(tratto da) Nel “grembo della Trinità Dio e il matrimonio

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(tratto da) Nel “grembo della Trinità Dio e il matrimonio
(a cura di) Romolo Taddei,
Danzare insieme la vita, Corso di animazione per fidanzati,
ellenici, Torino
Nel “grembo della Trinità
Dio e il matrimonio
(tratto da)
Antonio Baionetta
L’AMORE TRINITA’
L’amore spezza la crosta superficiale delle qualità e raggiunge quel luogo dove la persona esiste
quale persona. (6) L’amore cerca l’ “io” dell’altro. E amare significa dire: E’ bene che tu sia tu. Sì, è
bene. E colui che è amato cosa riceve dall’altro? Nell’amore egli riceve se stesso. Ogni persona
amando ed essendo amata “E’ “, ricevendo “se stessa” dall’altro. Ciò dice qualcosa di inestimabile:
l’uno riceve se stesso dall’altro, in reciproco regalo. E solo allora, nell’esistenza di ciascuno, si crea
un nuovo spazio vitale; e il mondo intero riceve una nuova dimensione: In questo nuovo spazio
vitale, tutto riacquista significato: la nostra presenza nel mondo, il nostro prossimo, coloro che da
lungo tempo conosciamo, cambiano alla luce dell’amore. Molte cose sperimentiamo come per la
prima volta. E ciò che è vecchio riceve un nuovo significato.
- Perché colui che ama sperimenta una gioia, una luce che trasforma tutto lo spazio della sua
esistenza?
Con Boros concludiamo: questa gioia e questa luce sono un segno che accompagna l’amore e
insieme rivela come colui che ama è giunto vicino all’origine di ogni essere. La gioia è segno che sta
accadendo una pregustazione anticipata del tutto, del compimento definitivo. L’uomo del suo
amore sperimenta un incondizionato al di là di ogni condizionato, l’infinito al di là di ogni finito.
L’esultanza di Adamo ci dice allora che, attraverso l’amore per Eva, raggiungeva quel Dio da cui
veniva.
Questa grandezza dell’amore è però anche la sua minaccia. La creatura, nella sua fragilità finita,
diviene per noi “oggetto” della nostra aspirazione all’infinito; un’aspirazione che nessuna creatura
può veramente appagare. Ecco perché fatalmente nel momento dell’esaltazione dell’amore
succede la delusione. Provate a chiedervi: Quando sono avvenute e quali sono state le prime
delusioni della vostra relazione d’amore? (Riflessione personale e dialogo in coppia).
Rispondiamo alla seconda domanda: in che senso l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine
di Dio e come ciò è possibile?
Vogliamo parlare di Dio Trinità e quindi ci chiediamo : chi è il Padre, chi è il figlio, chi è lo Spirito?
Il Padre è colui che prende l’iniziativa nella storia della nostra salvezza.
In quali occasioni ho sperimentato questa presenza nella vita? (in eventi, persone, piccoli gesti….)
San Giovanni lo definisce “amore”. Nel Nuovo Testamento appare come la sorgente eterna
dell’amore, la gratuità pura. Il Padre ci insegna che amare è gratuità e dono.
Chi è il Figlio?
Il Figlio è l’eterno amato, l’eterna e pura accoglienza, la ricettività pura dell’amore. Se il Padre è
Gratuità, il Figlio è Gratitudine. Il Figlio ci fa capire che è divino dare, ma non è meno divino
ricevere; è divino amare ma non è meno divino lasciarsi amare, vivere l’umiltà dell’accoglienza
dell’amore. Il Figlio è Amore in quanto è il puro lasciarsi amare.
Infine chi è lo Spirito?
Nella tradizione dell’Occidente è il Vincolo di eterna carità tra l’Amante e l’Amato, fra l’Amore
donato e ricevuto, il Vincolo di unità che unisce il Padre al Figlio.
Nella tradizione dell’Oriente è l’estasi dell’Amore. Saint-Exupéry dice: “Amare non significa stare a
guardarsi negli occhi, ma guardare insieme verso la stessa meta”. Così lo Spirito spezza il cerchio
dell’amore, è il permanente uscire da sé dell’Amore. E quindi è la permanente novità dell’amore,
tant’è vero che nella storia tutti i “nuovi inizi” sono posti nello Spirito: la Creazione, l’Incarnazione,
la Trasfigurazione, la Pentecoste. Dove si comincia, lì c’è lo Spirito.
Così il teologo Bruno Forte ci parla della Trinità. Dio è provenienza, venuta e avvenire. Il Padre è
l’eterna provenienza dell’amore, il Figlio è l’eterna venuta dell’amore, lo Spirito è l’avvenire
dell’amore eterno: l’eterno futuro, l’eterna giovinezza. La Trinità è la storia eterna dell’Amore.
Se la Trinità è all’origine della storia, se la storia è originata dalla Trinità, allora l’impronta più
profonda nella storia è l’impronta Trinitaria. L’immagine di Dio che c’è nella coppia (2° sua
immagine lo creò, maschio e femmina li creò”) è l’immagine della Trinità.
L’uomo è immagine di Dio in quanto è immagine della Trinità Santa, e cioè in quanto non si chiude
in se stesso nella prigionia del suo io, ma si apre all’altro nell’amore. E’ l’unità dell’amore la sua
vera immagine di Dio. Quanto più l’uomo ama, tanto più è immagine di Dio. C’è nelle profondità
dell’uomo la nostalgia della Trinità che è nostalgia d’amore.
Riferendoci al termine “immagine” possiamo pensare – l’originale e l’immagine – come realtà che
per un verso si avvicinano ma per l’altro si distinguono e si contrappongono. Non è così per l’uomo
e per la donna, immagine di Dio Trinità. L’evento del battesimo è il momento in cui noi entriamo
nella Trinità e la Trinità entra in noi. E allora nell’uomo si imprimeranno le icone delle tre divine
Persone. E questo è l’evento straordinario: l’uomo ha la capacità di decidere d’amare, di prendere
l’iniziativa dell’amore. La gratuità dell’amore è l’icona del Padre. All’interno della coppia, ora
l’uomo ora la donna vivono questa capacità di prendere l’iniziativa dell’amore, di decidere
d’amare gratuitamente.
Ma ancora: l’uomo può lasciarsi far prigioniero dall’amore, dall’Invisibile. Può consegnare il
proprio cuore all’altro, allo Straniero che invita. E così diventa ascolto, accoglienza e si lascia
amare. Questo consegnarsi all’amore è l’icona del Figlio. Nella relazione d’amore, nella coppia, alla
decisione d’amore dell’uno deve necessariamente corrispondere il lasciarsi amare dell’altro.
Lasciarsi amare ed esprimere la gratitudine.
E infine, l’aprirsi alla novità nella speranza; viene in comunione nella varietà di tempi e situazioni;
aprire le ricchezze del proprio amore ai figli, alla Chiesa, al mondo: tutto ciò è l’icona dello Spirito.
Vi proponiamo un’ulteriore domanda: ripensando alla relazione con il vostro partner, sapreste
indicare in quali momenti della vostra vita trovate la decisione d’amare, la richiesta di essere amati
e l’apertura verso gli altri? (provate a mettere in risalto queste fasi nella vostra relazione e ad
essere, quanto più vi è possibile, concreti e descrittivi).
LA PREGHIERA: RITORNO NEL “GREMBO” DELLA TRINITA’
Alcune osservazioni su Dio e il Matrimonio tentando una comprensione del Mistero che si
nasconde nel Sacramento del Matrimonio con l’esperienza della Preghiera.
Non vogliamo affrontare l’argomento della preghiera, ma solo puntualizzare alcune cose:
- a) Preghiera come ritorno al “grembo” della Trinità, il grembo della nostra origine per una
nuova nascita.
- b) Pregare “in Dio” piuttosto che pregare Dio.
a) In realtà noi siamo nella Trinità e la trinità abita in noi. ( vignetta: Ah! Che sollievo!!! Ce lo
potevano dire prima! ) Ma non sempre ne abbiamo coscienza, anzi spesso viviamo come estranei e
lontani. Le realtà del mondo ci assorbono sicchè il nostro vivere è come un emigrare; e vivere
come emigranti ci fa sentire sradicati, ci fa star male.
Così l’uomo tenta di colmare il vuoto che sperimenta per la lontananza dalla “Patria” cedendo alle
tre tentazioni sataniche dell’avere, del fare e del potere. Ritornare nel grembo della Trinità è una
necessità, se si vuole vivere e sperimentare ciò che nella vita ha il sapore più bello, cioè la nascita.
Questo ritorno nel “grembo”, infatti, non è un rifugiarsi, ma un maturare una nuova fecondità. In
chi prega troviamo infatti la gioia, la freschezza e la vitalità di un bmbino.
Questo ritorno “nel grembo” della trinità può attuarsi nella solitudine, nel silenzio, nel distacco;
ma può anche attuarsi attraverso il proprio partner: nell’ascolto, nel dialogo, nell’incontro.
Scendere nella profondità del cuore dell’altro, percorrendo tutti i sentieri del vissuto dell’altro, è
andare incontro a Dio, che abita nell’uomo. Presenza reale, anche se velata dai limiti e dai peccati
della creatura umana.
E così siamo al secondo punto:
b) Pregare in Dio piuttosto che pregare Dio. Dove sta la differenza?
Bruno Forte dice: “Pregare Dio è un atteggiamento in fondo ateo, perché è un Dio che sta fuori di
te, straniero a te. Pregare in Dio è, al contrario, l’atteggiamento cristiano che da sempre ci ha
insegnato la liturgia: pregare “nello Spirito, per il Figlio, il Padre”. Chi ripensa trinitariamente la
preghiera scoprirà ricchezze meravigliose. Il cristiano prega in Dio”.
A maggior ragione possiamo dire che la coppia prega in Dio. Quell’immagine di Dio che è in loro è
l’immagine della Trinità che li avvolge, come abbiamo visto sopra. Sicchè la preghiera che sboccia
dalla loro esistenza, da due esseri cioè che sono divenuti l’uno per l’altro “carne della mia carne e
osso delle mia ossa” non è altro che l’eco dell’eterna lode che il Figlio innalza al Padre nello Spirito.
La Trinità dilata la propria dimora e prende dentro la nostra povera umanità. Ed è bello pensare
che come la Trinità è “Cielo” per noi, così noi uomini siamo “cielo” per la Trinità Santa. E di questo
“Cielo” una famiglia (papà, mamma, bambini) che prega insieme è la prima stella.