di speranza - Suore San Giuseppe Pinerolo
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di speranza - Suore San Giuseppe Pinerolo
di Wr i z z o n t i speranza Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo n° 8 / 2012 - Novembre sommario 2 Carisma Laici Piccolo Disegno 6 4 Pastorale giovanile e vocazionale Missionari digitali 12 Sfida educativa Giustizia e Pace 15 8 13 Dalle comunità Notizie di famiglia 20 Marko Rupnik, Natività, Casa incontri cristiani,Capiago (Co) Un silenzio carico di attesa di suor Rinangela Pairotto Una buona notizia sempre nuova per chi crede, ma sente il bisogno di supplicare: “Signore vieni, perché tutta la mia vita, tutta la nostra vita, dica te ad ogni creatura e per chi ancora la ignora o l’ha dimenticata, e nel vuoto del suo esistere attende il salvatore”. Con il Battista, con Maria e Giuseppe, viviamo intensamente questo tempo di Avvento, tempo di conversione radicale, di gioiosa speranza. Accogliamo nella profondità del nostro cuore quanto il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica sulla divina rivelazione “Dei Verbum”, ci dice: «Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cfr. Gv 1,3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé (cfr. Rm 1,19-20); inoltre, volendo aprire la via di una salvezza superiore, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò alla speranza della salvezza (cfr. Gn 3,15), ed ebbe assidua cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perse- veranza nella pratica del bene (cfr. Rm 2,6-7)» (DV n.3). Davvero tempo di gioiosa speranza perché anche oggi Dio visita il suo popolo: «Colui che dà ad altri la ricchezza si fa povero. Chiede in elemosina la mia natura umana perché io diventi ricco della sua natura divina. E colui che è la totalità, si spoglia di sé fino all’annientamento. Si priva, infatti, anche se per breve tempo, della sua gloria, perché io partecipi della sua pienezza. Oh sovrabbondante ricchezza della divina bontà!», come commenta Gregorio Nazianzeno. In un silenzio adorante, colmi di stupore di fronte al mistero del Verbo fatto carne, nel grembo di Maria di Nazareth e donato a noi nella grotta di Betlemme, chiediamo allo Spirito di renderci coraggiosi operatori di pace e di giustizia, segno di una fraternità che è il sogno di Dio, che padre Médaille esprimeva così: «Duplice unione totale di noi stessi e di tutto il caro prossimo con Dio; e di noi con ogni sorella e fratello, così da essere tutti in Gesù e in Dio suo padre» (L.E. n.29). Buon cammino di Avvento! Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo Via Principi d’Acaja, 82 – Pinerolo – 0121.32.26.08 www.suoresangiuseppepinerolo.it Grafica: Silvia Aimar – Stampa in proprio Presenti alla Presenza Carisma Come mantenersi attenti a Dio, che è in noi e attorno a noi di suor Claudia Frencia «Tu sei presente in ogni luogo e ogni cosa riempi» Dalla Liturgia PREMESSA Nel Battesimo, dice papa Benedetto XVI, ci è stata affidata una grande missione: portare nel mondo la presenza di Dio. Prima, però, afferrati dall’Amore di Cristo, siamo impegnati a cogliere questa presenza nella nostra vita. Ma solo la preghiera costante può risvegliare in noi il senso della presenza del Signore in noi e nella storia, una presenza che ci sostiene, ci guida e ci dona una grande speranza anche in mezzo al buio di certe vicende umane (cfr Angelus 5 settembre 2012). Padre Médaille ha profondamente compreso il fine della vita cristiana, che è vita da risorti: 2 «Vivere alla presenza di Dio» (T.P. 78 e 245). Dal momento che per noi è difficile mantenerci in questa attenzione del cuore, ci esorta: «Siate tutte in Dio con una continua ricerca della sua Presenza»; «Raccoglietevi spesso in Dio e fate ogni cosa alla sua Presenza». DIO È IL PRESENTE Dio, prima di stringere l’alleanza con Abramo, gli appare e gli dice: «Io sono Dio, l’Onnipotente: cammina alla mia presenza e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto» (Gen 17,1). Dio è Presenza, è sguardo. Gli ebrei preferiscono parlare del volto di Dio, del suo sguardo: «Egli guarda dal cielo, vede tutti gli uomini...»; «Mostrami il tuo volto, Signore!». «Abbiate in tutto e ovunque Dio solo» J.P. Médaille La sua Presenza, il suo volto, si manifesta in molti modi. La fede ci dice che Dio è onnipresente: per il solo fatto che esiste, egli riempie il cielo e la terra, è dovunque e in tutte le cose. Tutto è luogo della sua Presenza. Egli, nella creazione, ha voluto donare ad ogni essere vivente, l’essere, il movimento e la vita. Con la sua presenza mantiene tutti in vita. Per un suo disegno d’amore, Dio Trinità ha voluto l’uomo a sua immagine e somiglianza ed ha concluso con lui un’alleanza eterna. Con l’incarnazione del Verbo, Dio assume una nuova forma di presenza: viene ad abitare in mezzo a noi, per rimanere con noi; facendosi “carne” diventa cibo per la nostra vita e ci rende figli nel Figlio. «Chi mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»; «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui». L’Eucaristia è l’Amore degli amori, il Miracolo dei misteri. È la Presenza che nutre, fortifica, trasforma. Padre Médaille ha pagine commoventi sulla Presenza eucaristica, il suo Piccolo Disegno è nato proprio dalla contemplazione dell’Eucaristia, Dio con noi, Presenza del Verbo Incarnato. «Ricevuta la santa Ostia, raccolte nell’intimo del vostro cuore, cercate di essere tutte fuoco per questo Dio d’amore e praticate alla sua Presenza i seguenti atti: adoratelo profondamente, ringraziatelo con tutta la gratitudine possibile, amatelo più che potete, rinunciando ad ogni cosa per amor suo e offrendovi alla sua Volontà, chiedetegli quanto ritenete necessario per la sua gloria, pregatelo insistentemente di darvi al sua benedizione, perché operi in voi un cambiamento simile a quello della consacrazione del pane: il pane si annienta e al suo posto vi è il caro Gesù...». Gesù Cristo è presente in ciascuno di noi e in particolare si fa presenza nella Chiesa, suo Corpo. Per questo ogni uomo è fratello in Cristo. Padre Médaille così si esprime: «Piaccia alla bontà divina che noi possiamo contribuire, sia pure come debole strumento, a ristabilire nella Chiesa la totale unione delle anime in Dio e con Dio»; «Amate tutti i vostri fratelli sempre e senza riserve con un amore ardente che, all’occorrenza, si consumi per loro, come Gesù Cristo si è consumato per noi e per la sua Chiesa». UNA PRESENZA DISCRETA E COINVOLGENTE Come può l’uomo, distratto dalle cose e tentato dal maligno, mantenersi at- Carisma tento e presente alla Presenza? Tutto inizia con la presa di coscienza che Dio è presente in me e attorno a me. Padre Médaille dice: «Desiderate per l’intelletto la semplice intuizione della Presenza di Dio». Conoscere i segni della Presenza di Dio è un atto di fede a cui giungiamo attraverso la meditazione sulla Parola di Dio; infatti soltanto la Parola ci aiuta ad avere la “vista” di Dio. L’attenzione alla Presenza suppone, però, un tempo di calma e di riflessione; non possiamo pretendere di scoprire i segni, se siamo nel turbamento e nella fretta: «Le agitazioni turbano la pace del cuore e fanno dimenticare la Presenza di Dio». UNA PRESENZA EFFICACE La consapevolezza della Presenza di Dio produce effetti benefici nella nostra vita. Il primo effetto è quello di impedirci di offendere Dio: «Convincetevi che in ogni luogo e in tutte le vostre azioni Dio vi vede e vi osserva, e non fate mai alla sua Presenza quanto non vorreste fare davanti ad una persona di cui avete rispetto.”Padre Médaille sottolinea che una causa della distrazione durante gli esercizi di pietà è proprio il “non essere stati alla Presenza di Dio». Un altro effetto è quello di mantenerci facilmente nel raccoglimento e nella consapevolezza; padre Médaille esorta la maestra delle novizie ad «educarle all’unione intima con Dio mediante l’esercizio della sua Presenza» e ancora ci incoraggia: «Conservate fedelmente l’intima unione con Dio, mediante l’esercizio del suo amore e la continua ricerca della sua Presenza». Il terzo effetto è quello di farci giungere all’unione con Dio in una vita da risorti, completamente “centrati” in Lui e totalmente donati ai fratelli. Ben nota è la massima che ci indica la via maestra: «Siate tutte di Dio e del prossimo, niente per voi stesse». È la santità: «[...] questa santa vita cominci nel tempo e duri per l’eternità». L’ESERCIZIO DELLA PRESENZA DI DIO Imparare a vivere alla Presenza di Dio è intessere una relazione d’Amore con Carisma Lui, è accettare il suo invito, è un conversare con Lui molto semplice; è uno “stare con Lui” non solo nelle ore di preghiera, ma durante tutto il giorno e per tutta la vita. Non si deve però credere che si possa arrivare a questo senza lotta e senza fatica. Occorre l’esercizio della Presenza di Dio, è importante che ci abituiamo a pensare che su di ciascuno di noi riposa lo sguardo paterno di Dio. Egli ci ama per primo e attende la nostra risposta in un incontro da persona a persona. L’unione con Dio, ci ricorda padre Médaille, è il mezzo più importante per rimanere fedeli e camminare nella via della vita; il pericolo più grande è la distrazione, la dimenticanza, che ci allontana dal centro e ci disgrega dentro, ci toglie la pace e la gioia. Per questo, da buon maestro di vita spirituale, ci dà alcuni suggerimenti pratici, per mantenere la consapevolezza della Presenza di Dio: Conducete una vita di purezza, di raccoglimento e presenza di Dio, piena di dolcezza e di mortificazione interiore ed esteriore. All’inizio dell’esame di coscienza del mattino e della sera mettetevi alla Presenza del vostro Giudice, per rendergli conto delle vostre azioni. Mettetevi frequentemente alla santa Presenza di Dio all’inizio di ogni vostra azione, con atti pieni di amore, di perfetto abbandono di voi stesse fra le braccia della Provvidenza e di perfetta adesione a tutte le disposizioni del beneplacito di Dio. Eseguite ogni cosa con molta esattezza e diligenza, ma senza affanno, anzi con una tale dolcezza che vi consenta di elevare spesso lo spirito a Dio e di vivere alla sua Presenza. Durante il giorno, almeno ogni ora, abbiate cura di richiamare la Presenza di Dio, anche vicendevolmente. Ricordate di impegnarvi con serietà e integralmente a compiere la Volontà di Dio nel momento presente. Queste indicazioni giungono a padre Médaille attraverso santa Teresa d’Avila; ascoltiamo che cosa consigliava alle sue suore, un consiglio assolutamente valido per tutti e sempre: «Dobbiamo ritrovarci in noi stesse anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo l’abitudine, Egli si farà sentire presente» (Cam. 29, 5, 6). «Se tu sei sempre con Cristo e hai la consapevolezza della sua Presenza, troverai Lui in ogni persona e in ogni avvenimento. Se il tuo cuore è rivolto alla divina Maestà, più facile sarà il tuo lavoro, più profondo e luminoso il tuo pensiero». «Il mio metodo di orazione consisteva nel far di tutto per tener presente dentro di me Gesù Cristo, nostro Bene e Signore» Vita 4,7 3 Pinerolo. Lo scorso 22 aprile la consacrazione dei coniugi Alessandra e Andrea Mensio Laici P.D. di Donatella Coalova Manifestare le meraviglie di Dio, non da soli ma insieme, come coppia. Forse oggi nessuna testimonianza è più urgente di questa, mentre da diverse parti la famiglia è attaccata e tante coppie si separano e divorziano. Le promesse di appartenenza a Cristo nel Piccolo Disegno, pronunciate da Alessandra Pegoraro e Andrea Mensio, costituiscono un segno luminoso della bellezza della vita cristiana e della fecondità del carisma donato alla Chiesa da padre Médaille. Nel comune impegno di questi giovani sposi palpitano la profezia e le intuizioni del Vaticano II e del post-Concilio, che invita gli ordini religiosi a condividere con i laici la ricchezza della loro spiritualità, gli scritti e le intuizioni dei fondatori. È stato un momento solenne quello in cui Alessandra e Andrea hanno detto: «Rinnoviamo le nostre promesse matrimoniali alla luce del carisma: la castità coniugale, nella pura e vicendevole donazione e come raggio della luce del Mistero Trinitario; la fedeltà e l’aiuto reciproco. Promettiamo di vivere una vita obbediente alla Parola di Dio, al Magistero della Chiesa e alle richieste della Superiora Generale. Promettiamo di vivere una vita sobria che mai si dimentichi delle necessità dei fratelli e sia nutrita da momenti di preghiera personale e di coppia. Ci impegniamo infine a ricercare sempre e dovunque la comunione con i fratelli, amando ogni singolo individuo come unico e irripetibile davanti a Dio, 4 In coppia per Dio con cuore aperto alla fraternità universale e con la passione dell’unità». Il cammino insieme di Alessandra e Andrea inizia diciannove anni fa, quando si vedono per la prima volta nella casa di un’amica comune. Due anni dopo, il 22 aprile 1995, si sposano. Il loro matrimonio è allietato dalla nascita di tre figli: Lara, che oggi ha quindici anni, Matteo di dodici anni e Paolo di sette. Andrea lavora in una casa editrice, Alessandra decide di occuparsi a tempo pieno della famiglia. È anche molto attiva nella parrocchia Santi Pietro e Paolo di Pianezza, dove risiede. Fa catechismo ai ragazzi della scuola media e, insieme al marito, opera nei corsi di preparazione al matrimonio. Otto anni fa, a Druento, Alessandra conosce suor Mirella Picco Botta, che le parla del Piccolo Disegno. Sei anni fa, i due coniugi iniziano un itinerario per approfondire il carisma di padre Médaille. Il 22 aprile 2012, proprio nell’anniversario del loro matrimonio, in un clima di festa e fraternità, circondati dai figli, dai parenti, dagli amici, dalle suore, Alessandra e Andrea pronunciano le promesse di appartenenza a Cristo nel Piccolo Disegno. Li abbiamo incontrati e abbiamo posto loro alcune brevi domande. Che cosa avete provato nell’assumere questo impegno davanti alla Chiesa? Alessandra: Una grande gioia. Guardo con stupore il dono che ci è stato dato. Andrea: La consapevolezza che questo è un punto di partenza, non un punto di arrivo. Che cosa vi colpisce in particolar modo nel carisma del Piccolo Disegno? Alessandra: L’amore per la piccolezza e l’attenzione per le relazioni, nella volontà di stabilire a tutti i costi rapporti di comunione. Andrea: Il nascondimento di san Giuseppe. Nell’educazione dei figli che cosa conta di più? Andrea: L’esempio e il dialogo. Alessandra: Parlare e pregare con loro. Non si può separare la vita di coppia dall’educazione dei figli: sono realtà che si intersecano di continuo. Nel vostro cammino di fede ci sono mai state delle difficoltà? Andrea: A volte nell’ambito lavorativo si possono incontrare dei battezzati non praticanti. Il Signore dona a tutti la sua grazia, ma dobbiamo accorgerci di Lui. Talora certi incontri e situazioni non sono facili, però diventano uno stimolo perché cerchiamo di donare il Signore agli altri. Padre Médaille ci insegna ad annunciare Dio con la concreta testimonianza della vita, più incisiva di ogni parola. In casa non abbiamo difficoltà a causa del nostro cammino di fede. Abbiamo sempre parlato con i nostri figli. La nostra scelta è personale, non obblighiamo i ragazzi a condividerla, forse il Signore riserva per loro altre strade. Agli sposi che messaggio vorreste dare? Alessandra: Lasciate entrare Cristo nelle vostre famiglie. Laici del Piccolo Disegno Fotocronaca di due incontri di Laici del Piccolo Disegno Laici P.D. è più bello insieme! Lo scorso 22 aprile si è svolta in Casa Madre a Pinerolo l’annuale “giornata di famiglia” per le Suore di San Giuseppe e i gruppi laicali del Piccolo Disegno. In mattinata, dopo un momento di preghiera nel salone, è stata proiettata una sintesi del film “Don Zeno, l’uomo di Nomadelfia”, a cui è seguito un dibattito. Il ritrovarsi insieme come suore e laici è un’esperienza che, ripetendosi, cementa, ogni volta di più, la conoscenza e la comunione reciproca. Nelle foto: a sinistra il saluto da parte della madre generale Gabriella Canavesio; a destra una panoramica dei partecipanti alla giornata. Lo scorso 17 giugno tre gruppi di Laici del Piccolo Disegno (Druento, None, Torino - corso Regina Margherita) si sono riuniti nell’oratorio parrocchiale di Perrero, in Val Germanasca, per una giornata di amicizia e condivisione. Nelle foto due momenti dell’incontro. Laici del Piccolo Disegno 5 Pella. Esercizi spirituali vocazionali per giovani: una testimonianza Giovani & vocazione “Il volo alto dell’Amore” di Sara Dago È una Pella nuvolosa e piovosa quella che ci accoglie giovedì 30 agosto scorso, anche un po’ fredda, ma davvero pronta e capace di scaldare il cuore, di donare luce e stimoli nuovi, di interrogare, forse turbare, ma certamente muovere qualcosa dentro. Questo grazie al Signore Gesù, che si serve dei semplici e che grazie ad un’equipe molto preparata, diversa nei suoi carismi e capace di lasciarsi guidare dallo Spirito, abitata da un grande amore per i giovani, ha saputo arricchire ogni cuore e certamente riportare nell’anima di tutti stimoli nuovi e coraggio per ripartire dopo la sosta, trasformati. Così iniziano gli esercizi spirituali vocazionali per giovani. Il tema scelto “Il volo alto dell’Amore”. E iniziano in questo piccolo paesino sul lago d’Orta, ospitati dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, in una casa molto accogliente e spaziosa, dove ciascuno saprà trovare il proprio posto e il proprio spazio. Giovani da diverse parti del Piemonte si trovano insieme per cercare delle risposte, per trovare 6 uno spazio di riposo e riflessione, per rispondere ad un invito fatto magari dal proprio parroco oppure da un amico. Certo è che tutti torneremo a casa con qualcosa di nuovo, arricchiti anche solo dalla semplice condivisione e dall’aver percorso un piccolo tratto di strada accanto a fratelli e sorelle che sempre hanno qualcosa da donare. Anche semplicemente stando accanto a noi. Abbiamo iniziato subito nella tarda mattinata di giovedì a conoscere coloro che avrebbero condiviso con noi il cammino. Quindi, dopo un giro di presentazioni, un piccolo gioco per scaldare l’ambiente. I giovani partecipanti di diverse età, dai 25 ai 40 anni circa, in prevalenza ragazze. L’equipe composta da due sacerdoti e quattro consacrate di diversi ordini religiosi. Dopo il pranzo con la prima lectio divina è iniziato il silenzio, durato fino alla cena del sabato. Silenzio molto rispettato da tutti e molto utile per dare più spazio alla meditazione personale, all’interiorizzazione; ha permesso alle parole sentite di scendere bene del profondo e di essere come quel seme che cade e che non viene portato via. Ma rimane, lavora dentro e porta frutto... Utile per apprezzare di più la comunicazione. Utile per sentire più vicino l’altro, l’importanza dell’altro e gustare meglio le piccole grandi cose che ogni giorno ci vengono donate. Abbiamo ascoltato diversi brani della Parola di Dio e cinque lectio tenute da tre diversi relatori: don Dino Negro, don Flavio Costa e suor Liliana Renaldo. Dopo la lectio abbiamo avuto spazio per la meditazione personale, per il confronto di gruppo, per il riposo utilizzando il metodo preferito da ciascuno che poteva essere una passeggiata, una merenda, un momento di preghiera nel luogo scelto. Avevamo a disposizione tutta la casa molto ospitale delle suore, il giardino, le due chiesette, il lungolago e il giardino esterno sul lago. Ciascuno poteva sfruttare il tempo come meglio riteneva opportuno. Inoltre i sacerdoti erano sempre a disposizione per un Pastorale giovanile e vocazionale colloquio o per il sacramento del Perdono. Molto interessante è stato l’essere affidati ciascuno ad una guida, per confrontarci personalmente con essa sulla Parola e sul cammino fatto. Ognuno di noi ha avuto il dono d’essere seguito da una religiosa dell’equipe e ogni giorno potevamo avere un colloquio utile per il cammino, il confronto, per sciogliere dubbi, per avere luce, per vedere le cose dal punto di vista di chi è più avanti nel cammino. Credo che tutti ne abbiamo avuto grande frutto. In ogni momento poi, tutti i membri dell’equipe erano a disposizione di ciascuno per qualsiasi cosa. Devo dire che il Signore ha fatto a noi giovani un grande dono in queste creature così disponibili e dedite a ciascuno, molto sensibili e piene di entusiasmo, che hanno curato ogni minimo dettaglio con grande attenzione e premura e che hanno curato ogni anima con il massimo rispetto e la maggior stima. Un altro bel momento di grande profondità alla sera, prima di dormire, trascorrevamo del tempo sul lago, accompagnati dalla musica, per verificare personalmente la giornata trascorsa, per raccogliere i frutti e per incontrarci personalmente con Gesù. La serata finale, al termine del silenzio, è stata una festa. Abbiamo cenato insieme e giocato in allegria, dando pieno spazio all’altro e a ciò che ciascuno è. Molto intensa l’adorazione eucaristica notturna di sabato in cui abbiamo pregato davanti a Gesù, mettendo totalmente ai suoi piedi, per essere accolti, guariti e scaldati dal suo amore, dall’Amore. La giornata finale di domenica è stata il giorno dei testimoni. Davanti a noi hanno raccontato la loro esperienza e il loro cammino giovani che già hanno fatto una scelta vocazionale: una coppia di sposi, una postulante, una aspirante. Inoltre le monache benedettine del monastero claustrale dell’isola di San Giulio, con cui abbiamo pregato l’ora media e da cui abbiamo avuto la silenziosa, ma tangibile testimonianza. Ritengo molto arricchente l’ascolto dell’esperienza vissuta da chi come noi è in cammino ed ha già fatto passi importanti. Sono stati giovani molto aperti e disponibili ad ogni nostro interrogativo, capaci di rispondere con generosità, dedizione e vita ad ogni nostro interrogativo. Credo che tutto ciò che abbiamo vissuto sia stato Testimonianza, esempio di vita, fonte di vera ricchezza: dai pasti cucinati con cura e il rispettoso silenzio delle suore salesiane accoglienti; dalla vicinanza, la parola, il silenzio, la presenza di ogni giovane che ci camminava a fianco; l’esperienza la dedizione, la Pastorale giovanile e vocazionale cura in tutto ciò che ha fatto l’equipe; il luogo incantevole capace di trasmettere pace; la Parola di Dio e la presenza reale di Gesù vivo, nei sacramenti, in ogni fratello, nella parola, nella testimonianza di vita. Tutti abbiamo lasciato questi giorni carichi, sicuramente con desideri nuovi, sicuramente maggiormente affidati all’Amore. Sicuramente più consapevoli di che cos’è l’Amore e maggiormente capaci di abbandono a Lui. Perché chi vola si abbandona e se vogliamo volare davvero alto non ci resta che essere Suoi e accogliere che la vera meta è Lui e vivere in pienezza ogni attimo di esistenza insieme a Lui e a ciò che mette accanto a noi. Grazie Signore Gesù, per questo cammino, per tutto ciò che ci hai regalato. Custodiscilo nel cuore di noi tutti e benedici i tuoi strumenti di amore. 7 Missionari digitali “Reti Sociali: por te di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione” Commento di Antonio Spadaro al messaggio del papa per la quarantasettesima delle Giornata Mondiale Comunicazioni Sociali 2013 Nel contesto dell’Anno della Fede, Benedetto XVI quest’anno, formulando il tema della quarantasettesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali invita a riflettere sui networks sociali, usando le splendide metafore della “porta” e dello “spazio” e collegando ad esse la verità, la fede e l’evangelizzazione. Il gesto è sorprendente. Il tema infatti è: ”Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. Perché? Qual è il significato profondo di questo messaggio? La domanda ha accompagnato questi ultimi anni sembra essere la seguente: le “reti sociali” su Internet sono forme di comunicazione e condivisione che contribuiscono alla crescita umana degli individui, o piuttosto un insidioso pericolo che può far aumentare il loro senso di solitudine e di spaesamento? Ecco il punto: scegliendo il tema della Quarantasettesima Giornata delle Comunicazioni Sociali Benedetto XVI ha saltato a piè pari l’approccio di tipo moralistico andando al “sodo”, al significato profondo delle reti sociali. È come se dicesse: la prima cosa da fare sia capire cosa succede, di cosa stiamo parlando. Il social network è un ambiente di relazione, di conoscenza e l’ambiente in quanto tale fornisce delle grandi opportunità: è porta, è spazio. Aggiungo io: il criterio di “bontà” è sostanzialmente esterno al social network perché è l’etica della persona, la sua capacità di integrare la presenza in quest’ambiente virtuale con la propria vita di relazione. Chi nella vita reale tende a isolarsi e a preferire relazioni poco coinvolgenti e significative, in cui ci si compromette poco, può trovare nei social network 8 Antonio Spadaro s.j. un luogo ideale di espressione, anche del proprio narcisismo. Una persona che vive invece delle relazioni sostanzialmente sane, può trovare in essi una grande opportunità per dare continuità a rapporti che altrimenti sarebbero eccessivamente frammentati. Dunque il papa è interessato al fatto che, in un tempo in cui la tecnologia tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le relazioni e la conoscenza, è necessario chiedersi: può essa aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella fede? Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio o di pensare la Rete come un “mezzo” di evangelizzazione. È invece indispensabile oggi poter presentare il Vangelo come risposta alle domande di senso e di fede, che anche dalla rete emergono e nella rete si fanno strada. E ciò che rende peculiare i social networks è l’emergere delle relazioni e l’accentuazione di uno stile dialogico ed interattivo nella comunicazione e nella relazione. Che cosa significherà tutto ciò per l’evangelizzazione e per la tensione inesausta dell’uomo alla verità? Il testo del messaggio, che uscirà come tradizione il 24 gennaio, ci dirà di più. Certo è che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale. Il papa sembra far crollare le pareti del dualismo digitale. Finché si dirà che bisogna uscire dalla relazioni in Rete per vivere relazioni reali si confermerà la schizofrenia di una generazione che vive l’ambiente digitale come un ambiente puramente ludico in cui si met- te in gioco un secondo sé, un’identità doppia che vive di banalità effimere, come in una bolla priva di realismo fisico, di contatto reale con il mondo e con gli altri. La sfida non è solamente etica ma anche profondamente spirituale. Se il pontefice indica che le reti sociali possono essere «porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione» allora una delle sfide maggiori oggi consiste nel non vedere nella Rete una realtà parallela, ma uno spazio antropologico interconnesso in radice con gli altri della nostra vita. Finché si manterrà il dualismo on/off si moltiplicheranno le alienazioni. La sfida, dunque, non deve essere quella di come usare bene la Rete, come spesso si crede, ma di come vivere bene al tempo della Rete, di come un uomo possa incontrare Cristo nella fede, vivendo la sua vita anche nel contesto delle reti sociali. «Se anche vedo tanto male in rete, non posso fermarmi a riposare sugli allori di un giudizio negativo, se voglio vedere Dio all’opera nel mondo» Antonio Spadaro s.j. Missionari digitali Un contributo sul pensiero di Antonio Spadaro Missionari digitali Spiritualità e nuove tecnologie Antonio Spadaro è il nuovo direttore de “La Civiltà Cattolica” ed è l’unico gesuita che si occupa di “cyber-teologia”. “La Civiltà Cattolica” non è solo una rivista cartacea, ma è anche presente in rete: sito web, pagina ufficiale su Facebook e su Twitter. Su Facebook condividono titoli e sommari di ogni articolo che pubblicano sul cartaceo. Su Twitter cercano di stimolare la curiosità dei followers (seguaci) proponendo la domanda alla quale l’articolo risponde. In cantiere hanno la ristrutturazione completa del sito, la pubblicazione in formato elettronico della rivista e un’applicazione per iPad. Leggendo i suoi articoli e libri ho trovato molto interessanti le domande alle quali sta cercando una risposta: «Molto è stato scritto sulla dimensione pastorale che comprende la rete come strumento di evangelizzazione, ma quasi nulla sulla riflessione teologica-sistematica: quale impatto ha la rete sul modo di comprendere la Chiesa e la comunione ecclesiale? Quale impatto ha sul modo di pensare la Rivelazione, la grazia, la liturgia, i sacramenti...? Che valore assume, nell’era digitale, il fatto che “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi?”». Il suo intento è quello di aprire scenari e di alimentare il desiderio di non fermarsi ai “prodigi” della tecnica, ma di andare a fondo e comprendere come il mondo stia cambiando e come questo cambiamento abbia un impatto sulla vita di fede. Si tratta di evitare l’ingenuità di credere che le tecnologie siano a nostra disposizione senza modificare il nostro modo di percepire la realtà. Il compito della Chiesa è quello di accompagnare l’uomo nel suo cammino e la rete fa parte integrante di questo percorso in maniera irreversibile. Nei suoi scritti, padre Spadaro inizia sempre con un’affermazione: «Internet risponde ai desideri che l’uomo ha sempre avuto e ai quali prova a rispondere, cioè: relazione, comunicazione e conoscenza». Anche lui, come altri autori, sottolinea che la tecnologia provoca stupore, ma anche inquietudine. Ci si chiede: quali sono i motivi per cui questi sentimenti si generano? Probabilmente perché ciò che la tecnologia è in grado di realizzare corrisponde a desideri antichi e paure profonde. Se così non fosse, le sue innovazioni non ci toccherebbero davvero meravigliandoci o intimidendoci. Internet è una realtà che ormai fa parte della vita quotidiana di molte persone. Una delle sfide maggiori, specialmente per coloro che non sono “nativi digitali”, è quella di non vedere nella rete una realtà parallela, cioè separata rispetto alla vita di tutti i giorni, ma uno spazio antropologico interconnesso in radice con gli altri della nostra vita. Invece di farci uscire dal nostro mondo per solcare il mondo virtuale, la tecnologia ha fatto entrare il mondo digitale dentro il nostro mondo ordinario. suor Adriana Usseglio Alcune riflessioni tratte dagli scritti di Antonio Spadaro La leggerezza dei dispositivi e il cambiamento di mentalità La rete sempre di più tende a diventare trasparente e invisibile. Per essere “connessi” non c’è più bisogno di sedersi al computer, ma basta avere uno smartphone in tasca. Non esiste poi nulla che mi separi dallo schermo: tutto si fa con le dita della mano, toccando lo schermo. Il rapporto con lo schermo diventa fisico e il dito entra virtualmente “dentro” lo schermo. E a ciò si unisce il fatto che si ha a che fare con un oggetto leggero, che si può tenere in mano. Con l’iPad questa modalità di rapporto con i media digitali si radicalizza e le Missionari digitali barriere visibili tra utente e prodotto tendono a svanire. In tal modo il medium diventa una finestra, l’accesso a uno spazio, una cornice aperta sul mondo della rete. L’uomo non resta immutato dal modo con cui manipola la realtà: a trasformarsi non sono soltanto i mezzi con i quali comunica, ma egli stesso e la sua cultura. I vari strumenti che nella storia l’uomo ha inventato e ha avuto a disposizione su larga scala hanno inciso sul suo modo di vivere e di essere se stesso, l’uomo non sarebbe quello che è senza il fuoco, la ruota, l’alfabeto... È evidente come la rete, con tutte le sue “innovazioni dalle radici antiche” non possa non avere un effetto sulla comprensione della fede e della Chiesa. Il cristianesimo è fondamentalmente un evento comunicativo. Tutto nella rivelazione cristiana e nelle pagine bibliche c’è comunicazione: i cieli narrano la gloria di Dio, gli angeli sono suoi messaggeri e i profeti parlano a suo nome. La chiesa è presente lì dove l’uomo sviluppa la sua capacità di conoscenza e di relazione; da sempre ha nell’annuncio di un messaggio e nelle relazioni di comunione due pilastri fondanti del suo essere. Ecco perché la rete e la Chiesa sono due realtà “da sempre” destinate a incontrarsi. 9 La sfida non deve essere come “usare” bene la rete, come spesso si crede, ma come “vivere” bene al tempo della rete. In questo senso la rete non è un nuovo “mezzo” di evangelizzazione, ma innanzitutto un contesto in cui la fede è chiamata a esprimersi. La spiritualità della tecnologia Non si può separare il mondo materiale dalle idee tramite cui gli oggetti tecnici vengono concepiti e utilizzati dagli uomini che li inventano, li producono e se ne servono. Ad esempio, l’aereo ci ha fatto comprendere il mondo in maniera diversa dal carro con le ruote; la stampa ci ha fatto comprendere la cultura in maniera diversa. Ma è anche vero che sia l’aereo sia la stampa ci hanno fatto comprendere meglio l’uomo. Il credente sa vedere nella tecnologia la risposta dell’uomo alla chiamata di Dio a dare forma e trasformare la creazione e, dunque, anche se stesso con l’ausilio di strumenti e procedure. Giovanni Paolo II aveva auspicato in tal senso una «divinizzazione dell’ingegnosità umana», e Benedetto XVI ha parlato dello «straordinario potenziale delle nuove tecnologie», da lui definite «un vero dono per l’umanità». Se la tecnologia, in particolare la rivoluzione digitale, modifica anche il modo di pensare le cose, ciò non finirà per riguardare anche, in qualche modo, la fede e la sua comunicazione? Linguaggio informatico e intelligenza della fede Un piano sul quale è possibile verificare come le tecnologie telematiche stiano cominciando a influire anche sul modo di pensare la fede cristiana è quello del linguaggio. Quando abbiamo a che fare con computer e file di vario tipo, oggi noi usiamo in continuazione parole quali “salvare”, “convertire”, ma anche “giustificare”. Queste tre parole sono molto familiari ai teologi e dietro di esse c’è una intuizione importante, non semplicemente legata a un modo di “dire” la fede, ma forse anche di “pensarla”. È interessante capire la radice teologica di questi termini nella loro applicazione informatica. 10 Potrebbe essere ancora più interessante, però, capire quale sia, viceversa, l’impatto che la ricomprensione di questi termini può avere, forse imprevedibilmente, sull’intelligenza della fede. I due ambiti, quello teologico e quello informatico, certo appaiono completamente ben distinti e separati metodologicamente. E tuttavia il linguaggio e le metafore plasmano il nostro modo di immaginare e di comprendere la realtà in generale. Salvare, convertire, giustificare, condividere... Che cosa significa salvare un file di testo o una foto appena modificata con un programma adatto? Salvare qualcosa nel mondo digitale significa salvarla dall’oblio, dalla dimenticanza, dalla cancellazione. Salvare in senso teologico significa salvarla dalla dannazione, dalla condanna. Il perdono è salvezza da una condanna. Salvezza e perdono sono termini che si richiamano a vicenda. La salvezza digitale, il “salvataggio”, invece è esattamente l’opposto della cancellazione. Se un file è salvato, tutto, anche gli errori restano fissati, non dimenticati. La salvezza digitale cancella l’oblio, appunto. E oggi la rete è diventata il luogo in cui l’oblio è impossibile, il luogo in cui le nostre tracce restano potenzialmente incancellabili. Se ci volessimo reinventare una nuova vita, le tracce del nostro passato sarebbero sempre lì alla portata del vicino di casa. Per essere più chiari: se una persona che ha condotto una vita dissoluta e dedita all’esibizione pornografica decidesse di cambiar vita radicalmente, sa che in rete le sue immagini saranno sempre lì a ricordare potenzialmente a tutti ciò che era e che, dunque, nel mondo virtuale sempre è e resterà. La “salvezza digitale” (cioè il “salvataggio”) della pornostar coincide paradossalmente con l’impossibilità del suo “perdono”. Dunque, davanti alla difficoltà di vivere in un mondo senza perdono, dovremmo trovare nuovi modi di perdonare le tracce digitali che porteremo dietro sempre. Soprattutto, oggi più che mai, si comprende meglio come il perdono non coincida affatto con l’oblio, e che il perdono autentico è un intervento che trascende la mia storia e che fuoriesce dal sistema delle mie possibilità, essendo fondato sull’alterità di Dio. Nel mondo in cui “il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,5) e tutto è digitalmente salvato, come risulterà pensabile la salvezza religiosa? E così per la “conversione”. Convertire un file significa sostanzialmente mutarlo in un altro “formato”. È una questione di codice e, dunque, di linguaggio. La conversione digitale è una sorta di traduzione. La conversione di un file può essere necessaria perché il programma che usiamo non lo “legge” o addirittura non lo “apre”. Io non posso relazionarmi ai dati contenuti perché non riesco a decifrarli e ho bisogno perciò di convertirli in un formato che mi permetta di entrare in relazione con essi. La conversione è dunque una redenzione dall’incomunicabilità. Consideriamo in questo caso le interessanti connotazioni di apertura (“aprire un file”) che la conversione tecnologica comporta, illuminando la conversione teologica del significato originario di riaprirsi a una relazione infranta, di ristabilire un contatto che genera senso. “Salvare” e “convertire” sono semplicemente due esempi. Che cos’è la cyberteologia? Il piano del linguaggio è solamente il primo livello di riflessione. Come la cultura digitale inciderà sul modo di fare un discorso su Dio e sulla fede, specialmente se questo discorso è specificamente cattolico? Se i media elettronici e le tecnologie digitali modificano il modo di comunicare e persino quello di pensare, quale impatto avranno sul modo di fare teologia? Occorre considerare la cyberteologia come l’intelligenza della fede al tempo della rete, cioè la riflessione sulla pensabilità della fede alla luce della logica della rete. Ci riferiamo alla riflessione che nasce dalla domanda sul modo nel quale la logica della rete possa modellare l’ascolto e la lettura della Bibbia, il modo di comprendere la Chiesa e la comunione ecclesiale, la Rivelazione, la liturgia, i Missionari digitali sacramenti. La riflessione è quanto mai importante, perché risulta facile constatare come sempre di più internet contribuisca a costruire l’identità religiosa delle persone. E se questo è vero in generale, lo sarà sempre di più per i cosiddetti “nativi digitali”. La riflessione cyberteologica è sempre una conoscenza riflessa a partire dall’esperienza di fede. La cyberteologia è dunque non riflessione sociologica sulla religiosità in internet, ma frutto della fede che sprigiona da se stessa un impulso conoscitivo in un tempo in cui la logica della rete segna il modo di pensare, conoscere, comunicare, vivere. Internet e la società fondata sulle reti di connessione cominciano a porre sfide davvero significative non solo alla pastorale, ma anche alla comprensione stessa della fede cristiana, a partire dal suo linguaggio di espressione. L’immagine che forse rende meglio il ruolo e la pretesa del cristianesimo nei confronti della cultura digitale è quella dell’«intagliatore di sicomori» mutuata dal profeta Amos (7,14) e interpretata da san Basilio. L’allora cardinale Ratzinger nel suo discorso al convegno “Parabole mediatiche” usò questa immagine per dire che il cristianesimo è come un taglio su un fico. Il sicomoro è un albero che produce molti frutti che restano senza gusto, insipidi, se non li si incide facendone uscire il succo. I frutti, i fichi, rappresentano per Basilio la cultura del suo tempo. Il Logos cristiano è un taglio che permette la maturazione della cultura. E il taglio richiede saggezza, perché va fatto bene e al momento giusto. La cultura digitale è ricca di frutti da intagliare e il cristiano è chiamato a compiere un’opera di mediazione tra il Logos e la cultura digitale. Il compito non è esente da difficoltà, ma appare oggi più che mai esigente. In particolare, è necessario cominciare a pensare la rete teologicamente, ma anche la teologia nella logica della rete. E la prima domanda è: quale fede troviamo nello spazio antropologico che è la rete? Missionari digitali piccolo glossario Social network Locuzione inglese che significa letteralmente “rete sociale”, è usata per indicare un ambiente virtuale dove gli utenti connessi possono interagire tra loro stringendo legami di amicizia, relazioni sociali o semplicemente scambiare informazioni, notizie, filmati, foto, file... Facebook è il più noto social network al mondo. Facebook È il social network in cui ritrovare vecchi amici di scuola, colleghi e conoscenti. È completamente gratuito. Gli utenti possono registrarsi gratuitamente sul sito, indicando alcune informazioni come il cognome, il nome, la scuola e gli anni di studio, i luoghi e le aziende in cui ha lavorato... Queste informazioni consentono agli altri utenti di cercare nel database vecchi compagni di scuola, inserendo nella ricerca il proprio anno di studio e la scuola frequentata. Lo stesso criterio di ricerca può essere effettuato per le aziende e i luoghi di lavoro. Trovare vecchi colleghi e compagni di scuola è quindi molto semplice. Soltanto gli “amici”, ossia gli utenti riconosciuti come tali, possono visualizzare le informazioni dettagliate del proprio profilo inaugurato un nuovo modo di fare giornalismo partecipativo. Nel caso del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, gli utenti di Twitter hanno segnalato la notizia prima dei media tradizionali. Twitter è uno strumento utile per dare notizie (ormai le testate giornalistiche lo usano comunemente per pubblicare i titoli delle notizie) ma anche per ascoltare la reazione delle persone a quello che succede nel mondo. Si possono inoltre promuovere libri, articoli, eventi presso la comunità dei followers (seguaci) che normalmente hanno i nostri stessi interessi. iPad È una tavoletta in grado di riprodurre contenuti multimediali e permette di navigare su Internet. Molto sottile e leggero offre il supporto per leggere libri e giornali. Smartphone Twitter È un servizio che consente di pubblicare un breve testo (massimo 140 caratteri). Da qui il nome “tweet”, che propriamente significa “cinguettio”. Il servizio può essere usato in diversi modi intelligenti: in particolare Twitter ha È un cellulare più evoluto che, oltre alle funzioni di base di telefonate, messaggi, foto, può anche collegarsi ad internet o funzionare da navigatore satellitare. 11 Pinerolo. Un inizio d’anno ricco di novità all’IMI Sfida educativa La scuola guarda al futuro un “giardino d’inverno” sempre fiorito Il 19 novembre scorso è stato inaugurato ufficialmente, alla presenza di tutti gli allievi e delle maestre della scuola elementare e di una rappresentanza di allievi e docenti delle medie e del liceo, il nuovo spazio-gioco coperto denominato “Giardino d’Inverno”. La struttura, costruita nei mesi scorsi, sarà utilizzata come locale supplementare per i momenti ricreativi e le attività motorie degli studenti. liceo: sui banchi, tablet accanto ai libri! Centro Studi “Padre Médaille” Lo scorso 20 luglio ha ufficialmente preso avvio il Centro Studi “Padre Médaille”, avente sede presso l’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo. Il Centro Studi, sorto all’interno della commissione capitolare “Sfida Educativa”, è coordinato dalla dott.ssa Luisa Sesino (filosofa e iconografa) e composto da suor Rinangela Pairotto, suor Claudia Frencia e alcuni docenti dell’IMI (delle medie e del liceo). Il Centro Studi ha i seguenti compiti: ricerca e approfondimento sulle tematiche dell’educazione cristiana; preparazione di sussidi per la formazione dei docenti e dei genitori degli allievi dell’Istituto; organizzazione di convegni e giornate di studio aperte alla diocesi di Pinerolo e al territorio. Nella foto: la sede del Centro Studi in fase di allestimento. A partire dallo scorso mese di settembre, al liceo dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo ha preso avvio nelle classi terze una innovativa sperimentazione didattica con l’utilizzo dei tablet, che (per ora) affiancano i libri di testo. Il progetto è monitorato dagli esperti dell’Università Bocconi di Milano. Dal prossimo anno scolastico 2013/2014 per gli allievi delle classi prime si adotterà il nuovo metodo didattico. Nelle foto: in alto, una classe del liceo con don Massimo Lovera, docente di religione; sotto, alcuni studenti utilizzano il tablet durante l’ora di matematica seguiti dal professor Simone Ballari. 12 Sfida educativa Torino. Lo scorso 15 settembre un convegno con l’inter vento di suor Griselda Martinez Giustizia & Pace Un altro mondo è possibile di Anna Maria Golfieri Dopo suor Carol Zinn, ecco arrivare in Piemonte suor Griselda Martinez. Sono passati gli anni, la rappresentente della ONG che fa sentire la voce delle suore Giuseppine all’ONU è cambiata. Ma rimangono intatti la volontà e l’entusiasmo di amare con i fatti i fratelli e le sorelle più poveri; di calare il carisma di padre Médaille nel contesto sociopolitico attuale; di evangelizzare in un modo nuovo, incarnandosi nella storia per dare la vita al mondo. È un rinnovamento che trae la sua forza ispiratrice dal Concilio Vaticano II. E proprio per riscoprire in pienezza il significato di questo fondamentale momento dela cammino della Chiesa, inizato cinquant’anni fa, la Commissione Federale delle Congregazioni italiane delle Suore di San Giuseppe ha organizzato, in collaborazione con Pax Cristi di Ivrea, il convegno torinese del 15 settembre scorso, “Libertà, coscienza e fede del popolo di Dio”, dove suor Griselda ci ha “contagiati” con la sua gioiosa determinazione. Erano presenti anche Sivio Salussolia di Pax Cristi, che ha introdotto i lavori, e monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, padre conciliare quasi novantenne, capace di trasmettere concetti spirituali profondi con uno stile mai noioso. Ci hanno fatto rivivere l’atmosfera di incontri, discussioni, riflessioni, scritture e riscritture di documenti, in cui i vescovi, aprendosi all’ascolto dello Spirito Santo, sono arrivati a presentare il perenne mistero della Chiesa con un linguaggio nuovo. Essa è popolo di Dio, all’interno del quale la gerachia non esercita un potere, ma un servizio, per aiutare tutti i cristiani a donare se stessi agli altri nella vita quotidiana, esprimendo così la loro partecipazione, derivante dal Battesimo, al compito sacerdotale, profetico, regale di Cristo: Cristo venuto a unire gli uomini al Padre, venuto a manifestere come il Padre vuole che si viva la vita per gli altri, venuto a servire e non a farsi servire. Giustizia e Pace In questo quadro lo spirito della duplice unione totale con Dio Trinità e con il caro prossimo, l’intuizione del Piccolo Disegno non “proprietà delle suore”, ma aperto fin dall’origine ai laici, trova la sua collocazione piena. E suor Griselda ha saputo interessarci con notizie e osservazioni tecniche sull’ONU (a partire dalla critica allo strapotere dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza). Ma soprattutto ha saputo dirci che il senso del suo stare all’ONU una suora giuseppina lo trova nella sua vocazione a essere tutta per Dio e per il caro prossimo e non per se stessa; condividendo il cammino con le 13.000 consorelle, i laici, tutti i cristiani, in un mondo dove ci sono gli straricchi (compresi i 194 ambasciatori all’ONU) e gli oppressi che soffrono e muoiono in miseria. Una vita cristiana vera (e quindi diversa da un apprendimento solo mentale, nozionistico di concetti e dogmi) non può fare a meno di impegnarsi per una società più giusta. Le suore hanno abitualmente una vita modesta, ma “sicura”, “garantita”, lontana dalle povertà abissali; e devono sentirsi corresponsabili (come tutte le “persone comuni”) di fronte alla necessità di cambiare un sistema, un modello di sviluppo che produce ingiustizie sociali spaventose e disastri ambientali, sfruttando le risorse naturali dei Paesi poveri a vantaggio degli interessi di po- chi. Venti suore giuseppine di diverse nazioni sono andate alla recente Conferenza di Rio sull’ambiente. Hanno vinto lo scoraggiamento di fronte alle tante esperienze di discorsi inutili e di bei documenti pieni di proclami che restano solo sulla carta. «Non esserci - si sono dette - sarebbe un errore grave. Dobbiamo far vedere che esistiamo, che possiamo fare qualcosa non perché siamo potenti, ma perché sappiamo metterci in contatto con altri gruppi di diversa estrazione per dimostrare insieme che un altro mondo è possibile». I politici non devono essere lasciati soli nella responsabilità di promuovere la pace e la giustizia. E in questo spirito le suore giuseppine continuano a mettere la loro povertà in contatto con altre povertà, a lavorare all’ONU con varie ONG, espressione del mondo cattolico o di altre religioni, a portare all’ONU esperienze e proposte in difesa delle donne, dei bambini e bambine,dei poveri, dell’ambiente, dei diritti umani calpestati dalla tratta di persone; ad affermare la dignità di tutti senza distinzione di credo, lingua, colore. Nel pomeriggio, suor Griselda ha valorizzato il lavoro delle Commissioni Giustizia e Pace delle nostre quattro Congregazioni, andate a confrontarsi con lei. Ha apprezzato la prassi di aiuto immediato ai bisogni urgenti (che ovviamente non deve assolutamente ridursi ad una beneficenza priva di rispettoso amore per le persone). E nello stesso tempo ha incoraggiato a non dimenticare l’impegno per i grandi cambiamenti strutturali, a cui tutti possono contribuire (il mondo è un sistema di sistemi, ogni piccolo cambiamento in un piccolo ambito influenza il tutto). Ha invitato tutti a partire dalla pedagogia di Gesù, che «non diceva che cosa bisogna fare, lo faceva: lavava i piedi e poi ci insegnava che dobbiamo essere a servizio gli uni degli altri» 13 Pinerolo. Incontro con don Giovanni Piumatti, direttore dell’Ufficio Missionario diocesano Giustizia & Pace Tutto questo non è un film di Anna Maria Golfieri La congregazione di Pinerolo è profondamente radicata in una diocesi aperta alla mondialità, che ha mandato missionari e missionarie in Africa e America, e in cui operano attualmente sacerdoti latinoamericani, africani, europei dell’est. Il responsabile dell’Ufficio Missionario diocesano, don Giovanni Piumatti, sacerdote fidei donum nella diocesi di Butembu (Repubblica Democratica del Congo) dirige l’Ufficio stesso direttamente dall’Africa con l’ausilio delle nuove tecnologie. Dopo una temporanea permanenza nella diocesi di Pinerolo, don Piumatti traccia una mappa geopolitica delle ostilità congolesi. In un raggio di circa 300 chilometri, dalle vicinanze di Goma fino a Beni, agiscono da un lato l’esercito regolare e dall’altro formazioni paramilitari di vario tipo: ribelli locali (un tempo chiamati Mai Mai), gruppi del FDLR (hutu ruandesi rifugiati in Congo; all’inizio erano considerati genocidari, oggi sono un movimento politico in cui solo una limitata minoranza di membri è stata colpevole di genocidio), esponenti del CNDP (congolesi di etnia tutsi e di origine ruandese). La zona è così teatro di continue offensive, con continui passaggi dei vari villaggi dal controllo degli uni al controllo degli altri, e ripetute fughe della popolazione civile, e lo sfollamento diventa una sorta di condizione permanente. Chi è costretto a lasciare le proprie case viene accolto dalle famiglie che vivono in villaggi più sicuri, e a sua volta, ritornato a casa, è disponibile ad ospitare altri 14 che nel frattempo sono dovuti fuggire. Difficilmente la gente riesce a stare per un anno intero nello stesso posto, senza dover scappare o ricevere fuggiaschi; alcuni hanno dovuto mutare la loro condizione, vivere questo interscambio di ruoli tra ospitanti e ospitati, per cinque o sei volte in un anno. In circostanze così tragiche lo spirito di solidarietà e condivisione serena delle poche risorse disponibili, che caratterizza la cultura africana, ha rivelato tutta la sua bellezza umana e cristiana; gente molto povera non ha avuto paura di tenere altri poveri nella propria capanna anche per più di un mese. è impossibile non ammirare l’esemplare dignità con cui la sofferenza è affrontata senza alcun “vittimismo” e la croce è condivisa. Ma questo non cancella la presenza di problemi pratici gravissimi: la concentrazione di tre o quattro famiglie in pochissimo spazio, con i disagi conseguenti; il rapido consumo, vista la necessità di nutrire gli sfollati, di riserve alimentari che ad una famiglia sarebbero dovute bastare per tanto tempo. Grazie alla generosità di tutti non ci sono campi profughi; e questo può indurre in errore un osservatore superficiale, distratto, lasciandogli credere che tutto “vada bene”, che i guasti prodotti dalla guerra non esistano. Ma basta non accontentarsi di attraversare un territorio senza scendere dall’auto, basta decidere di incontrare le persone, di parlare con loro, anche nel tempo: ed ecco che tutti gli ottimismi illusori si smantellano in fretta. Purtroppo un rapporto vitale, capillare, sistematico, con la vita quotidiana di tutti i congolesi che soffrono non viene sufficientemente stabilito proprio da coloro che avrebbero il compito ufficiale di aiutarli: gli esponenti delle organizzazioni internazionali, sia istituzio- nali (come le agenzie dell’ONU) sia di volontariato. Le organizzazioni sono presenti sin dal 1995, ma passività, carenze, inadempienze sono all’ordine del giorno. Spesso i loro incaricati vivono in città, a Goma, in alberghi con l’aria condizionata; fanno distribuzioni di alimentari o di altro, e le documentano con filmati che garantiscono risonanza mediatica; ma si fermano nei grandi centri abitati, o stazionano con i loro camion lungo le strade più attraversate dal traffico, senza raggiungere i villaggi dell’interno dove si dirige la maggior parte dei profughi. Organizzazioni diverse mandano i soccorsi a breve distanza di tempo nello stesso luogo, e utilizzano un unico registro degli aventi diritto all’assistenza, dove non risultano gli sfollati più lontani e non censiti. Così alcune persone, beninteso effettivamente bisognose, ricevono più volte aiuti da fonti diverse, mentre arriva poco o nulla ad altri:nelle località dove vive, don Piumatti ha visto tre o quattro distribuzioni in quindici anni. Vincoli burocratici vengono poi ad intralciare la professionalità e la disponibilità umana che operatori autenticamente motivati vorrebbero mettere in gioco. I sanitari di Medici Senza Frontiere sono stati bloccati per anni da un mandato ufficiale, poi fortunatamente ridefinito, che gli imponeva di «prevenire le epidemie nei campi profughi»: quindi di non curare nessuno, visto che nel contesto del nord Kiwu i campi non esistono. Negli ultimi tempi, l’autonomia delle singole organizzazioni è stata drasticamente ridotta. Di fronte a tale complessità di problemi, diventa prioritaria l’esigenza di informare il mondo su una situazione di guerra che ha contribuito, sia pure senza esserne l’unica causa, a peggiorare sistematicamente una grave condizione di povertà. Ma don Piumatti non si arrende. Viene in Italia, mantiene i contatti, ne cerca di nuovi perché è fondamentale tessere legami di comunione che aiutino la sua gente a non sentirsi sola e dimenticata. Giustizia e Pace Druento. Per i giovani dell’oratorio una settimana in Calabria con l’associazione Libera Per dire “no” alla mafia di Tullia Chionetti «Il sogno è che Libera sparisca perché non ce ne sarà più bisogno». Le parole di don Luigi Ciotti risuonano ancora nei ricordi dei 23 giovani della comunità educativa oratorio di Druento, che nello scorso mese di agosto hanno sperimentato una settimana di lavoro e formazione sui territori confiscati alla mafia a Isola di Capo Rizzuto (Calabria). Il presidente di Libera ha dedicato ai volontari, accompagnati da suor Adriana Usseglio, un’ora e mezza rispondendo alle loro domande. «La forza della mafia sta fuori da essa, in quei contesti che la appoggiano - ha ribadito - Il vero problema non è solo chi fa il male, ma chi guarda e non fa nulla. Oggi vedere centinaia di giovani che lavorano qui è un segno di speranza». Riguardo alla presenza della criminalità organizzata nel Nord Italia, don Ciotti ha sottolineato che «a Torino la mafia c’è da oltre cinquant’anni. Quello che accade oggi, è che anche qui si sono costruite le stesse formule della mafia del Meridione, anche se fanno sempre capo alle “basi” nel Sud». Per il fondatore del Gruppo Abele «il fatto sconcertante è il venire alla luce di imprenditori che non hanno mai denunciato le irregolarità, e l’emergere di un’omertà, in qualche caso collusione, in territori dove la denuncia può essere fatta forte». È venuta dai giovani volontari una domanda scomoda: e la Chiesa? «C’è stato un prete, ad esempio, che andava a celebrare messa in un covo mafioso, ma ci sono stati anche sacerdoti come don Italo Calabrò - ha ricordato don Ciotti - Dopo che Giovanni Paolo II parlò chiaro, la risposta di questa furono le bombe su Roma, che danneggiarono le chiese di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. I mafiosi chiedevano che la Chiesa non interferisse, ma la Chiesa deve interferire!». Da parte loro, i 23 giovani druentini armati di vanghe, picconi e rastrelli - si Dalle comunità sono occupati di risistemare una zona all’interno di uno dei due poderi confiscati a Isola Capo Rizzuto. A lavori ultimati, vi sorgerà anche un punto di aggregazione per la cittadinanza. Risale al gennaio 2008, infatti, la firma del protocollo “Restitutio” promosso dalla Prefettura di Crotone, in collaborazione con la Provincia e i Comuni per il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla ‘ndrangheta. L’associazione Libera è stata uno dei soggetti firmatari. In particolare, a Isola di Capo Rizzuto ci sono circa cento ettari di terreni confiscati al clan Arena. Sono terreni ben strutturati, fertili, ricchi di sostanza organica con grande disponibilità di acque a pochi metri dal piano di campagna. Il loro utilizzo - tramite agricoltura biologica - potrà dare lavoro a decine di persone. Sarà una cooperativa sociale, costituita attraverso avviso pubblico, a gestire i terreni. Nel frattempo se ne occupa l’associazione temporanea di scopo “Libera Terra Crotone”. Per Umberto Ferrari, referente del progetto “Libera Terra Crotone”, la presenza di giovani volontari a lavorare sui territori confiscati ha diversi significati: «Intanto si è trattato di un argomento tabù per tanti anni e invece ora se ne può parlare. E poi, c’è l’obiettivo di creare condizioni perché nasca del lavoro “pulito”, non condizionato dalle mafie». Il risvolto è evidentemente sugli abitanti del posto: «La speranza è di avere una parte della popolazione che esca allo scoperto e inizi a prendere posizione, perché per ora la maggior parte delle persone sta a guardare». Proprio per questo, spesso chi ha subito un lutto a causa della mafia, rischia di rimanere solo. Libera si impegna a sostenere famiglie come quella di Domenico Gabriele, un ragazzo di undici anni che nel mese di settembre del 2009 è deceduto dopo aver lottato a lungo in ospedale, vittima innocente di una sparatoria avvenuta durante una partita a calcetto, in un quartiere periferico di Crotone. Per la prima volta i giovani volontari di Libera hanno potuto essere presenti a un’udienza di questo genere. Si è trattato della sentenza di condanna in primo grado all’ergastolo per i due esecutori materiali della strage. Un intenso applauso ha accolto i genitori di Domenico Gabriele, Giovanni Gabriele e Francesca Anastasio, all’uscita dell’aula bunker di Catanzaro. 15 Perrero. Estate Ragazzi: la testimonianza di una giovane animatrice “Tutti per tutti!” di Alessia Peyrot - IV liceo, Istituto Maria Immacolata – Pinerolo Gita al Boccetto il giorno della visita da parte del vescovo di Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi Anche quest’anno le grida festose dei bambini, i canti, la musica, i balli hanno portato un’ondata di freschezza, buon umore e gioventù nel nostro paesino. Tutto ciò non ha fatto altro che del bene a Perrero, il quale si è risvegliato (un po’ in ritardo) dal letargo invernale ed ha lasciato spazio all’entusiasmo e alla gioia di vivere. Durante lo scorso mese di luglio, noi ragazzi e bambini siamo stati i protagonisti indiscussi della nostra comunità, cercando di essere testimoni attivi della parola di Gesù. Il tema di quest’Estate Ragazzi è stato, infatti, quello della comunità e della memoria, sviluppato sotto forma di racconto a puntate. Il protagonista, Arco, giovane avventuriero, durante il viaggio per salvare la Terra di Tutti, scoprirà che solo insieme si può arrivare lontano. Stare con gli altri non è affatto semplice; mantenere viva la comunità cercando di collaborare tutti insieme non è scontato, ma si deve tentare. Questo è il segreto: provare, aver il coraggio di cambiare le situazioni negati- 16 ve in positivo attraverso le capacità che ci sono state date. Anche dal punto di vista biblico viene trattato l’argomento: come? La lettura degli Atti degli Apostoli e quindi la storia della prima comunità cristiana ci ha fatto comprendere come ancora oggi sia difficile vivere in perfetta armonia insieme. La memoria di quella comunità ci permette di leggere fra le righe e trovare soluzioni ottimali da applicare tuttora. I ragazzi si sono impegnati non solo nelle attività quotidiane e nei vari laboratori, ma hanno cercato di arricchire la loro vita spirituale partecipando alla messa domenicale e facendo piccole buone azioni. Quest’anno, poi, siamo stati particolarmente fortunati poiché il vescovo di Pinerolo, Pier Giorgio Debernardi, non solo si è unito a noi per un’allegra giornata in montagna, ma ha anche celebrato, insieme a don Lino Perotti, l’Eucaristia per la nostra santa patrona, Maria Maddalena. Attraverso l’animazione della messa da parte dei ragazzi, la festa patronale è stata davvero “sentita”. Suor Vittoria Ronco, don Lino e noi animatori abbiamo concluso un percorso importante insieme e credo proprio che il risultato sia stato positivo. Amicizia, amore fraterno, solidarietà sono stati ingredienti essenziali e la gioia ha condito il tutto. Abbiamo imparato tanto e cercheremo di farne tesoro, ma soprattutto ci porteremo nel cuore durante l’anno un pensiero di papa Giovanni XXIII con la frase: «Cerchiamo sempre ciò che ci unisce, mai ciò che ci divide». Foto di gruppo nel cortile dell’oratorio parrocchiale con i bambini e gli animatori dell’Estate Ragazzi dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo Dalle comunità Valdieri (Cn). Campo-scuola dell’associazione di volontariato “La Carovana” di Alba Amicizia senza barriere amici e volontari de “La Carovana” Ogni anno a Valdieri, ridente paesino montano della Valle Gesso in provincia di Cuneo, gli amici dell’associazione di volontariato “La Carovana” di Alba si ritrovano insieme per un campo-scuola dalla durata di circa otto giorni, all’insegna della gioia, dell’amicizia e della condivisione. La Carovana ha l’obiettivo di creare legami di amicizia tra ragazzi disabili, le loro famiglie e volontari (giovani e meno giovani) allo scopo di favorire occasioni di integrazione soprattutto nel tempo libero. Essa è nata, come gruppo spontaneo, una trentina di anni fa grazie all’intuizione di una suora del Cottolengo (Bruna) e alla sensibilità di alcuni volontari che avevano compreso l’importanza di superare le barriere di isolamento in cui vivevano le persone colpite da handicap e la necessità di creare situazioni di “normalità” per loro e le loro famiglie. Successivamente si è costituita come associazione onlus e collabora anche con le strutture socio-assistenziali del territorio albese. È anche riconosciuta a livello ecclesiale perché, per prima, ha iniziato nella diocesi di Alba una sensibilità e un lavoro di catechesi specifica per le persone disabili, aiutando a Dalle comunità sviluppare nelle realtà parrocchiali una cura ed un’attenzione particolari verso chi presenta, almeno all’apparenza, maggiori difficoltà. Nel corso degli anni è maturato un sentimento di amicizia che lega tutti i partecipanti (oltre un centinaio, ormai) e coinvolge continuamente nuovi disabili e nuovi volontari. Durante tutto l’anno, per mantenere i contatti tra i vari componenti dell’associazione, si svolgono iniziative di svago (gite, feste tra amici, pizze...), attività (laboratori di teatro, musica, arte, pasticceria) ed anche giornate di riflessione e di preghiera. Ma il momento più forte dell’anno è appunto la vacanza di Valdieri, dove si fa esperienza di vita comunitaria. Qui le giornate sono scandite da attività ludiche, passeggiate ed anche da momenti formativi di catechesi e dalla messa quotidiana. Per aiutare i ragazzi e i volontari nella catechesi giornaliera, da alcuni anni, è assai gradita la presenza di Liliana Renaldo (Suora di San Giuseppe di Pinerolo, attualmente “trapiantata” ad Alba insieme a suor Stella Aliberti e suor Ada Veneri). Grazie alla sua preparazione e alla sua esperienza di lunghi anni con i giovani e alla sua vivace capacità di esposizione, sa guidare a meditazioni profonde e preziose tutti gli amici presenti al campo-scuola. Sono stati toccati temi come le Beatitudini, incontrati personaggi come Mosè, Pietro, Zaccheo... approfondito tematiche come la fiducia in Dio e il rapporto tra fede e denaro... Ogni volta, con strumenti appropriati, suor Liliana sa toccare il cuore di ogni persona presente ed ognuno riesce a cogliere il senso del messaggio evangelico a seconda delle proprie capacità... Questi momenti sono per tutti occasioni di crescita personale e spirituale che aiutano a conoscere meglio l’amore che Gesù riversa su ciascuno di noi affinché anche noi impariamo a vivere con maggiore cura ed attenzione l’amore verso i fratelli! Grazie suor Liliana, ti invitiamo calorosamente già per il prossimo anno! Non puoi mancare! Ciao! 17 Sud Italia. A spasso fra le proposte estive delle comunità E... state da noi! le suore giuseppine del Sud Italia Cortili vuote e valigie quasi chiuse... Noi suore dal Sud Italia torniamo (finalmente) a Pinerolo per respirare aria di casa e rivedere volti cari e finire con gli Esercizi Spirituali, prima di rituffarci nella quotidianità che il Signore ci ha affidato. Vogliamo condividere un po’ delle nostre esperienze estive, ancora calde non solo per il sole implacabile (quest’anno davvero tale!) ma anche perché finite da poco. La caratteristica? Quella che spesso ci ha visto insieme, anche se solo per pochi giorni, a condividere atmosfere importanti. Santa Maria La Scala Estate Ragazzi È stata senza dubbio l’estate ragazzi in grande stile, sia per la preparazione a monte (suor Fernanda Simeoni prepara gli animatori con cura ed i ragazzi, che hanno pratica di oratorio ogni sabato), che per il numero di bambini (oltre i 260) che degli animatori (una quarantina) e di adulti sempre disponibili. Si tratta di uno schema giornaliero e settimanale molto curato e ormai collaudato: gli animatori si vedono ogni mattina per la preghiera (l’aspetto spi- rituale è molto curato, specie quando la motivazione del loro spendersi con i bambini deve essere all’insegna della gratuità e della responsabilità), compiti ben precisi e distribuiti, tempismo (al Sud!). E suor Fernanda e il team degli adulti sempre presenti. Si comincia alle ore 16 con l’accoglienza, la preghiera e la puntata della storia che accompagna tutto il periodo: sui valori che propone i ragazzi fanno riflettere e bambini a gruppetti. Poi merenda, laboratori e grande gioco finale tutti insieme, divisi in gruppi per colori visibili dai cappellini di ogni bambini. E poi bans, inni... e piscina tutto il giorno, ogni mercoledì. Grande serata finale con la presentazione delle esperienze, con sagra e vendita di prodotti culinari con la presenza di un migliaio di persone, tra genitori e parenti. Gli animatori hanno concluso l’esperienza martedì 24 luglio, in un orizzonte di mezza montagna splendido grazie ad una casa nascosta tra la vegetazione lussureggiante del Vesuvio: il contatto con questa natura ha favorito non solo la meditazione della mattina, sulle motivazioni della fede personale e su come condividerla e farla crescere nel gruppo, ma anche le partite a carte, i quattro calci al pallone e le razzie (consentite, anzi incoraggiate) tra pomodorini freschi e prugne. Il tutto coronato dal pranzo sotto i rami dell’enorme albero (aiutatemi... non so cosa fosse, so solo che era splendido!) e dalla celebrazione eucaristica nello stesso ambiente, ma con un sole più radente che illuminava meglio tutta la valle sottostante. Bello il clima: ragazzi vivi e disponibili, simpatici e pieni di interessi, capaci di mettersi in gioco e di confrontarsi, e adulti che sanno servire e contemporaneamente fare comunità. Un ambiente in cui si annulla la differenza di età e tutti sanno godere e collaborare. Le donne che sanno servire in nome di Gesù Si tratta di un gruppo di una trentina di signore che, in parrocchia, servono la comunità in diverse modalità, dalla pulizia in Chiesa al volontariato alla Caritas; suor Raffaella Mazzara le segue cercando di motivarne e sostenerne la gratuità del servizio con l’approfondimento spirituale e la preghiera (in genere la domenica pomeriggio). Anche loro hanno fatto una serata di Santa Maria La Scala 18 Corato Dalle comunità Santa Maria La Scala ritiro nello stesso ambiente, anche loro si sono messe in gioco con profondità semplice e realistica, legata ai problemi di tutti i giorni e alla difficoltà di un servizio disinteressato e semplice, che sappia andare oltre le problematiche umane che sempre sono presenti anche nelle nostre comunità. Terzigno L’Estate Ragazzi è stata preparata da suor Fernanda con gli animatori, ma poi i ragazzi si sono autogestiti nell’affrontare l’arduo compito di metterla in atto: nel cortile dell’asilo delle nostre suore, i ragazzini erano quasi ottanta, molti più degli altri anni. Animatori intraprendenti e preparati, con voglia di vivere e di condividere, si sono occupati anche qui dei diversi aspetti, dai giochi ai gruppi di approfondimenti delle tematiche. E le nostre suore erano spettatrici... coinvolte di tutto questo andirivieni, anche se non erano molto vincolate dal movimento continuo. Anche qui soddisfazione di grandi e piccoli. Corato “Oasi d’Estate”, come si chiama nella nostra parrocchia, ha avuto una gestione diversa, sia pur con le stesse componenti di giochi e trasmissione di valori che facessero vivere ai bambini ed ai più grandi un’esperienza di comunità. Era un gruppo di mamme lo zoccolo duro dell’organizzazione: quasi tutte con bambini (talora molto piccoli) hanno dato all’ambiente una tonalità molto particolare, perché anche i bambini avevano la responsabilità di qualche cucciolo da intrattenere, e i portieri titolari (cuginetti di 4 e 5 anni), ricoprivano con onore il loro ruolo, ma c’era bisogno che ogni tanto l’intera squadra li consolasse, se i goal incassati erano troppo frequenti. Alcuni giovani animatori hanno dato una tonalità più gioiosa. Stesso schema giornaliero, semplificato: ogni mattina preghiera e storia che mediassero valori da vivere nell’immediato, da giocarsi insieme. E poi infinite partite a palla prigioniera, a calcio, e tornei a punti, talora sotto un sole implacabile che però non fermava la voglia di stare insieme. Anche qui, soddisfatti bambini e genitori. Marconia Alcuni ragazzi e animatori hanno fatto un cammino mensile con suor Fernanda e suor Marirosa Orlando, che ha visto l’apice in una missione giovani celebrata a fine marzo: in questa occasione parecchie le nuove entrate dai due istituti superiori della città. L’inserimento di questi nuovi elementi e il passaggio dei ragazzi di terza media al gruppo dei più grandi è stato favorito da un pomeriggio trascorso insieme a Casinello, borgata “fuori porta”: suor Fernanda regista e noi animatori come coordinatori di un bel gruppone, variegato ed allegro. L’obiettivo è stato raggiunto: i giochi li hanno coinvolti e impegnati, con gran divertimento loro e nostro. Speriamo in tanti che questo sia un inizio per un’attività più continuativa che consenta anche ai giovani più lontani di trovare in parrocchia un luogo in cui sentirsi a proprio agio. Marconia Dalle comunità 19 Aosta. Dal 26 luglio all’1 agosto si è svolta la settimana federale per le suore giovani Profumo di speranza Una... per tutte Nel tardo pomeriggio di una serena giornata di fine luglio, alla Cascina di Aosta sta per iniziare la settimana di Federazione per le giovani suore in formazione. Madre Armanda e suor Cesarina, aiutate dalle loro consorelle sorridenti e infaticabili, da giorni stanno predisponendo ogni cosa: tutto è pronto! Anche la natura ha dispiegato tutta la sua bellezza per accoglierci. Le montagne, avvolte dall’azzurro, invitano a guardare verso l’alto per lodare Chi ci dona ancora una volta l’occasione di incontrarci. A poco a poco il gruppo si forma: postulanti, novizie, juniores con le loro formatrici convengono qui da diverse parti d’Italia per trascorrere insieme alcuni giorni di fraternità, alternando momenti di studio a spazi di riposo e allegria. Da Genova ci raggiunge padre Carlo, il maestro dei novizi dei Gesuiti. A lui il compito di approfondire il tema del «magis» nella spiritualità di sant’Ignazio di Loyola. I primi due giorni ci vedono impegnate in questo studio: ascolto delle relazioni, applicazioni più esistenziali, tempi personali e scambi in piccoli gruppi con successivi momenti assembleari. Mettiamo a fuoco che per realizzare questo ideale del “più perfetto” dobbiamo vivere costantemente sotto l’impulso forte e delicato dello Spirito Santo, il 20 Maestro interiore che intercede per noi secondo i desideri di Dio. Domenica partecipiamo alla messa nella casa di riposo dove prestano un servizio di animazione spirituale le nostre consorelle di Aosta, portando qualche nota nuova fra gli ospiti contenti di incontrarci e di rendere con noi grazie al Signore! Non ci tratteniamo molto perché ci aspetta ancora una giornata di impegno: ripercorrere la tematica del «magis» in alcuni capitoli dei nostri testi primitivi, lasciando che il carisma del Piccolo Disegno raggiunga il concreto della nostra vita. Sentiamo le parole di padre Médaille attuali e profonde, sagge e capaci di toccare il nostro cuore, favorendo la condivisione e lo scambio. Il clima fraterno che si è andato creando fra noi è favorito anche dai momenti simpatici, organizzati o spontanei, che ritmano soprattutto le ore serali e dalle “sedute conviviali” per le quali dobbiamo il nostro grazie a suor M. Louise, suor Antoinette e suor Celina, che ci sono vicine con tanta premura e disponibilità e che finalmente possono concedersi una pausa di riposo perché il lunedì ci aspetta un’uscita ad alta quota. Meta: il passo del Gran San Bernardo. La giornata si apre con un cielo azzurro che invita a salire sempre più in alto. Lasciate le macchine, si prosegue a piedi per l’ultimo tratto, fino al rifugio, dove un filmato ci aiuta a inquadrare storicamente l’esperienza spirituale di san Bernardo e dei suoi monaci: Gesù, da adorare e da nutrire, da riconoscere vivo nei pellegrini, da soccorrere nei fratelli in difficoltà, in una lode incessante e autentica. Rifocillate nel corpo e nello spirito, con gli occhi appagati da uno spettacolo naturale che cerchiamo di fissare nelle fotografie via via scattate, ci riportiamo sulla via del ritorno, con qualche tappa ancora: il piccolo villaggio di St. Remy e il monastero benedettino di St. Oyen, dove ci accoglie, con tanta cordialità, madre Agnese. Non sembra vero, ma il tempo galoppa. Siamo giunte al 31 luglio: viviamo con intensità la festa liturgica di sant’Ignazio d Loyola, aiutate da una preghiera celebrativa e itinerante che ci aiuta a ripercorrere le tappe più significative della vita di questo grande santo, così importante per la nostra spiritualità. Il resto della giornata è tutto dedicato alla rilettura personale e comunitaria dell’esperienza, fissiamo per scritto valutazioni e proposte per il futuro e viviamo un ultimo momento di confronto dal quale emerge un’unanime soddisfazione per questi giorni trascorsi insieme. Un pensiero di riconoscenza va spontaneo alle nostre congregazioni che hanno desiderato e reso possibile questo soggiorno ad Aosta e a tutte le persone che si sono attivate per noi: sono stati giorni importanti a livello formativo e relazionale. Alcune di noi non si conoscevano ancora, altre hanno approfondito la conoscenza reciproca, per tutte è stata un’occasione di crescita nella fraternità, mettendo in comune doni e carismi, in un clima semplice e cordiale. Padre Médaille, tu hai sicuramente sorriso con noi, guardando a questo gruppetto che parla di futuro: il Piccolo Disegno è fra le tue mani, tu conosci i tempi e i piani di Dio. Ispiraci i passi e le scelte che il Signore desidera da noi perché il carisma si incarni nell’oggi, diventando strada di santità per le nuove generazioni. Notizie di famiglia Pinerolo. Lo scorso 8 settembre, prima professione religiosa di Patrizia La Manna Un sì per Amore di suor Mirella Picco Botta 8 settembre 2012: davvero un grande giorno per la Chiesa, la congregazione, la federazione, il mondo. Giorno dell’offerta, del sì di una piccola creatura al suo Creatore e Re. Parlo di Patrizia La Manna, che ha fatto la sua professione di fede davanti a un gran numero di testimoni. Che cosa è successo? Qualcosa di cui oggi, forse, si comprende poco il significato, perché non si tratta di un amore terreno ma divino. Patrizia è Sposa dell’Amore! Il canto d’inizio della solenne liturgia, “Quale gioia è star con Te”, esprime un programma, o meglio un progetto di vita: stare con Dio, che è il segreto della vera felicità, anche oggi. Quando un cuore è pieno d’amore, che cosa può desiderare di più? E davvero la gioia illuminava il suo volto, una gioia dolce e composta! L’incontro eccezionale, senza confronti con il Signore può orientare l’esistenza verso alti e altri valori, forse mai prima considerati. È il fascino di Cristo, che ha fatto dire a Pietro: «Signore, allontanati da me perché sono un peccatore!» e a Maria Maddalena: «Maestro!», riconosciuto come il solo Amore nella sua vita. È il fascino di chi ha sentito, al di là delle apparenze, l’abbraccio della Misericordia. «E il Verbo si è fatto carne»!... ancora... Giorno di grazia per la Chiesa, arricchita di un dono! La formula di consacrazione pronunciata da Patrizia Notizie di famiglia recita infatti: «Confidando unicamente nella Tua Grazia, prometto di vivere nella Chiesa l’annientamento del Verbo incarnato, mediante la più profonda umiltà in ogni cosa e la più cordiale carità verso il prossimo, che desidero servire in tutte le opere di misericordia a cui si dedica il nostro piccolo Istituto...». Umiltà, carità, servizio: sono le virtù caratteristiche della Suora di San Giuseppe, che la comunione raccoglie in armonica bellezza. Quanto bisogno oggi di relazioni serene, franche, semplici nelle nostre famiglie, nei nostri oratori, nella scuola, per le strade e nelle piazze delle nostre città, dove s’incontrano uomini, donne e giovani... tanti giovani, mendicanti di amore. Anche per loro, se lo sapessero, c’è un “pozzo di Sicar” su cui è seduto Gesù... e all’incontro con questo Uomo speciale che dà l’acqua viva... anche le loro brocche cadrebbero a terra! Quanto bisogno di cordialità, di dialogo e collaborazione, di onestà e rettitudine nel mondo del lavoro e nella politica. Il mondo ha un inconsapevole bisogno di Dio! E l’«eccomi, Signore!», di Patrizia, confermato dal canto “Come Tu mi vuoi io sarò, dove Tu mi vuoi io andrò... nelle Tue mani strumento Tuo sarò”, è appunto la sua piccola risposta alle attese degli uomini del nostro tempo. Ci sembra una grossolana sproporzione: come può una creatura così piccola rispondere alle necessità del mondo? Certo non lei, o non da sola, ma Dio in lei. C’è sempre una nuova Annunciazione, un rinnovato Magnificat, una calda Visitazione... perché Dio va in cerca, anche oggi, di una fanciulla, di una donna, di un bambino, di un anziano... di te che leggi, in cui poter riattualizzare tutto il suo Mistero, a una condizione: essere disponibili! Un grande giorno per la nostra comunità di Casa Madre: la cappella gremita, tutti gioiosi, tutti attenti e come si poteva non esserlo in quel clima così familiare e così coinvolgente! L’omelia del vescovo di Pinerolo, Pier Giorgio Debernardi, ci ha fatto sentire ancora una volta la bellezza del dono a Dio e ai fratelli, citando sia il nostro caro padre Médaille, sia santa Bernardette; di ritorno per l’occasione da Lourdes, monsignor Debernardi ha ricordato la professione religiosa della santa e il suo impegno in una pennellata mozzafiato: «Non vivrò nessun istante senza amore!». Alla Comunione, mentre ciascuno preparava il cuore per Gesù, il canto: “Eccoci fratelli, parte di Te, eccoci famiglia, una sola con Te” ci offriva ancora un’occasione per ringraziare il Signore del dono della sua Presenza così sensibile in mezzo a noi. Ci aspettava, ora, all’uscita, la ‘fraternità in atto’ nella ricca e feconda convivialità... Tutte noi consorelle avevamo partecipato nel prepararla, per rendere accogliente e ospitale la nostra Casa... e mi pare che ci siamo riuscite! 21 Chambéry. Dal 19 al 21 ottobre scorso, festa per il bicentenario della congregazione Buon compleanno! In rappresentanza della congregazione di Pinerolo, suor Filippina Fossat e suor Edvige Bonansea hanno partecipato ai grandi festeggiamenti organizzati da un’ équipe delle Suore di San Giuseppe di Chambéry per commemorare una data cara a tutte le congregazioni che a Chambéry ebbero la loro origine. La grande riproduzione fotografica di madre st. Jean Marcoux , con un suo detto: «Io conto su Dio e non sugli uomini... Non sarò mai confusa perché ho fiducia in Dio», troneggiava sui luoghi di incontro nei vari punti della città. Il volto sorridente di questa grande madre, che con coraggio e fiducia nel Signore inviò suore anche giovanissime ad aprire case nuove in Francia, Italia e Stati Uniti, ci ha accompagnate durante questi giorni. Le partecipanti, con alcuni Laici del Piccolo Disegno,hanno rappresentato le varie province della congregazione in Europa, Asia, America del Nord, America Latina: superata ben presto la barriera delle lingue, si sono sentite subito sorelle in una grande Congregazione internazionale. Venerdì 19 ottobre c’è stata l’accoglienza solenne nella chiesa di Notre-Dame e la sistemazione nel castello dei Conti di Challes. Sabato 20 ci siamo trovate nella grande sala del collegio Sant’Ambrogio per le conferenze sul “passato” di suor Marie 22 Pierre Ruche (Francia), sul “presente” di suor Marianne Bode (Danimarca), sul “futuro” di suor Sully Hodgdon (Stati Uniti). I vari interventi sono stati preceduti dal bel canto: “Noi siamo il corpo di Cristo, ciascuno di noi è un membro del suo corpo. Ciascuno riceve la grazia dello Spirito per il bene del corpo. Dio ci ha chiamati tutti all’unità, alla pace, alla gloria del suo Regno” e sono terminati con un altro canto: “Non ritornate alle vostre case come prima, non vivete nelle vostre case come prima. Cambiate i vostri cuori, cancellate le vostre paure, vivete da uomini nuovi”. Nel pomeriggio ci siamo recati in pellegrinaggio a La Beauche, presso la tomba perfettamente restaurata di madre St. Jean Marcoux: «Siate le benevenute, sorelle delle diverse parti del mondo, ha detto suor Sully - Siamo qui riunite per ringraziare Dio del grande dono di fede, di coraggio e di determinazione fatto a questa donna. La nostra preghiera in questo luogo è una celebrazione della vita, non della morte, perché noi siamo qui e camminiamo sulle sue tracce, cercando di rispondere alle grandi sfide di oggi sulla vita e la speranza dei popoli». Mentre la rappresentante di ogni Paese deponeva una lampada, suor Sully ha aggiunto: «Che questa fiamma continui a bruciare. Suore e laici, andate e continuate a portare la buona Novella a tutti i popoli». Alla sera, nella grande sala Jacobelle in JacobBellecombette, c’è stato lo spettacolo teatrale “Il viaggio in valigia”, ideato da suor Rosalba Scaturro e da suo fratello Andrea, per rendere omaggio a madre St. Jean Marcoux. È stata una rappresentazione moderna, senza scenario, con personaggi comuni, di ogni età, che ci ha fatto riflettere sul viaggio della vita alla luce della nostra spiritualità: ricerca, abbandono, comunione. È necessario infatti liberarsi da tante cose che rendono pesante la propria valigia (cioè la vita) per poter realizzare il fine: «Tutte di Dio e del caro prossimo». Domenica 20 ottobre c’è stata la visita alla casa delle suore anziane a Bellecombette, modernamente ristrutturata in vista del futuro, e alla Sala della Memoria che contiene uno sguardo d’insieme sui duecento anni delle Suore di San Giuseppe di Chambéry. Nel pomeriggio, la messa solenne nella cattedrale con la presenza di alcuni vescovi, di molti sacerdoti e fedeli. In questa cattedrale pregarono le nostre prime suore e la giovane Madre Speranza prima di partire per Pinerolo. I canti, l’omelia, le intenzioni nelle varie lingue e la bellissima danza delle sorelle indiane in costume attorno all’altare durante l’elevazione hanno creato un clima di grande partecipazione. Monsignor Laurent Ulrich, arcivescovo di Lille e vice-presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, ha avuto parole di ringraziamento per la presenza e l’apostolato delle Suore di San Giuseppe. Suor Sully ci ha salutate dicendo: «Oggi siamo circa 1700 a vivere il medesimo carisma in 18 nazioni; con noi collaborano laici associati, donne consacrate perché si realizzi l’accoglienza e la comunione tra le diverse culture che costituiscono la comunità mondiale. Oggi vogliamo rendere grazie a Dio per le sue benedizioni sulla nostra congregazione e ringraziare tutte le suore per la condivisione della missione in Savoia e in ogni parte del mondo». Il canto “Mille raisons d’espérer, la vie nous porte à la confiance sur nos chemins de resistences” ha chiuso la solenne celebrazione. Notizie di famiglia missio-news Ecco alcune delle numerose foto inviateci periodicamente da suor Gemma Valero da Feira de Santana (Brasile). Notizie di famiglia Date da ricordare: 3 Ritiri mensili (seconda domenica) con padre Carlo Lanza: 9 dicembre, 13 gennaio, 10 febbraio, 10 marzo, 7 aprile, 12 maggio. 3 Ritiri mensili (secondo giovedì) con don Franco Piano: 13 dicembre, 10 gennaio, 14 febbraio, 14 marzo, 11 aprile, 9 maggio. 3 30 dicembre in Casa Madre, festa della Sacra Famiglia: messa, cena condivisa, tombolata. 3 3 gennaio in Casa Madre: al mattino, incontro del Gruppo Verde-Argento della nostra congregazione; al pomeriggio, riunione Consiglio ampliato. 3 4 e 5 gennaio, in Casa Madre: incontro per superiore e suore. 3 26 gennaio, in Casa Madre: incontro suore animatrici e coordinatori dei gruppi dei Laici del Piccolo Disegno. Notizie di famiglia Nella certezza della Risurrezione 3 16 febbraio a Feira de Santana (Brasile): prima professione religiosa delle novizie Shirley e Talita. 3 3 marzo a Torino: incontro federale suore e Laici del Piccolo Disegno. 3 Dal 7 all’11 marzo, a Roma: incontri di formazione per i consigli. 3 17 marzo: Festa di San Giuseppe (messa nella basilica di San Maurizio a Pinerolo e cena in Casa Madre). 3 14 aprile, in Casa Madre: giornata del Piccolo Disegno 3 Dal 18 al 20 aprile, a Susa: assemblea federale dei consigli generali. 3 29 giugno: riunione Consiglio ampliato in Casa Madre. ricordiamo i nostri cari defunti Suor Daniela Elia Maria Albina Suor Maria Carla Rita Pasquero Suor Margherita Elisa Ristori Sig. Giorgio Canal Brunet fratello di don Pasquale. Sig. Giuseppe Benotto, fratello di suor Bernardina. Sigg. Nicola ed Egidio Vestuti, zii di suor Marirosa Orlando. Sig.ra Esterina Martina, cognata di suor Giuseppina e suor Giacinta Levrino. Sig. Guido Novo, fratello di suor Alda. Sig.ra Maria Teresa Stardero ved. Moiraghi, zia di suor Vittoria Ronco. Sig. Augusto Fornasari, fratello di suor Maria Rosa. Sig.ra Caterina Porteglio cognata di suor Pierpaola Sacchetto. Sig. Aldo Bertrand fratello di suor Immacolata. 23 Emozioni tra gli angeli L’esperienza dell’arcangelo Gabriele Quando venne la pienezza del tempo… Dio, l’Eterno, ci raccolse attorno a sé. Ci parlò ancora del suo Progetto d’Amore per l’umanità, ci mostrò la Donna, la nostra regina, come l’aveva pensata: ne rimasi affascinato, e la gioia fece brillare la mia luce; tutto il Cielo vibrò in uno sfavillio di colori. Occorreva scendere sulla terra, portare l’annuncio. Il Creatore ci guardò e… scelse me! Ero emozionato come un figlio d’uomo: “Signore, che cosa le dirò?” “Lei è la Regina amata, mio paradiso, fontana preziosa, falle sentire tutta la mia tenerezza, il mio entusiasmo per lei. Dille che l’amo!”. “Signore Dio, non la spaventerò? Tu conosci tutto: come la rassicurerò perché sia libera di dire di sì in pienezza?”. “Dille che Io sono con lei, che tutto opererà lo Spirito d’amore. Falle capire che attendo il suo sì per realizzare l’opera della salvezza. Sussurrale che ho bisogno di lei, anche nel grembo della sterile Elisabetta ho fatto nascere la vita”. “Signore, sono pronto”. La gioia rese veloci le ali, scesi sul paesino silenzioso Nazareth, indugiai a guardare quelle piccole case, dalla povertà mi lasciai toccare: il Re dell’Universo questo luogo sceglie? Con una stretta al cuore le risate sentii del mondo ignaro, vidi i peccati neri degli uomini, della Croce l’ombra scorsi… Poi mi diressi presso la Vergine. Oh, non potete immaginare di quel luogo la bellezza! Di terra un quadrato, miniatura del Cielo, pace, luce e bellezza! Entrai, tutto l’universo tacque. Sentii il silenzio primordiale. Il Cuore di Dio si fermò, sospeso nell’attesa. La sorpresi nella sua serenità, stava leggendo la Parola, c’era profumo di pane lievitato e di fiori. La vidi nella Gloria di Dio: “Ti saluto, Maria, ricolma di Luce, amatissima da Dio!”. Il suo sguardo smarrito profondamente mi intenerì, come una cascata di luce, pronunciai le parole della salvezza: “Ecco, concepirai un Figlio, gli darai nome Gesù, sarà chiamato Figlio dell’Altissimo…”. Con le parole della Torah parlai, perché lei riconoscesse l’annuncio del Messia. Lei mi guardò con la limpidezza dei puri, mi domandò con semplicità: “Come posso generare? Sono vergine a Dio donata. Come obbedire a questo comando divino?”. “Lo Spirito Santo genera in te Colui che i cieli non possono contenere. Elisabetta un figlio attende! È questa di Dio l’opera”. E lei, bella nella sua serenità, grande come nessun altro essere creato, disse con voce colma di mistero: “Eccomi, sono pronta, avvenga di me ciò che mi hai annunciato!”. L’universo intero, sospeso a quel sì, dà inizio ad una danza di luce che passa ancora di cuore in cuore. Nessun uomo la bellezza ha percepito, il profumo di questo istante. Io, Gabriele, piego il capo al mio Signore e a Colei che è Regina dell’Amore.