scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 24 marzo 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
23/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il bambino di tre anni morto dopo aver lasciato l'ospedale
8
23/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Primari o Dirigenti?
9
23/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Meno bisturi, più farmaci
10
23/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Le nuove applicazioni di un criterio già utilizzato in altri campi La cronoterapia può
servire anche nei tumori
12
23/03/2014 Corriere della Sera - Roma
Dieci milioni di risparmio per i pannoloni
13
23/03/2014 Corriere della Sera - Roma
Dimesso, muore a casa La Regione indaga insieme alla Procura
14
24/03/2014 Corriere della Sera - Roma
Tarquinia, Pronto soccorso nel mirino del ministero
15
24/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Vaccino per i bimbi e rischio autismo, un pm indaga
16
24/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Torna lo stop a coltivare la cannabis terapeutica»
17
22/03/2014 Il Sole 24 Ore
Droga, nuove tabelle in vigore
18
23/03/2014 Il Sole 24 Ore
La rivoluzione dei linfociti
19
24/03/2014 Il Sole 24 Ore
Dirigenti Pa, tetto agli stipendi giù del 25%
21
22/03/2014 La Repubblica - Nazionale
Il farmaco da 50mila euro che fa paura alla Sanità
23
22/03/2014 La Repubblica - Bologna
"Basta lacrime e sangue per la Sanità pronti ad assumere i precari in corsia"
25
24/03/2014 La Repubblica - Nazionale
Il pm contro i vaccini: "Provocano l'autismo"
27
24/03/2014 La Repubblica - Nazionale
"Per la scienza è solo una bufala e ora a causa di certi giudici rischiamo l'emergenza
sanitaria"
28
24/03/2014 La Repubblica - Nazionale
La bomba ecologica che minaccia il paradiso dei parchi in Abruzzo
30
24/03/2014 La Repubblica - Nazionale
"UN MEDICO ON THE ROAD", IL VIAGGIO DELLA SALUTE
32
23/03/2014 La Stampa - Nazionale
SPESA PUBBLICA, PERCHÉ I TAGLI SONO DIFFICILI
33
24/03/2014 La Stampa - Nazionale
Ora Trani indaga anche sui vaccini
35
24/03/2014 La Stampa - Nazionale
SE I GIUDICI IGNORANO LA MEDICINA
36
24/03/2014 La Stampa - Nazionale
Mantovani: "Allarmi ingiustificati La scienza esclude correlazioni"
37
24/03/2014 La Stampa - Nazionale
Per il bimbo morto a 3 anni due medici sotto inchiesta
38
23/03/2014 Il Messaggero - Roma
Acqua regionale, giallo sulle analisi
39
24/03/2014 Il Messaggero - Roma
«Il feto è morto» ma nasce un bimbo sano
41
22/03/2014 Avvenire - Nazionale
«Il piano per la fertilità? Una rivoluzione»
42
23/03/2014 Avvenire - Nazionale
Il demografo Blangiardo: ma ai giovani servono strumenti concreti, subito
43
22/03/2014 Il Gazzettino - Venezia
Ospedali, ecco il valzer dei reparti
44
23/03/2014 Il Gazzettino - Venezia
Centro prelievi dell'ospedale aperto tutti i giorni feriali
45
23/03/2014 Il Gazzettino - Venezia
I sindacati: «Ok al nuovo distretto ma a Favaro serve il medico H24»
46
24/03/2014 Il Gazzettino - Venezia
Bonato incalza Tommasi: «Pressing sulla Regione per l'hospice»
47
24/03/2014 Il Gazzettino - Venezia
Nuova risonanza magnetica per l'ospedale di San Donà
48
22/03/2014 Il Manifesto - Nazionale
Passato, presente e futuro del sistema Formigoni & Co.
49
23/03/2014 Libero - Nazionale
Def, pensioni e sanità Ecco tutti i conti che già non tornano
50
23/03/2014 Libero - Nazionale
La Commissione Europea sul caso 'Roche-Novartis'
51
23/03/2014 Libero - Nazionale
La salute? Una questione di stile di vita... in Tour!
52
24/03/2014 Il Secolo XIX - Genova
Bimbo dimesso muore a casa, scatta ispezione
53
24/03/2014 Il Secolo XIX - Genova
«POSSIBILI CONNESSIONI CON L'AUTISMO» L'ULTIMA INCHIESTA AVVIATA A
TRANI
54
24/03/2014 Il Secolo XIX - Genova
IODIO, L'AMICO DELLE DONNE
55
22/03/2014 Il Tempo - Roma
Shengen vale anche nell'assistenza sanitaria
57
23/03/2014 L Unita - Nazionale
Decreto Lorenzin, più difficile curarsi con la cannabis
58
24/03/2014 L Unita - Nazionale
Lombardia, la velenosa eredità di Formigoni
59
24/03/2014 L Unita - Nazionale
Lorenzin manda gli ispettori a Viterbo
61
24/03/2014 L Unita - Nazionale
Epidemia di Ebola in Guinea 59 morti
62
23/03/2014 QN - La Nazione - Firenze
Casa della salute Firmato l'accordo per la costruzione della struttura
63
24/03/2014 QN - La Nazione - Firenze
Dà di matto in ospedale Fuori uso il defibrillatore
64
24/03/2014 QN - La Nazione - Firenze
Galà delle rose contro i tumori
65
24/03/2014 La Repubblica - Affari Finanza
L'indice? Tutta salute Il biotech macina utili ed è caccia ai brevetti
66
24/03/2014 La Repubblica - Affari Finanza
Sanità privata d'eccellenza grazie al digitale è low cost
67
24/03/2014 Corriere Economia
Un centro di ascolto e aiuto per le donne vittime della violenza
68
24/03/2014 ItaliaOggi Sette
Sanità/2 Odontoiatria, no a iscrizioni per saltum
69
24/03/2014 ItaliaOggi Sette
Sanità/1 Avvocati Asl con meno pastoie
70
24/03/2014 ItaliaOggi Sette
Cure mediche senza frontiere
71
24/03/2014 ItaliaOggi Sette
Giro d'affari mondiale da 100 mld di dollari
73
22/03/2014 Milano Finanza
Il miracolo di S. Raffaele
74
22/03/2014 Milano Finanza
Chiesi, il bello del pharma
76
21/03/2014 Internazionale
cure negate a cao Shunli
77
21/03/2014 Internazionale
Niente sesso siamo pari
78
21/03/2014 Internazionale
Interpretare il genoma
85
21/03/2014 Panorama della Sanita
È online "Dovesalute.gov.it"
86
21/03/2014 Panorama della Sanita
Una direttiva sulla valutazione della stato di salute delle popolazioni
87
21/03/2014 Panorama della Sanita
Gravi criticità per il Molise e la Calabria, male la prevenzione oncologica per quasi
tutte le regioni /1
88
21/03/2014 Panorama della Sanita
Gravi criticità per il Molise e la Calabria, male la prevenzione oncologica per quasi
tutte le regioni /2
96
21/03/2014 Panorama della Sanita
Tumori: nuove regole per ridurre del 30% le liste d'attesa
99
21/03/2014 Panorama della Sanita
«Non si può chiudere solo in base al numero dei posti letto»
101
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
65 articoli
23/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tarquinia Trovato senza vita nel suo letto, vicino al gemello. Due medici indagati
Il bambino di tre anni morto dopo aver lasciato l'ospedale
«Faringite, un antibiotico e a casa». Aperta un'inchiesta Cartella clinica I magistrati hanno disposto il
sequestro della cartella clinicaEra stato operato sette volte a causa di problemi dopo il parto prematuro
Francesco Di Frischia
ROMA - Un bambino di tre anni viene portato dai genitori nel Pronto soccorso dell'ospedale di Tarquinia
venerdì sera. Il piccolo ha la febbre molto alta: il pediatra, dopo averlo visitato, lo rimanda a casa, a Pescia
Romana, frazione di Montalto di Castro. La diagnosi: faringite. Bastano un antibiotico e un antipiretico per
abbassare la temperatura. I genitori, però, l'hanno trovano morto ieri mattina nel suo letto, a pochi metri
dall'ignaro fratellino gemello che non potrà più giocare con lui. Inutile l'arrivo di una ambulanza del 118.
I familiari denunciano il caso alla magistratura: il procuratore di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, e il pm
Bianca Maria Cotronei hanno indagato due medici che hanno seguito il caso come atto dovuto, per loro
garanzia. L'ipotesi di reato è quella di omicidio colposo. I magistrati hanno disposto il sequestro della cartella
clinica: l'autopsia sarà eseguita martedì a Roma nell'Istituto di Medicina legale dell'Università «La Sapienza».
Intanto i vertici della Regione Lazio, appena si è diffusa la notizia, hanno disposto che una Commissione sul
«rischio clinico» accerti quello che è accaduto nell'ospedale di Tarquinia: gli esperti, oltre ad esaminare la
documentazione, nei prossimi giorni ascolteranno le testimonianze del personale ospedaliero e poi
formuleranno una valutazione sulla vicenda. E un'altra indagine è stata avviata dalla Asl di Viterbo
(competente per territorio): i risultati saranno contenuti in una relazione che già domani sarà sul tavolo del
governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, perché «quanto accaduto genera una forte inquietudine - spiegano
dall'entourage del presidente - e necessita al più presto di esaustivi chiarimenti». «L'autopsia ci aiuterà a
capire molte cose - fa notare il commissario straordinario della Asl di Viterbo, Luigi Macchitella -. Una morte
così repentina potrebbe anche essere stata causata da una meningite o da una leucemia fulminanti.
Verificheremo comunque con grande rigore se ci siano state eventuali negligenze o errori umani».
I genitori della vittima, Filippo Sonno, elettricista all'aeroporto di Fiumicino, e Valentina Gargiani, sconvolti dal
dolore, si sono stretti intorno all'altro figlio e ai parenti: «Nessuno riesce a capire che cosa sia realmente
accaduto - sussurra al telefono un amico della coppia -. Siamo distrutti, questa tragedia ci sta facendo
impazzire. Vogliamo sapere la verità e se ci sono dei responsabili devono essere puniti. Un bambino non può
morire così... ». Anche perché la famiglia Sonno era già stata in apprensione più volte per le precarie
condizioni del piccolo morto ieri: infatti il bimbo era nato da un parto gemellare prematuro, ma per problemi
congeniti i medici erano stati costretti a operarlo per ben sette volte in appena tre anni.
Per questi motivi i carabinieri del Comando provinciale di Viterbo e i colleghi di Tarquinia, dopo avere
sequestrato la cartella clinica, stanno acquisendo anche i referti e tutta la documentazione sullo stato di
salute della vittima da quando è nata: i militari vogliono capire se il decesso sia stato causato da un vecchio
problema di salute riacutizzato oppure da una patologia, contratta recentemente, che potrebbe anche non
essere stata adeguatamente diagnosticata in ospedale. Negli ultimi tempi, però, il piccolo sembrava stare
meglio, come testimoniano alcune foto postate su Facebook dai genitori: gli scatti ritraggono papà, mamma e
i due gemellini tutti abbracciati e sorridenti sulla neve o a giocare sull'altalena. Una felicità cancellata in una
tremenda giornata di primavera.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
8
23/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 41
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Primari o Dirigenti?
Chi sta male non vuole sentire la vicinanza di burocrati, ma di alleati solidali
ALBERTO SCANNI
L'aspetto economico ha invaso le corsie
dei nostri ospedali. Bisogna, da una parte risparmiare, dall'altra incrementare gli introiti per far quadrare i
bilanci. Far rendere
le prestazioni, aprire attività che producano fatturato e che siano particolarmente appetibili per il mercato,
ridurre la spesa farmaceutica, far diventare ambulatoriali prestazioni che, per la loro delicatezza, venivano
effettuate in day hospital, tagliare posti letto: tutto ciò è diventato un imperativo categorico.
Difficile situazione per chi ha la responsabilità
di un reparto e dovrebbe avere come unico obiettivo
quello di curare bene i malati.
Per le leggi attuali costui non si chiama più "primario", ma si chiama "dirigente", come quelli delle banche o
delle poste. E il malato non è più "paziente" (cioè soggetto che "patisce"), ma, freddamente, "persona
assistita": tutte dizioni indicative di una burocratizzazione del rapporto medico-paziente, e testimonianza di un
sistema in cui gli aspetti amministrativi ed
economici sono diventati preponderanti rispetto
a quelli assistenziali.
I dirigenti medici devono occuparsi prevalentemente di conti, devono fatturare, devono contrattare, devono
fare budget, devono fare relazioni in continuazione... e chi più ne ha ne metta. Ed è su questo che oggi
vengono prevalentemente valutati dalle amministrazioni degli ospedali, le quali, quando devono nominare un
primario, sono tentate
di prediligere chi è più preparato su questi aspetti, rispetto a chi è più capace di fare bene il medico nel senso
classico della parola. I malati però non vogliono tutto ciò, vogliono chi è capace di curali al meglio, vogliono
trovare un alleato quando hanno bisogno di un posto letto indipendentemente dai budget, un medico
che non li faccia sentire in colpa se stanno un giorno
in più ricoverati e se l'esame a cui devono sottoporsi costa tanto o poco. In questo percorso i malati non
devono sentire la vicinanza di burocrati, ma di alleati solidali. Brutta cosa per un ospedale avere medici
economisti poco capaci di visitare.
Su ciò le amministrazioni dovrebbero riflettere.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
9
23/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 43
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Meno bisturi, più farmaci
Non in antitesi, ma «alleati» caso per caso Gli interventi si eseguono in laparoscopia e richiedono grande
competenza Il trattamento medico prevede preparati a base di estrogeni o progestinici
[email protected]
La chirurgia dell'endometriosi è in ribasso. Nella cura della malattia si è fatta un po' di marcia indietro rispetto
al passato e oggi si tendono a privilegiare, come prima linea, i farmaci rispetto al bisturi.
«Le due soluzioni, quella chirurgica e quella medica, non sono, però, in antitesi, ma possono essere
combinate a seconda delle necessità cliniche - commenta Paolo Vercellini, professore di Ginecologia e
Ostetricia all'Università Statale di Milano, ospedale Policlinico. Vercellini, secondo la classifica stilata da
Expertscape (un sito che analizza i lavori scientifici dei ricercatori di tutto il mondo per aree di interesse) è
uno dei massimi esperti mondiali nella ricerca e nel trattamento dell'endometriosi, insieme ad altri colleghi che
lavorano nella stessa istituzione.
In altre parole, dunque, non si deve rincorrere l'opzione chirurgica a tutti i costi (soltanto per il fatto che c'è
una lesione o perché c'è dolore o perché si vuole risolvere un problema di infertilità), ma si deve valutare,
caso per caso, quali sono le sue probabilità di successo nel risolvere ognuno di questi problemi, e prendere in
considerazione rischi, alternative e anche costi.
«In passato - continua Vercellini - si è sopravvalutata l'efficacia della chirurgia nell'offrire una chance di
gravidanza in donne infertili per colpa dell'endometriosi, ma al massimo le probabilità di concepimento, dopo
l'intervento, si aggirano fra il 25 e il 40 per cento».
La chirurgia dell'endometriosi (che ha l'obiettivo di rimuovere cisti o aderenze o tessuto endometriosico) è ad
alto rischio, perché il chirurgo può trovarsi a fare i conti con la vescica, l'uretere, il retto e i nervi che transitano
nella zona.
«Oggi gli interventi si eseguono in laparoscopia (senza aprire l'addome, ndr ) - precisa Antonio Canino,
ginecologo all'Ospedale Niguarda di Milano - e richiedono una grande competenza del chirurgo. Ecco perché
andrebbero concentrarti in pochi centri qualificati».
Il trattamento medico, d'altra parte, può essere post-chirurgico o, appunto, di prima linea.
«La terapia medica post-chirurgica - continua Vercellini - ha l'obiettivo di prevenire le recidive (e ci riesce
bene: lo fa nell'80 per cento dei casi) e di evitare la chirurgia «seriale» (alla Mangiagalli, che è un centro di
riferimento, arrivano pazienti che hanno già subito quattro o cinque operazioni, ndr ), ma anche quello di
controllare il dolore e l'evoluzione della patologia».
L'endometriosi è una malattia infiammatoria cronica e non deve stupire che il trattamento medico duri tutta la
vita. «Si basa essenzialmente sugli ormoni - precisa Vercellini - e prevede la somministrazione di
estroprogestinici o di progestinici. In altre parole, della classica pillola contraccettiva, oppure di cerotti o di
dispositivi intrauterini o di anelli vaginali che liberano questi stessi ormoni».
Ma perché somministrare estroprogestinici, cioè preparati che contengono estrogeni (i quali hanno effetto
stimolante sul tessuto endometriale) e non solo progestinici (che invece lo inibiscono)?
«Teoricamente il progesterone è meglio - spiega Vercellini - ma in giovani donne una forte diminuzione degli
estrogeni può comportare effetti collaterali come la perdita di tessuto osseo e una conseguente osteoporosi».
L'obiettivo della terapia è sia quello di inibire l'ovulazione e di bloccare quindi le mestruazioni (il tessuto
endometriosico si comporta, durante il ciclo, come l'endometrio, cioè si sfalda, ma essendo in zone anomale
provoca dolore e tutti gli altri sintomi della malattia), sia di creare un ambiente ormonale stabile e di ridurre,
quindi, l'infiammazione creata dal tessuto endometriale in sede anomala.
Un altro vantaggio degli estrogeni è di ridurre il sanguinamento durante il ciclo, mentre questo non avviene
quando si usano i progestinici. In ogni caso il trattamento va sempre centrato sulla donna.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
10
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La terapia Sovrastimata in passato la chirurgia ai fini di una gravidanza
23/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 43
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«Stiamo parlando di una patologia cronica - dice Vercellini - e dobbiamo mettere i problemi della persona al
centro dell'attenzione in una visione a lungo termine».
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Per saperne di più Associazione Italiana Endometriosi (www.endoassoc.it/) , Associazione Progetto
Endometriosi (www.apeonlus.com )
23/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 49
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Le nuove applicazioni di un criterio già utilizzato in altri campi La
cronoterapia può servire anche nei tumori
Si cerca di scoprire che cosa cambia se si somministrano i chemioterapici in particolari momenti della
giornata oppure della notte Farmaci più efficaci all'ora «giusta» Si studia il modo in cui il corpo si adatta
all'alternanza di luce e buio Si mira a colpire le cellule cancerose durante la loro massima attività
Vera Martinella
Sarà capitato anche a voi: «Prenda questa pillola prima di cena e quest'altra appena si sveglia». Il perché sta
nell'«orologio biologico» che regola il nostro organismo e cerca di adattare le funzioni biologiche
all'alternanza sonno-veglia. In pratica, i farmaci assunti nell'orario più adeguato possono dare risultati migliori
e meno effetti collaterali.
Da alcuni anni gli scienziati si sono chiesti se questo potesse valere anche nella cura dei tumori: cambia
qualcosa se si somministrano i chemioterapici a determinate ore del giorno o della notte? Si possono
ottenere vantaggi perché potrebbero risultare più efficaci o meno tossici?
«A queste domande prova a rispondere la cronoterapia dei tumori, che studia il sistema circadiano
dell'organismo umano (ovvero il modo in cui il corpo si adatta all'alternanza di luce e buio) in relazione alla
chemioterapia» spiega Marina Bellet, ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale
dell'Università degli Studi di Perugia, che conduce le sue ricerche grazie al sostegno di Fondazione Umberto
Veronesi (Fuv). Diversi studi hanno dimostrato che alterare o danneggiare i ritmi circadiani ha profonde
conseguenze sulla salute umana e può favorire l'insorgere di svariate malattie, dalla depressione ai disturbi
metabolici, fino al cancro.
«Sappiamo anche per certo che tutte le cellule del corpo umano tendono a seguire un preciso ritmo nell'arco
delle 24 ore e che le cellule cancerose hanno questi ritmi alterati e si moltiplicano con tempi diversi: questo fa
sì che l'efficacia e la tollerabilità di un farmaco antitumorale possa dipendere anche dall'ora in cui viene
somministrato» chiarisce Bellet, che verrà premiata in una cerimonia in Campidoglio, a Roma, il prossimo 26
marzo insieme con altri 150 giovani ricercatori vincitori dei finanziamenti elargiti da Fondazione Umberto
Veronesi su tutto il territorio nazionale.
Alcuni studi, ad esempio, indicano che il 5-fluorouracile (chemioterapico fra i più usati nella terapia di tumori
dell'apparato digerente e del seno) andrebbe somministrato di notte, perché gli enzimi che lo metabolizzano
sono più attivi e quindi il farmaco risulta meno tossico per i pazienti.
Altre analisi, provano che nelle pazienti con un carcinoma ovarico la combinazione di doxorubicina e
cisplatino risulta più efficace se il primo medicinale viene preso la mattina e il secondo 12 ore dopo. «Tutto
dipende dal tipo di cancro in questione e dal meccanismo d'azione del singolo farmaco, da come agisce e da
come viene metabolizzato: quello che stiamo cercando di capire è in quali orari sia meglio dare ciascuna
terapia, per colpire le cellule cancerose durante la loro massima attività. E, se possibile, quando l'organismo
assimila meglio la cura, così da soffrirne meno gli effetti collaterali».
La meta può non essere molto lontana, visto che la cronoterapia è già realtà per altre patologie. Le statine
per abbassare il colesterolo, ad esempio, vengono fatte assumere la sera, perché puntano a bloccare
l'enzima che produce il colesterolo e che svolge la sua attività soprattutto di notte.
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Per saperne di più su tutto quanto riguarda i tumori
e le loro possibilità di cura www.corriere.it/salute/sportello_cancro
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Oncologia Ricerca/1 Sperimentazione in corso a Perugia
23/03/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Dieci milioni di risparmio per i pannoloni
«Con la gara comunitaria centralizzata la Regione
Lazio ha risparmiato 9 milioni di euro per l'acquisto di pannoloni per
l'incontinenza. Il tutto dando priorità nel punteggio alla qualità del prodotto che è stato testato nei laboratori
specializzati della Camera di Commercio di Milano», spiega in una nota la regione Lazio.
Il prodotto acquistato ha superato tutte le prove, la gara è
stata fatta su tre lotti, aggiudicata lo scorso 14 marzo per tre anni ad un importo complessivo pari a poco
meno di 31 milioni, equivalenti a circa 10 milioni l'anno. La spesa storica annuale registrata in tutte le aziende
è risultata pari a 13 milioni l'anno. Il risparmio dunque è di tre milioni annui che sale a nove su base triennale.
Con questa gara si regolarizza il caos per l'acquisto dei pannoloni per l'incontinenza. Un
prodotto di largo consumo, pagato spesso somme molto diverse da Asl ad Asl e da ospedale ad ospedale, e
che era finito agli onori della cronaca per vicende legate a malasanità e mazzette. Con le gare centralizzate,
invece,episodi simili non si ripetono più. Gli ausili acquistati, per il 90% sono destinati alla consegna
domiciliare e saranno gestiti, secondo le regole
previste nel capitolato di gara, in base ad un meccanismo di remunerazione
basato su un costo forfettario a giornata per utente, indipendentemente dalla
quantità di pannoloni utilizzati. Un meccanismo già sperimentato da tempo in Emilia Romagna, Sicilia, e
Toscana».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Regione
23/03/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 6
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Dimesso, muore a casa La Regione indaga insieme alla Procura
Bimbo di 3 anni, ipotesi omicidio colposo
Valeria Costantini
Mentre la Procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, domani sarà sul tavolo del
presidente della Regione, Nicola Zingaretti, la relazione della Asl di Viterbo sulla morte sospetta di bambino di
tre anni. Il piccolo, che aveva un fratello gemello, è stato ritrovato dai genitori nel suo lettino ieri mattina dopo
essere stato dimesso venerdì sera dall'ospedale di Tarquinia. Il pediatra di turno, dopo averlo visitato, lo ha
rimandato a casa diagnosticando una faringite: per curarlo gli sono stati prescritti antibiotici per debellare
l'infezione e antipiretici per abbassare la febbre che aveva spinto i familiari a portarlo al pronto soccorso.
Il dramma si è consumato, però, ieri mattina quando i genitori del piccolo, Filippo e Valeria Sonno, che vivono
in località Pescia Romana, vicino Montalto di Castro, hanno scoperto nel lettino il corpo senza vita del figlio.
Le grida strazianti della madre hanno subito fatto accorrere i vicini di casa, ma per il bambino non c'era più
nulla da fare. Inutile l'arrivo di una ambulanza del 118.
I genitori della vittima hanno sporto denuncia affinchè venissero accertate eventuali responsabilità da parte
dei medici del pronto soccorso di Tarquinia. Il procuratore di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, ha
indagato due medici come atto dovuto per loro garanzia. L'ipotesi di reato è quella di omicidio colposo. Il
magistrato ha disposto il sequestro della cartella clinica: l'autopsia sarà eseguita martedì nell'Istituto di
Medicina legale della Sapienza.
I vertici della Regione, appena si è diffusa la triste notizia, hanno disposto che una commissione di esperti sul
«rischio clinico» accerti quello che è accaduto nell'ospedale di Tarquinia. L'organismo è formato da Vittorio
Chini della Asl Roma-D, Anna Guzzo del Policlinico Umberto I, Italo Stroppa del Policlinico Tor Vergata, Flori
Degrassi, responsabile della Direzione salute della Regione e Cristina Matranga, responsabile dell'area
giuridica dell'assessorato alla Sanità. La commissione dovrà esaminare la documentazione, ascoltare il
personale sanitario che si è occupato del caso.
Intanto Luigi Macchitella, commissario straordinario nominato da Zingaretti un mese fa, ha chiesto una
relazione sulla vicenda a Massimo Palumbo, primario di pediatria dell'ospedale Belcolle di Viterbo, per capire
che cosa è accaduto e se ci siano state eventuali negligenze o comportamenti non conformi ai protocolli
assistenziali previsti in situazioni analoghe. «Al momento è presto per fare ipotesi - fa notare Macchitella -.
L'autopsia ci aiuterà a capire molte cose: una morte così repentina potrebbe anche essere stata causata da
una meningite o da una leucemia fulminanti. Verificheremo se ci sono state eventuali negligenze o errori».
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La vicenda Il ricovero
Venerdì il bambino viene portato all'ospedale di Tarquinia con febbre alta.
I medici gli diagnosticano una faringite e prescrivono antibiotici e antipiretici
Il decesso
Ieri mattina il piccolo viene trovato morto nel suo lettino nella casa di Pescia Romana.
I genitori chiamano il 118, ma il personale medico non può far altro che constatare il decesso
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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L'indagine Chiesta una relazione alla Asl competente
24/03/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 7
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tarquinia, Pronto soccorso nel mirino del ministero
La Lorenzin invia gli ispettori nell'ospedale Indagati Due medici che hanno visitato il piccolo sono indagati
L'accusa La Procuracontestal'omicidiocolposo Domani l'autopsia
Francesco Di Frischia
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, manda gli ispettori a indagare sul caso del bambino di 3 anni,
Leonardo Sonno, ritrovato morto sabato mattina nel suo lettino. I genitori, Filippo e Valentina, che abitano a
Pescia Romana, frazione di Montalto di Castro, lo portano nell'ospedale di Tarquinia venerdì sera: il piccolo
ha la febbre molto alta. Dopo averlo visitato i medici gli diagnosticano una faringite e lo dimettono
prescrivendo antibiotici e antipiretici. La mattina di sabato, però, i familiari scoprono che il piccolo non respira
più. Inutile l'intervento di un equipaggio di una ambulanza del 118 che può solo constatare il decesso. La
Procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta: due camici bianchi sono indagati come atto dovuto, per loro
garanzia. Già sequestrate la cartella clinica e una voluminosa documentazione relativa ai sette interventi
chirurgici subiti da Leonardo, nato prematuro insieme a un gemello, ma con seri problemi intestinali che ne
hanno rallentato lo sviluppo della crescita. Il reato contestato ai camici bianchi, al momento, è omicidio
colposo.
Il ministro Lorenzin vuole capire «come sia stato possibile il verificarsi della tragedia della morte del piccolo
Leonardo - è stato spiegato in una nota - soltanto poche ore dopo essere stato sottoposto a controllo medico
specialistico presso l'ospedale di Tarquinia». In particolare «si intende verificare se a causare la morte del
piccolo abbiano concorso anche fattori organizzativi - precisano dal dicastero - e se l'ospedale (che fa parte
della Asl di Viterbo ndr ) sia tra quelle strutture in grado di assicurare assistenza specialistica pediatrica in
emergenza».
Sul giallo della morte di Leonardo sta indagando anche la Regione: il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti,
riceve oggi dalla Asl di Viterbo, competente per territorio sull'ospedale di Tarquinia, una relazione sulla
vicenda. Le cause del decesso, secondo le prime ipotesi, potrebbero essere una leucemia o una meningite
fulminanti, ma non è da escludere la possibilità che un rigurgito, ostacolato dalla faringite, possa avere
soffocato il bambino. Molti dubbi li chiarirà domani l'autopsia che sarà eseguita nell'istituto di Medicina legale
della Sapienza, su chiesta dalla Procura di Civitavecchia.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Il caso Il bimbo di 3 anni morto dopo essere stato dimesso con la faringite
24/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Vaccino per i bimbi e rischio autismo, un pm indaga
G.Fas.
La Procura di Trani ha avviato un'indagine sulla somministrazione del vaccino trivalente non obbligatorio Mpr,
contro morbillo, rosolia e parotite, e sulle sue possibili connessioni con l'insorgenza dell'autismo. All'inchiesta,
aperta dal pubblico ministero Michele Ruggiero per lesioni colpose gravissime, stanno lavorando i carabinieri
del Nas che, rivela la stampa locale, cercheranno dati e documenti medici soprattutto degli ultimi cinque anni,
focalizzando l'attenzione anche su chi ha finanziato le campagne di vaccinazione facoltative. Gli accertamenti
sono partiti dopo la denuncia dei genitori di due bambini ai quali è stata diagnosticata dai medici una
sindrome autistica «a insorgenza post vaccinale» che, secondo le denunce, potrebbe essere stata causata
proprio dal vaccino Mpr. L'ipotesi di reato per adesso è contro ignoti.
Il legame tra i vaccini e l'autismo è un rebus da anni. In Italia nel 2012 una sentenza del tribunale di Rimini
condannò il ministero della Salute a risarcire i genitori di un bambino che avrebbe sviluppato la malattia
proprio a seguito dell'immunizzazione. Ma la comunità scientifica sembra compatta nel ritenere che invece la
correlazione non esista. Non ultima l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che in un vademecum
pubblicato sul suo sito a settembre del 2013 ribadì: nessun legame fra la sindrome e il vaccino. «I dati
epidemiologici disponibili non mostrano nessuna evidenza di correlazione» dicono dall'Oms, né tra il vaccino
trivalente Mpr per morbillo e l'autismo né «per ogni altro vaccino infantile». Il documento pubblicato nel 2013
dall'Oms svela che la prevalenza della malattia è di un caso ogni 160 e parla però più correttamente di
«disordini dello spettro autistico» per sottolineare che si tratta in realtà di una serie di malattie diverse. Ancora
poco, conferma l'Oms, si sa delle cause, ma le evidenze scientifiche suggeriscono che vari fattori genetici e
ambientali possono influire.
A ipotizzare per primi il legame furono alcuni studi pubblicati dal medico inglese Andrew Wakefield nel 1998
su riviste prestigiose come Lancet e British Medical Journal . Ma indagini più approfondite dimostrarono che
quegli studi erano falsi: furono ritirati dagli organi scientifici ma hanno continuato ad avere credito soprattutto
su Internet. Non a caso sono i più citati dai vari movimenti contro i vaccini che trovano terreno fertile nella
Rete.
Preoccupata la Società italiana pediatria che per bocca del suo presidente Giovanni Carosello fa sapere: la
paura di una correlazione tra il vaccino trivalente non obbligatorio (Mpr) e l'insorgenza della sindrome è
«immotivata». Al contrario, «il fatto che alcuni diano come acquisita una correlazione che scientificamente
non è provata rischia di ridurre le copertura vaccinali, con il pericolo che possano riemergere malattie gravi
oggi quasi scomparse».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Trani Verifiche sul siero non obbligatorio anti morbillo e rosolia. L'Organizzazione mondiale della sanità e i
pediatri: paure del tutto immotivate
24/03/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Torna lo stop a coltivare la cannabis terapeutica»
Il governo «ha cambiato le tabelle sulle droghe ma ha reintrodotto il divieto di coltivazione per la cannabis
anche a scopi terapeutici». A sostenerlo sono Marco Cappato, Filomena Gallo e Antonella Soldo
dell'Associazione «Luca Coscioni», sottolineando come l'esecutivo «rimanga dunque nella contraddizione
che vede da una parte una legge che consente l'uso del principio attivo della cannabis Thc in terapia dal
2007 e dall'altra un divieto a coltivare anche per scopi terapeutici». «Uno degli effetti poco pubblicizzati del
pronunciamento della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi è stato - spiegano - proprio quello
dell'abrogazione del divieto di coltivazione».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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L'associazione Coscioni
22/03/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 20
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Droga, nuove tabelle in vigore
Aggiornata la lista delle sostanze - Medici al riparo da sanzioni
Giovanni Negri
MILANO
In vigore le nuove tabelle sulle sostanze stupefacenti. Pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» il decreto legge
36 del 21 marzo 2014 prende atto della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato una parte della
Legge Fini Giovanardi. Gli articoli 4-bis e 4-vicies ter del decreto legge 272/2005, introdotti dalla legge di
conversione 49/2006, disposizioni oggetto della censura da parte della Consulta, hanno modificato una
molteplicità di disposizioni del Testo unico delle misure antidroghe (Dpr 9 ottobre 1990, n. 309). Tra le norme
modificate, quelle sulle tabelle delle sostanze stupefacenti o psicotrope soggette alla vigilanza e al controllo
del ministero della Salute e ai criteri per l'inclusione delle sostanze medesime nelle diverse tabelle, ma anche
il trattamento sanzionatorio per la produzione e il traffico illecito di tali sostanze. In particolare, le precedenti
sei tabelle sono state sostituite da due tabelle, e sono stati modificati anche i criteri per l'inclusione delle
sostanze nell'una o nell'altra tabella.
La pronuncia della Corte costituzionale ha ripristinato di fatto la precedente distinzione tra droghe leggere e
pesanti. La dichiarazione di illegittimità, peraltro, essendo basata sull'accertamento di un vizio di natura
procedurale, non ha riguardato soltanto le disposizioni specificamente impugnate nel giudizio, ma si è estesa
agli articoli 4-bis e 4-vicies ter nella loro globalità. La Consulta ha anche precisato che, dopo il giudizio di
illegittimità, rivive la precedente disciplina, con le relative tabelle.
«Considerando che l'articolo 4-vicies ter - sottolinea la relazione al decreto legge - ha modificato oltre 30
articoli del Testo Unico, intervenendo su diverse materie attinenti, oltre che alla definizione dei criteri per la
classificazione delle sostanze soggette a controllo e per l'aggiornamento delle stesse, anche alla
regolamentazione di aspetti molto rilevanti come la fabbricazione, la produzione, la commercializzazione e la
dispensazione dei medicinali contenenti sostanze ad azione stupefacente o psicotropa, ben si comprende
l'ampiezza della cornice normativa caducata dalla sentenza stessa».
L'incertezza di questa situazione era poi di particolare gravità se si tiene presente che il ripristino delle
vecchie tabelle fa venir meno l'inserimento, tra le sostanze sottoposte a controllo, di tutte le nuove sostanze
stupefacenti e le nuove droghe sintetiche, che invece, sulla base dei periodici aggiornamenti e delle costanti
nuove acquisizioni scientifiche, erano ricomprese nelle tabelle cancellate dalla Corte costituzionale. Basta
pensare, avverte il Governo, ai cannabinoidi sintetici e alle altre nuove e pericolosissimi droghe sintetiche.
Tali sostanze, dunque, perderebbero la qualificazione di illegalità, con evidenti ripercussioni sulla tutela della
salute. Di qui la necessità di un intervento d'urgenza del Governo che procedesse all'adeguamento delle
tabelle ripristinate dalla Consulta.
Con il decreto si procede poi a rimediare anche un'altra emergenza: l'obbligo per i medici di prescrivere i
medicinali impiegati nella terapia del dolore con un ricettario di modello non più disponibile, con il rischio di
incorrere in sanzioni amministrative.
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Le modifiche
01 | LE TABELLE
Il decreto legge in vigore prende atto del ripristino delle vecchie tabelle previste dal Testo unico antidroga,
per effetto della sentenza della Corte costituzionale e provvede all'aggiornamento delle sostanza comprese
con l'obiettivo di evitare che restino assenti droghe oggi assai pericolose
02 | I MEDICI
Con il provvedimento si interviene anche per mettere al riparo da sanzioni amministrative i medici che
prescrivono sostanze psicotrope nell'ambito della terapia del dolore
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Stupefacenti. Pubblicato il Dl 36/2014 che modifica la Fini-Giovanardi dopo la sentenza della Consulta
23/03/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 27
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La rivoluzione dei linfociti
Alberto Mantovani
In una delle scene iniziali di Philadelphia, Andrew (Tom Hanks) riceve il referto delle analisi da cui risulta che
il conto dei linfociti "CD4" è diminuito. Si capisce che è un segnale preoccupante. Siamo nel 1993, e il
successo mondiale dell'opera di Jonathan Demme, porta a conoscenza di un larghissimo pubblico che
l'andamento clinico dell'Aids è monitorato contando il numero di una sottoclasse di linfociti T: cellule del
sistema immunitario che svolgono una funzione cruciale nel coordinare le nostre difese da agenti patogeni.
Da quel momento, quasi ogni persona di cultura media può sapere che "CD4" è un dato medico importante,
ma pochi sanno cosa significhi in termini biologici. Meno ancora conoscono l'origine storica del procedimento
per produrre il dato. Ebbene, nel territorio linguistico dell'immunologia, speculativo e allo stesso tempo
estremamente sperimentale, la sigla era il marchio di una rivoluzione tecnologica che nel corso degli anni
Ottanta aveva fatto fare un salto epocale alle conoscenze sull'evoluzione molecolare somatica delle
popolazioni di cellule immunitarie che migrano e si trasformano incessantemente nell'organismo. Quella
rivoluzione era stata guidata da un ricercatore geniale: Leonard Herzenberg, morto nell'ottobre scorso a 81
anni.
"CD" sta per Cluster of Differentiation (gruppo di differenziazione) e si riferisce a strutture molecolari presenti
sulle cellule, in questo caso i linfociti, che possono essere agganciate chimicamente da anticorpi monoclonali
fluorescenti, e quindi rilevati e contati elettronicamente con uno strumento che usa il laser, per consentirne
così un'analisi biofisica della cellula per scopi di ricerca o diagnostici. Lo strumento si chiama Facs
(fluorescent-activated cell sorter), e fu inventato da "Len" Herzenberg e dalla moglie Leonore (Lee): una
coppia "alternativa" che ha dedicato la vita alla ricerca scientifica e a pensare con giudizio. L'invenzione e la
commercializzazione del Facs sono un esempio virtuoso di ricerca trasferita con successo dal laboratorio alla
pratica clinica in infettivologia, immunologia, ematologia e oncologia.
Verso la fine degli anni Sessanta gli Herzenberg pensarono di utilizzare le competenze di esperti americani,
contrari come loro alla guerra in Vietnam, per applicazioni pacifiche della tecnologia. Nacque il Facs, basato
sulla tecnologia laser, che consente di intercettare le singole cellule e rilevare diversi parametri fisico-chimici
(volume e complessità morfologica, contenuto di pigmenti, Dna, Rna, proteine, antigeni di superficie e
intracellulari, pH) che, correlati tra loro, permettono di identificare e studiare sottopopolazioni di cellule anche
rare. Inoltre, attraverso un processo detto "sorting", il Facs separa le cellule che portano una determinata
molecola piuttosto che un'altra. Questo secondo risultato fu ottenuto combinando la tecnologia del laser con
quella degli ibridomi, cioè la possibilità messa a punto negli anni Settanta dagli immunologi César Milstein e
Georges Köehler di creare anticorpi monoclonali, cioè chimicamente specifici nel riconoscere e legare
un'unica molecola antigenica. Gli Herzenberg alla fine degli anni Settanta introdussero questa tecnologia, che
consentiva una standardizzazione dei dati negli studi sperimentali di immunologia cellulare, nei laboratori
statunitensi. Tanto dire, significava il loro uso e la commercializzazione su scala mondiale. Anche se il Nobel
per l'invenzione degli anticorpi monoclonali fu dato a Milstein e Köehler, la dimostrazione di quel che se ne
poteva davvero fare la fornirono gli Herzenberg.
Le ricadute del Facs sulla pratica clinica sono state innumerevoli. Allo stesso modo in cui consente di
contare i linfociti CD4+ nei pazienti sieropositivi per Hiv, il Facs permette la caratterizzazione del tipo di
leucemia, così come il monitoraggio nei trapianto di midollo, seguendo la ricostituzione del sistema
immunitario. E sono solo alcuni esempi di utilizzo: l'elenco completo sarebbe lunghissimo.
Il contributo scientifico di Len Herzenberg non si fermò al Facs combinato con gli ibridomi, e alla diffusione
degli anticorpi monoclonali nei laboratori statunitensi. La sua formazione da immunologo di base, con
competenze di genetica, biochimica e biologia cellulare, si espresse nell'identificazione delle sottopopolazioni
di cellule B del sistema immunitario (che producono gli anticorpi) e di numerosi tumori del sangue che
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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leonard herzenberg (1931- 2013)
23/03/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 27
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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derivano da questo tipo di cellule. Le sue scoperte hanno cambiato la clinica delle malattie infettive e del
cancro, consentito di classificare con più precisione i tumori che derivano dalle cellule B, quindi diagnosticarli
e curarli meglio.
Len e Lee erano scienziati colti e impegnati, sensibili alle battaglie civili e politiche. Si sono battuti contro il
maccartismo, la proliferazione nucleare e le derive eugeniche, nonché contro i tentativi di caricare di
connotati moralistici e omofobi la diffusione dell'Hiv. Molto attento alla responsabilità sociale del suo ruolo,
Len ha brevettato le sue scoperte perché riteneva che sviluppare industrialmente i suoi prodotti fosse l'unico
modo per renderli utilizzabili da tutti. Tuttavia, dal momento che le ricerche erano state finanziate con fondi
pubblici, ha rifiutato qualsiasi guadagno personale, destinando tutti i proventi all'Università di Stanford e al
suo laboratorio. Altri tempi.
La storia di Len (e Lee) Herzenberg contiene diversi insegnamenti per capire le logiche di sviluppo della
scienza moderna. Innanzitutto l'importanza della tecnologia, che ha il potenziale di aprire nuove strade nella
giungla del mondo fisico-biologico e consente di vedere cose o orizzonti prima impensabili. Inoltre,
esemplifica il valore della ricerca preclinica, senza la quale non ci possono essere progressi sostanziali nel
contesto clinico e nelle terapie. Infine, la responsabilità sociale dello scienziato. Oggi questa responsabilità
tende a essere enfatizzata a livello delle attività delle charities, come sono in Italia, Fondazione Cariplo o Airc,
ma ogni scienziato dovrebbe viverla in prima persona.
Direttore Scientifico IRCCS Istituto Clinico Humanitas e docente presso l'Università degli Studi di Milano
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24/03/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Dirigenti Pa, tetto agli stipendi giù del 25%
Riduzione dei valori massimi con l'adeguamento dei limiti retributivi ai valori del presidente della Repubblica
OBIETTIVI COMPLICATI Limitandosi solo alle retribuzioni più elevate il taglio si concentrerebbe su 2 dei 16
miliardi di massa salariale dei vertici
Davide Colombo Gianni Trovati
I dirigenti pubblici tornano al centro dei progetti di «riforma della pubblica amministrazione» e della spending
review, che insieme ai margini sul deficit è chiamata a finanziare il taglio Irpef da 10 miliardi promesso dal
premier Matteo Renzi. Nei giorni scorsi le reazioni si sono concentrate sugli «85mila esuberi» stimati dal
commissario alla spending review Carlo Cottarelli nel complesso degli uffici pubblici italiani, ma i progetti di
riforma in cantiere partono in realtà dal nodo-dirigenti e dai loro stipendi.
Su questo punto, le slide da guardare sono prima di tutto quelle presentate dal premier Matteo Renzi, che sul
tema dicono due cose: la riforma va messa in cantiere ad aprile, cioè fra pochi giorni, e deve prevedere che
nessun «manager pubblico» guadagni più del presidente della Repubblica. Tradotto in numeri,
significherebbe far scendere a 239.181 euro all'anno il tetto massimo oggi fissato a 311.658 euro: un bel
taglio, il 23,3 per cento, che deve ovviamente essere chiarito nelle modalità ma dovrebbe interesserebbe un
gruppo di amministratori di società controllate non quotate (di qui la polemica accesa venerdì dall'ad di
Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, che si è detto intenzionato «a cercare un'altra occupazione» in caso di
taglio allo stipendio), qualche dirigente apicale di ministeri e amministrazione centrale in genere, e i vertici
della Cassazione e delle altre magistrature. Sempre che si riesca a fare, la mossa darebbe un bel guadagno
d'immagine al Governo, ma solo un piccolo aiuto ai conti pubblici.
Gli obiettivi di bilancio si incontrano infatti nelle altre slide protagoniste di queste settimane, quelle di
Cottarelli, e sono ambiziosi: dal taglio dei trattamenti economici dei dirigenti pubblici dovrebbero arrivare
risparmi per 500 milioni l'anno. Obiettivi ambiziosi ma non semplici da raggiungere, come mostrano i dati più
aggiornati sulle masse salariali. Vediamo perché.
Ai 156.167 dirigenti in servizio a fine 2012 (dati Conto annuale Mef-Ragioneria generale) corrispondeva una
spesa per stipendi da 16,1 miliardi (circa il 10% di quella complessiva del pubblico impiego) compresi gli
«oneri riflessi», cioè i contributi sociali pagati dalle amministrazioni.
Ebbene: 14 di quei 16 miliardi sono andati a dirigenti con una retribuzione complessiva annua fino a 7273mila euro lordi, una fascia che comprende tutti i dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale e i presidi
delle scuole. Immaginando che il taglio o la riparametrazione degli stipendi sulle medie Ue-Ocse, come ha
proposto Cottarelli, non tocchi queste fasce basse, restano circa due miliardi: il primo miliardo rappresenta il
costo dei dirigenti dei ministeri, degli enti di ricerca, delle università, degli enti pubblici non economici e della
presidenza del Consiglio. Il secondo miliardo arriva invece dal costo annuo dei dirigenti delle Regioni e delle
autonomie locali. Se questa è la "massa di spesa aggredibile" il taglio vale il 25% del monte salariale lordo.
Ma c'è un problema: il Governo può intervenire sulla spesa corrente delle Regioni fino a un certo punto, a
meno di non immaginare l'operazione con il varo di una norma di coordinamento di finanza pubblica di profilo
costituzionale che assicuri questa possibilità, magari in vista dell'annunciata riforma del Titolo V della Carta.
Viceversa resta un miliardo di massa stipendiale subito aggredibile su retribuzioni che, secondo la
riscostruzione fatta da Aran per il Sole 24 Ore, variano su medie tra i 98 e i 143mila euro lordi l'anno con
medie molto differenziate a seconda della numerosità o meno di dirigenti di seconda fascia nelle
amministrazioni in questione.
Morale della favola: per centrare il risultato bisognerebbe lavorare parecchio di forbici, e andare a incidere
anche su retribuzioni che non si possono definire «d'oro» e che, nel caso delle Autonomie, non sono facili da
aggredire. Una prima ipotesi formalizzata è quella presentata nei giorni scorsi dal presidente della
commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia (Pd), e prevede per il 2014-2016 un taglio del 6% per
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Spending review I TAGLI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
24/03/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 3
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
gli stipendi superiori ai 60mila euro lordi l'anno, del 7% per gli assegni superiori a 70mila euro lordi e dell'8%
per gli stipendi oltre gli 80mila euro (si veda Il Sole 24 Ore del 19 marzo), "protetta" sul piano costituzionale
dall'obiettivo del pareggio di bilancio previsto dal nuovo articolo 81.
I tecnici del Governo lavorano invece a un meccanismo di tetti progressivi e diversificati per dirigenti di I e II
fascia, secondo un meccanismo che era già stato ipotizzato lo scorso anno ma era stato subito abbandonato.
Ora però i tempi stringono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA IL TETTOMOBILE L'andamentodel limite massimo alle retribuzioni
pubbliche introdotto dalGovernoMonti a fine 2011. Valori in euro lordi all'anno (*) In vigore dopo la legge di
stabilità, si applica a tutti i compensi ricevuti dalla Pa e dalle società controllate (circolare 3/2014 della
Funzione pubblica); (**) ipotesi riforma Fonte: Funzione pubblica ed elaborazione del Sole 24 Ore LE BUSTE
PAGA Il numero e la retribuzione media annua dei dirigenti per comparto Retribuzione complessiva annua
Numero dirigenti (31/12/2012) Enti pubblici non economici Presidenza del consiglio ministri Enti di ricerca
Agenzie fiscali Regioni ed Autonomie locali Università Ministeri Servizio Sanitario Nazionale Scuola Istituzioni
Alta Formazione Artistica e Musicale Massa salariale lorda (mln)* TOTALE MEDIA TOTALE 16.027 74.849
156.167 500 milioni di euro sul totale del monte salari (16,03mld) rappresentano poco più del 3% escludendo
le retribuzioni sotto i 75000 euro/anno i 500mln rappresentano il 25% del monte salari (2mld) * Gli oneri
riflessi sono pari al 38,38% per il settore statale e il 37% per il settore pubblico Fonte: Elaborazione Aran su
dati conto annuale ministero dell'Economia-Ragioneria generale dello Stato 143.952 132.938 113.003
105.599 98.247 97.871 92.825 66.290 59.809 72.477 189 52 18 241 1.059 33 397 686 0 13.352 958 285 114
1.646 7.866 249 3.088 134.473 7.482 6 MOVIMENTILIMITATI flussi di mobilità nei comparti pubblici negli
ultimi tre anni Comparti Servizio sanitario nazionale Regioni e Autonomie locali Regioni a statuto speciale
Corpi di polizia Forze armate Università Scuola Enti di ricerca Agenzie fiscali Enti pubblici non economici
Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministeri Altri Saldo mobilità totale Pa
La platea e la «massa salariale»
LE BUSTE PAGA
IL TETTO MOBILE L'andamento del limite massimo alle retribuzioni pubbliche introdotto dal Governo Monti a
fine 2011. Valori in euro lordi all'anno
MOVIMENTI LIMITATI I flussi di mobilità nei comparti pubblici negli ultimi tre anni
22/03/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
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Il farmaco da 50mila euro che fa paura alla Sanità
MICHELE BOCCI
ARRIVA il super farmaco e il sistema sanitario italiano trema. Aifa, ministero alla Salute, Regioni e specialisti
studiano come parare il colpo del Sofosbuvir, il primo antivirale in grado di sconfiggere, in buona parte dei
casi, l'epatite C. L'azienda che lo produce, la californiana Gilead sciences, se lo fa pagare caro, intorno ai
50mila euro per un trattamento di 12 settimane.
A PAGINA 20 ROMA - Arriva il super farmaco e il sistema sanitario italiano trema. Aifa, ministero alla Salute,
Regioni e specialisti stanno studiando come parare il colpo del Sofosbuvir, il primo antivirale in grado di
sconfiggere, in buona parte dei casi, l'epatite C.
Il problema è che l'azienda che lo produce, la californiana Gilead sciences, se lo fa pagare molto caro. Il
prezzo per l'Italia non è ancora stato contrattato dall'Agenzia del farmaco ma visto anche quello che sta
succedendo in altri Paesi europei si stima che si aggirerà intorno ai 50mila euro per un trattamento di 12
settimane. Non è tanto il costo per il singolo paziente a spaventare, quanto il numero di pazienti.
L'infezione che si prende prevalentemente attraverso il sangue, un po' come l'Hiv, è diffusissima e in tanti
non sanno nemmeno di averla. Le stime più pessimistiche ipotizzano che nel nostro Paese potrebbero aver
bisogno della terapia tra le 200 e le 500mila persone, per una spesa massima di 25 miliardi di euro. È una
cifra esorbitante, che il sistema sanitario non può assolutamente permettersi. Tanto per avere un'idea, è poco
più bassa di quanto spende l'Italia in un anno per tutte le medicine, quelle somministrate in ospedale o
vendute in farmacia, a carico del sistema pubblico o dei cittadini. Il punto è che anche cifre molto inferiori non
sono alla portata delle casse delle Regioni. Negli uffici del ministero sta girando un dossier che parla di una
spesa compresa tra 3 e 25 miliardi: anche la prima delle due cifre, che servirebbe per 60mila malati, non è
ritenuta sostenibile.
Ieri mattina all'Aifa c'è stato un incontroa cui hanno partecipato anche i medici dell'Aisf, l'associazione
italiana per lo studio del fegato. L'idea è quella di disegnare delle linee di utilizzo del medicinale, sentito
anche il ministero, per individuare i pazienti da trattare. Va assicurato a chi serve veramente, evitando
trattamenti inappropriati.
Stefano Fagiuoli dirige la gastroenterologia e epatologia dell'ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo e fa
parte dell'Aisf. «Dobbiamo darci un sistema ragionevole di priorità e all'inizio dovremo usare il farmaco su chi
ne ha maggior bisogno, chi rischia nell'immediato di morire per la malattia. Con gli altri pazienti dobbiamo
parlare, spiegando che ci sono altre terapie e possono aspettare facendo quelle. Il punto è che la stragrande
maggioranza degli infettati non sanno di avere la malattia». L'arrivo della nuova molecola potrebbe
sensibilizzare maggiormente tutta la popolazione, così aumenteranno i controlli e ci saranno nuove diagnosi.
Per questo le persone che chiederanno di essere trattate potrebbero aumentare. L'Italiaè il paese di Stamina,
dove in tanti si battono per avere un metodo nemmeno sperimentato. Cosa può succedere per un farmaco il
cui funzionamento è dimostrato? «È la mia paura - dice Fagiuoli - trovarsi con pazienti a cui diciamo che non
c'è bisogno di prendere subito il farmaco che vanno da un giudice per obbligare il sistema sanitario a curarli
con quella molecola. Per fortuna le associazioni dei pazienti sono molto serie».
Il Sofosbuvir è in grado di provocare la remissione della malattia, cioè di portare alla sieronegatività. Fino ad
ora si usavano molecole come l'interferone che stimola il sistema immunitario a reagire contro l'infezione, ora
è arrivato un antivirale diretto. «Altre quattro o cinque aziende stanno lavorando su molecole simili che
arriveranno sul mercato in futuro - osserva ancora Fagiuoli- la concorrenza potrebbe abbassare i prezzi».
Quello per l'epatite C è solo il primo di una serie di farmaci a prezzo molto alto destinati ad entrare in
commercio. In questi anni si stanno deprezzando parecchie molecole di largo consumo per la scadenza del
brevetto ma arrivano nuovi prodotti specialistici molto cari. È il caso di un prodotto contro la fibrosi cistica
atteso l'anno prossimo e di medicinali oncologici, ad esempio contro il cancro alla prostata.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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R2 Il caso
22/03/2014
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PER SAPERNE DI PIÙ www.webaisf.org www.epac.it
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22/03/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 2
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L'assessore Lusenti: ma restano 1500 posti letto su cui intervenire Ospedali di comunità Non taglieremo altri
posti nei reparti, ma li trasformeremo grazie agli ospedali di comunità Medici e infermieri Abbiamo bisogno di
medici e infermieri, per questo puntiamo a stabilizzare chi ha contratti a tempo
ROSARIO DI RAIMONDO
«Dopo tre anni di tagli, nel 2014 confidiamo in una boccata d'ossigeno. Se quest'anno, come previsto dal
patto per la salute, il fondo sanitario aumenterà, potremo pensare a un'inversione del trend» spiega Carlo
Lusenti, assessore regionale alla Sanità. Che da un lato indica uno dei punti su cui è necessario intervenire
subito, cioè una parte di quei 1.800 precari del nostro servizio sanitario da assumere. E dall'altro avverte: «Il
sistema deve cambiare, non è solo una questione di soldi.
L'anno scorso sono spariti 1.000 posti letto, entro due anni possiamo intervenire su altri 1.500. Ma dal 2010
ad oggi, anche in condizioni di difficoltà, noi abbiamo retto senza massacrare la qualità dei nostri servizi».
Assessore Lusenti, di recente però avete confermato il blocco del turn-over.
«Per i primi sei mesi del 2014 abbiamo avuto un atteggiamento responsabile, sulla base delle condizioni del
2013. Ma intanto ragioniamo su cosa si potrà fare nel secondo semestre se verrà confermato il fondo
sanitario. A partire dalla stabilizzazione dei precari a tempo determinato: abbiamo bisogno di medici e
infermieri». Quanti? «È ancora difficile fare una stima, dipende anche dai piani di pensionamento delle
aziende sanitarie». La nuova spending review di Cottarelli la preoccupa? «Una cosa è chiedere alle Regioni
di recuperare risorse che restano dentro al sistema per migliorarne l'efficienza. Un'altra è togliere un miliardo
di euro alla Sanità per restituirli allo Stato. Gli oltre 109 miliardi di euro per il servizio sanitario nazionale sono
la nostra condizione per sederci al tavolo». Questa «boccata d'ossigeno» come si traduce in EmiliaRomagna? «I nostri servizi devono cambiare, e non è solo una questione di soldi. È il mondo della sanità che
è cambiato e continua a farlo. A partire dagli ospedali, che devono dimagrire e specializzarsi.
L'anno scorso sono spariti 1.000 posti letto e non abbiamo di certo lasciato i pazienti in barella.
Entro due anni possiamo risparmiarne altri 1.500, trasformandoli grazie agli ospedali di comunità. Strutture
dove lavorano medici di famiglia e infermieri».
Entro settembre serve un piano degli ospedali da trasformare. Quanti saranno? «Si tratta di un processo che
può durare anni, non è una questione di numeri, valuteranno i singoli territori. A noi, che abbiamo creato
questo modello, interessa che ci sia dell'assistenza più adeguata, più sicura ed efficace.
In questo contesto c'è anche il piano sui punti nascita.A Porretta la ferita per la chiusura brucia ancora.
«Viviamo in un'epoca di comitati. Ma non c'entrano nulla i soldi. Il ministero della Sanità, l'Oms, le società
scientifiche, tutti hanno fissato degli standard di qualità e sicurezza per le donne che partoriscono. Gli
ospedali devono garantire 1.000 parti l'anno, oppure 500 in particolari contesti che devono essere motivati».
Però il ministero ha giudicato la Regione inadempiente proprio perché queste chiusure non sono avvenute
prima. «Inadempienti con impegno.
Nel senso che, con i dovuti modi, altri punti nascita saranno chiusi dopo un ragionamento specifico per ogni
ospedale».
Riguardo ai servizi dei nostri ospedali, c'è il tema dei pronto soccorso. Le file interminabili sembrano un
problema irrisolvibile. È così? «Partiamo dai numeri: nei pronto soccorso facciamo 1,8 milioni di prestazioni
all'anno. Non sto dicendo che sono perfetti, ma è così in tutti i grandi ospedali del mondo. Ma un pronto
soccorso si valuta per una fila di 6 ore per una storta o per il fatto che, ovunque tu sia, in ogni momento, c'è
un sistema che può salvarti la vita in caso di infarto o ictus?».
E quindi dobbiamo rassegnarci a questa dicotomia? «No, combattiamo sempre per migliorare senza
rassegnarci. Ma oggi queste strutture sono cambiate rispetto a una volta, sono più accoglienti, hanno più
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"Basta lacrime e sangue per la Sanità pronti ad assumere i precari in
corsia"
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servizi. Io vorrei fare un ragionamento sui diritti: nel 2011 e nel 2012, nonostante i tagli, oltre il terremoto, il
ministero ci ha classificati primi in Italia per il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
Questo è il nostro biglietto da visita». Da pochi giorni Mauro Moruzzi non è più direttore di Cup 2000. A che
punto è il piano di riorganizzazione? «Siamo in attesa di un confronto con i sindacati. E ripeto: come ha detto
Errani fin dal primo momento, il nostro primo obbiettivo è garantire l'occupazione. Riguardo a Moruzzi e alla
sua decisione, gli sono grato per il suo lavoro di questi anni».
Foto: POLITICA E OSPEDALI Da mesi sulle sale operatorie si scontrano le Ausl e i comitati. In alto a destra
l'assessore Lusenti con il presidente Errani
24/03/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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La procura di Trani indaga per lesioni. I pediatri: decisione assurda, non c'è alcun nesso
GIULIANO FOSCHINI
BARI - L'Organizzazione mondiale della sanità, i pediatri e gli esperti di tutto il mondo sono concordi nel dire
che è una bufala: il vaccino contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr) non provoca l'autismo. Eppure una
Procura, quella di Trani, ha aperto un'indagine, i carabinieri del Nas hanno cominciato a indagare e oggi c'è il
rischio, fortissimo, che si crei un vero allarme sanitario: molti genitori, per paura, hanno cominciato a non
sottoporre i figli anche ai vaccini obbligatori. Tanto che soltanto a Bari, dopo la denuncia da parte delle Asl dei
genitori inadempienti, il tribunale dei minorenni ha aperto cinque fascicoli, con tanto di segnalazione ai servizi
sociali, così come prevede la legge. Il caso è scoppiato nei giorni scorsi, quando - dopo anni di convegni
scientifici semi clandestini, informazioni via Internet, medici licenziati perché accreditavano questo tipo di
teorie - la correlazione presunta tra vaccino e autismo è finita in un'aula di tribunale. Il sostituto procuratore di
Trani, Michele Ruggiero, ha infatti aperto un'inchiesta in seguito alla denuncia di una coppia di genitori che
ritengono che i loro figli siano autistici per colpa del vaccino. Il fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizza il
reato di lesioni colpose gravissime e mira appunto a verificare se ci sia un nesso causale tra il farmaco e la
malattia. Alla base della denuncia c'è una vecchia teoria inglese che però negli anni è stata più volte smentita
dall'Oms (che proprio recentemente sul caso ha pubblicato un vademecum) e dai massimi esperti scientifici
internazionali. Nei mesi scorsi in Puglia, così come altrove, era nato un comitato (il Comilva) che contestava
le teorie dell'Oms, esponendo la tesi che la Procura vuole approfondire. Ora i carabinieri del Nas di Bari, su
indicazione del pm Ruggiero, hanno chiesto al ministero della Sanità tutti i documenti e i protocolli in loro
possesso che hanno portato il vaccino trivalentea essere utilizzato in Italia. Così come chiederanno tutti i test
alle case farmaceutiche che lo producono.
Nello specifico i Nas, si legge nella delega d'indagine, dovranno acquisire «il piano nazionale dei vaccini, il
calendario delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative dell'età evolutiva». Quale sia inoltre «la composizione
dell'antidoto per il vaccino, quali i produttori e accertare l'esistenza negli ultimi cinque anni di patologie
autistiche insorte dopo la somministrazione» e infine le «determinazioni assunte dal ministero della Salute
dopo le sentenze di condanna» di alcune tribunali civili italiani che hanno riconosciuto il nesso di causalità. La
Procura di Trani parla di «atto dovuto» e chiede che non ci sia «alcun allarmismo». In realtà i primi risultati
della campagna contro la vaccinazione nei bambini si sono già avuti. Alcuni genitori, spaventati, proprio nella
zona di Trani hanno cominciato a non sottoporre i figli nemmeno alle vaccinazioni obbligatorie. Così come
prevede la legge, la Asl di Barletta ha inviato gli atti al tribunale dei minorenni e in cinque casi sono stati
attivatii servizi sociali.E la Società italiana di pediatria fa sapere che la paura di una relazione tra vaccini e
autismo è immotivata.
PER SAPERNE DI PIÙ www.salute.gov.it www.repubblica.it DTPa Antidifto-Tetanico-Pertossico Acellulare
IPV Antipolio inattivato HBV Antiepatite B Hib Infezioni invasive da Haemophilus influenzae B MPR
Antimorbillo-Parotite-Rosolia PCV Antipneumococcico coniugato Men C Antimeningococcico C coniugato Il
piano di prevenzione nazionale 2012-2014
i bambini da vaccinare ogni annno
5%
15%
95% I numeri le persone che non vaccinano i figli le nuove opposizioni registrate nel 2013 L'unica Regione in
cui non esistono vaccini obbligatori è il Veneto i genitori di bambini vaccinati in Veneto che hanno detto di
essere dubbiosi sul vaccino I siti trovati con la parola di ricerca "vaccinazione" contrari a questa forma di
prevenzione Tra i più agguerriti comilva.org
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Il pm contro i vaccini: "Provocano l'autismo"
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"Per la scienza è solo una bufala e ora a causa di certi giudici rischiamo
l'emergenza sanitaria"
Da Garattini all'Iss: smentito lo studio che lanciava l'allarme Giovanni Rezza In Italia, purtroppo, c'è un
sempre più diffuso feeling antivaccinale: così i bimbi rischiano Silvio Garattini Non sono un amico di Big
Pharma, ma sulla prevenzione ha sempre lavorato benissimo Antonio Ferro È incredibile che i tribunali, prima
di prendere certe scelte, non consultino esperti accreditati
MICHELE BOCCI
LA SCIENZA ha deciso da tempo: non ci sono collegamenti tra autismo e vaccinazioni. Ma la magistratura
nonè ancora arrivata a certezze. I giudici continuano a ritenere plausibile che l'iniezione per prevenire le
malattie possa dare problemi seri, e le loro prese di posizione hanno effetti pesanti sulle strategie di
prevenzione sanitaria. La decisione della procura di Trani rischia così di aumentare la sempre più diffusa
disaffezione per l'unico strumento in grado di prevenire certe malattie.
UNA VECCHIA STORIA Andrew Wakefield non è più un medico. Vestiva però il camice bianco nel 1998,
quando pubblicò su Lancet uno studio su 12 bambini britannici autistici, evidenziando un nesso tra la loro
sindrome e la vaccinazione che avevano fatto da piccoli. Nel 2004 il Sunday Times ha scoperto conflitti di
interesse dietro il suo lavoro scientifico: Wakefield voleva mettere sul mercato test per le cause dell'autismo.
Nel 2010 Lancet ha ritirato lo studio e il medico è stato accusato di frode scientifica e radiato dall'albo. Ma
nella rete niente si perde e le tesi di Wakefield sono ancora ben presenti su vari siti. Molti genitori che
cercano spiegazioni all'autismo del figlio si fanno convincere. Conta poco che anche l'Oms si sia mossa,
affermando che non ci sono correlazioni, e del resto in pochi vanno a consultare studi recenti, basati su molti
più casi, che non hanno trovato riscontri.
IL CASO DI RIMINI Nel marzo del 2012 il tribunale di Rimini ha riconosciuto il nesso di causalità tra la
malattia e il vaccino che previene morbillo, parotitee rosolia. Si aspetta l'appello, chiesto dal ministero alla
Salute che nel processo di primo grado non si era costituito. Nel 2013 siè espresso in maniera simile il
giudice del lavoro di Pesaro. A Bassano del Grappa, invece, è in corso un processo per la morte di un
bambino per sepsi, una infezione diffusa a tutto il corpo, 27 giorni dopo aver fatto il richiamo del vaccino
esavalente (quello per tetano, difterite, polio, epatite b, pertosse e haemophilus). «Non può esserci una via
giudiziaria, ma solo scientifica», dice Antonio Ferro, membro del board vaccini della Società italiana di igiene
e responsabile del sito vaccinarsi. org. «Il ministero deve avere a disposizione una lista di esperti con
curriculum specifico sulle vaccinazioni che possano aiutare la magistratura nel giudizio su eventuali nessi di
causalità. È quasi drammatico che, in molte sentenze, il tecnico nominato dal giudice fosse una persona con
nessuna esperienza e curriculum legato ai vaccini».
FUGA DALLA PREVENZIONE Non è un caso che nella zona di Rimini ci sia l'8 per cento di opposizioni alla
vaccinazione, come non lo è che in Inghilterra le teorie di Wakefield abbiano abbassato di 5 punti percentuali
la copertura vaccinale con conseguente aumento di encefaliti da morbillo. «Esiste un sempre più diffuso
feeling anti vaccinale nel nostro Paese e i bambini rischiano di ammalarsi», ha scritto di recente in un
editoriale sulla rivista dell'Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive
dell'Iss.
Ovviamente la fuga dai vaccini non è esclusivamente responsabilità dei tribunali, ma ha a che fare con più
fattori. Ad esempio, certe malattie non fanno più paura perché sono quasi scomparse proprio grazie alla
vaccinazione. In molti, inoltre, dicono che dietro questi farmaci ci sono gli interessi dell'industria, che in effetti
in altri frangenti non è immune da colpe. Casi come quello di Trani contribuisconoa rendere ancora più
complicata la situazione. «Notizie del genere creano allarme e spingono la gente a non vaccinate i figli, che è
un errore - spiega Silvio Garattini, farmacologo del Mario Negri di Milano - E lo dico io, che non sono certo un
amico dell'industria farmaceutica e la mia storia lo dimostra. Però il lavoro che hanno fatto per i vaccini è
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
importante». Poliomielite Fonte: Istat, Min. Salute, Istituto Superiore di Sanità Morbillo-Parotite-Rosolia
Haemophilus influenzae Il calo delle vaccinazioni
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Tra il Gran Sasso e la Maiella la discarica di veleni più vasta d'Europa Toto vorrebbe l'area per farne un
cementificio Legambiente: qui serve la bonifica Il polo chimico ex Montedison chiuso nel 2007. L'Ispra: danni
all'ambiente per 8,5 miliardi
GIOVANNI VALENTINI BUSSI
(PESCARA) - Questa è la discarica di veleni più grande d'Europa. Qui intorno, su una superficie di circa 30
ettari, sono state "intombate" quasi 250 mila tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali. Una bomba
ecologica al confine tra il Parco del Gran Sasso e quello della Maiella, a Bussi su Tirino, in Abruzzo. Ma oggi,
dopo quarant'anni di denunce e polemiche approdate finalmente nelle aule giudiziarie, dalle ceneri
contaminate di questo disastro potrebbe cominciare un'operazione di bonifica e riqualificazione di tutta l'area,
per sperimentare un modello di riconversione industriale su scala internazionale.
La storia comincia nel 1972, quando l'allora assessore all'Igiene e alla sanità del Comune di Pescara,
Giovanni Contratti, scrive una lettera alla Montecatini Edison, proprietaria dello stabilimento chimico di Bussi,
chiedendo di ripulire il sito e adottare misure anti-inquinamento. Passarono 35 anni prima che la Guardia
forestale mettesse nel 2007 i primi sigilli alla discarica Tre Monti. Fino ad arrivare ai nostri giorni, con il
processo davanti alla Corte d'assise di Pescara in cui 19 responsabili dell'ex colosso devono rispondere di
disastro doloso e avvelenamento delle acque, mentre sono finiti sul registro degli indagati anche otto dirigenti
della società francese Solvay che nel 2002 aveva acquistato il polo chimico dall'Ausimont (gruppo
Montedison).
Una prima stima dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per il ministero della
Salute valuta un danno ambientale di 8,5 miliardi di euro e un costo di 500-600 milioni per la bonifica della
discarica che al momento appare ricoperta da un "sarcofago", con un telone impermeabilee sopra un
terrapieno di ghiaia, come la tomba di un faraone. Per effetto della legge per il terremoto dell'Aquila, finora ne
sono stati stanziati una cinquantina. Ma questi soldi - come precisa il sindaco di Bussi, Salvatore La Gatta sono destinati alla bonifica e alla reindustrializzazione dello stabilimento che oggi è fermo. Oltre alla discarica
Tre Monti, a monte del polo industriale se ne trovano altre due, di minore estensione e criticità.
Originariamente furono autorizzate per lo stoccaggio degli scarti di produzione, ma poi anch'esse sono state
sequestrate dalla magistraturae recentemente risequestrate a causa di una malagestione. Un deposito di
veleni, insomma, che continua a inquinare la terra e il sottosuolo in forza di un'antica maledizione chimica che
risale alla fine dell'Ottocento. Già allora questo appariva il luogo ideale per localizzare la "nuova industria",
sfruttando la portata dei due fiumi Tirino e Pescara: il primo è stato deviato con un salto di 70 metri e
addirittura inglobato nello stabilimento, caso unico in Italia, per produrre energia elettrica e alimentare un
impianto di scomposizione elettrolitica del cloruro di sodio da cui si ricavano cloro e soda. Qui, durante
l'ultimo secolo, più di mille operai sfornavano la formaldeide, il potente disinfettante poi bandito dal mercato
perché riconosciuto cancerogeno. E, ancora, varechina, perclorati (componenti sbiancanti dei detersivi) e
cloruro di ammonio. Nei periodi di guerra, dal paese-fabbrica di Bussi è uscito perfino l'yF prite, il terribile gas
nervino con cui i nostri soldati furono sconfitti a Caporetto e che noi stessi utilizzammo poi nella campagna
d'occupazione in Africa.
Nel tempo gli scarti di queste produzioni, insieme alle acque di scarico che, filtrate, confluivano nei due fiumi,
sono stati sparsi sul territorio come il sale a Cartagine.
L'operazione di bonifica, quindi, deve comprendere il polo chimico e tutta l'area contaminata. E per quanto
riguarda in particolare la discarica dei veleni, c'è chi dice che è sigillata dallo strato di argilla sottostante e chi
invece sostiene come il presidente regionale di Legambiente, Angelo Di Matteo, geologo - che si tratta di
un'argilla porosa, per cui non si può affatto escludere il rischio di inquinamento delle falde freatiche.
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La bomba ecologica che minaccia il paradiso dei parchi in Abruzzo
24/03/2014
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Oggi l'attenzione di tutti è concentrata sullo stabilimento e sul piano di reindustrializzazione, da cui
l'amministrazione comunale si aspetta almeno un centinaio di posti di lavoro per ridare vita a un paese di
2.800 abitanti con uno dei redditi pro-capite più bassi dell'Abruzzo (11mila euro all'anno). Ma su questo futuro
i pareri e i desideri divergono, anche in rapporto agli appetiti degli imprenditori interessati all'operazione. A
cominciare da Carlo Toto, patron di Air One, considerato vicino al Pd e amico personale dell'ex sindaco di
Pescara Luciano D'Alfonso: il suo progetto è di trasformare l'ex polo chimico in un cementificio, per
approvvigionare il quale avrebbe già chiesto le concessioni minerarie sulle montagne vicine.
Il sindaco La Gatta (Rifondazione comunista) riferisce di aver ricevuto una ventina di manifestazioni
d'interesse da parte di altrettante aziende, tre delle quali chimiche: «Per noi sarebbe un'occasione storica: da
quarant'anni qui non investe più nessuno». Ma il presidente di Legambiente Di Matteo avverte: «Siamo
d'accordo sulla reindustrializzazione. Bisogna fare, però, un salto di qualità: questo deve diventare un
Laboratorio delle bonifiche, per realizzare un esperimento di frontiera da replicare eventualmente nel resto
d'Italia e d'Europa».
250 mila TONNELLATE I rifiuti tossici interrati nell'ex Montedison a Bussi sul Tirino
30 ETTARI L'estensione dell'area coinvolta dall'inquinamento
42 ANNI Nel 1972 il primo tentativo di bonificare l'area
PER SAPERNE DI PIÙ www.legambiente.it www.repubblica.it
Foto: LO SCANDALO Accanto da sinistra la discarica dell'ex Montedison a Bussi sul Tirino.
Nel riquadro, la mappa dell'ex polo chimico con le tre zone destinate agli scarichi chimici: una legale e due
illegali
24/03/2014
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SI INTITOLA Un medico on the road il nuovo programma che prende il via oggi su laeffe (alle 17.20, canale
50 del digitale terrestre). Una serie in dieci puntate che va oltre la medicina tradizionale e indaga metodi
curativi caratteristici di culture lontane. Il medico Bernard Fontanille parte per una particolare missione:
svelare al grande pubblico le pratiche ancestrali che i popoli, da secoli, usano per curarsi. Ogni tappa di
questo percorso include la scoperta di un Paese, di un medico locale e di una nuova terapia. Un medico on
the road si confronta con guaritori e sciamani, capaci di mettere la propria vita al servizio degli altri. Fontanille
in Giappone cerca di carpire il segreto della longevità dei centenari di Okinawa. In Cina, culla della medicina,
conferma come quest'ultima mantenga il suo legame originario con la natura; in Mongolia analizza la tecnica
di massaggio tibetano. Sbarca quindi a Bali, dove il senso religioso impregna ogni gesto e anche la salute è
strettamente legata alla volontà degli spiriti. PER SAPERNE DI PIÙ www.laeffe.tv www.presadiretta.rai.it
Foto: LA SERIE La serie tv del dottor Fontanille in onda su laeffe
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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"UN MEDICO ON THE ROAD", IL VIAGGIO DELLA SALUTE
23/03/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
LUCA RICOLFI
Sono troppi o troppo pochi 34 miliardi all'anno di tagli della spesa pubblica? La domanda aleggia nelle stanze
della politica da qualche giorno, perché 34 miliardi è quanto il Commissario alla spending review Carlo
Cottarelli ipotizza di risparmiare nel 2016, dopo aver tagliato la spesa pubblica di 7 miliardi quest'anno e 18
l'anno prossimo. La sequenza 7-18-34, a quanto pare, spaventa Renzi e i suoi. Non solo perché siamo sotto
elezioni, e parlare di tagli di spesa pubblica ad appena 60 giorni dal voto può danneggiare il partito del
premier, ma anche perché alcuni tagli ventilati da Cottarelli, ad esempio quelli alle pensioni superiori a 2500 o
3000 euro mensili lordi, appaiono davvero sorprendenti: come si fa a considerare ricco, e quindi soggetto a
un «contributo di solidarietà» (che brutta e ipocrita espressione...), un pensionato che incassa 2000 euro netti
al mese, e nello stesso tempo considerare povero, e quindi da aiutare con uno sgravio Irpef, un lavoratore
dipendente che di euro al mese ne guadagna 1500? Dunque Renzi frena. Secondo alcuni (Federico Fubini
venerdì su Repubblica) sarebbe orientato a tagli di «soli» 20-25 miliardi, meno di quanti ne aveva
programmati il timido governo Letta. PAGINA Secondo altri, più maliziosi, la vera entità dei tagli che Renzi si
appresta a mettere in cantiere, specie riguardo alle pensioni del ceto medio, la conosceremo solo dopo le
Europee, quando non ci saranno più appuntamenti elettorali importanti alle porte. Che cosa dobbiamo
pensare? Non lo so, perché delle vere intenzioni del premier (ammesso che esistano) non ho la minima idea.
Però, avendo studiato per anni gli sprechi della Pubblica amministrazione, ho un'idea di quanto grandi essi
siano e del perché sarà impossibile eliminarli a breve. Cominciamo dalle cifre. La spesa pubblica, se
trascuriamo gli interessi sul debito e le pensioni vere e proprie (che sono retribuzioni differite), ammonta a
circa 500 miliardi. Questa cifra include sia la spesa sociale in senso stretto (sanità, scuola, assistenza,
ammortizzatori sociali) sia le spese generali di funzionamento di qualsiasi stato moderno (difesa, giustizia,
carceri, amministrazione, trasporti, infrastrutture). La stragrande maggioranza degli studi che hanno provato a
stimare l'entità degli sprechi in uno o più di tali settori hanno riscontrato tassi di spreco medi nazionali
compresi fra il 15% e il 30%. Tali tassi, però, variano enormemente da territorio a territorio, diciamo da un
minimo del 5%, tipicamente riscontrabile per diversi servizi erogati in Lombardia e in Veneto, fino al 50%,
tipicamente riscontrabile in molte (non tutte) le regioni meridionali. Complessivamente, una stima prudente
del tasso medio di spreco a livello nazionale, intendendo con spreco tutto quel che si spende in più rispetto ai
territori più efficienti, si può situare intorno al 20%. In concreto significa che, ogni anno, buttiamo dalla finestra
più o meno 100 miliardi di euro, dove «buttare dalla finestra» significa che potremmo produrre gli stessi
servizi spendendo 400 miliardi anziché 500 o, alternativamente, che con la medesima spesa di prima
potremmo ampliare i servizi di circa il 20%: più asili nido, più politiche contro la povertà, migliori ospedali,
migliori scuole e così via. Se ci fermiamo fin qui la conclusione è scioccante: altroché troppi tagli, 34 miliardi è
appena un terzo di quel che si potrebbe tagliare! Dunque Renzi dovrebbe tagliare di più, non di meno di quel
che Cottarelli ipotizza. C'è un «però» grande come una casa, tuttavia. Tagliare senza ridurre i servizi è
difficile, difficilissimo (su questo, e fino a questo punto, i sindacati hanno perfettamente ragione). Si può fare,
ma solo a tre condizioni, nessuna delle quali è attualmente rispettata, e l'ultima delle quali è indigeribile per i
sindacati. Prima condizione (studi macro). Ci vogliono studi di settore, servizio per servizio, articolati
territorialmente almeno a livello regionale, per individuare le «migliori pratiche» (le cosiddette best practices)
e stimare il tasso di spreco di ogni territorio, che si può ricavare da un confronto sistematico, in termini di costi
e benefici, con il territorio meglio organizzato. Bisogna, in altre parole, continuare il lavoro meritoriamente
iniziato dalla Commissione Muraro (Commissione tecnica per la finanza pubblica), insediata nel 2007 da
Padoa Schioppa e malauguratamente sciolta da Tremonti nel 2008, dopo poco più di un anno di lavoro. Non
è questo, a quel che è dato conoscere, il lavoro che sta facendo il Commissario Cottarelli. Eppure nessuna
riduzione degli sprechi è possibile in Italia se non si parte da studi macro ben fatti e da obiettivi di risparmio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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SPESA PUBBLICA, PERCHÉ I TAGLI SONO DIFFICILI
23/03/2014
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territoriali. Seconda condizione (studi micro). Una volta individuate le inefficienze di uno specifico servizio e la
loro distribuzione territoriale, occorrono studi molto precisi e dettagliati per passare dalla individuazione
dell'entità complessiva degli sprechi alla loro eliminazione in un dato territorio. Quando il governatore Cota mi
chiese di dare una mano a razionalizzare la spesa sanitaria in Piemonte, non se ne fece nulla perché lui
voleva risultati in pochi mesi, mentre io ritenevo che un piano che non peggiorasse il servizio ai malati
richiedesse almeno 2 anni di duro lavoro di un'équipe di decine di medici, infermieri, sociologi, economisti,
eccetera. Il governatore della mia regione aveva commesso, a mio parere, il medesimo identico errore di
Renzi e di tutti i premier che lo hanno preceduto: quello di sbarcare al governo senza avere né un'analisi, né
piani operativi pronti, né la consapevolezza che, se li si intende costruire da zero, bisogna avere la pazienza
di aspettare 2-3 anni. Terza condizione (comando). Una volta capito che un determinato servizio in un dato
territorio «spreca», poniamo, 100 milioni di euro, e che per ridurre lo spreco bisogna intervenire in
determinati, specifici, punti del sistema di erogazione del servizio, manca ancora una condizione
fondamentale, quella che in un libro di qualche anno fa Giulio Tremonti ebbe a chiamare il «comando» nella
Pubblica amministrazione. Occorre, in altre parole, che ci sia qualcuno che abbia sia la competenza sia il
potere per riorganizzare il servizio, e non solo per imporre tagli di spesa. Oggi non esiste praticamente alcun
servizio erogato dalla Pubblica amministrazione in cui un dirigente informato e motivato abbia un effettivo
potere di riorganizzazione. E questo per la semplice ragione che chiunque provi a mettere le mani davvero su
mansioni, orari di lavoro, trasferimenti, ruoli e gerarchie, invariabilmente incontra la più o meno sorda
resistenza di tutti, dai sindacati che preferiscono tutelare i propri iscritti piuttosto che difendere gli utenti, ai
singoli lavoratori che non esitano a ricorrere alla magistratura pur di evitare qualsiasi decisione che non
gradiscono. Purtroppo nessuna delle tre condizioni precedenti è soddisfatta, per adesso. Il lavoro della
commissione Muraro è incompleto e in ogni caso andrebbe aggiornato. Di studi analitici se ne conoscono
pochissimi, mentre ce ne vorrebbero diverse centinaia. Quanto a ristabilire un minimo di «comando» nella
Pubblica amministrazione, ne siamo lontani anni luce. A queste tre difficoltà, ne andrebbe poi aggiunta
un'altra, di tipo politico generale, e cioè che una spending review che volesse fare sul serio non potrebbe
nascondere tre fatti su cui i governanti, chiunque essi fossero, hanno sempre preferito sorvolare: che il
grosso degli sprechi e delle inefficienze nell'erogazione dei servizi ha luogo nel Mezzogiorno; che spendiamo
ogni anno 10 miliardi per false pensioni di invalidità; che almeno un terzo dei «poveri» che usufruiscono di
esenzioni varie, dai ticket sanitari alle tasse universitarie, sono finti poveri, che evadono il fisco o
autocertificano il falso. Conclusione? Nessuno, in Italia, riuscirà mai ad azzerare 100 miliardi di sprechi della
Pubblica amministrazione. Sarebbe già molto che un governo riuscisse a eliminarne la metà, diciamo 50
miliardi, ossia un po' di più di quello che Cottarelli ha ipotizzato per il 2016. Per farlo, però, occorrerebbe che
fossero soddisfatte le condizioni che ho ricordato. Finché non lo saranno tutte e tre, dalla più facile (la prima)
alla più difficile (la terza), è inutile illudersi. Se 34 miliardi di tagli saranno, scordiamoci i servizi. E se vogliamo
salvare i servizi, scordiamoci i 34 miliardi di tagli.
Foto: Illustrazione di Irene Bedino
24/03/2014
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Ora Trani indaga anche sui vaccini
CARMINE FESTA
I pm si attivano dopo la denuncia dei genitori di un bimbo autistico Ma per l'Oms non ci sono rischi Beccaria E
UN COMMEN TO DI Tognotti A PAG. 17 C'è una relazione tra l'autismo o il diabete mellito e il vaccino contro
morbillo, parotite e rosolia, il cosiddetto trivalente? Alla domanda che circola insistentemente tra le famiglie da
un po' di anni nonostante la smentita dell'Organizzazione mondiale della sanità e della comunità scientifica,
vuole ora provare a rispondere la Procura di Trani. Il pubblico ministero Michele Ruggiero ha preso l'iniziativa
dopo aver ricevuto la denuncia di una coppia di genitori di due bambini di Trani ai quali è stata diagnosticata
una «sindrome autistica di insorgenza vaccinale». C'è dunque un medico che avrebbe ipotizzato questo
nesso di causa ed effetto tra il farmaco iniettato e la sindrome mettendo nero su bianco la diagnosi che ha
consentito al pm tranese di aprire un fascicolo d'indagine per il momento contro ignoti. L'accusa: lesioni
colpose gravissime. L'inchiesta aperta in Puglia segue di due anni la sentenza con la quale il Tribunale di
Rimini condannò nel 2012 il Ministero della salute a risarcire una famiglia in cui un bimbo avrebbe contratto la
malattia proprio in seguito alla vaccinazione. Ma sia la sentenza di Rimini che la nuova inchiesta aperta a
Trani vanno in direzione opposta alle conclusioni cui è giunta l'Organizzazione mondiale della sanità in merito
alla possibile relazione tra l'immunizzazione con il vaccino «trivalente» e l'autismo. Per l'Oms infatti non esiste
l'ipotesi di questo legame e la vaccinazione contro il morbillo, la rosolia e la parotite non causerebbe
complicazioni che porterebbero all'autismo o farebbero insorgere nei bambini il diabete mellito. Il parere dei
pediatri italiani è in linea con l'opinione espressa dall'Oms. «Non c'è alcuna prova scientifica. Studi sono stati
fatti e altri sono in corso - spiega Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di Pediatria - e non
hanno evidenziato alcun legame tra la vaccinazione e la malattia». Per i pediatri inoltre l'affermazione di una
correlazione tra il vaccino e l'autismo o il diabete mellito «rischia di ridurre le coperture vaccinali - aggiunge
Corsello - con il pericolo concreto che possano riemergere malattie gravi ad oggi quasi scomparse». E per
evitare possibili timori legati al sospetto di una relazione tra vaccinazioni e autismo, la società italiana dei
pediatri annuncia che insieme alla società italiana di igiene e alla federazione pediatri (Fimp) sarà avviata a
breve una campagna di sensibilizzazione sulle vaccinazioni. Una iniziativa che i pediatri vorranno svolgere in
collaborazione con il Ministero della Salute. Ma a Trani l'inchiesta appena aperta dal pm Ruggiero potrebbe
presto essere allargata alle case farmaceutiche che producono i vaccini. I Nas dei carabinieri sono stati
incaricati di preparare una mappa dei possibili casi sospetti, di rintracciare casi di autismo o diabete mellito
denunciati dalle famiglie dopo la vaccinazione. Una specie di registro sulla cui validità però sia l'Oms che i
pediatri continuano ad avere forti dubbi, ribadendo la necessità delle vaccinazioni e nessun legame con le
patologie denunciate dai genitori.
6/1000
La diffusione L'autismo riguarda circa 6 casi ogni mille nati e si registra a partire dai 2 anni
1-3
Anni In Italia per ottenere la diagnosi di autismo sono necessari da 1 a 3 anni
1971
L'«Mpr» I tre vaccini (per parotite, morbillo e rosolia) sono stati combinati nel 1971
Foto: Il «trivalente» viene somministrato ai bimbi italiani dal 1999
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Inchiesta sul «trivalente»
24/03/2014
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Pag. 17
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EUGENIA TOGNOTTI
La via giudiziaria alla verità scientifica, verrebbe da dire, a proposito dell'indagine conoscitiva avviata dalla
Procura di Trani per verificare il nesso causa- effetto tra la somministrazione del vaccino trivalente morbilloparotite -rosolia e insorgenza dell'autismo in due bambini. Siamo di fronte ad un'anomalia tutta italiana:
nell'assumere questa decisione, i giudici si sono basati sul racconto delle famiglie e non sugli elementi
scientifici che smentiscono quella relazione causale. Ed ecco, dunque, tornare in primo piano una vicenda
che per le sue implicazioni scientifiche, sanitarie ed etiche - agita, dalla fine del secolo scorso, l'opinione
pubblica, la comunità scientifica, i responsabili delle politiche sanitarie intorno al mondo, gli agguerritissimi
movimenti antivaccinali. Il primo a ipotizzare un nesso tra vaccino MPR e autismo è stato, nel 1998, un
medico inglese, il Dr. Andrew Wakefield con i risultati di una ricerca, condotta a più mani. Pubblicati
sull'autorevole Lancet , ebbero un'enorme risonanza e provocarono un ingiustificato allarmismo. Come
risultato , le vaccinazioni diminuirono drasticamente in Gran Bretagna e in Europa, mentre crescevano i casi
di morbillo, parotite e rosolia. Si accertò poi che sullo studio del Dr. Wakefield - che aveva sottoposto dei
bambini a test invasivi (colonscopia e punture lombari) - gravavano conflitti scientifici e finanziari: una parte
dei costi della ricerca sarebbe stata sostenuta dagli avvocati dei genitori di bambini autistici che intendevano
citare in giudizio e chiedere i danni ai produttori di vaccini. Inoltre l'autore dell'articolo aveva brevettato un
vaccino contro il morbillo che avrebbe potuto trovare un mercato più che florido se quello combinato fosse
stato screditato. Secondo la Commissione incaricata della verifica dello studio, l'autore si era comportato in
modo disonesto, aveva infranto le norme etiche, mostrando un «cinico disprezzo» per la sofferenza dei
bambini coinvolti nella ricerca. In seguito alla dimostrazione che i dati utilizzati per lo studio erano stati
falsificati, il Lancet ha ritirato formalmente l'articolo del 1998 e il suo autore è stato radiato dall'ordine dei
medici . «Non cattiva scienza» - ha detto di recente Fiona Godlee - direttore del British Medical Journal - ma
«frode deliberata», come quella, famosa, dell'Uomo di Piltdown , la più grande bufala paleontologica della
storia, riguardante il falso ritrovamento nel Sussex , nel 1912, di resti fossili attribuiti ad una ignota specie di
ominide. In quel caso, tra la falsa scoperta e il riconoscimento della sua natura di clamoroso falso, passarono
41 anni. Ce ne sono voluti meno per arrivare alla conclusione che tutte le evidenze disponibili respingono
l'ipotesi di una relazione tra vaccinazione e autismo. Lo dicono 25 studi epidemiologici e clinici condotti su un
vastissimo campione e quello recente (2013), pubblicato su The journal of Paediatrics . Diciamocelo. Non è
una bella pagina per la scienza quella che si sta scrivendo, qui e ora, a Trani. L'autonomia dei giudici è un
valore da rispettare, certo. Sarebbe auspicabile che convivesse con la comprensione e il rispetto del valore
dell'evidenza e delle procedure scientifiche.
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SE I GIUDICI IGNORANO LA MEDICINA
24/03/2014
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Pag. 17
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Mantovani: "Allarmi ingiustificati La scienza esclude correlazioni"
L'immunologo: su Internet un diluvio di informazioni scorrette
GABRIELE BECCARIA
Rompere gli stereotipi è difficile, più ancora smentire le leggende metropolitane. Per provarci si può
cominciare con la definizione di Alberto Mantovani, uno dei 10 immunologi più citati al mondo: «I vaccini sono
la migliore assicurazione sulla vita dell'umanità», spiega, aggiungendo che «rappresentano la più grande
rivoluzione medica del Novecento». E non solo. Se il passato è ricco di successi - con la sconfitta di incubi
come vaiolo e difterite - il futuro è pieno di promesse: saranno loro lo scudo contro le nuove epidemie che,
prima o poi, ci colpiranno. Professore, lei è direttore scientifico dell'Istituto Humanitas e docente di patologia
all'Università di Milano: iniziamo dalla domanda delle domande. Esiste un fondamento per l'associazione
vaccini-autismo? «No. Si tratta di un'opinione che non ha fondamento. I dati scientifici indicano che non c'è
alcuna relazione tra l'insorgenza di autismo e le vaccinazioni. I vaccini in uso sono sicuri». E infatti alcune
crepe nella loro diffusione stanno provocando gravi e impreviste emergenze, dall'Europa al Medio Oriente: è
così? «Proprio di recente abbiamo notizia di nuove epidemie di morbillo in Gran Bretagna, a seguito di un
calo dell'uso dei vaccini, e ci dobbiamo confrontare con il dramma della Siria, dove nel Nord è comparsa la
poliomelite. La comunità mondiale si era data l'obiettivo di eradicarla e, invece, non è stato possibile a causa
delle fragilità sociali e delle guerre in molte nazioni. Non solo in Siria, ma anche in Afghanistan». Tornando
all'Italia, come si possono convincere i genitori dubbiosi della necessità di immunizzare i figli? «Ho due
sentimenti. Da una parte un senso di solidarietà per le famiglie colpite dal dramma dell'autismo e dall'altra
parte grande preoccupazione, perché gli allarmismi senza fondamento scientifico tendono a diffondere
sfiducia in un intervento medico che ha cambiato la vita sulla Terra. Tutte le volte che abbassiamo la
sorveglianza vaccinale paghiamo - e soprattutto i bambini pagano - un prezzo altissimo. Sono necessarie
campagne di informazione, per esempio che contrastino il diluvio di informazioni scorrette che circolano su
Internet». Com'è la situazione in Italia? «Abbiamo una lunga tradizione di copertura vaccinale, ma con alcune
situazioni ancora difficili al Sud. Per quanto riguarda i vaccini cosiddetti "opzionali", poi, la copertura resta
insoddisfacente: penso alle campagne contro l'Hpv, lo Human papilloma virus, responsabile del cancro della
cervice. Eppure è la prima volta che disponiamo di un vaccino di genere, che può cambiare la salute
femminile su scala globale: parlo di 250 mila nuovi casi di tumore all'anno nel mondo». Un dato finale: quante
vite salvano i vaccini? «L'ha calcolato l'Oms. Soltanto per il periodo 2011-2020 sono e saranno 2,5 milioni
l'anno. Significa 7 mila vite al giorno, 300 all'ora, 5 al minuto».
Ha detto
I bambini sono i primi a pagare quando non si usano i vaccini
Con questi rimedi nel mondo si salvano 5 vite ogni minuto Alberto Mantovani Direttore scientifico Istituto
Humanitas
Foto: Il professor Alberto Mantovani nel suo laboratorio
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Intervista
24/03/2014
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Per il bimbo morto a 3 anni due medici sotto inchiesta
Viterbo, la nonna disperata: "Non dovevano dimetterlo" SITUAZIONE DELICATISSIMA Gli hanno
diagnosticato una faringite ma forse si è trattato di una meningite Leo era nato prematuro e aveva subito 6
operazioni per una necrosi intestinale
MARIA CORBI ROMA
Dietro le finestre chiuse della villetta gialla c'è spazio solo per una domanda: perchè? La nonna, Maria,
racconta che Leonardo era un bambino fragile, nato prematuro (insieme al suo gemello Federico) e affetto da
una necrosi intestinale che lo aveva costretto a subire sei operazioni. «Non dovevano dimetterlo, dovevano
tenerlo in osservazione». Una vita con tanto amore e tanta sofferenza, ma ultimamente le cose stavano
andando meglio, la malattia si era stabilizzata e il futuro per il piccolo Leo sembrava aprirsi alla serenità. Può
giocare come tutti i bambini, come suo fratello gemello Federico che non ha tutti i suoi problemi. Invece il
futuro è finito, venerdì notte, dopo che i medici del pronto soccorso di Tarquinia lo hanno dimesso nonostante
quella febbre alta che non scendeva. Nonostante il fragile equilibrio del suo organismo. Nonostante la sua
storia clinica. «È una faringite», assicurano prescrivendo un antipiretico e un antibiotico. Quando torna a casa
Leo ha sempre la febbre, di notte si sveglia, è agitato, ha fame. E la mamma gli da latte e biscotti per
tranquillizzarlo. «La mattina alle 7 quando siamo andati a vedere come stava era freddo. Freddo...». Il dolore
investe tutto, travolge anche la rabbia per una morte inaccettabile. Federico, il fratellino, chiede se Leo stia
ancora dormendo. Vivono in simbiosi. Se ci sia stata leggerezza e negligenza lo deciderà l'inchiesta aperta
ieri dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia e che vede indagati due medici (l'ipotesi è di omicidio
colposo), tra cui il pediatra di turno. Tra le ipotesi, non confermate ufficialmente e sulle quali sono al lavoro gli
inquirenti, anche quella che vedrebbe il bimbo colpito da una meningite. Secondo il medico dell'ambulanza
del 118 chiamata sabato mattina (è stato lui a sporgere denuncia ai carabinieri), potrebbe essere stato un
attacco di acetone con soffocamento. «Avrebbero dovuto tenerlo in osservazione...», insiste la nonna. I
carabinieri hanno provveduto al sequestro della cartella che ora si trova sul tavolo del procuratore Gianfranco
Amendola. Martedì, a Roma, l'autopsia sul corpo. All'ospedale un muro di silenzio, «Non sappiamo niente»,
rispondono dal pronto soccorso. Intanto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha disposto un'indagine
ispettiva al fine di chiarire come sia stato possibile il verificarsi della tragedia della morte del piccolo
Leonardo, soltanto poche ore dopo essere stato sottoposto a controllo medico specialistico presso l'Ospedale
di Tarquinia. In particolare «si intende verificare se a causare la morte del piccolo abbiano concorso anche
fattori organizzativi e se l'ospedale sia tra quelle strutture in grado di assicurare assistenza specialistica
pediatrica in emergenza». E la Regione Lazio ha chiesto al Commissario della Asl di Viterbo «una relazione
con informazioni dettagliate sull'inchiesta interna» poiché «quanto accaduto genera una forte inquietudine e
necessita al più presto di esaustivi chiarimenti». Martedì, a Roma, l'autopsia sul corpo. La famiglia di Leo
vuole sapere, ma in queste ore tutto sembra inutile, con quel lettino vuoto, «Servirà a qualcosa?», si chiede
nonna Maria. Forse ad altri bambini, non più al suo Leo. «È vergognoso che il nostro sistema sanitaria sia
ridotto così e che ogni giorno ci sia una famiglia rovinata. Perchè?»
È vergognoso che il nostro sistema sanitario sia ridotto così e che ogni giorno ci sia una famiglia
rovinata. Perché? Maria Nonna di Leonardo
Foto: L'ispezione ministeriale
Foto: Il ministero vuole verificare «se a causare la morte del piccolo Leo (nella foto ) abbiano concorso anche
fattori organizzativi e se l'ospedale sia tra quelle strutture in grado di assicurare assistenza specialistica
pediatrica in emergenza»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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il caso
23/03/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Acqua regionale, giallo sulle analisi
«Non conosciamo neanche il livello di pericolosità al quale siamo esposti. Vogliamo online tutta la
documentazione» I comitati dei residenti chiedono all'Arsial e alla Pisana di pubblicare i valori dell'arsenico
trovati nelle condotte IN UNA LETTERA INVIATA ALLA GIUNTA E ALL'AGENZIA LA RICHIESTA DI
«TRASPARENZA» DEI CITTADINI L'AZIENDA SANITARIA INTANTO PROCEDERÀ CON NUOVE
VERIFICHE SULLO STATO DELLA CONTAMINAZIONE BATTERICA
A un mese dall'ordinanza che ha bloccato il consumo dell'acqua regionale in alcuni quartieri di Roma Nord,
ancora non si conoscono i risultati delle analisi che hanno spinto il sindaco a firmare il divieto. Un "giallo" sul
quale i residenti dei quartieri colpiti dall'emergenza arsenico vogliono vedere chiaro. Per questo hanno deciso
di lanciare un appello alla Regione e all'Arsial, il carrozzone pubblico che fa capo all'ente guidato da
Zingaretti che gestisce gli acquedotti incriminati. «Scriveremo una lettera alla Regione - annunciano i comitati
di zona - e chiederemo che tutte le analisi realizzate dalla Asl vengano rese pubbliche su internet» perché «è
assurdo che nessuno sappia ancora quali siano gli esatti valori di arsenico presenti nell'acqua. Non sappiamo
quanto questa sostanza cancerogena abbia sforato i limiti consentiti dalla legge e di conseguenza quanto
possa essere stata pericolosa per la nostra salute». LA RABBIA «Il problema dell'acqua nella nostra zona
non è stato ancora chiarito in via definitiva», lamentano dal Comitato di quartiere di Pian Saccoccia, una delle
zone rimaste senza acqua potabile dal primo marzo. «Le domande a cui l'amministrazione e le altre autorità
competenti devono dare una chiara risposta sono tante», aggiungono. A partire da una questione divenuta
ormai centrale: «Quali sono i risultati effettivi delle analisi della Asl?». I residenti chiedono di sapere
«l'indicazione precisa dei valori eccedenti quelli ammissibili per legge». I cittadini vogliono risposte. Sia dal
Campidoglio che dalla Pisana: «Qual è stata l'effettiva causa della contaminazione dell'acqua? - chiedono
sempre dal comitato di quartiere - Le tubature in disfacimento e prive di manutenzione oppure le falde
acquifere inquinate visto che l'Arsial pompava l'acqua dai pozzi situati nella zona?». RESPONSABILITÀ E
ancora: «Di chi sono le responsabilità sull'incredibile ritardo col quale l'amministrazione è intervenuta rispetto
alle date in cui la Asl ha comunicato i risultati della analisi? Quali provvedimenti effettivi sono stati presi per
risolvere il problema e per evitare che centinaia di persone vivano uno stato di disagio e rischio per la propria
salute?». Perplessità che si tradurranno in una lettera da inviare alla giunta regionale e all'Arsial. «Scriveremo
alla Regione», annuncia Riccardo Corsetto, rappresentante del comitato di zona "DifendiAmo Roma". «È
assurdo che nessuno sappia ancora quali siano gli esatti valori di arsenico nell'acqua. Sappiamo solo che
sono illegali, fuori dai parametri nazionali ed europei. Ma non sappiamo di quanto questa sostanza
cancerogena abbia sforato i limiti consentiti». «Tutti i risultati vengano pubblicati online, c'è bisogno di
trasparenza», chiedono dal Comitato per l'acqua potabile. «Abbiamo il diritto di sapere, dopo avere pagato le
bollette per tanti anni», aggiunge Achille Giachetti, residente a Santa Maria Galeria. LA ASL Il dipartimento
Lavori Pubblici del Comune intanto ha chiesto ufficialmente alla Asl Roma C di realizzare nuovi controlli. Il
provvedimento è stato emesso mercoledì, perché tutte le verifiche vengano completate però bisognerà
attendere qualche settimana. L'obiettivo dei nuovi accertamenti è capire se, dopo le operazioni di
clorificazione degli ultimi giorni, almeno la forte contaminazione batterica riscontrata dalla Asl sia stata
eliminata. A quel punto l'acqua potrebbe essere utilizzata dai cittadini almeno per lavarsi. © RIPRODUZIONE
RISERVATA
La vicenda L'allarme Il primo marzo viene diffusa l'ordinanza, firmata dal sindaco il 21 febbraio, che sancisce
il divieto di utilizzo dell'acqua sia a scopi alimentari che igienici. Fino al 31 dicembre i cittadini potranno
utilizzare l'acqua delle autobotti: le zone interessate dal divieto si trovano nel territorio dei municipi XIV e XV.
La polemica Emerge sempre più netto lo scandalo che vede al centro l'Arsial, l'agenzia della Regione Lazio a
cui è affidata la gestione degli acquedotti "incriminati". In molti quartieri sale la protesta per il mancato
allarme. Gli esposti La vicenda arriva in Procura dove i pm avviano una indagine per capire se ci sono
responsabilità penali per una emergenza che colpisce centinaia di famiglie nella zona di Roma Nord.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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LA DENUNCIA
23/03/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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All'arsenico, inoltre, si aggiunge anche l'amianto presente negli acquedotti di Arsial. Le bollette Il commissario
dell'Arsial, Antonio Rosati, comunica la sospensione del pagamento delle fatture per i cittadini colpiti
dall'emergenza.
24/03/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 27
(diffusione:210842, tiratura:295190)
«Il feto è morto» ma nasce un bimbo sano
La denuncia della madre: a consigliarmi l'aborto sono stati i medici del pronto soccorso di ginecologia del
Fatebenefratelli Poi l'istinto l'ha portata a rifiutare e a fare un altro consulto che ha smentito il primo. Alla fine
ha partorito senza problemi «SE MI FOSSI FIDATA DI LORO SAREI STATA PROPRIO IO LA CARNEFICE
DEL MIO BAMBINO» LA NASCITA IL 2 DICEMBRE IL NEONATO STA BENE E PESA TRE CHILI E MEZZO
«SIAMO FELICI» LA TRENTENNE CHE HA UN'ALTRA BIMBA È ORA INTENZIONATA A CHIEDERE IL
RISARCIMENTO
Adelaide Pierucci
Per i medici del Pronto soccorso del San Giovanni Calibita Fatebenefratelli, non restava che la via dell'aborto
terapeutico: il feto per loro era morto, il cuoricino non batteva, l'ecografia era piatta. Ed invece quel bimbo è
nato in perfetta salute, nello stesso ospedale. Oggi ha tre mesi e mezzo. Ma tutto ciò è stato possibile solo
grazie alla testardaggine della giovane madre che quel giorno non si è voluta fidare della diagnosi dei medici
del pronto soccorso. Oggi chiede giustizia e, visto che il reato di tentato omicidio colposo non può essere
contestato, ha deciso di puntare al risarcimento dei danni morali: «Non si può precludere la vita di un bimbo
innocente per una superficialità» chiarisce, assistita dall'avvocato Pietro Nicotera, che per lei ha indirizzato
all'ospedale la lettera con cui preannuncia l'azione legale. DIAGNOSI ERRATA La mamma che ha salvato la
gravidanza grazie al suo istinto si chiama Maria S., abita all'Eur ed ha un altro figlio, una bambina di due anni.
Il 4 aprile del 2013 si era presentata al pronto soccorso di ginecologia dell'ospedale sull'Isola Tiberina perché
preoccupata dalla comparsa di perdite ematiche. Temeva che quel segno potesse significare la fine della
gravidanza appena cominciata. «Signora, ha avuto un aborto interno» le dice una dottoressa «Non c'è traccia
del battito in ecografia. E anche se alle prime settimane di gravidanza, alla quinta bisognerà procedere col
raschiamento. Consigliamo il ricovero. Se vuole lo disponiamo subito». Maria S., invece, preferisce andar via.
Ha una gran voglia di piangere, il marito e la bimba l'aspettano a casa, non se la sente all'istante di dire addio
al puntino che cresce in lei e neanche di finire subito sotto i ferri. Su suggerimento della dottoressa, decide, in
alternativa all'intervento, di assumere un farmaco per provocare l'espulsione e torna a casa. Il tutto viene
sintetizzato sul verbale di pronto soccorso. La paziente «entra alle 11.06 ed esce alle 15.44». «Diagnosi:
aborto interno. Informata sul decorso clinico della terapia, la paziente decide il trattamento con Methergin
cpr». La mamma, spinta dal fiuto, compra il farmaco ma non lo assume. Anzi il giorno dopo, di buon'ora, si fa
visitare dal suo medico di base, all'Eur, specializzato in ginecologia. «Quel giudizio al pronto soccorso di
ostetricia del Fatebenefratelli, nonostante le analisi e l'ecografia, mi era sembrato troppo frettoloso - racconta
- quindi la sera, a casa, ho messo subito via il Methergin, e ho cominciato a cercare informazioni su internet
dove ho trovato la conferma di quanto avevo già intuito, ossia che non sempre il battito degli embrioni è
individuabile alla quinta settimana. Meglio aspettare quindi per farmaci e ferri. Io il mio bambino, anche se la
gravidanza non era stata pianificata, lo volevo». Il medico di base conferma la bontà della sua decisione. «E'
vero il battito non c'è, ma la gravidanza è appena cominciata» si sente rispondere Maria S. l'indomani dalla
sua dottoressa. «Aspettiamo una settimana per capire se c'è stato o meno l'aborto interno». Qualche giorno
dopo una ecografia scioglie ogni dubbio: l'embrione è vivo e cresce. La diagnosi elaborata al pronto soccorso
era errata. LA TESTIMONIANZA «Il mio bambino è nato il 2 dicembre del 2013», racconta ora Maria.
«Pesava tre chili e mezzo. Ho avuto una gravidanza e un parto naturale sereno. E ogni volta che mi soffermo
a guardare il mio piccolo mi rendo conto del pericolo scampato. Se non avessi seguito il mio istinto sarei stata
io stessa la carnefice di mio figlio. Ecco perché sono sempre stata convinta che un'azione legale fosse
un'iniziativa non solo giusta, ma doverosa. Nei pronto soccorso il personale deve essere altamente
qualificato. Non si può sbagliare con la vita».
Foto: Un reparto di neonatologia
Foto: L'Ingresso del Fatebenefratelli all'Isola Tiberina
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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IL CASO
22/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Grandi consensi alla proposta del ministro della Salute Lorenzin ieri nell'intervista ad «Avvenire»
STEFANIA CAREDDU
Grande interesse suscita la proposta lanciata con l'intervista ieri ad Avvenire dal ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, per un piano nazionale sulla fertilità. «Sono molto contenta che il ministro abbia posto
l'accento su una questione di questa portata: bisogna costruire da capo una cultura della procreazione che
manca totalmente», osserva Eleonora Porcu , responsabile del Centro sterilità dell'Ospedale Sant'Orsola di
Bologna. Si tratta di «una costruzione con tanti mattoncini solidi che educhino ai concetti della fertilità sin da
piccoli, in modo sistematico, pulito, trasparente, non ideologico, aperto al benessere legato alla soddisfazione
della naturale propensione alla procreazione». Ciò che serve è una vera «rivoluzione culturale» che faccia
luce anche sul «mortale equivoco che fa credere di poter sostituire la fecondazione naturale con quella
assistita». «La medicina della procreazione - ricorda Porcu - può aiutare, collegare percorsi che non
funzionano, ma di fronte a un numero limitato di ovuli, che diventano di qualità scadente con il passare del
tempo, non può niente». La battaglia va spostata dunque sul piano informativo e culturale. «È bene che una
donna sappia di poter organizzare i suoi anni più fertili pensando a metter su famiglia e ai nuovi figli, che
rappresentano il futuro di un Paese al momento a corto di energie», spiega Paola Ricci Sindoni , filosofa e
presidente nazionale di Scienza & Vita. «Occorre ribaltare - dice - l'idea che una giovane donna debba
forzatamente scegliere tra i figli e il lavoro, concezione che decenni di campagne hanno consolidato». La
proposta di un piano per la fertilità che metta l'accento sull'esistenza «di un limite che va considerato e
rispettato» aggiunge Giuliana Mieli , psicoterapeuta esperta in maternità, deve essere accompagnato «da
un'educazione all'affettività già nelle scuole che faccia comprendere qual è la responsabilità dei genitori» e da
«politiche che concilino lavoro e famiglia, permettendo alle donne e agli uomini di essere madri e padri». «Era
ora che un ministro si accorgesse della denatalità», esulta Carlo Foresta , andrologo, presidente della Società
italiana di fisiopatologia della riproduzione. «Nel 2011, a fronte di 510mila bambini nati, ci sono state 111mila
interruzioni di gravidanza: è un dato estremamente grave», evidenzia Foresta, ricordando che «la denatalità
può essere affrontata più che con tecnologie di riproduzione assistita attraverso una campagna di vera
prevenzione per donne e per uomini». «Il problema dell'età avanzata per il primo figlio - aggiunge - riguarda
le une e gli altri, e non è a costo zero per la società. Il figlio di un uomo non più giovane, infatti,
frequentemente presenta alterazioni geniche che possono generare seri problemi». Secondo Foresta, che
anima una campagna di prevenzione per gli uomini con visite gratuite, è strategico tener presente l'universo
maschile e lavorare per «cambiare il senso di responsabilità della genitorialità». Estesa l'eco delle parole di
Beatrice Lorenzin anche tra associazioni e partiti. L'auspicio di Carlo Costalli , presidente del Movimento
cristiano lavoratori, è che alle dichiarazioni seguano «fatti concreti che segnino il ritorno in primo piano delle
tutele per la persona e per la famiglia». «Le nostre prossime battaglie saranno le deduzioni per l'educazione
dei figli e il no all'abolizione delle detrazioni per il coniuge a carico», promette Gaetano Quagliariello ,
coordinatore nazionale del Ncd. Per Maurizio Gasparri , vice presidente del Senato (Forza Italia), occorre
«riportare la discussione su questi temi proprio in un momento in cui altri, anche in Parlamento, si sono
riattivati per istituire la morte di Stato, l'eutanasia». «Stiamo rubando ai giovani il diritto alla maternità e alla
paternità e tentiamo anche di convincerli che è meglio così: coppie precarie e convivenze provvisorie,
ovviamente senza bambini, secondo quella cultura dell'usa e getta deprecata da Papa Francesco», conclude
Rocco Buttiglione , Udc, che si augura che «la riflessione avviata dal ministro Lorenzin venga proseguita
collegialmente dal governo e da tutta la politica italiana».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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«Il piano per la fertilità? Una rivoluzione»
23/03/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Giusto intervenire Il nostro Paese sta attraversando un inverno demografico» Consensi alla proposta
lanciata da Lorenzin su Avvenire
V. D.
MILANO Educare alla maternità. La sfida lanciata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin sulle pagine di
Avvenire e che nei prossimi mesi potrebbe addirittura concretizzarsi in un piano nazionale per la natalità
continua a riscuotere consensi. E non solo in ambito sanitario, dove l'aspetto più interessante della proposta
è quello legato alle tematiche della fertilità (e della cura della sterilità, troppo spesso sostituita dal ricorso alla
provetta). «L'idea della Lorenzin è dirompente anche dal punto di vista sociale ed economico - spiega il
demografo Gian Carlo Blangiardo -. Non c'è bisogno di ricordare come l'Italia stia attraversando il peggiore
degli inverni demografici e come la denatalità sia il sintomo più evidente di un modo culturalmente sbagliato
di concepire la famiglia». Le "radiografie" del malato ci sono, secondo Blangiardo. La regola italiana del
"meno figli e più tardi" è stata imposta dai meccanismi lavorativi e sociali complessi, dal fatto che una donna
arriva alla carriera e alla stabilità professionale tendenzialmente tra i 35 e i 40 anni «e soltanto allora, se va
bene, prende in considerazione l'ipotesi di un figlio». Figlio che rimane unico nella stragrande maggioranza
dei casi. Che fare? Come curare il malato, articolando un piano per la natalità che tenga conto delle oggettive
difficoltà del sistema Italia? «Intanto rimettendo al centro un'idea diversa di famiglia con figli. Che non è un
gruppo di disperati, o di parassiti, ma una risorsa per il Paese visto che quei figli pagheranno le pensioni di
chi altrimenti non le avrà», continua Blangiardo. Più sono, insomma, meglio sarà per tutti. «E poi ci sarebbe
tutta l'attività messa in campo dall'Osservatorio nazionale per la famiglia, il cui piano nazionale elaborato nei
minimi dettagli nel non troppo lontano 2009 è stato dimenticato in qualche cassetto, per la regola tutta italiana
che i governi che vengono dopo dimenticano quanto fatto di buono dai precedenti», rileva ancora Blangiardo.
Già, perché incentivare la natalità non può significare soltanto informare gli adolescenti sulle possibilità
biologiche maggiori di avere figli sotto i trent'anni, ma anche metterli nelle condizioni di farli, i figli. E per
creare quelle condizioni bisogna ripartire dalla situazione in cui vengono messe le famiglie: come si può
pretendere che una donna scelga di avere un figlio all'inizio del suo percorso professionale se questo
significa discriminazione o addirittura licenziamento? «Ci sono poi i capitoli conciliazione e sostegno alla
genitorialità, misure senza le quali è concretamente impossibile convincere i giovani al passo difficile di un
figlio, figurarsi a quello considerato quasi impossibile di due o tre», prosegue Blangiardo. La buona notizia?
La natalità, in Italia, è solo un valore latente. «Il desiderio di fare figli è ancora altamente diffuso e sono
convinto che da qui si debba partire, facendo leva sulla propensione dei giovani a diventare genitori». Il nodo
restano gli strumenti e per questo «il ministro Lorenzin dovrebbe pensare a un dibattito allargato nel governo
sulla sua idea». Servono nuove consapevolezze culturali, con una formazione che comincia a scuola.
Servono investimenti per percorsi sanitari che privilegino l'attenzione alla fertilità di coppia e alla cura della
sterilità. Servono interventi nel campo del lavoro affinché tutti siano messi nella condizione di scegliere, la
natalità. E non soltanto di sognarla.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Il demografo Blangiardo: ma ai giovani servono strumenti concreti, subito
22/03/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 22
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ospedali, ecco il valzer dei reparti
Dolo diventerà centro internistico, Mirano polo chirurgico: ogni nosocomio manterrà i servizi di supporto
Il futuro dell'Asl 13 per il prossimo biennio approvato dalla Regione: tra tagli, accorpamenti e soppressioni si
profila il diverso destino per gli ospedali di Dolo e Mirano. I tempi dei due ospedali quasi gemelli e dei doppi
dipartimenti è finito, il Piano Aziendale dell'Asl 13, proposto dal direttore generale Gino Gumirato è stato
approvato dalla Regione e la linea tracciata è proprio quella annunciata già un anno fa dallo stesso Gumitato:
l'ospedale di Dolo destinato a struttura internistica e quello di Mirano con funzione chirurgica. Il direttore
Gumirato ha già presentato l'Atto Aziendale ad una cinquantina tra primari e responsabili di dipartimento
qualche giorno fa annunciando che prossimamente l'Atto sarà illustrato anche ai 17 sindaci dei Comuni della
Riviera e del Miranese. Sostanzialmente non ci sono grandi sorprese, il Piano approvato è quanto lo stesso,
salvo qualche minima osservazione, Gumirato ha proposto alla Regione per riorganizzare l'azienda sanitaria
di Dolo e Mirano. Mirano polo chirurgico e Dolo internistico. «Per i cittadini non ci saranno grandi
sconvolgimenti - aveva spiegato il direttore generale ai sindaci qualche tempo fa - ogni ospedale manterrà i
servizi di supporto laboratorio di analisi, diagnostica, visite ambulatoriali». Di fatto viene tagliata la Neurologia
di Mirano mentre rimarrà quella di Dolo mentre alcuni dipartimenti come Radiologia, Ginecologia e lo stesso
Pronto Soccorso saranno «strutture integrate», ovvero verrà mantenuta la l'Unità operativa, il reparto,
nell'ospedale ma il dipartimento sarà uno solo. Il cronoprogramma stabilito dalla Regione, che parla proprio di
«accorpamenti» prevede tutto nell'arco del biennio 2014 - 2016. I tagli strutturali riguardano anche il territorio.
«L'attuale organizzazione dell'Asl 13 - si legge nell'atto aziendale - prevede una articolazione territoriale
concentrata su due distretti. Al fine di poter costruire una adeguata convergenza verso una organizzazione ad
un solo distretto per l'intera dimensione aziendale (composta di 268.564 abitanti residenti in 17 comuni) si
propone la permanenza dell'attuale struttura a due distretti fino alla fine 2014 mentre dal 2015 ci sarà una
nuova organizzazione con distretto unico». L'Unità operativa complessa di Neurologia di Mirano verrà
«dismessa» e «unificata» a favore di quella di Dolo. Stesso destino per Anestesia e Rianimazione sempre a
Dolo che verrà trasformata un unità semplice subordinata a Mirano. Analogo destino per Geriatria. «Si tratta
di una unità semplice - si legge nell'atto - collocata nell'ex apicalità di Medicina a Mirano che non essendo più
prevista dalle schede di dotazione ospedaliera dovrà essere dismessa con decorrenza da marzo 2015». ©
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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ASL 13 Approvato dalla Regione il piano per il prossimo biennio tra tagli e accorpamenti
23/03/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 12
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Centro prelievi dell'ospedale aperto tutti i giorni feriali
Prelievi in tutti i giorni feriali, e non più solo al sabato, all'ospedale dell'Angelo. Da domani, lunedì, il Centro
Prelievi dell'Ospedale di Mestre lavorerà tutti i giorni, esclusa la domenica, offrendo il proprio servizio agli
utenti - esami del sangue, delle feci e delle urine - dalle 7 alle 9. Operando finora solo al sabato, il Centro
Prelievi dell'ospedale mestrino ha svolto circa 2500 prelievi dal giugno scorso, quando ha iniziato la sua
attività, con una media di 60 prelievi per ogni sabato di apertura. «La decisione di allargare il servizio anche ai
giorni feriali - spiega il direttore dell'ospedale, Onofrio Lamanna - risponde al continuo crescere della richiesta
degli utenti che, in pochi mesi, sono passati da una trentina, nelle due ore del sabato mattina, a più di 80».
L'Ulss 12 ha previsto nel frattempo la riorganizzazione della sala d'attesa del Centro Prelievi, per la quale è
pronto il cantiere: «Il servizio allargato e il cantiere per la nuova sala d'aspetto potranno tranquillamente
convivere, anche perché i prelievi si svolgono solo nelle prime ore della mattinata, e i lavori di ristrutturazione
possono proseguire quotidianamente dalle 9, e saranno terminati prima dell'estate». © riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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DA DOMANI ALL'ANGELO
23/03/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 14
(diffusione:86966, tiratura:114104)
I sindacati: «Ok al nuovo distretto ma a Favaro serve il medico H24»
Il Sindacato dei pensionati plaude all'avvio della nuova sede del distretto socio sanitario Mestre Nord, ma
chiede l'attivazione anche del servizio medico di base "H24". «Abbiamo appreso con piacere che
l'inaugurazione della nuova sede di Favaro Veneto sia stata fissata per l'8 maggio prossimo - affermano in
una nota Cgil, Cisl e Uil - e che sia stato confermato l'impegno a farla diventare completamente operativa
entro il mese di luglio». La data dell'inaugurazione e quella dell'avvio operativo della struttura distrettuale
sono state confermate qualche giorno fa dal direttore generale dell'Uls 12 Giuseppe Dal Ben nel corso di un
incontro con la popolazione svoltosi al centro civico di Marcon. «Altrettanto positiva - prosegue il comunicato è stata la conferma venuta sia dal direttore Dal Ben che dal presidente del Comitato di distretto, nonché
sindaco di Marcon, Andrea Follini, che i presidi socio-sanitari di Marcon e Quarto d'Altino rimarranno attivi e
continueranno a prestare alla popolazione del posto tutti i servizi che attualmente vengono erogati». I
sindacati dei pensionati ricordano dunque le mobilitazioni degli abitanti dei due comuni per rivendicare per
queste aree "congrui servizi socio sanitari e altrettanto congrui presidi territoriali". Viceversa i sindacati
manifestano preoccupazione per le difficoltà, rese pubbliche nel corso dell'assemblea di Marcon, che
starebbe incontrando il progetto per la realizzazione del servizio "H24" e cioè il servizio medico di base, da
attivare presso la sede di Favaro, che dovrebbe essere presente 24 ore al giorno e per tutti i giorni dell'anno.
«Le organizzazioni sindacali dei pensionati hanno aperto una particolare vertenza per la realizzazione di
questo specifico servizio, perché sia efficace e diffuso sul territorio - conclude la nota - e insistono perché
tutto ciò diventi una realtà operativa, concreta e utile per la gente. Vanno rimosse quindi, con celerità, tutte le
resistenze e rigidità da qualsiasi parte esse provengano». Mauro De Lazzari © riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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SANITÀ
24/03/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 10
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Bonato incalza Tommasi: «Pressing sulla Regione per l'hospice»
CAVARZERE - «Tommasi si svegli, è ora di far sentire la voce dell'Amministrazione per portare a casa
l'hospice, per uno sviluppo della Cittadella socio sanitaria». La struttura dell'ex ospedale civile, chiuso alla fine
degli anni '90, ospita oggi i poliambulatori e la Comunità residenziale protetta, ma la maggior parte dei locali
resta inutilizzata. A rilanciare la necessità di sviluppare la struttura è Nadia Bonato di «Adesso Cavarzere».
«La Regione ha tagliato i posti letto negli ospedali, per questo sono sempre più necessarie strutture
intermedie per accogliere chi è in fase di guarigione, ma anche i malati terminali con la creazione di hospice
adeguati a gestire queste situazioni», afferma Bonato. Un servizio, quest'ultimo, che nel territorio dell'Ulss 14
non c'è e di cui si avverte l'esigenza tanto da essersi ipotizzata la sua realizzazione a Chioggia, dove però
non ci sarebbero gli spazi. La proposta di «Adesso Cavarzere» è che venga sfruttato l'ex ospedale, ma è
l'Amministrazione Tommasi ribadisce Bonato che deve farsene promotrice in Regione e ricorda come il Piano
regionale sanitario indichi come "prioritario per la programmazione di dette strutture l'utilizzo anche di
ospedali dismessi". La Cittadella sanitaria si è fermata alla prima fase di avvio del progetto (erano previsti 120
posti letto). «Puntiamo alla realizzazione di un polo riabilitativo e ad accogliere servizi di ricovero. La Regione
Veneto ha un debito con i cavarzerani, contratto con la chiusura dell'ospedale prima e con la mancata
realizzazione del progetto che diede avvio alla Cittadella poi», chiude la Bonato. Filippo Greggio ©
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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CAVRZERE
24/03/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 11
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Nuova risonanza magnetica per l'ospedale di San Donà
SAN DONÀ DI PIAVE - L'ospedale cittadino avrà una nuova risonanza magnetica. In questi giorni la regione
Veneto ha autorizzato la direzione generale dell'Asl 10 all'acquisto della nuova apparecchiatura che verrà
utilizzata dalle unità operative radiologia e cardiologia, provvista di un "pacchetto cardiologico" che
permetterà ai medici di questa Asl di compiere prestazioni attualmente eseguibili solo in altre aziende
sanitarie, ossia diagnosi approfondite nell'ambito delle aritmie, infarti particolari, malattie da stress e altro.
«Uno dei vantaggi della risonanza magnetica sarà quello di poter eseguire nuove prestazioni nel nostro
ospedale, evitando agli utenti di dover recarsi in altre strutture», spiega il direttore generale Carlo Bramezza.
«Con la nuova apparecchiatura continuiamo il processo di ammodernamento della strumentazione
elettromedicale - conclude Bramezza - Solo l'ospedale di San Donà di Piave, in un anno, è stato fornito di
una nuova emodinamica, di una nuova Tac, avrà quattro nuovi ecografi e una nuova diagnostica, ora la
risonanza magnetica: milioni di euro investiti per migliorare il servizio reso ai cittadini del Veneto orientale, per
i quale la Regione, con il governatore Luca Zaia in testa, sta dimostrando una particolare attenzione».
L'acquisto della risonanza magnetica avverrà mediante un bando di gara. L'Asl 10 spenderà 1,5 milioni di
euro comprensivi di lavori d'adeguamento nei locali in cui sarà installata. Fabrizio Cibin
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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SANITÀ
22/03/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Passato, presente e futuro del sistema Formigoni & Co.
G.Sal.
Il giorno dopo la decapitazione dei vertici della mega holding Infrastruttura Lombarde nulla è più come prima.
E' saltato uno degli snodi fondamentali su cui si è retto l'intero sistema economico e politico della regione più
ricca d'Italia negli ultimi venti anni. Tutti adesso si affannano a cercare di limitare i danni. Si dice che
l'inchiesta ha portato agli arresti dell'ex direttore generale, mai sostituto Antonio Rognoni e di altre sette
persone riguarda fatti del passato e non coinvolge direttamente la società che gestisce Expo. Ma nessuno
può nascondere che il grande evento in programma il prossimo anno non è mai stato così a rischio.
Gli uomini arrestati gestivano ancora alcuni gangli vitali per la buona riuscita della fiera universale e tutta
questa vicenda dimostra, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che l'era Formigoni non è mai finita. Il leghista
Maroni in pochi mesi non ha potuto, o non ha voluto, davvero cambiare un sistema consolidato e pervasivo
che per due decenni ha gestito la più grande mole di risorse pubbliche e private del paese. Su queste
fondamenta è stato costruito un dei più grande sistemi di potere del paese che, per quanto sia ormai al
capolinea, crolla lentamente, un pezzo dopo l'altro, rischiando di travolgere anche chi vorrebbe cambiare
verso o voltare pagina.
Le crepe che hanno consumato alla base questo enorme castello di carte sono visibili da tempo. Le inchieste
degli ultimi anni hanno svelato il malaffare della sanità lombarda, le connivenze con la 'ndrangheta, il
perverso intreccio di interessi tra palazzinari senza scrupoli e banche, politici e capitale finanziario. Da una
parte Cl tramite la Compagnia delle opere, dall'altra, qualche passo indietro, le cooperative rosse. Così sin
dai tempi di Penati.
Eppure questa mole di indagini e di riscontri forniti dalla magistratura sembrano scoperchiare solo la punta
dell'iceberg, una rete infinita di relazioni compromettenti, di abusi di potere e di arroganza. E' questo mondo
sempre più decadente e decaduto che ha fatto girare soldi e persone in Lombardia (e non solo), e continua
ancora nel suo gioco al massacro. Berlusconi è decaduto davvero, Formigoni si è dovuto dimettere, ma
questa inchiesta dimostra che nulla è cambiato. Al Pirellone governa sempre il centrodestra, Formigoni è
senatore della maggioranza che sostiene Renzi e ministro delle infrastrutture responsabile per Expo è il
ciellino milanese Maurizio Lupi, prossimo aspirante candidato sindaco delle destre a palazzo Marino. Altro
che passato, il caso di Infrastrutture lombarde riguarda il presente e il futuro prossimo. A partire da Expo sui
cui ha voluto o dovuto scommettere anche il sindaco Pisapia che ora prende le distanze e plaude all'azione
della magistratura, ma che con il potere della Regione deve sempre venire a patti per il bene di Expo. E con
lui su Expo sta scommettendo, volente o nolente e non senza qualche azzardo, tutto il paese, come
dimostrano le dichiarazioni preoccupate e preoccupanti di Giorgio Squinzi. G.Sal.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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LOMBARDIA
23/03/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Def, pensioni e sanità Ecco tutti i conti che già non tornano
Il governo deve scrivere il programma economico ma non si trovano le coperture per la sforbiciata a Irap e
Irpef. La spending review è congelata e manca il tempo per le privatizzazioni
FRANCESCO DE DOMINICIS
È senza dubbio una settimana decisiva quella che scatta domani, per il governo di Matteo Renzi. Dopo il tour
europeo - a Parigi da Francoise Hollande, a Berlino da Angela Merkel e a Bruxelles per il Consiglio Ue - il
premier italiano deve passare dagli impegni ai fatti. Dalle parole alle decisioni sui quattrini. Tutto ruota attorno
alla spending review , la revisione della spesa statale confezionata dal Carlo Cottarelli e in parte già bocciata
dallo stesso Renzi. I nodi da sciogliere sono tanti. Coperture e tasse. Dalla reale portata delle sforbiciate al
bilancio pubblico, infatti, dipende l'ef fettiva possibilità di poter avere risorse a disposizione (le coperture) da
riversare sul piano «taglia tasse». L'esecutivo si è impegnato in Parlamento per ridurre l'Irpef di 10 miliardi di
euro e l'Irap di circa 2,5 miliardi. Sta di fatto che dal capitolo pensioni a quello sulla sanità sono tanti i dubbi
che l'inquili no di palazzo Chigi ha sollevato in relazione alle proposte presentate dall'ex funzionario del
Fondo monetario internazionale. Cottarelli in bilico. Una lunga lista di perplessità che, secondo taluni,
potrebbe essere il preludio al «licenziamento» di Cottarelli. Renzi ha detto apertamente che non ha gradito il
modo con cui è stato presentato il piano da parte del commissario e la creazione della cabina di regia
economica a palazzo Chigi potrebbero rendere superflua la presenza di un consulente al Tesoro. Il primo Def
di Renzi. Il rischio di creare un pasticcio, dunque, è enorme e il tempo stringe: bisogna cominciare a mettere
nero su bianco le cifre del programma. Il governo deve uscire allo scoperto e dovrà farlo gioco forza nei
prossimi giorni con il Documento di economia e finanza: il primo Def dell'era Renzi. Rigore sui conti. Dunque
torna il «rigore e sviluppo» di Tommaso Padoa-Schioppa: «Non abbiamo alternative» ha detto ieri a
Cernobbio il responsabile dell'Eco nomia, Pier Carlo Padoan rilanciando la formula dell'ex ministro. Che da
domani a via Venti Settembre dovrà chiudere il Def indicando i numeri macroeconomici del prossimo triennio.
Quelli su cui si baserà la prossima legge di stabilità e, come accennato, l'in tervento sulle tasse che Renzi
vuole rendere concreto con la busta paga di maggio. Sia la Germania sia i vertici dell'Unione europea non
hanno avallato la richiesta di Renzi di avere sconti per il calcolo del deficit. Deficit. Dopo gli incontri europei,
non è ancora deciso come si procederà per il 2014. Il precedente esecutivo ha fissato il deficit al 2,6% del pil
con uno scarto di 0,4 punti fino al limite europeo del 3%. Resterebbe così un «margine» di 6,4 miliardi (ogni
0,1 punti di deficit sono circa 1,6 miliardi) da impiegare per il calo delle tasse. Ma quel 2,6% si fonda su una
crescita del pil all'1% che è frutto di una vecchia stima e che potrebbe essere smentita dai fatti, lasciando un
pugno di mosche in mano al premier. Lo stesso Padoan ha detto che i numeri che hanno sott'oc chio sono
più vicini a quelli della Commissione europea, che vede il pil italiano 2014 allo 0,6%. Pagamenti debiti Pa .
C'è anche un'altra ipotesi che lascerebbe inalterato il livello del 2,6%: se il governo riuscirà a dar seguito alle
misure annunciate (a partire dal pagamento per oltre 60 miliardi dei debiti della Pa) si stima infatti un effetto
positivo sulla crescita di 0,5 punti. Impatto che sul deficit avrebbe un effetto benefico di 0,2 punti: si
libererebbero 3,2 miliardi lasciando il deficit al 2,6%. L'ulti ma scelta deve essere «politica». Pensioni e sanità
. Stesso discorso per mettere mano alla previdenza e al comparto salute. Le sforbiciate suggerite da
Cottarelli sono già state smontate dal presidente del consiglio Privatizzazioni . Il reperimento di risorse è in
alto mare e Padoan ha rilanciato le privatizzazioni, accelerando la dismissione di quote di Fincantieri,
Ferrovie dello Stato, Cassa depositi e prestiti. twitter@DeDominicisF
Foto: ARRAMPICATORE Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato presidente della Provincia di
Firenze e sindaco del capoluogo toscano. Democristiano, poi della Margherita e infine del Pd, ha scippato
Palazzo Chigi a Enrico Letta [Lapr.]
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
50
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gli azzardi di Renzi PIL LUMACA A far saltare definitivamente il tavolo di Palazzo Chigi potrebbe essere il Pil,
avviato a crescere nel 2014 molto meno dell'1 per cento previsto
23/03/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 39
(diffusione:125215, tiratura:224026)
La Commissione Europea sul caso 'Roche-Novartis'
MARIANNA MASCIANDARO
Arriva una nota chiarificatrice della Direzione Generale della Salute e dei Consumatori della Commissione
Europea sul caso Avastin/Lucentis. Nella sua nota la Commissione Europea chiarisce il fatto che ogni
azienda farmaceutica è tenuta per legge alla segnalazione di qualsiasi reazione avversa relativa all'utilizzo di
un proprio farmaco, sia esso usato nell'indicazione per cui ha ottenuto l'autorizzazione al commercio, sia nel
caso in cui lo si utilizzi fuori indicazione (off-label). Segnalazioni da cui può scaturire una modifica al foglietto
illustrativo (RCP) di un prodotto da parte delle Autorità Regolatorie competenti, laddove queste ultime
riscontrino rischi per i pazienti che debbano essere comunicati agli operatori sanitari, affinché la prescrizione
sia consapevole del rapporto rischio-beneficio di un utilizzo, a maggior ragione se off-label. Come sottolineato
dalla Commissione Europea, questo è esattamente ciò che è accaduto nel caso di Avastin, quando «nel
luglio 2012, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell'EMA ha aggiornato le avvertenze speciali
dell'Avastin (bevacizumab) con l'aggiunta di ulteriori informazioni relative all'uso intravitreale non approvato
del farmaco». Tale aggiornamento, si legge nella nota «era basato sui più recenti dati della sorveglianza post
autorizzazione presentati dal titolare dell'autorizzazione, con particolare riferimento a segnalazioni di gravi
reazioni avverse relative all'uso intravitreale/intraoculare dell' Avastin, e sulla letteratura scientifica
riguardante il farmaco. Sulla base dell'opinione del CHMP, il 30 agosto 2012 la Commissione europea ha
adottato una decisione con un aggiornamento del riassunto delle caratteristiche del prodotto dell'Avastin».
Pertanto, in una nota a margine, la Roche sottolinea che «lungi dall'essere frutto di un presunto accordo o
parte di una strategia per creare allarme tra medici e pazienti, le modifiche al foglietto illustrativo di Avastin
sono state decise autonomamente ed esclusivamente dalle Autorità Regolatorie competenti a seguito delle
segnalazioni fatte da Roche, nel rispetto dei suoi obblighi di Farmacovigilanza, relativamente agli eventi
avversi provocati dall'utilizzo intravitreale ("off-label") del farmaco, a tutela di medici e pazienti».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Una dichiarazione sull'affaire Avastin/Lucentis
23/03/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 39
(diffusione:125215, tiratura:224026)
La salute? Una questione di stile di vita... in Tour!
GIOIA TAGLIENTE
Riparte quest'anno il tour "Visitiamo la tua città"per sensibilizzare gli italiani sui corretti stili di vita e
sull'importanza della prevenzione nelle malattie non trasmissibili, rappresentate principalmente da quelle
cardiovascolari, dal diabete, dal cancro e dalle malattie respiratorie croniche, che costituiscono la principale
causa di morte nel mondo. Il progetto educativo - promosso dalla Società Italiana di Medicina Generale
(SIMG), dall'Associazione Medici Diabetologi (AMD) e realizzato con il contributo incondizionato di DOC
Generici, azienda tra i leader di mercato nella produzione di farmaci equivalenti - tocca nel 2014 il centro e il
sud Italia, partendo il 5 aprile da Cagliari. 30 è il numero delle città che saranno coinvolte nel tour, 10 in più
rispetto allo scorso anno. Per incentivare un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, affinché uno stile di
vita sano diventi un approccio spontaneo, adottato fin da giovani nella pratica quotidiana, le comunità
scientifiche lavorano sempre più in sinergia con le aziende. «La seconda edizione del tour "Visitiamo la tua
città" nasce prima di tutto a seguito del grande successo riscontrato lo scorso anno, non solo da un punto di
vista mediatico ma soprattutto da un punto di vista di partecipazione della popolazione sul territorio e di
coinvolgimento degli operatori sanitari» - ha dichiarato Gualtiero Pasquarelli, Amministratore Delegato di
DOC Generici. «A seguito delle numerose richieste ricevute da parte delle città del sud e del centro Italia
abbiamo deciso di replicare l'iniziativa». «Il tema della prevenzione e quello dei farmaci equivalenti hanno in
comune l'obiettivo di contenere la spesa farmaceutica, che ha raggiunto valori al limite della sostenibilità,
attraverso l'adozione di corretti stili di vita e la produzione di farmaci equivalenti che consentono ai cittadini di
accedere alle terapie ad un prezzo più basso» - ha concluso Pasquarelli. «Per questo motivo credo sia
doveroso che le aziende come DOC Generici supportino la comunità scientifica fornendo le risorse mancanti
affinché iniziative come "Visitiamo la tua città" possano sensibilizzare e informare l'intera popolazione italiana
sui corretti stili di vita». IL CALENDARIO DELLE TAPPE: Cagliari 5 Aprile Trapani 7 Aprile Palermo 9 Aprile
Catania 10 Aprile Siracusa 11 Aprile Messina 12 Aprile Reggio C. 13 Aprile Cosenza 14 Aprile Potenza 16
Aprile Matera 17 Aprile Lecce 22 Aprile Taranto 23 Aprile Brindisi 24 Aprile Bari 25 Aprile Avellino 26 Aprile
Salerno 27 Aprile Cava de' Tirreni 28 Aprile Napoli 30 Aprile Caserta 1 Maggio Frosinone 2 Maggio Latina 3
Maggio Pomezia 4 Maggio Anzio 5 Maggio Terni 7 Maggio L'Aquila 8 Maggio Pescara 9 Maggio Ancona 10
Maggio Pesaro 12 Maggio Siena 14 Maggio Empoli 15 Maggio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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'Visitiamo la tua città': al via la 2° edizione
24/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 4
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Bimbo dimesso muore a casa, scatta ispezione
Chiarire come sia stata possibile la tragedia della morte del piccolo Leonardo, il bimbo di tre anni deceduto
due notti fa dopo essere stato rimandato a casa, a Pescia Romana, dall'ospedale di Tarquinia dove era stato
sottoposto a controllo medico per la febbre alta. Per questo, il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha fin
da sabato disposto un'indagine ispettiva presso il nosocomio, mentre ieri la Procura di Civitavecchia ha
disposto il sequestro della cartella clinica del bambino e due medici sono indagati. L'obiettivo dell'ispezione
ministeriale è verificare se a causare la morte del piccolo abbiano concorso anche «fattori organizzativi» e se
l'ospedale «sia tra quelle strutture in grado di assicurare assistenza specialistica pediatrica in emergenza».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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MINISTRO SALUTE IN AZIONE
24/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 7
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«POSSIBILI CONNESSIONI CON L'AUTISMO» L'ULTIMA INCHIESTA
AVVIATA A TRANI
Si cerca di capire se i casi insorti dopo la somministrazione del farmaco siano aumentati
VALENTINA MARZO
L'Organizzazione mondiale della sanità, le più autorevoli riviste scientifiche internazionali, così come i medici
italiani, hanno già bollato la vicenda come una bufala. Ma comunque la Procura di Trani ha voluto aprire
un'inchiesta su una possibile correlazione tra il vaccino trivalente (quello contro morbillo, parotite e rosolia,
l'Mpr) e l'insorgenza dell'autismo. Dopo un esposto di alcuni genitori, il pm Michele Ruggiero ha infatti aperto
un fascicolo contro ignoti con l'accusa di "lesioni colpose gravissime". Nei giorni scorsi il sostituto procuratore
ha affidato una delega di indagini ai carabinieri del Nas che dovranno verificare, statisticamente, i casi di
autismo insorti dopo la somministrazione del vaccino negli ultimi cinque anni. Contemporaneamente è partita
una richiesta al ministero per avere i protocolli che hanno portato all'adozione dell'Mpr con tanto di prove
scientifiche inviate dalle cause farmaceutiche. L'inchiesta nasce dalla denuncia presentata dai genitori di due
bambini a cui, dicono, è stata diagnosticata una "sindrome autistica a insorgenza post vaccinale". Un caso,
questo, che ha portato proprio nella zona di Trani e della provincia di Bari all'organizzazione di movimenti,
convegni scientifici sul tema che però hanno scatenato una reazione durissima da parte della comunità
scientifica anche locale. L'Oms in un vademecum pubblicato sul proprio sito solo pochi mesi fa, ha spiegato
come «non ci sia alcuna evidenza di correlazione tra il vaccino trivalente per morbillo, rosolia e parotite e
l'autismo, e lo stesso vale per ogni altro vaccino infantile». Si tratta della stessa linea del Centro di
epidemiologia e sorveglianza dell'Istituto superiore di sanità che per voce della propria direttrice ha spiegato
che «non vi sono nuove evidenze scientifiche oltre quelle che hanno rivelato l'infondatezza delle prime
segnalazioni». La Procura, di contro, parla di atto dovuto in seguito alla denuncia dei genitori dei bambini e
che non si poteva fare altro. D'altronde il caso - che rischia di diventare un nuovo caso Stamina - era già
approdato in un aula di tribunale quando nel 2012 a Rimini un giudice condannò il ministero della Salute a
risarcire una famiglia in cui un bimbo avrebbe sviluppato la malattia proprio a seguito della immunizzazione.
«Non c'è alcuna prova scientifica. Studi sono stati fatti e altri sono in corso - spiega il presidente della Società
italiana di pediatria (Sip) Giovanni Corsello e non hanno evidenziato alcun legame». Intanto però una prima
conseguenza di questo polverone sollevato attorno al vaccino già si è avuta: sono in calo le vaccinazioni,
anche quelle obbligatorie, tanto che le Asl sono sempre più spesso costrette a intervenire.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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MA LA COMUNITÀ SCIENTIFICA LOCALE ATTACCA I GIUDICI
24/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 13
(diffusione:103223, tiratura:127026)
IODIO, L'AMICO DELLE DONNE
Prezioso alleato contro le malattie della tiroide , è indispensabile soprattutto durante il periodo della
gravidanza e l'allattamento
FEDERICO MERETA
NON CONTATE troppo sulle onde del mare e sulla schiuma che inalate durante una passeggiata sulla costa.
Lo iodio, elemento basilare per il buon funzionamento della tiroide, non arriva direttamente dal mare, ma
piuttosto dalla terra su cui viviamo. Ciò che conta è infatti la quantità di iodio presente nelle rocce della nostra
regione, perché l'acqua piovana passando attraverso le rocce si arricchisce di tutta una serie di minerali tra
cui appunto lo iodio. La stessa acqua finisce poi alle piante, ai vegetali, alle coltivazioni, agli animali, ai bacini
idrici e direttamente al nostro rubinetto di casa. «In Liguria e in Piemonte le rocce sono povere di iodio per
cui, nonostante la vicinanza al mare, si tratta di regioni a carenza iodica», spiega Alessandro Marugo,
endocrinologo presso il centro della Tiroide dell'ospedale Galliera di Genova. Oggi da noi circa il 30 per cento
delle persone può avere problemi della ghiandola, spesso in forma non percepibile. Siamo in un'area a
rischio per le malattie della tiroide, e in particolare del gozzo, la cui insorgenza può essere facilitata dagli
ormoni femminili (questo è uno dei motivi del maggior rischio di alterazioni ghiandolari nelle donne) oltre che
dal fumo, dall'obesità e da un eccesso di alimenti nocivi in questo senso, quali ad esempio, rape e cavoli.
Particolare attenzione va prestata in caso di gravidanza perché esiste una maggior necessità di iodio da parte
della gestante e del nascituro. Una carenza di iodio in gravidanza può infatti avere conseguenze negative
importanti sullo sviluppo psico-neurologico del bambino. Durante la gestazione infatti, gli estrogeni
aumentano l'escrezione renale di iodio che porta ad un incremento del fabbisogno di questo microelemento.
Inoltre, durante la gravidanza la funzionalità tiroidea della futura mamma aumenta del 50 per cento, dal
momento che la tiroide del feto si sviluppa solo dal terzo mese e, conseguentemente, è la tiroide materna che
funziona per entrambi e che può soddisfare le nuove esigenze solo con un corretto apporto di iodio,
indispensabile non solo a gravidanza avviata ma anche nel periodo precedente e proseguendo durante
l'allattamento. «In gravidanza, stando alle linee guida dell'American Thyroid Association, si verifica un
aumento del volume tiroideo nel 40 per cento delle donne in zone di carenza iodica come ad esempio la
Liguria - dice Marugo Inoltre, il 20 per cento di tutte le donne in attesa sviluppa positività per particolari
anticorpi, che causano la tiroidite di Hashimoto: di queste diventano ipotirodee, già durante la gravidanza, il
16 per cento e il 50 per cento può sviluppare tiroidite post partum con ipotiroidismo. Per questo le
raccomandazioni dell'Endocrine Society dicono di fare esami della tiroide assolutamente prima di una
gravidanza per tutte le donne: se questi sono alterati ovviamente occorre un trattamento. Se le donne vivono
in aree di carenza iodica è importante ripeterli , visti i dati di prima, ogni due mesi in gravidanza e dopo il
parto». L'importante, in ogni caso, è riconoscere per tempo e trattare adeguatamente l'ipotiroidismo. Oggi tre
persone su cento, in Italia, sono in trattamento con l'ormone sintetico della ghiandola, chiamato levotiroxina.
Questa terapia, per venire incontro alle esigenze dei malati - si tratta in gran parte di donne - va seguita con
grande cura. «La complessità della terapia con levotiroxina» spiega Diego Fornasari, Farmacologo presso
Università degli Studi di Milano «è proprio nel profilo farmacologico peculiare dell'ormone sintetico che pone i
pazienti a rischio di sviluppare ipertiroidismo, nel caso di sovradosaggio, o di restare in ipotiroidismo nel caso
di sotto dosaggio, anche per scostamenti dal trattamento ottimale inferiori al 25 per cento». L'assorbimento
della sostanza, è correlato a tante variabili: l'alterata acidità dello stomaco, le interferenze legate al cibo, il
caffè e le fibre, l'assunzione di altri farmaci. In questo senso, comunque ci sono novità che possono aiutare
chi ha problemi perchè la tiroide lavora poco. «È oggi disponibile» racconta Paolo Beck-Peccoz, presidente
dell'Associazione Italiana Tiroide«una nuova formulazione dell'ormone tiroideo in capsule molli nelle quali,
grazie ad una particolare tecnologia farmaceutica, la levotiroxina in forma acquosa, è contenuta in una
capsula di gelatina molle che protegge il contenuto dall'ossidazione, assicurando tempi rapidi di dissoluzione
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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IN LIGURIA IL MARE NON BASTA
24/03/2014
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 13
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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e di assorbimento. Per andare incontro alla necessità di personalizzazione del trattamento, la levotiroxina in
capsule molli è disponibile in dodici diversi dosaggi che rende possibile l'assunzione di una sola capsula al
giorno qualsiasi sia il dosaggio necessario. Inoltre, le capsule molli sono insapori e, soprattutto, facili da
deglutire». Per chi non riesce a gestire il trattamento con le compresse o la formulazione liquida della
sostanza curativa, quindi, la scienza mette a disposizione nuove opportunità. Ciò che conta, in ogni caso, è
ricordare l'importanza della tiroide nel benessere dell'organismo. Normalizzare i livelli di ormoni tiroidei nel
sangue è molto importante perché gli ormoni tiroidei controllano il consumo di ossigeno e quindi la
respirazione cellulare, l'attività elettrica del cuore, il lavoro del sistema nervoso centrale e periferico, la
produzione, conservazione e utilizzazione di energia e molti altri processi.
Come controllare la ghiandola Prima della gravidanza Dopo l'accertamento della gravidanza Fonte: Centro
della Tiroide Ospedale Galliera, Genova Esami del sangue Controllo degli ormoni tiroidei FT3 FT4 Controllo
dell'ormone TSH Ricerca anticorpi specifici, come i TPO e i TGA Se il risultato è negativo e in passato non ci
sono stati problemi alla tiroide , anche in ambito familiare, non si eseguono ulteriori controlli NB . In tutti i casi
si consiglia un'ecografia della tiroide Controllo degli ormoni tiroidei FT3 FT4 Controllo dell'ormone TSH
Ricerca anticorpi specifici, come i TPO e i TGA Ecografia della tiroide In caso di risultati patologici , la donna
deve iniziare una terapia e vanno prescritti altri controlli e visite , anche dopo il parto In caso di esito negativo
, i controlli vanno ripetuti al quinto mese di gravidanza e subito dopo il parto Se il risultato è alterato o esiste
una patologia della tiroide nella donna o in famiglia, è utile il monitoraggio dell'endocrinologo
22/03/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 12
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Shengen vale anche nell'assistenza sanitaria
Opportunità Genererà un notevole flusso di pazienti e sicuramente sarà positivo per l'Italia
Daniela Forlani
Da pochi giorni il Consiglio dei Ministri ha recepito la direttiva europea 2011/24/UE sull'assistenza sanitaria
transfrontaliera, ovvero l'assistenza prestata in uno Stato membro dell'Unione Europea, diverso dallo Stato
membro nel quale il paziente è assicurato. Ciò permetterà ai cittadini dell'Unione Europea di ricevere con
minori difficoltà un'assistenza sanitaria di qualità in altri Paesi Comunitari. La presente direttiva mira a
garantire la mobilità dei pazienti conformemente ai principi sanciti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia
e a promuovere la cooperazione tra gli Stati membri in materia di assistenza sanitaria, nel pieno rispetto delle
competenze degli Stati stessi. Interviene in merito il nostro esperto, il dott. Giovanni Di Giacomo, specialista
in chirurgia ortopedica, in particolare in chirurgia della spalla e del ginocchio, direttore, da oltre 20 anni, del
reparto di ortopedia e traumatologia del Concordia Hospital di Roma e Responsabile Medico degli
Internazionali di Tennis. «L' Assistenza sanitaria transfrontaliera - afferma il dott Di Giacomo- genererà un
flusso di pazienti che si sposteranno tra i Paesi dell'Unione per ricevere cure e questo è sicuramente positivo
per l'Italia. Molti giovani ricercatori e chirurghi italiani di successo che sono emigrati all'estero, grazie a questa
direttiva, potrebbero ritornare in Italia e mettere la loro professionalità a servizio del Paese. È infatti proprio la
fortuna dei nostri connazionali fuori dall'Italia che testimonia la qualità del nostro sistema accademico».
L'Italia vanta eccellenze anche a livello di strutture sanitarie, pubbliche e private, che si distinguono per
capacità a livello internazionale come il Concordia Hospital, polo di riferimento europeo e mondiale, presso il
quale vengono eseguiti interventi chirurgici su pazienti provenienti da ogni parte d'Europa e del mondo e
ospita diverse equipe super specializzate nel trattamento di diverse patologie a carico della spalla, del
ginocchio e dell'anca. È inoltre centro accreditato ISAKOS ( International Society of Arthroscopy, Knee
Surgery and Orthopaedic Sports Medicine). Ulteriore testimonianza del primato italiano a livello di Sanità
viene dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che ha affermato che il nostro Sistema Sanitario
Nazionale è uno dei primi in Europa. «Alla luce di ciò - conclude il dott. Di Giacomo - proprio la Schengen
sanitaria potrebbe essere una grande opportunità e una sfida da cogliere che consentirà di far valere le
eccellenze sanitarie del nostro Paese in ambito comunitario».
Foto: Svolta Grazie al nuovo dectreto legge ci si potrà curare in tutta Europa
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Intervento Il dottor Di Giacomo specialista in chirurgia ortopedica al Concordia Hospital parla delle nuove
direttive Ue
23/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Torna la distizione tra «pesanti e leggere», ma stop alle Regioni che chiedono di coltivare
ANNA TARQUINI [email protected]
Un passo indietro per la cannabis terapeutica e uno schiaffo a tutte le Regioni che a dieci anni dalle direttive
del ministro Turco stanno legiferando sulla materia. Con il decreto Lorenzin arrivato finalmente in Gazzetta
Ufficiale è tornata la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, ma sarà più difficile accedere alle cure e
sarà impossibile aprire la strada alla produzione italiana dei farmaci che tanto costano al Servizio sanitario
nazionale costretto ad importarli dall'estero. Nell'impianto che vede più o meno riproposta la filosofia della
Fini-Giovanardi ad esclusione della parte penale grazie all'intervento del ministro Orlando, Lorenzin ha messo
due paletti: primo, il divieto assoluto di coltivazione su tutto il territorio nazionale; secondo, l'inserimento dei
cannabinoidi di sintesi nella tabella uno, quella che riguarda gli oppiacei e le droghe pesanti. E i cannabinoidi
di sintesi sono quelli usati anche per la produzione di farmaci ad uso terapeutico. Le associazioni sono sul
piede di guerra e chiedono a Renzi di aprire almeno al dibattito soprattutto in un momento in cui Europa e
Paesi d'oltreoceano stanno imboccando strade diverse. Dice Fabio Scaltritti, presidente della comunità San
Benedetto al Porto, quella di don Gallo: «Il divieto di coltivazione rischia di essere un macigno sulle leggi
Regionali alcune delle quali prevedono l'autoproduzione in loco. Si è in pieno conflitto e ci ancoriamo a
modelli ideologici di 15 anni fa mentre il mondo si muove in altre direzioni». Il decreto pubblicato il 20 e in
vigore dal 21 marzo ha diviso dunque le tabelle. Tabella uno per gli oppiacei, tabella due per cannabis e
derivati. E questo rispetto alla proposta del ministro Lorenzin che è arrivata a palazzo Chigi con un progetto di
tabelle unificate (droghe pesanti e leggere insieme propedeutico a un'equiparazione delle pene) è un passo
avanti. Ma le insidie delle nuove disposizioni non sono poche. A cominciare dalla premessa al decreto che sostengono le associazioni che si sono riunite ieri a Firenze - dice che la bocciatura della Fini-Giovanardi da
parte della Consulta era motivata esclusivamente da un vizio di forma. «Sbagliato - dice Scaltritti - . Perché
per la Consulta ha bocciato anche l'equiparazione tra droghe pesanti e leggere». Poi c'è l'uso del decreto
come strumento per legiferare in materia di droga. E c'è appunto la riproposizione dell'articolo 26 e quella dell
articolo 127 che regola l'uso del metadone e impone che venga prescritto solo per programmi riabilitativi e
non ai fini del mantenimento. Quanto all'inserimento dei cannabinoidi di sintesi nella tabella oppiacei può dare
effetti disastrosi: «Sono diversi i farmaci in commercio all'estero prodotti con canapa di sintesi - dice ancora
Scaltritti - . Inserire questo tipo di farmaci in quella tabella inasprisce il controllo sulle prescrizioni. È già
difficile oggi il percorso di chi vuole curarsi con la cannabis, ci sarebbe bisogno di apertura non di nuovi
paletti». Infine c'è il problema del ruolo del Dipartimento antidroga. Il decreto conferma la gestione del
Dipartimento (come nella Fini-Giovanardi) delle politiche sulla droga. Che significa? Che la gestione dei fondi
per progetti sperimentali prima nelle mani delle Regioni sono oggi ancora in capo a Giovanni Serpelloni,
uomo di Giovanardi, il cui motto è «Chi semina cannabis raccoglie eroina». «Noi non vogliamo - dice Scaltritti
- cancellare il Dipartimento. Ma le risorse devono tornare alle Regioni perché siano più efficaci e meglio
spese».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Decreto Lorenzin, più difficile curarsi con la cannabis
24/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 7
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Lombardia, la velenosa eredità di Formigoni
L'inchiesta su Infrastrutture Lombarde evidenzia il retaggio della rete di interessi dell'ex governatore, che
trova una naturale continuazione con la presidenza di Maroni . . . Sanità, l'amico Daccò, rimborsi&regali, i
grandi lavori, gli appalti Expo: una piramide d'affari
ORESTE PIVETTA MILANO
Per risvegliarci come nazione, dobbiamo vergognarci del nostro stato presente". Belle parole di Giacomo
Leopardi, ma sono solo un'esortazione e non riflettono il sentimento comune o, meglio, il sentimento delle
maggioranze ispirato e illuminato da alcuni leader dal profilo carismatico, come Roberto Formigoni sempre
pronto ad annunciarsi "puro siccome un angelo", non come la "pura" Violetta, ma alla maniera grottesca di
una vecchia commedia all'italiana, quando gli attori vestivano giacche a quadri e si facevano di creme per
nascondere le rughe. Formigoni pare non percepire quanto gli è accaduto attorno e quanto sta ancora
accadendo con le tangenti, la corruzione, l'inchiesta sulla sua creatura Infrastrutture Lombarde che monaccia
l'Expo, eredità per l'alleato di sempre, il leghista presidente Roberto Maroni, inconsapevole come il
predecessore, in balia della maggioranza che fu dell'ex governatore, incapace di un segnale di discontinuità
(vedi la conferma dell'arrestato Rognoni in testa a Infrastrutture Lombarde). Formigoni non si vergogna,
ostenta sorrisi, nel modo abituale, nella rigidità anatomica del gaio timoniere appena uscito dalla sala
comando del Titanic. L'OLIGARCHIA AL PIRELLONE Formigoni è ovviamente innocente. Per quanto ci
riguarda e per quanto riguarda i tribunali non ha rubato, non si è lasciato corrompere per godersi vacanze al
mare e appartamenti in città, non è mai stato fotografato sulla tolda di uno yacht in prestito, non si è dato da
fare per favorire gli amici come Daccò (condannato in appello a nove anni per associazione a delinquere e
bancarotta) o i compagni di preghiera (come Antonio Simone), non ha contrattato tangenti, non si è
accaparrato i voti della 'ndrangheta (anche questo è capitato ai suoi più vicini in giunta) anche se si è
concesso un aiutino con una lista di firme fasulle, non ha mai assoldato la Minetti, che naturalmente neppure
conosceva, ma è colpevole del tonfo politico della sua creatura, la Regione Lombardia governata nel corso di
un ventennio, con il sistema di un oligarca di provincia, non senza complicità anche là dove avrebbe dovuto
incontrare la più ferrea opposizione, costruendo nell'opacità delle alleanze e con il pretesto della fede
comune una rete di esecutori e di esattori voraci. Ma, da eterno presidente, non si è accorto di nulla. Gli è
capitato lo stesso amaro destino di Scajola: una casa vista Colosseo pagata a sua insaputa. "Una grande
bufala" ha sentenziato, schiaffeggiando i giornali che avevano dedicato i loro titoli alla notizia che "i vertici
della Regione sapevano": "Questo non corrisponde per nulla alla verità dei fatti... Tutti pensano ai vertici
politici e in particolare a un solo nome, guarda caso sempre quello, ovviamente il mio... La verità è un'altra: i
presunti vertici che, secondo le carte della Procura, non potevano non sapere, sono solo dei semplici
dipendenti di un ufficio regionale, l'Avvocatura...". Semplice insomma per il perseguitato numero uno della
Regione Lombardia salvare la faccia e la fedina penale. Ma è evidente che il caso politico non si spegne,
anche se si capisce che Formigoni non è l'unico politicamente responsabile: nel giro omertoso dei benefit si
sono ritrovati in molti, ad ampio raggio. Mettiamo in fila arresti, denunce, indagini nel corso degli anni ad oggi,
da Nicoli Cristiani a Zambetti, da Davide Boni a Massimo Buscemi, in una sommario di ipotesi di reato che va
dal peculato alla truffa, dalla corruzione al traffico illecito di rifiuti, aggiungiamo l'abbuffata dei rimborsi,
l'attualissima rissa sui vitalizi generosamente benedetti dalla precedente amministrazione (centocinquanta
milioni di euro, più di quattro volte i contribuiti versati, la somma dei vitalizi corrisposti rivalutati al 17 febbraio
secondo i dati dell'ufficio di presidenza del Consiglio regionale: i vitalizi degli ex consiglieri costano alle tasche
dei lombardi sette milioni e mezzo di euro all'anno), le riforme mancate e quelle attuate (la sanità per
foraggiare i privati, come raccontarono le indagini sul Maugeri e sul San Raffaele). UN BILANCIO
DISASTROSO Il quadro sotto gli occhi nostri e di Formigoni è disastroso: vi si rappresenta un mostro che
mangia soldi ai cittadini e li regala agli amici, abnorme per la dimensione, inconcludente, inefficiente,
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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L'INCHIESTA
24/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 7
(diffusione:54625, tiratura:359000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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miracolosamente esentato da qualsiasi forma di spending review, piegato agli interessi di una rete
imprenditoriale e lobbistica, tra Comunione e liberazione e Compagnia delle opere e altri sodali che traevano
vantaggi e ripagavano della vicinanza col "Celeste". Formigoni ha consegnato alla storia locale e nazionale e
all'erede designato la nuova versione di tangentopoli in chi avere gionale e una fotografia dell'istituzione a
tinte opache e forse cupe. Dirà Formigoni che non è colpa sua. Daccò un giorno spiegò: "Sapevo come
risolvere i problemi, sapevo come funzionavano gli ingranaggi in Regione". "Risolveva problemi - confidò un
suo portaborse - su rimborsi e finanziamenti per enti che facevano fatica a ottenerli. Attività basata, più che
su competenze specifiche, su relazioni personali che Daccò aveva in Regione". Relazioni personali che non
vantiamo noi comuni mortali. Ingranaggi che devono essere oliati e oliare costa. Ma i benefici possono essere
consistenti, come confermarono, ad esempio, gli stessi amministratori della fondazione Maugeri, che in un
decennio pare abbia incassato 200 milioni di euro di rimborsi regionali. Formigoni sarà stato tenuto all'oscuro
di tutto, Daccò sarà stato solo un vecchio amico e compagno di merende, ma chi può credere ancora nella
Regione che fu di Formigoni e chi potrà credere nella Regione che è oggi di Maroni, successore leghista.
Foto: Scambio di consegne alla regione Lombardia tra Formigoni e Maroni
24/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Lorenzin manda gli ispettori a Viterbo
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha «fin da ieri disposto un'indagine ispettiva per chiarire come sia
stato possibile che il piccolo Leonardo di tre anni è morto dopo essere stato dimesso dall'ospedale di
Tarquinia», spiega una nota del ministero. Intanto la pm Bianca Maria Cotronei della competente procura di
Civitavecchia ha aperto un fascicolo dove ci sarebbero già i nomi di due medici. Venerdì notte il bimbo era
stato portato al nosocomio con la febbre alta. Dopo la somministrazione di alcuni farmaci per abbassare la
temperatura lo avevano fatto uscire, ma una volta a casa è morto. I genitori, che vivono a Pescia Romana,
frazione di Montalto di Castro, quando si sono resi conto che il bambino non respirava più, hanno chiamato il
118. «Si intende verificare - si legge nella nota del ministero - se a causare la morte del piccolo abbiano
concorso anche fattori organizzativi e se l'ospedale sia tra quelle strutture in grado di assicurare assistenza
specialistica pediatrica in emergenza».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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BIMBO DIMESSO E POI MORTO
24/03/2014
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:54625, tiratura:359000)
In Guinea vi sono stati 59 morti per un'epidemia di Ebola e 80 sarebbero le persone infettate. L'annuncio
dell'epidemia lo ha dato il governo del Paese dell'Africa occidentale. È la prima volta che il virus - letale nel
50-90% dei casi visto che non vi sono vaccini o cure specifiche - si manifesta in Guinea. L'infezione si
trasmette tramite la vicinanza e il contatto con i fluidi corporei di persone già colpite dal virus e questo ne
circoscrive le possibilità di contagio. Alcuni casi simili sono stati segnalati in Sierra Leone, un Paese a nord
della Guinea e sono in corso analisi per scoprire se i due focolai siano collegati. Il ministro della Salute ha
dichiarato che non tutti gli ottanta casi di infezione sono confermati e che alcuni potrebbero essere dovuti ad
altre malattie. L'organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere ha annunciato che sta rafforzando il
suo personale in Guinea e che spedirà nel paese 33 tonnellate di medicine e altro materiale dal Belgio e dalla
Francia. L'organizzazione ha spiegato che isolando immediatamente l'area, sarà più semplice contenere
l'epidemia. Il virus Ebola fa parte della famiglia dei filoviridae, virus dalla forma allungata che ricordano dei fili
o degli spaghetti. L'Ebola causa febbri emorragiche che sono molto spesso letali. Il virus venne scoperto per
la prima volta nel 1976 quando scoppiarono quasi simultaneamente due epidemie, in Sudan e nello Zaire
(l'attuale Repubblica Democratica del Congo). In tutta la sua storia ha ucciso circa un migliaio di persone.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Epidemia di Ebola in Guinea 59 morti
23/03/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 28
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Casa della salute Firmato l'accordo per la costruzione della struttura
UN PROTOCOLLO per la realizzazione della Casa delle Salute a Pontassieve, nell'area ex ferrovie. Il
documento è stato firmato nella sede della direzione dell'Azienda sanitaria di Firenze, all'interno dell'ospedale
di Santa Maria Nuova, dai Sindaci dei Comuni di Pontassieve Marco Mairaghi, Rufina, Mauro Pinzani e
Pelago Renzo Zucchini e dal Direttore Generale della Asl, Paolo Morello, La Casa della Salute nascerà nella
porzione di proprietà del Comune di Pontassieve, dopo la divisione che ha separato in tre lotti l'Area
Ferroviaria: una di proprietà del Comune - denominata Borgo Verde e che va dalla Stazione fino alla Ruffino e le due restanti delle Ferrovie. La struttura, realizzata dalla Asl grazie anche ad un finanziamento del
Ministero della Salute, riunirà tutte le attività socio-sanitarie della Valdisieve. Preservando e valorizzando tutti
i servizi sanitari ed evitando il rischio di chiusura degli ambulatori. Come da delibera del direttore generale
della Asl, la sede di Pontassieve è stata individuata come presidio completo che garantirà tutte le prestazioni
che devono essere presenti al livello territoriale. L'intero intervento è stimato intorno ai sei milioni di euro. con
questo protocollo la Asl chiederà al comune di adottare il piano attuativo in tempi stretti, per non perdere la
possibilità di accedere al finanziamento ministeriale che potrebbe coprire gran parte delle spese di
realizzazione. Leonardo Bartoletti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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PONTASSIEVE
24/03/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 4
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Dà di matto in ospedale Fuori uso il defibrillatore
SEMBRA quasi impossibile che tutto quel macello sia stato fatto da una persona sola eppure è proprio così.
Quando gli agenti delle volanti sono intervenuti al pronto soccorso dell'ospedale di Santa Maria Nuova hanno
trovato il personale contuso e una stanza tutta all'aria con strumenti medici danneggiati. Una volta riportata la
situazione alla calma e avviato il tunisino autore di quella minidevastazione al carcere di Sollicciano, il medico
e i suoi collaboratori hanno constatato che il defibrillatore era stato seriamente danneggiato. Era inutilizzabile.
Un danno sanitario importante oltre che economico per l'ospedale visto che una apparecchiatura nuova costa
almeno 5mila euro e che il pronto soccorso non può stare senza defibrillatore a portata di mano nella stanze
di emergemza rossa. Il tunisino di 27 anni, con i suoi bravi precedenti per rapina, lesioni e altro, era stato
portato in ospedale a seguito di una rissa scoppiata verso le Cascine, ma appena arrivato ha dato di matto
spaccando tutto. Nel tentativo di sedarlo sono rimasti contusi il medico (7 giorni) due infermieri e due
infermiere (5 giorni ciascuno). E' stato impossibile anche fotosegnalarlo perché non stava fermo un secondo.
IN ospedale è stato sottoposto ad alcoltest ed esami alla ricerca di droghe. Era positivo a entrambi e il tasso
alcolico era davvero alto: 2,70. Gli agenti sono riusciti alla fine a bloccarlo e 'impacchettarlo' ben bene. Prima
del loro arrivo il magrebino dopo aver pestato il personale del pronto soccorso si è messo a battere la testa
contro il muro senza peraltro procurarsi lesioni serie. Adesso è nell'infermeria di Sollicciano a disposizione
dell'autorità giudiziaria. am ag Image: 20140324/foto/85.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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S.M. NUOVA TUNISINO PICCHIA MEDICO E INFERMIERI
24/03/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 5
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Galà delle rose contro i tumori
L'obiettivo da raggiungere: screening gratuiti per le donne
UNA FESTA della donna molto speciale quella organizzata dal Distretto Rotaract 2071 insieme alla
delegazione Ant di Firenze. Speciale come la location in cui si è tenuta - il museo dell'Accademia, e i due
service legati a questa serata benefica tutta al femminile intitolata Galà delle Rose: la prevenzione dei tumori
nella donna per Ant e Codice Rosa per il Rotaract. «Con i fondi raccolti - ha spiegato Simone Martini,
delegato Ant della sede di Firenze - organizzeremo degli screening gratuiti per la prevenzione dei tumori al
seno e ginecologici nei diversi ambulatori della città e della provincia». Rientra invece nell'ambito del
principale service di questa annata "Nemmeno con un fiore" dedicato alla sensibilizzazione contro la violenza
sulle donne, il sostegno del Distretto Rotaract 2071 al percorso di accoglienza e assistenza sanitaria,
psicologica e legale di Codice Rosa, che si attiva nel momento stesso in cui le vittime di abusi giungono al
pronto soccorso per le prime cure, e che si armonizza sul territorio con la storica rete dei centri antiviolenza e
delle altre associazioni di volontariato. «Tutto parte da una stanza dedicata all'interno del pronto soccorso
nella quale accedono gli specialisti di Codice Rosa. - ha spiegato la Rappresentante del Distretto Rotaract
2071, Carlotta Montano -. Ogni team è composto da medici, ostetriche, infermieri, assistenti sociali e
psicologi, che sono chiamati ad affrontare situazioni di disagio e di violenza molto diverse tra loro. Le vittime
di cui si prendono cura sono soprattutto donne, ma molto spesso le violenze vengono perpetuate anche ai
danni di minori, anziani, disabili e immigrati. Perciò, ora che il progetto Codice Rosa copre l'intero territorio
toscano, da parte nostra abbiamo deciso di devolvere il ricavato di questa serata benefica al finanziamento
dei corsi di formazione nelle Asl interessate per il personale socio-sanitario addetto a questo servizio». Il Galà
delle Rose, patrocinato dal Comune e dal Q1 e sostenuto da Cassa di Risparmio di San Miniato, Alma
Project, Next Financial Holding, Brandini, Ebomar srl e Rose Barni, è stato allietato dal momento di danza
della Lyric Dance Company diretta da Alberto Canestro. Caterina Ceccuti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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L'INIZIATIVA LA SERATA DEL ROTARACT ORGANIZZATA A FAVORE DELL'ANT
24/03/2014
La Repubblica - Affari Finanza
Pag. 33
(diffusione:581000)
L'HEALTHCARE È ALL'INIZIO DI UN NUOVO CICLO PRODUTTIVO SWISS & GLOBAL PRESENTA LE
SUE STRATEGIE DI INVESTIMENTO
Sibilla Di Palma
Milano Eil momento dell'healthcare Il settore, all'inizio di un nuovo ciclo produttivo, offre buone opportunità di
investimento, spesso poco considerato dagli investitori, è uno dei più promettenti nel medio periodo. E' la
convinzione di Swiss & Global Asset Management, che nei giorni scorsi ha presentato a Milano le sue
strategie di investimento nel comparto. Dietro la scelta di creare nel 2000 un fondo ad hoc, denominato Jb
Health Innovation, ci sono ragioni strutturali, a cominciare dall'invecchiamento della popolazione nei paesi
avanzati, che spinge a spendere di più in prodotti farmaceutici e sanitari, per proseguire con la crescita della
popolazione nei mercati emergenti dove il consumo di questa tipologia di prodotti si trova ancora in una fase
iniziale, ma dove allo stesso tempo sta crescendo il peso della classe media che accede alle cure. Senza
scordare l'investimento di questi paesi in welfare e infrastrutture sanitarie, con un incremento della spesa
complessiva. E il caso della Cina dove il governo ha annunciato di voler investire fino al 2020 più di mille
miliardi di dollari negli ospedali per garantire alla popolazione un migliore accesso all'assistenza medica. «A
partire dal 2000, l'Msci total return world healthcare ha registrato una crescita media annua del 6,4% rispetto
al +3% messo a segno dall'indice generale Msci total return world», ha spiegato Nathalie Flury, co-gestore
del fondo. Aggiungendo che i motori del settore negli ultimi anni sono destinati a proseguire a pieni giri
ancora per diverso tempo. Resta da capire, però, se i rialzi messi a segno negli ultimi 24 mesi da molti titoli
quotati dell'healthcare siano giustificabili solo alla luce dei progressi compiuti finora o se invece inglobino già
una scommessa su una futura accelerazione, che tuttavia è ancora tutta da dimostrare nei fatti. Secondo il
gestore, «il livello di innovazione possibile non è ancora scontato nei prezzi. Siamo all'inizio di un nuovo ciclo
produttivo, soprattutto nel biotech, che potrà dare grandi soddisfazioni in futuro. Lo sviluppo del prodotto
richiede molto tempo, ma una volta ultimato, è protetto dai brevetti che durano 1520 anni». Dunque il
prolungato ciclo di sviluppo promette di agire come stabilizzatore della crescita nel tempo, attenuando la
volatilità e rendendo quindi il settore adatto anche ai portafogli dei piccoli risparmiatori. A favore dell'industria
del settore, ha sottolineato Flury, gioca inoltre il fatto che «la Fda (Food and drug administration, ndr) si è
mostrata più rapida nell'approvazione di nuovi brevetti, tanto da averne approvati 39 nel solo 2012 contro i 21
del 2012 e appena 18 nel 2007». L'universo d'investimento del fondo comprende tutti i sotto - settori sanitari,
con il biotech che ha il peso maggiore (il 45,6% del portafoglio), seguito dal farmaceutico (il 31%). «Il focus è
su aree ancora poco battute, ma con un buon potenziale di mercato come le malattie genetiche, oltre che su
società che si concentrano sull'innovazione, investendo quote sopra la media in ricerca e sviluppo», ha
sottolineato Flury, motivando questa scelta con il fatto che «i prodotti innovativi creano elevate barriere
all'ingresso e permettono di mantenere i prezzi alti». Strategie che consentono di salvaguardare i margini.
Qualche nome in portafoglio? In ambito biotech si va dalla Gilead, che ha acquisito la small cap che ha creato
Sovaldi, pillola in grado di curare l'epatite c con meno effetti collaterali rispetto all'interferone, alla Biogen,
produttrice di un farmaco per la cura della sclerosi multipla, passando per la Alexion, specializzata nello
sviluppo di farmaci per le malattie rare, e la Amgen, attiva nella lotta contro il cancro, le malattie renali e altre
gravi patologie.
Foto: Il prolungato ciclo di sviluppo promette di agire come stabilizzatore della crescita nel tempo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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L'indice? Tutta salute Il biotech macina utili ed è caccia ai brevetti
24/03/2014
La Repubblica - Affari Finanza
Pag. 44
(diffusione:581000)
Sanità privata d'eccellenza grazie al digitale è low cost
IL CENTRO MEDICO SANT'AGOSTINO DI MILANO NATO NEL 2009 E OGGI IN CORSA VERSO GLI 8
MILIONI DI FATTURATO OFFRE SERVIZI DI QUALITÀ
(chirstian benna)
Sanità privata e low cost sull'onda alle tecnologie digitali. La sfida del Centro Medico Sant'Agostino di Milano,
nato nel 2009 e oggi in corsa verso gli 8 milioni di fatturato (stima 2014), è offrire servizi medici territoriali (non
convenzionati con la Regione) specialistici di alta qualità e a costi contenuti. Per risolvere l'equazione, l'ad
della società Luca Foresti si ispira ai modelli informatici più avanzati che consentono di a b b a t t e r e l e
spese. «Stiamo digitalizzando tutta la filiera, dalla prenotazione online fino alle cartelle cliniche. I pazienti
chiedono cure efficaci, rapidità d'intervento e zero disagi. E l'informatica riesce a far quadrare tutte le
esigenze». Il centro Medico Sant'Agostino, promosso da Oltre Venture, il fondo di venture capitale del non
profit, ha appena aperto una seconda clinica, sempre a Milano: in tutto ci lavorano 45 dipendenti,
coinvolgendo 240 clinici, che operano in odontoiatria, psicoterapia, logopedia e fisioterapia. Da qualche mese
è partito il servizio di prenotazioni online. «Nel giro di due minuti si può prenotare una visita, che è subito
confermata da un'email", spiega Foresti. Il prossimo passo sarà la digitalizzazione della cartella clinica,
un'applicazione informatica per prenotare o cambiare il giorno di una visita. «La gestione digitale di tutta la
catena dei servizi ci consente un risparmio notevole e di evitare i costi del call center. Per incentivare i
pazienti ad accettare tutti i passaggi online, abbiamo l'idea di rimborsare 3 euro sul costo dell'erogazione
medica».
Foto: Da qualche mese è partito il servizio di prenotazioni online
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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[ L'AZIENDA/1 ]
24/03/2014
Corriere Economia - N.11 - 24 marzo 2014
Pag. 22
Un centro di ascolto e aiuto per le donne vittime della violenza
P. PU.
Alle donne e alla lotta contro la violenza domestica, sarà dedicata la serata dei Morningstar Awards 2014 in
programma mercoledì 26 marzo, giornata inaugurale del Salone del Risparmio, presso il Teatro Vetra a
Milano.
Da sempre attenta a tutti i temi sociali, Morningstar nella notte per la consegna degli Oscar ai migliori fondi e
alle migliori società di gestione, ha deciso quest'anno di occuparsi di uno degli aspetti più delicati (e dolorosi)
dell'universo femminile. In particolare, delle fasce più deboli, le vittime di violenza fisica e psicologica che non
trovano ascolto e vivono nell'ombra e nella paura. «Dedicando questa nostra serata speciale alle donne spiega Davide Pelusi, amministratore delegato di Morningstar per l'Italia e la Spagna (nella foto) - prima di
tutto vogliamo sottolineare l'importanza del loro ruolo nella società e nelle aziende e riflettere su un fenomeno
infelicemente ricorrente, come quello della violenza domestica, dando voce a un'associazione che sta
portando avanti un ambizioso progetto con due tipi d'intervento: assistenza alle vittime per aiutarle a superare
i momenti di difficoltà e, contemporaneamente, è impegnata in un'azione educativa e di prevenzione».
L'associazione che sarà operativa dal prossimo settembre, con sede a Cinisello Balsamo (nell'hinterland
milanese), è la Family Justice Center che si propone per la prima volta in Italia, con un modello d'intervento
innovativo.
«Sull'esempio americano - spiega Michele Rabaiotti, direttore generale della fondazione G. B. Guzzetti - il
primo Family Justice Center è nato nel 2002 a San Diego, in California, ci proponiamo come unico referente,
grazie a un team multidisciplinare di professionisti che lavorano insieme sotto lo stesso tetto, in modo da
fornire i servizi necessari, dall'assistenza medica e psicologia a quella legale, tutti coordinati dal Case
Manager. Sarà lui a tenere i contatti con istituzioni, enti ed operatori interessati: dalle forze di polizia al
pubblico ministero; dalle strutture ospedaliere ai singoli medici; dagli psicologici agli avvocati. Avrà il compito
di informarli e coinvolgerli, risparmiando alle vittime la dolorosa esperienza di raccontare la loro storia più
volte. Un obbligo che rappresenta sempre un dramma nel dramma». Dal quale ci si allontanerà anche grazie
alla generosa iniziativa di Mornigstar che raccoglierà fondi per il sostegno dell'iniziativa.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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L'iniziativa sociale di Morningstar
24/03/2014
ItaliaOggi Sette - N.70 - 24 marzo 2014
Pag. 29
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Francesca De Nardi
Non è più possibile per i laureati in Medicina e chirurgia ottenere l'iscrizione «per saltum» al secondo anno di
Odontoiatria. Lo ha sancito il Consiglio di stato, sezione VI, con la sentenza del 3 marzo 2014 n. 963. Nel
caso in esame il Tar per la Lombardia aveva accolto il ricorso proposto da due laureati in Medicina e chirurgia
che si erano visti respinte le domande per ottenere l'iscrizione diretta al secondo anno del corso di laurea in
Odontoiatria. Contro questa decisione aveva presentato appello il Ministero per l'istruzione, l'università e la
ricerca. Il Consiglio di stato accoglie il ricorso e riforma la sentenza di primo grado. Va precisato, infatti, che i
dottori ricorrenti avevano presentato istanza di iscrizione diretta al secondo anno in base alla previsioni di cui
al dpr 28 febbraio 1980, n. 135 (recante «Istituzione del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria
presso la facoltà di Medicina e chirurgia»). Tale decreto, nel prevedere l'istituzione del richiamato Corso di
laurea, aveva altresì aggiunto, nell'ambito del rd 30 settembre 1938, n. 1652 una tabella la quale disponeva
in effetti la possibilità per i laureati in Medicina e chirurgia di ottenere l'iscrizione diretta al secondo anno del
corso di laurea in Odontoiatria («Per il trasferimento degli studenti iscritti al corso di laurea in medicina e
chirurgia le abbreviazioni di corso non possono superare l'ammissione oltre il secondo anno,
subordinatamente al numero di posti resisi disponibili all'inizio del secondo anno (...)». Tuttavia, se è vero che
il pregresso sistema di cui al dpr 135 del 1980 consentiva tale particolare forma di iscrizione «per saltum» alla
sola condizione della sussistenza di posti vacanti rispetto alla programmazione annuale, è pur vero che tale
sistema è stato profondamente inciso dalla riforma in tema di accesso programmato al corso di laurea in
Odontoiatria e protesi dentaria di cui alla legge 2 agosto 1999, n. 264 (recante «Norme in materia di accessi
ai corsi universitari»). Tale nuovo sistema, nell'introdurre in modo generalizzato un regime di 'numero chiuso'
volto all'ottimizzazione dei posti disponibili per l'accesso alla Facoltà di Odontoiatria, ha determinato il
superamento dei pregressi regimi di vantaggio, fra cui quello di cui al dpr 135, cit., espressamente richiamato
nel ricorso di primo grado.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Sanità/2 Odontoiatria, no a iscrizioni per saltum
24/03/2014
ItaliaOggi Sette - N.70 - 24 marzo 2014
Pag. 29
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Francesca De Nardi
È illegittima la clausola del bando di concorso per un posto di avvocato dirigente presso una Asl che, ai fi ni
della ammissione, richieda, oltre al titolo di avvocato, anche l'iscrizione all'ordine professionale. Questo è
quanto ha precisato il Tar Lombardia - Milano, sez. IV con la sentenza del 27 febbraio 2014 n. 549. Nel caso
in oggetto un'Azienda ospedaliera aveva bandito un concorso pubblico per titoli ed esami per un posto di
dirigente avvocato, richiedendo, tra i requisiti di partecipazione, l'iscrizione all'ordine professionale, attestata
da certifi cato rilasciato in data non anteriore a sei mesi rispetto alla scadenza del bando. Il ricorrente aveva
presentato domanda di partecipazione, pur non essendo in possesso di tale requisito, tuttavia espressamente
previsto dall'art. 58, comma 1 lett. d) del dpr 10/12/1997 n. 483, di cui aveva chiesto pertanto la
disapplicazione. Il Tar accoglie il ricorso. Secondo il Collegio il sopra citato requisito di partecipazione al
concorso per dirigente avvocato richiesto dal bando impugnato, in applicazione dell'art. 58, comma 1 lett. d)
del dpr 10/12/1997 n. 483,è effettivamente irragionevole. Il requisito di ammissione contestato, infatti, limita la
possibilità di partecipare al concorso ai concorrenti che, pur in possesso degli altri titoli, ed in primis
dell'abilitazione, al momento della pubblicazione del bando, non siano tuttavia più iscritti all'Albo
professionale. Una volta superato l'esame di abilitazione, l'iscrizione all'Albo, pur costituendo condicio sine
qua non per l'esercizio della professione, rappresenta un adempimento formale, cui l'Ordine è tenuto, salva la
verifi ca dell'assenza di cause ostative. In particolare, l'iscrizione all'Albo può essere negata unicamente in
considerazione dell'esistenza di determinate sentenze penali di condanna pronunciate a carico dell'aspirante,
ex art. 42, rd n. 1578/1933, o a fronte di una delle cause di incompatibilità di cui all'art.3 del rd cit., la cui
sopravvenienza preclude peraltro la possibilità di esercitare le funzioni di avvocato, anche successivamente
all'iscrizione. Il bando impugnato, ed il citato art. 58, comma 1 lett. d) del dpr n. 483/97 richiamato nel
medesimo, pertanto, richiedono illegittimamente, quale requisito di partecipazione, il possesso di un elemento
«che è in realtà previsto solo per l'esercizio delle funzioni oggetto del concorso, e pertanto inidoneo a
selezionare la platea dei potenziali concorrenti, che al contrario viene arbitrariamente limitata, proprio a causa
di tale criterio di selezione, che è pertanto irragionevole». ©Riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Sanità/1 Avvocati Asl con meno pastoie
24/03/2014
ItaliaOggi Sette - N.70 - 24 marzo 2014
Pag. 23
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Cure mediche senza frontiere
Riduzioni fi no al 65%. I risparmi maggiori dai dentisti
MARI PADA
Ungheria, Moldavia e Croazia, ma anche Romania e Slovenia. Sono questi i paradisi delle cure mediche che
gli italiani (e non solo) hanno già scelto per risparmiare sulla parcella del dottore senza per questo rinunciare
alla qualità. E se all'inizio si trattava soltanto di viaggi destinati alle cure dentistiche o estetiche, la crisi e i
livelli di assistenza sanitaria hanno obbligato gli italiani a guardare oltre confine. Seppure non si collochino ai
primi posti delle classifi che del turismo sanitario, dove invece troviamo Francia e Inghilterra, le spese in
uscita nel 2012 sono state pari a 537 milioni di euro con una stima per il 2013 di circa 200 mila in fuga e un
+8,7% anno su anno. Per il sorriso sale la Moldavia, scende l'Ungheria I dati sono chiari: gli italiani che si
recano all'estero per vari motivi sanitari prediligono la Croazia (16,7%), l'Ungheria (14,6%) e la Romania
(13%), paesi ricercati soprattutto per le cure odontoiatriche (Osservatorio italiano del turismo del benessere,
società Jfc Tourism & Management). L'Ungheria è stato il primo paese ad aprire le porte al turismo dentale.
Se un tempo era molto economico, oggi è un po' in azionato, pertanto i prezzi sono in fase di avvicinamento a
quelli Italiani, ma resta ancora conveniente. Preferita per vicinanza la Croazia, il risparmio esiste ma sembra
non si sia ancora raggiunta un'alta qualità, soprattutto per i trattamenti più complessi. Molto gettonata la
Romania, oltre che per i prezzi anche per la facilità di poter pagare in euro, cosa che invece non è permessa
in Moldavia, meta lontana ma in forte ascesa. Non fa parte delle Comunità Europea e forse grazie a questo il
risparmio sulla fattura finale arriva fino al 65%. Anche se il viaggio viene a costare sui 400 euro, le spese del
soggiorno sono particolarmente basse. Diverso il turismo legato all'alta specializzazione, per cui le principali
destinazioni sono Svizzera (16,6 milioni), Francia (13,7), Germania (7,9), Austria (2,2 milioni) e Belgio (1,2
milioni). Primo passo: valutare i preventivi. Quali sono gli elementi da valutare e i passi da compiere per
prendere un aereo e sedersi sulla sedia del dentista straniero? Bisogna subito chiarire che non vale la pena
fare piccoli interventi o controlli periodici fuori dallo stivale, perché viaggio e soggiorno inciderebbero sul costo
totale. Gli interventi più complessi e cari benefi cerebbero di maggiori risparmi. Ma prima di chiudere le valigie
è meglio chiedere un preventivo completo sull'intervento che dobbiamo eseguire, accertandosi che non ci
siano costi aggiuntivi per ortopanoramiche, controlli successivi e «aggiustamenti» vari. Secondo preventivo
da farsi in Italia. Se notiamo una discrepanza nelle metodologie e nel materiale chiediamo spiegazioni all'uno
e all'altro professionista e approfondiamo anche grazie alle informazioni presenti su internet (evitando
opinioni e commenti dei pazienti). Altra verifi ca da fare è sulle condizioni poste dall'eventuale polizza
sanitaria che abbiamo sottoscritto, per comprendere se essa preveda un rimborso di fatture fatte all'estero e
se ci sia bisogno di traduzioni ad hoc come avviene per le detrazioni fi scali nella dichiarazione dei redditi. Se,
infatti, volessimo detrarci fatture di medici e farmaci esteri, è necessario pagare per la traduzione giurata.
Altra accortezza è di controllare che il preventivo sia pagabile in euro o se bisogna usare altra valuta estera,
in questo caso bisognerà verifi care il costo delle commissioni di cambio. Evitare il contante: se il pagamento
non è tracciato, sarà diffi cile dimostrare la prestazione in caso di contestazioni della fattura. Superati poi i 10
mila euro, ci sarà l'obbligo di dichiararlo in fase di espatrio. Non è solo una questione di denaro. La crisi, i
lunghi tempi di attesa e la qualità altalenante del Servizio sanitario nazionale italiano spingono i cittadini,
soprattutto gli anziani,a cercare all'estero tipi differenti di cure. In principio c'erano denti e trattamenti estetici,
ora anche chirurgici, interventi di plastica facciale e procreazione assistita. Se nel 2009 gli italiani che si
recavano in altri paesi per praticare questo tipo di turismo erano circa 20 mila, si calcola che nel 2012 siano
stati ben 184 mila. Nel nostro paese il settore ha fatturato nel 2012 2 miliardi e 175 milioni di euro, mentre le
spese «in uscita» degli italiani sono arrivate a 537 milioni 280 mila euro, ma il fenomeno è in crescita: nel
2013 si stima che siano stati circa 200 mila gli italiani andati all'estero per cure, per un fatturato da 584 milioni
(+8,7% rispetto al 2012), cifre che, seppure sembrino alte, posizionano l'Italia tra le nazioni ancora poco
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Crescono i pazienti italiani che vanno all'estero. Tra le mete preferite Croazia e Ungheria
24/03/2014
ItaliaOggi Sette - N.70 - 24 marzo 2014
Pag. 23
(diffusione:91794, tiratura:136577)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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coinvolte dal fenomeno, che per ora vede tra i principali paesi «esportatori» l'Inghilterra e la Francia. Esistono
ormai pacchetti all inclusive che offrono vacanze terapeutiche anche in mete esotiche come la Thailandia o
l'India, due fra i primi paesi a compiere forti investimenti in questo campo raggiungendo buoni livelli qualitativi,
o le Mauritius o la Turchia. Il fenomeno dilaga anche in un paese avanzato come la Germania, che è
diventata la quarta destinazione nel mondo per turismo medico, soprattutto grazie a Berlino, preceduta solo
dall'India, dalla Thailandia e dagli Stati Uniti. Cure libere nell'Unione europea. Lo scenario potrebbe ancora
cambiare e incentivare gli italiani a uscire dai confini per curarsi. A dicembre il Consiglio dei ministri aveva
approvato il testo del decreto legislativo di recepimento della Direttiva 2011/24/Ue sull'assistenza sanitaria
transfrontaliera in ambito Ue e il nuovo ministro dell'economia e delle fi nanze, Pietro Carlo Padoan, si è fatto
co-proponente del provvedimento che unisce anche misure destinate ad agevolare il riconoscimento delle
ricette mediche emesse in un altro stato membro. In attesa del via libera dalle commissioni parlamentari,
pertanto, sta per entrare nel vivo la possibilità per i pazienti di scegliere dove farsi curare a spese del Ssn di
appartenenza. Ruolo cardine sarà il c.d. «Punto di contatto nazionale», uno sportello unico in grado di
relazionarsi, anche attraverso sistemi informatizzati, a banche dati, a Punti di contatto regionali, collegati a
loro volta con tutto il territorio per le relative informazioni e per offrire un'informazione chiara, trasparente,
intellegibile e accessibile a tutti i pazienti circa i loro diritti (standard elevati di qualità e sicurezza, vigilanza,
accessibilità per i disabili, fatture e prezzi trasparenti, visione chiara dell'autorizzazione e iscrizione dei
prestatori e la loro copertura assicurativa, denunce). Più informazione vorrà dire miglior scelta. Inoltre
l'obiettivo di comprendere le condizioni di rimborso dei costi per curarsi fuori dall'Italia aiuterà a capire meglio
gli standard regionali. Le condizioni poste dal governo: accesso alle cure estere inserite nei Livelli essenziali
di assistenza, salvo deroghe regionali; anticipare e poi farsi rimborsare la prestazione; obbligatorietà del
rimborso limitata all'assistenza erogata nell'ambito dei sistemi sanitari nazionali. Restano fuori dalla direttiva i
servizi «long term care», i trapianti d'organo e i programmi di vaccinazione. L'autorizzazione non potrà essere
negata nel caso in cui l'assistenza non sia erogabile sul territorio nazionale in tempi congrui dal punto di vista
clinico. Anche in questo caso, servirà un decreto del ministero della Salute per elencare le cure sottoposte a
via libera preventiva. Il sì a curarsi fuori è negato solo in caso di rischi per la sicurezza del paziente e dubbi
su standard, qualità dell'assistenza e vigilanza.
24/03/2014
ItaliaOggi Sette - N.70 - 24 marzo 2014
Pag. 23
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Deloitte stima che nel 2010 il mercato del medical tourism abbia mosso 100 miliardi di dollari nel mondo. Tra
il 2010 e il 2012 negli Usa oltre 6 milioni di cittadini sono andati all'estero per sottoporsi a interventi medici,
rispetto ai 750 mila di 5 anni prima. In Italia nel 2009 sono stati di 70 mila gli italiani curati all'estero contro i 60
mila stranieri venuti nelle nostre strutture (Dati Associazione italiana educazione sanitaria-Bocconi) • Italiani
alle prese con il «lusso» sanità. Quasi il 7% della popolazione spende 16 euro per la propria salute. È quanto
emerge dal primo Rapporto sulla povertà sanitaria e sulla donazione dei farmaci in Italia della Fondazione
banco farmaceutico (Fbf), che ha utilizzato informazioni provenienti dalla «Giornata di raccolta del farmaco»
annuale (Grf), dalle donazioni delle aziende farmaceutiche e dai sistemi di monitoraggio degli oltre 1.500 enti
caritativi che fanno parte della rete servita dal Banco. Un dato che conferma una ricerca di Rbm SaluteCensis, promossa in collaborazione con Munich Re che spiegava come 9 milioni di italiani nel 2012 ha dovuto
rinunciare a curarsi per ragioni economiche. Ben 2,4 milioni anziani, 5 milioni vivono in coppia con fi gli, 4
milioni risiedono nel Mezzogiorno. Contemporaneamente è cresciuta la spesa presso strutture sanitarie
private a +2,3% negli anni 2008-2010. Il 77% degli italiani che paga di tasca propria ricorrendo al privato lo fa
a causa della lunghezza delle liste d'attesa. • Il motore di ricerca degli ospedali. Un sito con tutte le
informazioni sugli ospedali italiani che darà la possibilità agli utenti di lasciare un commento sulla qualità della
struttura: www.dovesalute.gov.it al momento con i dati di 65 centri scientifi ci italiani, nel prossimo anno
prevede l'inserimento delle informazioni relative a tutti gli ospedali, ambulatori, farmacie, centri di
riabilitazione, guardia medica, consultori oltre che per censire le strutture anche per far emergere eccellenze
e posti da incubo. La facilità d'uso dovrebbe fare il resto: basta inserire la patologia o la specialità e indicare il
codice di avviamento postale (cap) di residenza o il nome della struttura dove pensano di curarsi. Ne
usciranno schede e foto, informazioni sanitarie, numeri utili e servizi extra come parcheggio, tv, orari di visita.
All'inizio le opinioni degli utenti saranno solo in forma di «mi piace», mentre per i commenti negativi bisognerà
aspettare. Ci saranno però sondaggi e punti qualità sui servizi collegati e di comfort come gentilezza
personale, pasti, la pulizia.
Pro e contro GLI ACCELERATORI GLI OSTACOLI Minor prezzo Carenza informativa Migliore qualità
Assenza di garanzie qualitative e follow up care Tempestività Barriere linguistiche Prossimità geografi ca Diffi
coltà burocratiche Riservatezza Complicanze post operatorie legate a lunghi viaggi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Giro d'affari mondiale da 100 mld di dollari
22/03/2014
Milano Finanza - N.058 - 22 marzo 2014
Pag. 23
(diffusione:100933, tiratura:169909)
Il miracolo di S. Raffaele
Andrea Montanari
Quello italiano è il secondo sistema sanitario su scala mondiale in termini di efficienza e qualità. È partendo
da questo presupposto che i principali player del settore stanno avviando una politica di espansione
internazionale. Non solo per conquistare nuovi clienti-pazienti, ma anche per esportare il modello
(organizzazione, gestione e know-how) in Paesi nei quali la sanità deve ancora giungere a maturazione. Un
primo esempio in questo senso è stato l'accordo siglato mercoledì 19 dall'ospedale San Raffaele (controllato
da due anni dalla famiglia Rotelli attraverso la holding Velca) e dal gruppo Rizzani De Eccher per la
costruzione e gestione, per cinque anni, del nuovo policlinico di Algeri: una commessa tra le più importanti tra
quelle bandite dal ministero della Salute algerino, per un controvalore vicino al miliardo di euro. Una
passaggio epocale, se si vuole, soprattutto per la struttura sanitaria inaugurata nel 1971 da don Luigi Verzè.
Perché il nuovo corso del San Raffaele rappresentato dalla famiglia Rotelli, che ha affidato la gestione al
presidente Gabriele Pelissero (numero uno anche del gruppo ospedaliero San Donato) e al vicepresidente e
amministratore delegato Nicola Bedin, vuole portare il nome e soprattutto l'expertise medico-clinico-scientifica
oltreconfine. In questo senso, la jv algerina sarebbe solo il primo tassello della nuova strategia. Nei piani a
medio-lungo termine, secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, ci sarebbe la volontà di puntare su
mercati in via di sviluppo, il Medio Oriente e il Far East. Mete da raggiungere attraverso accordi e partnership
con operatori sanitari locali oppure con una campagna acquisti di nosocomi. Un primo indizio arriva dalla
partecipazione dei vertici del San Donato al recente Medical Travel Exhibition and Conference tenutosi a
Dubai. Una fiera riservata agli operatori del settore e alquanto blindata (l'ingresso costa 600 euro al giorno)
che ha visto i manager dello gruppo controllato dalla famiglia Rotelli - unico player italiano invitato assieme
all'Humanitas dei Rocca (Tenaris), l'altro grande operatore lombardo - incontrare investitori internazionali, in
particolare degli Emirati Arabi. Delle 18 strutture gestite dal primo gruppo sanitario privato italiano per giro
d'affari (tabella in pagina) sarebbero stati presentati i tre Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico), ossia il San Donato, il San Raffaele e il Galeazzi di Milano e la casa di cura Madonnina.
L'obiettivo dei Rotelli (il primogenito Paolo è vice presidente della capogruppo) è stringere accordi per
esportare fuori dall'Italia il know-how nella realizzazione di modelli sanitari pubblico-privati, l'expertise nella
gestione e l'eccellenza riconosciuta a livello globale della ricerca medico-scientifica.I Paesi-target individuati
sarebbero i sette emirati, in particolare Dubai e Abu Dhabi, della Penisola araba, più la Cina. Clientela
potenziale d'alta fascia che cerca l'eccellenza unita al made in Italy per la quale potrebbero essere studiati
pacchetti ad hoc, si dice dalla parte del San Donato, unendo al ricovero per i pazienti anche altre tipologie di
servizio (culturale, economico, gastronomico, lusso&design). E che a livello di sistema-Paese ci sia la volontà
di esportare il modello italiano all'estero lo dimostra il protocollo firmato a inizio anno dall'Associazione
italiana ospedali privati (rappresenta 500 case di cura e 26 centri di riabilitazione) con l'omologo ente cinese
per studiare ipotesi per collaborare e instaurare un asse industrial-commerciale. Ma al contempo, mentre si
studiano i dettagli dell'operazione-estero, Pelissero, Bedin e la prima linea del gruppo, con il sostegno della
famiglia Rotelli, hanno deciso di puntare una fiche da 45 milioni proprio sul San Raffaele. Di recente ci
sarebbe stato un summit nel quale il top management del gruppo ha presentato il programma d'investimenti
2014-2017 per la struttura rilevata due anni fa e già risanata in buona parte dal punto di vista economico e
finanziario. I piani prevedono interventi strutturali, su un'opera che ha più di 50 anni di vita, per un totale di 45
milioni (che si vanno a sommare ai 9 milioni spesi l'anno scorso sempre per il nosocomio milanese) e che
riguarderanno oltre 33 mila dei 300 mila metri quadrati sui quali si estende il San Raffaele. Il cantiere più
rilevante riguarderà la realizzazione di un nuovo blocco operatorio (sarà composto da 15 sale) che sostituirà
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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SANITÀ & AFFARI / LA FAMIGLIA ROTELLI STUDIA L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL GRUPPO SAN
DONATO. DOPO LA JV IN ALGERIA LE PROSSIME METE SONO EMIRATI ARABI E CINA. INTANTO
INVESTE 55 MILIONI NELL'OSPEDALE RISANATO
22/03/2014
Milano Finanza - N.058 - 22 marzo 2014
Pag. 23
(diffusione:100933, tiratura:169909)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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integralmente quello oggi esistente e sorgerà in un'altra area dell'ospedale. (riproduzione riservata)
I GRANDI NUMERI DEGLI OSPEDALI DEI ROTELLI Dati in migliaia di euro *dati consolidati ** dati
d'esercizio Fatturato Ebitda Risultato netto Debito bancario Patrimonio netto Cash flow 831.819 142.244
33.345 213.125 255.867 68.090 396.368 14.200 -15.983 170.482 60.817 nd Gruppo San Donato* 31 dic 12
San Raffaele** 30 set 13
Foto: GRAFICA MF-MILANO FINANZA
22/03/2014
Milano Finanza - N.58 - 22 marzo 2014
Pag. 65
(diffusione:100933, tiratura:169909)
Negli ultimi 12 mesi la Chiesi Farmaceutici di Parma è entrata a far parte delle prime 50 imprese
farmaceutiche mondiali. Paolo e Alberto Chiesi continuano quindi a migliorare il posizionamento tra i big del
settore farmaceutico e hanno chiuso l'esercizio 2013 con un fatturato consolidato superiore a 1,2 miliardi di
euro, in crescita del 11,8% rispetto al 2012 (+14% a cambi valutari costanti).A trainare lo sviluppo sono le
attività all'estero: «Tutte le affiliate hanno incrementato le proprie vendite, per lo più crescendo a due cifre»,
ha commentato Alberto Chiesi, presidente del gruppo, «e grazie a questi risultati oltre il 75% del fatturato è
stato realizzato fuori dal mercato domestico. Presenza globale, innovazione e focalizzazione nelle aree
terapeutiche di eccellenza rappresentano sempre le linee guida per lo sviluppo sostenibile del gruppo». Tra
gli eventi di maggiore rilievo nel 2013 spicca il lancio in Germania, Spagna, Olanda e Italia del primo inalatore
di polvere che eroga particelle extrafini dell'associazione fissa beclometasone/ formoterolo (Foster Nexthaler),
indicato per la terapia dell'asma bronchiale. Secondo i recenti dati prodotti da IMS Health, tale associazione,
nella forma di aerosol,è il farmaco italiano di maggior successo a livello mondiale tra quelli lanciati nell'ultimo
decennio. Foster e Clenil sono stati lanciati in Cina, con prospettive di crescita molto interessanti nel medio
periodo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Chiesi, il bello del pharma
21/03/2014
Internazionale - N.1043 - 27 marzo 2014
Pag. 29
(tiratura:130000)
cure negate a cao Shunli
Il 14 marzo l'attivista cinese per i diritti umani Cao Shunli è morta in un ospedale dove era ricoverata da
febbraio in condizioni critiche e dove le erano state negate le cure di cui aveva bisogno. Cao era stata
arrestata a settembre, prima di partire per un corso di formazione istituito dal Consiglio dell'Onu per i diritti
umani a Ginevra. Non è la prima volta che in Cina si negano le cure mediche a un attivista, scrive Radio Free
Asia . A febbraio era toccato a Liu Xia, la moglie cardiopatica del premio Nobel Liu Xiaobo. AP/ LAPRESSE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Asia e Pacifico/ cina
21/03/2014
Internazionale - N.1043 - 27 marzo 2014
Pag. 52
(tiratura:130000)
Niente sesso siamo pari
Lui cucina, lei lava i piatti, entrambi lavorano e si prendono cura dei figli. È il matrimonio paritario perfetto. C'è
solo un problema: il sesso. Parla la psicoterapeuta statunitense Lori Gottlieb
Lori Gottlieb, The New York Times Magazine, Stati Uniti. Foto di
Qualche tempo fa sono andata a cena a casa di amici insieme ad altre coppie sui quaranta. Gli unici non
sposati eravamo io e il mio ragazzo. L'atmosfera è rimasta allegra fino a quando, arrivati al dolce, un invitato
ha buttato lì una battuta sul porno online. La moglie si è risentita, e nel teso scambio di frecciatine che è
seguito abbiamo tutti avuto la sensazione di aver saputo troppo sulla loro vita privata. Per fortuna un altro
marito ha subito spostato la conversazione su un argomento sicuro per i genitori di mezza età (il tempo che i
bambini passano davanti allo schermo), e dopo una vivace discussione sull'iPad abbiamo salutato gli ospiti e
siamo andati via. In auto mi sono voltata verso il mio ragazzo e gli ho detto: "Scommetto che quei due non
faranno sesso stasera". Lui ha sorriso scuotendo la testa e mi ha risposto che con ogni probabilità sarebbero
stati i padroni di casa a non fare sesso quella sera. Ho pensato che stesse scherzando. La coppia che ci
aveva invitato rappresentava il mio modello di matrimonio: un rapporto tra pari che condividono le faccende di
casa e la cura dei figli, dialogano con sincerità e danno la massima importanza al lavoro dell'altro. L'immagine
della coppia felice. Durante la serata li avevo visti lavorare insieme in cucina allegramente: lei serviva gli
antipasti, lui tagliava e afettava. Quando la figlia di sei anni si era svegliata per un brutto sogno, avevano
deciso senza bisogno di parlarsi che sarebbe andato lui a consolarla. Era il tipo di matrimonio che tanta gente
si augura. "Appunto", ha detto il mio ragazzo. "È un matrimonio estremamente improbabile". Il matrimonio
non è certo famoso per essere un afrodisiaco, ma il mio ragazzo alludeva a una particolarità della condizione
coniugale moderna. Negli Stati Uniti le statistiche dicono che oggi nel 64 per cento delle coppie sposate con
figli sotto i 18 anni lavorano sia il marito sia la moglie. C'è più lessibilità di genere su chi porta a casa i soldi,
chi fa i piatti e il bucato, chi guida la macchina, chi pettina i bambini, perfino su chi possiede la casa. Secondo
un'indagine del Pew research center, la grande maggioranza degli adulti sotto i trent'anni negli Stati Uniti
pensa che questo sia positivo: i giovani aspirano a quello che le scienze sociali definiscono un matrimonio
simmetrico, in cui i coniugi hanno uguale potere, lavorano e si occupano entrambi della casa, hanno interessi
e amicizie comuni. Ma proprio le caratteristiche che garantiscono maggiore soddisfazione emotiva nei
matrimoni paritari potrebbero avere un imprevisto efetto negativo sulla vita sessuale delle coppie. Nel 201 3
uno stu dio pubblicato dall'American Sociological Review intitolato "Egualitarismo, faccende domestiche e
frequenza sessuale" ha sorpreso molte persone proprio perché contraddice l'idea secondo cui se i matrimoni
migliorano diventando più paritari, anche il sesso deve migliorare. Dalla ricerca emerge invece che quando gli
uomini svolgono alcuni tipi di lavori domestici, le coppie fanno meno sesso. In particolare, se gli uomini
svolgono tutte le faccende che i ricercatori definiscono "femminili", come piegare il bucato, cucinare o
passare l'aspirapolvere - cose che molte donne chiedono ai mariti di fare - allora le coppie fanno sesso 1,5
volte di meno al mese rispetto a quelle in cui i mariti svolgono compiti considerati "maschili", come buttare la
spazzatura o aggiustare l'auto. E non è solo la frequenza a sofrirne, almeno per le donne. Più la divisione del
lavoro è tradizionale, cioè più il marito svolge compiti maschili invece che femminili, più la moglie si dichiara
sessualmente soddisfatta. Certo, alcuni potrebbero considerare con scetticismo uno studio come questo. Le
correlazioni non determinano un rapporto di causa-efetto, e per di più quando si parla di sesso c'è sempre il
rischio di pregiudizi e di campionamento selettivo, per non parlare del possibile imbarazzo di una persona al
momento dell'intervista. E soprattutto, anche se lo studio aveva usato gli ultimi dati sulla frequenza sessuale
e sulla divisione del lavoro nelle coppie statunitensi, le informazioni erano state raccolte negli anni novanta.
Tuttavia, nella mia esperienza di psicoterapeuta specializzata in problemi di coppia, ho notato qualcosa di
simile. È vero che le donne prigioniere delle faccende di casa raramente tendono a desiderare i loro mariti.
Eppure anche quando convincono il partner, per esempio, a caricare la lavastoviglie - un tipo di attività
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Società
21/03/2014
Internazionale - N.1043 - 27 marzo 2014
Pag. 52
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raccomandata da tutti i libri di psicologia, le riviste femminili e i terapeuti - questo non ha un grosso efetto
sulla loro libido. Molti miei colleghi hanno osservato lo stesso fenomeno: per quanto il marito scrosti il
lavandino e faccia la spesa, per quanto moglie e marito comunichino tra loro, per quanto siano sensibili alle
emozioni e agli impegni di lavoro dell'altro, la moglie non trova il marito sessualmente più eccitante, anche se
si sente più felice e più vicina a lui. Me ne sono accorta per la prima volta durante un corso di formazione.
Seguivo due coniugi che erano sposati da cinque anni e volevano risolvere alcuni problemi creati dallo
squilibrio tra i rispettivi lavori, il reddito e le responsabilità domestiche. Durante la terapia la coppia aveva
ritrovato una maggiore sintonia e felicità, e le tensioni erano diminuite. Ma quando gli ho proposto di discutere
la fine della terapia, il marito ha tirato fuori un nuovo problema: mentre le lesbiche non tendono a cercare il
loro opposto sessuale. Ho fatto la stessa domanda a Pepper Schwartz, professoressa di sociologia
all'università di Washington a Seattle, e lei mi ha fatto notare che le coppie omosessuali maschili si
diferenziano anche sotto altri aspetti. Per gli uomini gay, ha detto, "il filtro iniziale è erotico", perciò è più
probabile che si ritrovino con una persona molto diversa da loro a livello di istruzione o di classe sociale. Ma,
ha continuato, "una donna omosessuale pensa come quella eterosessuale, cioè si chiede: 'Abbiamo obiettivi
comuni? Ci piace fare le cose insieme? È intelligente?'". Schwartz pensa che le coppie lesbiche ed
eterosessuali si confrontino con le stesse dificoltà sessuali perché entrambe le relazioni coinvolgono donne, e
le donne cercano compagni simili. Quasi tutti gli uomini invece, a prescindere dall'orientamento sessuale,
danno la priorità al fattore erotico, ma "gli uomini eterosessuali hanno a che fare con donne eterosessuali".
Equilibri di potere Questo non significa che le coppie eterosessuali paritarie non siano felici. Lynn Prince
Cooke, docente di politiche sociali all'università di Bath, nel Regno Unito, ha scoperto che le coppie
statunitensi con le stesse responsabilità economiche e domestiche hanno meno probabilità di divorziare. E
Stephanie Coontz, autrice di Marriage, a history , mi ha spiegato che avere un partner che si occupa della
casa e dei figli è diventato un fattore molto importante per la soddisfazione coniugale delle donne, più di molti
altri elementi che un tempo prefiguravano la felicità di una coppia, come il reddito del marito o la comune fede
religiosa. La ricerca sulle faccende domestiche sembra indicare che le donne vogliono davvero che i mariti le
aiutino, ma lo vogliono in modi caratteristici del genere femminile. Le coppie in cui i mariti svolgono molte
attività tradizionalmente maschili hanno rapporti sessuali più frequenti del 17,5 per cento rispetto a quelle in
cui il marito non ne fa nessuna. Questi risultati, dice Brines, "potrebbero nascere dal fatto che i
comportamenti tradizionali di uomini e donne alimentano associazioni mentali con la mascolinità e la
femminilità". Brines chiama queste associazioni e questi comportamenti "copioni sessuali". Gli uomini e le
donne, dice, mandano continuamente segnali che indicano attrazione per un potenziale partner, e questi
segnali implicano "un contila moglie non aveva più voglia di fare sesso con lui come un tempo. Si è voltato
verso di lei e le ha chiesto perché. Si sentiva ancora attratta da lui? E perché appariva meno interessata
proprio ora che il loro rapporto si era raforzato in tutti gli altri campi, come voleva lei? "Mi sento molto attratta
da te", ha risposto lei con la massima serietà. "Sai quando ti desidero davvero? Quando sei appena tornato
dalla palestra tutto sudato e ti togli i vestiti per infilarti nella doccia e vedo i tuoi muscoli". Il marito ha risposto
che una situazione simile si era verificata proprio quella mattina, ma lei si era irritata quando lui aveva buttato
i vestiti sul pavimento. Da lì era nata una discussione sul fatto che lui non aveva passato l'aspirapolvere il
giorno prima, quando lei aveva lavorato fino a tardi. Anche il marito aveva lavorato più del solito, per questo
non aveva pulito, ma la moglie odiava svegliarsi in una stanza disordinata, e quel giorno le pulizie toccavano
a lui. "È vero", ha detto la moglie. "Non pensavo al sesso perché volevo che passassi l'aspirapolvere". "Se lo
avessi fatto ti saresti eccitata?". La moglie ci ha pensato qualche secondo. "In efetti, probabilmente no", ha
risposto rendendosi conto della contraddizione. "L'aspirapolvere avrebbe ucciso il desiderio suscitato dai
muscoli". Julie Brines, una delle autrici dello studio del 2013, è convinta che il dilemma in cui finiscono per
trovarsi molte coppie si riduce a questo: "Minore è la diferenziazione di genere, minore è il desiderio". In altre
parole, per cercare di essere neutrali rispetto al genere forse siamo diventati di genere neutro. Quando ho
chiesto a Justin Garcia, un ricercatore del Kinsey institute for re search in sex, gender, and reproduction, se
21/03/2014
Internazionale - N.1043 - 27 marzo 2014
Pag. 52
(tiratura:130000)
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la mancanza di diferenziazione di genere inluenzi la vita sessuale delle coppie gay, mi ha risposto che le
coppie maschili, sessualmente più attive di quelle lesbiche, tendono a diferenziarsi scegliendo partner che
non hanno le stesse preferenze sessuali - che, per esempio, vogliono essere nella posizione sessuale più
sottomessa - nuo rimando alla diferenza e al senso di mistero e di eccitazione legato alla consapevolezza
che l'altra persona è diversa da te". Ho chiesto a Esther Perel, terapista di coppia e autrice di un libro sul
desiderio nel matrimonio ( L'intelligenza erotica , Ponte alle Grazie 2007) , qual è il ruolo che i copioni
sessuali svolgono nelle coppie egualitarie. Me l'ha spiegato così: "Il matrimonio paritario adotta i valori di un
buon sistema sociale - la costruzione del consenso e l'assenso - e dà per scontato che si possano portare in
camera da letto. Ma i valori che consentono buone relazioni sociali non sono necessariamente gli stessi che
risvegliano la libido". Di fatto, "molti di noi la notte sono eccitati dalle stesse cose che contestano di giorno".
Gli squilibri di potere sono un argomento di discussione frequente nelle coppie che seguo in terapia. Sono
sempre pronte a parlare della necessità di giocare ad armi pari, ma tendono a sentirsi in imbarazzo quando il
concetto di potere viene introdotto nei discorsi sul sesso, perché può suscitare molta confusione. Una volta
durante una terapia di coppia una donna vicina ai quarant'anni e sposata da dieci mi ha raccontato che
quando ha chiesto al marito di essere più energico, più "rude" a letto, il risultato è stato comico. "Cercava di
fare quello che gli avevo chiesto", ha raccontato. "Ma era così attento! Io non voglio che mi chieda: 'Stai
bene?'. Voglio che se ne infischi se sto bene, che non sia il solito bravo marito, capisci, che prenda il
comando". Eppure, ha aggiunto, la sua premura e il desiderio che lei approvi tutto quello che lui fa sono la
cosa che più ama di lui in ogni altro aspetto del matrimonio, dalla marca di carta igienica che sceglie a cosa
cucinare per i figli a come spendere i soldi. "Non voglio che lui prenda il comando in nessun'altra cosa", ha
detto. Ho raccontato questo episodio a Dan Savage, che scrive una rubrica sul sesso molto seguita, e lui mi
ha detto che incontra problematiche simili nelle lettere che riceve dai suoi lettori. Di recente, per esempio, una
donna gli ha chiesto se un certo atto sessuale era "amorevole o degradante". La risposta di Savage è stata:
"Perché non può essere tutt'e due le cose?". "Le persone devono imparare a separare le questioni", dice.
"Tutti a volte vogliamo essere considerati come oggetti dalla persona che amiamo. Vogliamo stare con
qualcuno che sappia spegnere l'interruttore e vederti come un oggetto per un'ora. A volte il sesso è
un'espressione di rabbia o una lotta per il potere e il dominio. Questi istinti lavorano insieme. Le persone
devono imparare a combinarli in modo che risultino accettabili in una relazione paritaria". Vibratori e
lavastoviglie La richiesta di parità e la mancanza di desiderio che la parità può determinare forse hanno un
fondamento scientifico, anche se questo contraddice le opinioni più difuse. Come ha scritto Daniel Bergner
nel suo libro Che cosa vogliono le donne (Einaudi 2014), molti studi indicano che le donne hanno fantasie,
come quelle sulla sottomissione, apparentemente in contrasto con la nostra idea di una relazione evoluta.
Pepper Schwartz sostiene che forse le donne hanno sempre avuto questo genere di fantasie, il punto è che
ora possono dichiararle ad alta voce grazie al potere che hanno conquistato nella vita reale. "Più potere hai
nel matrimonio e più responsabilità hai in altre sfere della vita, più la sottomissione diventa sexy", spiega. "È
come se chiedessi a tuo marito: 'Levami di dosso tutte queste responsabilità per un'ora. Non ne posso più'.
Ma ti puoi permettere di chiederglielo solo se non vivi una vita di sottomissione. Questo miscuglio tra ruoli che
cambiano e negoziazione sessuale è davvero complicato". Anche gli uomini naturalmente possono sentirsi a
disagio a esercitare apertamente il potere in matrimoni che per il resto sono basati sull'uguaglianza. Durante
una seduta di coppia, una donna sulla quarantina mi ha detto che solo dopo aver scoperto alcune scene di
porno che suo marito aveva visto online ha avuto il coraggio di parlargli delle sue fantasie, che erano molto
simili a quelle scene. Pensava che il marito sarebbe stato contento, ma era rimasta sorpresa dalla sua
mancanza di entusiasmo quando le avevano messe in atto. "Avevo la sensazione che lo stesse facendo
perché glielo avevo chiesto, non perché lo voleva", ha spiegato la donna. All'inizio ho pensato che stesse
cercando di spingere il marito in un vicolo cieco, del tipo "Mi ha comprato i fiori per San Valentino perché è
così che si fa, non perché lo vuole davvero". Ma il problema era un altro: le seccava che il marito si eccitasse
guardando una scena di sesso online, ma non mettendola in atto con lei. "Mi sono sentita respinta", ha
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confessato. "Gli ho detto: 'Voglio che tu voglia dominarmi'. Ma lui ha risposto che non mi vede in quel modo,
che non ci vede in quel modo". Per questa coppia l'esperimento è stato così gofo che sono tornati alla
routine: sesso negli stessi ruoli e nelle stesse posizioni tra le 22.30 e le 23, quando sono entrambi stanchi ma
non dormono ancora. Quando ho chiesto al marito cosa pensava di questi rapporti, mi è sembrato sollevato
di poter esprimere la sua perplessità. "Sono piacevoli", ha detto. "Non sono sempre superfocosi, però sono
piacevoli. Io sono attratto da lei, mi piace starci insieme e sono molto felice della nostra vita sessuale. Non so
cosa si aspetta. Se non pulissi il bagno, se sottraessi del tempo al suo lavoro, se prendessi una decisione
senza consultarla, non lo accetterebbe. Sono abituato a interagire con lei alla pari - ed è esattamente quello
che voglio - e mi piace quello che abbiamo, ma ogni tanto mi piace cercare quell'altra roba su internet. Non
basta essere un buon marito, un buon padre e voler fare del sesso in modo gentile con la propria moglie?
Prima di sposarci ci dicevamo sempre che il nostro sarebbe stato un matrimonio alla pari, e pensavo che
sarebbe stata un'ottima cosa anche per la vita sessuale, invece è l'unico campo in cui abbiamo problemi.
Tutto il resto va benone. È sul sesso che non andiamo d'accordo". Ha fatto un respiro profondo e ha
aggiunto: "So come funziona un matrimonio alla pari. Ma come dovrebbe essere il sesso alla pari?". Il sesso
è una faccenda particolare e complessa in qualunque matrimonio, e finché è consensuale e piacevole
nessuno dovrebbe metterci bocca. Ma l'idea che il sesso da sposati debba essere sfrenato è un rilesso della
nostra cultura. Prendiamo una delle categorie di porno più ricercate: le milf ( mothers I'd like to fuck , mamme
con cui vorrei scopare). In passato l'oggetto delle fantasie sessuali era la giovane segretaria single, oggi è la
donna di mezza età con tre figli e una laurea. In un certo senso, potrebbe sembrare un cambiamento
incoraggiante per le mamme sposate. Invece di diventare invisibili, sono desiderate e riescono a conciliare
tutto: lavoro, figli e una vita sessuale intensa. Ma queste categorie creano anche un falso senso della realtà.
"Un tempo l'espressione 'matrimonio appassionato' era un ossimoro", mi ha detto Esther Perel, l'esperta di
coppie. La qualità del sesso coniugale è un discorso relativamente nuovo, apparso insieme ai matrimoni
simmetrici. Nelle unioni di oggi, "non vogliamo semplicemente il sesso: deve essere coinvolgente. Deve
essere trascendentale e totalmente appagante". Il che mi riporta alla cena di cui parlavo all'inizio e alla
battuta sul porno online. La conversazione era cominciata in modo piuttosto innocuo, poi il marito aveva
osservato che nella coppia di oggi, in cui uomini e donne si dividono equamente le responsabilità del lavoro e
della casa, anche il sesso a volte deve essere appaltato. Alla fine di una giornata, aveva detto, gli uomini
sono così spossati che anche a loro "viene mal di testa": non hanno necessariamente l'energia per fare sesso
o, più esattamente, per farlo come vogliono le mogli. Gli sposi modello di oggi, aveva scherzato, sono due
persone distrutte che cercano di rilassarsi prima di andare a letto: lui su Porn hub, lei su Pinterest. Poi si
baciano e vanno a dormire. Gli uomini presenti avevano riso, le donne avevano sorriso con disagio. La
moglie sembrava perplessa. Se gli uomini si sfogavano su Pornhub, cosa restava per le esigenze sessuali
delle donne? A questo punto la discussione era diventata scivolosa. Senza perdere un colpo, il marito aveva
risposto impassibile: "I vibratori fanno per l'uomo moderno quello che la lavastoviglie ha fatto per la donna".
La moglie si era arrabbiata e aveva definito questa battuta "egoista". Lui si era difeso dicendo che grattava
spesso la schiena alla moglie mentre lei gli aveva fatto un massaggio "al massimo una decina di volte in tutta
la nostra vita coniugale". Mentre distoglievamo lo sguardo, probabilmente abbiamo tutti pensato la stessa
cosa: com'è dificile a volte per un compagno spossato soddisfare i desideri sessuali dell'altro. Nel porno,
ovviamente, non esiste reciprocità. "Cosa non vedi mai in un video porno?", mi ha chiesto Terry Real, un
esperto di coppie che lavora a Boston. "Tutto quello che si deve negoziare. La donna non dice mai: 'Tesoro,
questo non mi piace, potresti smettere di fare così', o 'Potresti farti una doccia prima'. L'archetipo della regina
del porno è una donna che ricava piacere sessuale dal dare piacere all'uomo, e tutto quello che fa lui è
assolutamente perfetto. Lei non ha esigenze proprie e i ruoli non si capovolgono mai". In altri termini, è
l'antitesi del matrimonio tra pari. Nel suo libro Stephanie Coontz scrive che una recente evoluzione della
condizione coniugale è che "il marito deve rispondere positivamente alle richieste di cambiamento della
moglie". Ma per quante richieste la moglie possa avanzare e per quanto il marito possa sforzarsi di
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accontentarla, oggi le donne rischiano di rimanere comunque deluse. Arrivano al matrimonio con storie ed
esperienze sessuali simili a quelle degli uomini, e questo genera aspettative dificili da soddisfare in
qualunque matrimonio, soprattutto ora che le persone vivono più a lungo e fanno sesso, presumibilmente con
la stessa persona, per molti decenni. Allo stesso tempo le coppie, che oggi possono sposarsi più tardi e per
amore, passano meno tempo insieme durante la fase dell'esplosione sessuale e, se progettano di fare figli,
possono perfino perdersi il periodo di totale abbandono della luna di miele (provate a chiedere a una coppia
di quarantenni che non riesce ad avere figli se il sesso è divertente). Pepper Schwartz osserva che in passato
i cinquantenni erano spesso nonni senza troppe aspettative sulla loro vita sessuale. Oggi un cinquantenne
può avere un figlio di dieci anni e trovarsi in una fase della vita che un tempo era occupata da un trentenne,
perciò è sottoposto alle pressioni culturali che gl'impongono di mantenere una "sessualità giovanile" nel
matrimonio, soprattutto da quando sono arrivati farmaci come il Viagra e l'Estrace. Un giorno parlavo di
queste aspettative con un amico di 41 anni, padre e marito. Lui e sua moglie, che hanno due bambini piccoli,
sono un'eccezione nella loro cerchia di amici a Los Angeles: lei si occupa della casa e lui porta a casa lo
stipendio. Entrambi si dicono soddisfatti della loro vita sessuale. "Usiamo diverse posizioni e varie forme di
stimolazione orale e manuale, e siamo felici", mi ha detto lui. "Ma molte persone pensano che nel sesso tra
marito e moglie debba esserci più passione". A suo avviso, dobbiamo imparare ad accettare che non è
possibile avere tutto quello che vogliamo dal nostro matrimonio e dalla nostra vita sessuale, invece di
lamentarci e chiederci se siamo davvero compatibili con il nostro compagno. Esigenze conlittuali Ho parlato
delle osservazioni del mio amico con Helen Fisher, una ricercatrice del Kinsey institute che studia l'attrazione
sessuale. Lei ha aggiunto che oggi perfino le persone soddisfatte della loro vita sessuale spesso pretendono
di più. Mi ha parlato di un suo studio in cui ha chiesto alle persone che avevano avventure extraconiugali i
motivi del loro comportamento. Il 56 per cento degli uomini e il 34 per cento delle donne ha dichiarato di
avere una vita di coppia "felice" o "molto felice", ma di essere comunque infedele. In passato le ricerche
indicavano che gli uomini erano più infedeli delle donne, ma oggi le percentuali stanno diventando molto
simili, soprattutto tra i giovani dei paesi avanzati, dove gli studi più recenti indicano che non ci sono differenze
di genere nel sesso extraconiugale tra uomini e donne sotto i quarant'anni. La spiegazione potrebbe essere
che le donne più giovani hanno unioni paritarie, e le condizioni di questi matrimoni rendono l'infedeltà
femminile più probabile che in quelli tradizionali. Uno studio condotto negli Stati Uniti alla fine degli anni
novanta ha accertato che le donne con un livello di istruzione più alto hanno maggiori probabilità di essere
infedeli rispetto a quelle meno istruite del marito. Gli studi indicano anche che chi lavora fuori e ha un partner
che resta a casa tradisce più spesso, e i ruoli di genere tradizionali in questa situazione oggi sono spesso
rovesciati. Ora che esercitano professioni non prevalentemente femminili, le donne hanno più opportunità
sessuali che in passato. Fisher mi ha detto che le aspettative di appagamento sessuale delle donne stanno
cambiando molto rapidamente. Nel 2013 ha condotto un'indagine chiedendo: "Ti impegneresti a lungo
termine con qualcuno che ha tutto quello che cerchi ma da cui non ti senti attratta sessualmente?". Il gruppo
meno propenso a rispondere di sì era quello delle donne ultrasessantenni. Si direbbe che oggi, a qualunque
età, avere un buon compagno non è più un'attrattiva di per sé. C'è un'espressione che uso spesso nella
terapia di coppia: "esigenze conlittuali". Cosa fanno i partner quando hanno bisogni che contrastano
apertamente con quelli del coniuge? Cosa succede se tutti e due devono lavorare nello stesso fine settimana
o se entrambi devono partire? Chi va alla recita scolastica o accetta un compromesso senza risentirsi? Un
tempo mariti e mogli si occupavano per lo più di cose diverse e le sovrapposizioni erano minime, perciò il
problema si poneva raramente. Ma oggi negli Stati Uniti le donne rappresentano quasi la metà della forza
lavoro, e il 23 per cento delle madri sposate con figli sotto i 18 anni ha un reddito più alto del marito. Di fatto, il
reddito complessivo è più alto nelle famiglie in cui è la donna a guadagnare di più. Può sembrare che le
donne stiano davvero diventando, come ha detto la giornalista femminista Gloria Steinem, "gli uomini che
vogliamo sposare". Ma queste trasformazioni professionali sembrano inluenzare la stabilità coniugale. Uno
studio pubblicato nel 2013 dal National bureau of economic research indica che se una donna guadagna più
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del marito, la coppia ha il 15 per cento di probabilità in meno di dichiarare che il suo matrimonio è molto
felice, il 32 per cento di probabilità in più di ammettere problemi coniugali nell'ultimo anno e il 46 per cento di
probabilità in più di aver discusso la possibilità di separarsi negli ultimi dodici mesi. Le ricerche di Lynn Prince
Cooke hanno dato risultati simili: anche se condividere la responsabilità di portare a casa lo stipendio e
dividersi i lavori di casa fa diminuire le probabilità di divorzio, questo è vero solo fino a un certo punto. Se una
moglie guadagna più del marito, il rischio di divorzio aumenta. Lo studio di Cooke dimostra che il rischio di
divorzio è al livello più basso quando il marito svolge il 40 per cento del lavoro domestico e la moglie produce
il 40 per cento del reddito. Ian Kerner, consulente sessuale e autore di She comes first , ammette che le
coppie faticano a trovare un equilibrio. "I papà casalinghi e gli uomini che lavorano da casa ripetono spesso
che in teoria sono felici di conciliare un'occupazione lessibile con le responsabilità della famiglia. Ma allo
stesso tempo si lamentano perché le mogli, quando tornano a casa, si sentono in colpa per essere state fuori
tutto il giorno e si concentrano sul rapporto con i figli, ai quali è riconosciuta la priorità. Questi padri si sentono
persi". In molte coppie le mogli cominciano a sentirsi scontente perché il marito riesce a passare più tempo
con i figli, mentre i mariti con la moglie che controlla il bilancio familiare cominciano a sentirsi
"finanziariamente evirati". A volte si innesca un circolo vizioso: il marito si sente emarginato e più insicuro, e
questo porta la moglie a perdere stima nei suoi confronti e a desessualizzarlo. In queste situazioni nessuno è
troppo interessato a fare sesso con l'altro. Sicuramente esistono coppie che non hanno problemi con questo
tipo di organizzazione familiare e sono sinceramente contente. Però mi capita spesso di sentire mogli e mariti
che dicono di volere un matrimonio alla pari, ma cominciano a sentirsi a disagio quando il loro desiderio
diventa realtà. E questo disagio, spesso, provoca un calo del desiderio sessuale, da entrambe le parti.
Qualche tempo fa, un paziente che aveva cominciato la terapia perché temeva di essere depresso mi ha
detto di sentire profondamente i problemi denunciati dalle donne per tanti anni. "Devo tenermi stretto il lavoro,
fare i salti mortali per rispettare gli orari dei bambini, mettere in tavola la cena tre volte a settimana, fare
volontariato a scuola, pagare le bollette ogni mese e per di più devo essere un papà divertente e un marito
sensibile, e devo corteggiare mia moglie se voglio fare sesso prima di dormire - di solito dopo aver ascoltato il
rendiconto della sua giornata e aver ripassato l'elenco delle cose da fare il giorno dopo", mi ha detto. "E non
riesco quasi mai ad andare in palestra, l'unica cosa che mi scarica davvero". Gli ho chiesto quanto era
interessato a fare sesso con sua moglie. Lui mi ha guardato ed è scoppiato a ridere. Ho conosciuto il mio
ragazzo online e, come molte persone che scegliendo i criteri di ricerca hanno in mente il matrimonio,
cercavo un partner con capacità intellettuali, esperienze e interessi simili ai miei. Ne ho parlato con Betsey
Stevenson, una nota economista che studia i rapporti interpersonali. Le ho chiesto cosa pensa di questa
ricerca della somiglianza. Lei mi ha risposto che vivere la vita con un proprio pari è un cambiamento positivo:
"Un tempo tu vivevi la tua vita in un modo e lui in un altro. Quando i partner sono su un piano di parità, si ha
più la sensazione di essere anime gemelle". Copioni sessuali A livello emotivo, "anime gemelle" suona
magnificamente. Ma quando è in gioco il desiderio sessuale, la biologia sembra preferire la diferenza. Helen
Fisher, per esempio, mi ha ricordato il famoso esperimento della "maglietta sudata" condotto nel 1995 dal
ricercatore svizzero Claus Wedekind. Lo studioso aveva chiesto alle donne di annusare le magliette non
lavate di diversi uomini e di individuare l'odore da cui si sentivano più attratte. La maggior parte aveva scelto
le magliette di uomini con geni completamente diversi dai propri in una certa parte del sistema immunitario.
Altri studi hanno prodotto gli stessi risultati. Presumibilmente questa attrazione per la diversità genetica è un
adattamento evolutivo per scongiurare l'incesto e migliorare le prospettive di sopravvivenza della specie. Da
un esperimento successivo è emerso che donne con compagni geneticamente simili a loro in una certa parte
del sistema immunitario avevano maggiori probabilità di essere infedeli, e più erano i geni che condividevano
con il loro partner più si sentivano attratte da altri uomini. Ma c'è un'eccezione importante. I risultati erano
diversi quando le donne prendevano la pillola anticoncezionale, perché in questo caso rispondevano al test
della maglietta scegliendo partner che avevano geni immunitari simili ed erano meno "diversi". Uno studio
suggeriva perfino che quando "una donna sceglie un partner mentre prende la pillola e poi smette di
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prenderla per avere un figlio, le sue preferenze indotte dagli ormoni cambiano, e può accorgersi di aver
sposato l'uomo sbagliato". Ovviamente non siamo condizionati solo dalla biologia. In passato sicuramente
esistevano anche altri fattori culturali che ci spingevano a scegliere la diferenza. Fino a tempi recenti, dice
Stephanie Coontz, "l'idea era che ciascuno di noi è solo metà persona e che si poteva essere completi solo
trovando la metà opposta. Uomini e donne imparavano a essere attratti da qualcuno che faceva, aveva ed
era tutto il contrario di loro". Ma ora che uomini e donne fanno, hanno e sono molto di quello che un tempo
cercavano nel loro compagno, secondo Pepper Schwartz il risultato può essere qualcosa di più fraterno che
erotico. La sua ricerca suggerisce che troppa somiglianza nei matrimoni paritari provoca noia e incide
negativamente sulla vita sessuale. "Quando il partner è il tuo migliore amico c'è meno brivido", dice Schwartz.
"Introdurre maggiore distanza o diferenza, invece del dialogo e della somiglianza, aiuta a resuscitare la
passione nei rapporti stabili e a lungo termine". Schwartz ha scoperto che anche le coppie lesbiche con un
dialogo sincero e profondo fanno meno sesso. Eppure un mio amico sposato che definisce la moglie "la sua
migliore amica" mi ha detto di essere felice che la simpatia abbia la meglio sulla pulsione sessuale. "Posso
camminare per strada ed essere attratto da dieci donne e aver voglia di fare sesso con loro", sostiene, "ma
questo non significa che mi renderanno felice. Non significa che vorrei vivere ogni giorno con loro. Ci saranno
sempre delle contropartite". La contropartita del matrimonio paritario deve necessariamente essere meno
desiderio sessuale? È possibile che gli attuali copioni sessuali si evolvano insieme alle nostre intese coniugali
e che alla fine la somiglianza diventi sexy. Malgrado tutto, sempre più persone che si sposano preferiscono
una condizione di uguaglianza per i tanti altri vantaggi che ofre. Se ogni epoca sessuale è infelice a modo
suo, può darsi che le dificoltà dei matrimoni paritari smetteranno di sembrarci solo degli svantaggi per
diventare... be', come la vita, con tutti i suoi limiti e i suoi momenti esaltanti. "È la prima volta nella storia che
tentiamo l'esperimento di una sessualità radicata nell'uguaglianza e capace di durare per decenni", sostiene
Esther Perel. "È un'impresa dificile per una sola persona riuscire a essere al tempo stesso socio in afari,
migliore amico e amante appassionato. C'è una parte di noi che non si sentirà mai appagata dal proprio
partner. Bisogna fare i conti con questa mancanza. È un paradosso che dobbiamo accettare, non risolvere".
u gc VU/ PHOTOMASI
L'AUTRICE Lori Gottlieb è una psicoterapeuta che lavora a Los Angeles. Scrive sul mensile The Atlantic. In
Italia ha pubblicato Sposalo! (Vallardi 2011).
Foto: Per essere neutrali rispetto al genere forse siamo diventati di genere neutro
Foto: Nelle unioni di oggi il sesso deve essere trascendentale e totalmente appagante
Foto: Quando i partner sono su un piano di parità, si ha la sensazione di essere anime gemelle
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Internazionale - N.1043 - 27 marzo 2014
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Interpretare il genoma
Sequenziare il genoma di una persona costa sempre meno, ma usare questa tecnica nella pratica clinica, per
individuare eventuali mutazioni associate a malattie e adottare terapie su misura per ogni paziente, non è
ancora possibile su larga scala. Un gruppo di ricercatori dell'università di Stanford ha simulato l'uso del
sequenziamento dell'intero genoma umano a scopo diagnostico in 12 volontari apparentemente sani,
rivolgendosi a due laboratori di analisi. È risultato che il sequenziamento di fatto non copre tutti i geni
associati a malattie ereditarie e che le analisi delle due aziende non coincidevano del tutto. Inoltre, spiega
Jama , erano state interpretate in modo diverso dagli esperti coinvolti nella simulazione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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GENETICA
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Panorama della Sanita - N.9 - 10 marzo 2014
Pag. 5
È online "Dovesalute.gov.it"
II nuovo sito internet aperto a tutti i cittadini, che consentirà di facilitare l'uso dei servizi sanitari e
sociosanitari, rendendo disponibili i dati sulle caratteristiche strutturali, funzionali e di attività delle strutture
che costituiscono la rete di offerta sanitaria
E.M.
Iprogetto e stato presentato lo scorso 3 marzo in occasione di una conferenza stampa da Beatrice Lorenzin,
ministro della Salute, che ha spiegato come il sito «rappresenti un importante strumento di trasparenza e di
conoscenza delle strutture e della qualità dell'assistenza erogata, che può contribuire a ridurre lo
spostamento dei pazienti italiani da una Regione all'altra, ad incentivare un miglioramento delle performances
delle strutture e ad attrarre pazienti ed investimenti da altri Paesi europei, rendendo il nostro Servizio
sanitario competitivo nell'Ue anche alla luce del recente recepimento della Direttiva sull'assistenza sanitaria
transfrontaliera». Come sottolineato dagli esperti, infatti, "Dovesalute.gov.it" è un servizio che permette di
consultare facilmente le informazioni sui servizi e le attività svolte dalle strutture sanitarie. La validità di
contatti, dati e informazioni sono di responsabilità delle stesse strutture che provvedono in autonomia alla loro
pubblicazione. Si parte, inizialmente, con gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, ma presto sarà
possibile acquisire informazioni su tutti gli altri tipi di strutture sanitarie (ospedali, ambulatori, farmacie, età).
«È un passo molto importante, perché si concretizza un progetto a cui tenevo molto che ci consente di fare
un ulteriore step nella trasparenza e nell'informazione attraverso l'open data delle strutture sanitarie», ha
aggiunto Beatrice Lorenzin. «Nel sito "dovesalute.gov.it" i cittadini potranno inserire, nel motore di ricerca, il
nome della malattia alla quale sono interessati e la loro città di residenza, ottenendo informazioni sugli Istituti
di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico più vicini in cui si cura la patologia. Potranno, inoltre, fare commenti
sui servizi di cui hanno usufruito nella struttura sanitaria ed esprimere il loro gradimento, che si concretizzerà
in stelline gialle che si evidenzieranno a seconda del giudizio espresso (scarso, buono, ottimo, etc). Nel sito è
possibile trovare tutte le informazioni che riguardano gli Irccs, ma spero che le Regioni ci daranno presto ì
dati su tutte le strutture sanitarie italiane e sui servizi territoriali e ambulatoriali (medici di medicina generale,
farmacie, hospice, guardia medica, ecc.) per ampliare sempre di più l'informazione». Quindi, il Ministro, ha
concluso: «Abbiamo aperto una porta importante sia per i cittadini che per le strutture sanitarie: per i primi
perché avranno a disposizione informazioni attendibili provenienti dal Ministero, per le seconde perché
rendersi più trasparenti significa anche rendersi più competitive». E.M.
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Diario / Presentato dal Ministro della Salute il primo "TripAdvisor" degli ospedali
21/03/2014
Panorama della Sanita - N.9 - 10 marzo 2014
Pag. 8
Una direttiva sulla valutazione della stato di salute delle popolazioni
Servirà a potenziare gli studi epidemioiogici, soprattutto i registri delle malformazioni congenite e dei tumori, e
a valutare lo stato di salute delle persone residenti nei comuni a rischio della Campania
Una direttiva per potenziare gli studi epidemioiogici, con particolare riguardo ai registri delle malformazioni
congenite e ai registri dei tumori, e una precisa e rapida analisi e valutazione dello stato di salute delle
persone residenti nei comuni della Regione Campania compresa nella cosiddetta "Terra dei fuochi" in
relazione alla presenza ed alla tipologia dei siti di smaltimento e combustioni illegali di rifiuti. È questo il
contenuto del documento firmato dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dal Ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali, Maurizio Mattina e dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare, Gian Luca Galletti, acquisita l'intesa col presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Nella
direttiva vengono determinati i criteri di identificazione dei rischi sanitari per contrastare i quali dovranno
essere implementate azioni specifiche di prevenzione, miglioramento delle procedure diagnostiche,
terapeutiche e di accesso ai servizi sanitari, a tutela della salute delle popolazioni. La direttiva, delegando
l'Istituto superiore di sanità all'espletamento dell'attività, individua le specifiche priorità: l'analisi, secondo la
metodologia del Progetto Sentieri dei dati sanitari correnti, riguardanti mortalità ed ospedalizzazione delle
aree già individuate caratterizzate da molteplici fattori di rischio, non solo di tipo ambientale, per delineare il
profilo di salute complessivo delle popolazioni interessate; l'acquisizione e analisi dei dati relativi ai Certificati
di Assistenza al Parto (Cedap), relativamente agli stessi Comuni interessati, disponibili presso il Ministero
della salute, al fine di descrivere gli esiti avversi della riproduzione che la letteratura internazionale indica
come associati all'esposizione ad emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustioni illegali di rifiuti;
l'esame dei dati disponibili riguardanti rispettivamente le malformazioni congenite e l'incidenza tumorale.
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Diario / Terra dei fuochi
21/03/2014
Panorama della Sanita - N.9 - 10 marzo 2014
Pag. 16
Gravi criticità per il Molise e la Calabria, male la prevenzione oncologica
per quasi tutte le regioni /1
Pubblicate dal ministero della Salute le sintesi delle rilevazioni effettuate tra novembre e dicembre 2013 dal
Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e dal Comitato Permanente per la verifica dei Livelli
Essenziali di Assistenza (Lea) con le regioni Molise, Piemonte, Sicilia, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria e
Lazio
Molise II 21 novembre 2013 si è svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica degli
adempimenti regionali e il Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con
la Regione Molise. All'ordine del giorno: • Aggiornamento conto consuntivo e stato patrimoniale anno 2012 •
Andamento II trimestre 2013 e stima a chiudere 2013 • Verifica attuazione Piano di Rientro • Verifica
adempimenti La struttura commissariale della Regione è attualmente composta dal Commissario ad acta
dott. di Laura Frattura e dal sub commissario dott. Rosato. I Tavoli hanno sottolineato l'importanza che la
struttura regionale fornisca il necessario supporto alla gestione commissariale con lo scopo di contribuire alla
realizzazione degli obiettivi previsti nel P.O. 2013-2015. In merito all'erogazione dei LEA si rileva un
consistente decremento dell'ospedalizzazione totale nel 2012, il cui tasso standardizzato si mantiene
decisamente al di sopra del valore di riferimento. Si osserva un decremento del ricorso a ricoveri ad alto
rischio di inappropriatezza se erogati in modalità ordinaria, a partire dal 2009, che presenta tuttavia ampi
margini di diminuzione. Il tasso di ospedalizzazione della popolazione ultra-settantacinquenne mostra invece
un consistente decremento a partire dal 2009, collocandosi nel 2012 in linea con il parametro di riferimento. Il
valore della degenza media preoperatoria si mantiene - nel 2012 - al di sopra del valore medio nazionale,
senza evidenziare segnali di riduzione. La dotazione totale di posti letto, in diminuzione a partire dal 2009 e
pari a 4,5 posti letto per 1.000 abitanti residenti al 1 gennaio 2013, risulta superiore al valore di riferimento
(3,7 p.l. per 1.000 ab.). Tale eccesso riguarda sia il numero di posti letto per acuti che quello destinato
all'assistenza post-acuzie. Per quanto riguarda la situazione relativa all'assistenza territoriale, l'ultimo
aggiornamento disponibile evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio in linea con l'atteso. Gli
indicatori evidenziano una dotazione inadeguata di posti letto presso strutture residenziali destinate alla
popolazione anziana non autosufficiente. Si rilevano criticità nell'erogazione dei servizi afferenti l'area della
prevenzione nell'anno 2012, con particolare riferimento all'area degli screening oncologici. Nello specifico, nel
corso della riunione, gli Organismi di Monitoraggio hanno rilevato che: • La Struttura Commissariale non ha
trasmesso la revisione ed integrazione dello schema di Programma Operativo 2013-2015 e rimangono in
attesa della nuova versione da inviarsi entro il 10 dicembre 2013. I tempi di pagamento continuano ad essere
prossimi ai 900 giorni. Non risultano aggiornamenti in relazione al Piano Sanitario Regionale 2013-2015. La
definizione del fabbisogno non risulta sufficientemente articolata in relazione alle diverse caratteristiche delle
strutture di offerta né supportata da una analisi di domanda e deve essere pertanto rivista alla luce degli
standard e delle disposizioni normative introdotte con D.L. 95/ 2012 (conv. Con L. 135/ 2012). I provvedimenti
di accreditamento delle strutture sociosanitarie risultano ancora carenti nell'istruttoria. È necessario procedere
a regolamentare il fenomeno della mobilità sanitaria attraverso la sottoscrizione degli accordi di confine
soprattutto per quanto riguarda la struttura Neuromed e la Fondazione Giovanni Paolo IL Ai fini della
riconferma del riconoscimento di IRCCS alla struttura Neuromed, si attende dalla struttura commissariale un
report di coerenza con la programmazione sanitaria regionale che attualmente risulta ancora in via di
definizione. • II livello del contenzioso, espresso in particolare dalle principali strutture private accreditate a
diretta gestione regionale, permane alto. • Si evidenzia l'estremo ritardo con il quale si procede alla stipula di
accordi/contratti con le strutture private accreditate per i diversi setting assistenziali. • Si è in attesa di una
completa definizione della riorganizzazione delle reti assistenziali. • In relazione alla nomina del direttore
generale della direzione regionale per la salute restano in attesa di conoscere le iniziative che verranno
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Dossier / Verifica dello stato di attuazione dei piani di rientro
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assunte, stanti le ipotesi di inconferibilità dell'incarico; La Regione a consuntivo 2012 presenta un disavanzo
prima delle coperture di 54,764 min di euro,. Dopo le coperture a valere sulla leva fiscale residua un
disavanzo non coperto di 32,951 min di euro. Considerando la perdita 2011 e precedenti non coperta, pari a
35,743 min di euro, e la distrazione di risorse utilizzate per la copertura del debito, pari a 19 min di euro,
residua una perdita non coperta 2012 e precedenti di 87,694 min di euro. Gli Organismi di Monitoraggio
rilevano come sia ancora molto lontano l'obiettivo dell'equilibrio economico da parte della Regione a sei anni
dalla sottoscrizione dell'accordo per il Piano di Rientro. La regione presenta una percentuale di disavanzo
dell'8,9% al di sopra della soglia del 5% considerata di riferimento per l'obbligatorietà per la sottoscrizione del
Paino di Rientro. Considerando anche i disavanzi pregressi la percentuale di disavanzo è pari al 17,9%. Per
l'anno 2013 la Regione e l'advisor stimano un disavanzo prima delle coperture di 46 min di euro. Tale
proiezione evidenzia il permanere, anche per l'anno 2013, di un disavanzo non coperto valutabile in circa 24
min di euro che si aggiunge al disavanzo non coperto al 31 dicembre 2012. Gli Organismi di Monitoraggio alla
luce delle gravi criticità riscontrate in merito ai conti di consuntivo, disavanzi non coperti, mancato
aggiornamento della bozza di P.O. 2013-2015 al fine di evitare che si creino i presupposti per l'attivazione
della procedura di cui all'art. 2, comma 84, della legge 191/2009, invitano la gestione commissariale a porre
in essere tutte le azioni di risanamento necessarie da indicarsi nel P.O. 2013-2015. Piemonte II 13 novembre
2013 si è svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il
Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con la Regione Piemonte.
All'ordine del giorno: • Stato patrimoniale 2012 • Ricognizione situazione economico patrimoniale del periodo
2001-2011 • Andamento II trimestre 2013 e stima a chiudere per l'anno 2013 • Esame bozza di Programma
Operativo 2013-2015 • Verifica dello stato di attuazione del Piano di Rientro • Verifica adempimenti
Considerata la richiesta regionale di prosecuzione del Piano di Rientro mediante la predisposizione di un
Programma Operativo per il triennio 2013-2015, gli Organismi di Monitoraggio prendono atto della bozza
trasmessa il 10 settembre scorso e, in occasione della riunione, forniscono indicazioni precise cui la Regione
dovrà attenersi nell'adozione della versione definitiva del Programma. In particolare chiedono che nel
Programma Operativo oltre a correggere elementi di incoerenza: • su] progetto tessera sanitaria si prevedano
specifici interventi volti a superare le criticità relative all'attuazione del DCPM 26 marzo 2008 • in materia di
applicazione del DL 95/2012 si prevedano provvedimenti ricognitivi volti a dare elementi metodologici di
applicazione corretta del dettato normativo • nel programma di beni e servizi si forniscano i risparmi che si
intendono conseguire • in materia di personale si inseriscano tabelle di sintesi con le cessazioni e le
ipotizzate assunzioni corredate da relativi costi medi ai fini di una valutazione di impatto sui vari anni • in
materia di reti assistenziali si prevedano specifiche azioni di rideterminazione del fabbisogno dei laboratori di
emodinamica, delle strutture residenziali per pazienti non autosuffìcienti, anche anziani, distinta per intensità
assistenziale; che si anticipino i termini di adozione dei provvedimenti di revisione tariffaria finalizzati ad
allineare la normativa regionale al DCPM 29 novembre 2011 per l'assistenza territoriale ai disabili e per
l'assistenza ai pazienti psichiatrici e dello strumento multidimensionale per la presa in carico degli assistiti in
ADI; che si integrino di dati su costi e volumi dei trasporti secondari urgenti con specifico riguardo alle
patologie complesse tempo-dipendenti. In merito all'erogazione dei LEA si evidenzia che la maggior parte
degli indicatori di assistenza ospedaliera, ivi comprese le misure di appropriatezza ed efficienza prese in
considerazione, presenta valori compresi all'interno degli intervalli di riferimento. Per l'anno 2012 risulta
ancora una dotazione di posti letto pari a 4,2 per 1.000 abitanti residenti al 1 gennaio 2013, di cui 3,14 p.l. per
acuti e 1,05 p.l. per le postacuzie. Tali valori risultano superiori a quelli di riferimento. La Regione ha tuttavia
avviato il percorso per il raggiungimento degli standard con un atto programmatorio (DGR n°6-5519/ 2013 e
s.m.i.). Per quanto concerne l'assistenza territoriale, si evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio
inferiore all'atteso, a fronte di una dotazione di posti letto presso strutture residenziali per pazienti anziani non
autosufficienti molto elevata (24,3 p.l. per 1.000 abitanti anziani rispetto al valore di riferimento di 10 p.l. per
1.000 abitanti anziani). In merito all'attuazione del Piano di Rientro, gli Organismi di Monitoraggio hanno
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rilevato che: * In relazione al previsto superamento delle Federazioni Sovrazonali da attuarsi per via
legislativa, la Regione ha confermato l'avvenuta conversione in legge del disegno di legge trasmesso ai
Ministeri affiancanti. Inoltre dal 1° gennaio 2014 cesseranno di avere effetto i contratti di consulenza,
collaborazione, somministrazione e ogni altra forma di lavoro flessibile adottata dalle Federazioni. Il personale
delle ASL e degli enti locali utilizzato dalle Federazioni viene riassegnato all'Amministrazione di appartenenza
con stessa decorrenza. • Per quanto riguarda i rapporti con gli erogatori privati è necessario che la Regione
provveda ad adottare uno specifico provvedimento ricognitivo che dia dimostrazione del pieno
raggiungimento dei risultati attesi dalla corretta applicazione dell'art.15, comma 14, del D.L. 95/2012. Preso
atto del ritardo con il quale si procede, la Regione deve prestare maggiore attenzione nella governance del
settore. • In merito ai laboratori di emodinamica, si ribadisce la necessità di ricevere un report sullo stato
dell'arte della loro disattivazione. • Relativamente alla rete ospedaliera è necessaria l'elaborazione di una
sintesi finalizzata ad individuare i posti letto, attivi e programmati, per singola disciplina per tutte le strutture
pubbliche e private. • In relazione alla rete di emergenza risultano positive le azioni che la Regione sta
ponendo in essere e si attende l'invio di un cronoprogramma su quelle da adottare in futuro. • È necessario
che la Regione trasmetta tempestivamente la prevista relazione sullo Stato Patrimoniale 2012 e adempia al
dettato normativo del decreto legislativo 118/2011 e s.m.i. in merito alla elaborazione del bilancio d'esercizio
consolidato del Servizio Sanitario Regionale e a quello della GSA. • Non risulta pervenuta tutta la
documentazione relativa alla ricognizione della situazione economico patrimoniale pregressa relativa agli anni
20012011 che la Regione era tenuta ad inviare entro il 10 settembre 2013 e che è strumentale anche per
definire il riparto definitivo dei 14.000 min di euro di cui al decreto legge 35/2013. • La Regione, sulla base dei
dati del II trimestre, stima un disavanzo prima delle coperture di 95 min di euro e, sulla base delle risultanze
del III trimestre, un disavanzo di circa 47 min di euro, prima delle coperture, in linea con la bozza di
Programma Operativo 2013-2015. A fronte di tale disavanzo la Regione ha stanziato 50 min di euro di
coperture. Sicilia II 13 novembre 2013 si è svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica
degli adempimenti regionali e il Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)
con la Regione Sicilia. All'ordine del giorno: • Modelli CE ed SP 2012 • Esame rilevazione pregresso 20012011 • Andamento II trimestre 2013 • Esame della bozza di programma operativo 2013-2015 • Verifica
attuazione Programma Operativo 2010-2012 • Verifica adempimenti Con una nota del 23/01/2013 la Regione
aveva chiesto di potersi awalere della facoltà, prevista per legge, di completare il percorso di riqualificazione
agendo sulle inefficienze del sistema, con l'approvazione - per il triennio 2013-2015 - di un Piano di
Consolidamento e Sviluppo delle misure strutturali e di innalzamento del livello di qualità del S.S.R. La bozza
di Programma Operativo di Consolidamento e Sviluppo 2013-2015, si valuta nel complesso adeguatamente
impostata e pertanto la Regione può emanare l'atto formale per la sua adozione subordinatamente alle
prescrizioni che di seguito sinteticamente si rappresentano: • È necessario che nell'apposita sezione del P.O.
sia esplicitamente indicato il recepimento integrale del DL 118/2011 • Relativamente ai rapporti con gli
erogatori privati siano riportati interventi ed azioni quali la ricognizione delle tariffe regionali, l'individuazione
delle funzioni assistenziali, il piano delle prestazioni, l'individuazione dei volumi e dei relativi tetti di spesa per
tutte le tipologie assistenziali. • Relativamente agli impegni assunti dalla Regione riguardo all'ISMETT si
chiede che per lo stesso vi si trovi riscontro nel P.O. • Riguardo l'area materno-infantile, si chiede che nel
P.O. possano essere individuate le necessarie iniziative per avvicinare la rete consultoriale allo standard di 1
consultorio ogni 20.000 abitanti così come previsto dalla legge 34/1996 e che trovino collocazione gli
auspicati interventi finalizzati alla riduzione della prassi chirurgica nel parto. • Relativamente all'assistenza
territoriale occorre distinguere le strutture di RSA in base alle diverse tipologie di soggetti assistiti (disabili,
anziani non autosufficienti) ed evidenziare a quale tipologia di soggetti sono indirizzate le azioni previste;
inserire un quadro descrittivo dell'assistenza ai pazienti tossicodipendenti. • Relativamente alla rete
dell'emergenza-urgenza si evidenzia una incompleta descrizione della situazione attuale e permane
l'ambiguità delle funzioni dei PPI, PTE,PTA. Manca la definizione della rete di Hub e Spoke per le patologie
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
complesse. In merito all'erogazione dei LEA si evince un consistente decremento dell'ospedalizzazione totale
che risulta lievemente ancora al di sopra del valore di riferimento. Il valore della degenza media preoperatoria risulta sostanzialmente in linea con il valore medio nazionale. La dotazione di posti letto, per la
riabilitazione e la lungodegenza postacuzie, risulta pari a circa 0,4 posti letto per 1.000 abitanti residenti,
inferiore al valore di riferimento pari a 0,7 p.l. per 1.000 ab. Per quanto riguarda l'erogazione di assistenza
territoriale, gli indicatori evidenziano un consistente incremento della quota di anziani assistiti a domicilio
lievemente inferiore all'atteso. Si evidenzia una bassa dotazione di posti letto presso strutture residenziali per
anziani non autosufficienti, sebbene tale indicatori mostri - dal 2009 - lievi incrementi. Si evidenzia una
dotazione inadeguata di posti letto presso strutture residenziali preposte all'assistenza psichiatrica, oltre che
presso strutture tipo hospice. Si rilevano inoltre criticità nell'erogazione dei servizi afferenti l'area degli
screening oncologici. Nella verifica dell'attuazione del Programma Operativo 2010 2012, gli Organismi di
monitoraggio hanno rilevato che: • Relativamente alla rete ospedaliera ribadiscono quanto già rappresentato
nelle precedenti riunioni e rimangono in attesa del provvedimento di definizione della rete di offerta per acuzie
e post-acuzie che inglobi strutture pubbliche e private accreditate nel rispetto degli standard definiti a livello
nazionale. • Relativamente alla rete territoriale aspettano l'attuazione delle disposizioni programmate e di
quelle che andranno inserite alla luce delle prescrizioni relative al P.O. 20132015. • Relativamente alla rete di
emergenza ribadiscono come non più procrastinabile il provvedimento formale di adozione del piano di
riordino in coerenza con la predetta rete ospedaliera. • In merito all'accordo di confine tra Regione Sicilia e
Regione Emilia Romagna è necessario che il provvedimento di revisione dell'accordo, in scadenza, venga
trasmesso ai Ministeri affiancanti come schema in preventiva approvazione e che sia inviata una relazione
sugli effetti prodotti dall'accordo sia sotto il profilo delle modifiche alla mobilità sia sotto quello dei relativi costi.
• Riguardo al percorso nascita si rende necessaria una rimodulazione definitiva dei punti nascita e delle UTIN
al fine di garantire la sicurezza delle partorienti e dei nascituri. Il risultato di gestione per l'anno 2013 è stimato
con un disavanzo prima delle coperture ricompreso nell'intervallo -17 e -48 min di In attuazione del comma 6
art. 2 del DL120/2013 alla luce della verifica positiva della bozza di P.O., avendo fatto registrare nel triennio
2010-2012 disavanzi inferiori ma non decrescenti rispetto al gettito derivante dalle massimizzazione delle
aliquote fiscali è consentita la riduzione delle maggiorazioni ovvero la destinazione del relativo gettito a
finalità extra-sanitarie in misura tale da garantire al finanziamento del SSR un gettito pari al valore massimo
annuo del disavanzo sanitario registrato nel medesimo triennio pari a 105 min di euro. Abruzzo II 21
novembre si è svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il
Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con la Regione Abruzzo.
All'ordine del giorno: • Provvedimenti in contrasto con il Piano di Rientro • Ricognizione pregresso 20012011 •
Relazione stato patrimoniale 2012 • Andamento II trimestre 2013 e stima a chiudere • Esame programma
operativo 2013-2015 • Verifica attuazione del Piano di Rientro • Verifica adempimenti L'incontro è stato
l'occasione per esaminare il Programma Operativo 2013-2015 adottato con Decreto commissariale n°84/
2013. La valutazione, nel complesso positiva, prevede che la struttura commissariale possa emanare un atto
formale di integrazione che recepisca le seguenti prescrizioni indicate dai Ministeri affiancanti, in particolare:
Considerate le misure di ridefinizione della rete ospedaliera, con chiusura di posti letto in strutture di piccole
dimensioni ed incremento della dotazione di strutture di maggiori dimensioni, al fine di adeguare l'offerta di
posti letto ospedaliera allo standard nazionale, appare necessario che la Regione integri il documento con le
misure di riconversione previste. Si ribadisce la necessità di procedere, entro tempi definiti, alla ridefinizione
della rete ospedaliera pubblica e privata per acuti e post-acuti, con individuazione analitica del numero dei
posti letto suddivisi per struttura, disciplina, DH e ordinari, unità operative semplici e complesse. In previsione
della riconversione di strutture di cura per disabilità, riabilitazione e salute mentale in strutture RSA si rilevano
risparmi per 6 min di euro nell'anno 2014 e 12 min di euro nell'anno 2015; si chiedono di esplicitare gli
elementi metodologici alla base di tali stime. In merito alla rete territoriale delle cure palliative e terapia del
dolore si deve prevedere l'individuazione dei centri aventi ruolo di Hub e Spoke ed esplicitare le correlazioni
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funzionali tra le aree residenziali, territoriali e domiciliari dell'assistenza. Considerate che sono previste
politiche assunzionali con un impatto economico pari a 6 min di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e
2015, è necessario che la Regione fornisca una tabella che riporti i parametri di valorizzazione delle manovre
previste in materia di personale. Per quanto concerne l'erogazione dei LEA si evidenzia un decremento
dell'ospedalizzazione totale, il cui tasso si colloca nel 2012 lievemente ancora al di sopra del valore di
riferimento. Si osserva una consistente riduzione dell'ospedalizzazione della popolazione ultrasettantacinquenne, il cui indicatore - nel 2012 - è compreso nell'intervallo di riferimento. Il valore della
degenza media pre-operatoria si mantiene, nel 2012, lievemente al di sopra del valore medio nazionale. Per
quanto concerne l'erogazione di assistenza territoriale, gli indicatori evidenziano una dotazione di posti letto
presso strutture residenziali per anziani, inferiore ai parametri di adeguatezza individuati dal Comitato LEA.
Gravi criticità si rilevano nell'erogazione dei servizi di prevenzione soprattutto oncologica in programmi
organizzati. In merito alla verifica di attuazione del Piano di Rientro, gli Organismi di monitoraggio hanno
rilevato che: • In merito all'accreditamento, si è in attesa di un quadro riassuntivo sullo stato del processo di
accreditamento delle strutture che al momento risulta in ritardo rispetto alla normativa vigente e che si
forniscano rassicurazioni che, nel corso dell'iter di verifica, gli organismi regionali competenti effettuino attività
di sopralluogo presso le strutture stesse. • È necessario portare ad attuazione la programmata
riorganizzazione dei punti nascita. • Relativamente alla rete di emergenza-urgenza, constatata la difficoltà da
parte della Regione di individuare una struttura DEA di II livello, si chiedono esplicite rassicurazioni sulle
garanzie di erogazione dell'assistenza in condizioni di sicurezza e tempestività degli interventi. • Si ritiene
necessaria una revisione, anche normativa, dell'assistenza extra ospedaliera, residenziale e
semiresidenziale, per ciascun target di popolazione (anziani, disabili, pazienti psichiatrici, tossicodipendenti). •
Si attende un aggiornamento ulteriore e costante in merito ai contenziosi pendenti. Sulla base di quanto
previsto dall'articolo 6, comma 2, del di 120/2013, la regione Abruzzo, alla luce della verifica positiva con
prescrizioni da parte dei Tavoli del Programma Operativo 2013-2015, avendo fatto registrare nel biennio
2011-2012 un disavanzo decrescente è consentita nel Programma operativo l'eliminazione o la destinazione
a finalità extra sanitarie del gettito delle aliquote fiscali, massimizzate avendo registrato nel biennio 20112012 un risultato medio che evidenzia un avanzo medio annuo di 2,3 min di euro Campania II 27 novembre
2013 si è svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il
Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con la Regione Campania.
All'ordine del giorno: • Struttura commissariale • Leggi regionali in contrasto con il Piano di Rientro •
Ricognizione pregresso 20012011 • Analisi stato patrimoniale 2012 • Andamento II trimestre e stima a
chiudere 2013 • Esame programma operativo 2013-2015 • Verifica dell'attuazione del Piano di Rientro •
Verifica adempimenti Si prende atto della nomina del Prof. Ettore Cinque quale sub commissario per
l'attuazione del Piano di Rientro dai disavanzi e di riqualificazione del SSR campano. Conseguentemente
vengono rideterminati i compiti e gli obiettivi del dott. Mario Morlacco. Gli Organismi di Monitoraggio invitano
nuovamente la struttura commissariale a vigilare sulle iniziative del Consiglio e della Giunta regionali al fine di
rendere l'attività compatibile con i Programmi Operativi e in linea con gli interventi della Corte Costituzionale.
Considerata l'emergenza sanitaria che investe la "Terra dei fuochi" si valuta che non possono essere più
procrastinati gli interventi risolutivi finalizzati all'adozione del Registro Tumori nel rispetto dei vincoli imposti
dal Piano di Rientro ed in coerenza con quanto disposto dalla Corte Costituzionale. Gli Organismi di
Monitoraggio valutano nel complesso positivamente impostato il Programma Operativo 2013-2015; la
struttura commissariale può pertanto emanare un atto formale per la sua approvazione subordinatamente al
recepimento delle prescrizioni indicate di cui si riporta di seguito una breve sintesi: • Adeguamento del P.O.
alla proposta di riparto relativa all'anno 2013 • In merito ai costi è necessario che la Regione integri
l'illustrazione delle misure previste dando conto delle modalità di conseguimento dei risparmi di spesa
ipotizzati per il triennio di copertura del P.O. • Relativamente all'accreditamento occorre definire un
cronoprogramma dettagliato per il completamento delle procedure • In merito ai rapporti con gli erogatori
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
privati occorre specificare quali iniziative si intendano assumere per dirimere il copioso contenzioso in materia
tariffaria • Relativamente a tetti di spesa e stipula intese/contratti è necessario prevedere la definizione dei
budget entro i primi tre mesi di ciascun anno di vigenza del P.O. e la stipula di tutti i contratti con gli erogatori
privati almeno entro il primo semestre di ciascun anno di vigenza del P.O. • Nel prevedere la trasformazione
di Soresa da centrale di acquisti in centrale di committenza, occorre definirne i reali tempi di realizzazione. •
In merito alle reti assistenziali per intensità di cura occorre indicare modalità attuative e tempi nonché
individuare indicatori di processo. Per quanto riguarda le reti tempo-dipendenti occorre evidenziare il timing di
realizzazione di tali reti nell'arco temporale di attuazione del P.O.. In relazione al percorso nascita occorre
individuare il numero e l'ubicazione dei presidi che non rispondono ai criteri individuati; inoltre devono essere
individuate specifiche azioni con relativo cronoprogramma finalizzate alla riduzione dell'incidenza di parti
cesarei. Relativamente alla rete dell'infarto miocardico acuto e alla rete dell'ictus occorre integrare il P.O. in
merito alla definizione organizzativa delle due reti, indicando i tempi di realizzazione e l'allocazione dei centri
di riferimento. • Relativamente alla rete ospedaliera è necessario procedere alla ridefinizione della rete
ospedaliera pubblica e privata per acuti e post-acuti, con individuazione analitica del numero dei posti letto
suddivisi per struttura, disciplina, DH e ordinari, unità operative. • In merito alla rete dell'emergenza-urgenza
occorre definire il numero delle postazioni totali regionali di soccorso avanzato territoriale e la loro
distribuzione nei relativi bacini di utenza. Inoltre la struttura commissariale deve fornire un quadro di sintesi di
Hub e Spoke, pronto soccorso, PPI e postazioni 118 attualmente in attività e un quadro della rete così come
programmata nel P.O.. In merito all'erogazione dei LEA si evidenzia un decremento dell'ospedalizzazione
totale e del ricorso a ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza, se erogati in modalità ordinaria, che tuttavia
presentano ancora un ampio margine di riduzione. Sia il tasso di ospedalizzazione della popolazione
ultrasettantacinquenne sia il valore della degenza media pre-operatoria, pur mostrando segnali di lieve
decremento nel tempo, si mantengono al di sopra del valore medio nazionale. La dotazione di posti letto per
la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie risulta pari a circa 0,3 posti letto per 1.000 abitanti residenti al
1 gennaio 2013, valore che è inferiore sia a quello nazionale (0,7) che a quello ritenuto adeguato da)
Comitato LEA (0,35). Per quanto riguarda l'erogazione di assistenza territoriale, si evidenzia una quota di
anziani assistiti a domicilio ancora inferiore all'atteso. Gli indicatori segnalano inoltre una dotazione
insufficiente di posti letto sia presso strutture tipo hospice che presso strutture residenziali che erogano
assistenza psichiatrica o destinate alla popolazione anziana non autosufficiente. Si rilevano criticità
nell'erogazione di servizi afferenti l'area della prevenzione soprattutto oncologica. Nella verifica dell'attuazione
del Piano di Rientro, gli Organismi di monitoraggio hanno rilevato che: • Relativamente all'accreditamento e
rispetto al numero totale delle strutture è necessario che vengano forniti dati sul numero delle strutture che
sono state accreditate in modo definitivo, quelle in corso di definizione dell'iter e quelle per le quali è stata
respinta l'istanza in quanto mancavano i requisiti. • In merito a beni e servizi si rimane in attesa di conoscere
gli sviluppi e di ricevere aggiornamenti circa la graduale attuazione della Centrale Unica dei Pagamenti. •
Relativamente alla rete ospedaliera si è in attesa della definizione del nuovo atto programmatorio di
rimodulazione della rete ospedaliera redatto in conformità con gli standard nazionali e previa rilevazione di
eventuali mutati fabbisogni. • In merito alla rete dell'emergenza-urgenza è necessario procedere
all'attivazione dei DIE (Dipartimenti Integrati di Emergenza) e delle reti delle patologie complesse
tempodipendenti. • In merito al percorso nascita si rimane in attesa di ricevere informazioni circa il numero dei
punti nascita non rispondenti ai criteri di sicurezza e le relative azioni volte alla loro chiusura. • Relativamente
alla riorganizzazione della rete laboratoristica è necessario garantire la coerenza dei criteri di
riorganizzazione con quanto indicato dall'Accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2011. • Si è in attesa dei
protocolli di intesa con l'Università Federico II di Napoli e SUN e dell'atto aziendale relativo all'AOU di
Salerno. In merito all'andamento del II trimestre 2013 e sulla stima a chiudere per l'anno 2013, si evince una
stima a chiudere, prima delle coperture, pari ad una perdita di 65,097 min di euro. Puglia II 27 novembre si è
svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il Comitato
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con la Regione Puglia All'ordine del
giorno: • Chiarimenti sui modelli CE ed SP anno 2012 • Rilevazione pregresso 20012011 • Andamento II
trimestre 2013 e stima chiudere 2013 • Esame della bozza di Programma Operativo 20132015 • Verifica
attuazione Piano di Rientro • Verifica adempimenti Durante l'incontro si è preso atto della richiesta regionale
di prosecuzione del Piano di Rientro mediante l'adozione di un Programma Operativo per gli anni 2013-2015
di cui si attende la bozza definitiva entro il 13 dicembre che recepisca le prescrizioni indicate. Di seguito se ne
riportano alcune: • è necessario fornire integrazioni dirette a formulare elementi sulla costruzione dei
tendenziali e dei programmatici con riferimento alle singole manovre scontate, i modelli LA, la copertura dei
livelli di assistenza • in materia di accreditamento è necessario integrare il documento prevedendo l'invio di
un report riepilogativo recante lo stato dell'arte in tema di accreditamento delle strutture eroganti prestazioni a
carico del SSR, con particolare riferimento anche alla situazione degli hospice; relativamente alla quota di
compartecipazione da parte del Comune/assistito si chiede di provvedere a rendere la normativa regionale
coerente con i dettati normativi per le prestazioni residenziale e semiresidenziali, sanitarie e sociosanitarie
per disabili; si ritiene necessario che il Programma Operativo riveda la valutazione del fabbisogno di posti
letto in strutture residenziali per malati cronici non autosufficienti al fine di approssimare l'offerta al parametro
di riferimento nazionale oppure di incrementare l'offerta domiciliare se ritenuta più appropriata per le esigenze
regionali • in materia di rapporti con gli erogatori privati , occorre prevedere - per le tariffe anche le ulteriori
tipologie di assistenza rispetto alle prestazioni ambulatoriali ed ospedaliere, schemi di accordo nonché
provvedimenti di definizione dei tetti per tutte le tipologie assistenziali per il triennio di vigenza del Piano, che
si dia piena e corretta attuazione a quanto previsto dalDL 95/2012, che si integri il P.O. con una specifica
azione volta a predeterminare le funzioni assistenziali in linea con quanto previsto dal D.lgs 502/92 •
relativamente al programma di gestione del personale si ribadisce la necessità che la Regione rispetti i
parametri standard sulle strutture organizzative determinati dal Comitato LEA, si richiede che eventuale
autorizzazione alle assunzioni siano sottoposte annualmente ai Tavoli di monitoraggio per il rispetto dei
vincoli stabiliti dalla Legge 191/2009 • relativamente alle reti assistenziali occorre delineare con maggior
dettaglio obiettivi, metodologie più precise, cronoprogrammi più dettagliati e meno dilazionati, indicatori
specifici in particolare per le reti tempo-dipendenti e per la rete oncologica; interventi di completamento delle
riorganizzazioni delle reti ospedaliere, di anticipare la definizione della rete laboratoristica e di prevedere
azioni più puntuali per la specifica area di Taranto • in considerazione delle difficoltà nell'invio da parte della
Regione delle informazioni patrimoniali nonché economiche che venga inserita una apposita azione a
potenziare adeguatamente sia la struttura amministrativa regionale che debba sovraintendere al monitoraggio
dei fatti economici che tutta la struttura regionale deputata al monitoraggio. In merito all'erogazione dei LEA si
evince un consistente decre mento deli'ospedalizzazione sia in regime ordinario che in day hospital, che
colloca il tasso totale standardizzato di dimissione lievemente ancora al di sopra del valore di riferimento. Si
osserva una riduzione negli indicatori di inappropriatezza: sia il tasso di ricorso a ricoveri ad alto rischio di
inappropriatezza, se erogati in modalità ordinaria, sia il tasso di ospedalizzazione della popolazione ultra
settantacinquenne evidenziano un decremento nel periodo 2009-2012. Il valore della degenza media preoperatoria si mantiene al di sopra del valore medio nazionale, mostrando comunque indizi di riduzione
soprattutto nell'ultimo anno. La dotazione di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie
risulta pari a circa 0,3 posti letto per 1.000 abitanti residenti al 1 gennaio 2013, valore che si mostra inferiore
a quello di riferimento nazionale (0,7). Per quanto riguarda l'erogazione di assistenza territoriale, si evidenzia
una quota di anziani assistiti a domicilio inferiore all'atteso ed una dotazione inadeguata di posti letto presso
strutture residenziali preposte all'assistenza degli anziani non autosufficienti, pur se entrambi gli indicatori
mostrano un incremento a partire dal 2009. Si rilevano criticità nell'erogazione di servizi afferenti l'area della
prevenzione, con particolare riferimento all'area degli screening oncologici. In materia di attuazione del Piano
di Rientro gli Organismi di monitoraggio: • restano in attesa di chiarimenti sull'awenuta attuazione del DL
95/2012 per quanto concerne i rapporti con gli erogatori privati • in relazione alla rete ospedaliera confermano
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
la necessità di ricevere un quadro sinottico contenente l'articolazione delle strutture pubbliche e private
accreditate per disciplina • considerato che si profila per l'anno 2013 un disavanzo di 45 min di euro,
rimangono in attesa che la Regione trasmetta apposita relazione contenente i mezzi di copertura disposti per
l'anno. Calabria II 4 dicembre 2013 si è svolta la riunione congiunta tra il Tavolo Tecnico per la verifica degli
adempimenti regionali e il Comitato Permanente per la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) con
la Regione Calabria. All'ordine del giorno: • Aggiornamento situazione debitoria • Esame rilevazione del
pregresso 2001-2011 • Esigenza copertura al 31/12/ 2012 • Andamento del II trimestre 2013 • Esame della
bozza di Programma Operativo 20132015 • Verifica attuazione Piano di Rientro • Verifica adempimenti In
considerazione delle numerose criticità inerenti gli atti regionali e le leggi in contrasto con il Piano di Rientro e
con i poteri commissariali, gli Organismi di Monitoraggio chiedono al Commissario di attivare la procedura per
la rimozione delle stesse e segnalano che la continua approvazione, da parte del Consiglio Regionale, di
provvedimenti in contrasto con il Piano di Rientro e con i poteri commissariali sia indice di criticità
nell'esercizio delle funzioni ordinarie proprie degli organi regionali. In merito al gravissimo ritardo riguardo gli
interventi connessi all'erogazione delle prestazioni comprese nei LEA, gli Organismi invitano il commissario
ad attuare tempestivamente ogni utile azione necessaria per garantire l'erogazione dei LEA in maniera
uniforme sul territorio regionale. Si prende atto della nomina del Consiglio dei Ministri del dott. Andrea Urbani
quale sub commissario per l'attuazione del Piano di Rientro. Durante la riunione sono state formulate le
prescrizioni alla bozza di P.O. presentato dalla Regione il 14 ottobre 2013 che di seguito si riportano in
estrema sintesi. • E necessario che il primo capitolo del P.O. sia emendato nel senso di esplicitare che il
commissario e i sub commissari sovrintendono all'attuazione del P.O. e che il Dipartimento Regionale è
struttura di supporto alla gestione commissariale pe la realizzazione degli interventi previsti dal P.O. • II
cronoprogramma è incompleto e generico, tale da compromettere la possibilità di monitorare, durante l'intero
periodo di vigenza del Piano, l'attuazione degli interventi previsti nei vari programmi (flussi informativi,
accreditamento, reti assistenziali per intensità di cure, rete ospedaliera, rete territoriale, rapporti con gli
erogatori privati e con le università, personale e blocco del turn over. • Mancano gli allegati richiesti con le
linee di indirizzo alla predisposizione dei P.O. 2013-2015 fornite dai Ministeri affiancanti.
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Gravi criticità per il Molise e la Calabria, male la prevenzione oncologica
per quasi tutte le regioni /2
• In materia di accreditamento occorre integrare il P.O. con iter e tempistica di adeguamento delle strutture ai
requisiti approvati con regolamento 13/2009 e l'attivazione delle visite di verifica periodica per l'accertamento
del possesso dei richiamati requisiti. • Siano individuate le funzioni assistenziali di cui al DL 502/ 92 e la
relativa metodologia. • Sia dia una conclusiva definizione alle questioni rimaste irrisolte in relazione alla
Fondazione Campanella. • In materia di sanità veterinaria e sicurezza alimentare si dovrebbero individuare
forme e modi per promuovere la creazione di reti di professionisti delle ASP in grado di supportare l'azione
del governo regionale e di adottare le misure necessarie per assicurare quanto previsto dall'accordo in
Conferenza Stato-Regioni del 7 febbraio 2013 recante linee guida per il funzionamento e miglioramento delle
autoriti competenti. • In materia di reti assistenziali è necessario rivedere i relativi programmi che appaiono
generici e si individuino con chiarezza obiettivi, azioni, tempi e indicatori di processo e di esito tenendo
presente i principali riferimenti definiti dalle indicazioni nazionali. In merito all'erogazione dei LEA si riscontra
un decremento delFospedalizzazione totale a partire dal 2009, accompagnato da una consistente riduzione
dei ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza se erogati in modalità ordinaria. Il valore della degenza media
pre-operatoria, pur mostrando un decremento nel tempo, si mantiene al di sopra del valore medio nazionale.
Relativamente all'erogazione di assistenza territoriale, gli indicatori evidenziano una quota di anziani assistiti
a domicilio ancora inferiore all'atteso ed una dotazione insufficiente di posti letto presso RSA per anziani,
seppure entrambi gli indicatori mostrino un lieve incremento a partire dal 2009. Si evidenzia una dotazione
ancora insufficiente di posti letto presso strutture residenziali destinate all'assistenza psichiatrica o presso
strutture tipo hospice. Si rilevano criticità nell'erogazione di servizi afferenti l'area della prevenzione
soprattutto oncologica. In merito alle criticità relative all'erogazione dei LEA - considerata la situazione in cui
la Regione versava prima del Piano di Rientro - si sottolinea il conseguimento di alcuni positivi risultati che
necessitano di essere consolidati poiché alcuni livelli di assistenza sono ancora erogati in maniera difforme
sul territorio e con ampi margini di miglioramento in termini di efficienza e appropriatezza. Nella verifica di
attuazione del Piano di Rientro 2010-2012, gli Organismi di monitoraggio hanno rilevato che: • In merito alle
reti assistenziali per intensità di cure non risulta pervenuta documentazione sull'organizzazione della rete
oncologica e su altre reti di specialità. • Relativamente alla rete ospedaliera è necessaria una sintesi che
fornisca il numero di posti letto (ordinari e DH) suddivisi per struttura pubblica e privata, per disciplina e con
indicazione delle unità operative semplici e complesse. • In merito alla rete dell'emer genza-urgenza e alle reti
tempo-dipendenti si pone la necessità di una tempestiva attuazione del processo di riorganizzazione. • È
importante acquisire informazioni sulla rete delle attività trasfusionali e sul ritardo degli interventi necessari
per prevenire il ripetersi di eventi avversi quali quelli verificatesi nella AO di Cosenza. • Restano in attesa di
informazioni rispetto alle procedure di definizione dei tetti per le prestazioni di assistenza ospedaliera e di un
report con lo stato di sottoscrizione dei contratti da parte degli erogatori privati. • Relativamente alla
fondazione Tommaso Campanella, è' necessario chiarire a quanto ammonti il budget attribuito per
l'assistenza ospedaliera ed è indispensabile risolvere le problematiche relative al personale,
all'accreditamento e ai rapporti con l'AOU. Lazio II 18 dicembre 2013 si è svolta la riunione congiunta tra il
Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il Comitato Permanente per la verifica dei Livelli
Essenziali di Assistenza (LEA) con la Regione Lazio. All'ordine del giorno: • Risultato di gestione anno 2012 •
Analisi stato patrimoniale anno 2012 • Scheda rilevazione pregresso 2001-2011 • Andamento II trimestre
2013 • Verifica attuazione Piano di Rientro • Verifica adempimenti Si prende atto che, con decorrenza 7
gennaio 2014, il dott. Botti viene nominato subcommissario per l'attuazione del Piano di Rientro della
Regione con il compito di affiancare il Commissario nella predisposizione dei provvedimenti da assumere in
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Dossier / Verifica dello stato di attuazione dei piani di rientro
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esecuzione dell'incarico commissariale. Cessano al contempo dall'incarico i subcommissari dott. Giorgi e
dott. Spata. Si ricorda che la Regione dovrà adeguare il Programma Operativo 2013-2015, attualmente in
corso di revisione, alla proposta di riparto relativa all'anno 2013. Gli Organismi di Monitoraggio chiedono
inoltre informazioni in merito al riparto delle citate risorse 2013 tra le aziende della Regione. Si rileva che il
Programma Operativo 2013-2015 è stato trasmesso con estremo ritardo il 6 dicembre 2013 peraltro privo
della sottoscrizione dei subcommissari. Si chiede pertanto di ricevere il Programma Operativo 2013-2015
sottoscritto dall'intera struttura commissariale, così come modificata, e si ricorda che, nel contesto di una
Regione commissariata dallo Stato, le strutture regionali, in tutte le loro articolazioni, sono di esclusivo
supporto tecnico alle decisioni dell'intera struttura commissariale che esercita la funzione di programmazione,
indirizzo e coordinamento. Gli Organismi di Monitoraggio si riservano l'esame del Programma Operativo in
occasione della prossima riunione.. Su stralci del P.O. 20132015 pervenuti i Ministeri affiancanti hanno
esposto alcune considerazioni: • I percorsi diagnostico-terapeutici risultano eccessivamente generici in
quanto privi di indicazioni circa gli ambiti prioritari di intervento, i soggetti coinvolti e la popolazione
interessata. • In merito alle reti assistenziali è necessario rivederne la complessiva programmazione sanitaria
in modo da garantire l'erogazione dei LEA nel rispetto degli standard nazionali di riferimento.
Specificatamente per le reti assistenziali per intensità di cure non vi sono riferimenti in merito ai percorsi di
cura e ai percorsi diagnostico-terapeutici che prevedano l'integrazione ospedale/territorio. • Si rileva la
necessità di prevedere l'attivazione di posti letto residenziali e semiresidenziali per soggetti non autosufficienti
nei presidi non oggetto di contenzioso. In merito all'erogazione dei LEA si evince un consistente decremento
dell'ospedalizzazione totale accompagnato da una significativa riduzione del ricorso a ricoveri ad alto rischio
di inappropriatezza se erogati in modalità ordinaria e del tasso di dimissione della popolazione anziana. Ciò
nonostante, il tasso standardizzato di dimissione totale si mantiene ancora al di sopra del valore di
riferimento. Il valore della degenza media pre-operatoria pur mostrando segnali di decremento nel tempo, si
mantiene al di sopra del valore medio nazionale. La dotazione totale di posti letto, in diminuzione dal 2009,
risulta pari a 3,9 posti letto per 1.000 abitanti residenti al 1° gennaio 2013. Per quanto riguarda la situazione
relativa all'erogazione di assistenza territoriale, l'ultimo aggiornamento disponibile degli indicatori evidenzia
una dotazione inadeguata di posti letto presso strutture residenziali per anziani non au tosufflcienti e di posti
letto per l'assistenza residenziale psichiatrica, senza mostrare segnali di incremento. Si rilevano criticità
nell'erogazione dei servizi afferenti l'area della prevenzione soprattutto oncologica. Considerato che i controlli
sulle prestazioni da privato appaiono in ritardo, gli Organismi di monitoraggio chiedono di essere aggiornati
soprattutto in riferimento allo svolgimento dei compiti prima affidati all'ASP relativi al monitoraggio delle
prestazioni erogate dai privati accreditati. In merito all'accreditamento si ribadisce che non è chiaro il numero
complessivo di strutture coinvolte nel procedimento e si ricorda la necessità di trovare una definitiva soluzione
alle strutture "a gestione atipica", ovvero ai soggetti privati non accreditati erogatori di attività sanitarie che
operano in virtù di convenzioni con le Aziende Sanitarie. Si chiedono inoltre rassicurazioni sul possesso da
parte di dette strutture dei requisiti necessari a garantire la qualità e la sicurezza delle cure erogate. Gli
Organismi di Monitoraggio chiedono pertanto un report riepilogativo che contenga l'indicazione del numero
complessivo delle strutture interessate, del numero dei procedimenti definitivamente conclusi (con
indicazione di esito favorevole o negato) e un cronoprogramma che indichi le varie fasi e la definitiva
conclusione delle procedure per tutte le strutture che erogano prestazioni a carico del SSR. In riferimento alle
Case della Salute, gli Organismi di Monitoraggio chiedono alla struttura commissariale alcuni chiarimenti
riguardo: • alle azioni intraprese in merito alle ex strutture ospedaliere utilizzate per l'implementazione delle
Case della Salute in cui risulta contenzioso in corso; • alla composizione del modulo UDÌ (unità di degenza
infermieristica) e al numero di MMG che devono far parte della Casa della Salute; • ai bacini di utenza
afferenti ad ogni Casa della Salute e al numero complessivo; • all'esplicitazione dei rapporti intercorrenti con
gli altri nodi della rete e con il distretto. Si ritiene non più procrastinabile stabilire l'effettivo fabbisogno sulla
base del quale procedere alla rimodulazione dell'offerta assistenziale, tenendo in considerazione le
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osservazioni ministeriali già espresse nonché le disposizioni di cui al DL 95/2012 convertito in legge
135/2012. Riguardo ai budget si richiama la struttura commissariale al rispetto di quanto disposto dalla
L.135/2012 e si rileva la mancata sottoscrizione di alcuni contratti 2013. Si sollecita inoltre a tenere conto
delle risultanze dei controlli di appropriatezza sulla produzione consuntiva nel processo programmatorio. In
merito ai protocolli di intesa con le università, si registra l'invio, in data 11 dicembre 2013, del Protocollo di
intesa sottoscritto tra l'Università La Sapienza e la Regione Lazio. Nel rinviare al parere, si evidenzia che da
un primo esame sono emersi aspetti non condivisibili che saranno oggetto di richiesta di modifica; si richiama
ancora una volta l'urgenza di procedere al rinnovo dei protocolli di intesa con tutte le università statali e non
statali nel più breve tempo possibile. Si rimane in attesa di aggiornamenti circa la predisposizione degli atti
aziendali. La Regione a consuntivo 2012 presenta un disavanzo prima delle coperture di 613,186 min di euro.
Dopo il conferimento delle coperture fiscali residua un avanzo di 195,496 min di euro. Con riferimento alla
stima del risultato d'esercizio 2013 si registra una carenza amministrativo-contabile da parte della Regione e
della struttura commissariale. La maggior parte dei dati risulta in approfondimento. In ogni caso sulla base dei
dati del II trimestre 2013, l'advisor ha effettuato una stima a chiudere che evidenzia un disavanzo, prima delle
coperture, pari a 611,311 min di euro. Gli Organismi di Monitoraggio al riguardo osservano che il risultato di
esercizio stimato a fine 2013 ingloba un valore dei contributi in c/esercizio - quota indistinta, determinato sulla
base della quota di accesso finale del 2012 risultante dall'Intesa della Conferenza Stato-Regioni del 22
novembre 2012 (atto rep. 225/ CSR), nettizzato della percentuale di decremento del finanziamento
complessivo a livello nazionale nel 2013, rispetto al 2012, pari a -0,88% calcolata sulla popolazione al 1
gennaio 2011. Si fa presente alla Regione che dovrà adeguare in seguito la propria stima e il Programma
Operativo 2013-2015 alla proposta di riparto relativa all'anno 2013 in corso di emanazione. In materia di
personale si segnala che persistono ancora delle criticità e ritardi nel governo complessivo e nella definizione
degli obiettivi programmatici coerenti con la legislazione vigente.
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Tumori: nuove regole per ridurre del 30% le liste d'attesa
Al Senato la Fondazione "Insieme contro il Cancro" ha presentato il Documento sullo stato dell'oncologia
E.M.
Riorganizzazione degli ospedali e dei posti letto, che privilegi le strutture che trattano più casi e garantiscono
servizi migliori. Collegamento reale fra centri di riferimento che, insieme all'eliminazione di esami impropri,
può consentire di ridurre fino al 30% le liste d'attesa. Maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia,
soprattutto nella fase delle visite di controllo. Superamento delle disuguaglianze ancora presenti nelle diverse
Regioni nell'accesso ai farmaci innovativi grazie a una sostanziale revisione del Titolo V della Costituzione.
Migliore diffusione e adesione ai programmi di screening, soprattutto nel Meridione. Applicazione effettiva
della terapia del dolore, distribuzione omogenea degli hospice sul territorio e più fondi in progetti di ricerca e
prevenzione. Sono questi i punti principali del position paper, un documento ufficiale sullo stato dell'oncologia
in Italia, che la Fondazione 'Insieme contro il Cancro " ha presentato a Roma lo scorso 25 febbraio in
occasione di una conferenza stampa che si è svolta in Senato. «Il nostro sistema di cura è uno dei più
efficienti al mondo, infatti i pazienti italiani vivono più a lungo rispetto alla media europea. Ma tagli lineari, liste
d'attesa e scarso sostegno alla ricerca rischiano di compromettere la qualità dell'assistenza», ha dichiarato
Francesco Cognetti, presidente di "Insieme contro il Cancro". Secondo l'esperto, infatti: «La prevenzione (no
al fumo, dieta corretta, attività fisica costante) rappresenta l'arma vincente per sconfiggere il cancro, anche se
l'Italia si colloca agli ultimi posti in Europa per investimenti in progetti di sensibilizzazione. E nel nostro Paese
circa un terzo degli adulti di età compresa fra 18 e 69 anni non svolge nessuna attività fisica». Per questo,
hanno spiegato gli esperti, "Insieme contro il Cancro" promuove, a marzo, la prima campagna nazionale negli
stadi sui corretti stili di vita, che partirà dall'Olimpico, con la distribuzione di un opuscolo e di questionari
appena prima delle partite di campionato. «Nel position paper», ha aggiunto Cognetti, «ribadiamo che vanno
realizzate quanto prima le reti oncologiche regionali, essenziali per risparmiare risorse, garantire alti standard
qualitativi su tutto il territorio e realizzare percorsi assistenziali uniformi. Finora ha visto la luce solo il 5% dei
progetti iniziali. Nel nostro Paese vi sono tuttora reparti di chirurgia oncologica in piccole strutture ospedaliere
prive degli indispensabili servizi di supporto e con casistiche assistenziali inferiori al minimo necessario per
assicurare esperienza sufficiente e trattamenti adeguati. Applicando parametri internazionali, è stato stimato
che, su 1015 centri che si occupano di cancro del colon retto, solo 196 risultano adeguati; per il polmone 193
su 702 e per la prostata 118 su 624. Solo le strutture che rispondono ai criteri minimi, stabiliti in maniera
uniforme per tutte le Regioni a livello centrale (per volumi di attività e integrazione di tutte le professionalità
necessarie), entreranno nella rete. In questo modo i cittadini non saranno costretti a spostarsi per accedere
alle cure migliori. Con questi network sarà inoltre possibile ridurre le liste d'attesa. Più del 90% dei nostri
pazienti è preoccupato per la loro lunghezza». Studi scientifici evidenziano che, seguendo semplici regole (no
al fumo, dieta equilibrata, esercizio fisico costante), il 30% dei tumori è prevenibile. Ma ancora troppe persone
non ne sono consapevoli. Il linguaggio universale del calcio e, più in generale, dello sport è il veicolo ideale
per trasmettere i messaggi chiave della prevenzione. L'opuscolo della Fondazione, che sarà diffuso
all'Olimpico e in seguito in altri stadi italiani, è focalizzato sui benefici dell'attività fisica e con i questionari
verrà indagato il livello di conoscenza degli italiani sulle neoplasie. «I tifosi», ha sottolineato Giancarlo Abete,
presidente Figc, membro della Giunta Nazionale del Coni e del Comitato d'onore di "Insieme contro il
Cancro", «sono una popolazione eterogenea, ideale per un'iniziativa che vuole raggiungere target diversi.
Siamo orgogliosi di sostenere iniziative come quella che la Fondazione realizzerà a partire dallo Stadio
Olimpico della Capitale. Vogliamo informare i cittadini sui più diffusi e pericolosi comportamenti a rischio.
Oltre alla sedentarietà, anche il tabacco è uno dei peggiori nemici della salute. Purtroppo molti sportivi
fumano, convinti che, con lo sport, poi riducano i danni causati dalle sigarette. Ma non è così». Nel 2013 nel
nostro Paese sono state 366mila le nuove diagnosi di cancro. «Le percentuali di guarigione sono in costante
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Attualita'
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
crescita», ha sottolineato Gianni Letta, giornalista e membro del Comitato d'onore della Fondazione. «E la
dimostrazione dell'eccellenza raggiunta dall'oncologia del nostro Paese. Il position paper della Fondazione
rappresenta uno strumento decisivo per impostare programmi di politica sanitaria. Questo documento potrà
essere utilizzato dalle Istituzioni per orientare le strategie di intervento non solo negli ambiti di ricerca
scientifica, ma anche in quelli più strettamente sociali e lavorativi legati alla malattia". Le criticità da affrontare
sono molte. «I tagli lineari», ha ripreso ancora Cognetti, «applicati da molte Regioni senza considerare la
qualità delle prestazioni prodotte nei singoli ospedali possono causare gravi conseguenze sul risultato delle
cure. Devono essere migliorati anche i servizi di riabilitazione, indispensabili per il ritorno alla vita normale,
finora presenti solo nella metà delle strutture italiane. Inoltre la medicina personalizzata, grande e recente
conquista della ricerca più avanzata, è difficilmente praticabile nel nostro Paese a causa della persistente
carenza di laboratori molecolari». Per affrontare il nodo spinoso delle liste d'attesa, sarebbe sufficiente
applicare un documento elaborato durante il dicastero dell'allora Ministro della Salute Ferruccio Fazio e già
approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. «Questo documento ribalta il paradigma delle liste di attesa», ha
ribadito Cognetti, «che, in modo più appropriato, dovrebbero essere articolate sulla base delle patologie e
delle necessità cllniche, piuttosto che sulla tipologia degli strumenti diagnostici utilizzati. Per esempio, diversa
è l'urgenza di eseguire una mammografia con finalità di prevenzione rispetto al sospetto di tumore della
mammella in atto oppure di effettuare una risonanza magnetica per una patologia articolare di tipo
degenerativo rispetto all'eventualità di una metastasi in atto. Lo stesso concetto può essere applicato
nell'ambito dei trattamenti. È possibile individuare in oncologia situazioni cllniche che richiedono immediato
intervento ed altre dilazionabili, anche di settimane o mesi». Oggi nel nostro Paese vivono 2 milioni e 800mila
persone con una precedente diagnosi di tumore (erano quasi 1.500.000 nel 1993 e 2.250.000 nel 2006).
«L'assistenza continua ai malati», ha concluso Cognetti, «richiede costi sempre maggiori. È evidente che il
sistema ospedaliero del nostro Paese debba essere sottoposto a una sostanziale e radicale riorganizzazione
nel campo dell'oncologia, riducendo l'impatto economico determinato da questi cambiamenti. Il documento
presentato da "Insieme contro il Cancro" rappresenta un passo decisivo per migliorare il sistema in termini di
efficacia ed efficienza». «Gli ottimi risultati ottenuti nel nostro Paese nella lotta al cancro», ha evidenziato
Virman Cusenza, direttore de "II Messaggero" e membro del Comitato d'onore della Fondazione, «in termini
di diminuzione della mortalità e prolungamento della sopravvivenza, possono essere consolidati ed
ulteriormente migliorati soltanto mettendo a disposizione dei cittadini i migliori sistemi di prevenzione, con
particolare attenzione agli stili di vita, alla diagnosi precoce e alle cure più efficaci. Senza dimenticare
l'importanza della corretta informazione».
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«Non si può chiudere solo in base al numero dei posti letto»
Ministero della Salute e Regioni stanno discutendo della riorganizzazione della rete ospedaliera che
prevederebbe la chiusura di 1 75 ospedali con meno di 120 posti letto. Con una ricognizione effettuata tramite
le sue sedi locali, II Tribunale per i diritti del malato ha evidenziato alcune criticità e proposto alcune
Raccomandazioni civiche perché questa riorganizzazione sia fatta tutelando il diritto dei cittadini
all'accessibilità, qualità e sicurezza delle cure sul territorio
Se si procede ad una riorganizzazione della rete ospedaliera utilizzando il solo criterio del numero dei posti
letto, si rischia di fare delle scelte paradossali che non garantiscono ai cittadini un'assistenza sanitaria
pubblica accessibile, efficiente, efficace, di qualità e sicura. Non vogliamo difendere strenuamente il posto
letto, ma sappiamo che non si può procedere con criteri prevalentemente ragionieristici», afferma Tonino
Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Per questo il Tribunale per
i diritti del malato ha realizzato, attraverso le sue sedi locali, una ricognizione sul territorio per evidenziare
alcune criticità che verrebbero fuori dall'ipotesi di chiusura di 175 piccoli ospedali con meno di 120 posti letto
e in vista dell'adozione del nuovo "Regolamento sugli standard ospedalieri" oggetto di confronto tra Ministero
e Regioni all'interno del Patto per la Salute. Il Dossier è stato inviato il 27 febbraio scorso al Ministro della
Salute, alla Conferenza delle Regioni e alle Commissioni parlamentari competenti per materia. Alcuni
paradossi Nella lista dei 175 ospedali da chiudere, sono presenti strutture sulle quali si sono fatti grandi
investimenti economici, nell'ultimo periodo, di ammodernamento o adeguamento strutturale. Ad esempio: Valdese di Torino (già chiuso) Ospedale Filippo del Ponte di Varese, dove la ristrutturazione è quasi
completata; Ospedale di Asola (Modena) completamente ristrutturato; Ospedale di Ozieri (Sassari),
ammodernato e potenziato; - Trasferimento del reparto di chirurgia generale e ortopedia dal Presidio
ospedaliero di Trani (tutto ristrutturato) al PO di Bisceglie (dove la sala operatoria non è a norma); L'ospedale
di Matelica nelle Marche verrà chiuso, ma qui i collegamenti stradali sono precari, l'assistenza domiciliare
funziona solo 5 giorni a settimana con personale insufficiente, per i trasporti di urgenza sono disponibili due
elisoccorsi, di cui uno però non vola di notte e di inverno viaggia solo 6 ore su 24. In Abruzzo ci sono alcune
contraddizioni: Teramo, la provincia più piccola della regione, manterrebbe tutte e quattro le strutture
ospedaliere, Pescara avrebbe un solo ospedale in tutta la provincia, Chieti e l'Aquila invece tre. L'ospedale
Angelucci di Subiaco (Roma) rientra nella lista degli ospedali da chiudere. La sua popolazione, che ammonta
a circa 34500 abitanti, è costitutiva per quasi un terzo da ultra 65enni (dati Istat 2009); l'area afferente al
distretto sanitario 4, di cui fa parte, è la più povera del Lazio, con un reddito procapite inferiore del 7% a
quello medio regionale. Inoltre, per percorrere Subiaco-Tivoli occorrono circa 50 minuti e gli abitanti di
Vallepietra, che normalmente fanno riferimento all'ospedale di Subiaco, per giungere a Tivoli impiegano circa
una ora e mezza. «Occorre organizzare e riqualificare i servizi socio-sanitari al fine di offrire le giuste tutele in
termini di tempestività e sicurezza, soprattutto nella capacità di trattare le emergenze e rispondere sui territori
in cui si vive all'effettivo bisogno di salute, in particolare nelle condizioni di cronicità e fragilità. Tutto ciò non
potrà essere realizzato se non si analizza la realtà nella quale si vuole intervenire, non si garantisce la
"contemporaneità" delle riconversioni e del potenziamento dell'assistenza territoriale, e non si coinvolge nel
processo la cittadinanza e le organizzazione civiche e di pazienti», continua Aceti. Le otto raccomandazioni
civiche del Tdm Di qui le otto Raccomandazioni Civiche che il Tribunale per i diritti del malato chiede siano
tenute in considerazione ed applicate dalle istituzioni al livello nazionale, regionale e locale. Le oltre 300
sezioni del TDM vigileranno sull'applicazione nei territori delle Raccomandazioni Civiche. 1. Il processo di
riorganizzazione dell'assistenza ospedaliera non può basarsi sul solo numero di posti letto presenti nella
struttura. 2. A monte della decisione, è necessaria una valutazione del fabbisogno, una indagine
epidemiologica e una mappatura dei servizi esistenti. 3. La scelta di chiusura o riconversione degli ospedali
deve essere fatta considerando fattori come: Fabbisogno di salute della popolazione di quella specifica zona;.
Incidenza di particolari patologie croniche su quel territorio. La presenza di altre strutture ospedaliere nelle
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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Attualita' / Chiusura piccoli ospedali, Cittadinanzattiva-Tdm:
21/03/2014
Panorama della Sanita - N.9 - 10 marzo 2014
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 24/03/2014
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zone limitrofe (che possano configurare eventuali situazioni di duplicazioni di presidi). Qualità e sicurezza
delle strutture che dovranno essere chiuse o riconvertite. Caratteristiche specifiche di quel territorio in termini
di orografia e flussi turistici (come zone montane, piccole isole, ...). Esistenza di un servizio di trasporto
efficace e tempestivo dalla zona dove verrà chiusa la struttura agli ospedali che rimarranno attivi, in
particolare in caso di urgenze e di servizi a esso collegati (es. emodinamiche, stroke unit, etc.); Qualità,
accessibilità e capacità di rispondere ai bisogni della popolazione (efficacia) da parte dell'assistenza
territoriale presente su quel territorio: diffusione del servizio ADI, case della salute, lungodegenze,
riabilitazione, 4. Garantire la contemporaneità degli interventi legati alla riconversione. 5. Garantire
un'organizzazione dell'offerta socio-sanitaria territoriale e di prossimità adeguata a farsi carico del bisogno di
salute della comunità. 6. Garantire la sicurezza degli interventi di emergenza-urgenza, assicurando una
corretta e razionale dislocazione dei servizi ed essi dedicati, anche attraverso processi di riconversione (Punti
di primo soccorso, DEA I e II livello, etc), un numero congnio di ambulanze medicalizzate, il funzionamento
H24 del servizio di elisoccorso, la distribuzione di servizi collegati alla gestione delle emergenze come le
emodinamiche. 7. Prevedere spazi di condivisione e partecipazione delle comunità locali e delle
organizzazioni civiche e di pazienti ai processi di riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi
territoriali, nonché sulla valutazione costante (es. audit civico) dell'impatto della scelta maturata ed attuata. 8.
Prevedere un piano di comunicazione rivolto alla cittadinanza sulla riorganizzazione.