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www.corrierefiorentino.it Lunedì, 4 Luglio 2016 Il punto Una svolta in vista per i consorzi Fidi Ma senza fusione Innovazione Vodafone modello Pisa Crescita, investimenti e la sponda dell’Ateneo 2 5 Territori Lorenzo Marchionni: tra Mukki e Maremma l’asse del latte toscano 7 IMPRESE TOSCANA UOMINI, AZIENDE, TERRITORI Tav e dintorni I TEMPI DELLA TECNOLOGIA di Carlo Nicotra l siluro di Dario Nardella (innescato mesi fa da Matteo Renzi) hanno fatto seguito quelli di due ministri dell’ex sindaco ora premier, Graziano Delrio e Gian Luca Galletti. E così addio al progetto dell’Alta velocità fiorentina come viene discusso e contestato da 17 anni — quando Mario Primicerio firmò gli accordi con il dicastero allora guidato da Claudio Burlando — ossia con il lungo tunnel che attraversa la città e la mega stazione firmata da sir Norman Foster sotto via Circondaria. Perché la tecnologia oggi, ha spiegato il ministro Delrio, ci permette di realizzare l’Alta velocità meglio (con treni più frequenti in sicurezza) e con costi minori. A questo giro ben vengano i ritardi, verrebbe da pensare, con cui in Italia vengono realizzate le opere pubbliche. Ma, al di là del caso specifico, è un ragionamento piuttosto rischioso. La tecnologia si muove a una velocità tale che non appena iniziamo a costruire un’infrastruttura, le soluzioni progettuali scelte per quell’opera saranno già state quasi certamente superate da altre più efficienti, più ecologiche, magari alla lunga anche meno costose. Però certo questo non può diventare un alibi per i tempi biblici dei cantieri italiani, che bloccano lo sviluppo, allontanano al pari della burocrazia possibili investimenti italiani e stranieri, privano i cittadini di servizi importanti. Sarebbe come aspettare l’uscita dell’iPhone «definitivo» per comprarsi il primo smartphone: altro che tela di Penelope. Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera A Una banca per la Toscana Il presidente Lorenzo Bini Smaghi traccia il futuro della «sua» ChiantiBanca Fuori dalla holding delle Bcc «per rispettare lo spirito del credito cooperativo», con nuovi soci in arrivo in autunno per rafforzare la propria posizione «Serve un istituto che conosca artigiani e famiglie, per sostenere il territorio» a pagina 3 Ognibene © RIPRODUZIONE RISERVATA Sguardi CON SILVIO, SENZA SELFIE (RITORNO AGLI ANNI ‘90) di David Allegranti ice che tornano gli anni Novanta: c’è Silvio che tira fuori dall’armadio il doppiopetto ma soprattutto lo spirito del 1994 e i vecchi uomini Fininvest, da Fedele Confalonieri a Valentino Valentini. E la toscana Deborah Bergamini? Commissariata, par di capire. Gli altri, da Denis Verdini a Paolo Bonaiuti, se ne sono già andati da tempo. Adesso è dunque l’ora del ritorno di Publitalia. Dice che tornano gli anni Novanta, quindi adesso ridatemi Dawson’s Creek e Friends, ridatemi Dawson e Joey, Ross e Rachel, ridatemi Kurt Cobain D e i Nirvana, ridatemi i miei dieci anni e i pomeriggi a giocare a calcio al campo della Lastrigiana (in terra e non in erba sintetica come ora) e a quello della Cattolica Virtus. Ridatemi Age of Empires e i Cavalieri dello Zodiaco, con tutta quell’epica. Ridatemi gli anni Novanta, quando non c’era ancora Facebook, men che meno Twitter, le foto si scattavano e poi portavano dal fotografo a far sviluppare, non c’erano dibattiti su cosa fosse selfie e cosa fosse autoscatto. «Tanta nostalgia degli anni ‘90, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè, era difficile, ma possibile, non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché». E J-Ax, che cantava 2030, ancora non faceva i video con Fedez. @davidallegranti © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese FI IL PUNTO di Marzio Fatucchi ue notizie aprono nuovi scenari nel sistema dei fidi per le piccole e medie imprese toscane. La prima è il bilancio in rosso di Fidi Toscana, la finanziaria della Regione Toscana: meno 13,8 milioni di euro, a causa di due partire straordinarie (un contenzioso con l’Agenzia delle entrate, la svalutazione delle quote della Mukki) e una strutturale, la perdita del fondo di garanzia. L’altra FUSIONE ADDIO, PER FIDI C’È UNA NUOVA STRADA D COMMERCIO L’ASIA SPINGE I CONTI DELL’OUTLET DI BARBERINO l 2015 del Barberino Designer Outlet è stato positivo e l’Asia ha spinto questa crescita grazie all’aumento dei visitatori provenienti dai Paesi orientali. L’outlet del colosso McArthur Glen (che gestisce in Italia altri quattro negozi) ha approvato nei giorni scorsi il bilancio con il fatturato in crescita del 9% rispetto al 2014 e il numero dei visitatori aumentato del 4%. Gli acquisti tax free, ovvero compiuti da MERCATI cittadini residenti in Paesi extra europei, sono saliti del 12% e rappresentano il 15% degli acquisti totali. Cina, Corea, Sud Est Asiatico costituiscono circa il 44% del tax free, mentre Russia ed Ucraina valgono il 24%. Tra i tanti dati, una curiosità: la permanenza media all’interno dell’outlet è aumentata rispetto al 2014, per un totale di 229 minuti. Mauro Bonciani notizia sono le buone performance di un altro consorzio fidi, legato a Confesercenti, che unendo tutte le strutture territoriali ha creato, sulle colonne delle società fiorentine e toscane, Italia Comfidi: si rivolge a 40 mila aziende in tutta Italia (metà in Toscana, ovviamente) ed ha numeri solidi, con tanto di mezzo milioni di utili nel 20215. Eppure, le due notizie sono N E W S Piazza Affari 2,3 2,41 2,37 2,37 6,73 6,73 13,41 13,41 13,70 12,75 13,05 6,66 Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. Ergy Capital 0,3936 0,4002 0,3887 0,3887 0,3825 0,94 13,52 13,55 0,94 0,95 0,95 0,9005 13,8 13,8 0,6215 0,642 2,88 0,65 0,631 2,67 2,43 2,43 2,25 Toscana Aeroporti S.p.A. 0,2036 0,1942 0,2075 0,2075 0,1999 Dedalus, società fiorentina leader nel software clinico sanitario, ha acquisito NoemaLife, quotata in Borsa e leader a sua volta nel mercato dell’informatica clinica ospedaliera. Nasce così un colosso che punta nel 2016 a 170 milioni di fatturato. Dedalus ha acquistato il 100% di Ghenos (che detiene il 57,3% di NoemaLife), il 14,49% di NoemaLife da Tamburi Investment Partners e l’11,1% da 0,65 Softec S.p.A. Intek Spa 0,2717 0,2717 0,2717 0,2717 0,2717 18,34 13,9 0,402 0,405 0,4067 0,4067 0,4054 3,934 3,992 3,968 3,968 3,95 17,96 17,96 18,42 Sesa FrendyEnergy Borgosesia 18,1 Snai S.p.A. SOSPESA BioDue Spa Salvatore Ferragamo S.p.A. 0,0437 0,0447 0,0447 0,042 0,0459 Eukedos Banca Etruria 1,53 1,558 1,53 0,581 0,601 0,614 0,614 0,604 2,35 14,37 14,37 14,4 14,4 13,90 Maggioli. A questo punto per Dedalus scatta l’Opa obbligatoria: 1,3 milioni di azioni ordinarie di NoemaLife con un prezzo ad azione di 7,4 euro, un investimento totale di circa 10 milioni di euro. L’azienda che nascerà sarà leader di mercato in Italia e uno dei principali player a livello mondiale. Il Gruppo Dedalus controlla oltre 40 aziende e opera in 15 Paesi con oltre mille dipendenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA MODA BONIFICHE LAVORO L’ACCESSORIO ADESSO SI STAMPA IN 3D NANOTECNOLOGIE AL SERVIZIO DELL’AMBIENTE BILANCI E NON SOLO PER COOPLAT UN FUTURO IN ROSA o voglio così, allora me lo stampo. Le stampanti 3D non sono una novità: dalle forchette alle auto, ormai non c’è limite a ciò che si può creare partendo da un’idea, con costi contenuti, tempi frazionati e materiali innovativi. E la moda non sta a guardare. Da Pitti Filati, il patron di Lineapiù Alessandro Bastagli ha rivelato che arriveranno nel 2017 gli inserti per abbigliamento stampati in 3D. Dettagli per personalizzare gli abiti all’estremo, che non distoglieranno l’azienda dal proprio ICONE core business ma aprono nuovi scenari per Lineapiù, che ha chiuso il 2015 con 44 milioni di fatturato. Mesi di studio e perfezionamento stanno portando a flessibilità e morbidezza inattese. Se il diavolo si annida nei dettagli una collezione diabolica ora è a portata di clic. Edoardo Lusena S La bussola della settimana © RIPRODUZIONE RISERVATA Briefing L i chiama Nanobond, ma non è un’obbligazione bancaria: è il progetto con cui Acque industriali (azienda pisana che si occupa di trattamento e smaltimento di rifiuti industriali e di bonifiche) ha vinto il bando regionale per la chimica e le nanotecnologie. La Regione erogherà un contributo di 1,9 milioni per sviluppare le nanotecnologie in ambito ambientale e nella bonifica dei sedimenti. A presentare il progetto Nanobond (Nanomateriali per la bonifica associata al dewatering di matrici ambientali) sono state due grandi aziende (Acque industriali e la Labromare di Livorno), tre Pmi (la cartiera Bartoli di Capannori, i laboratori Biochemie di Firenze e lo spin-off di Ergo di Pisa) e due organismi di ricerca pubblici (l’Instm, «Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e tecnologia dei materiali» tramite le Università di Siena, Pisa e Firenze, e l’Ispra, sede di Livorno). R.E. © RIPRODUZIONE RISERVATA RICERCA toscani: è impossibile, a meno che non cambi la normativa. E allora, l’idea è quella di lavorare «a rete» con le altre strutture e le banche. Fidi avrà il ruolo di «player», politico e finanziario, di questa rivoluzione mai partita. Anche perché, al netto del «rosso» 2015, la società mantiene una solidità finanziaria non trascurabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA CREDITO Rosss S.p.A. Dada S.p.A. El.En. S.p.A. B & C Speakers S.p.A. 6,625 1,464 1,532 0,0168 0,0175 0,0164 0,0164 0,0165 I verso una clientela strutturata», insomma, lontana dalle piccole, a partire dal commercio e artigiane. L’appello è a istituzioni e banche: più attenzione e indirizzi chiari. Ma arriveranno? Centrale sarà però il ruolo di Fidi Toscana. Nel suo nuovo piano industriale verrà superata l’ipotesi lanciata quasi un lustro fa, la fusione di tutti i consorzi fidi Piaggio & C. S.p.A. CHL S.p.A. Settimana dal 27 giugno al 1˚ luglio 6,64 se vogliamo però più collegate di quanto si pensi. «Da tempo la Regione sta ripensando questo mondo del sistema fidi. E gli indirizzi pubblici sono fondamentali: non può essere il singolo consorzio fidi a sostenere la piccola e media impresa — commenta Emilio Quattrocchi, Ad di Italia Comfidi — E le banche, soprattutto le grandi, si sono orientate a 91 a 108 milioni di fatturato, più 17%. Cooplat cresce, l’occupazione si mantiene stabile, con oltre 2.800 lavoratori, di cui oltre la metà sono soci, la maggior parte sono donne e il 15% immigrati. Nata a Firenze, opera in 11 regioni nel facility management, energia, manutenzioni, ecologia. Tra le iniziative nuove forme di partecipazione, recentemente sfociata nell’Open Space Technology, coordinato da Sociolab, che ad aprile ha coinvolto oltre cento soci in un confronto sul futuro della coop. Un’attenzione particolare alla «questione femminile» sta alla base dell’intesa per l’inserimento lavorativo delle donne maltrattate siglata tra Cooplat e l’associazione Artemisia, da 25 anni impegnata contro la violenza su donne e minori. La prima fase sperimentale ha portato all’assunzione a tempo indeterminato di tre donne, con figli a carico, uscite con fatica da storie di maltrattamenti familiari. Jacopo Storni D © RIPRODUZIONE RISERVATA SCUDO E RIMBORSI, SULLE BANCHE DUE SÌ AL GOVERNO e banche sono state al centro dell’agenda politica italiana ed europea. La Camera ha dato l’approvazione finale al decreto per rimborsare i clienti dei quattro istituti coinvolti nel bail-in, l’Ue ha dato il via libera al fondo da 150 miliardi che permetterà all’Italia di utilizzare garanzie pubbliche per facilitare il rifinanziamento delle banche in caso di carenza di liquidità. Lo «scudo» potrà essere utilizzato nei prossimi sei mesi ma esecutivo e Bruxelles hanno sottolineato che la richiesta italiana è solo precauzionale e che non c’è attesa che i fondi siano realmente utilizzati. Intanto la garanzia pubblica taglia il rischio in un sistema bancario ancora alle prese con il peso dei crediti deteriorati e con aumenti di capitale in serie, non sempre semplici da realizzare. Lo scudo dovrebbe frenare anche la POLITICA speculazione, stabilizzando un mercato che è alle prese con le tensioni post Miliardi di fondo Ue per finanziare Brexit, le con garanzie aspettative degli analisti pubbliche sono per una gli istituti in difficoltà ripresa del valore dei titoli a doppia cifra. Buone notizie, almeno parzialmente, anche per i risparmiatori con l’approvazione del decreto collegato al «salva banche». Nel testo sono indicate le modalità con cui i risparmiatori che hanno investito nelle obbligazioni delle quattro banche fallimentari (Banca Etruria, CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) potranno ottenere automaticamente fino all’80% del capitale perso. L’obbligazionista che ha acquistato l’investimento entro il 12 giugno 2014 deve avere un reddito complessivo, ai fini Irpef, inferiore a 35.000 euro o un patrimonio mobiliare inferiore a 100.000 euro. Il tempo per presentare l’istanza di indennizzo è stato allungato da quattro a sei mesi e chi non accetta tale rimborso può usare la strada (incerta) del contenzioso. Mauro Bonciani L 150 SOCIALE 108 Milioni di euro di fatturato di Cooplat nel bilancio 2015, più 17 per cento © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere Imprese Lunedì 4 Luglio 2016 3 FI PRIMO PIANO Lorenzo Bini Smaghi «Non saremo nella holding Bcc ma non tradiamo lo spirito cooperativo, anzi. Stare fuori è l’unico modo per portarlo avanti» Ha detto Sviluppo C’è bisogno di una banca vicina alle aziende, agli artigiani e alle famiglie Che conosca e possa prendere decisioni veloci Così cresce ChiantiBanca Il presidente: «Nuovi soci in autunno, serve un vero istituto del territorio» di Silvia Ognibene Profilo Lorenzo Bini Smaghi, economista fiorentino di nobile famiglia, è stato membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea dal 2005 al 2011 È stato presidente di Snam e membro indipendente del Cda di Morgan Stanley International. È presidente di Société Générale e di ChiantiBanca hiantiBanca lascia la storica «casa madre» del credito cooperativo per costruirsi un futuro autonomo da Spa. Il presidente Lorenzo Bini Smaghi ci spiega le motivazioni di questa scelta e traccia le prospettive future per la banca che da San Casciano proverà a conquistare la Toscana, in un momento di generale debolezza degli altri istituti. Presidente, perché avete deciso di stare fuori dal gruppo unico nazionale del Credito cooperativo? Cosa non vi piace della riforma? «Più che altro non abbiamo informazioni né sul piano industriale, né sulla governance, né sul modello del gruppo bancario che dovrà uscire dalla riforma, e se ce ne sarà uno solo o più di uno. In questo contesto, presentare l’istanza per la way out garantisce la continuità del lavoro svolto fino ad oggi, che ha consentito a ChiantiBanca di crescere in Toscana, mantenendovi il proprio “cervello” e il proprio “cuore”». Restare autonomi ha un prezzo: il 20% delle riserve da pagare all’erario. Chianti- C IMPRESE A cura della redazione del Corriere Fiorentino Direttore responsabile: Paolo Ermini Caporedattore centrale: Carlo Nicotra Vice caporedattori:Alessio Gaggioli e Antonio Montanaro Banca avrà bisogno di un aumento di capitale? Avete avviato contatti con potenziali soci per allargare la base patrimoniale? «Non abbiamo bisogno di un aumento di capitale, perché anche pagando quel 20% siamo sopra i limiti patrimoniali. Ma intendiamo comunque farlo perché lo scorporo dell’attività bancaria in una Spa è l’occasione per rafforzare la nostra posizione e pulire ulteriormente il bilancio. Abbiamo avviato vari contatti con prospettive molto interessanti». Trasformarsi in Spa non è un «tradimento» dei valori cooperativi? «Al contrario. È proprio il modo di mantenere i valori della cooperazione. La coope- Editoriale Fiorentina s.r.l. Presidente: Marco Bassilichi Amministratore Delegato: Massimo Monzio Compagnoni Sede legale: Lungarno delle Grazie 22 50122 Firenze Reg. Trib. di Firenze n. 5642 del 22/02/2008 Responsabile del trattamento dei dati (D.Lgs. 196/2003): Paolo Ermini La sede centrale di ChiantiBanca a San Casciano In alto, Lorenzo Bini Smaghi a Palazzo Strozzi rativa — che avrà il nome di Toscana Chianti — rimane e ha come compito l’indirizzo e il controllo della Spa e continuerà a fare cooperazione con gli utili realizzati dalla Spa. Al contrario, nel gruppo che si verrà a creare con la riforma il rapporto è invertito, dato che la Spa sta sopra alla cooperativa. Non mi è del tutto chiaro come in quel caso si riuscirà ad assicurare la continuità con le tradizioni delle 370 banche cooperative aderenti». Sia ChiantiBanca che Cambiano hanno scelto di restare autonomi: a livello regionale, la compagine riunita sotto l’ombrello della holding, rischia di essere una sommatoria di debolezze? «Riteniamo che ci sia spazio per tutti, anche perché faranno parte del gruppo unico anche le Bcc delle altre regioni d’Italia». Avete contatti con soggetti bancari — anche non ex coop — in Toscana o fuori regione per forme di collaborazione o sinergia? «Come ho detto prima, abbiamo avviato vari contatti e c’è molto interesse perché, come ha detto un nostro interlocutore, “ChiantiBanca è un gioiellino”. I risultati si avranno in autunno». COMITATO SCIENTIFICO Paolo Barberis fondatore di Nana Bianca e Dada, consigliere per l’ innovazione della Presidenza del Consiglio Andrea Di Benedetto Presidente del Polo tecnologico di Navacchio Fabio Filocamo Presidente Harvard Alumni Italia, CEO Dynamo Venture, Member of Board Principia SGR Fabio Pammolli Professore di Economia e Management IMT Alti Studi Lucca Alessandro Petretto Professore Ordinario di Economia Pubblica Università degli Studi di Firenze Regole L’applicazione del bail-in forse è stata troppo rapida, ma è un’illusione pensare di poter tornare indietro © RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Editoriale Fiorentina s.r.l. Pubblicità: Rcs MediaGroup S.p.A. Dir. Communication Solutions Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02.2584.1 www.rcscommunicationsolutions.it Stampa: RCS Produzioni S.p.A. Via Ciamarra 351/ 353 - 00169 Roma Tel. 06-68.82.8917 Diffusione: m-dis Spa - Via Cazzaniga, 19 20132 Milano - Tel. 02.2582.1 Pubblicità locale: SpeeD Società Pubblicità Editoriale e Digitale S.p.A. Viale Giovine Italia, 17 50122 Firenze Tel. 055.2499203 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. Crede ci siano spazi di mercato per «piccole» banche come ChiantiBanca? Per anni ci hanno detto che la strada della solidità per far bene la banca era quella delle aggregazioni e dei grandi gruppi... «L’esperienza, e i fatti, dimostrano che c’è spazio non solo per le banche di grandi dimensioni ma anche per quelle medie, a vocazione regionale, come ChiantiBanca, che possono crescere ed essere redditizie. È peraltro proprio ciò che vogliono i nostri clienti». Puntate alle quote di mercato lasciate libere — per vicende diverse — da Mps e Banca Etruria? «La Toscana ha bisogno di una vera banca del territorio, vicina alle aziende, alle famiglie, agli artigiani, ai propri soci. Una banca che abbia la capacità di sviluppare prodotti specifici e di prendere decisioni rapide grazie alle sue conoscenze e ad una valutazione dei rischi più granulare». Il progetto di espansione di ChiantiBanca provocherà sovrapposizioni di filiali e conseguenti esuberi di personale? «Sovrapposizioni e esuberi sono limitati, già definiti nel piano industriale e concordati con la Banca d’Italia. Con il direttore generale Andrea Bianchi abbiamo già incontrato i dipendenti che hanno capito il progetto e l’hanno fatto proprio con entusiasmo». Come si recupera la fiducia persa dopo la vicenda delle quattro banche «azzerate» dal governo? Il bail-in è la strada giusta oppure va rivisto? «Il bail-in nasce dalla volontà dei cittadini-contribuenti di tutta Europa di non dover più sostenere le banche con fondi pubblici, soprattutto dopo la crisi del 2008. L’applicazione delle nuove regole è avvenuta in modo rapido, forse troppo, e senza una adeguata informativa. Ma è una illusione pensare ora di tornare indietro. Non lo farà nessun governo in Europa. Bisogna dunque che clienti, soci, categorie professionali, scelgano bene, con attenzione, la loro banca di riferimento. Come? Guardando alla storia, al governo societario, agli esponenti di vertice, alle informative che ricevono. È ciò che diciamo ai nostri interlocutori: guardate cosa abbiamo fatto in questi anni e in questi ultimi mesi. I nostri risultati parlano chiaro». Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, Art.1, c.1, DCB Milano Supplemento gratuito al numero odierno del Direttore responsabile Luciano Fontana 4 FI Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese Corriere Imprese Lunedì 4 Luglio 2016 5 FI INNOVAZIONE «Vodafone cresce, con l’Università» Una giornata toscana per il presidente di Confindustria nazionale Vincenzo Boccia. Giovedì il numero uno degli industriali sarà a Firenze e Arezzo per le assemblee annuali delle rispettive associazioni territoriali. L’appuntamento nel capoluogo toscano è al Teatro della Pergola alle 9,30. Nel pomeriggio, Boccia sarà a quella di Confindustria Toscana Sud, la nuova associazione che ha unito le realtà di Arezzo, Siena e Grosseto: l’appuntamento è all’auditorium di Arezzo Fiere alle 16,30. cambia ogni 5 giorni, ma una professionalità sedimentata. Questo è quello che raccontano al centro. Ma è davvero così? Anche dai sindacati c’è un giudizio positivo su questa esperienza. «Rispetto a molti altri call center, quello di Vodafone è un altro mondo», dice Samuele Falossi della Slc Cgil. «Il vero problema però è che, come dimostrano anche casi recenti, questi centri chiudono facilmente», aggiunge. E allora, perché Vodafone si è invece legata a Pisa, e non pensa di lasciare? Nel lungo giro interno alla struttura, il responsabile Stefano Basile spiega che uno dei motivi per cui Vodafone ha scelto questa città è stato, al pari degli altri centri, la presenza di un alto standard di formazione generale presente. «Qui a Pisa c’è un sistema universitario di alto profilo», spiega Basile. E questo trova conferma anche nella percentuale di personale laureato. Un’attitudine che a Vodafone non vogliono perdere: tanto che buona parte dei duecento neodiplomati o laureati tra i 18 e i 29 anni che verranno assunti per tre anni in Italia andranno, quasi certamente, a Pisa. Marzio Fatucchi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA I centro di Pisa diventa maggiorenne e continua a investire: il valore aggiunto? La formazione odafone diventa maggiorenne, a Pisa. Ma non vuole lasciare casa. La struttura, nata nel 1998, è cresciuta nel tempo e non è più il normale «call center» che era. E non tanto perché ora si chiama «competence center». A Pisa, o meglio a Ospedaletto, lavorano 350 persone, la stragrande maggioranza a tempo indeterminato. La loro età media è di 42 anni. L’80 per cento degli assunti è diplomato e il 20 per cento laureato. Eppure, non è neanche questo il motivo per cui una realtà come questa, in un mondo in cui le «fughe» sono tante (e ahimè anche le chiusure), resta a Pisa. Lo ammettono gli stessi responsabili della struttura mentre ci accompagnano nei tremila metri quadri dove lo scorso anno sono stati investiti altri 700 mila euro in innovazioni tecnologiche. Da «call center» a «competence center» significa che oggi qui non si risponde solo ai clienti. «Cerchiamo di anticipare le loro esigenze», spiegano ad Ospedaletto. Cioè si profila l’utente, si aggregano dati e segnalazioni, si verificano problemi e difficoltà operative. Ma si cerca, giurano, anche un rapporto «umano». Non si analizzano qua i «big data», non si sviluppano fisicamente le app per cellulare. Ma sia gli sviluppatori «mobile» che gli analisti prendono V 350 I dipendenti che oggi lavorano nel centro Vodafone di Pisa 42 Anni: l’età media del personale impegnato nella sede pisana 20 La percentuale dei lavoratori che sono laureati. L’80% è diplomato dati e segnalazioni che arrivano dagli operatori pisani (che si occupano dei clienti delle sim ricaricabili e dei nuovi clienti fissi). E spesso gli sviluppatori si confrontano — anche creando veri e propri gruppi di lavoro — con i dipendenti del centro di Ospedaletto. Questo tipo di attività si concretizza in un rapporto diverso, con alcuni clienti, che — quando gli operatori capiscono che dall’altra parte c’è una sensibilità, un hobby o un problema particolare — attivano l’iniziativa «Un pensiero per te», con tanto di visita guidata a Ospedaletto (e un piccolo regalo). Certo, è marketing: ma è possibile solo se dall’altra parte della cornetta (o della chat, o su Twitter) non c’è un operatore che L’interno del centro Vodafone a Ospedaletto (Pisa). Sotto, l’Ad di Vodafone Italia Aldo Bisio Le assemblee di Confindustria Industriali, il presidente Boccia giovedì a Firenze e ad Arezzo 6 FI Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese Corriere Imprese Lunedì 4 Luglio 2016 7 FI TERRITORI Mukki, ora l’obbiettivo è Latte Maremma Il presidente Marchionni: «Uniamoci per difendere i nostri prodotti, le divisioni tra noi di sinistra e loro di destra le ha seppellite la storia Vorrei che i nostri dipendenti e i produttori entrassero nella società» ioccolatini e insalate, il latte in Cina, l’auspicio di portare a bordo della nuova Centrale del latte della Toscana anche Latte Maremma e i dipendenti come azionisti: potrebbe essere questo il futuro della nuova Mukki, dopo la fusione con la Centrale del latte di Torino che diventerà pienamente operativa dal prossimo primo ottobre, portando il latte toscano a Piazza Affari. Il marchio Mukki resterà, così come l’autonomia operativa della ex Centrale del latte di Firenze che verrà nuovamente scorporata dalla controllante. Alla guida resteranno il presidente Lorenzo Marchionni e il Dg Marco Massaccesi. Ai fiorentini toccheranno quattro posti nel Cda della Centrale del latte d’Italia, compreso il vicepresidente che siederà anche nel comitato strategico. Nella Centrale del latte della Toscana quattro amministratori saranno di nomina fiorentina e due di indicazione torinese. I torinesi non hanno la maggioranza assoluta e, in entrambi i consigli, dovranno condividere le decisioni con i fiorentini (Comune, Camera di commercio e Fidi) riuniti in un patto di sindacato della durata di 3 anni. «Abbiamo evitato che grandi player tipo Granarolo e Parmalat usassero la Mukki come cavallo di troia per entrare in Toscana, dove sono interessati unicamente alle quote di mercato e non alla produzione di qualità — dice il presidente Lorenzo Marchionni — Ci piacerebbe molto che adesso anche Latte Maremma potesse entrare a far parte della nuova Centrale toscana: la regione sarebbe blindata, potremmo tenere saldamente in mano tutto il mercato del latte fresco. Il ragionamento che vede Mukki e Latte Maremma C 65% Di latte toscano utilizzato dalla Mukki Solo sei anni fa era il 40% 85 Milioni di euro di fatturato della Mukki nel 2015, 270 mila euro di utile che non si parlano perché Mukki è di sinistra e Maremma di destra è stato seppellito dalla storia: sediamoci intorno a un tavolo e parliamo di come proteggere gli allevatori toscani». Latte Maremma, secondo quanto riferiscono alcuni produttori, sta disdettando alcuni contratti perché non ha sufficiente forza commerciale. Dietro l’angolo c’è Mukki che subentra. Negli ultimi 5 anni il consumo di latte fresco è calato del 20%: Mukki regge il colpo — a maggior ragione potrà farlo grazie alle sinergie con Torino — perché offre anche prodotti diversi e, al calare della richiesta, compra meno latte italiano e più toscano (nel 2010 il 40% del latte Mukki era toscano, oggi è il 65%). «Con Torino potremo allargare ulteriormente il mer- Lorenzo Marchionni, presidente di Mukki Latte cato: le potenzialità ci sono, non ha senso farsi male tra toscani», aggiunge Marchionni. Dopo il primo ottobre ci sarà anche da gestire la quota che il Comune di Pistoia ha confermato di voler dismettere: 700 mila azioni per un controvalore di circa 4,5 milioni. I soci della Centrale del latte di Torino hanno deliberato un piano di acquisto di azioni proprie fino ad un massimo di L’unico rammarico Per la nostra strategia di valorizzazione il Forteto poteva essere un buon interlocutore, ma solo dopo una netta cesura ne potremo riparlare Style Un bermuda principesco ormali e sportivi? Un bermuda può essere fedele alleato. Ecco una versione preppy del marchio Havana & co. che abbina il classico principe di Galles, pinces sciolte e risvolti al fondo a fresco lino e cotone. Il tradizionale grigio Londra viene acceso dal rosso geranio. (L.A.) Euro 119,70 www.havanaeco.it F un milione di pezzi. «Il riacquisto è l’ultima ratio — dice il presidente di Mukki — Vogliamo prima verificare se ci sono soggetti toscani che condividano il progetto. A me piacerebbe che, seppure con una quota simbolica, potessero entrare nel capitale i dipendenti. E coinvolgere i produttori, anche con il sostegno delle banche toscane che hanno sempre supportato l’operazione Centrale del latte e che immagino sarebbero disponibili a sostenere una operazione di ulteriore consolidamento a livello toscano». Mukki punta a crescere su nuovi mercati, a partire dalla Cina dove adesso genera solo l’1% del fatturato. Si lavora anche per portare alcuni prodotti caseari nel Nord Europa, il gelato in Usa e Canada, Australia e Sud Est Asiatico, si studiano nuovi mercati potenziali come l’India. E ci si guarda intorno per progetti di collaborazione o acquisizioni di piccole aziende toscane che fanno cibo di qualità: «Tappo Rosso ha i suoi cioccolatini, perché non dovremmo pensarci noi? — conclude il presidente — Gli artigiani d’eccellenza in Toscana non mancano, basta pensare a Slitti e Amidei». Solo un rammarico per il capo dell’azienda che ha chiuso il 2015 con un utile di 270 mila euro su 85 milioni di fatturato e il debito in calo (54,5 milioni nel 2010 contro i 37,8 del 2015): il Forteto. «Per la nostra strategia di valorizzazione delle filiere e dei prodotti toscani, il Forteto poteva essere un buon interlocutore: i formaggi li sanno fare. Purtroppo è stato travolto da brutti scandali. Se ci fosse davvero una cesura netta ai vertici della cooperativa ne potremmo riparlare». Silvia Ognibene © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 FI Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese