Tra stato e opposizione: la “Chiesa nel socialismo”
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Tra stato e opposizione: la “Chiesa nel socialismo”
Tra stato e opposizione: la “Chiesa nel socialismo” Il concerto che costò al cantautore Wolf Biermanns l'espulsione dalla DDR fu ospitato dalla Sporthalle di Colonia, oggi parte del complesso fieristico della città. Fonte: Sito della città di Colonia. “In antitesi agli onnipresenti simboli della DDR (Deutsche Demokratische Republik, nda.), si trovavano al loro interno segni e immagini il cui significato non si studiava più nelle scuole e che destavano curiosità”. Gli spazi di cui parla Stefan Wolle nel suo volume Die Heile Welt der Diktatur sono gli unici sottratti al potere socialista, cornici tacite e insospettabili del pensiero critico: le chiese, quelle tollerate dal partito unico della SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands) - in accordo alla linea politica sovietica- poiché la loro persecuzione ne avrebbe altrimenti favorito il rafforzamento; e quelle utili a propagandare l'immagine della DDR come “Friedenstaat”, ovvero stato democratico e pacifico. Ma le chiese erano anche gli edifici posti al centro dei paesi e delle cittadine dei Länder orientali, pronte ad accogliere i fedeli durante le funzioni domenicali e non solo. Dopo gli scontri degli anni Cinquanta e Sessanta - il cui apice fu raggiunto prima con gli scioperi di Berlino Est del 17 giugno 1953, repressi nel sangue, e poi con gli echi della Primavera di Praga nel 1968-, con la Ostpolitik di Willy Brandt si inaugurò una fase di apertura della RDT (Repubblica Democratica Tedesca, ndr.) di Honecker alle relazioni internazionali. La distensione, unitamente alla fuga di numerosi intellettuali che avevano lasciato la Germania Est in seguito alla costruzione del muro, in un primo momento fiaccarono la resistenza interna alla DDR, che riprese corpo solo a seguito dell’arresto e dell'espulsione del cantautore Wolf Biermann nel novembre 1976. Attori di questo innerer Wiederstand – resistenza interna – furono innanzitutto la Chiesa Protestante - e in misura molto minore quella Cattolica-, le associazioni giovanili e quelle femminili, gli intellettuali, nonché i movimenti ambientalisti. I luoghi fisici del culto cristiano rimasero spesso gli unici punti di incontro della popolazione sottratti all’ideologia comunista. La prima Costituzione della RDT, approvata nel 1949, aveva infatti riconosciuto formalmente la libertà di culto, rendendo di fatto la Chiesa Cristiana l’unica forma di opposizione legale. Tuttavia, diversamente da quanto avvenuto in Polonia – dove sulla base dell’appoggio al programma riformatore di Gomulka, alcuni gruppi cattolici ottennero seggi al Sejm, il parlamento polacco – la Chiesa all’interno dello Stato tedesco orientale rimase un’entità autonoma. “Wir wollen nicht Kirche neben, nicht gegen, sondern Kirche im Sozialismus sein” (“Non vogliamo essere Chiesa accanto o contro il Socialismo, ma Chiesa nel Socialismo, T.d.A.”), si legge in una risoluzione del Sinodo della Chiesa Evangelica tenutosi a Eisenach nel 1971. Tale formula sanciva il riconoscimento della DDR da parte della Chiesa Evangelica, che accettava di svolgere le proprie funzioni all'interno dello stato socialista. A lungo le chiese ospitarono mostre di artisti, letture, forum di discussione (il primo concerto pubblico del cantautore Biermann, dopo undici anni di divieto di esibizione, ebbe luogo proprio in una chiesa, quella di Prenzlau). I reciproci riconoscimenti formali, tuttavia, non offrono che una prospettiva parziale sulle relazioni Stato-Chiesa nella DDR, e ancor meno seppero celare la difficile coesistenza delle due entità. Tra il 1950 e il 1989 si registrò un drastico calo dei fedeli, dal 80,4% al 30% - stessa sorte non toccò, per inciso, alla Chiesa Cattolica polacca che registrò, dal 1937 al 1978, addirittura un aumento del numero dei sacerdoti e delle parrocchie-. La dottrina comunista discriminava ideologicamente e materialmente chi professava la fede cristiana: l’accesso alle scuole e alle università veniva reso difficile, le possibilità di carriera professionale ridotte, in una prospettiva di emarginazione sociale. Il clima di malcelata tolleranza in cui vivevano i cristiani divenne appello disperato allorché il parroco Oskar Brüsewitz (1929-1976) si diede fuoco davanti alla Chiesa di Rippicha, accanto a uno striscione: “Messaggio a tutti! La Chiesa nella DDR denuncia il comunismo! Per l'oppressione dei bambini e dei ragazzi nelle scuole!”. Due anni più tardi, il primo e unico incontro di Honecker con il direttivo della Federazione delle Chiese Evangeliche, tenutosi il 6 marzo 1978, dischiuse nuove prospettive di dialogo e, ancor più, restituì ai cristiani la speranza dell'eguaglianza con gli altri cittadini. Dalla fine degli anni Settanta, la resistenza interna si combinò con il desiderio di modernizzazione espresso dalle nuove istanze sociali della popolazione incentrate sulle tematiche della pace e della difesa ambientale. Nel primo caso, la rinnovata attenzione fu motivata dal decimo anniversario degli accordi di Helsinky, sottoscritti nel 1975; nel “terzo cesto” essi contemplavano non solo alcuni principi legati alla collaborazione umanitaria internazionale, ma anche l’agevolazione dei contatti tra i cittadini dei due blocchi. Con l’entrata in vigore, nel 1982, della nuova “Legge sul servizio militare” – la quale prevedeva, in caso di necessità di difesa o di mobilitazione militare, l’obbligo del servizio militare femminile-, alle motivazioni pacifiste si aggiunsero, poi, anche le aspirazioni femministe. L’intensificazione del movimento ambientalista, invece, fu motivata dal drammatico incidente nucleare di Chernobyl, avvenuto nell’aprile del 1986. Tra il 1980 e il 1983 nacquero i primi movimenti verdi: ma mentre nella Germania dell'Ovest i Grünen costituivano un raggruppamento ancorato a un sistema pluripartitico e democratico, in quella dell'Est, essi si videro costretti non solo ad unirsi al movimento pacifista, ma anche a svilupparsi come nuova coscienza all’interno della Chiesa Cristiana. Durante tutti gli anni Ottanta l’opposizione interna alla DDR, articolata secondo diverse istanze politico-sociali, fu convogliata nei cosiddetti “gruppi di base”, originatisi all'intero della Chiesa Evangelica. La SED di Honecker avversava ostinatamente il nuovo corso politico improntato alla glasnost e alla perestrojka e reagì alle manifestazioni di dissenso interne o con la forza, o con l’inasprimento delle restrizioni ai diritti civili – si veda a tal proposito il terzo emendamento del diritto penale del 1979, con cui si rendeva punibile qualsiasi contatto con organi della stampa occidentale-. Fu proprio l’ostinato rifiuto del Partito Unico a modernizzare il regime che condusse la popolazione a organizzare manifestazioni volte ad esprimere il dissenso per l’arretratezza e l’autoritarismo dello stesso. La Chiesa, pur non ergendosi a interlocutrice politica omogenea della SED, seppe, tuttavia, indirizzare- anche fisicamente- la resistenza interna di giovani, intellettuali, donne e ambientalisti. La frammentarietà di questa imprecisa dialettica, fatta di tempi lunghi ma anche spuria di violenza, non impedì alla resistenza di evolversi e maturare le proprie convinzioni: questa espresse il suo potenziale prima il 9 ottobre del 1989, con la Montagsdemonstration di Lipsia e poi con la Friedliche Revolution del 9 novembre, quando si compì, col crollo del Muro, il primo grande passo verso il sogno tedesco della riunificazione. Fonti: Di Maio, T.; Staudacher, W., Il 1989 La caduta del muro e la libertà dell’Europa, Catanzaro: Rubbettino, 2009 Baldus, Katrin, M.A.,Die Beziehungen der DDR unter Honecker zu Gorbatschow im Zuge der sowjetischen Reformen, München: GRIN Verlag GmbH, 2005 Morawski, P., „L’ottantanove polacco; un mito da retrodatare”, in ‘Limes. Rivista italiana di geopolitica. A est di Berlino, n. 5/ 2009, Gruppo editoriale L’Espresso: Roma, 2005 Nawrocki, J., Die Beziehungen zwischen den beiden deutschen Staaten, Berlin: Gebr. Holzapfel Verlag, 1986 Neuber, H., Geschichte der Opposition in der DDR 1949- 1989, Berlino: Christoph Links Verlag, 1998 Grilli di Cortona, P., Le crisi politiche nei regimi comunisti Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia da Stalin agli anni Ottanta, Franco Angeli: Milano 1989 Wolle, S., Die heile Welt der Diktatur, Herrschaft und Alltag in der DDR 1971- 1989, Berlin: Ch. Links Verlag