Proverbi 8, 22-31 Romani 5, 1-5 Giovanni 16, 12
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Proverbi 8, 22-31 Romani 5, 1-5 Giovanni 16, 12
SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ Proverbi 8, 22-31 Romani 5, 1-5 Giovanni 16, 12-15 Grande è il mistero che celebriamo oggi: l’identità profonda del nostro Dio. Ci possono essere parole per descriverlo? Immagini degne di tale grandezza? La tradizione popolare sostiene che san Patrizio abbia usato un trifoglio come simbolo di questo mistero. Noi oggi ci facciamo condurre dentro questo mistero dalle parole di alcuni padri della Chiesa. “So che attraversiamo il mare con piccole navi e con deboli ali puntiamo verso il cielo trapuntato di stelle, mentre parliamo di Dio a quanti lo cercano, quel Dio che nemmeno gli abitanti del cielo sono capaci di onorare come conviene. Ma tu, Spirito di Dio, stimola la mia mente e la mia lingua … perché tutti possano godere col cuore immerso nella pienezza di Dio” (Poemi dogmatici, sez. 1,2,3 di san Gregorio Nazianzeno). “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso…lo Spirito vi guiderà alla verità” (cfr. Gv. 16, 12-13). Preghiamo che nella pazienza e nella speranza possiamo giungere alla conoscenza di Dio che è amore, verità e vita (cfr. Colletta per la Solennità della Santissima Trinità, anno C) e riconosciamo che conoscere Dio è un suo dono: “è per mezzo dello Spirito che ho conosciuto Dio” (Poemi dogmatici, sez. 1,2,3 di san Gregorio Nazianzeno). “Il Padre compie per mezzo del Verbo nello Spirito Santo … perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutti ed è in tutte le cose. È al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito” (Lettera 1 A Serap. Di sant’Atanasio). Il Figlio, Parola di verità, e lo Spirito sono mandati a noi per rivelarci il mistero della vita di Dio ed è professando la vera fede che riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l’unico Dio in tre persone (cfr. Colletta per la Solennità della Santissima Trinità). “Trinità increata, al di fuori del tempo, santa, libera, ugualmente degna di adorazione: unico Dio che governa il mondo con triplice splendore! Da tutti e tre, col Battesimo, io vengo rigenerato nell’uomo nuovo: distrutta la morte, avanzo nella luce, risorto a nuova vita” (Poemi dogmatici, sez. 1,2,3 di san Gregorio Nazianzeno). “Pur avendo ricevuto la fede nella mia rigenerazione io non la comprendo, e pur ignorandola tuttavia la posseggo. Infatti sono rinato senza l’intervento dei miei sensi, ma con la potenza di una vita nuova” (Trattato sulla Trinità di sant’Ilario). Dio ha così tanta fiducia in noi: ci ha fatto poco meno degli angeli, ci ha coronato di gloria e di onore, ci ha dato il potere sulle opere delle sue mani e tutto ha posto sotto i nostri piedi (cfr. salmo 8), perché ci chiama a vivere nella Trinità, dove il Padre è amore, il Figlio è grazia e lo Spirito è comunione. “Ci troviamo in questa grazia e ci possiamo vantare nella speranza della gloria di Dio” (cfr. Rm. 5,2), perché “giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (Rm. 5,1). Un padre missionario ci ha regalato una su riflessione su ciò che ci rende persone e non animali: la capacità, il desiderio di donare, di condividere ... Ecco cosa vuol dire vivere nella Trinità: donare all'altro, perché l'altro abbia spazio per vivere ed essere tutto ciò che è nella verità, senza ripiegarsi su sé stessi con la paura di rimetterci qualcosa. Chiediamo questa grazia, oggi il nostro Dio, uno e trino, ci rivela che in noi c'è questa possibilità, anzi questo è ciò che ci rende davvero chi siamo: figli nel Figlio, tempio della Trinità tutta. "Infatti la grazia è il dono che viene data nella Trinità, è concessa dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello Spirito” (Lettera 1 A Serap. Di sant’Atanasio).