E - Dipartimento Politiche Antidroga

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E - Dipartimento Politiche Antidroga
MAGGIO 2013
- VOLUME 4 NUMERO 05
Newsletter mensile di aggiornamento scientifico per i professionisti del Sistema Italiano delle Dipendenze
Prevenzione
Strategie e Management
Prevenzione
DPA: online i materiali di
prevenzione per scuole e
famiglie
Presentata la Relazione
Europea sulla Droga 2013
Consorzio Etico: Anci e Dpa
pensano alla prevenzione
L
L
C
a parte più consistente della vasta
produzione di materiali informativi
realizzati, in questi anni, dal DPA,
ora raccolti in una pubblicazione e
disponibili all’indirizzo web www.
drogaprevenzione.it.
...dettagli a pag. 16
o scorso 28 maggio è stata
reare una rete nazionale,
presentata
a
Lisbona
e
attraverso i Comuni, che operi
contemporaneamente sia a Roma che nel campo della prevenzione dell’uso
nelle capitali di 22 paesi, la Relazione di droghe e dell’abuso alcolico, in
Europea sulla Droga 2013: Tendenze particolare rivolta ai giovani.
e sviluppi.
...dettagli a pag. 20
... dettagli a pag. 17
IN QUESTO NUMERO
Focus On _________________ pag. 2
►Emergenza droga: il DPA collabora con il
Cairo
►GAMBLING: on line il nuovo sito web del DPA
►IJA: on line il numero sulle differenze di
genere
iraniano
►Gravidanza: l’uso di alcol e carenza di
vitamine danneggiano il feto
►Adolescenti e internet, quando l’uso del
computer diventa malattia
►Studio danese sulla mortalità da cannabis
►DPA: online i materiali di prevenzione per
scuole e famiglie
►Consorzio Etico: Anci e Dpa pensano alla
prevenzione
►Il trattamento dell’astinenza nei dipendenti da
alcol ricoverati in terapia intensiva
Editoriale _________________ pag. 3
Farmacologia e Tossicologia _ pag. 10
Strategie e Management ___ pag. 18
►Osservatorio GAP: al via le adesioni al
comitato consultivo
Aspetti Psico Socio Educativi _
pag. 4
►Comorbilità tra disturbi di personalità e
tabagismo: per alcuni è più difficile smettere
di fumare
►Videogiochi e giovani adulti: dal gioco alla
dipendenza il passo è breve
►Tabagismo: è italiano lo studio che identifica il
profilo del fumatore cronico
►Sostanze d’abuso e percezione del rischio,
uno studio australiano
►Gap: l’immedesimazione come possibile
fattore di rischio
Diagnosi Clinica e Terapia ____ pag. 6
►Donne e alcol. Le motivazioni che spingono
al trattamento
►USA, in aumento le donne che consumano
droga per perdere peso
►Dipendenza, la psico-neuro-immunologia
come nuova forma di trattamento
►Dagli USA un metodo per valutare il grado di
dipendenza da nicotina
Epidemiologia _____________ pag. 8
►Adolescenti e fumo di sigarette, uno studio
►Cocaina: dalla Spagna un nuovo trattamento
che agisce sulla captazione della dopamina
►”Binge eating”: sotto esame il sistema che
causa i disturbi dell’alimentazione
►MDPV: una droga stimolante con elevato
potenziale d’abuso
►L’alcolismo altera la pressione dell’esofago e
causa reflusso grastroesofageo
Neuroscienze _____________ pag. 12
►Poliabuso e adolescenti, effetti neurotossici
sul metabolismo cerebrale
►Adolescenti a rischio: chi fuma marijuana
provoca una riduzione dei neurotrasmettitori
►Cannabis, nuovi approcci di trattamento per
la dipendenza
►Giovani e alcol, con la tecnica DTI i danni si
vedono in 3D
►Nella neurogenesi della dipendenza entra in
gioco l’ippocampo
Prevenzione _____________ pag. 15
►Legge antifumo: meno ricoveri per asma tra i
bambini inglesi
►Scuole con regole più rigide sottraggono i
ragazzi al vizio del fumo
►Il dibattito statunitense sui test antidroga nelle
scuole: tra efficacia e diritti
►Nelle scuole le migliori strategie di
prevenzione contro il fumo
►ERANID, il network scientifico di ricerca sulle
droghe parte dall’Italia
►Giro di vite del governo turco sugli alcolici
►Al via una strategia globale per ridurre il
consumo dannoso di alcol
►Presentata la Relazione Europea sulla Droga
2013
Tecniche Analitiche _______ pag. 20
►Cocaina e morte improvvisa, uno studio
australiano
►“Testing the water”, prima conferenza
internazionale sull’analisi delle droghe nelle
acque reflue
►Svezia, analisi del respiro per i test antidroga
►Metorfano nell’eroina, dall’Italia un metodo
enantioselettivo per separare gli isomeri
►GHB-glucuronide, un nuovo marcatore
biologico
Campagne Informative _____ pag. 23
►It Starts With Me
►Se sballo mi impallo
►Voice of Tobacco Victims
►Svizzera: “Settimana alcol 2013”
Focus On
www.droganews.it
Emergenza droga: il DPA collabora con il Cairo
Redazione Droganews
P
urtroppo le droghe si diffondono anche nei Paesi Arabi e sorge la
forte esigenza in questi paesi di dare risposte concrete alla crescita
di questo fenomeno. Diventa quindi necessario: creare un sistema
capillare di prevenzione, attivare centri di cura e riabilitazione orientati al
recupero delle persone, definire un piano di azione nazionale, istituire gli
Osservatori Nazionali, elaborare un sistema di screening per il monitoraggio
del fenomeno delle dipendenze, attivare contemporaneamente interventi
per la prevenzione delle patologie droga correlate e avere formazioni in materia di strategia generale, prevenzione
trattamento e recupero.segue a pag. 25...
GAMBLING: on line il nuovo sito web del DPA
Redazione Drog@news
E
’ online Gambling (/http://gambling.dronet.org/) il sito completamente
dedicato al Gioco D’Azzardo Patologico, realizzato dal Dipartimento
Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il gioco d’azzardo, anche in Italia, ha assunto dimensioni rilevanti, seppure
non ancora ben definite, e una forte spinta commerciale facilmente percepibile
dalle innumerevoli pubblicità che sempre più sono presenti sui media, portando
con sé un rischio che, in particolari gruppi di persone ad alta vulnerabilità, può
sfociare in una vera e propria dipendenza comportamentale (Gioco d’Azzardo Patologico - GAP).
segue a pag. 26...
IJA: on line il numero sulle differenze di genere
Redazione Drog@news
P
resentiamo il numero 2-2013 dell’IJA, dedicato al fenomeno della
dipendenza, analizzato dal punto di vista delle differenze di genere. Un
tema che ha trovato ampio spazio nelle attività del Dipartimento Politiche
Antidroga ma che, ciononostante, riteniamo necessiti di ulteriore attenzione e
di conoscenza approfondita per sviluppare programmi specifici per il genere
femminile, soprattutto nelle aree della prevenzione, del trattamento e del
recovery, anche contro l’HIV. Il volume raccoglie studi e buone pratiche con
l’obiettivo di promuovere il quadro delle esperienze acquisite nel nostro Paese e renderle base per la realizzazione di
politiche e strategie integrate. Azioni che tengano conto dei bisogni psicologici, sociali e sanitari delle donne. ■
...segue da pag. 3 - Osservatorio GAP: al via le adesioni al comitato consultivo
A tale scopo abbiamo attivato: uno specifico progetto GAP in collaborazione con 13 Regioni e con l’ANCI; pubblicato
e diffuso gratuitamente un manuale scientifico sul Gambling con indicazioni per gli operatori; realizzato un sito web
dedicato al tema; creato un gruppo di ricerca nazionale presso il DPA con esperti nelle neuroscienze e aspetti cognitivo
comportamentali del gambling; predisposto un nuovo modulo di formazione avanzata sul GAP, presso la Sala
Polifunzionale di Palazzo Chigi, che si svolgerà nel mese di luglio con lo scopo di formare circa 100 operatori regionali
aderenti al progetto che avranno l’obbligo di programmare la formazione a livello territoriale per darla anche on line. ■
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MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
Editoriale
www.droganews.it
Drog@news
Osservatorio GAP: al via le adesioni
al comitato consultivo
di Giovanni Serpelloni
Direttore Responsabile
Giovanni SERPELLONI
Direzione del Progetto
Giovanni SERPELLONI
Elisabetta SIMEONI
Pietro CANUZZI
Alessandra LIQUORI O’NEIL
Comunicazione Istituzionale
Fiorella CALO’
Coordinatori di Redazione
Eugenio Francesco VALENZI
Roberta TITO
Comitato Scientifico
Giovanni ADDOLORATO
Gian Maria BATTAGLIA
Elisabetta BERTOL
Corrado CELATA
Luigi D’ONOFRIO
Rachele DONINI
Roberta FRIGHETTO
Bruno GENETTI
Teodora MACCHIA
Roberto MOLLICA
Felice NAVA
Daniela ORLANDINI
Fabrizio SCHIFANO
Elisabetta SIMEONI
Lorenzo SOMAINI
Franco TAGLIARO
Giada ZOCCATELLI
Staff di Redazione
Paolo BERRETTA
Luciana CASTELLINI
Arianna CIOFFI
Carlo DE LUCA
Placido M. SIGNORINO
Lorenzo TOMASINI
Luisa VECCHIOCATTIVI
Giulia VINCIGUERRA
Staff OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO
Staff Scientifico di Supporto
Diana CANDIO
Claudia RIMONDO
Catia SERI
Supporto allo Sviluppo Grafico
Riccardo DE CONCILIIS
Sede della Redazione
Dipartimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Via dei Laterani n.34 00184 Roma
telefono +390667796350
email [email protected]
N
asce il Comitato Consultivo Nazionale per il
Gioco d’Azzardo presso il Dipartimento per le
Politiche Antidroga. Per rendere ancora più
efficace e mirata l’azione futura dell’Osservatorio,
istituito nelle settimane scorse presso l’Agenzia
delle Dogane e dei Monopoli in applicazione del
decreto Balduzzi (dl 158/2012 convertito nella legge
189/2012), l’Agenzia e il DPA hanno sottoscritto
un accordo di collaborazione in cui è prevista
l’istituzione di un Comitato consultivo di supporto
all’Osservatorio, con il compito di valutare le misure
più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico e il
fenomeno della dipendenza grave.
In questi giorni sono state inviate lettere di invito, alle più rappresentative
organizzazioni della società civile impegnate nella lotta alla diffusione del
gioco d’azzardo patologico. Il Comitato sarà composto da varie realtà, dalle
rappresentanze nazionali dei consumatori, dai più rappresentativi gruppi
associativi di area specifica, dai rappresentanti delle Regioni e delle Province
Autonome, ma anche dai concessionari di gioco.
Questo organismo avrà l’importante compito di valorizzare e rappresentare
idee e istanze presso l’osservatorio, anche mediante il coinvolgimento attivo,
partecipato e ufficiale della società civile, al fine di definire ed analizzare misure
più idonee per contrastare il gioco patologico in termini di prevenzione, di cura
e di regolamentazioni che si dovrebbero attuare per contenere la diffusione di
questa malattia sociale.
I membri del comitato saranno nominati dal direttore dell’Agenzia delle Dogane
e dei Monopoli, su proposta del DPA e svolgeranno l’attività necessaria a
titolo gratuito. Per una totale trasparenza le associazioni o gli enti partecipanti,
dovranno dichiarare l’eventuale esistenza, presente o passata, di interessi
finanziari derivanti dalle attività correlate al gioco o al suo contrasto. Le
Associazioni, gli Enti o le organizzazioni competenti e interessate a fare parte
del Comitato Consultivo, potranno quindi inviare la propria manifestazione di
interesse a partecipare al suddetto, al Dipartimento Politiche Antidroga.
Il comitato sarà uno strumento propositivo e un luogo dove mettere a confronto
istituzionalmente tutte le varie componenti sociali che hanno interessi, diritti e
responsabilità nell’ambito del gioco d’azzardo. In tale contesto, sono convinto
che l’integrazione e il confronto diretto delle varie compagini, non potrà che
portare contributi positivi ad un problema che necessita di soluzioni immediate,
ma integrate tra i vari settori della società e tra le varie amministrazioni chiamate
in causa. Solo uno sforzo e una azione congiunta, in un clima di trasparenza
totale e volontà reale, potrà farci arrivare a soluzioni bilanciate ed efficaci che
tutelino prima di tutto la salute pubblica e le persone vulnerabili quali i giovani e
gli anziani, nonchè le loro famiglie.
Desidero ricordare che il Dipartimento ha predisposto una seri di attività
di ricerca, formazione ed informazione, tese a supportare ulteriormente gli
interventi di prevenzione, cura e riabilitazione in questo settore.
segue a pag. 2...
Registrazione
al Tribunale Civile di Roma
Sezione per la Stampa e l’Informazione
n. 409/2009 del 01.12.2009
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Aspetti Psico Socio Educativi
www.droganews.it
Comorbilità tra disturbi di personalità e tabagismo: per
alcuni è più difficile smettere di fumare
Pineiro B, Fernandez del Rıo E, Lopez-Duran A et al. The Association Between Probable Personality Disorders and Smoking Cessation
and Maintenance. Addictive Behaviors. doi: 10.1016/j.addbeh.2013.03.017
E
’ nota una certa comorbilità tra dipendenza da nicotina e psicopatologia.
E’ stato infatti dimostrato che le persone con disturbi psicopatologici
presentano maggiori difficoltà nello smettere di fumare.
Alcune recenti ricerche si sono occupate di valutare se i fumatori che falliscono
nel portare a termine un programma di astinenza dalla nicotina, presentino
anche una diagnosi di disturbi di personalità. In particolare uno studio spagnolo
pubblicato sulla rivista Addictive Behavior, ha avuto l’obiettivo principale di
esaminare se la possibile presenza di disturbi di personalità fosse o meno
associata al raggiungimento della completa astinenza dal tabacco. La ricerca ha
previsto il reclutamento di 290 fumatori (41% uomini e 59% donne) iscritti a un programma di trattamento psicologico
per smettere di fumare, sottoposti ad osservazione alla fine del programma di trattamento e seguiti nel mantenimento
dell’astinenza da 6 mesi fino a 1 anno. Il livello di astinenza dalla nicotina è stato testato mediante analisi dell’aria
espirata con un apparecchio in grado di misurare i valori di monossido di carbonio. I risultati della ricerca hanno
evidenziato che i partecipanti con diagnosi di disturbo borderline, disturbo antisociale o evitante di personalità erano
meno propensi a smettere di fumare alla fine del trattamento, mentre i soggetti con disturbo schizoide di personalità
dimostravano una più favorevole disposizione al mantenimento dell’astinenza a 6 e 12 mesi dopo il trattamento.
Questa ricerca rivela relazioni differenti e opposte tra specifici disturbi di personalità e la capacità di smettere di
fumare, evidenziando la necessità di considerare separatamente i disturbi di Asse II (secondo la classificazione DSM)
al fine di predire meglio le prospettive di successo di un trattamento di disintossicazione da nicotina. ■
Videogiochi e giovani adulti: dal gioco alla dipendenza
il passo è breve
Kneer J., Glock S. Escaping in digital games: The relationship between playing motives and addictive tendencies in males. Computers
in Human Behavior, Volume 29, issue 4, 2013
E
’ ormai noto che la dipendenza da videogiochi si associa a specifici tratti di
personalità (ad es. il livello di autostima) e all’inadeguatezza del contesto
sociale d’appartenenza (ad es. relazioni sociali disfunzionali). Un gruppo
di ricercatori delle Università di Lussemburgo e Rotterdam hanno recentemente
istituito una ricerca per meglio comprendere la relazione esistente tra la
motivazione al gioco e le tendenze comportamentali alla dipendenza. Lo studio
ha previsto il reclutamento di 90 ragazzi di età media pari a 22,83 anni e diagnosi
di dipendenza da videogiochi per un totale di 25,32 ora a settimana di gioco e
un’esperienza di gioco pari a 10,71 anni. I ricercatori hanno voluto identificare
le motivazioni implicite al gioco mediante la somministrazione di un compito di decisione lessicale. Le motivazioni
esplicite sono state invece ricavate chiedendo a tutti i partecipanti di giudicare i differenti motivi che portano al gioco
su una scala a 7 punti (scala di Likert). L’analisi dei dati ha permesso di individuare 3 principali motivi che spingono gli
individui al gioco compulsivo: l’interazione sociale, il risultato ottenuto e l’immedesimazione. Tutte e 3 queste variabili
sono risultate fortemente caratterizzanti i giocatori dipendenti. In particolare, l’immedesimazione implicita ed esplicita
assieme alle ore totali di gioco effettuate, sono risultati forti predittori di un comportamento di gioco dipendente. Gli
autori della ricerca ritengono quindi che le motivazioni al gioco, tra queste in particolare l’immedesimazione, siano
da considerare possibili fattori di rischio per la tendenza a sviluppare una dipendenza da videogiochi, specialmente
quando queste motivazioni diventano internalizzate e quindi automaticamente attivate nel momento in cui l’individuo
si espone ad un gioco computerizzato. ■
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MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Aspetti Psico Socio Educativi
Tabagismo: è italiano lo studio che identifica il profilo
del fumatore cronico
Iliceto P. Fino E. Pasquariello S. D’ Angelo M. et al Predictors of success in smoking cessation among Italian adults motivated to quit.
Journal of Substance Abuse Treatment (2013)
L
a ricerca svolta presso l’Università della Sapienza di Roma ha reclutato 1282 adulti italiani fumatori ed esaminato
il ruolo di variabili come il genere sessuale, l’età, lo status lavorativo, l’educazione, il numero di sigarette fumate al
giorno, il punteggio ottenuto al test di Fagerström (FTQ), l’età di inizio d’uso, l’intervento farmacologico effettuato
(bupropione o vareniclina), la partecipazione a 10 sessioni di terapia cognitivo comportamentale di gruppo (GCT)
condotta per oltre sei mesi e il livello di successo ad un programma di counseling per la cessazione della dipendenza
dal fumo, al fine di identificare i predittori più significativi per la cessazione della dipendenza dal fumo. I risultati ottenuti
dalla ricerca, ad una prima fase dell’analisi, indicano che i soggetti che hanno seguito il programma di terapia GCT
rispettivamente per 4 o 6 sessioni e per 1 o 3 sessioni, risultano circa da 3 a 24 volte più probabili fumatori dei soggetti
che hanno partecipato ad almeno 7 o a tutte le 10 sessioni previste per la conclusione del trattamento. La seconda
fase di analisi dei dati ha mostrato che i soggetti con un alto punteggio al test Fagerström sono risultati due volte più
probabili fumatori dei soggetti con un basso/medio punteggio al test. Nella terza fase di analisi i soggetti trattati solo
con terapia GCT erano 2 volte più probabili fumatori dei soggetti trattati mediante terapia farmacologica e terapia
GCT; nella quarta fase di analisi i soggetti con una età di inizio d’uso della sostanza stupefacente pari a 17 anni erano
1,5 volte più probabili fumatori dei soggetti con una età di inizio d’uso maggiore. Nella quinta fase di analisi, le donne
sono risultate 1,5 volte più probabili fumatrici degli uomini. Concludendo, la ricerca ha dimostrato che una continua
assistenza ai soggetti con dipendenza mediante programmi di terapia cognitivo comportamentale, in aggiunta ad
interventi farmacologici e di counseling, aumentano in modo significativo la probabilità di cessazione della dipendenza
dal fumo. Il test di Fagerström si è dimostrato inoltre un valido strumento in grado di fornire misure predittive circa il
possibile successo nella cessazione della dipendenza da nicotina. Dalla ricerca emerge che le donne in particolare
risultano essere più propense alla dipendenza dal fumo così come i soggetti che hanno dichiarato una precoce età di
inizio d’uso della sostanza, attorno ai 17 anni. ■
Sostanze d’abuso e percezione del rischio, uno studio
australiano
Thornton L. K , Baker A. L., Johnson M. P., Lewin T. Perceived risk associated with tobacco, alcohol and cannabis use among
people with and without psychotic disorders Addictive Behaviors 38 (2013) 2246–2251
L
a percezione del rischio associato al consumo di sostanze stupefacenti è stata raramente studiata tra le persone
affette da malattie psichiatriche. In questo studio australiano si è voluto esaminare la relazione tra nocività
percepita e il tipo di sostanze d’abuso assunte, sia in persone con disturbi psichiatrici sia in consumatori senza
diagnosi di psicosi. In queste persone lo studio ha avuto lo scopo di individuare i fattori associati alla percezione del
rischio circa l’assunzione di tabacco, alcol e cannabis. Hanno partecipato alla ricerca 1046 soggetti (53,2% femmine)
con età compresa tra i 18 e gli 86 anni reclutati tra gli iscritti al primo anno di laurea in psicologia, a database di ricerca
o social network. E’ stato loro chiesto di compilare un questionario online o cartaceo specificando il tipo di sostanza
d’abuso utilizzata, se affetti da malattie mentali o in situazioni di stress psicologico, se favorevoli alle campagne di
prevenzione sull’uso di sostanze stupefacenti. Mediante analisi di regressione lineare delle variabili considerate è
emerso che un’alta percezione di rischio per il consumo di sostanze come tabacco e cannabis è maggiormente
associata al fatto di essere di sesso femminile, essere favorevoli alle campagne di prevenzione d’uso di sostanze
stupefacenti ed essere quindi, in generale, meno propensi all’uso delle sostanze. L’età più avanzata e la presenza
di stati psicotici con sintomi negativi sono associate a un’alta percezione del rischio per l’uso di tabacco, mentre
stati psicotici con sintomi positivi sono associati a un’alta percezione del rischio per la cannabis. Solo l’adesione a
campagne di prevenzione dall’alcolismo è un fattore decisivo per la percezione del rischio nocivo dell’alcol. Questo
studio suggerisce che le variabili demografiche, lo stato di salute mentale e le campagne di salute pubblica sono
fattori importanti per il grado di consapevolezza del rischio d’uso di sostanze stupefacenti. In particolare la nocività
del tabacco deve essere maggiormente esplicitata tra le persone con disturbi psichiatrici, sono infatti risultate essere
meno consapevoli del rischio del fumo per la loro salute. ■
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Aspetti Psico Socio Educativi
www.droganews.it
Gap: l’immedesimazione come possibile fattore di
rischio
Kneer, J. Glock, S. Escapingin digital games: The relationship between playing motives and addictivetendencies in males Computers
in Human Behavior volume 29, issue 4 pp 1415-1420
I
l disturbo da gioco d’azzardo patologico in termini di dipendenza è ben conosciuto per essere associato a
specifici tratti di personalità (ad es. una bassa stima di sé) e a inadeguati contesti sociali (ad es. negative relazioni
interpersonali) in cui la persona vive quotidianamente. Quello che ancora rimane da chiarire è l’impatto di variabili
come la motivazione al gioco, sulle tendenze comportamentali a questa forma di dipendenza. Due ricercatori,
rispettivamente della Erasmus University di Rotterdam e della University of Luxembourg, hanno reclutato 90 soggetti
giocatori d’azzardo e valutato le loro motivazioni sia esplicite che implicite al gioco, quest’ultime ricavate da una misura
delle latenze alle risposte, focalizzandosi in particolare su tre aspetti motivazionali: le interazioni sociali, il risultato
ottenuto e l’immedesimazione. I partecipanti dovevano esprimere a parole le emozioni e lo stato mentale provati
durante l’esecuzione di un gioco al computer. Nelle valutazioni dei giocatori affetti da dipendenza dal gioco d’azzardo,
sono risultate altamente presenti tutte e tre le motivazioni implicite. L’immedesimazione, quando esplicitata, è stata
invece giudicata una motivazione meno importante nei giocatori non patologici. Variabili come l’immedesimazione
implicita ed esplicita assieme alle ore di gioco sono inoltre risultate forti predittori di comportamenti problematici al
gioco. Gli autori ritengono di aver individuato in motivazioni come l’immedesimazione al gioco, un possibile fattore di
rischio per lo sviluppo di comportamenti di dipendenza dal gioco d’azzardo,specificatamente quando la motivazione
diventa internalizzata e quindi automaticamente attivata a livello mentale durante l’esecuzione di un gioco. ■
Diagnosi, Clinica e Terapia
Donne e alcol. Le motivazioni che spingono al
trattamento
Grosso G.A., Epstein E., McCrady B.S., et al., Women’s motivators for seeking treatment for alcohol use disorders, Addictive
Behaviors 38 (2013) 2236–2245
I
disturbi causati dal consumo di alcol (AUD) sono un grave problema
invalidante di salute pubblica. Nel decennio precedente il 2001-2002,
l’abuso di alcol negli USA è aumentato in maniera significativa sia per
gli uomini che per le donne anche se la dipendenza da tale sostanza è in
diminuzione negli uomini mentre è rimasta invariata nelle donne.
Questo studio, condotto da un gruppo di ricercatori americano, ha
esaminato le motivazioni che spingono verso la ricerca di un trattamento
efficace e predittivo di successo per le donne con una dipendenza da
abuso di alcol. La ricerca è stata effettuata su un campione di 180 donne
con AUD che hanno preso parte a due differenti test: un test individuale
e uno di coppia. La maggior parte delle donne (97%) ha riportato diverse motivazioni che le avrebbero spinte a
richiedere aiuto, tra cui la preoccupazione per la progressione dei danni causati dal consumo di alcol (61,1%), la
preoccupazione per la salute in generale (43,3%) e per quella mentale (38,9%) e, infine, preoccupazione per le
famiglie (38,3%). Dall’analisi è emerso inoltre che le donne con problemi causati dal consumo di alcol possono avere
motivazioni ben diverse rispetto agli uomini con gli stessi disturbi. I ricercatori hanno infatti osservato che le donne
alle quali vengono chieste le motivazioni che le hanno spinte ad avvicinarsi ad un trattamento specifico, rispondono
avanzando preoccupazioni circa la buona riuscita a livello lavorativo. E’ stato osservato, al contrario, che le motivazioni
interpersonali e la cura della famiglia sono associate a scarsi risultati. I ricercatori hanno concluso che occorre
intervenire su delle motivazioni che siano importanti abbastanza da spingere la donna a richiedere un trattamento
che conduca a risultati duraturi nel tempo. ■
6
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
www.droganews.it
Diagnosi, Clinica e Terapia
USA, in aumento le donne che consumano droga per
perdere peso
Warren C.S., Lindsay A. R., White E.K., et al., Weight-related concerns related to drug use for women in substance abuse treatment:
Prevalence and relationships with eating pathology, Journal of Substance Abuse Treatment, 44 (2013) 494-501
S
econdo diverse pubblicazioni scientifiche emerge che sempre più donne riportano il problema del peso come
una delle motivazioni principali di utilizzo di sostanze stupefacenti. Anche se le ricerche in questo settore sono
limitate, uno studio che analizza l’utilizzo di metamfetamine in 350 adulti, aveva riscontrato che il 36% delle
partecipanti riferiva che le motivazioni iniziali che spingono al consumo di droga sono dettate dal desiderio di perdere
peso.
Questo studio, condotto da un gruppo di ricercatori americano, ha analizzato questo particolare aspetto del consumo
di sostanze stupefacenti legato al desiderio di perdere peso, su un campione di 297 donne in trattamento per abuso di
sostanze stupefacenti. In particolare lo studio si è concentrato su due aspetti principali: il primo riguarda la prevalenza
e la natura delle preoccupazioni legate al peso e il consumo di sostanze e il secondo aspetto riguarda le differenze
tra donne che dichiarano il consumo di droghe per problemi di peso e donne che invece non hanno problemi di
insoddisfazione dal punto di vista estetico o che non soffrono di patologie alimentari.
Dall’analisi è emerso che oltre il 70% delle partecipanti allo studio, in trattamento per l’abuso di sostanze, riferiva
preoccupazione per l’aumento di peso e circa un terzo del campione stesso riportava che la perdita di peso era un
buon motivo per iniziare a consumare droga. Il 43%, invece, manifestava preoccupazione che l’aumento di peso
potesse condurre a ricadute nell’uso di droga e il 37% segnalava che spesso avevano utilizzato droghe per perdere
peso. Tali dati sono coerenti con il crescente numero di ricerche empiriche che indicano quanto siano profonde le
preoccupazioni sul proprio peso corporeo nelle donne in trattamento per l’uso di sostanze stupefacenti, suggerendo,
dunque, ricerche specifiche per questa problematica. ■
Dipendenza, la psico-neuro-immunologia come
nuova forma di trattamento
Loftis J.M., Huckans M., Substance use disorders: Psychoneuroimmunological mechanisms and new targets for therapy, Pharmacology
& Therapeutics, 2013, in press
S
i stima che circa 76,4 milioni di persone in tutto il mondo soffrano di
disturbi causati dal consumo di alcol e 15,3 milioni abbiano problemi
legati al consumo di sostanze stupefacenti. Oltre alla dipendenza
da abuso di sostanze, queste persone soffrono di una serie di disturbi
medici tra cui l’aumento del rischio di contrarre malattie infettive, infezioni
virali, cancro, malattie cardiache, malattie epatiche in parte attribuibili ad
alterazioni delle funzioni immunitarie. Inoltre l’uso di droghe può indurre o
peggiorare disturbi psichiatrici tra cui ansia, depressione, disturbi da stress
post-traumatico, disturbi cognitivi e insonnia.
Un nuovo approccio a tali problematiche ed in rapida espansione è
rappresentato dalla psico-neuro-immunologia, un’area multidisciplinare di ricerca che può essere particolarmente
utile anche per la medicina delle dipendenze, ricerca che si concentra sulle interazioni dinamiche tra il sistema
nervoso centrale, su quello endocrino e su quello immunitario. Questo studio, condotto da un gruppo di ricercatori
americano, ha analizzato la letteratura scientifica sul tema con un duplice obiettivo: da una parte studiare gli effetti
psico-neuro-immunologici dei disordini causati dal consumo di sostanze, suddivisi per tipo di sostanza e consumo.
Dall’altra parte, invece, analizzare le future strategie di trattamento compresi gli ostacoli che possono impedire risultati
di recupero ottimali e soddisfacenti. Dati gli alti tassi di dipendenza e gli elevati costi a livello sanitario, economico e
sociale, è essenziale sviluppare una conoscenza approfondita degli effetti causati dall’uso di sostanze a livello fisico
e mentale e cercare di individuare sempre nuovi approcci terapeutici per combattere tali disturbi. Tra i dati analizzati,
le immunoterapie, secondo gli studiosi, sono risultate essere una promettente via per la ricerca delle cause della
dipendenza da sostanze, per la prevenzione delle ricadute e per facilitare la riparazione neuronale. ■
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Diagnosi, Clinica e Terapia
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Dagli USA un metodo per valutare il grado di
dipendenza da nicotina
Rohsenow D.J., Martin R.A., Tidey J.W., Comparison of the Cigarette Dependence Scale with four othermeasures of nicotine
involvement: Correlations with smoking history and smoking treatment outcome in smokers with substance use disorders, Addictive
Behaviors 38 (2013) 2409–2413
I
l “Fagerström Test for Nicotine Dependence” (FTND)
è una breve autoanalisi ampiamente diffusa per
valutare il proprio grado di dipendenza da nicotina.
La “Cigarette Dependence Scale” (CDS), invece, è una
misura volta a definire tutti gli aspetti diagnostici della
dipendenza da tabacco. Questi due strumenti, utili ad
analizzare la dipendenza da nicotina, sono stati messi
a confronto in questo studio, condotto da un gruppo
di ricercatori americano che ha preso in esame 305
fumatori in trattamento residenziale per uso di sostanze
stupefacenti che avevano consumato 10 o più sigarette
al giorno negli ultimi 6 mesi. Lo studio ha analizzato
proprio la validità della scala CDS, concentrandosi su
due aspetti: da un parte la storia personale da fumatore
di ciascun paziente e dall’altro analizzando un predittore
di astinenza dal fumo a breve termine tra coloro che
soffrono di disturbi da uso di sostanze e che ricevono
un trattamento sostitutivo specifico contro il fumo (cerotti
di nicotina). Le valutazioni sono state condotte prima
dell’inizio del trattamento e dopo 7, 14 e 30 giorni, con
l’astinenza valutata biochimicamente.
Dai risultati è emerso che entrambi i test erano
positivamente correlati con il numero di sigarette
consumate al giorno e negativamente per quanto
riguarda il momento del consumo della prima sigaretta,
la motivazione a smettere di fumare e l’età di inizio del un
consumo giornaliero.
In conclusione, i ricercatori sostengono che i fumatori
moderati/forti in trattamento e con disturbi da uso di
sostanze stupefacenti, reagiscono indistintamente sia
alle misure della scala FTND che a quelle della CDS
per quanto riguarda l’indicazione della dipendenza da
tabacco. La motivazione a smettere di fumare è risultato
inoltre essere il predittore più forte di successo del
trattamento. ■
Epidemiologia
Adolescenti e fumo di sigarette, uno studio iraniano
Nazarzadeh M. , Zeinab B., et al.. Smoking status in Iranian male adolescents: A cross-sectional study and a meta-analysis. Addictive
Behaviors 38 (2013) 2214–2218
U
na ricerca Iraniana ha elaborato uno studio per
individuare la prevalenza di fumatori di sigaretta
tra i giovani e i fattori di rischio. La studio ha preso
in esame la popolazione studentesca (14 - 20 anni)
di un popolosa città dell’Iran del Nord. Attraverso un
campionamento casuale di 61 classi tra le 42 scuole
superiori della città è stato ottenuto un campione
stratificato di circa 1.100 adolescenti maschi pari all’9,1%
della popolazione nazionale nella stessa fascia di età.
Per calcolare la prevalenza dei fumatori e valutare
la correlazione con i fattori di rischio, è stato messo a
punto un questionario a compilazione diretta. Sono stati
considerati fattori di rischio l’assunzione, con prescrizione
medica o meno, di farmaci, l’attitudine al fumo della
cerchia di amici, la considerazione del fumo tra i parenti,
le condizioni socio-economico familiari e l’attitudine
personale al rischio. Tutti i potenziali fattori di rischio
sono stati analizzati con domande ad hoc all’interno del
questionario, mentre per la propensione al rischio è stata
8
utilizzata la scala Rosembreg a 10 domande. Dalla analisi
(tasso di risposta del 94%) è risultato che il 34,4% degli
adolescenti fuma: di essi il 23,4% lo fa saltuariamente,
il 10,8% in modo abituale. Il dato è in crescita rispetto a
studi analoghi e precedenti.
Tutti gli item ipotizzati quali fattori di rischio risultano
correlati positivamente con il fumo. In dettaglio, i
farmaci possono essere considerati un fattore di
rischio perché pare vedano amplificati i propri effetti
dal fumo, il comportamento dei pari (amici fumatori)
e l’accondiscendenza dei parenti (reazione non
negativa) sono un chiaro fattore di rischio e un elemento
sensibilizzante verso il fumo. Lo steso può dirsi della
personale propensione al rischio dell’adolescente. Poiché
è noto che il fumo è alla causa di svariati problemi sanitari
e che la prevenzione nella adolescenza/giovani adulti è
l’arma più importante verso la riduzione dei consumi,
appare quanto mai necessario approfondire tali studi al
fine di proporre politiche di prevenzione più efficaci. ■
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
Epidemiologia
www.droganews.it
Gravidanza: l’uso di alcol
e carenza di vitamine
danneggiano il feto
Adolescenti e internet,
quando l’uso del computer
diventa malattia
Weiss L. A., Chambers C. D. “Associations BetweenMultivitamin
Supplement Use and Alcohol Consumption Before Pregnancy:
Pregnancy Risk AssessmentMonitoring System, 2004 to 2008”,
Alcoholism: Clinical And Experimental Research (2013)
Kuss D.J., van Rooij A., Shorter G., et al.”Internet addiction in
adolescents: Prevalence and risk factors”, Computers in Human
Behavior 29 (2013) 1987–1996
M
olte indagini effettuate negli Stati Uniti mettono in
mostra una elevata la percentuale varia dal 53%
al 70% circa.
Il consumo materno di alcol e soprattutto i casi di “binge
drinking” sono le maggiori cause di disturbi dello spettro
fetale (Fetal Alcohol Spectrum Disorders - FASD).
Una buona nutrizione ricca di vitamine e sali minerali è
molto importante in quanto può ridurre i rischi del feto
come il parto pretermine o l’aborto spontaneo associato
con l’assunzione di alcol durante il periodo di gestazione.
Questo studio si propone di analizzare l’associazione tra
l’uso di alcol nel periodo peri-concezionale e l’assunzione
di integratori multivitaminici in un campione di partecipanti
(n=111.644) preso dal Pregnancy Risk Assessment and
Monitoring System (PRAMS, 2004-2008).
La maggior parte delle donne ha presentato un’età
compresa tra i 20 e i 29 anni; più della metà ha segnalato
di non fare uso di integratori multivitaminici e l’82% circa
ha riferito di consumare alcol.
Dalle analisi è risultato che vi è un’associazione tra l‘uso
di alcol e l’uso di integratori, infatti le donne che hanno
dichiarato di bere alcol hanno presentato, rispetto alle
non bevitrici, una probabilità significativamente minore di
assumere vitamine.
Il consumo di alcolici può portare a carenze nutrizionali
in quanto viene alterato il metabolismo delle nutrienti e
ciò influisce molto con l’apporto nutrizionale della madre
con il feto, viene quindi aumentato il rischio di FADS.
Questi risultati sottolineano l’importanza dell’uso di
integratori multivitaminici nel periodo peri -concezionale,
e soprattutto tra le donne che consumano alcol in età
fertile è necessario rafforzare gli interventi mirati alla
salvaguardia della loro salute. ■
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
G
li adolescenti di oggi hanno a disposizione molti
media rispetto agli adolescenti del passato, proprio
per questo, alcuni studiosi inglesi hanno voluto
focalizzare l’attenzione sulla dipendenza da internet
negli stessi, concentrando l’attenzione su una serie di
attività e tratti di personalità associati con la dipendenza
da Internet.
Questa ricerca è finalizzata a valutare la prevalenza di
una potenziale dipendenza in un campione di adolescenti
e di studiare le interazioni tra i tratti di personalità e
alcune applicazioni di internet come fattori di rischio per
tale dipendenza.
Il campione scelto è stato individuato in 3.105 adolescenti
olandesi con un’età media pari a 14,23 anni; con una
percentuale di femmine più alta (51,7% per le femmine
contro 48,3% per i maschi).
La ricerca mostra che, gli adolescenti che sono affetti da
dipendenza di internet, rispetto a quei adolescenti che
non hanno nessuna dipendenza da internet, navigano
per molti più giorni a settimana (M=6,67, DS=0,74 vs
M=5,83, DS= 1,55, p <.01); e molte più ore al giorno
(M=4,33; DS=1,34 vs M=2,96, DS=1,38; p <0,01); lo
utilizzano tramite WiFi (65,5% vs 53,6%) e mediante
cellulari che hanno accesso ad internet. Inoltre gli
adolescenti con dipendenza da Internet hanno un
carattere più chiuso rispetto ai ragazzi che non soffrono
di questa patologia ed hanno una minore stabilità emotiva
(M=24,48, DS=7,23) rispetto agli adolescenti non
tossicodipendenti (M = 29,49, DS = 6,58, t (2876) = 7,6,
p <0,001). I ricercatori concludono che la dipendenza da
internet negli adolescenti può portare ad una patologia
mentale grave e che quindi deve essere individuata il
più precocemente possibile. ■
9
Epidemiologia
www.droganews.it
Studio danese sulla mortalità da cannabis
M.Arendt,P.Munk-Jorgensen,L.Sher,S.O.Wallenstein Jensen “Mortality following treatment for cannabis use disorders: predictors and
causes” in Journal of Substance Abuse Treatment 44 (2013) 400-406
U
no studio danese condotto su 6.445 soggetti
in trattamento in strutture pubbliche per uso di
cannabis come sostanza primaria tra il 1996 ed il
2006 ha evidenziato alcune correlazioni significative tra
mortalità ed uso della sostanza. Un’ampia letteratura
preliminare cita, tra le altre cose, che il 9% degli assuntori
di cannabis diventa dipendente, che è la sostanza
illecita più consumata nel mondo, che in Europa il 23%
dei soggetti in trattamento ha come sostanza primaria
la cannabis nonché i numerosi studi che dimostrano
l’incremento di rischio di incidentalità stradale nei
soggetti consumatori sono le premesse di questo studio.
Il soggetto medio dell’indagine è maschio, ventiseienne,
danese, con un basso livello di istruzione, senza figli e che
vive da solo; per un periodo di quattro anni i soggetti sono
stati monitorati per un totale di più di 26.584 osservazioni
che hanno registrato 142 decessi nel campione in esame.
L’analisi multivariata con tassi di mortalità standardizzata
ha mostrato che, in relazione alla sostanze usate (oltre
la cannabis) ed al tempo del trattamento l’associazione
con oppiacei ha un tasso quasi triplo di mortalità e che
in relazione alla caratteristiche socio-demografiche non
si hanno differenze significative in alcuna delle variabili.
In relazione alle cause di decesso la causa più comune
è legata ad incidenti che ha un tasso standardizzato più
che quintuplo rispetto alla popolazione generale, anche
il suicidio ha un tasso prossimo al quintuplo mentre le
cause naturali triplo. I ricercatori concludono che per
una maggiore comprensione del fenomeno è necessario
segnalare l’eventuale presenza di problemi clinici e la
mancanza di alcune informazioni nel registro clinico che
funge da database quali ad esempio il tipo di trattamento
effettuato. ■
Farmacologia e Tossicologia
Cocaina: dalla Spagna un nuovo trattamento che
agisce sulla captazione della dopamina
Velázquez-Sánchez C., Ferragud A., Ramos-Miguel A., García-Sevilla J.A., Canales J.J., Substituting a long-acting dopamine uptake
inhibitor for cocaine prevents relapse to cocaine seeking, Addiction Biology, 2012, Early View (Online Version of Record published before
inclusion in an issue)
I
l trattamento della dipendenza da cocaina continua a costituire
una sfida terapeutica, affrontata ancora con la sostituzione della
dopamina che implica l’uso di un agonista dopaminergico che
sopprima l’astinenza e il desiderio. Sebbene sia stato a lungo sostenuto
che questo sia un approccio terapeuticamente efficace, esistono poche
evidenze cliniche e pre-cliniche che dimostrino l’efficacia di questo
trattamento nel prevenire le ricadute nella dipendenza.
Un team di ricerca spagnolo ha condotto uno studio su un campione di
ratti, utilizzando una procedura con la quale ha sostituito la cocaina con l’inibitore della captazione della dopamina,
la molecola AHN-1055. I ratti sono stati resi dipendenti da cocaina attraverso l’auto-somministrazione della sostanza.
Dopo aver estinto la dipendenza, la reintegrazione del comportamento di ricerca della cocaina è stata indotta
attraverso una nuova esposizione alla droga. Dai risultati della sperimentazione, è emerso che la somministrazione
dell’inibitore della ricaptazione della dopamina nei ratti non solo ha portato all’estinzione del comportamento di autosomministrazione ma ha anche prevenuto la ricaduta nella ricerca della cocaina indotta da una nuova esposizione
alla sostanza.Dunque, concludono gli autori, pur necessitando di ulteriori studi, i risultati indicano che una terapia con
inibitori della ricaptazione della dopamina, utilizzando farmaci con un basso potenziale di abuso, potrebbe costituire
un nuovo potenziale efficace trattamento terapeutico per la dipendenza da droghe stimolanti. ■
10
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Farmacologia e Tossicologia
“Binge eating”: sotto esame il sistema che causa i
disturbi dell’alimentazione
Chamberlain S.R., Mogg K., Bradley B.P., Effects of mu opioid receptor antagonism on cognition in obese binge-eating individuals,
Psychopharmacology, article published online on 2th July 2012
L
a ricerca translazionale prende in considerazione, nell’analisi del processo
edonistico, anche il sistema mu oppioide neurochimico il cui ruolo nelle
funzioni cognitive, tuttavia, non è stato ancora compreso a fondo. Il
consumo compulsivo di cibo, anche definito “binge-eating”, rappresenta dunque
un utile modello di “comportamento addittivo” per approfondire questo aspetto.
Il sistema oppioide, infatti, comprende diversi recettori che hanno un particolare
coinvolgimento nel controllo dell’appetito e nel processo edonistico correlato con
gli stimoli alimentari.
L’obiettivo di questo studio, condotto in Gran Bretagna, è stato dunque quello di
stabilire gli effetti cognitivi di una molecola ad azione antagonista del recettore mu
oppioide (GSK1521498) negli individui obesi con sintomi di assunzione compulsiva
di cibo. Per i test sono stati selezionati 63 adulti, tra i 18 e i 60 anni, con problemi
moderati o gravi di assunzione compulsiva di cibo, sottoposti a un trattamento della durata di quattro settimane nel
corso del quale sono stati somministrati 2 o 5 grammi dell’antagonista del recettore mu oppioide (GSK1521498) o dosi
di placebo. La valutazione neuropsicologica è stata effettuata all’inizio e alla fine del trattamento per quantificare le
preferenze rispetto agli stimoli alimentari proposti (immagini di cibo) e altre funzioni cognitive come la memoria, i livelli
di attenzione e la capacità di mantenere l’attenzione durante alcuni compiti assegnati. Dall’analisi dei dati è emerso
che la dose da 5 mg al giorno dell’antagonista ha ridotto in modo significativo, rispetto al placebo, le preferenze legate
agli stimoli alimentari nei test visuali senza aver però provocato effetti rilevanti su altre funzioni cognitive, fondamentali
per la vita quotidiana. Questi risultati danno sostegno all’ipotesi di un ruolo centrale dei recettori mu oppioidi negli
aspetti di elaborazione degli stimoli correlati al cibo, aprendo dunque la strada a nuovi percorsi terapeutici. ■
MDPV: una droga stimolante con elevato potenziale
d’abuso
Watterson L.R., Kufahl P.R., Nemirovsky N.E., Potent rewarding and reinforcing effects of the synthetic cathinone
3,4-methylenedioxypyrovalerone (MDPV), Addiction Biology, Article first published online: 11 JUL 2012
L
’MDPV (3,4-metilenediossipirovalerone) è un
catinone sintetico ad effetto stimolante, molto
diffuso. I catinoni sintetici sono un gruppo di
molecole strutturalmente analoghe alle amfetamine
comparse negli ultimi anni negli ambienti del consumo
di droghe stimolanti. Tra i catinoni, l’MDPV risulta essere
uno dei più noti e la sua diffusione pone problemi di salute
pubblica dovuti tanto alla sua tossicità quanto al suo
potenziale sviluppo di dipendenza.
Una ricerca su modello animale, realizzata negli Stati
Uniti, ha voluto approfondire il potenziale di abuso, gli
effetti di ricompensa e di rinforzo di questa sostanza. Nel
primo esperimento, i ratti sono stati addestrati per l’autosomministrazione intravenosa dell’MDPV in sessioni
quotidiane da due ore, per un totale di dieci giorni, con
dosi da 0,05, 0,1 o 0,2 mg/kg. Nel secondo esperimento,
gli animali sono stati sottoposti a una seconda sessione
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
da dieci giorni con accesso breve, ogni due ore, o lungo,
ogni sei ore, alla sostanza per stabilire l’escalation
dell’assunzione. L’MDPV ha mantenuto stabili i livelli di
auto-somministrazione rispetto a tutte le dosi testate. Le
condizioni di accesso prolungato alla sostanza, inoltre,
hanno condotto all’escalation dell’assunzione dell’MDPV,
indicando un uso compulsivo.
Dai risultati, confrontati con un’analoga procedura
condotta con metamfetamina al posto dell’MDPV, è
emerso che questa sostanza attiva i circuiti cerebrali
della ricompensa esercitando proprietà di rinforzo in
modo analogo a quanto osservato per la metamfetamina.
In conclusione, questo studio dimostra che l’MDPV
possiede potenti proprietà di rinforzo e un elevato tasso
di potenziale d’abuso. Risultati che hanno importanti
implicazioni per la futura ricerca sulla dipendenza da
catinoni sintetici. ■
11
Farmacologia e Tossicologia
www.droganews.it
L’alcolismo altera la pressione dell’esofago e causa
reflusso grastroesofageo
Yazir Y., Tugay M., Utkan Z., Utkan T., Effects of chronic ethanol consumption on rat upper gastrointestinal system: Functional and
histologic findings, Alcohol, 2012, article in press
L
’alcol danneggia l’attività motoria dell’esofago, dello sfintere esofageo (di cui modifica la pressione), dello stomaco
e ha effetti diretti sul tratto alto della mucosa esofagea. In generale, è stato inoltre dimostrato che l’assunzione
acuta di alcol inibisce la funzione dei tessuti eccitabili, inclusi i nervi e i muscoli.
Uno studio realizzato in Turchia ha avuto come obiettivo quello di determinare l’effetto del consumo cronico di alcol
sulla reattività della mucosa dell’esofago e sul muscolo liscio dello sfintere esofageo. Per i test sono stati analizzati sei
ratti maschi inseriti in un gruppo al quale è stato somministrato etanolo per quattro settimane. Altri sei ratti sono stati
inseriti in un gruppo alimentato con una dieta liquida (saccarosio). Sono stati inoltre utilizzati due gruppi di controllo.
In ciascun gruppo sono state valutate la reattività della mucosa dell’esofago e strisce del muscolo liscio dello sfintere
esofageo; sono stati effettuati anche esami istologici per mostrare gli effetti del consumo cronico di alcol. Le risposte in
termini di contrazione muscolare massima della mucosa dell’esofago dopo stimolazione, sono risultate diminuite nel
gruppo trattato con etanolo rispetto ai gruppi di controllo, come anche le risposte di rilassamento alla serotonina.
Anche se è ben noto che i tessuti esofagei dei ratti sono istologicamente diversi da quelli dell’uomo, esistono comunque
alcune similitudini in termini di rilassamento dei tessuti mediati da sostanze quali il monossido di azoto (NO) o altri
neurotrasmettitori. Pertanto, concludono i ricercatori, questi risultati suggeriscono che il consumo cronico di alcol
altera le risposte di rilassamento e di contrazione sia nella mucosa esofagea che nella muscolatura liscia dello sfintere
esofageo e potrebbe contribuire al reflusso gastroesofageo, spesso riscontrato dopo le ubriacature. ■
Neuroscienze
Poliabuso e adolescenti, effetti neurotossici sul
metabolismo cerebrale
Sung Y-H. Carey P.D. Stein DJ. et al, Decreased frontal N-acetylaspartate level in adolescents concurrently using both methamphetamine
and marijuana. Behavioural Brain Research, (2013)
N
egli adolescenti l’uso concomitante di metamfetamine e marijuana può provocare neurotossicità. In questa
ricerca americana è stata utilizzata la tecnica di Spettroscopia con Risonanza Magnetica (MRS) per misurare,
in vivo, i livelli cerebrali di metaboliti come l’N-acetil-aspartato e l’N-acetil-aspartil glutammico (tNAA), indicatori
biochimici di integrita’ neuronale. Sono stati selezionati e reclutati 3 gruppi di adolescenti. Tutti hanno eseguito una
scansione di MRS ed effettuato misure cliniche riguardanti anche la storia di uso di sostanze stupefacenti. Il gruppo
e’ stato cosi’ suddiviso: 9 consumatori di metamfetamine (eta’ media=16.8 1.37), 8 consumatori di metamfetamine +
marijuana (eta’ media=16.2 1.16) e 10 soggetti sani di controllo (eta’ media=16.8 0.62).I ricercatori hanno utilizzato
sequenze MRS PRESS (point-resolved spectroscopy sequence) a singolo voxel per campionare le aree corticali
mediofrontali. L’analisi dei dati ha previsto una fase di post elaborazione mediante l’uso di un software di quantificazione
automatica dei metaboliti con calcolo del loro rapporto di concentrazione rispetto al valore di creatina efosfocreatina
(PCr+Cr).E’ stata trovata una significativa riduzione (pari al 7.2%, p=0.01) del rapporto tra tNAA/PCr+Cr nel gruppo
di soggetti consumatori di MA+MJ rispetto al gruppo di controllo nella corteccia frontale e nel gruppo di consumatori
di sola MA (riduzione pari al 6.9%, con p=0.04). Sono state inoltre trovate significative correlazioni tra la riduzione del
rapporto tNAA/PCr+Cr e la storia personale di uso di metamfetamine o marijuana (per variabili come la quantita’ totale
e comulativa di droga assunta, l’eta’ d’inizio dell’assunzione, la durata dell’esposizione alle sostanze) nel gruppo di
soggetti. I risultati ottenuti da questo studio suggeriscono che negli adolescenti il concomitante e pesante uso di tutte
e due le sostanze può contribuire ad alterare il metabolismo cerebrale nella sostanza grigia delle regioni cerebrali
frontali.Le significative associazioni tra l’anomala concentrazione metabolica del rapporto tra tNAA/PCr+Cr e la storia
d’uso delle sostanze dimostra inoltre che, negli adolescenti, l’uso concomitante di metamfetamine e marijuana può
provocare neurotossicità. ■
12
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Neuroscienze
Adolescenti a rischio: chi fuma marijuana provoca una
riduzione dei neurotrasmettitori
Prescot AP, Renshaw Pf, Yurgelun - Todd Da γ-Amino butyric acid and glutamate abnormalities in adolescent chronic marijuana
smokers , Drug Alcohol Depend.2013 May
U
n sempre più cospicuo numero di ricerche
neuropsicologiche e di neuroimmagine dimostrano
che l’esposizione alla marijuana in adolescenza
distrugge i processi di maturazione corticale che
avvengono durante questa importante fase dello sviluppo
del sistema nervoso centrale. Alcuni studi farmacologici
in soggetti adulti consumatori abituali di cannabis hanno
recentemente dimostrato che i trattamenti in grado
di aumentare la concentrazione cerebrale dell’acido
gamma aminobutirrico (GABA) possono ridurre i sintomi
dell’astinenza aumentando contemporaneamente le
abilità esecutive dei soggetti. Obiettivo principale di un
recente studio americano e’ stato quello di investigare
se bassi livelli di glutammato nella corteccia cingolata
anteriore (ACC), riscontrati in soggetti adolescenti
consumatori cronici di marijuana siano associati a bassi
livelli di GABA. E’ stata utilizzata la Spettroscopia con
Risonanza Magnetica (MRS) ad alto campo (3.0T) in un
campione di 13 adolescenti (MU) che fumano abitualmente
marijuana (almeno 100 volte in un anno) per confrontare
il loro pattern metabolico cerebrale rispetto ad un gruppo
di 16 soggetti di controllo non consumatori (CO).Il gruppo
MU ha dimostrato una riduzione significativa pari al 22%
del livello di GABA e una contemporanea riduzione
pari al 14% di glutammato nella ACC rispetto al gruppo
di controllo. Tale riduzione rimane significativa tra i 2
gruppi anche dopo il confronto di variabili come l’età e il
sesso. La tecnica MRS offre quindi una conferma circa
la presenza di disfunzioni metabolico-funzionali a livello
della ACC negli adolescenti che fumano abitualmente
cannabis. Nasce quindi la necessità di testare nuovi
trattamenti farmacologici mediante tecniche avanzate
di imaging come la MRS, una metodica non invasiva e
sicura, in grado di fornire importanti informazioni circa
l’integrità metabolico-funzionale del cervello nell’ambito
delle dipendenze in età evolutiva. ■
Cannabis, nuovi approcci di trattamento per la
dipendenza
Panlilio LV, Justinova Z, Goldberg SR. Inhibition of FAAH and activation of PPAR: new approaches to the treatment of cognitive
dysfunction and drug addiction. Pharmacol Ther. 2013
R
icercatori americani hanno valutato gli effetti del rilascio endogeno di ligandi endocannabinoidi nel cervello
quale potenziale terapeutico nella dipendenza da sostanze psicotrope. Gli endocannabinoidi vengono prodotti
localmente e funzionano come “mediatori a corto raggio”. Localmente vengono anche idrolizzati, e nelle aree
a maggior densità recettoriale è stata infatti riscontrata la presenza di un enzima (acido grasso amide idrolasi o
FAAH), che inattiva gli endocannabinoidi e quindi ne controlla l’azione. Anche un altro recettore (recettore attivato
dai proliferatori dei perossisomi o PPAR), svolge un ruolo importante nella regolazione del metabolismo lipidico e
dei carboidrati, la cui attivazione ha invece l’effetto di prolungare ed aumentare l’azione di questi ligandi quando
rilasciati naturalmente. In questa ricerca è stata fatta una revisione della letteratura di studi sull’inattivazione di
FAAH e l’attivazione di PPAR, in modelli animali, nell’ambito della dipendenza e delle capacità cognitive (abilità
mnestica e d’apprendimento). I diversi studi dimostrano che l’inattivazione di FAAH ha effetti terapeutici, sia per
un’azione sui recettori che per effetto dei PPAR. È stato infatti riscontrato un aumento della capacità di apprendimento,
l’abbassamento della gratificazione data dal consumo di tabacco e alcol, una migliore gestione dell’astinenza verso
cannabis ed altre droghe e un aumento della capacità di resistere al rischio di nuove ricadute nell’assunzione di
sostanze. Tuttavia l’inibizione di FAAH può produrre effetti avversi simili a quelli indotti dalla cannabis, ossia creare
dipendenza. Dalla ricerca è stato comunque individuato almeno un inibitore selettivo del FAAH, noto con la sigla
URB597, in grado di avere effetti terapeutici ma privo di potenziale di sviluppare dipendenza Questi dati, sebbene
preliminari, indicano la possibilità di sviluppo di nuovi interventi terapeutici e una migliore conoscenza dei meccanismi
cerebrali coinvolti nella dipendenza da sostanze e dei circuiti della memoria. ■
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Neuroscienze
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Giovani e alcol, con la tecnica DTI i danni si vedono in 3D
Elofson J, Gongvatana W, Carey KB. Alcohol use and cerebral white matter compromise in adolescence. Addict Behav. 2013
Jul;38(7):2295-305. doi: 10.1016/j.addbeh.2013.03.001. Epub 2013 Mar 15
S
empre più frequentemente il consumo di alcol inizia durante l’adolescenza, un periodo critico per lo sviluppo del
sistema nervoso. Tra le strutture dell’organismo in via di crescita, in particolare il cervello è molto vulnerabile agli
effetti nocivi dell’alcol. Sono, infatti, ben noti i deficit cognitivi associati al consumo di alcol nei giovani ragazzi,
nonostante non siano ancora del tutto chiari i substrati neurali principalmente danneggiati dagli effetti neurotossici
della bevanda. Recenti scoperte scientifiche ipotizzano che gli effetti dannosi siano ben documentabili mediante
l’applicazione di tecniche di neuroimmagine, tra queste il Tensore di Diffusione (DTI), in grado di rilevare precocemente
le alterazioni microstrutturali anche quando il cervello non sembra evidenziare anomalie strutturali macroscopiche. La
sostanza bianca cerebrale sembra essere tra le strutture del cervello, quella primariamente colpita dagli effetti nocivi
dell’alcol e la tecnica DTI è in grado di quantificare l’entità dei danni attraverso uno studio dell’integrità dei fasci di fibra.
Sulla rivista Addicitive Behaviors alcuni ricercatori americani hanno pubblicato uno studio di revisione della letteratura,
che elenca i risultati di ricerche longitudinali e cross-sezionali con DTI circa il consumo di alcol in adolescenza e
gli effetti di tale sostanza sui principali fasci di fibra. Le fibre di sostanza bianca coinvolte nel funzionamento delle
abilità esecutive si sviluppano dall’adolescenza fino all’età adulta. Numerosi studi con DTI mostrano una forte
correlazione tra anomalie della sostanza bianca e scarse abilità cognitive in soggetti adulti abituali consumatori di
alcol. Negli adolescenti i risultati ottenuti da diverse ricerche dimostrano che l’alcol provoca una riduzione dell’integrità
microstrutturale cerebrale, in particolare del fascicolo longitudinale superiore (SLF), con differenze tra i sessi. Esiste un
diverso effetto dell’alcol sullo spessore corticale di maschi e femmine dei soggetti, resta da confermare tale specificità
nella tossicità della sostanza anche per la sostanza bianca cerebrale. La ricerca deve quindi continuare in questo
senso, per meglio comprendere il reale meccanismo neurotossico dell’alcol nell’adolescenza. ■
Nella neurogenesi della dipendenza entra in gioco
l’ippocampo
Chambers A.R. Adult hippocampal neurogenesis in the pathogenesis of addiction and dual diagnosis disorders. Drug Alcohol
Dependence, 2013
D
alla scoperta del fenomeno della neurogenesi nell’encefalo dei vertebrati adulti è diventato sempre più
importante l’accertamento del ruolo biologico e fisiologico della produzione, differenziazione e attivazione
di nuovi neuroni nel sistema nervoso centrale. Un ricercatore della Indiana University School of Medicine
(USA) ha da poco indagato il significato funzionale della neurogenesi dell’ippocampo, una struttura del cervello
dotata di una speciale forma di neuroplasticità che può essere danneggiata nelle persone affette da una
sindrome psichiatrica, con l’obiettivo di descrivere le basi neurogenetiche della dipendenza e la vulnerabilità
al comportamento assuntivo nella malattia mentale. Lo studioso ha così selezionato le ricerche condotte
nell’ultimo decennio, in cui sono stati esaminati gli effetti delle droghe sul cervello al fine di tracciare i confini
della patofisiologia della tossicodipendenza, per meglio comprendere i processi neuroadattativi dei circuiti
motivazioni fronto-cortico-striatali che comunicano tra loro attraverso proiezioni dirette con l’ippocampo. Nello
specifico, sembra che uno stato di soppressione funzionale della neurogenesi ippocampale sia alla base dello
sviluppo di sintomi psichiatrici e cognitivi oltre che un evidente segno di disfunzione dell’ippocampo. Proprio
questa disfunzionalità ippocampale potrebbe rappresentare una forma di vulnerabilità neurogenetica per lo
sviluppo di una tossicodipendenza, specificatamente nelle persone affette da malattia mentale e porre le basi
per un disturbo con doppia diagnosi. Da questi importanti risultati emerge la necessità di investimenti per nuove
ricerche che indagano sulle strategie farmacologiche, comportamentali ed esperienziali in grado di aumentare
la possibilità di regolazione adattiva della neurogenesi ippocampale. Nel campo delle dipendenze, si avrebbero
potenziali vantaggi per lo sviluppo di strategie di prevenzione e di trattamento integrative ai protocolli attuali,
specialmente in caso di persone con doppia diagnosi di dipendenza e malattia psichiatrica. ■
14
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
www.droganews.it
Prevenzione
Legge antifumo: meno ricoveri per asma tra i bambini
inglesi
Millett C., Lee J.T., Laverty A., Glantz S.A., Majeed A., Hospital Admissions for Childhood Asthma After Smoke-Free Legislation in
England, Pediatrics, Volume 131, Number 2, February 2013, pp. 495-502
L
a legislazione britannica che ha introdotto il divieto di fumo nei locali pubblici risale al 2002 ed è stata implementata
nel 2007. Le ulteriori restrizioni introdotte hanno fatto registrare un sostanziale miglioramento nella salute
della popolazione, con una consistente riduzione dell’esposizione al fumo passivo nei luoghi di lavoro, tassi di
abbandono del fumo in aumento e diminuzione delle ammissioni ospedaliere per infarto del miocardio tra gli adulti e
per asma tra i bambini. Sono tuttavia ancora pochi gli studi che hanno individuato una relazione tra l’implementazione
del divieto e la riduzione di ammissioni, in ospedale e nei pronto soccorso, di bambini con problemi di asma. Un
team internazionale di ricerca ha voluto quindi stabilire in che misura l’implementazione della legislazione abbia
influito sulla riduzione delle ammissioni ospedaliere e nei pronto soccorso di bambini affetti da asma. Per la ricerca
sono stati utilizzati dati ospedalieri raccolti tra l’aprile 2002 e il novembre 2010. Il campione preso in considerazione
era composto da bambini, di 14 anni o meno, ammessi in ospedale con una diagnosi principale di asma. Prima
dell’implementazione della legislazione, il tasso di ammissioni di bambini affetti da asma era in aumento del 2,2%
all’anno. In seguito all’implementazione, si è registrato un immediato cambiamento nel tasso di ammissioni, -8,9% e
una diminuzione nel trend annuo del 3,4%. Riduzioni che si sono tradotte in oltre 6000 ammissioni in meno in tre anni.
Risultati che sono stati registrati tra bambini differenti per età, sesso e ceto sociale, sia in zone urbane che rurali. I
risultati dello studio confermano quanto già evidenziato dai pochi studi esistenti, cioè che i benefici per la società di un
ampliamento del divieto di fumo si estendono fino a produrre una riduzione delle ammissioni ospedaliere di bambini
con problemi di asma. ■
Scuole con regole più rigide sottraggono i ragazzi al
vizio del fumo
Pabayo R., O’Loughlin J., Barnett T.A., Cohen J.E., Gauvin L., Does Intolerance of Smoking at School, or in Restaurants or Corner Stores Decrease
Cigarette Use Initiation in Adolescents?, Nicotine and Tobacco Research, vol 14 – issue 10, pp.1154-1160
L
’avvicinamento e l’iniziazione al fumo di sigarette da parte
degli adolescenti possono essere influenzati non solo dalle
caratteristiche individuali, ma anche dalle condizioni ambientali
e sociali.
Uno studio, effettuato in Canada, ha voluto descrivere l’associazione
tra la bassa tolleranza nei confronti del fumo nelle scuole, nei ristoranti
e negli spacci vicini agli istituti e l’avvicinamento alle sigarette da parte
degli studenti. Tra il 1999 e il 2005 sono stati sottoposti, a intervalli
di tre mesi, dei questionari a un campione di 1293 studenti di scuole
secondarie di Montreal. Inoltre, questionari relativi alle politiche
di controllo della diffusione del fumo e alle attività di prevenzione sono stati somministrati ai presidi mentre i dati
riguardanti l’accesso ai prodotti a base di tabacco, alle restrizioni per il fumo nei ristoranti e negli spacci vicini alle
scuole sono stati raccolti attraverso l’osservazione diretta.
E’ emerso che gli studenti che frequentano scuole poco o affatto tolleranti rispetto al fumo hanno meno probabilità di
iniziare a fumare rispetto ai ragazzi di istituti tolleranti. Allo stesso modo, i ragazzi che frequentano negozi e ristoranti
poco intolleranti rispetto al fumo, hanno meno probabilità di avvicinarsi al tabacco. La bassa tolleranza rispetto al
fumo nelle scuole e nei ristoranti può dunque costituire un fattore di protezione contro l’avvicinamento e l’iniziazione
al fumo di sigarette, osservano gli autori della ricerca, e questi luoghi potrebbero rappresentare degli obiettivi utili sui
quali concentrare maggiori sforzi di controllo della diffusione del tabacco. Le scuole possono infatti fare molto per
ridurre l’accettabilità sociale del fumo, incluso rafforzare i divieti di fumo già esistenti e offrire attività di controllo ai
propri studenti. ■
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Prevenzione
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Il dibattito statunitense sui test antidroga nelle scuole:
tra efficacia e diritti
Sznitman S.R., Exploring the promise of mandatory random student drug testing by comparing it to other school drug prevention strategies,
Addiction, Vol.108, Issue 5, May 2013, pp. 848–850
I
l test antidroga obbligatorio effettuato con metodo casuale (MRSDT) è un controverso intervento di prevenzione
che si sta ampiamente diffondendo negli Stati Uniti, sebbene venga considerato invasivo dei diritti dei ragazzi. Gli
obiettivi dell’MRSDT sono fondamentalmente due: fungere da deterrente all’uso di sostanze da parte degli studenti,
fornendo loro una ragione per rifiutare l’offerta di droghe da parte dei loro coetanei, e individuare i singoli studenti
con problemi di uso di sostanze per indirizzarli ai servizi di counselling e trattamento più adatti alle loro esigenze.
Mentre il primo obiettivo può essere inserito nell’approccio di prevenzione universale perché rivolto alla popolazione
studentesca in generale, il secondo rientra invece nella categoria della prevenzione selettiva che ha come target
singoli studenti con un aumentato rischio di problemi di uso di droghe.
Come approccio di prevenzione universale, l’MRSDT condivide le basi delle tradizionali strategie di prevenzione
realizzate nelle scuole, che hanno l’obiettivo di invogliare i ragazzi a dire no alle droghe e che sottolineano come l’uso
di droghe sia dimostrazione di vulnerabilità alla pressione dei coetanei. Sfortunatamente, questo tipo di approccio
preventivo ha dato pochi e inconsistenti risultati. Quanto all’aspetto di prevenzione selettiva, l’MRSDT ha l’obiettivo
di identificare gli adolescenti esposti ad elevato rischio e indirizzarli verso programmi d’intervento mirati. Da questo
punto di vista, dunque, l’MRSDT viene considerato un intervento non punitivo che, in combinazione con i colloqui
motivazionali e altri interventi basati sulle evidenze, può essere un valido sostengo alla prevenzione selettiva.
Nonostante la necessità di interventi più efficaci nelle scuole, constatano gli autori dello studio, l’MRSDT deve essere
preso in considerazione con cautela e paragonato con altri programmi altrettanto efficaci. ■
DPA: online i materiali di prevenzione per scuole e
famiglie
Dipartimento Politiche Antidroga - www.drogaprevenzione.it
S
iti web, campagne di comunicazione, spot video, slide show didattici e gadget. E’ la parte più consistente
della vasta produzione di materiali informativi realizzati, in questi anni, dal Dipartimento Politiche Antidroga, ora
raccolti in una pubblicazione e disponibili all’indirizzo web www.drogaprevenzione.it. La raccolta, scaricabile
dal web, è stata creata per fornire materiali e idee a tutti gli operatori che lavorano nel campo della prevenzione e
della comunicazione anti-droga, oltre che alle famiglie e agli insegnanti, dando loro la possibilità di personalizzare
i materiali, anche inserendo i loghi delle strutture di appartenenza. A loro volta, i materiali personalizzati potranno
essere inviati al DPA che, dopo una valutazione, potrà pubblicarli nell’apposita area creata sui portali istituzionali,
www.politicheantidroga.it, www.dronet.org, www.droganews.it. Un’iniziativa nata dalla convinzione che la prevenzione
dell’uso di sostanze stupefacenti necessita di una serie di strategie ed azioni, alcune delle quali dirette all’ambiente
e alla popolazione generale, altre più specifiche dirette ai gruppi particolarmente vulnerabili. In questo ambito, le
campagne di comunicazione hanno un’importanza strategica, purché siano corredate di materiali informativi e precisi
piani di distribuzione che consentano una diffusione capillare ed efficace dei messaggi antidroga contenuti. Obiettivi
strategici di questa diffusione dovrebbero essere gli ambienti frequentati soprattutto dai giovani: scuole, ambienti
sportivi,del divertimento, ritrovi sociali e, naturalmente, il luogo virtuale per eccellenza, il web. ■
16
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Prevenzione
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Consorzio Etico: Anci e Dpa pensano alla prevenzione
Dipartimento Politiche Antidroga - www.consorzioeticodroga.it
C
reare una rete nazionale,
attraverso i Comuni, che
operi nel campo della
prevenzione dell’uso di droghe e
dell’abuso alcolico, in particolare
rivolta ai giovani. E’ questo l’intento
principale con cui è nato, nei mesi
scorsi, il Consorzio Etico, frutto
di un accordo tra il Dipartimento
Politiche Antidroga e l’Associazione
Nazionale dei Comuni Italiani. Dopo
la firma dell’accordo e l’adesione
di diversi Comuni, il DPA ha
rinnovato l’invito alla sottoscrizione
dell’accordo non solo per ampliare
il panorama delle città, grandi e
piccole, con cui condividere i propri
principi di prevenzione ma anche per
sollecitare l’ingresso nel Consorzio di
opinion leader sul territorio e persone
di chiara fama che intendono
testimoniare il valore positivo di stili
di vita sani e gratificanti, senza dover
ricorrere all’uso di sostanze e l’abuso
di alcol e che vogliono, attraverso la
propria attività quotidiana e il ruolo
che ricoprono all’interno della società,
contribuire a creare un ambiente in
cui i cittadini e soprattutto i giovani
possano vivere bene e conservare
la propria salute fisica, mentale e
sociale.
L’intento è quello di creare una
vera e propria “community contro le
droghe” che testimoni, attraverso la
condivisione di intenti e principi, il
valore di stili di vita sani e gratificanti,
lontano da l’uso di tutte droghe e
dall’abuso di alcol.
La sottoscrizione dei principi e
l’adesione al Consorzio saranno
prima di tutto un impegno etico
per la promozione e la tutela della
salute fisica, mentale e sociale di
tutti i cittadini, primi fra tutti i giovani.
Uno sforzo coordinato, di persone,
istituzioni nazionali e locali affinché
si costruisca una società più giusta
e sana, nel rispetto della giustizia e
lontana da condizionamenti chimici e
dipendenze patologiche. ■
Il trattamento dell’astinenza nei dipendenti da alcol
ricoverati in terapia intensiva
Ungur L.A., Neuner B., John S., Wernecke K., Spies C., Prevention and Therapy of Alcohol Withdrawal on Intensive Care Units:
Systematic Review of Controlled Trials; Alcoholism: clinical and experimental research, Volume 37, Issue 4, April 2013, pp. 675–686
L
a sindrome di astinenza da alcol si verifica in una
percentuale variabile tra il 16 e il 31% nei pazienti
di terapia intensiva, con problemi di dipendenza
dalla sostanza. Esistono numerose terapie preventive e
terapeutiche sull’argomento ma, fino ad oggi, non è mai
stata realizzata alcuna revisione sistematica. Per questo,
un team di ricercatori tedeschi ha analizzato tutti gli studi
relativi a questo argomento, pubblicati dal 1971 al 2011.
Dall’analisi della letteratura raccolta, sono stati identificati
sei modelli di prevenzione della sindrome da astinenza
da alcol e otto protocolli terapeutici. Nell’ambito della
prevenzione, benzodiazepine, etanolo e clonidina sono
stati valutati come singoli agenti e in combinazione con
clometiazolo e aloperidolo. In entrambi i casi, questi
farmaci sono risultati efficaci nella prevenzione della
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
sindrome di astinenza da alcol. Quanto alla terapia,
le benzodiazepine, l’acido gamma-idrossibutirico e
il clometiazolo sono stati valutati singolarmente e in
aggiunta a fenobarbital, clonidina e aloperidolo. Anche in
questo caso, i farmaci sono risultati efficaci.
In base ai risultati, dunque, emerge che le benzodiazepine
e l’etanolo possono essere consigliati per la prevenzione
della sindrome di astinenza da alcol, nei pazienti con alcol
dipendenza in cura presso reparti di terapia intensiva con
problemi di dipendenza da questa sostanza. L’etanolo,
tuttavia, non è consigliato per la terapia dell’astinenza.
La terapia dovrebbe invece essere standardizzata e
basata sulla somministrazione di benzodiazepine in dosi
adatte ai sintomi. Gli agonisti alfa-2 e l’aloperidolo, infine,
andrebbero invece aggiunti per i sintomi psicotici. ■
17
Strategie e Management
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Nelle scuole le migliori strategie di prevenzione contro
il fumo
University of Oxford - www.ox.ac.uk
I
programmi di prevenzione dal
fumo intrapresi in ambito scolastico
sono quelli che, in prospettiva
futura, generano i migliori risultati in
fatto di salute pubblica. Ciò è quanto
emerge da uno studio epidemiologico
condotto dal Department of Primary
Care Health Sciences - University
of Oxford e pubblicato a fine aprile
su The Cochrane Library. Questa
articolata ricerca inglese si è basata
sui dati provenienti da 25 paesi,
suddivisi in un totale di 134 studi
che hanno incluso più di 430.000
soggetti compresi in una fascia d’età
fra i 5 ed i 18 anni. Il tabacco provoca
ogni anno quasi 5 milioni di decessi
evitabili, un numero che secondo le
stime dell’OMS potrebbe salire a 8
milioni entro il 2030. In molte indagini
sul fenomeno si è riscontrato che
circa un quarto dei giovani fra i 13-15
anni è incline al vizio. Le iniziative e
le campagne di comunicazione nelle
scuole sono dunque più che mai
strategiche poiché incidono come
forte deterrente verso il tabagismo
in età precoce; interventi importanti
da compiere prima che l’abitudine
ad accendersi una sigaretta diventi
difficile da eliminare. Elemento
centrale della pubblicazione
dell’Università di Oxford sono le
best practices. Difatti, il team di
ricercatori condotto dalla Prof.ssa
Julie McLellan, si è concentrato su un
determinato segmento di 49 progetti,
fra di loro eterogenei. Il set si è
dimostrato assai interessante perché
ha offerto le più chiare indicazioni
sui migliori strumenti utilizzabili nella
dissuasione alla sigaretta. In ambito
di policy maker questo lavoro si rivela
molto importante poiché non esistono
altre recensioni così complete nella
letteratura mondiale sui programmi
di prevenzione del fumo nelle scuole.
■
ERANID, il network scientifico di ricerca sulle droghe
parte dall’Italia
Dipartimento Politiche Antidroga - www.politicheantidroga.it
E
’ stato ufficialmente lanciato a Roma martedì scorso
il progetto ERANID un’importante programma di
ricerca nel settore delle dipendenze che persegue
l’obiettivo di costruire un’Agenda Strategica di Ricerca
Europea e di selezionare le priorità per la creazione di
due bandi europei. L’iniziativa che è stata pianificata
in quattro anni, si avvale della preziosa collaborazione
sia dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle
tossicodipendenze (OEDT), che del gruppo Pompidou
del Consiglio d’Europa. La Commissione Europea,
assieme al nostro paese, all’Olanda in qualità di
coordinatore del progetto, al Regno Unito, alla Francia,
al Portogallo e al Belgio con questa iniziativa si è posta
nuovi obiettivi di ricerca nel campo delle sostanze
psicotrope in tutto il vecchio continente. ERANID nasce
anche con l’ambizioso obiettivo di promuovere lo sviluppo
di una visione condivisa delle priorità e dei programmi di
contrasto alla droga, mettendo in collegamento i diversi
soggetti interessati alla ricerca scientifica nel settore
delle dipendenze. Rafforzando e ampliando, inoltre, la
rete dei responsabili degli studi di ricerca e diffondendo
18
i risultati delle conoscenze acquisite. Il progetto grazie
alla promozione delle neuroscienze, desidera infine
incoraggiare le attività nel campo multidisciplinare, sia
in quello delle scienze socio-economiche che in quelle
umanistiche. Solo attraverso una più stretta cooperazione
multidisciplinare tra ricercatori di diversi Paesi si potrà
raggiungere un ulteriore sviluppo di metodologie di ricerca
integrata con una pratica clinica e preventiva che potranno
essere di particolare importanza per la definizione e
valutazione delle strategie politiche e dei programmi di
intervento. “ERANID – ha dichiarato Giovanni Serpelloni,
Capo Dipartimento Politiche Antidroga - vuole attivare
ricerche scientifiche in tutti i campi, multidisciplinare
(nelle neuroscienze, nell’epidemiologia e altre) per avere
un quadro esaustivo del fenomeno in modo di intervenire
con progetti mirati”. ■
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
Strategie e Management
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Giro di vite del governo turco sugli alcolici
Presidency of the Republic of Turkey - www.tccb.gov.tr/
S
econdo un rapporto diffuso
dall’Organizzazione mondiale
della sanità (Global status
report on alcohol and health, con dati
riferiti al 2012, abitanti con + 15 anni)
in Turchia il tasso procapite di alcol
consumato è cresciuto del 13,5%
nell’ultimo decennio, con quasi 8 litri
bevuti a persona (la media mondiale
si attesta attorno ai 6). A supportare
questi numeri giungono anche i
rapporti epidemiologici pubblicati
dalle autorità del paese che attestano
che più del 25% della popolazione
maggiorenne dichiara di bere
regolarmente durante la settimana.
Per contrastare il fenomeno scende
in campo direttamente il Governo
Erdogan che, notizia di questi
giorni, sta preparando un nuovo
piano normativo per contrastare
le troppe alzate di gomito. Fonti di
stampa internazionali riportano che
entro la prossima estate la “Grande
Assemblea” di Ankara ha in agenda
l’approvazione di un piano normativo
che limiti sia alcuni aspetti legati alla
commercializzazione, che l’abuso da
parte della popolazione (soprattutto
quella giovanile). Le origini della
vicenda risalgono a circa un mese
fa, quando il partito islamicomoderato AKP ha lanciato una
proposta che, nei sui intenti di base,
desidera proibire qualsivoglia forma
di comunicazione o promozione
marketing per le bevande alcoliche e
contingentare gli spazi in cui i cittadini
possono bere un drink. In riferimento
al testo contenuto nel disegno di
legge sulle future limitazioni, si
apprende che si farà divieto anche
alle aziende produttrici di birra (e
comunque delle altre bevande
alcoliche) di sponsorizzare eventi
sportivi e/o manifestazioni a carattere
culturale. Inoltre, le industrie avranno
l’obbligo di riportane sulle etichette di
tutti i pericoli ed i danni provocati alla
salute. ■
Al via una strategia globale per ridurre il consumo
dannoso di alcol
Centro OMS ricerca sull’alcol ISS - Osservatorio Nazionale alcol del Cnesps-Iss - www.epicentro.iss.it/alcol
I
l Centro OMS per la ricerca sull’alcol
presso Istituto Superiore di Sanità
e l’Osservatorio Nazionale alcol
del Cnesps-Iss, sono strutture da
anni impegnate nella ricerca e nella
promozione sia di informazioni utili
per aumentare la consapevolezza sui
rischi alcol-correlati che per favorire
uno stile di vita sano e consapevole.
Recentemente, in base alle
indicazioni fornite dalla World Health
Organization è stato pubblicato un
interessante articolo, targato ISS,
dedicato alla “strategia globale
per ridurre il consumo dannoso
di alcol”. Il documento (online
su www.epicentro.iss.it) fornisce
per la prima volta anche a livello
internazionale, un quadro esaustivo
di azioni basate sull’evidenza di
efficacia. Al suo interno vengono
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
analizzati tutta una serie di fattori che
influenzano il consumo sia rischioso
che dannoso e gli elementi che
determinano i problemi e le patologie
legate al consumo di alcolici. Vista
la grande portata del fenomeno,
dall’Osservatorio Nazionale Alcol si
sono puntati i riflettori sulla crescente
necessità di una nuova ed attenta
organizzazione dei servizi da
ricondurre in una rete di competenze
multidisciplinari e multi professionali;
azione necessaria per favorire
l’ampliamento dell’accessibilità
al miglior trattamento degli alcoldipendenti sul territorio. L’indicazione
è che ciò avvenga anche grazie
alla disponibilità di ambiti di cura
con una logistica integrata, ma
necessariamente disgiunta rispetto
alle altre dipendenze o a quelle di
più stretta competenza della salute
mentale. Elementi che potrebbero
in qualche modo comportare un
pregiudizio di utilizzo da parte dei
potenziali fruitori. ■
19
Strategie e Management
www.droganews.it
Presentata la Relazione Europea sulla Droga 2013
EMCDDA - European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction - www.emcdda.europa.eu
L
o scorso 28 maggio è stata presentata a Lisbona e contemporaneamente
sia a Roma che nelle capitali di 22 paesi, la Relazione Europea sulla Droga
2013: Tendenze e sviluppi. Si tratta di un report strategico che, sostituendo
la precedente “Relazione annuale sull’evoluzione del fenomeno della droga
in Europa”, fa il punto circa le ultime tendenze sul fenomeno droga nei 27 Stati
membri dell’UE, in Norvegia, Croazia e Turchia. I dati pubblicati dall’EMCDDA
dimostrano un calo generalizzato dei consumi. Grazie alle iniziative intraprese in
tutto il vecchio continente, il bilancio delle politiche di contrasto lascia spazio un
ad moderato ottimismo. Ad esempio, si è registrata una sensibile diminuzione del
consumo di eroina, per cui il numero dei soggetto che hanno effettuato l’accesso
per la prima volta ai percorsi di trattamento è calato dai 59.000 del 2007 ai 41.000
del 2011 (con cali evidenti nei paesi dell’Europa occidentale). La cocaina è sempre la seconda droga più utilizzata in
Europa dopo la cannabis. In aumento, anche se per fortuna con bassa prevalenza d’uso, le cosiddette nuove droghe
sintetiche (particolarmente monitorate anche dal Sistema italiano di allerta rapida) che stanno invadendo il mercato
sopratutto via internet ma che restano ancora delle droghe di nicchia.. Sulla base di tali premesse e di questi numeri
è importante però che le azioni intraprese dai singoli stati (coordinate da una regia centrale che ne determini sempre
le linee d’indirizzo) siano accompagnate da una seria presa di consapevolezza da parte dei giovani sulla necessità e
l’opportunità di non usare nessun tipo di droghe. Questo a detta delle autorità politico-sanitarie si rivela come uno dei
fattori principali per prevenirne il consumo di sostanze e la possibile dipendenza. ■
Link alla versione italiana della Relazione europea sulla droga 2013
Tecniche Analitiche
Cocaina e morte improvvisa, uno studio australiano
Pilgrim JL, Woodford N, Drummer OH. Cocaine in sudden and unexpected death: A review of 49 post-mortem cases. Forensic Sci
Int. 2013 Apr 10;227(1-3):52-9. doi: 10.1016/j.forsciint.2012.08.037. Epub 2012 Sep 13
L
a cocaina è una potente droga stimolante che può provocare cardiotossicità, compresi aritmia ventricolare,
ipertensione sistemica, infarto. Un recente studio australiano ha esaminato alcuni casi di decesso correlati al
consumo di cocaina per determinare il coinvolgimento di questa droga in casi di morte improvvisa o decessi
inaspettati e verificare la presenza o meno di altri fattori, come ad esempio l’uso di altre droghe o concomitante
malattia naturale. La ricerca a firma di Jennifer Pilgrim e collaboratori della Monash University di Victoria in Australia
è stata condotta su dati nazionali del Coroner System Information, per identificare tutti i decessi registrati a Victoria
tra gennaio 2000 e dicembre 2011, in cui la cocaina e i suoi metaboliti sono stati rilevati dopo analisi tossicologica
post-mortem. 49 sono stati i casi identificati (età tra 16 e 70 anni, età mediana 30 anni), di cui 36 maschi. Di questi
casi, in 22 la causa del decesso era dovuta a tossicità da sostanze, 22 a traumi esterni, 5 erano stati attribuiti a
morte naturale. Le concentrazioni di cocaina rilevate sono risultate relativamente basse (range 0.01-3mg/L, mediana
0.1mg/L) variabili a seconda della causa riportata del decesso: nei casi di decesso per tossicità droga-correlata si
sono registrate le concentrazioni più elevate (0.46 mg/L), le più basse nei decessi registrati per morte naturale (0.1
mg/L). I metaboliti della cocaina sono stati frequentemente riscontrati in sangue e urine: benzoilecgonina (46 casi);
ecgonina metil estere (12 casi); cocaetilene (8 casi); metilecgonina (9 casi). In 23 casi sono stati inoltre riscontrati
oppioidi, in 15 casi amfetamina, benzodiazepine in 12, cannabinoidi in 11 casi. L’alcol è stato riscontrato in 17 casi, in 7
dei quali è stata rilevata la concomitante presenza di cocaetilene, un metabolita riportato aumentare il rischio di eventi
cardiaci acuti. Infine, dei 43 casi per i quali era stata eseguita un’autopsia completa, in 14 era presente una patologia
cardiaca significativa quale malattia coronarica (11 casi), ingrossamento del cuore (5 casi), miocardite e necrosi a
bande di contrazione. In conclusione gli autori riportano come sia complessa la definizione della causa del decesso in
presenza di fattori multipli e nei casi studiati la cocaina sembra essere associata a cardiotossicità indipendente dalla
concentrazione della sostanza. ■
20
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
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Tecniche Analitiche
“Testing the water”, prima conferenza internazionale
sull’analisi delle droghe nelle acque reflue
Testing the waters: first international multidisciplinary conference on detecting illicit drugs in wastewater. 6-8 May 2013, Lisbon
S
i sono chiusi i lavori della conferenza dal titolo “Testing the Water”, aperti lo scorso 6 maggio a Lisbona, che
ha visto l’incontro di esperti europei e internazionali, appartenenti a discipline scientifiche diverse per discutere
lo stato dell’arte dell’analisi delle acque reflue nello studio dei fenomeni droga-correlati. L’evento, organizzato
dall’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (EMCDDA) in collaborazione con il progetto
europeo sullo studio delle acque reflue SEWPROF, l’Istituto Mario Negri e l’Istituto Norvegese per la ricerca sulle
acque, ha visto la partecipazione di oltre 100 esperti provenienti da 20 paesi, riuniti per esplorare il potenziale di questa
metodologia, valutare gli interventi di controllo antidroga, integrando così i metodi di monitoraggio più convenzionali
dell’uso di droga. Le acque reflue contengono informazioni sulla popolazione a cui afferiscono le acque stesse e
possono riflettere il comportamento di una comunità. I dati epidemiologici derivati dalle acque reflue possono pertanto
fornire una fotografia dei trends di uso delle droghe in tempo reale. Gli studi epidemiologici dall’analisi delle acque
reflue vengono realizzati effettuando delle stime di consumo di droghe nella popolazione generale, quantificando le
sostanze psicoattive e i loro metaboliti che vengono eliminati dai consumatori attraverso le urine e dunque raccolti
nelle acque di scarico cittadine. La determinazione di questi dati è piuttosto complessa e richiede un approccio
multidisciplinare, per questo l’evento ha messo insieme per la prima volta, esperti internazionali che lavorano in ambiti
diversi e di particolare rilevanza in questo campo: chimico analitico, biochimico, di ingegneria ambientale e delle
acque reflue, scienze forensi, farmacocinetica, fisiologia, statistica ed epidemiologia. Oltre alla discussione delle varie
metodologie di analisi e rielaborazione dei dati, l’evento ha rappresentato l’occasione per discutere nuove prospettive
per l’identificazione non solo di droghe tradizionali ma anche delle nuove sostanze psicoattive che circolano numerose
negli ultimi anni nel mercato delle droghe. ■
Svezia, analisi del respiro per i test antidroga
Olof Beck et al. Detection of drugs of abuse in exhaled breath using a device for rapid collection: comparison with plasma, urine and
self-reporting in 47 drug users. J. Breath Res. 2013, 7 026006 doi:10.1088/1752-7155/7/2/026006
P
ubblicato da Olof Beck e collaboratori del Karolinska Institutet di Stoccolma
in Svezia, uno studio in cui si evidenzia la possibilità di rilevare la presenza
di droghe nell’aria espirata, metodo ad oggi utilizzato prevalentemente per
determinare la presenza dell’alcol come sostanza d’abuso. Si apre dunque la
possibilità di sviluppare un test del respiro da usare facilmente anche su strada,
in grado di rilevare sostanze psicoattive come cocaina, amfetamina e cannabis. I
campioni più comunemente analizzati per gli esami tossicologici sono sangue urina
e saliva, ma, secondo i ricercatori, l’aria espirata può rappresentare un’alternativa di
campionamento promettente per la sua facilità di raccolta, non invasività e difficoltà
di adulterazione. Inoltre si presterebbe bene per il suo utilizzo durante i controlli
su strada per guida sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti. Il respiro infatti
contiene numerose sostanze e in esso è possibile rilevare anche molecole non
volatili, incluse sostanze stupefacenti. I ricercatori hanno effettuato lo studio su 47 pazienti (38 maschi, età dai 25 ai
74 anni), reclutati presso una unità di emergenza di Stoccolma per il recupero dei tossicodipendenti, raccogliendo
campioni di aria espirata, di sangue e di urine. I soggetti sono stati sottoposti anche ad un colloquio dal quale per tutti
è risultato il consumo di una o più sostanze psicotrope entro le 24 ore prima dell’ingresso nello studio. L’analisi dei
campioni è stata poi effettuata in cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa (LC-MS) per la ricerca di
ben 12 analiti: metadone, amfetamina, metamfetamina, 6-acetilmorfina, morfina, benzoilecgonina, cocaina, diazepam,
oxazepam, alprazolam, buprenorfina e tetraidorcannabinolo. Nell’87% dei casi, l’analisi del respiro ha prodotto risultati
positivi per una delle sostanze considerate e nel complesso, i dati ottenuti dall’analisi dell’aria espirata, del plasma,
delle urine e i dati auto riportati dai partecipanti allo studio, sono risultati in buon accordo tra loro. ■
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Tecniche Analitiche
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Metorfano nell’eroina, dall’Italia un metodo
enantioselettivo per separare gli isomeri
a) Tedesco D, Di Pietra AM, Rossi F et al. Determination of dextromethorphan and levomethorphan in seized heroin samples by
enantioselective HPLC and electronic CD. J Pharm Biomed Anal. 2013 Apr 6;81-82C:76-79. doi: 10.1016/j.jpba.2013.03.024. [Epub
ahead of print]; b) Barbera N, Busardò FP, Indorato F, Romano G. The pathogenetic role of adulterants in 5 cases of drug addicts
with a fatal outcome. Forensic Sci Int. 2013 Apr 10;227(1-3):74-6. doi: 10.1016/j.forsciint.2012.08.041. Epub 2012 Sep 20
P
ubblicato recentemente sulla rivista Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis, un articolo che
descrive lo sviluppo di un nuovo metodo enantioselettivo in cromatografia liquida (HPLC) per la risoluzione
e determinazione degli enantiomeri del metorfano, il destrometorfano (DXM) e il levometorfano (LVM). Il
metorfano risulterebbe presente come adulterante, in diversi reperti di eroina da strada, ed è importante stabilire la
sua isomeria, destro o levo, date le differenti caratteristiche tossicologiche: il destrometorfano è un antitussivo, mentre
il levometorfano è un oppioide molto potente, illegale in Italia. Il metodo messo a punto dai ricercatori dell’Università
di Bologna, vede l’utilizzo di una colonna chirale e l’accoppiamento ad un sistema di rivelazione in dicroismo circolare
(CD) elettronico. Questo rivelatore ha consentito la determinazione dell’ordine di eluizione sulla base dei segnali CD
dei singoli enantiomeri a 284 nm, con segnale positivo per il DXM e negativo per il LVM. Il metodo che è risultato
essere selettivo e sensibile, è stato applicato all’identificazione e quantificazione degli enantiomeri del metorfano in
otto campioni di eroina da strada, nei quali è stato identificato solo il destrometorfano. Due di questi campioni erano
correlati a casi di decesso per presunta overdose da narcotici. La presenza di metorfano in reperti di eroina e in
campioni biologici di soggetti deceduti per sospetto uso di droghe, è stata osservata anche in tre casi descritti da
ricercatori dell’Università di Catania e dell’Università di Palermo, in un altro recente articolo pubblicato sulla rivista
Forensic Science International. In questo caso si trattava di tre decessi distinti, nelle cui circostanze sono stati rilevati
campioni di polveri e siringhe utilizzate. Gli esami tossicologici hanno evidenziato presenza di metorfano, oltre a
morfina, codeina, e in un caso anche 6-MAM. ■
GHB-glucuronide, un nuovo marcatore biologico
Petersen IN, Tortzen C, Kristensen JL, Pedersen DS, Breindahl T. Identification of a New Metabolite of GHB: Gamma-Hydroxybutyric
Acid Glucuronide. J Anal Toxicol. 2013 Jun;37(5):291-7. doi: 10.1093/jat/bkt027. Epub 2013 Apr 23
L
’acido gamma-idrossibutirrico (GHB) è una sostanza psicoattiva che ha applicazione farmaceutica nel
trattamento della narcolessia e della cataplessia, tuttavia il suo uso illecito continua a porre problemi di tipo
sanitario che includono effetti tossici quali stato di incoscienza e coma. L’assunzione di GHB produce euforia
ma ad alte dosi produce sedazione e, la somministrazione di questa sostanza inodore e incolore, aggiunta in
bevande all’insaputa della vittima, è stata correlata a casi di violenza sessuale facilitata proprio dagli effetti del
GHB. Il GHB una volta assunto, viene metabolizzato rapidamente dall’organismo, tanto che risulta rilevabile nei
liquidi biologici solo entro poche ore, rendendo difficoltose le indagini tossicologiche. Inoltre, i metodi analitici a
disposizione, riescono a rilevare solo il GHB escreto tal quale nelle urine. Il GHB viene prodotto anche naturalmente
dall’organismo, pertanto la valutazione della presenza di livelli esogeni risulta complessa e costituisce da tempo
argomento di discussione. Ogni metodo che possa risolvere tale problematica può rappresentare un importate
avanzamento in clinica e tossicologia forense.
Ida Nymann Petersen e collaboratori della University of Copenhagen in Danimarca, hanno ipotizzato la possibilità
di identificare il derivato O-glucuronidato del GHB in modo analogo a quanto studiato per il metabolismo dell’alcol
che vede la formazione del derivato O-glucuronidato dell’etanolo il quale rappresenta un biomarcatore accettato
del consumo alcolico. Per testare l’ipotesi, gli autori hanno sintetizzato il GHB-glucuronide (GHB-GLUC), ed il
corrispondente deuterato da utilizzare come standard di riferimento. Utilizzando un metodo in cromatografia
liquida accoppiata alla spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS) sono stati analizzati campioni di urina (n = 50),
nei quali il GHB-GLUC è stato identificato in concentrazioni comprese tra 0,11-5,0 mg/ml. Appurata la presenza
di questo nuovo metabolita nelle urine umane, gli autori suggeriscono la necessità di studi di somministrazione
controllata di GHB per valutare la stabilità e la farmacocinetica di questo derivato per il potenziale uso come
biomarker in tossicologica forense. ■
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Campagne Informative
www.droganews.it
It Starts With Me
Department of Health - U.K. Government - www.gov.uk
E
’ stata recentemente lanciata
in Inghilterra una nuova
campagna contro il virus
dell’HIV-AIDS. Un programma di
sensibilizzazione fortemente voluto
dal Governo Cameron, ideato e
finanziato dal Dipartimento della
Salute britannico. Con il pay-off
progettuale “La diffusione dell’Hiv
nel nostro paese potrebbe essere
interrotta entro una generazione” il
progetto desidera lanciare un forte
messaggio di prevenzione verso
tutta la popolazione, con maggiore
attenzione però verso le fasce a
rischio, particolarmente vulnerabili
e spesso inclini a stili di vita non
consapevoli. Le ultime ricerche
epidemiologiche sul fenomeno
stimano che oltremanica risiedano
quasi 100.000 soggetti sieropositivi.
Dato ancor più drammatico è che
uno su quattro non sa di essere
infetto dal virus. Una condizione
estremamente pericolosa che ha
determinato in passato un alto tasso
di contagio. Le autorità politicosanitarie di Londra reputano che
l’epidemia potrebbe esser sconfitta
in breve tempo tramite lo screening
precoce e l’informazione fra i gruppi
con un alto indice di pericolo. Sulla
base di questa convinzione nasce
dunque “It Starts With Me” l’iniziativa
che invita le persone a fare il test
Hiv almeno ogni 12 mesi e più
frequentemente se hanno sintomi
sospetti o se hanno avuto rapporti
sessuali non protetti. Poiché una
cura o un vaccino contro l’Hiv non
sono ancora disponibili, ciò che molte
persone non realizzano è che gli
avanzamenti medici ci consentono
oggi di bloccare l’avanzata del virus.
Più test si faranno, più rapidamente
potrà calare il tasso dei sieropositivi. ■
Se sballo mi impallo
Comune di Palermo - www.comune.palermo.it
A
i nastri di partenza “Se sballo
mi impallo”, un progetto
promosso dal Comune di
Palermo volto alla prevenzione ed
al contrasto degli incidenti stradali
causati dall’uso di droga e alcolici, su
tutto il sistema viario del capoluogo
siciliano. Questa nuova iniziativa
prevede l’attuazione delle modalità
di accertamento dello stato di
alterazione psicofisica, predisposte
dal Progetto quadro NNIDAC Protocollo Drugs on street, sostenuto
dal Dipartimento Politiche Antidroga
della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Nello specifico “Se sballo mi
impallo” prevede la creazione di un
raggruppamento interforze (in questo
caso direttamente coordinato dalla
MAGGIO 2013 - VOLUME 4 NUMERO 05
Prefettura di Palermo) composto da
unità operative della locale Questura,
del Comando Provinciale dei
Carabinieri, del Comando Provinciale
della Guardia di Finanza, della
Sezione di Palermo della Polizia
Stradale, della Polizia Municipale e
la costituzione di una equipe medica
con neurologi, psicologi, medici legali
dell’Università degli Studi di Palermo
(attivi nelle aree dei controlli)
che effettueranno i test di rito sui
conducenti fermati. In funzione di
una comunicazione efficace saranno
inoltre avviati dei percorsi formativi,
educativi ed informativi indirizzati
soprattutto ai giovani. Queste azioni
verranno supportate dalla diffusione
di materiali informativi sui pericoli
delle sostanze d’abuso; opuscoli,
brochure e cartelloni studiati e
prodotti dai ricercatori del Dottorato di
Ricerca in “Neuroscienze e Disturbi
del Comportamento” dell’Università
degli Studi di Palermo, sempre in
collaborazione con il Dipartimento
delle Politiche Antidroga. ■
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Campagne Informative
www.droganews.it
Voice of Tobacco Victims
Policía Nacional de Colombia - http://oasportal.policia.gov.co
E
’ stato assegnato pochi giorni fa ad medico indiano, il Dottor Pankaj
Chaturvedi, il “Wilkenfeld Award 2013”. Si tratta di uno dei più prestigiosi
riconoscimenti statunitensi che desidera gratificare chi si è reso
protagonista della miglior iniziativa a livello mondiale contro il tabagismo. Un
evento che porta alla ribalta delle cronache, quelle persone che tramite il loro
impegno quotidiano contribuiscono in modo significativo alla riduzione dell’uso
del tabacco e dei suoi derivati. Il Premio Wilkenfeld è stato istituito qualche
anno fa in memoria e in onore di Judy Wilkenfeld (scomparsa nel maggio
2007), donna simbolo della lotta al fumo e fondatrice del noto programma
internazionale: Tobacco-Free Kids. Nel panorama mondiale la Wilkenfeld è
ricordata da tutti gli esperti di settore per il suo grande impegno nella salute
pubblica e per il fondamentale ruolo che ha avuto nello sviluppo sia della “Convenzione quadro per il monitoraggio
del fenomeno del tabacco” (Framework Convention on Tobacco Control - FCTC) che della Framework Convention
Alliance. Come sopra anticipato, l’edizione di quest’anno del Wilkenfeld Award è andata al Dr. Chaturvedi un oncologo
del Tata Memorial Hospital di Mumbai, per il suo progetto: “Voice of Tobacco Victims”. Una campagna fortemente
d’impatto che ha mobilitato in India migliaia fra malati, famiglie e dottori. Questa iniziativa si è dimostrata estremamente
utile per far comprendere a tutta la popolazione le insidie celate dietro sigari e sigarette. Lo sforzo di Chaturvedi e
l’abnegazione di tutti i partecipanti a “Voice of Tobacco Victims” hanno prodotto oggi nuove normative a contrasto del
fumo (sia attivo che passivo) in 23 dei 28 stati dell’India.■
Svizzera: “Settimana alcol 2013”
UFSP - www.bag.admin.ch
S
i è conclusa domenica 26 Maggio la “Settimana alcol 2013” un’iniziativa
promossa dall’UFSP in collaborazione con Dipendenze Svizzera,
Fachverband Sucht, Groupement Romand d’Etudes des Addictions (GREA)
e Ticino Addiction. In Svizzera il fenomeno del consumo smodato di bevande
alcoliche è un problema che riguarda ampi segmenti di popolazione. Ecco perché
dal 18 maggio al 26 l’Ufficio Federale della Sanità Pubblica UFSP ha attivato un
programma di sensibilizzazione sui rischi che si corrono alzando troppo il gomito.
I report pubblicati dalle autorità elvetiche dichiarano che un bevitore su cinque
non è in grado di tenere sotto controllo il consumo personale, provocando danni
a se stesso e mettendo in pericolo l’altrui incolumità. Nell’ambito del Programma
nazionale alcol, la Settimana alcol desidera dunque informare giovani e senior sulla
pericolosità di questa sostanza d’abuso. Già in occasione dell’edizione 2011 si erano
formati comitati cantonali per lanciare questa campagna (all’epoca praticamente
sconosciuta). In vista dell’appuntamento di quest’anno, nei mesi scorsi sono stati
attivati dei gruppi di lavoro comprendenti servizi per le dipendenze, polizia, esercizi
pubblici e istituzioni culturali. Il tutto per l’organizzazione di manifestazioni in tutto
il paese, per serate cinematografiche e discussioni sia nelle scuole che nei luoghi
pubblici. Per riuscire a sensibilizzare un giovane pubblico sul tema alcol e sicurezza sulle strade è stata lanciata anche
un’app per smartphone e tablet. Si tratta di un gioco gratuito chiamato After Party, che in modo ludico veicola miti e
realtà sul tema alcol e circolazione stradale. ■
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Focus On
www.droganews.it
...segue da pag. 2 - Emergenza droga: il DPA collabora con il Cairo
Per quanto riguarda l’Italia è stata particolarmente apprezzata la strategia generale al problema delle droghe e al fatto
che il modello italiano sia basato a livello nazionale su una struttura di coordinamento interministeriale come quella del
DPA che fa da collante tra tutti i ministeri in materia di droga. Ed è proprio su questo modello che gli egiziani hanno detto
di voler riorganizzare la loro struttura interna. La situazione in questo paese, come riferito dallo stesso ministro, appare
particolarmente seria con oltre 2,5 milioni stimati di persone tossicodipendenti. Anche i Paesi Arabi del mediterraneo sono
in difficoltà per la diffusione di questo fenomeno fino a oggi quasi sconosciuto e in particolare ha richiesto all’Italia una
collaborazione per poter organizzare e impostare interventi e piani nazionali efficaci e moderni. Il DPA è impegnato da
ormai quattro anni a questa parte nel sostenere la rete Mednet del Consiglio d’Europa (Gruppo Pompidou) per sviluppare
programmi di supporto e di riorganizzazione territoriale e formazione in: Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto Giordania e
Libano. Tutte queste iniziative insieme con le altre che sta sviluppando il DPA si realizzano grazie al Consiglio d’Europa e
ai finanziamenti che mette a disposizione il DPA. Inoltre grazie all’expertise italiana e in particolare alle attività di recupero
della comunità di San Patrignano, in collaborazione con le Nazioni Unite e il DPA, lo stato del QATAR sta attivando la
predisposizione di un Piano di Azione Nazionale per la costruzione d’interventi e strutture che si occupino di prevenzione,
cura e riabilitazione in modi integrato e innovativo, anche attraverso la realizzazione di un centro specializzato nel recupero
e riabilitazione di tossicodipendenti ispirato al modello di San Patrignano. L’iniziativa, presentata proprio nei giorni scorsi
a Doha dai tecnici della comunità è parte di un più ampio accordo con il governo del Qatar il cui obiettivo e’ sviluppare la
cooperazione internazionale al fine di soddisfare una precisa domanda proveniente da questi paesi e offrendo loro il knowhow della cura, del recupero e della prevenzione delle tossicodipendenze. Patrick Penninckx, Segretario esecutivo del
Gruppo Pompidou, intervenendo alla tavola rotonda ha così dichiarato: “L’Italia è il partner principale del Gruppo Pompidou
nel promuovere politiche coerenti sulle droghe nel sud del Mediterraneo per la creazione di Osservatori nazionali antidroga.
Dopo la rivoluzione, l’Egitto sta cercando il suo modo di combattere un problema crescente di droga e di tossicodipendenza”.
“In questi ultimi anni il nostro Paese – ha dichiarato Giovanni Serpelloni, capo del DPA - sta suscitando molto interesse con
i vari modelli esistenti di trattamento, cura e riabilitazione dei tossicodipendenti anche nei Paesi Arabi dove l’emergenza
delle droghe purtroppo è sempre più crescente. Il DPA è particolarmente disponibile e contento di instaurare sempre più
strette forme di collaborazione in particolare con questi paesi che spesso subiscono anche i pesanti danni del transito
e del traffico delle droghe provenienti dall’Africa centrale verso i paesi europei che lasciano inevitabilmente una scia di
tossicodipendenze. Creare piani di azione coordinati in ambito sociosanitario oltre che del contrasto, per prevenire e gestire
al meglio queste conseguenze, aprirà la porta anche ai competenti uffici (quale per esempio la DCSA e l’Interpol) per
migliorare altri tipi di collaborazioni in ambito del controllo del traffico degli stupefacenti, ma anche in ambiti socioeconomici.
Consideriamo anche molto importanti e interessanti i rapporti che abbiamo attivato con lo stato di Israele con il quale si
stanno predisponendo analoghi accordi di collaborazione anche in ambito tecnico scientifico, sulla base d’intenti comuni
e di progetti specifici soprattutto per quanto riguarda la prevenzione e il trattamento delle dipendenze. Siamo convinti - ha
concluso Serpelloni - che solo attraverso le cooperazioni internazionali di questo livello, saremo in grado di fare realmente
fronte comune nella prevenzione, lotta e recupero dalle tossicodipendenze a livello globale, con un approccio “super
partes” e senza frontiere che mai come in questo momento sta unendo i popoli di tutto il mondo in una visione coordinata
e sostenibile di risposta bilanciata ed efficace alla diffusione e contro l’uso di tutte le droghe”. ■
Visita il sito www.dpascientificcommunity.it
Partecipa attivamente alimentando questo network professionale multidisciplinare
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Focus on
www.droganews.it
...segue da pag. 2 - GAMBLING: on line il nuovo sito web del DPA
D’altronde i dati 2012 (Studio GPS- DPA) in possesso del Dipartimento, hanno stimato che almeno il 4.4% (giocatori
problematici e patologici) nella popolazione generale 15 - 64 è dedito al gioco d’azzardo almeno tutti i giorni (escluso,
totocalcio, lotto e superenalotto). Inoltre è estremamente preoccupante il dato evidenziato (valutando le giocate eseguite
almeno una volta negli ultimi 12 mesi sempre nella popolazione generale) che, evidenzia la stretta correlazione tra gioco
d’azzardo e consumo di droghe. Maggiore è la frequenza al gioco d’azzardo maggiore è il consumo di droghe.
I dati, infatti, evidenziano che, i soggetti dediti al gioco almeno una volta al giorno, e quindi con un comportamento
problematico o patologico, hanno una prevalenza pari al 12, 2 % di consumo droga a fronte dei soggetti che non giocano
mai con una percentuale pari al 3.3 % di consumo contemporaneo di droga. Inoltre, chi gioca meno di una volta alla
settimana ha una prevalenza di consumare droga negli ultimi 12 mesi pari 9,1% ; invece, è più alta la prevalenza del
consumo di droga per chi gioca una o più volta alla settimana che è pari al 10,9%. In altre parole i giocatori problematici/
patologici hanno anche un maggior uso di sostanze stupefacenti a conferma delle basi neuropsicopatologiche comuni delle
dipendenze da sostanze e da gioco nelle persone vulnerabili. Quanto ai dati sugli adolescenti si stimano che nell’anno 2013
(dati ancora più aggiornati) circa 1.250.000 studenti delle scuole superiori di secondo grado abbiano partecipato ad almeno
un gioco, con frequenza rilevata di un episodio almeno una volta negli ultimi 12 mesi.
Inoltre negli studenti tra i 15 - 19 anni definiti patologici negli ultimi 12 mesi su un grande campione statisticamente
rappresentativo di ben 34.483 mila soggetti, si evidenzia che maggiore è lo stadio del gioco d’azzardo maggiore è il
consumo di droghe. Gli adolescenti con comportamenti di gioco patologico hanno un uso contemporaneo di sostanze
stupefacenti pari al 41,7% rispetto ai loro coetanei che non giocano, che presentano invece una prevalenza di uso di
sostanze molto più bassa e statisticamente significativa pari a 17,5%. Mentre per gli adolescenti che giocano saltuariamente
(gioco sociale) la prevalenza di consumo di droga si attesta al 24.4%. Diversamente per gli adolescenti considerati giocatori
problematici la prevalenza del consumo di sostanze è pari al 34,1%. In altre parole, più il comportamento di gioco si
fa problematico o addirittura patologico e più cresce anche l’uso di droghe. Tra i giochi più diffusi tra gli adolescenti:
Lotterie istantanee, Gratta e Vinci, Win for life, sia attestano tra quelli giocati annualmente con una percentuale del 26,4%;
seguono Lotto e superenalotto con il 13.7%. Il sito Gambling, fruibile anche in diverse lingue, vuole essere un contributo
per focalizzare il problema per gli operatori del settore, sulla base delle evidenze scientifiche, per poterlo affrontare con un
approfondimento tecnico scientifico e con un approccio multidisciplinare che permettano di evidenziarne i fattori di rischio, gli
aspetti neurobiologici, quelli psico-comportamentali, sociali e finanziari che stanno alla base di questo fenomeno, diventato
oltre che un problema di salute pubblica anche un problema sociale rilevante.
I temi trattati all’interno del sito sono organizzati in 12 sezioni che vanno dalla definizione del gioco d’azzardo patologico
(GAP); ai segni e sintomi principali relativi alla dipendenza, alle patologie psichiatriche legate alla malattie; alla diagnosi,
alla cura e riabilitazione e alla valutazione. Di particolare interesse, la sezione delle neuroscienze dedicata alle strutture e
ai sistemi cerebrali per comprendere correttamente il comportamento dei giocatori d’azzardo patologico al fine di chiarire
le basi neurofisiologiche di questa malattia, capirne le cause e i meccanismi.
Da segnalare inoltre la panoramica dedicata alla prevenzione del fenomeno che deve necessariamente coinvolgere
le amministrazioni e gli ambienti che l’individuo frequenta per creare una coerenza comunicativa e di comportamento
preventivo. Infine, ogni lettore, potrà, in forma anonima, valutare in tempo reale la propria dipendenza da gioco attraverso
un rapido test e comprendere se il gioco d’azzardo rappresenti un problema per la sua vita. “Vogliamo sottolineare – ha
dichiarato Giovanni Serpelloni capo del DPA - che molto spesso il GAP è associato all’uso di sostanze stupefacenti,
all’abuso alcolico e alla presenza di patologie psichiatriche. Colpisce particolarmente i giovani, sebbene gli adulti e gli
anziani non ne siano esenti. L’incremento dei giocatori d’azzardo può portare inoltre all’aumento di un vero e proprio
comportamento criminale chiamato usura: un fenomeno che colpisce non solo il giocatore che si indebita, ma anche la sua
famiglia e, quindi, tutta la società. I costi umani e sociali del gioco d’azzardo – ha proseguito Serpelloni - sono molto elevati
ed è quindi necessario prestare grande attenzione alla pubblicità del gioco che troppo spesso veicola comportamenti in
grado di condurre ad una dipendenza comportamentale e ad una serie di problemi sociali, famigliari, economici, psico-fisici,
che mettono a rischio la qualità di vita di un individuo e della società in cui è inserito”. ■
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