Relazione finale sullo studio dei dati acquisiti.

Transcript

Relazione finale sullo studio dei dati acquisiti.
INTRODUZIONE
La capacità di osservare è un presupposto essenziale, se non il più importante, per valutare sia gli
atleti che gli studenti a scuola; (Madella e altri 1997).
J.Rodrigues e altri (1993) nel loro studio sul sistema di osservazioni degli allenatori e degli atleti
(SOTA) hanno notato che per quanto riguarda la pallavolo nella funzione pedagogica
dell’istruzione, gli insegnanti e/o allenatori spendono la maggior parte del loro tempo a fornire
istruzioni ed a correggere errori perciò a fornire feedback verbali e visivi, attraverso la
dimostrazione, all’atleta sulla base delle proprie osservazioni.
Nell’ambito sportivo il feedback visivo appartiene a quelli di tipo estrinseco relativi alla prestazione
(Mantovani 2004). Le informazioni visive che possono essere acquisite attraverso dimostrazioni,
disegni, fotografie, filmati e videoregistrazioni sono efficaci per trasmettere con immediatezza
aspetti importanti dell'azione globale o dei suoi dettagli (M. Piéron 1989, Winfrey and Weeks
1993). I vantaggi di questo tipo di informazione sono:
• globalità del messaggio;
• analisi in contemporanea o in successione di molti parametri del movimento;
• i canali attentivi di altro tipo come quelli uditivi non sono saturati;
Gli svantaggi sono:
• l'allievo inesperto non riesce a focalizzare i punti chiave del movimento;
• la percezione è globale, possono essere perse informazioni dettagliate;
• è necessaria la correttezza della rappresentazione (gli allievi copiano ciò che vedono);
La pallavolo è uno sport con caratteristiche tecniche dove la precisione relativa al “tocco” del
pallone risulta essere l’aspetto più importante per quanto riguarda la realizzazione di un’azione
vincente.
Brunetti afferma che un feedback visivo di tipo immediato è molto importante nell’acquisire nuove
abilità; questo è facile da realizzare grazie all’utilizzo di nuove tecnologie informatiche e
optoelettroniche. L’autore sostiene che tali strumenti possano essere usati negli ambienti educativi
perché di uso più comune rispetto alle altre modalità di comunicazione da parte degli studenti. Si
otterranno risultati positivi se tali strumenti verranno inseriti nel contesto didattico e integrati nella
progettazione educativa con precisi obiettivi.
Zetou e altri (2008) citando uno studio di Tzetzis e altri (1999) affermano che i risultati migliori si
ottengono fornendo ai soggetti un feedback immediato relativo ai loro movimenti insieme
all’osservazione di atleti esperti.
L’uso del feedback è generalmente considerato (Madella e altri 1994) fondamentale per il successo
dell’insegnamento, anche se spesso tra istruttori e ricercatori non c’è accordo sulle modalità
concrete con cui deve essere proposto: per l’istruttore il feedback è solo la risposta informativa ai
comportamenti motori utilizzati dai soggetti. Il feedback visivo può essere uno dei mezzi migliori
per attuare le correzioni, e per dare le informazioni utili per il miglioramento della prestazione.
Nella teoria rappresentativo-simbolica di Sheffield citato da R. Hager e collaboratori (2004), il
processo di modellizzazione è centrale nell’apprendimento delle abilità motorie, ma solo se
combinato con attività pratica. Anche l'osservazione di un soggetto inesperto in fase di
apprendimento si è rivelata efficace per migliorare l'apprendimento dei principianti.
Con i giovani è quindi vantaggioso stimolare attività a coppie con osservazione del compagno,
valutazione reciproca dei comportamenti tecnici e tattici, analisi delle difficoltà e dei progressi (M.
Piéron 1989).
Diversi studi hanno rimarcato l’importanza del feedback (generale e visivo) nello sport. Udo Hanke
e Katja Schmit (1999), analizzando l’aspettativa di frequenza del feedback e quella ottenuta dai
praticanti di atletica leggera e ginnastica ritmica hanno evidenziato come gli atleti cerchino
frequentemente feedback ad elevato contenuto, come ad esempio un filmato video.
S. Bannon, T. Rowling e K. Baker, in un loro saggio sul sito internet riportato in bibliografia,
sottolineano l’importanza dell’apprendimento per mediazione, cioè una tecnica per apprendere
nuove abilità o correggere gli errori per mezzo di strumenti che fungono da mediatori. Questi
studiosi hanno utilizzato la tecnologia video per mostrare, anche più volte contemporaneamente, le
immagini di gesti eseguiti prima e dopo la correzione, ottenendo miglioramenti significativi delle
abilità tecniche.
Nell’ambito specifico della pallavolo esistono degli studi con e senza l’utilizzo del video. Wilkinson
(1992), nello studio sugli effetti della discriminazione visiva nella pallavolo, analizza i
miglioramenti di un gruppo di ragazzi che per nove lezioni sono stati sottoposti ad una attività
comprendente anche fasi di allenamento visivo. Sebbene gli effetti degli allenamenti di analisi
visiva siano descritti dal punto di vista qualitativo, i risultati finali non riportano dati quantitativi
che permettano delle considerazioni su basi statistiche.
Gli studenti osservati da Wilkinson che utilizzavano informazioni visive in fase di apprendimento
correggevano prima i loro errori rispetto ai soggetti di controllo che non usavano il feedback.
I 58 studenti dell’esperimento sono stati divisi in due classi. Il primo gruppo sperimentale (20
studenti), oltre che alle normali sedute in palestra, osservava i filmati che comprendevano azioni
corrette e sbagliate dei fondamentali studiati (bagher, palleggio e battuta dall’alto). Le azioni erano
accompagnate da un commento verbale, e sono stati utilizzati anche libri di teoria riguardanti gli
stessi fondamentali, per un totale di venti interventi della durata di quindici minuti l’uno riguardanti
i fondamentali sopra citati.
Al gruppo di controllo è stato proposto invece esclusivamente una preparazione tradizionale,
attraverso la dimostrazione dell’istruttore e la proposta di esercitazioni analitiche e sintetiche da
ripetere nell’allenamento pratico. Entrambi i gruppi disponevano di allenatori qualificati.
Wilkinson per valutare i risultati ha utilizzato un protocollo di esercizi con prove valutative per ogni
fondamentale. I test sono stati somministrati all’inizio ed alla fine dell’esperimento, quando i 17
studenti rimasti hanno dimostrato il livello da loro raggiunto.
Dopo un anno, i 17 studenti rimasti a far parte del programma educativo sono stati sottoposti a test
di abilità. Di questi studenti, 9 erano del gruppo sperimentale e 8 del gruppo di controllo.
I risultati finali di questi test sono stati i seguenti:
•
nessuna differenza per quanto riguarda il fondamentale del bagher;
•
il gruppo sperimentale presentava risultati migliori nel palleggio e nella battuta dall’alto.
Il risultato finale di questo esperimento supporta quindi la tesi dei ricercatori in base alla quale
l’allenamento con l’aggiunta di feedback visivo migliora le abilità e corregge più rapidamente gli
errori degli studenti. Inoltre il primo gruppo era maggiormente in grado di riconoscere un errore
rispetto al secondo gruppo.
Altri studi, citati da Zetou e altri (2002), sostengono che ai fini dell’apprendimento sia più giusto
utilizzare un video con un modello corretto, mentre altri studi citati dallo stesso autore (Rothstein
1976) propongono video con soggetti in fase di apprendimento solo se legati a spiegazioni verbali.
Per risolvere questo problema Zetou e altri (2002), nelle loro ricerche sperimentali hanno voluto
testare due modelli di apprendimento di due fondamentali della pallavolo (battuta e palleggio),
utilizzando ragazzi di 12 anni appartenenti ad un gruppo sportivo. Uno di questi modelli
comprendeva la visione di un giocatore professionista su videocassetta, mentre il secondo modello
di apprendimento comprendeva la visione di registrazioni degli stessi soggetti mentre eseguivano i
loro allenamenti. Lo scopo era individuare il modello di apprendimento migliore.
Il gruppo che aveva seguito il modello tecnico evoluto aveva migliorato la tecnica e l’efficacia nel
battere e palleggiare, mentre l’altro gruppo aveva migliorato soltanto l’esecuzione tecnica.
Proseguendo questo filone di ricerca lo studio proposto ha l’obbiettivo di verificare se un periodo di
insegnamento utilizzando il feedback visivo determina un miglioramento della performance tecnica
a livello scolastico, in modo diverso rispetto all’insegnamento tradizionale. E’ stato scelto il
palleggio come tecnica da perfezionare perché è considerata il fondamentale più importante nelle
prime fasi di apprendimento della pallavolo.
Metodi
L’esperienza è stata proposta in due scuole secondarie di primo grado della provincia di Bologna
coinvolgendo due classi di ragazzi frequentanti la seconda. Una classe di 18 alunni (11 femmine 7
maschi) ha svolto il ruolo di gruppo di controllo. Il gruppo sperimentale era composto da una classe
2.0 (classe sperimentale ad alto contenuto tecnologico) di 22 alunni (13 femmine 9 maschi). Nel
gruppo di controllo erano presenti due ragazze con una esperienza scolastica di pallavolo come pure
nel gruppo sperimentale.
Le due classi hanno svolto un programma di 6 lezioni di un ora, strutturate nel seguente modo:
- nella prima lezione dopo opportuno riscaldamento è stato eseguito un test di
ingresso.
-
Le lezioni dalla seconda alla quinta prevedevano una medesima tipologia: un breve
riscaldamento senza palla e una parte centrale in cui la classe svolgeva
alternativamente una partita a pallavolo e un allenamento tecnico diverso ogni
seduta. Durante l’allenamento tecnico, nel gruppo sperimentale a differenza del
gruppo di controllo era previsto l’uso del sistema Simi-Vidback; il gruppo di
controllo prevedeva invece solo un feedback verbale da parte dell’insegnante.
Il sistema Simi-Vidback permette di vedere con ritardo (di circa 30 sec.) per mezzo
di un apposito software, l’azione di ogni soggetto ripresa da una telecamera collegata
con un PC.
Gli esercizi che componevano la parte centrale delle lezioni sono stati svolti in una
progressione dal semplice al complesso.
La seconda lezione consisteva nel palleggiare la palla da seduti contro il muro ad una
distanza di circa 50 cm, cercando di fare almeno dieci palleggi in circa 5 minuti.
La terza lezione seguiva lo stesso principio ma il palleggio veniva svolto da in piedi.
La quarta lezione consisteva nel palleggiare una palla con l’istruttore cercando di
fare almeno otto ripetizioni consecutive.
La quinta lezione prevedeva il palleggio di una palla lanciata dall’istruttore con
obbiettivo centrare un canestro partendo dalla linea del tiro libero, venivano eseguiti
10 palleggi.
Dopo ogni azione in ogni esercizio gli allievi del gruppo sperimentale avevano la
possibilità di rivedere l’azione precedente grazie al sistema Simi-Vidback, mentre gli
allievi del gruppo di controllo ricevevano solamente un feedback verbale da parte
dell’istruttore.
-
Nella sesta lezione dopo opportuno riscaldamento è stato eseguito un test di uscita.
Per poter valutare nella maniera migliore l’abilità tecnica del palleggio è stato utilizzato un nuovo
test ottenuto da una combinazione di tre test riportati in letteratura (Liba e altri 1963, D.
Chamberlain 1969, Bartlett 1991,).
Il primo test preso in considerazione ed in seguito modificato è quello originale di Bartlett utilizzato
anche da Zetou che prevedeva un punteggio variante da 0 a 5 a seconda della zona raggiunta dalla
palla, questa doveva passare sopra la rete diversa come altezza per i due generi (vedi fig.1).
L’equipaggiamento utilizzato prevedeva una rete da pallavolo standard, dei materassini per segnare
l’obiettivo da raggiungere con il palleggio, due pali con la rete alta circa 3 metri per i maschi e 2,74
metri per le femmine. In fig. 1 si possono vedere le disposizioni degli attrezzi, dell’allievo e
dell’istruttore e le zone di punteggio da raggiungere oltre la rete.
1,82
Sogg.
2,5 m
palo
2,4 m.
0,9 m. 0,6 m.
ISTRUT.
4 m.
4 m.
3 m.
Figura 1
Il secondo test dal quale si è preso spunto adattandolo alle procedure utilizzate è il, Liba-Stauff
volleyball pass test (1963), che prevedeva rispetto al test precedente due variazioni importanti: il
punteggio variava da 1-8, con il massimo nella parte centrale ed inoltre il soggetto lanciava da solo
la palla per eseguire il palleggio.
Il terzo test Brumbach volleyball service test (1969) prevedeva rispetto al test precedente dei
bersagli circolari e l’istruttore posizionato di fronte al soggetto.
Sulla base di queste proposte si è deciso di apportare alcune modifiche, tenendo conto anche di
problemi logistici. Si è mantenuto il punteggio e l’angolazione di lancio della palla da parte
dell’istruttore proposta nel primo test variando i criteri di punteggio ed il bersaglio (vedi fig.2).
Per semplificare il test in ambiente scolastico è stata utilizzata la normale rete da pallavolo con una
altezza a 2,35 m. sia per i maschi che per le femmine, perciò rispetto al test proposto da Zetou
l’altezza era uguale nei due generi per motivi organizzativi.
Si è cercato di risolvere il problema della forza richiesta per raggiungere i bersagli prefissati che nei
test proposti in letteratura risultavano troppo distanti per alcuni soggetti. Per questo motivo sono
state modificate le distanze e la zona bersaglio. Tenendo conto che l’obbiettivo principale del test è
la precisione si è pensato di ridurre la distanza del centro del bersaglio rispetto alla rete ed al
palleggiatore.
Per semplificare la costruzione del bersaglio sono stati utilizzati dei quadrati disegnati per terra con
il gesso, al posto dei cerchi proposti da Brumbach (1969).
Il risultato della combinazione di questi tre test che è stata utilizzata nello studio si può vedere nella
figura 2
1
2
3
70 cm
4
insegnante
1,5 m.
5
70 cm.
allievi
2 m.
Figura 2
Il quadrato centrale che determinava il punteggio maggiore aveva 70 cm di lato, mentre il lato degli
altri quadrati aumenta di 70 cm per ogni quadrato (il quadrato con punteggio 1 pertanto aveva un
lato di 3,5 metri.)
Il protocollo del test prevedeva che il primo allievo della fila si posizionasse all’interno del
rettangolo, l’insegnante dalla posizione indicata in figura lanciava la palla in alto all’interno del
rettangolo dove si trova l’allievo. Da questa posizione il soggetto palleggiava cercando di ottenere il
punteggio più alto possibile centrando il bersaglio di fig. 2. Veniva assegnato il punteggio 0 se la
palla finiva fuori dai rettangoli oppure nel caso in cui tocchi il bordo superiore della rete o non
veniva utilizzata la tecnica del palleggio. Nel caso in cui si colpiva il bersaglio venivano assegnati i
punti riportati nei rettangoli concentrici di fig.2.
Sulla base di questo protocollo si procedeva nella seguente maniera:
1. la classe veniva divisa in due gruppi composti di un ugual numero di persone. Il primo
gruppo svolgeva attivamente il test posizionandosi in fila dietro al quadrato previsto per gli
allievi in fig. 2. Alcuni allievi del secondo gruppo svolgevano assistenza raccogliendo i
palloni, altri registravano su un apposito modulo il risultato dei test, controllando il punto in
cui cadeva il pallone ad ogni palleggio.
2. L’insegnante posizionato vicino a rete con un numero sufficiente di palloni eseguiva un
lancio a due mani ad un’altezza di circa due metri in modo più standardizzato possibile.
I test di entrata ed uscita eseguiti prima e dopo il periodo di attività sopra descritto sono stati svolti
nelle stesse condizioni, chiamando gli allievi sempre con la stessa progressione alfabetica.
Raccolta ed elaborazione dati
Delle dieci prove realizzate nei due test (di ingresso e di uscita) sono state scartate sia le due prove
migliori, in quanto potrebbero essere frutto di un evento fortuito, sia le tre prove peggiori, in quanto
potrebbero essere frutto di un incidente. Calcolando quindi la media e le deviazioni standard delle
cinque prove rimanenti è stato realizzato questo grafico.
Come si può vedere il gruppo di controllo ha un calo della prestazione tra il test iniziale (prima) ed
il test finale (dopo) più accentuata per quanto riguarda i maschi. Si può notare come nei due generi
la deviazione standard risulta essere molto alta ciò deriva dalla notevole eterogeneità dei soggetti
riscontrata soprattutto nel gruppo di controllo.
Il gruppo sperimentale migliora la prestazione tra il test iniziale (prima) ed il test finale (dopo) in
modo più evidente nei maschi.
Conclusioni
La pallavolo è uno sport molto tecnico in cui occorre raggiungere un buon controllo nei
fondamentali ed in particolare nel palleggio. La verifica dell’apprendimento di questo tipo di gesti è
importante per l’insegnante e l’allievo, in modo da fornire le opportune informazioni relative al
perfezionamento del gesto e motivare l’allievo con un rinforzo positivo. In questo ambito il
feedback visivo è risultato un metodo di insegnamento che ha creato molto interesse da parte degli
allievi, grazie al continuo scambio di informazioni tra insegnante e allievo relativamente all’utilizzo
dell’immagine visiva.
L’utilizzo di queste nuove tecnologie nella lezione di educazione fisica può portare sicuramente ad
un aumento dell’interesse e della partecipazione degli alunni. In ambito scolastico si trovano già da
qualche anno, anche nei programmi ministeriali, proposte di utilizzo di tecnologie multimediali
come la lavagna LIM presente nelle classi a coadiuvare le normali lezioni frontali. Dall’anno
scolastico 2009-2010 con bando del MIUR di aprile 2009 sono state attive su tutto il territorio
nazionale alcune classi chiamate 2.0 in cui si impiegano tecnologie informatiche per l’insegnamento
delle varie materie. In questo contesto è stata inserita questa sperimentazione con la classe che ha
potuto utilizzare il feedback visivo con il sistema Simi-vedback.
In letteratura si trovano diverse proposte di utilizzo dei sistemi multimediali anche in palestra nelle
lezioni di educazione fisica. N.Vernadakis (2006) propone l’utilizzo di nuove tecnologie per fornire
informazioni preliminari sull’esecuzione di gesti tecnici corretti eseguiti da atleti di buon livello e
osservati dagli allievi nelle lezioni scolastiche. I risultati degli studi di questo autore dimostrano
come il loro utilizzo, completato dalle istruzioni verbali comunemente usate, porta a risultati
migliori rispetto alle sole istruzioni verbali, o al utilizzo delle tecnologie visive senza feedback
verbale.
L’applicazione delle tecnologie utilizzate in questa esperienza in ambito scolastico richiede delle
competenze specifiche riguardo l’uso dell’hardware e del software. Per questo motivo è necessario
un periodo di training da parte degli insegnanti e degli allievi per ottenere i migliori risultati.
In letteratura le esperienze riportate (Zetou 2002-2008) prendono in considerazione studi effettuati
con ragazzi in età scolastica ma con una attività proposta in un club sportivo, mentre (Wilkinson
1992) ha lavorato in un ambito scolastico ma con studenti di età superiore (scuola secondaria di
secondo grado).
In ambito extrascolastico normalmente la figura del capo-allenatore si può avvalere di un aiutoallenatore che collabora e si può occupare attivamente di una parte del gruppo mentre l’altra lavora
sul feedback visivo. In ambito scolastico invece l’insegnante non ha a disposizione collaboratori, e
spesso si trova ad avere gruppi classe più numerosi rispetto a quelli di una squadra sportiva.
Applicare queste metodologie nell’ambito scolastico comporta che l’insegnante sviluppi l’interesse
per queste tecnologie. Inoltre deve organizzare il lavoro in gruppi in modo che, in caso di necessità
gli allievi siano abituati ad avere soltanto il feedback visivo. Soltanto nel caso in cui gli esercizi
siano effettuabili autonomamente l’insegnante può commentare i filmati in presenza dell’allievo. In
questo esperimento è stato applicato solamente un feedback immediato ma si può ipotizzare
l’utilizzo di un feedback alla fine della lezione con osservazione degli errori più frequenti e delle
azioni svolte in maniera corretta dai diversi allievi.
I ragazzi nell’età scolare normalmente sono molto attratti dalle nuove metodologie e spesso hanno
una abilità operativa superiore a quella degli adulti, per cui non è difficile stimolare l’interesse per
queste tecnologie ed il loro utilizzo.
I risultati ottenuti dal gruppo sperimentale dimostrano come con poche lezioni si è avuto un
miglioramento delle prestazioni in termine di precisione. Per quanto riguarda il gruppo di controllo
il decadimento della prestazione tra il primo test ed il secondo potrebbe essere dipeso da un calo di
interesse, attenzione e motivazione che grazie alle nuove tecnologie sono rimaste invece immutate
nel gruppo sperimentale. L’utilizzare poche lezioni per questo tipo di esperienze è frequente in
ambito scolastico se nell’arco dell’anno si cerca di variare il più possibile le attività da proporre ai
ragazzi per coinvolgerli ed interessarli con un’attività multilaterale. Per rimarcare i problemi relativi
all’interesse bisogna sottolineare che solamente quattro alunni (due in ogni gruppo) svolgevano un
attività di pallavolo extrascolastica.
Il miglioramento della prestazione tra il test di ingresso e quello di uscita per quanto riguarda il
gruppo sperimentale è sicuramente frutto quindi anche dell’interesse e della motivazione allo
svolgimento dei test da parte del gruppo sperimentale.
In alcune realtà scolastiche in cui è più difficile trovare interessi e motivazioni l’utilizzo di
tecnologie innovative potrebbe migliorare l’apprendimento.
Confrontando questa esperienza con quelle riportate in letteratura risulta evidente la differenza
metodologica che si ha quando si lavora con dei gruppi di ragazzi della medesima età (circa 12
anni) ma in ambienti diversi (scolastico-extrascolastico). Negli esperimenti con soggetti di club,
Zetou ha trovato miglioramenti evidenti sia nel gruppo di controllo che in quello sperimentale dopo
otto sedute di allenamento per il palleggio. Perciò tale studio sembra confermare che con soggetti
motivati è facile avere successo indipendentemente dalle metodologie utilizzate.
Wilkinson invece ha lavorato con soggetti più grandi in un ambito scolastico per nove lezioni
riguardanti il palleggio ottenendo nel gruppo sperimentale una capacità di analisi visiva del gesto e
degli errori decisamente migliore rispetto al gruppo di controllo.
Tutti questi studi confermano che il feedback visivo può risultare una metodologia innovativa
nell’insegnamento dei fondamentali della pallavolo che porta a risultati positivi. I lavori di R. Horn
sul calcio, R. Hager nel tennis, Winfrey nella ginnastica artistica, Udo Hanke e Katja Schmit
nell’atletica leggera e nella ginnastica ritmica, dimostrano come queste metodologie possono essere
applicate nell’apprendimento di gesti sportivi diversi.
L’applicazione di queste tecnologie probabilmente potrebbe dare risultati maggiori negli sport
definiti come closed skill. Negli open skill dove i gesti sono molto variabili e poco standardizzati è
più difficile l’applicazione di questi metodi. Bisogna tener presente che nell’apprendimento dei
fondamentali con dei principianti gli errori sono molto frequenti e grossolani, aumentare il feedback
di informazione visiva degli allievi può diventare un elemento importante per il miglioramento in
tempi brevi anche negli sport di situazione. Se si vogliono utilizzare queste tecnologie è importante
individuare il fondamentale, l’esecuzione tecnica da migliorare e l’organizzazione dell’allenamento
e del rilevamento, tenendo conto delle caratteristiche tecnologiche dei sistemi di feedback visivo.
L’utilizzo di queste nuove tecnologie non deve comunque fa passare in secondo piano il ruolo
centrale dell’insegnante. La possibilità di programmare queste attività all’interno di un triennio
scolastico, nel caso della scuola secondaria di primo grado, permette di poter introdurre ragazzi di
tale età all’utilizzo di queste nuove tecnologie. In questo modo i ragazzi possono divenire più
autonomi nell’autovalutazione ed il loro interesse viene sempre mantenuto vivo durante la lezione.
La scelta degli esercizi da utilizzare, la loro progressione, come pure la scelta del posizionamento
delle telecamere è molto importante in esperienze di questo tipo. In questo contesto l’utilizzo del
feedback immediato permette addirittura di poter utilizzare contemporaneamente due correzioni
diverse, quella delle immagini video che possono essere osservate anche dai compagni e quella
verbale dell’insegnante che può controllare aspetti diversi da quelli osservati tramite telecamera. In
ambito scolastico dove l’insegnante è da solo queste metodologie sono sicuramente di grande aiuto
e possono coinvolgere tutti gli allievi anche quelli che non svolgono l’attività motoria.
Altro aspetto importante in un contesto scolastico è il fatto che mostrare gli errori compiuti permette
di imparare a sopportare i propri errori e quelli dei compagni. A livello scolastico saper
“sopportare” gli errori e saperne valutare la “gravità” è importante per una crescita sociale.
BIBLIOGRAFIA
Articoli, Libri e Riviste
J.Bartlett, L. Smith, K. Davis, J. Peel; Development of a valid volleyball skills test battery;
Journal of physical education, recreation & dance Feb. 1991: 62, 2, research library pag. 19
D. Chamberlain; Determination of validity and reliability of a skill test for the bounce pass
in volleyball; 1969; Sports skills tests and measurement 1978: pag. 471-473
C.Mantovani; Feedback e controllo motorio; Italian Journal of Sport Sciences, n°1-2 2004
pag. 23-27
R. Hager, T. Bertagna, K. Prusak, I. Hunter; The effects of multi-view video modelling and
skill acquisition on learning the tennis serve; Medicine & Science in Sports & Exercise;
2004 vol 36 supplement 5.
U. Hanke, K. Schmitt; Relazioni verbali, comportamento effettivo e comportamento
desiderato per fornire e ricevere maggiore feedback nell’apprendimento motorio; Atletica
Studi 2/99 pag.11-16
R. Horn, A.M. Williams M.A. Scott; Learning from demonstrations: the role of visual
search during observational learning from video and point-light models; Journal of sports
sciences 2002: 20 pag. 253-269
M.R. Liba, M.R. Stauff; A test for the volleyball pass; Research Quarterly 1963: 34 pag.5663
A. Madella, A. Cei, M. Londoni, N. Aquili; Metodologia dell’insegnamento sportivo;
Dispense Scuola dello Sport 1994; pag. 62-68 129-130
M. Piéron; Metodologia dell’insegnamento dell’Educazione Fisica e dell’attività sportiva
1989; pag 67-69
J. Rodrigues, A. Veiga, V. Ferreira, A. Rosado, P. Sarmento ; Coach behaviour analysis.
Illustrative study in different sports’ context; In transactions of the Estonian Olympic
Academy, Tartu, University of Tartu 1993 pag. 81-84.
A.L. Rothstein, R.K. Arnold; Bridging the gap: application of research on video tape
feedback and bowling; Motor skills: theory into practice 1976; 1 pag. 35-62 citato da Zetou
N.Vernadakis, E. Zetou, A. Avgerinos, M.Giannousi, E. Kioumourtzoglou; The effects of
multimedia computer-assisted instruction on middle school students’ volleyball
performance; The engineering of sport, 2006: 6; pag.221-226
S. Wilkinson; The effects of a visual discrimination after one year: visual analysis of
volleyball skill; Perceptual and motor skill, Aug 1992: 75 (1), pag. 19-24
M.L.Winfrey, D.L.Weeks; Effects of self-modeling on self-efficacy and balance beam
performance; Perceptual and Motor Skills, 1993: 77; pag.907-913
E. Zetou, T. Kourtesis, K. Getsiou, M. Michalopoulou, E. Kioumourtzoglou; The effect of
self-modeling on skill learning and self efficacy of novice female beach-volleyball players;
The on-line journal of sport psychology, 2008: 10(3)
E. Zetou, G. Tzetzis, N. Vernadakis, E. Kioumourtzoglou; Modelling in learning two
volleyball skills; perceptual and motor skills 2002: 94 (3) part.2; pag 1131-1142
Articoli da siti internet
Arcisio Brunetti; Simulazioni al computer nella didattica; www.edscuola.it
S. Bannon, T. Rawlins, K. Baker ; The use of video analysis for Mediational Learning (Old
Way / New Way) : New technology meets a new approach to skill correction and
maintenance in elite sport. – South Australian Sport Institute www.rechsport.sa.gov.au