Un libro con dedica, testimonianza dell`amore di Hoxha per l`italiana

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Un libro con dedica, testimonianza dell`amore di Hoxha per l`italiana
Un libro con dedica,
testimonianza
dell’amore di Hoxha per
l’italiana Aurelia
Aida Tuci 28-10-2011 12:36
Aldo Terrusi ritorna in Albania dopo 18 anni a raccontare la storia di un amore trasformato in odio e che
giurò vendetta. Si tratta della biografia della famiglia dell'autore, del libro Ritorno al Paese delle aquile,
presentato ieri presso la Biblioteca Nazionale di Tirana.
Aldo Terrusi ritorna in Albania dopo 18 anni. Nel '93 era tornato con lo zio Giacomo Poselli, ex portiere della
squadra Flamurtari e della nazionale albanese vincitrice delle Olimpiadi Balcaniche del 1946. Era tornato
per trovare i resti di suo padre, morto nel famigerato carcere di Burrel nel 1952. Viaggiando da Tirana a
Valona e poi a Burrel, aveva trovato pezzi della storia raccontata da amici, colleghi e compagni di carcere di
suo padre, Giuseppe Terrusi. Così aveva conosciuto la triste storia di suo padre e sua madre, Aurelia, la cui
bellezza aveva portato alla più grande tragedia della sua vita, la morte del coniuge Giuseppe Terrusi, nella
prigione comunista albanese. Un amore trasformato in odio e che giurò vendetta. Si tratta della biografia
della famiglia dell'autore del libro Ritorno al Paese delle aquile, presentato ieri presso la Biblioteca
Nazionale di Tirana.
Il libro è stato pubblicato in italiano, ma presto sarà anche tradotto in albanese.
La storia della famiglia Terrusi è la storia di una di quelle famiglie italiane, che, in cerca di una vita migliore,
migrarono dal loro paese, nella seconda metà del XIX secolo, in altri paesi. Dopo un lungo percorso, i
parenti di questa famiglia arrivarono in Albania. Giuseppe, il padre di Aldo, diventa un personaggio famoso
nel settore bancario, principalmente nel sud, ad Argirocastro e a Valona, con l’incarico di Vicedirettore e poi
di Direttore della Banca italo-albanese di Valona.
In questo cammino, il destino e l'origine hanno fatto incontrare i genitori di Terrusi, Giuseppe ed Aurelia.
Ma prima di conoscere il suo compatriota Giuseppe, Aurelia, bellissima ragazza italiana, di soli 17 anni, era
diventata amica di un giovane, vicino di casa ad Argirocastro, dove la sua famiglia si era trasferita durante la
guerra italo-greca. Questo giovane di soli 22 anni, di nome Enver Hoxha, era affascinato dalla bellezza della
nuova vicina di casa, l’italiana di nome Aurelia. Da qui iniziarono le sofferenze e le disgrazie della famiglia
descritta nel libro di Aldo Terrusi. Mentre il futuro leader comunista dell’Albania, a 22 anni, studiava a
Parigi, nutriva ancora simpatia per la bella italiana. Dalla capitale francese inviava dediche, attraverso sua
sorella, alla diciassettenne, ma non era ricambiato. Era il 1930. Nel 1936 Aurelia conobbe Giuseppe Terrusi,
che sarebbe diventato suo marito. I due passeranno diversi anni a Valona, dove Giuseppe sarà nominato
Direttore della Banca italo-albanese, che si trovava nell'edificio dell’attuale Banca Commerciale nella piazza
“Sheshi i Flamurit”. Proprio in questo edificio a Valona verrà messo al mondo Aldo Terrusi, che nel suo
passaporto porta come luogo di nascita Valona. Le disgrazie di questa famiglia iniziarono quando i
comunisti salirono al potere. Giuseppe Terrusi inizialmente fu arrestato e imprigionato nel carcere di
Valona, poi fu trasferito in quello di Burrel, dove morì il 3 marzo 1952, in circostanze che rimangono un
mistero. Aveva 52 anni. Ancora oggi suo figlio, Aldo Terrusi, cerca le ossa di suo padre. “Non mi fermerò
finché non avrò trovato i resti di mio padre. Voglio che almeno mio padre e mia madre siano vicini nell'altro
mondo”- esprime con dolore Aldo Terrusi in una intervista al Quotidiano Mapo.
Sua madre come ha conosciuto il giovane Enver Hoxha? Che cosa Le ha raccontato?
Mia madre non ha mai voluto raccontarmi la storia della sua vita. Tutto ciò che ho imparato del passato
della mia famiglia me l’hanno raccontato i miei nonni e lo zio, Giacomo Poselli. Lei non ha mai voluto
parlarne, perché per lei era una storia molto triste. Aveva perso il marito, l'unico amore della sua vita.
Quando sono arrivato in Albania nel 1993 per cercare i resti di mio padre e scoprire quello che era
successo, lei quasi si rifiutò di conoscere ciò che avevo scoperto in Albania. Non reagiva quando io
raccontavo. Era molto, molto doloroso per lei. Quindi l'unica cosa rimasta come reliquia del passato è un
libro che Enver Hoxha aveva regalato a mia madre mentre lei viveva ad Argirocasto. Un libro dove Enver
Hoxha scrisse una dedica: "Come ricordo di amicizia". Hoxha diede il libro a mia madre dopo essere tornato
da Parigi, nel 1930. Un libro dal titolo Cento immagini di Parigi”.
È rimasto solo questo libro come prova della loro amicizia?
C’erano anche alcuni messaggi che Enver Hoxha inviava a mia madre tramite la sorella, che li consegnava
alla sorella minore di mia madre. Questo era il loro modo di comunicare.
Questi messaggi erano scritti o verbali?
I messaggi erano stati scritti su pezzi di carta. È tutto quello che so, perché in realtà nessuno di questi pezzi
di carta si salvò. Dai miei parenti ho saputo che mia madre aveva strappato tutto per vari motivi. L'unica
cosa che è rimasta è questo libro, che è certamente un ricordo.
Erano messaggi d'amore?
Erano messaggi di richieste di appuntamento, in cui Enver Hoxha chiedeva di incontrare mia madre. Come
ho saputo dai miei nonni e dai miei zii, Enver Hoxha aveva chiesto a mia madre di sposarla. Lo sapevano
anche i suoi familiari. Ma quando tornò da Parigi e raccontò a mia madre le sue idee lontane anni luce da
quelle di mia madre, allora la loro amicizia si ruppe.
Quanti anni aveva Sua madre in quel periodo?
Mia madre aveva 17 anni e Enver Hoxha 22 anni. Si può ben comprendere il desiderio di questo giovane,
che cercava amicizia e affinità con una ragazza giovane e bella. È normale. È chiaro che quando le idee
politiche diventarono molto importanti per Enver, non ci poteva essere più speranza di amicizia tra loro.
Questa corrispondenza tra Enver Hoxha e Sua madre, quando ha avuto luogo e dove?
Ad Argirocastro, dove mia madre ha vissuto con la sua famiglia. A quel tempo non conosceva ancora mio
padre. Si tratta degli anni 1927-1930. Il libro in cui Enver scrisse la dedica "Come ricordo di amicizia" porta
la data del 1930. Nel 1936 mia madre si sposò con Giuseppe Terrusi, mio padre, e vissero a Valona, dove
poi nacqui io. Sono cose accadute prima che mia madre conoscesse mio padre.
Cosa rappresenta questo libro per Sua madre, che l’ha tenuto come unico ricordo dal suo vicino di casa?
Questo libro è certamente la prova di un'amicizia finita.
Sua madre come descriveva Sua madre Enver Hoxha?
È successo solo una volta, quando lei molto brevemente e in pochi secondi me ne aveva fatto una
descrizione: “Era un ragazzo bello e affascinante”.
Sua madre si è risposata dopo la morte di Suo padre Giuseppe Terrusi nel carcere di Burrel?
No, assolutamente. Mia madre non si è mai risposata, è rimasta vedova per tutta la sua vita. Ma vi assicuro
che era una donna molto bella e che molti l’amavano, ma l'amore per mio padre era assoluto, era un amore
ideale.
Il diario trasformato in biografia.
Aldo Terrusi non aveva mai pensato di scrivere un libro, per di più biografico. “Tutto ciò che ho messo nero
su bianco era solo un semplice diario. Le foto e gli indirizzi che io avevo notato in questo diario erano solo
contatti di persone che avevo conosciuto in Albania per poter poi comunicare con loro, ma non ho mai
avuto l'intenzione di scrivere un libro. In alcuni casi, ho avuto l’impressione di scrivere più di quello che
conoscevo. Ho sentito la necessità di mettere sulla carta il mio passato. Con la morte di mia madre e poi
dello zio ho capito che ero rimasto solo io, ultimo anello della catena di quello che era accaduto in passato
alla mia famiglia. Per questo motivo ho ritenuto necessario scrivere la storia della mia famiglia " - spiega
Aldo Terrusi.
L’arresto e gli ultimi momenti di Giuseppe Terrusi a Burrel ...
Il mandato di arresto portava la firma di Enver Hoxha. Due membri del Movimento di Liberazione Nazionale
entrarono in banca e ammanettarono il Direttore della Banca italo-albanese di Valona, Giuseppe Terrusi,
accusandolo di essere un fascista. Prima nella prigione di Valona e poi a Burrel. "Ci davano da mangiare una
volta al giorno, sempre fagioli e patate, così tanto che soffriamo ancora di ulcera" – racconta Angelo
Kokoshi (morto), che aveva conosciuto il padre di Aldo nel carcere di Burrel. Un altro testimone presente al
momento della morte di Giuseppe Terrusi è anche Petrit Velaj (vivo). “Per tuo padre sono stato un vero
amico. Abbiamo diviso il boccone e le sofferenze. Avevo 21 anni quando mi condannarono a morte. Per 77
giorni mi tennero legati mani e piedi. Per costringermi a denunciare i miei compagni, mi fecero scavare per
tre volte la mia fossa davanti a un plotone di esecuzione. Ma io non reagii. Quando commutarono la mia
condanna a morte in ergastolo, conobbi tuo padre. Due giorni prima di morire, fu trasferito nella cella
destinata a coloro che erano in punto di morte. Soffriva molto, non riusciva a respirare. Ebbe un forte
dolore al petto e poi cominciò a sanguinare dalla bocca. L’abbiamo sepolto vicino ad un ciliegio, da qualche
parte della prigione" descrive gli ultimi momenti della vita di Giuseppe Terrusi, Petrit Velaj, un testimone
oculare.
Un telegramma che annuncia ad Aurelia la morte del coniuge
Aldo Terrusi era piccolo quando fu rimpatriato insieme alla madre in Italia. Dopo l'arresto, l’ultima volta che
vide suo padre fu quando fu trasferito dal carcere di Valona a quello di Burrel. Aldo Terrusi aveva solo 4
anni, ma ricorda ancora il giorno in cui annunciarono la morte del padre. “Abbiamo sempre sperato che mio
padre sarebbe tornato un giorno a casa. Mia madre sperava tanto, anche lo zio, ma un giorno bussò alla
porta mia zia, la sorella minore di mia madre, che teneva in mano un telegramma. Era l’orribile telegramma
che annunciava la morte di mio padre nella prigione di Burrel, mia madre scoppiò in lacrime"- racconta
Aldo Terrusi.
I resti del padre persi in Albania
L’obiettivo principale della prima visita di Aldo Terrusi in Albania nel 1993 era di trovare i resti di suo padre,
rimasti in Albania. Dalle prove raccolte durante il primo viaggio nel 1993, da due ex detenuti che erano stati
in una cella con suo padre, seppe che era stato sepolto nei pressi di un ciliegio nelle parti della prigione di
Burrel. Partì per Burrel con la speranza di trovare i resti di suo padre. Ma il ciliegio non c’era più e il posto
che ricordavano i due testimoni non era più come nel 1952, quando suo padre era morto.