presenza di alcuni vescovi, di
molti sacerdoti e fedeli. In questa cattedrale pregarono le nostre prime suore
e la giovane Madre Speranza prima di
partire per Pinerolo. I canti, l’omelia, le
intenzioni nelle varie lingue e la bellissima danza delle sorelle indiane in costume attorno all’altare durante l’elevazione hanno creato un clima di grande
partecipazione.
Monsignor Laurent Ulrich, arcivescovo
di Lille e vice-presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, ha avuto
parole di ringraziamento per la presenza e l’apostolato delle Suore di San
Giuseppe. Suor Sully ci ha salutate dicendo: «Oggi siamo circa 1700 a vivere
il medesimo carisma in 18 nazioni; con
noi collaborano laici associati, donne
consacrate perché si realizzi l’accoglienza e la comunione tra le diverse culture
che costituiscono la comunità mondiale. Oggi vogliamo rendere grazie a Dio
per le sue benedizioni sulla nostra congregazione e ringraziare tutte le suore
per la condivisione della missione in
Savoia e in ogni parte del mondo».
Il canto “Mille raisons d’espérer, la vie
nous porte à la confiance sur nos chemins de resistences” ha chiuso la solenne celebrazione.
Notizie di famiglia
missio-news
Ecco alcune delle numerose foto inviateci periodicamente da suor Gemma Valero da Feira de
Santana (Brasile).
Notizie di famiglia
Date da ricordare:
3 Ritiri mensili (seconda domenica) con padre Carlo Lanza: 9
dicembre, 13 gennaio, 10 febbraio, 10 marzo, 7 aprile, 12
maggio.
3 Ritiri mensili (secondo giovedì)
con don Franco Piano: 13 dicembre, 10 gennaio, 14 febbraio, 14 marzo, 11 aprile, 9 maggio.
3 30 dicembre in Casa Madre, festa della Sacra Famiglia: messa,
cena condivisa, tombolata.
3 3 gennaio in Casa Madre: al
mattino, incontro del Gruppo
Verde-Argento della nostra congregazione; al pomeriggio, riunione Consiglio ampliato.
3 4 e 5 gennaio, in Casa Madre:
incontro per superiore e suore.
3 26 gennaio, in Casa Madre: incontro suore animatrici e coordinatori dei gruppi dei Laici del
Piccolo Disegno.
Notizie di famiglia
Nella certezza della Risurrezione
3 16 febbraio a Feira de Santana
(Brasile): prima professione religiosa delle novizie Shirley e Talita.
3 3 marzo a Torino: incontro federale suore e Laici del Piccolo
Disegno.
3 Dal 7 all’11 marzo, a Roma: incontri di formazione per i consigli.
3 17 marzo: Festa di San Giuseppe (messa nella basilica di San
Maurizio a Pinerolo e cena in
Casa Madre).
3 14 aprile, in Casa Madre: giornata del Piccolo Disegno
3 Dal 18 al 20 aprile, a Susa: assemblea federale dei consigli generali.
3 29 giugno: riunione Consiglio
ampliato in Casa Madre.
ricordiamo i nostri cari defunti
Suor Daniela Elia Maria Albina
Suor Maria Carla Rita Pasquero
Suor Margherita Elisa Ristori
Sig. Giorgio Canal Brunet fratello di don Pasquale.
Sig. Giuseppe Benotto, fratello di suor Bernardina.
Sigg. Nicola ed Egidio Vestuti, zii di suor Marirosa
Orlando.
Sig.ra Esterina Martina, cognata di suor Giuseppina e suor Giacinta Levrino.
Sig. Guido Novo, fratello di suor Alda.
Sig.ra Maria Teresa Stardero ved. Moiraghi, zia di
suor Vittoria Ronco.
Sig. Augusto Fornasari, fratello di suor Maria Rosa.
Sig.ra Caterina Porteglio cognata di suor Pierpaola
Sacchetto.
Sig. Aldo Bertrand fratello di suor Immacolata.
23
Emozioni tra gli angeli
L’esperienza dell’arcangelo Gabriele
Quando venne la pienezza del tempo…
Dio, l’Eterno, ci raccolse attorno a sé.
Ci parlò ancora
del suo Progetto d’Amore
per l’umanità,
ci mostrò la Donna,
la nostra regina,
come l’aveva pensata:
ne rimasi affascinato,
e la gioia fece brillare la mia luce;
tutto il Cielo vibrò
in uno sfavillio di colori.
Occorreva scendere sulla terra,
portare l’annuncio.
Il Creatore ci guardò e…
scelse me!
Ero emozionato
come un figlio d’uomo:
“Signore, che cosa le dirò?”
“Lei è la Regina amata,
mio paradiso, fontana preziosa,
falle sentire tutta la mia tenerezza,
il mio entusiasmo per lei.
Dille che l’amo!”.
“Signore Dio, non la spaventerò?
Tu conosci tutto:
come la rassicurerò
perché sia libera di dire di sì
in pienezza?”.
“Dille che Io sono con lei,
che tutto opererà lo Spirito d’amore.
Falle capire che attendo il suo sì
per realizzare l’opera della salvezza.
Sussurrale che ho bisogno di lei,
anche nel grembo
della sterile Elisabetta
ho fatto nascere la vita”.
“Signore, sono pronto”.
La gioia rese veloci le ali,
scesi sul paesino silenzioso
Nazareth,
indugiai a guardare
quelle piccole case,
dalla povertà mi lasciai toccare:
il Re dell’Universo
questo luogo sceglie?
Con una stretta al cuore
le risate sentii del mondo ignaro,
vidi i peccati neri degli uomini,
della Croce l’ombra scorsi…
Poi mi diressi presso la Vergine.
Oh, non potete immaginare
di quel luogo la bellezza!
Di terra un quadrato,
miniatura del Cielo,
pace, luce e bellezza!
Entrai,
tutto l’universo tacque.
Sentii il silenzio primordiale.
Il Cuore di Dio si fermò,
sospeso nell’attesa.
La sorpresi nella sua serenità,
stava leggendo la Parola,
c’era profumo di pane lievitato
e di fiori.
La vidi nella Gloria di Dio:
“Ti saluto, Maria,
ricolma di Luce,
amatissima da Dio!”.
Il suo sguardo smarrito
profondamente mi intenerì,
come una cascata di luce,
pronunciai le parole della salvezza:
“Ecco, concepirai un Figlio,
gli darai nome Gesù,
sarà chiamato Figlio dell’Altissimo…”.
Con le parole della Torah
parlai, perché lei riconoscesse
l’annuncio del Messia.
Lei mi guardò
con la limpidezza dei puri,
mi domandò con semplicità:
“Come posso generare?
Sono vergine a Dio donata.
Come obbedire
a questo comando divino?”.
“Lo Spirito Santo genera in te
Colui che i cieli non possono contenere.
Elisabetta un figlio attende!
È questa di Dio l’opera”.
E lei, bella nella sua serenità,
grande come nessun altro essere creato,
disse con voce colma di mistero:
“Eccomi, sono pronta,
avvenga di me ciò che mi hai annunciato!”.
L’universo intero, sospeso a quel sì,
dà inizio ad una danza di luce
che passa ancora di cuore in cuore.
Nessun uomo la bellezza
ha percepito,
il profumo di questo istante.
Io, Gabriele,
piego il capo al mio Signore
e a Colei che è Regina dell’Amore.