toscana - Corriere Fiorentino

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toscana - Corriere Fiorentino
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Lunedì, 4 Luglio 2016
Il punto
Una svolta in vista
per i consorzi Fidi
Ma senza fusione
Innovazione
Vodafone modello Pisa
Crescita, investimenti
e la sponda dell’Ateneo
2
5
Territori
Lorenzo Marchionni:
tra Mukki e Maremma
l’asse del latte toscano
7
IMPRESE
TOSCANA
UOMINI, AZIENDE, TERRITORI
Tav e dintorni
I TEMPI
DELLA
TECNOLOGIA
di Carlo Nicotra
l siluro di Dario
Nardella (innescato
mesi fa da Matteo
Renzi) hanno fatto
seguito quelli di due
ministri dell’ex sindaco ora
premier, Graziano Delrio e
Gian Luca Galletti. E così
addio al progetto dell’Alta
velocità fiorentina come
viene discusso e contestato
da 17 anni — quando Mario
Primicerio firmò gli accordi
con il dicastero allora
guidato da Claudio Burlando
— ossia con il lungo tunnel
che attraversa la città e la
mega stazione firmata da sir
Norman Foster sotto via
Circondaria. Perché la
tecnologia oggi, ha spiegato
il ministro Delrio, ci
permette di realizzare l’Alta
velocità meglio (con treni
più frequenti in sicurezza) e
con costi minori. A questo
giro ben vengano i ritardi,
verrebbe da pensare, con cui
in Italia vengono realizzate le
opere pubbliche. Ma, al di là
del caso specifico, è un
ragionamento piuttosto
rischioso. La tecnologia si
muove a una velocità tale
che non appena iniziamo a
costruire un’infrastruttura, le
soluzioni progettuali scelte
per quell’opera saranno già
state quasi certamente
superate da altre più
efficienti, più ecologiche,
magari alla lunga anche
meno costose. Però certo
questo non può diventare un
alibi per i tempi biblici dei
cantieri italiani, che bloccano
lo sviluppo, allontanano al
pari della burocrazia
possibili investimenti italiani
e stranieri, privano i cittadini
di servizi importanti. Sarebbe
come aspettare l’uscita
dell’iPhone «definitivo» per
comprarsi il primo
smartphone: altro che tela di
Penelope.
Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera
A
Una banca per la Toscana
Il presidente Lorenzo Bini Smaghi traccia il futuro della «sua» ChiantiBanca
Fuori dalla holding delle Bcc «per rispettare lo spirito del credito cooperativo»,
con nuovi soci in arrivo in autunno per rafforzare la propria posizione
«Serve un istituto che conosca artigiani e famiglie, per sostenere il territorio»
a pagina 3 Ognibene
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Sguardi
CON SILVIO, SENZA SELFIE
(RITORNO AGLI ANNI ‘90)
di David Allegranti
ice che tornano gli anni Novanta: c’è
Silvio che tira fuori dall’armadio il
doppiopetto ma soprattutto lo spirito
del 1994 e i vecchi uomini Fininvest, da
Fedele Confalonieri a Valentino Valentini. E
la toscana Deborah Bergamini?
Commissariata, par di capire. Gli altri, da
Denis Verdini a Paolo Bonaiuti, se ne sono
già andati da tempo. Adesso è dunque l’ora
del ritorno di Publitalia. Dice che tornano
gli anni Novanta, quindi adesso ridatemi
Dawson’s Creek e Friends, ridatemi Dawson
e Joey, Ross e Rachel, ridatemi Kurt Cobain
D
e i Nirvana, ridatemi i miei dieci anni e i
pomeriggi a giocare a calcio al campo della
Lastrigiana (in terra e non in erba sintetica
come ora) e a quello della Cattolica Virtus.
Ridatemi Age of Empires e i Cavalieri dello
Zodiaco, con tutta quell’epica. Ridatemi gli
anni Novanta, quando non c’era ancora
Facebook, men che meno Twitter, le foto si
scattavano e poi portavano dal fotografo a
far sviluppare, non c’erano dibattiti su cosa
fosse selfie e cosa fosse autoscatto. «Tanta
nostalgia degli anni ‘90, quando il mondo
era l’arca e noi eravamo Noè, era difficile,
ma possibile, non si sapeva dove e come,
ma si sapeva ancora perché». E J-Ax, che
cantava 2030, ancora non faceva i video
con Fedez.
@davidallegranti
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2
Lunedì 4 Luglio 2016
Corriere Imprese
FI
IL PUNTO
di Marzio Fatucchi
ue notizie aprono nuovi
scenari nel sistema dei
fidi per le piccole e medie
imprese toscane. La prima è
il bilancio in rosso di Fidi
Toscana, la finanziaria della
Regione Toscana: meno 13,8
milioni di euro, a causa di
due partire straordinarie (un
contenzioso con l’Agenzia
delle entrate, la svalutazione
delle quote della Mukki) e
una strutturale, la perdita
del fondo di garanzia. L’altra
FUSIONE ADDIO, PER FIDI C’È UNA NUOVA STRADA
D
COMMERCIO
L’ASIA SPINGE
I CONTI DELL’OUTLET
DI BARBERINO
l 2015 del Barberino Designer
Outlet è stato positivo e
l’Asia ha spinto questa
crescita grazie all’aumento
dei visitatori provenienti dai
Paesi orientali. L’outlet del
colosso McArthur Glen (che
gestisce in Italia altri quattro
negozi) ha approvato nei
giorni scorsi il bilancio con
il fatturato in crescita del 9%
rispetto al
2014 e il
numero dei
visitatori
aumentato
del 4%. Gli
acquisti tax
free, ovvero
compiuti da
MERCATI
cittadini
residenti in
Paesi extra europei, sono
saliti del 12% e
rappresentano il 15% degli
acquisti totali. Cina, Corea,
Sud Est Asiatico
costituiscono circa il 44% del
tax free, mentre Russia ed
Ucraina valgono il 24%. Tra i
tanti dati, una curiosità: la
permanenza media
all’interno dell’outlet è
aumentata rispetto al 2014,
per un totale di 229 minuti.
Mauro Bonciani
notizia sono le buone
performance di un altro
consorzio fidi, legato a
Confesercenti, che unendo
tutte le strutture territoriali
ha creato, sulle colonne delle
società fiorentine e toscane,
Italia Comfidi: si rivolge a 40
mila aziende in tutta Italia
(metà in Toscana,
ovviamente) ed ha numeri
solidi, con tanto di mezzo
milioni di utili nel 20215.
Eppure, le due notizie sono
N
E
W
S
Piazza Affari
2,3
2,41
2,37
2,37
6,73
6,73
13,41 13,41 13,70
12,75 13,05
6,66
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
Ergy Capital
0,3936 0,4002 0,3887 0,3887 0,3825
0,94
13,52 13,55
0,94
0,95
0,95
0,9005
13,8
13,8
0,6215 0,642
2,88
0,65 0,631
2,67
2,43
2,43
2,25
Toscana Aeroporti S.p.A.
0,2036 0,1942 0,2075 0,2075 0,1999
Dedalus, società fiorentina leader nel software clinico
sanitario, ha acquisito NoemaLife, quotata in Borsa e
leader a sua volta nel mercato dell’informatica clinica
ospedaliera. Nasce così un colosso che punta nel 2016 a
170 milioni di fatturato. Dedalus ha acquistato il 100% di
Ghenos (che detiene il 57,3% di NoemaLife), il 14,49% di
NoemaLife da Tamburi Investment Partners e l’11,1% da
0,65
Softec S.p.A.
Intek Spa
0,2717 0,2717 0,2717 0,2717 0,2717
18,34
13,9
0,402 0,405 0,4067 0,4067 0,4054
3,934 3,992 3,968 3,968 3,95
17,96 17,96
18,42
Sesa
FrendyEnergy
Borgosesia
18,1
Snai S.p.A.
SOSPESA
BioDue Spa
Salvatore Ferragamo S.p.A.
0,0437 0,0447 0,0447
0,042
0,0459
Eukedos
Banca Etruria
1,53 1,558
1,53
0,581 0,601 0,614 0,614 0,604
2,35
14,37 14,37
14,4
14,4
13,90
Maggioli. A questo punto per Dedalus scatta l’Opa
obbligatoria: 1,3 milioni di azioni ordinarie di NoemaLife
con un prezzo ad azione di 7,4 euro, un investimento
totale di circa 10 milioni di euro. L’azienda che nascerà
sarà leader di mercato in Italia e uno dei principali player
a livello mondiale. Il Gruppo Dedalus controlla oltre 40
aziende e opera in 15 Paesi con oltre mille dipendenti.
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MODA
BONIFICHE
LAVORO
L’ACCESSORIO
ADESSO
SI STAMPA IN 3D
NANOTECNOLOGIE
AL SERVIZIO
DELL’AMBIENTE
BILANCI E NON SOLO
PER COOPLAT
UN FUTURO IN ROSA
o voglio così, allora me lo
stampo. Le stampanti 3D
non sono una novità: dalle
forchette alle auto, ormai
non c’è limite a ciò che si
può creare partendo da
un’idea, con costi contenuti,
tempi frazionati e materiali
innovativi. E la moda non
sta a guardare. Da Pitti Filati,
il patron di Lineapiù
Alessandro Bastagli ha
rivelato che arriveranno nel
2017 gli inserti per
abbigliamento stampati in
3D. Dettagli
per personalizzare gli
abiti
all’estremo,
che non
distoglieranno l’azienda
dal proprio
ICONE
core business
ma aprono
nuovi scenari per Lineapiù,
che ha chiuso il 2015 con 44
milioni di fatturato. Mesi di
studio e perfezionamento
stanno portando a flessibilità
e morbidezza inattese. Se il
diavolo si annida nei dettagli
una collezione diabolica ora
è a portata di clic.
Edoardo Lusena
S
La bussola della settimana
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Briefing
L
i chiama Nanobond, ma
non è un’obbligazione
bancaria: è il progetto con
cui Acque industriali
(azienda pisana che si
occupa di trattamento e
smaltimento di rifiuti
industriali e di bonifiche) ha
vinto il bando regionale per
la chimica e le
nanotecnologie. La Regione
erogherà un contributo di 1,9
milioni per sviluppare le
nanotecnologie in ambito
ambientale e nella bonifica
dei sedimenti. A presentare
il progetto Nanobond
(Nanomateriali per la
bonifica associata al
dewatering di matrici
ambientali) sono state due
grandi aziende (Acque
industriali e la Labromare di
Livorno), tre Pmi (la cartiera
Bartoli di Capannori, i
laboratori Biochemie di
Firenze e lo spin-off di Ergo
di Pisa) e due organismi di
ricerca pubblici (l’Instm,
«Consorzio interuniversitario
nazionale per la scienza e
tecnologia dei materiali»
tramite le Università di
Siena, Pisa e Firenze, e
l’Ispra, sede di Livorno).
R.E.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RICERCA
toscani: è impossibile, a
meno che non cambi la
normativa. E allora, l’idea è
quella di lavorare «a rete»
con le altre strutture e le
banche. Fidi avrà il ruolo di
«player», politico e
finanziario, di questa
rivoluzione mai partita.
Anche perché, al netto del
«rosso» 2015, la società
mantiene una solidità
finanziaria non trascurabile.
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CREDITO
Rosss S.p.A.
Dada S.p.A.
El.En. S.p.A.
B & C Speakers S.p.A.
6,625
1,464 1,532
0,0168 0,0175 0,0164 0,0164 0,0165
I
verso una clientela
strutturata», insomma,
lontana dalle piccole, a
partire dal commercio e
artigiane. L’appello è a
istituzioni e banche: più
attenzione e indirizzi chiari.
Ma arriveranno? Centrale
sarà però il ruolo di Fidi
Toscana. Nel suo nuovo
piano industriale verrà
superata l’ipotesi lanciata
quasi un lustro fa, la fusione
di tutti i consorzi fidi
Piaggio & C. S.p.A.
CHL S.p.A.
Settimana
dal 27 giugno
al 1˚ luglio
6,64
se vogliamo però più
collegate di quanto si pensi.
«Da tempo la Regione sta
ripensando questo mondo
del sistema fidi. E gli
indirizzi pubblici sono
fondamentali: non può
essere il singolo consorzio
fidi a sostenere la piccola e
media impresa — commenta
Emilio Quattrocchi, Ad di
Italia Comfidi — E le
banche, soprattutto le
grandi, si sono orientate
a 91 a 108 milioni di
fatturato, più 17%.
Cooplat cresce, l’occupazione
si mantiene stabile, con oltre
2.800 lavoratori, di cui oltre
la metà sono soci, la
maggior parte sono donne e
il 15% immigrati. Nata a
Firenze, opera in 11 regioni
nel facility management,
energia, manutenzioni,
ecologia. Tra le iniziative
nuove forme di
partecipazione, recentemente
sfociata nell’Open Space
Technology, coordinato da
Sociolab, che ad aprile ha
coinvolto oltre cento soci in
un confronto sul futuro della
coop. Un’attenzione
particolare alla «questione
femminile» sta alla base
dell’intesa per l’inserimento
lavorativo delle donne
maltrattate siglata tra
Cooplat e l’associazione
Artemisia, da 25 anni
impegnata contro la violenza
su donne e minori. La prima
fase sperimentale ha portato
all’assunzione a tempo
indeterminato di tre donne,
con figli a carico, uscite con
fatica da storie di
maltrattamenti familiari.
Jacopo Storni
D
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SCUDO E RIMBORSI,
SULLE BANCHE
DUE SÌ AL GOVERNO
e banche sono state al
centro dell’agenda politica
italiana ed europea. La
Camera ha dato
l’approvazione finale al
decreto per rimborsare i
clienti dei quattro istituti
coinvolti nel bail-in, l’Ue ha
dato il via libera al fondo da
150 miliardi che permetterà
all’Italia di utilizzare garanzie
pubbliche per facilitare il
rifinanziamento delle banche
in caso di carenza di
liquidità. Lo «scudo» potrà
essere utilizzato nei prossimi
sei mesi ma esecutivo e
Bruxelles hanno sottolineato
che la richiesta italiana è
solo precauzionale e che non
c’è attesa che i fondi siano
realmente utilizzati. Intanto
la garanzia pubblica taglia il
rischio in un sistema
bancario ancora alle prese
con il peso dei crediti
deteriorati e con aumenti di
capitale in
serie, non
sempre
semplici da
realizzare. Lo
scudo
dovrebbe
frenare
anche la
POLITICA
speculazione,
stabilizzando
un mercato
che è alle
prese con le
tensioni post Miliardi di fondo
Ue per finanziare
Brexit, le
con garanzie
aspettative
degli analisti pubbliche
sono per una gli istituti
in difficoltà
ripresa del
valore dei
titoli a doppia cifra. Buone
notizie, almeno
parzialmente, anche per i
risparmiatori con
l’approvazione del decreto
collegato al «salva banche».
Nel testo sono indicate le
modalità con cui i
risparmiatori che hanno
investito nelle obbligazioni
delle quattro banche
fallimentari (Banca Etruria,
CariChieti, Banca Marche e
CariFerrara) potranno
ottenere automaticamente
fino all’80% del capitale
perso. L’obbligazionista che
ha acquistato l’investimento
entro il 12 giugno 2014 deve
avere un reddito
complessivo, ai fini Irpef,
inferiore a 35.000 euro o un
patrimonio mobiliare
inferiore a 100.000 euro. Il
tempo per presentare
l’istanza di indennizzo è
stato allungato da quattro a
sei mesi e chi non accetta
tale rimborso può usare la
strada (incerta) del
contenzioso.
Mauro Bonciani
L
150
SOCIALE
108
Milioni di euro
di fatturato
di Cooplat
nel bilancio
2015, più 17
per cento
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere Imprese
Lunedì 4 Luglio 2016
3
FI
PRIMO PIANO
Lorenzo Bini Smaghi
«Non saremo nella holding Bcc
ma non tradiamo lo spirito
cooperativo, anzi. Stare fuori è
l’unico modo per portarlo avanti»
Ha detto

Sviluppo
C’è bisogno di una banca
vicina alle aziende, agli
artigiani e alle famiglie
Che conosca e possa
prendere decisioni veloci
Così cresce ChiantiBanca
Il presidente: «Nuovi soci in autunno, serve un vero istituto del territorio»
di Silvia Ognibene
Profilo
Lorenzo Bini
Smaghi,
economista
fiorentino di
nobile famiglia,
è stato
membro del
comitato
esecutivo della
Banca centrale
europea dal
2005 al 2011
È stato
presidente di
Snam e
membro
indipendente
del Cda di
Morgan
Stanley
International.
È presidente
di Société
Générale e di
ChiantiBanca
hiantiBanca lascia la
storica «casa madre»
del credito cooperativo per costruirsi un
futuro autonomo da
Spa. Il presidente Lorenzo Bini Smaghi ci spiega le motivazioni di questa scelta e traccia
le prospettive future per la
banca che da San Casciano
proverà a conquistare la Toscana, in un momento di generale debolezza degli altri
istituti.
Presidente, perché avete
deciso di stare fuori dal
gruppo unico nazionale del
Credito cooperativo? Cosa
non vi piace della riforma?
«Più che altro non abbiamo
informazioni né sul piano industriale, né sulla governance,
né sul modello del gruppo
bancario che dovrà uscire dalla riforma, e se ce ne sarà uno
solo o più di uno. In questo
contesto, presentare l’istanza
per la way out garantisce la
continuità del lavoro svolto fino ad oggi, che ha consentito
a ChiantiBanca di crescere in
Toscana, mantenendovi il proprio “cervello” e il proprio
“cuore”».
Restare autonomi ha un
prezzo: il 20% delle riserve
da pagare all’erario. Chianti-
C
IMPRESE
A cura della redazione
del Corriere Fiorentino
Direttore responsabile:
Paolo Ermini
Caporedattore centrale:
Carlo Nicotra
Vice caporedattori:Alessio Gaggioli
e Antonio Montanaro
Banca avrà bisogno di un
aumento di capitale? Avete
avviato contatti con potenziali soci per allargare la base patrimoniale?
«Non abbiamo bisogno di
un aumento di capitale, perché anche pagando quel 20%
siamo sopra i limiti patrimoniali. Ma intendiamo comunque farlo perché lo scorporo
dell’attività bancaria in una
Spa è l’occasione per rafforzare la nostra posizione e pulire
ulteriormente il bilancio. Abbiamo avviato vari contatti
con prospettive molto interessanti».
Trasformarsi in Spa non è
un «tradimento» dei valori
cooperativi?
«Al contrario. È proprio il
modo di mantenere i valori
della cooperazione. La coope-
Editoriale Fiorentina s.r.l.
Presidente: Marco Bassilichi
Amministratore Delegato:
Massimo Monzio Compagnoni
Sede legale: Lungarno delle Grazie 22
50122 Firenze
Reg. Trib. di Firenze n. 5642
del 22/02/2008
Responsabile del trattamento dei dati
(D.Lgs. 196/2003): Paolo Ermini
La sede
centrale
di ChiantiBanca
a San Casciano
In alto, Lorenzo
Bini Smaghi
a Palazzo
Strozzi
rativa — che avrà il nome di
Toscana Chianti — rimane e
ha come compito l’indirizzo e
il controllo della Spa e continuerà a fare cooperazione con
gli utili realizzati dalla Spa. Al
contrario, nel gruppo che si
verrà a creare con la riforma il
rapporto è invertito, dato che
la Spa sta sopra alla cooperativa. Non mi è del tutto chiaro
come in quel caso si riuscirà
ad assicurare la continuità con
le tradizioni delle 370 banche
cooperative aderenti».
Sia ChiantiBanca che Cambiano hanno scelto di restare autonomi: a livello regionale, la compagine riunita
sotto l’ombrello della holding, rischia di essere una
sommatoria di debolezze?
«Riteniamo che ci sia spazio per tutti, anche perché faranno parte del gruppo unico
anche le Bcc delle altre regioni d’Italia».
Avete contatti con soggetti
bancari — anche non ex coop — in Toscana o fuori regione per forme di collaborazione o sinergia?
«Come ho detto prima, abbiamo avviato vari contatti e
c’è molto interesse perché, come ha detto un nostro interlocutore, “ChiantiBanca è un
gioiellino”. I risultati si avranno in autunno».
COMITATO SCIENTIFICO
Paolo Barberis
fondatore di Nana Bianca e Dada,
consigliere per l’ innovazione
della Presidenza del Consiglio
Andrea Di Benedetto
Presidente del Polo tecnologico
di Navacchio
Fabio Filocamo
Presidente Harvard Alumni Italia,
CEO Dynamo Venture, Member of
Board Principia SGR
Fabio Pammolli
Professore di Economia
e Management IMT Alti Studi Lucca
Alessandro Petretto
Professore Ordinario di Economia
Pubblica Università degli Studi
di Firenze

Regole
L’applicazione del bail-in
forse è stata troppo
rapida, ma è un’illusione
pensare di poter
tornare indietro
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Ogni violazione sarà perseguita a norma di
legge.
Crede ci siano spazi di
mercato per «piccole» banche come ChiantiBanca? Per
anni ci hanno detto che la
strada della solidità per far
bene la banca era quella delle aggregazioni e dei grandi
gruppi...
«L’esperienza, e i fatti, dimostrano che c’è spazio non
solo per le banche di grandi
dimensioni ma anche per
quelle medie, a vocazione regionale, come ChiantiBanca,
che possono crescere ed essere redditizie. È peraltro proprio ciò che vogliono i nostri
clienti».
Puntate alle quote di mercato lasciate libere — per vicende diverse — da Mps e
Banca Etruria?
«La Toscana ha bisogno di
una vera banca del territorio,
vicina alle aziende, alle famiglie, agli artigiani, ai propri
soci. Una banca che abbia la
capacità di sviluppare prodotti
specifici e di prendere decisioni rapide grazie alle sue conoscenze e ad una valutazione
dei rischi più granulare».
Il progetto di espansione
di ChiantiBanca provocherà
sovrapposizioni di filiali e
conseguenti esuberi di personale?
«Sovrapposizioni e esuberi
sono limitati, già definiti nel
piano industriale e concordati
con la Banca d’Italia. Con il
direttore generale Andrea
Bianchi abbiamo già incontrato i dipendenti che hanno capito il progetto e l’hanno fatto
proprio con entusiasmo».
Come si recupera la fiducia persa dopo la vicenda
delle quattro banche «azzerate» dal governo? Il bail-in
è la strada giusta oppure va
rivisto?
«Il bail-in nasce dalla volontà dei cittadini-contribuenti di tutta Europa di non dover
più sostenere le banche con
fondi pubblici, soprattutto dopo la crisi del 2008. L’applicazione delle nuove regole è avvenuta in modo rapido, forse
troppo, e senza una adeguata
informativa. Ma è una illusione pensare ora di tornare indietro. Non lo farà nessun governo in Europa. Bisogna dunque che clienti, soci, categorie
professionali, scelgano bene,
con attenzione, la loro banca
di riferimento. Come? Guardando alla storia, al governo
societario, agli esponenti di
vertice, alle informative che ricevono. È ciò che diciamo ai
nostri interlocutori: guardate
cosa abbiamo fatto in questi
anni e in questi ultimi mesi. I
nostri risultati parlano chiaro».
Poste Italiane S.p.A.
Sped. in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, Art.1, c.1,
DCB Milano
Supplemento gratuito al numero
odierno del
Direttore responsabile
Luciano Fontana
4
FI
Lunedì 4 Luglio 2016
Corriere Imprese
Corriere Imprese
Lunedì 4 Luglio 2016
5
FI
INNOVAZIONE
«Vodafone cresce, con l’Università»
Una giornata toscana per il presidente di
Confindustria nazionale Vincenzo Boccia. Giovedì il numero uno degli industriali sarà a
Firenze e Arezzo per le assemblee annuali
delle rispettive associazioni territoriali. L’appuntamento nel capoluogo toscano è al Teatro
della Pergola alle 9,30. Nel pomeriggio, Boccia
sarà a quella di Confindustria Toscana Sud, la
nuova associazione che ha unito le realtà di
Arezzo, Siena e Grosseto: l’appuntamento è
all’auditorium di Arezzo Fiere alle 16,30.
cambia ogni 5 giorni, ma una
professionalità sedimentata.
Questo è quello che raccontano al centro.
Ma è davvero così? Anche
dai sindacati c’è un
giudizio positivo su
questa esperienza.
«Rispetto a molti
altri call center,
quello di Vodafone
è un altro mondo»,
dice Samuele Falossi della Slc Cgil.
«Il vero problema
però è che, come
dimostrano anche
casi recenti, questi
centri chiudono facilmente», aggiunge. E allora, perché
Vodafone si è invece legata a Pisa, e
non pensa di lasciare?
Nel lungo giro
interno alla struttura, il responsabile
Stefano Basile spiega che uno dei motivi per cui Vodafone ha scelto questa città è stato, al pari degli altri centri, la
presenza di un alto standard
di formazione generale presente. «Qui a Pisa c’è un sistema universitario di alto profilo», spiega Basile. E questo
trova conferma anche nella
percentuale di personale laureato. Un’attitudine che a Vodafone non vogliono perdere:
tanto che buona parte dei duecento neodiplomati o laureati tra i 18 e i 29 anni che
verranno assunti per tre anni
in Italia andranno, quasi certamente, a Pisa.
Marzio Fatucchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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I centro di Pisa diventa maggiorenne e continua a investire: il valore aggiunto? La formazione
odafone diventa maggiorenne, a Pisa. Ma
non vuole lasciare casa.
La struttura, nata nel
1998, è cresciuta nel tempo e
non è più il normale «call
center» che era. E non tanto
perché ora si chiama «competence center». A Pisa, o meglio a Ospedaletto, lavorano
350 persone, la stragrande
maggioranza a tempo indeterminato. La loro età media è di
42 anni. L’80 per cento degli
assunti è diplomato e il 20 per
cento laureato. Eppure, non è
neanche questo il motivo per
cui una realtà come questa, in
un mondo in cui le «fughe»
sono tante (e ahimè anche le
chiusure), resta a Pisa.
Lo ammettono gli stessi responsabili della struttura
mentre ci accompagnano nei
tremila metri quadri dove lo
scorso anno sono stati investiti altri 700 mila euro in innovazioni tecnologiche. Da «call
center» a «competence center» significa che oggi qui
non si risponde solo ai clienti.
«Cerchiamo di anticipare le
loro esigenze», spiegano ad
Ospedaletto. Cioè si profila
l’utente, si aggregano dati e
segnalazioni, si verificano
problemi e difficoltà operative. Ma si cerca, giurano, anche un rapporto «umano».
Non si analizzano qua i «big
data», non si sviluppano fisicamente le app per cellulare.
Ma sia gli sviluppatori «mobile» che gli analisti prendono
V
350
I dipendenti
che oggi
lavorano
nel centro
Vodafone
di Pisa
42
Anni: l’età
media del
personale
impegnato
nella sede
pisana
20
La percentuale
dei lavoratori
che sono
laureati.
L’80% è
diplomato
dati e segnalazioni che arrivano dagli operatori pisani (che
si occupano dei clienti delle
sim ricaricabili e dei nuovi
clienti fissi). E spesso gli sviluppatori si confrontano —
anche creando veri e propri
gruppi di lavoro — con i dipendenti del centro di Ospedaletto. Questo tipo di attività
si concretizza in un rapporto
diverso, con alcuni clienti, che
— quando gli operatori capiscono che dall’altra parte c’è
una sensibilità, un hobby o un
problema particolare — attivano l’iniziativa «Un pensiero
per te», con tanto di visita
guidata a Ospedaletto (e un
piccolo regalo). Certo, è
marketing: ma è possibile solo se dall’altra parte della cornetta (o della chat, o su Twitter) non c’è un operatore che
L’interno del centro Vodafone a Ospedaletto (Pisa). Sotto, l’Ad di Vodafone Italia Aldo Bisio
Le assemblee di Confindustria
Industriali, il presidente Boccia
giovedì a Firenze e ad Arezzo
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FI
Lunedì 4 Luglio 2016
Corriere Imprese
Corriere Imprese
Lunedì 4 Luglio 2016
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TERRITORI
Mukki, ora l’obbiettivo
è Latte Maremma
Il presidente Marchionni: «Uniamoci per difendere i nostri prodotti,
le divisioni tra noi di sinistra e loro di destra le ha seppellite la storia
Vorrei che i nostri dipendenti e i produttori entrassero nella società»
ioccolatini e insalate,
il latte in Cina, l’auspicio di portare a
bordo della nuova
Centrale del latte della Toscana anche Latte Maremma e i dipendenti come
azionisti: potrebbe essere questo il futuro della nuova
Mukki, dopo la fusione con la
Centrale del latte di Torino
che diventerà pienamente
operativa dal prossimo primo
ottobre, portando il latte toscano a Piazza Affari. Il marchio Mukki resterà, così come
l’autonomia operativa della ex
Centrale del latte di Firenze
che verrà nuovamente scorporata dalla controllante. Alla
guida resteranno il presidente
Lorenzo Marchionni e il Dg
Marco Massaccesi. Ai fiorentini toccheranno quattro posti
nel Cda della Centrale del latte
d’Italia, compreso il vicepresidente che siederà anche nel
comitato strategico. Nella Centrale del latte della Toscana
quattro amministratori saranno di nomina fiorentina e due
di indicazione torinese. I torinesi non hanno la maggioranza assoluta e, in entrambi i
consigli, dovranno condividere le decisioni con i fiorentini
(Comune, Camera di commercio e Fidi) riuniti in un patto
di sindacato della durata di 3
anni. «Abbiamo evitato che
grandi player tipo Granarolo e
Parmalat usassero la Mukki
come cavallo di troia per entrare in Toscana, dove sono interessati unicamente alle quote di mercato e non alla produzione di qualità — dice il
presidente Lorenzo Marchionni — Ci piacerebbe molto che
adesso anche Latte Maremma
potesse entrare a far parte della nuova Centrale toscana: la
regione sarebbe blindata, potremmo tenere saldamente in
mano tutto il mercato del latte
fresco. Il ragionamento che
vede Mukki e Latte Maremma
C
65%
Di latte
toscano
utilizzato
dalla Mukki
Solo sei anni fa
era il 40%
85
Milioni di euro
di fatturato
della Mukki
nel 2015,
270 mila euro
di utile
che non si parlano perché
Mukki è di sinistra e Maremma di destra è stato seppellito
dalla storia: sediamoci intorno
a un tavolo e parliamo di come proteggere gli allevatori toscani». Latte Maremma, secondo quanto riferiscono alcuni produttori, sta disdettando alcuni contratti perché non
ha sufficiente forza commerciale. Dietro l’angolo c’è Mukki
che subentra. Negli ultimi 5
anni il consumo di latte fresco
è calato del 20%: Mukki regge
il colpo — a maggior ragione
potrà farlo grazie alle sinergie
con Torino — perché offre anche prodotti diversi e, al calare
della richiesta, compra meno
latte italiano e più toscano
(nel 2010 il 40% del latte
Mukki era toscano, oggi è il
65%). «Con Torino potremo allargare ulteriormente il mer-
Lorenzo
Marchionni,
presidente
di Mukki Latte

cato: le potenzialità ci sono,
non ha senso farsi male tra
toscani», aggiunge Marchionni. Dopo il primo ottobre ci
sarà anche da gestire la quota
che il Comune di Pistoia ha
confermato di voler dismettere: 700 mila azioni per un controvalore di circa 4,5 milioni. I
soci della Centrale del latte di
Torino hanno deliberato un
piano di acquisto di azioni
proprie fino ad un massimo di
L’unico rammarico
Per la nostra strategia di valorizzazione
il Forteto poteva essere un buon
interlocutore, ma solo dopo una netta
cesura ne potremo riparlare
Style
Un bermuda
principesco
ormali e sportivi? Un
bermuda può essere
fedele alleato. Ecco una
versione preppy del
marchio Havana &
co. che abbina il
classico principe
di Galles, pinces
sciolte e risvolti al
fondo a fresco lino e
cotone. Il tradizionale
grigio Londra viene acceso
dal rosso geranio. (L.A.)
Euro 119,70
www.havanaeco.it
F
un milione di pezzi. «Il riacquisto è l’ultima ratio — dice
il presidente di Mukki — Vogliamo prima verificare se ci
sono soggetti toscani che condividano il progetto. A me piacerebbe che, seppure con una
quota simbolica, potessero entrare nel capitale i dipendenti.
E coinvolgere i produttori, anche con il sostegno delle banche toscane che hanno sempre supportato l’operazione
Centrale del latte e che immagino sarebbero disponibili a
sostenere una operazione di
ulteriore consolidamento a livello toscano».
Mukki punta a crescere
su nuovi mercati, a partire
dalla Cina dove adesso genera solo l’1%
del fatturato.
Si lavora anche per portare alcuni prodotti caseari
nel Nord Europa, il gelato
in Usa e Canada, Australia e
Sud Est Asiatico, si studiano nuovi mercati potenziali
come l’India.
E ci si guarda
intorno per
progetti di
collaborazione o acquisizioni di piccole aziende
toscane che
fanno cibo di
qualità: «Tappo Rosso ha i suoi cioccolatini, perché non dovremmo
pensarci noi? — conclude il
presidente — Gli artigiani
d’eccellenza in Toscana non
mancano, basta pensare a Slitti e Amidei». Solo un rammarico per il capo dell’azienda
che ha chiuso il 2015 con un
utile di 270 mila euro su 85
milioni di fatturato e il debito
in calo (54,5 milioni nel 2010
contro i 37,8 del 2015): il Forteto. «Per la nostra strategia di
valorizzazione delle filiere e
dei prodotti toscani, il Forteto
poteva essere un buon interlocutore: i formaggi li sanno fare. Purtroppo è stato travolto
da brutti scandali. Se ci fosse
davvero una cesura netta ai
vertici della cooperativa ne potremmo riparlare».
Silvia Ognibene
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