Turchia 2014 - Scuola del Viaggio

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Il viaggio secondo la Scuola del Viaggio
HIPPY HIPPY,
HURRÀ!
Il nostro viaggio in Turchia può iniziare idealmente da un luogo
al di fuori dei soliti circuiti turistici: il Pudding Shop di Istanbul
(www.puddingshop.com), un piccolo ristorante tra la moschea Blu e Santa Sofia.
L’aspetto anonimo lascia immaginare ben poco del suo glorioso
passato. Ma negli anni Sessanta del Novecento cominciava
proprio qui il grande viaggio
degli hippy verso Oriente: sei
Paesi (Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India e Nepal)
e seimila miglia, percorse interamente via terra utilizzando veicoli
sgangherati − i leggendari Volkswagen Combi o improbabili
Citroën 2CV − che non sembravano neppure in grado di arrivare sino all’angolo della via, altro che Kathmandu! Al Pudding
Shop ci si dava appuntamento da tutto il mondo e alla sua celebre bacheca si affidava un biglietto per trovare un passaggio
o compagni di viaggio.
Anche le Guide Routard vengono da quella generazione e hanno sempre mantenuto qualcosa di quello spirito libero e scanzonato. Nel suo viaggio in India nel 1971 Philippe Gloaguen fece sosta proprio al Pudding Shop e fu dopo quel viaggio che
cominciò a pensare a una guida per viaggiatori «zaino in spalla».
La «Rotta hippy» si chiuse nel 1979, con l’invasione sovietica
dell’Afghanistan. Ma forse oggi, tramontate le grandi ideologie, c’è di nuovo spazio per i colorati «figli dei fiori». Ecco perché il vostro viaggio in Turchia potrebbe ispirarsi proprio alla filosofia del viaggio hippy, rivista e corretta.
E dunque un viaggio povero di comodità ma ricco di idee e di
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passione. Tanta musica («Good vibrations»), da portarsi dietro
o scoprire per via. Una disponibilità piena all’avventura, all’imprevisto, al divertimento, al piacere (keyif in turco). Soprattutto
la voglia di lasciarsi illuminare, di varcare questa porta d’Oriente, di cambiare se stessi per cambiare il mondo.
Qualche piccolo esercizio, di quelli che assegniamo ai nostri
studenti alla Scuola del Viaggio, può aiutare. Questi, per
esempio.
ESERCIZIO 1 Rewind
Quella hippy fu senza dubbio una generazione musicale: le canzoni scandiscono tutte le esperienze di quegli anni. Tutto cominciò con Scott McKenzie, che nella Summer of Love del 1967
cantava San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair),
mentre Bob Seger indicava la meta finale con la sua K- K- K- KK- K- K-Kathmandu. Non poteva essere diversamente negli anni Sessanta, il decennio che cambiò la musica.
E dunque, prima di partire, scegliete una canzone che rappresenti la colonna sonora ideale del vostro viaggio in Turchia, e
caricatela sul vostro iPod. Strada facendo, ascoltandola, riflettete sulle ragioni della scelta: potrebbe rivelarvi parecchio sulle
vostre aspettative nei confronti di questo viaggio. Ma siate
pronti anche a scambiare la vostra canzone con quella di un
amico o con musiche turche che vi verranno
incontro lungo la
.
strada, per esempio nelle traverse di Istiklâl Caddesi (Istanbul),
dove ogni sera la musica tradizionale turca si mescola con il
jazz e il rock...
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ESERCIZIO 2
L’abito fa il monaco
Gli hippy hanno rivoluzionato
il modo di vestire dei giovani,
tanto che intere generazioni
di stilisti hanno poi campato
sulle loro intuizioni. Amavano abiti semplici e colorati:
sandali, jeans o pantaloni a
zampa d’elefante, lunghe camicie con colori brillanti, gilè,
T-shirt psichedeliche...
La maggior parte di questi
vestiti era acquistata di seconda mano e gli hippy amavano anche assimilare e adattare al proprio gusto abiti e ornamenti etnici tradizionali. Fate lo stesso. Partite con un bagaglio leggero
e lasciate molto spazio per gli acquisti da fare per via. Proibito
il trucco (per le donne) e le cravatte (per gli uomini). Vestitevi
con colori e accostamenti improbabili. Esplorate i mercatini locali alla ricerca di abiti etnici, per esempio i şalvar, i tipici pantaloni da uomo con il cavallo basso, oppure i foulard blu di Şanli
Urfa e le sciarpe di seta di Gaziantep.
ESERCIZIO 3 Friends
Gli hippy non erano infastidi nell’incontrare altri viaggiatori. Anzi, pensavano che potessero essere altrettanto interessanti dei
locali. Avevano ragione, naturalmente. In viaggio siamo più
aperti, disponibili e dunque quale occasione migliore per fare incontri interessanti e conoscere persone al di fuori della routine e
dei ruoli quotidiani?
Anche per questo gli hippy amavano viaggiare in gruppo, ma
non il gruppo rigido, fisso dei viaggi organizzati. Il loro era un
gruppo mobile: in ogni momento qualcuno se ne andava per
conto suo e qualcuno prendeva il suo posto.
Fate anche voi questa esperienza. Con le ragionevoli cautele,
chiedete e date passaggi, e trascorrete qualche serata nei locali in cui si ritrovano gli altri routard come voi. Frequentate altri
stranieri, vincendo l’inclinazione
dei turisti a fare gruppo coi
propri connazionali. Un viaggio in Turchia potrebbe lasciarvi in eredità un’amicizia
in Francia o in Messico o in
Australia: il miglior pretesto
per un prossimo viaggio.
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UN VIAGGIO MEMORABILE
Un viaggio creativo è prima di tutto un viaggio produttivo: un
viaggio nel quale non siamo inerti, non accumuliamo soltanto
informazioni e immagini, ma cerchiamo di rielaborarle in forme
originali attraverso la scrittura, la fotografia, magari il disegno.
In Turchia mille angoli, paesaggi e situazioni stimoleranno la
vostra creatività: i venditori di tè o di ayran fresco, le botteghe
dei restauratori di tappeti o i rumori dei fabbri nel bazar di Malatya, il tramonto sul Corno d’Oro o tra le teste del santuario di
Antioco. Scrivete, fotografate, disegnate, senza preoccuparvi
della qualità dei risultati: notate piuttosto come la vostra capacità di osservazione e comprensione migliora esercizio dopo
esercizio.
Vi servirà un diario di viaggio. Ne trovate parecchi in ogni libreria, a cominciare dai moleskine, come quello che usava Bruce
Chatwin, ovvero i caratteristici taccuini tenuti chiusi da un elastico, con la copertina di tela cerata nera, le pagine quadrettate e una tasca in fondo per mettervi le carte raccolte in viaggio.
Ma va benissimo anche solo un quaderno di medie dimensioni, meglio se con una copertina rigida.
Sul taccuino potete scrivere le vostre impressioni di viaggio,
potete fare dei disegni o, se non siete a vostro agio con colori
e pennelli, potete incollare foto vostre e altrui, i biglietti aerei o
dell’autobus o del museo, ritagli di giornali locali, cataloghi di
musei, menu di ristoranti, foglie, piume e altri oggetti raccolti
per strada.
Il risultato sarà pieno di colore e di sicuro effetto.
Riservate sempre qualche pagina bianca
nel vostro taccuino: servirà per far scrivere
a chi incontrate una parola, un proverbio,
una filastrocca, il nome di una via...
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Dieci idee per scrivere
il vostro viaggio...
1
Anche le esperienze più intense svaniscono dalla memoria se
non le fermiamo subito. E dunque prendete appunti già in viaggio, senza paura di perdere qualche ora per le visite.
2
Immaginate di scrivere per un certo giornale, per esempio di
raccontare la Turchia per la vostra rivista di viaggi preferita. Vi
aiuterà a mantenere uno stile omogeneo e un punto di vista per
scegliere cosa raccontare e cosa no.
3
Siate brevi e non cercate di raccontare tutto: c’è già la guida
per questo! Scrivete solo quello che vi ha colpito e che vi
ha davvero interessato: un dialogo, un imprevisto, un’opera
d’arte...
4
Niente vanità: cercate piuttosto di mettervi nei panni del lettore,
di raccontare qualcosa che potrebbe interessare a chi vi legge.
È a lui che vi rivolgete, è lui che dovete coinvolgere, è lui che si
deve emozionare alle vostre parole.
5
Di regola raccontate in terza persona, come se prestaste i vostri occhi agli altri. Usate la prima persona solo se quel che raccontate vi ha coinvolto personalmente, per esempio un incontro.
6
7
8
Un buon attacco e una buona chiusa fanno la differenza: iniziate e concludete il vostro scritto in modo vivace.
9
10
Evitate i termini abusati: se scrivete «Mamma li turchi!», fate
cento flessioni per penitenza.
Siate precisi. Non scrivete «rosso» e basta: che rosso è quello
della bandiera turca?
I particolari rendono piacevole uno scritto: un colore, un gesto,
una frase colta al volo valgono più di molte considerazioni generiche. Cercate nomi, volti, voci, parole.
La riscrittura di una frase la rende quasi sempre migliore: non
abbiate paura di ritoccare i vostri testi! Eliminate soprattutto gli
aggettivi inutili.
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...e dieci per fotografare
1
Non avete bisogno di macchine costose e complicate, se non
siete fotografi esperti. Se la luce e il soggetto sono quelli giusti,
anche un telefonino può bastare per fare una bella foto.
2
3
4
Cercate la luce migliore, di solito al mattino presto o verso il tramonto.
5
Niente pilota automatico. Fate una fotografia come se dipingeste
un quadro: curate il taglio, la luce, il soggetto. Prendetevi il tempo
necessario, cercate di creare un’inquadratura interessante, di
guardare le cose e le persone in modo originale.
6
7
Considerate tutto quello che entrerà nella vostra foto e quello
che volete lasciare fuori. Cosa c’è sullo sfondo? Vi piace?
8
Non accontentatevi mai di ciò che vedete nel mirino la prima
volta. Muovetevi, cambiate posizione, salite su una panchina,
stendetevi per terra...
9
I dettagli! I dettagli! Sono tutto per la fotografia. Il tè nei bicchieri a tulipano, i baffi di un uomo o una turista coperta dalla testa
ai piedi ma con scarpe firmate...
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Anche se avete una macchina digitale scattate poche foto, dopo averle ben pensate. Scartate senza pietà, tenete solo le migliori, date loro un titolo, stampatele e incollatele sul vostro taccuino. È inutile tornare da un viaggio con le memorie digitali piene di centinaia di foto che non riguarderete mai più!
Evitate gli scatti banali o troppo usuali. Per esempio non fotografate quel che potete trovare sulle cartoline: che senso ha?
Lasciate emergere la vostra personalità. Fotografate soltanto
quello che vi ha incuriosito ed emozionato, per esempio: le fontane dei villaggi, i cimiteri integrati nelle città, i giochi che i ragazzini fanno in strada come da noi un tempo.
Le foto senza persone sono tristi! La presenza di compagni di
viaggio o gente del posto le renderà più interessanti e animate.
Prima di fotografare degli sconosciuti da vicino chiedetegli il permesso: sarà anche l’occasione per fare due chiacchiere.
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VIAGGIATORI RESPONSABILI
I viaggiatori Routard sono sempre stati viaggiatori responsabili, anche prima che questo termine venisse creato. Del resto essere viaggiatori responsabili significa soprattutto capire che i nostri viaggi
hanno delle conseguenze.
Per cominciare il turismo ha conseguenze sull’ambiente: alle nostre
vacanze si deve circa la metà dei voli aerei, che sono tra i principali responsabili dei mutamenti climatici. Ecco perché è meglio viaggiare
meno, ma restando più a lungo nei luoghi visitati. Così c’è anche più
tempo a disposizione per incontrare le persone che li custodiscono.
Non c’è nemmeno bisogno di rinunciare ai viaggi a lunga distanza.
Può bastare per esempio progettare i propri viaggi su base triennale: il
primo anno possiamo concederci un lungo viaggio intercontinentale,
usando l’aereo; l’anno seguente resteremo invece nel nostro continente e visiteremo i Paesi vicini, muovendoci per esempio in treno o in
auto; il terzo anno si viaggia non troppo lontano da casa, a piedi, in bicicletta o coi mezzi pubblici.
La nostra presenza ha delle conseguenze anche sulle persone,
quelle che lavorano per noi quando siamo in viaggio: nei trasporti,
negli alberghi, nei ristoranti, nei musei. Il viaggiatore responsabile si
interessa alle loro condizioni, e preferisce strutture dove chi lavora è
trattato meglio, anche se costano un poco di più.
Soprattutto c’è una comunità, chi in quei luoghi ci vive. Come si può
andare in una città senza voler conoscere i suoi abitanti, come se
fosse solo una successione di monumenti senz’anima?
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La Turchia è divisa tra luoghi dove regna la logica dei tour operator e
del turismo di massa, e regioni preferite dai viaggiatori indipendenti.
Una scelta di viaggio responsabile può contribuire a far pendere la
bilancia da questa parte, ma soprattutto vi farà vivere viaggi più ricchi, intensi, veri: quelli che lasciano davvero un segno in noi. Quelli
che, insieme al corpo, muovono la mente.
La Scuola del Viaggio
La Scuola del Viaggio (www.scuoladelviaggio.it), che ha firmato l’introduzione a questa guida, è un’associazione senza fini di
lucro e promuove una visione del viaggio sostenibile e responsabile, in sintonia con la filosofia delle Guide Routard, e con
AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), alla quale è
affiliata.
Fondata nel 2005, la Scuola propone una riflessione innovativa
sul tema del viaggio e organizza laboratori di scrittura, fotografia e carnet di viaggio: per imparare a osservare, capire, sentire
e raccontare.
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