n°12 - LUISS Business School
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n°12 - LUISS Business School
PRIMA A CURA DI GABRIELE GABRIELLI Sommario Editoriale: Progettare il lavoro è una responsabilità che abbiamo nei confronti delle generazioni future - Lo spillo - L’aforisma Persone: “A colloquio con” Francesco Starace Processi: La gestione della diversity come elemento competitivo dell’organizzazione Professioni: Lavoro e professioni post-Lisbona Politiche del lavoro: Sarà vera riforma?- People Manager: Cosa si intende per HR development? - Personal skill: 2014: Sopravviverà la funzione HR? - Prospettive organizzative: HR outsourcing in Cina - Prossimità: Stasera lavoriamo con Wiki - Press: Carriera di successo - Proposte: Coaching Skills for Leaders Numero 12 Marzo 2010 Editoriale ministro Sacconi che sta concentrando sforzi ed energie per rafforzare, da un lato, gli ammortizzadi Gabriele Gabrielli tori sociali con l’obiettivo di proteggere il reddito nelle fasi di inattività lavorativa e per realizzare, dall’altro, “una vera formazione per adeguare le competenze”. Strategia che si completa con l’obietProgettare il lavoro è una tivo di mettere mano sul mercato del lavoro, diseresponsabilità che abbiamo nei gnando un sistema che metta a disposizione diffusi servizi di incontro fra domanda e offerta di lavoro confronti delle generazioni future [Il Sole 24 Ore, 11 marzo]. Questa strategia vuole rispondere alla necessità, cui dovremo far fronte nei Le piazze si riempiono, le idee mancano … prossimi anni, di “accompagnare una grande migrazione di lavoratori verso professionalità nuove”. E’ gli inizi di marzo Alberto Orioli, in un edito- per questa ragione che va anche resa più efficace la riale pubblicato su Il Sole 24 Ore [9 marzo] capacità del sistema di monitorare e capire dove dove lamentava il clima diffuso di scollamen- realmente nascano e si manifestino le esigenze di to che sta pervadendo il Paese, esordiva così: lavoro, in quali settori e in quali mestieri, per evita“C’è una repubblica costituzionale fondata re il paradosso che si abbiano -argomenta il consusul lavoro e una materiale fondata sulle chiacchiere”. lente del ministro Michele Tiraboschi- “tante perQuasi a dire che quanti hanno la responsabilità di sone senza lavoro, ma anche tante imprese senza i avvicinare sostanza e forma, progetto e realtà, valori e lavoratori di cui hanno bisogno” [Avvenire, 17 febvissuto stanno andando per conto loro in tutt’altra braio 2010]. C’è, però, anche un’altra strategia. E’ direzione da quella che vorrebbe la gente, marcando quella che pensa che la direzione in cui si muove il così l’esistenza di due sensi di marcia e due differenti Governo, seppur condivisibile per le finalità che agende. Nasce proprio da qui il diffuso senso di diso- persegue, di valorizzare e rendere efficace una porientamento che sta crescendo a tutti i livelli e che tente leva come la formazione, non basti da sola a trova la sua forma di ‘quadrare manifestazione più il cerchio’ visibile in questo ulti- proposto da Franco Fontana* e a promo periodo nel moltispettar e plicarsi di iniziative di soluzioni “ l chiasso è la più impertinente delle interruzioni s o s t e n i mobilitazione contro tutti e contro tutto. poiché interrompe, anzi spezza, i nostri pensieri. Ma bili. InQualcuno ha commendove non c’è nulla da interrompere il chiasso non sarà sieme alla tato al riguardo che avvertito in modo particolare.” riforma mentre le piazze si d e g l i Schopenauer A., L’arte di insultare, Adelphi, Milano 1999 riempiono, le idee si ammorsvuotano. *Direttore LUISS Business School tizzatori sociali, La priorità resta il lavoro. Ci sono però due strategie … della formazione su cui governo, regioni e parti La priorità rimane dunque sempre il lavoro: quello sociali hanno già raggiunto un’intesa, degli struperso, quello precario, quello da trovare o da inventa- menti a servizio del mercato del lavoro deve farsi re. Anche qui, però, ci sono almeno due strategie e due strada -si sostiene- anche la riforma della disciplina agende. C’è quella del Governo, portata avanti dal dei nuovi rapporti di lavoro prevedendo e incentivando il ricorso a contratti a tempo indeterminato con tutele crescenti nel tempo. Sono in molti a sostenerlo, seppur con modalità diverse, dal giurista e parlamentare Pietro Ichino all’economista Tito Boeri. Ma è una strategia che trova molti ostacoli sulla sua strada, a cominciare dagli stessi sindacati che non sembrano avere una valutazione comune al riguardo. La conseguenza è che sul punto si sta consolidando una situazione di stallo. I tempi non sono maturi, si dice, per riformare il percorso di ingresso nel mercato del lavoro ed incentivare la domanda di A L’aforisma I Lo spillo di Pierluigi Celli* M io figlio ha detto che gli manco. Quanto, gli ho chiesto? Da un po’ di tempo, mi ha detto. Non mi ero accorto che fosse cambiato qualcosa nella nostra vita; almeno, qualcosa di significativo. Così gli ho detto che era tutto come sempre. Non riuscivo a capire. Lui ha scosso la testa e ha sorriso. Perché siete tutti in arretrato con la vita? Ha parlato così, senza enfasi però. A me sembrava che non mancasse nulla di quello che c’era sempre stato. Forse solo un po’ il tempo. E’ che ho avuto parecchio da fare, come hai potuto vedere. Succede alle volte: il lavoro, gli impegni, qualche difficoltà aggiuntiva. Non sembrava convinto. Non è il tempo, babbo. E’ la sua qualità, quella è peggiorata, ultimamente. Pensavo che alla sua età avesse ormai altro per la testa. Non era più un bambino, si era laureato, stava facendo le prime esperienze. Forse avrebbe persino dovuto andarsene di casa. Ti manca il coraggio di fare da solo? Adesso non era solo più triste; si stava smontando come uno che non riesce a farsi capire. Non ho bisogno del tuo tempo, se è quello che ti preoccupa. Vorrei potertene solo dare del mio. Sono rimasto interdetto. Non avevo considerato il punto di vista. Cosa dovrei fare? Ho chiesto. Nulla che non ti venga naturale, se ci riesci ancora. E’ allora che ho capito di aver perso, da qualche parte, il senso delle cose. E l’età non vale a risarcire quanto perso per strada. *Amministratore Delegato e Direttore Generale LUISS Guido Carli occupazione stabile da parte delle imprese oggi quasi del tutto assente. Intanto, si discutono e si raggiungono intese (senza la Cgil) sull’”arbitrato” per ricercare la “massima fluidificazione dei rapporti di lavoro”, ma che continuano a spostare l’attenzione e il dibattito dalla questione vera. Il rischio è accentuare lo scollamento inter-generazionale … Se dovessimo riprendere il pensiero di Orioli da cui siamo partiti, potremmo adattarlo così: “C’è una repubblica costituzionale fondata sul diritto al lavoro e una materiale fondata sulla sua tutela soltanto per quelli che già un lavoro ce l’hanno”. Ma continuando in questa direzione, si rischia di accentuare lo scollamento inter-generazionale già forte. Sono in molti, infatti, a mettere sotto processo la generazione dei baby boomers, quelli nati cioè tra il 1946 e il 1964, che lascerebbe in eredità poco o niente [A. Mingardi, Baby boomers, grandi dissipatori, Il Sole 24 Ore, 28 febbraio 2010]. Una generazione nata e cresciuta nella prosperità attraverso stili di vita al di sopra delle possibilità consumando, a svantaggio delle generazioni future, beni e servizi offerti dal Pianeta. Una generazione che, sul lavoro, sembrerebbe inoltre più dedita a salvaguardare i propri diritti che a tutelare quelli delle altre generazioni. E’ questo allora uno dei terreni su cui si potrebbe dimostrare concretamente quella solidarietà cui tutti ci appelliamo, ricordando che va declinata nel suo significato di “responsabilità che le generazioni presenti hanno nei confronti di quelle future”. Progettare e costruire il lavoro per le nuove generazioni è una nostra responsabilità. Persone Pagina 2 “A colloquio con” Francesco Starace L o scorso 22 febbraio ho organizzato una cena con guest speaker Francesco Starace sul tema “Renewables and job creation opportunities”, ragionando sullo sviluppo del settore delle energie rinnovabili, in continua crescita in Italia, dopo il forte sviluppo nel Nord Europa, in Germania e in Spagna e sulle opportunità lavorative che offre questo settore. Francesco Starace è in una posizione privilegiata per affrontare il tema, essendo Amministratore Delegato ENEL Green Power e Direttore della Divisione Energie Rinnovabili Enel, dopo essere stato Responsabile della Area di Business Power all’interno della Divisione Generazione ed E- Processi A CURA DI FABIO MONDINI DE FOCATIIS nergy Management, e successivamen- prevede che nello scenario ipotizzate Direttore della Divisione Mercato to dalle politiche energetiche della sempre in Enel. L’ing. Starace ha Comunità Europea sulle Rinnovabili precedentemente avuto esperienze (il famoso 20-20-20) vi possano internazionali in General Electric, essere circa 250,000 unità che nel ABB e ALSTOM, 2020 potrebbero lavoravivendo all’estero re in Italia nel settore, per parecchi anni, con le principali opporsia negli Stati tunità legate all’Eolico Uniti, sia in Ara(circa 78,000) ed al bia Saudita, EgitSolare (50,000) to, Bulgaria e Nel suo intervento, Svizzera. Francesco Starace ha Le aziende di proseguito evidenzianenergie rinnovabido i profili più ricercati li hanno inizialin questi due settori, mente attinto legati ai principali elerisorse da altri menti della creazione comparti del setdel valore nelle filiera: Francesco Starace tore energetico, -Business Developer; Amministratore Delegato ENEL Green Power che non sono in -Project Manager; e Direttore crescita, ma la -Procurement Manager/ Divisione continua crescita Buyer; Energie Rinnovabili ha reso necessario -Plant Manager/ Enel espandere la riOperation Manager/ cerca anche a profili con esperienze Maintenance Manager. diverse, ed inoltre offre opportunità L’ing. Starace ha anche sottolineato molto interessanti ai giovani che si le capacità trasversali comuni necesaffacciano ora al mondo del lavoro. Si Quali sono le maggiori difficoltà? In un’organizzazione fortemente multiculturale come la nostra, la difficoltà é trovare un equilibrio tra rispetto delle diverse culture e importanza di sono nascondersi nelle politiche in avere una cultura aziendale. Cerchiatema di orario lavorativo, maternità/ mo di includere più culture nella culpaternità, retribuzione, oppure nei tura aziendale, ma quest’approccio processi di selezione del personale: crea a volte dei dilemmi: fino a che scrutiniamo tali politiche e processi punto spingersi per non perdere idencontinuamente e cerchiamo di ag- tità aziendale e fino a che punto invece la co-esistenza di più culture favogiornarli sulla base delle “good practirisce la diversità? ces”. Pensiamo per esempio a quanto la flessibilità dell’orario di lavoro può contribuire ad attrarre e tratte- Quale il vantaggio di valorizzare la diversinere persone che hanno impegni tà? familiari. Nell’ambito della selezione La capacità di valorizzarla implica la del personale poniamo attenzione capacità di ricevere continui spunti sulla trasparenza e rigore del proces- sulle possibili prospettive e quindi di so, e nella costituzione dei comitati vedere e creare opportunità, cosa che di selezione per avere al loro interno un’organizzazione dal pensiero unico una pluralità di visioni al fine di non riesce a fare: é un vantaggio comneutralizzare possibili pregiudizi o petitivo in termini di capacità d’innoapprocci di cooptazione di una parte vazione e adattamento. ristretta dell’organizzazione. Anche la cultura aziendale può essere un forte ostacolo: creare una cultura di comunicazione aperta e di tolleranza per la diversità é un altro aspetto critico. Non è solo un tema di equità interna, è un approccio alla gestione delle proprie risorse umane. A CURA DI ALESSANDRO DI STEFANO La gestione della diversity come elemento competitivo dell’organizzazione Sul tema sentiamo l’opinione di Francesco Finocchio HR Director in Bioversity International. Perché è fondamentale il tema della diversity per Bioversity International? La nostra missione è di contribuire attraverso la ricerca sulla biodiversità- alla soluzione di problematiche quali la sicurezza alimentare, la nutrizione e l’agricoltura sostenibile, con particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo. La valorizzazione della diversità è quindi parte del nostro DNA . In genere, parlando di diversity, si pone l’accento sulle differenze di sesso, paese, cultura, ecc. Però ciò che è veramente rilevante è la diversità cognitiva, ossia il modo di interpretare e analizzare la molteplicità di informazioni che riceviamo: per esempio, possiamo interpretare le informazioni e prendere decisioni in maniera molto razionale, oppure in maniera intuitiva. Generalmente, questa “diversità” é associata alle differenze tra uomo e donna, ma aggiunge valore per l’organizzazione come elaborazione della realtà in modo più ricco, o di più realtà. La presenza di diversi punti di vista aiuta ad evitare di incanalarsi nel pensiero unico o autoreferenziale, con il risultante “effetto paraocchi”. Molte aziende hanno pagato a caro prezzo la mancanza di pensiero critico; pensiamo ad esempio ad IBM dove nessuno ha discusso il futuro dei mainframe di fronte all’avanzata dei desk top (tutti elaboravano la stessa realtà: “la nostra posizione é inattaccabile”). Altro aspetto è il tema sociale legato alla diversity, cioè il garantire pari opportunità. Bioversity opera con ricercatori in paesi in via di sviluppo ed uno dei nostri obiettivi è il capacity building ovvero il rafforzamento in loco delle competenze scientifiche. Per realizzare questo obiettivo ci adoperiamo per garantire una rappresentatività adeguata di ricercatori venuti da paesi in via di sviluppo. In questo esempio specifico la diversità é parte integrante di un obiettivo operativo. Come garantire pari opportunità? È solo una questione di quote? Salvo in casi critici, credo che le quote finiscono per minare la credibilità proprio di quelle minoranze che cercano di favorire. Per noi ciò che è fondamentale é rimuovere le barriere che ostacolano la creazione di una forza lavoro diversificata. Tali barriere pos- sarie per avere successo in questi ruoli nella fase di sviluppo del progetto: - Comunicare efficacemente con le comunità locali; - Sviluppare capacità economicoindustriali per sviluppare e vendere i prodotti; - Sviluppare le capacità di Innovazione, Ricerca e Sviluppo; - Sviluppare un’adeguata matrice di riferimento regolatoria e legislativa. Lo speaker ha anche sottolineato come oggi, nonostante vi siano forti investimenti nelle energie rinnovabili in Italia, ed in particolare nell’eolico e nel solare fotovoltaico, la filiera produttiva riguardante energia eolica e fotovoltaica è soprattutto straniera, mancando un produttore Italiano che abbia economie di scala tali da garantirgli una forte posizione competitiva sui mercati internazionali. In quest’ottica, si posiziona l’accordo di ENEL con Sharp e ST Microelectronics. Questo accordo consentirà di riposizionare l’Italia in un posto rilevante nella produzione di pannelli e di preservare una quota significativa del valore aggiunto nel nostro Paese. Professioni Pagina 3 A CURA DI VALENTINA CASTELLO Lavoro e professioni postpost-Lisbona I l tema dell'occupazione e delle professioni in particolare è oggi al centro di un dibattito istituzionale ed economico apparentemente contradditorio. Da una parte, emerge la necessità di introdurre interventi a breve termine per reagire all'attuale crisi, per creare posti di lavoro nei settori più duramente colpiti dalla crisi ed aiu- tare i segmenti più deboli del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, forti sono le istanze per l'attuazione di interventi a lungo termine che potrebbero e dovrebbero apportare benefici anche nel breve termine. In particolare, c'è la diffusa convinzione che gli investimenti nella riqualificazione professionale, nello sviluppo di nuove competenze e nella cosiddetta "economia verde" potrebbero aiutare a creare nel breve termine posti di lavoro qualificati e, allo stesso tempo, contribuire allo sviluppo sostenibile nel più lungo termine. Gli interventi e le azioni programmatiche a livello europeo, nazionale e regionale in tema di lavoro, professioni ed occupazione sono stati basati, nell'ultimo decennio, sulle linee direttici e sulle priorità definite e condivise nella cd. Strategia di Lisbona lanciata nel 2000 e in vigore fino al 2010. Nella prossima primavera il Consiglio europeo 2010 dovrà pronunciarsi su una nuova possibile strategia europea con cui sostituire la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione. La relazione finale del Comitato delle regioni in merito alla consultazione delle regioni e delle città europee sul tema “Una nuova strategia per la crescita sostenibile” (www.cor.europa.eu) evidenzia come quest'ultima dovrà affrontare in maniera sostenibile gli obiettivi sociali e ambientali, in misura non inferiore agli obiettivi di competitività, alla luce dei valori della cittadinanza europea, dell'inclusione e delle pari opportunità. La qualità di vita e l'inclusione sociale dovrebbero figurare tra i principali obiettivi a lungo termine della nuova strategia, che pone l'accento sull'importanza delle politiche in materia di occupazione, protezione sociale e istruzione. Si evidenzia, inoltre, la necessità di un più forte e sostenibile adeguamento alle diverse situazioni socioeconomiche territoriali, attraverso un'azione al contempo coordinata e locale, secondo un’effettiva attuazione della governance multilivello, che sappia integrare dinamicamente ed organicamente coesione e competitività. Ciò riporta in primo piano, nell'ambito di una governance multilivello, il ruolo delle Regioni e degli enti locali, specie in riferimento alle politiche per la formazione ed il lavoro e la definizione dei sistemi professionali e di qualifiche, anche in termini di loro ruolo e capacità di costruire e valorizzare le relazioni adeguate tra i principali attori del sistema della domanda ed offerta di lavoro. Politiche del Lavoro A CURA DI MARIO DE GENNARO Sarà vera riforma? I l 3 marzo scorso è stato approvato in via definitiva dal Senato il disegno di legge n. 1167 B che nei prossimi giorni verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Si tratta di una norma che intende apportare, tramite il meccanismo della delega e della decretazione conseguente, numerose novità alla materia lavoristica italiana come peraltro si può chiaramente dedurre dall’incipit del testo licenziato che recita “Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro”. Praticamente si va approntando una profonda modifica volta a toccare tutta la materia introducendo persino delle novità al testo della Biagi, da sempre icona intocca- bile per il Governo di centro destra. Sin da subito però lo scontro politico e sindacale si è fatto assai duro concentrandosi peraltro su un solo tema: quello dell’arbitrato come giurisdizione alternativa al processo di lavoro tradizionale anche in caso di licenziamenti. La sinistra e la CGIL sono immediatamente insorti accusando il Governo di voler far passare sotto traccia l’abolizione dell’art. 18 della L.300, rimettendo in piedi quel progetto fallito anni fa dal precedente Esecutivo Berlusconi. In questo però il Sindacato guidato da Epifani sembra oggi sempre più isolato. Tutte le altre componenti hanno invece sottoscritto un documento in cui sottolineano l’importanza della novità la cui alternatività su base puramente volontaria e da regolare tramite accordi interconfederali viene vista come una delle possibili soluzioni alla lunghezza dei giudizi ordinari. Certo è che lo scontro appare solo all’inizio e la CGIL, chiusa nel suo solipsismo, conta di bissare quanto avvenuto dopo l’accordo del 15 aprile 2009 sui livelli di contrattazione che, sia pur formalmente in piedi, si è sostanzialmente arenato nei rinnovi contrattuali che si son chiusi con incrementi ben oltre il modello di calcolo voluto da quell’intesa. Questa volta però la partita appare diversa e probabilmente il fronte convergente verso la riforma saprà imparare dai precedenti errori di valutazione. Si aprirà quindi una nuova stagione del lavoro in Italia: speriamo aiuti a risolvere finalmente il problema del recupero della produttività che rischia di tenere lontana la ripresa dell’economia nel nostro Paese. Pagina 4 People manager gli strumenti necessari per far sì che vengano stimolati e predi miati coloro che dimostrano di Simone Conti possedere competenze eccellenti. Gli ultimi anni hanno rappresentato un periodo di crisi anche per l’industria farmaceutica. Novo Nordisk, a Cosa si intende per differenza delle altre aziende, HR development? ha continuato ad incrementare il numero di dipendenti nel mondo ed in Italia e ad investire nella ricerca (17.2% annuo). L’ a z ie nd a , e parliamo che pone al con Giuliana centro della Di Guida, sua mission Development il paziente e Manager, che, si impegna a con un’esperienza decensostenere la nale nel campo della condiagnosi e la sulenza HR, ha scelto di cura di mavivere una nuova espelattie in rienza in Novo Nordisk, paesi in via dapprima come generadi sviluppo, Giuliana Di Guida list e successivamente ha ideato un DevelopmentManager nello Sviluppo. modello di Novo Nordisk Farmaceutici competenze innovativo, che permette di attrarre e trattenere i mi“Il processo di sviluppo del per- gliori talenti: TUBE - Trough sonale offerto da un’azienda è Unique Business Evolution. paragonabile ad un treno che passa per le persone. L’azienda Pianificare lo sviluppo del peroffre un biglietto, spetta poi alla sonale significa anche stabilire risorsa decidere se e come sfrut- quali siano i migliori strumenti di formazione da utilizzare: tare l’opportunità”. tailor-made training per ciaNovo Nordisk Farmaceutici scuna risorsa, mentoring, che SpA, leader mondiale nella cura “permette di sfruttare il valore del diabete, rappresenta una e l’esperienza delle persone realtà dinamica dove si cerca di presenti in azienda, cosicché offrire alle proprie risorse tutti l’organizzazione apprenda da N sé”, career counselling, executives coaching, accademia manageriale, lead program acceleration performance e talent pool a livello mondiale. La struttura e la logica con cui è stato costruito TUBE hanno permesso di “fare di questo modello di competenze uno strumento centrale per tutti i processi HR e un elemento cardine, cui si riconducono tutti i cambiamenti organizzativi”. Viene, infatti, usato per la selezione, la formazione, la valutazione e lo sviluppo. Inoltre, sostiene il processo annuale di revisione organizzativa. Il modello include cinque cluster comuni a tutte le risorse: l’appartenenza all’impresa, la comprensione del mercato, la costruzione delle relazioni, la gestione del cambiamento, la gestione delle diversità. Inoltre, una specifica area di competenza è dedicata alla Field Force (Informatori scientifici e Sales manager): si tratta dell’orientamento al mercato. Ciascuna competenza può essere espressa su quattro diversi livelli: da “non in linea” fino a “outstanding”. In Novo Nordisk l’analisi delle competenze è costituita da vari step, in quanto, come sottolinea Giuliana Di Guida “un modello di competenze valuta comportamenti e attitudini rispetto a qualcosa, l’essere non in linea rispetto ad una competenza non implica necessariamente un non adeguamento al ruolo”. La risorsa, responsabile della autovalutazione delle competenze relative alla famiglia professionale alla quale appartiene, include tale analisi nel suo Piano di Sviluppo Personale. Uno strumento di valutazione è anche l’Internal Assestment, “sistema on-line costruito con strumenti di diagnosi validati e certificati customizzati sulle competenze TUBE” (questionari attitudinali, test di capacità cognitive e B.E.I. Interview). Analogamente, viene usato lo strumento del Development Center per la valutazione del potenziale. Il concetto di crescita a 360° è alla base della crescita professionale di tutte le risorse umane… attendendo il lancio di un nuovo farmaco che rivoluzionerà la cura del diabete. Pagina 5 2014: Sopravviverà la funzione HR? R iuscirà la funzione “risorse umane”, così come la conosciamo oggi, a sopravvivere al 2014? 5 anni fa Facebook era un piccolo progetto, quasi nessuno conosceva Linkedin, Slideshare e Scribd, la parola web 2.0 era appena stata coniata. Su Linkedin è facile verificare quante persone di una determinata azienda hanno pubblicato il loro profilo. Basta entrare nell’area “companies” e ricercare un’azienda di nostro interesse. Si potrà scaricare la scheda aziendale, quanti dipendenti e quanti di essi iscritti a Linkedin. L’ho fatto l’altro giorno per un’azienda di 3.000 dipendenti, settore ingegneristico, buona presenza internazionale. Quasi 500 dipendenti iscritti a Linkedin, un rapporto di uno su sei. L’età media dell’azienda è alta, è facile presumere che oltre l’80% della popolazione giovane è su Linkedin. Una popolazione, composta dai “figli digitali” dell’azienda, i Personal skill “nativi”, che invece della posta elettronica utilizza chat e ambienti di connessione permanente, che si muove con agilità nei social network quasi mai rappresentata nei vertici aziendali, raramente presente nelle varie funzioni delle risorse umane. L’apprendimento digitale delle nuove generazioni aziendali non è avvenuto attraverso i canali formativi tradizionali, la scuola, l’università o le attività formative aziendali, ma è stato un tipico processo di “full immersion”, di apprendimento naturale. Le funzioni chiave delle organizzazioni, a partire dalle risorse umane, sono ancora saldamente in mano ai “padri analogici”, ormai attenti alle trasformazioni in atto, curiosi, sperimentatori prudenti o audaci, comunque migranti. Parleranno i nuovi linguaggi, ma dall’accento si capirà che non sono nativi. Come in tutti i grandi cambiamenti, abbiamo una ampia articolazione di atteggiamenti, che vanno dagli entusiasti innamorati del nuovo, agli adattati, a chi ha saputo cogliere con efficacia tutte le opportunità, ai A CURA DI FRANCO AMICUCCI timorosi, resistenti fino agli strenui oppositori! I prossimi cinque anni, è facile prevedere, ci porteranno ulteriori e radicali innovazioni nelle tecnologie della comunicazione con impatto sulle culture, i gruppi, le relazioni sociali. Come saranno gestite, nel 2014, molte attività delle risorse umane? Pensiamo ad alcune parole familiari: employer branding, selezione, formazione, motivazione, comunicazione interna, competenze, knowledge management, convegni, ecc. Nessuna di queste attività potrà più essere come prima. Si tratta di funzioni ed attività ancora saldamente in mano ai “padri analogici”, ancora gestite con linguaggi, forme e ritualità tipiche della tradizionale società industriale, ma rivolte soprattutto ai “figli digitali” dell’azienda, che, se non già invecchiati prematuramente, parlano un’altra lingua. Dobbiamo essere consapevoli di essere immersi dentro una grande e collettiva esperienza di change management, forse la più grande della storia organizzativa dell’epoca moderna. La più difficile da gestire per le risorse umane: perché un responsabile del personale di 50 anni, di buona cultura e carriera aziendale, di una media o grande azienda di buona reputazione e posizionamento, ha oggi l’assoluta necessità di intraprendere un percorso di aggiornamento, affidandosi all’esperienza del giovane che ha appena assunto, magari con un contratto a progetto. Sopravviverà? Pagina 6 Prospettive organizzative A CURA DI ALESSIA SAMMARRA HR outsourcing in Cina I n Cina il Business Process Outsourcing (BPO), pur non avendo raggiunto i livelli dell’India, è in netta crescita. Questo fenomeno riguarda anche l’HR-BPO, ben visto dal Governo cinese che punta a sostenere anche i settori legati all’economia dei servizi. Più che le imprese locali, sono soprattutto le multinazionali occidentali a ricorrere all’esternalizzazione dei processi HR. In molti casi si tratta di aziende che hanno investito di recente in Cina alla ricerca di aree di produzione a basso costo o, più ambiziosamente, di milioni di potenziali nuovi clienti da servire. Le motivazioni che spingono all’esternalizzazione (totale o parziale) dei processi HR non sono solo di tipo economico, ma sono spesso legate alla necessità di accedere a conoscenze specifiche che riguardano gli aspetti legislativi, amministrativi ma anche culturali che regolano il mercato del lavoro in Cina. Acquisire una conoscenza adeguata delle specificità locali non è facile. Abbiamo approfondito questo tema con Aldo Santalco, attualmente a Shanghai per prendere parte a un Master in International Management all’interno del Corso di Laurea Magistrale in General Management della LUISS Guido Carli. di Aldo Santalco La gestione delle risorse umane in Cina a Cina è un paese sconvolgente per quanto riguarda il tasso di crescita del PIL, ma anche molto complesso in chiave organizzativa, politica e legislativa. Molte sono le peculiarità che riguardano la gestione delle risorse umane. Tutte le aziende sono tenute a firmare un contratto di lavoro L con i loro dipendenti. Questo può essere fatto direttamente nel caso in cui il datore di lavoro sia una Società a Responsabilità Limitata, o rivolgendosi ad un’apposita agenzia nel caso in cui l’azienda sia presente in Cina sotto forma di Sede di Rappresentanza. Oltre alla corresponsione mensile dei Benefit ai dipendenti, le aziende straniere sono tenute al pagamento delle trattenute fiscali per nome dei dipendenti e alla gestione del file personale di ciascun impiegato. Anche il processo di assunzione prevede delle specificità che dipendono anche dalla forma societaria con cui l’azienda è presente. Le Sedi di Rappresentanza non possono assumere direttamente il personale, ma devono rivolgersi ad un’agenzia che si occuperà anche della gestione dei file dei dipendenti. Le imprese che entrano nel mercato del lavoro cinese devono fronteggiare la scarsa presenza di personale dotato di competenze specialistiche, che tendono ad essere sempre più rare all’aumentare del numero di imprese straniere in Cina. Ciò ha importanti conseguenze sia in termini di politiche di reclutamento sia di retention: trattenere i talenti rappresenta ormai una vera e propria sfida. Il tasso di turnover nazionale è passato dall’ 8,3% nel 2001 all’11,3% nel 2004, contro un turnover rate statunitense del 9%. Le maggiori difficoltà si riscontrano per le posizioni che richiedono un maggior bagaglio di conoscenze e competenze ed il turnover rate per le posizioni dirigenziali può raggiungere il 30%. Sondaggi dimostrano come 54 multinazionali su 100 hanno visto crescere il loro turnover. Un dipendente tra i 25 e i 30 anni rimane in azienda per circa 1 – 2 anni ed i costi che devono essere sostenuti in termini di reclutamento e selezione del “sostituto”, sono direttamente proporzionali alla retribuzione annua della posizione in considerazione. Questi costi ammontano a circa il 25% - 50% della retribuzione annua legata alla posizione da ricoprire, raggiungendo il 200% nel caso di re- clutamento e selezione di senior executive. Per quanto riguarda il sistema di retribuzione, alla parte fissa (che varia molto da città in città) si possono sommare incentivi legati a profit sharing, performance individuale e di gruppo; riduzioni per i pasti, trasporti, vestiario e cura dei figli ed, infine, benefit. Questi ultimi possono essere facoltativi o obbligatori, nel secondo caso viene definito nel contratto il livello di contribuzione del datore di lavoro e del dipendente. Si tratta principalmente di social benefit quali: pensioni, sussidi di disoccupazione, assicurazioni sul lavoro, mediche e di maternità, edilizia pubblica. Il livello di corresponsione varia molto da città in città, ma i benefit costituiscono una porzione importante dell’intera retribuzione. Da questo sintetico quadro appaiono chiari i notevoli elementi di complessità che un’azienda straniera deve affrontare in Cina. L’Outsourcing può rappresentare un’opzione preferibile soprattutto per il reclutamento, il pagamento dei salari e il contestuale versamento delle tasse, la gestione di pratiche amministrative (ad esempio VISA e permessi di soggiorno) e la gestione dei file dei dipendenti. L’esternalizzazione rappresenta per questi servizi una soluzione efficace ed efficiente che permette anche di ridurre i rischi in termini di legal compliance. Prossimità Stasera lavoriamo con Wiki I l termine wiki è di origine hawaiana e significa veloce, facile. Il wiki è uno strumento di scrittura collaborativa, che funziona in maniera analoga a wikipedia: struttura ipertestuale, facilità d’uso (è molto semplice inserire e/o modificare contenuti), autorialità collettiva (i contenuti possono essere il frutto della collaborazione di diversi utenti), flessibilità e dinamicità. Il wiki può essere utilizzato in azienda con diverse finalità: strumento di supporto per i gruppi di lavoro/ progetto, strumento per il knowledge management, piattaforma per la creazione di uno spazio di collaborazione e comunicazione. Una ricerca1 commissionata dalla Society for Information Managemen- A CURA DI FABRIZIO MAIMONE t’s Advanced Practices Council (2008), che ha coinvolto più di 160 imprese americane attive nell’utilizzo del Corporate wiki, ha evidenziato sette strategie che possono assicurare la sostenibilità e dare valore aggiunto all’adozione del wiki aziendale: 1. Integrare il wiki all’interno delle infrastrutture informative dell’azienda, insieme agli strumenti più importanti la comunicazione e la condivisione di conoscenze. 2. Acquisire consapevolezza sull’importanza delle regole di condotta da seguire nella fruizione del wiki ed assicurare che queste regole siano applicate. 3. Ottimizzare l’utilizzo del wiki per facilitare la creazione collaborativa e lo scambio di conoscenze tra dipendenti che lavorano in sedi disperse geograficamente e per superare le barriere tra funzioni e divisioni aziendali (si veda anche Maimone, Dalla rete al silos, 2007). 4. Assegnare un “campione” ad ogni wiki ed assicurarsi che lo stesso svolga il ruolo di facilitatore di processo. Press Carriera di successo Il ruolo dell’efficacia personale e della propensione a porsi obiettivi di crescita sfidanti. L a carriera rappresenta un tema sempre “caldo”, tanto per le persone quanto per le organizzazioni. Tra gli aspetti che raccolgono maggiore interesse vi è certamente l’individuazione dei fattori che consentono di misurarne il successo e di quelli che la favoriscono. L’individuazione porta a considerare sia indicatori di successo oggettivo, quindi più legati alla dimensione organizzativa (retribuzione, avanzamenti di carriera o altre forme di riconoscimento o di status), sia altri indicatori più soggettivi, maggiormente legati alla percezione individuale (soddisfazione per il lavoro e la carriera e senso di giustizia). In un recente articolo Abele e Spurk (2009), tenendo conto di questa distinzione, prendono in esame l’influenza sulla percezione di successo di carriera di due dimensioni particolari: l’efficacia personale e la propensione a porsi 5. Riconoscere che la difficoltà principale nell’utilizzo del wiki è far sì che gli utenti correggano i contributi scritti dagli altri utenti. Per questo il campione ed i manager devono svolgere un ruolo pro-attivo nell’incentivare i fruitori a sviluppare comportamenti di peer-review. 6. Utilizzare applicazioni ad hoc per automatizzare le operazioni più ripetitive, come comunicare le date dei meeting, redigere gli stati di avanzamento dei progetti, ecc. 7. L’implementazione del wiki richiede una cultura organizzativa orientata alla collaborazione tra Pagina 7 pari. Bisogna, quindi, verificare il livello di fitness tra strumento e cultura organizzativa, prima di scegliere di adottare il wiki in azienda. Implementare un wiki in azienda non è solo un fatto meramente tecnico. L’utilizzo di uno strumento del tipo wiki per la comunicazione, l’apprendimento e lo scambio di conoscenze richiede la capacità di definire strategie adeguate, gestire lo strumento in maniera consapevole ed efficace, fornire ai destinatari dello strumento di comunicazione le competenze (non solo di webwriting) adeguate, facilitare lo sviluppo di una cultura della collaborazione e della condivisione. 1. http://www.industryweek.com/ articles/ seven_strategies_for_implementing_a_su ccessful_corporate_wiki_15682.aspx? SectionID=2 A CURA DI LAURA INNOCENTI obiettivi di crescita personali. La successo oggettivo (retribuzione e prima dimensione si riferisce alla status all’interno dell’organizzaconvinzione delle persone di essere zione), misurati nuovamente dopo in grado di dominare le situazioni altri 4 anni. In quest’ultima rilevalavorative, mentre la seconda pren- zione sono stati inclusi anche indide in esame la capacità di orientare catori di successo soggettivo. i comportamenti verso un traguar- I risultati mettono in luce alcuni do predefinito. La elementi interessanti. In rilevanza di queprimo luogo i dati confersti due fattori mano la relazione positiva nell’influenzare la tra le due variabili esamipercezione di nate ed il livello di retribusuccesso della zione. Le persone che carriera risiede subito dopo la laurea manel fatto che ennifestavano un’elevata trambi sono stretefficacia personale ed una tamente legati forte propensione alla alla motivazione definizione di obiettivi di individuale e sono crescita sfidanti avevano Journal of Vocational quindi in grado di una retribuzione più alta Behaviour mobilitare gli delle persone con queste Volume 74, 2009 sforzi e modificacaratteristiche meno marre i comportacate, sia a distanza di tre menti lavorativo. che di sette anni. Analoga relazioNella loro ricerca Abele e Spurk ne emerge rispetto alla variabile hanno coinvolto un campione di status, confermando che entrambe 730 persone lungo un arco tempo- le variabili hanno un forte impatto rale di sette anni. Una prima rile- anche su questo indicatore di sucvazione ha coinvolto i partecipanti cesso oggettivo. Passando ad anapoco tempo dopo il conseguimento lizzare i risulti relativi all’impatto della laurea ed era finalizzata a sulla soddisfazione per la carriera valutare il livello di efficacia perso- emergono alcune differenze degne nale e di propensione a porsi obiet- di nota. L’efficacia personale contivi di crescita professionale. A ferma la sua influenza positiva distanza di 3 anni il campione è anche su questo indicatore di sucstato coinvolto in un’ulteriore cesso soggettivo. Al contrario, la rilevazione relativa ai parametri di relazione tra la definizione di ele- vati obiettivi di crescita e il livello di soddisfazione per la carriera risulta negativo. Come sottolineano gli stessi autori, una possibile spiegazione risiede nel fatto che aspettative particolarmente elevate richiedono più tempo per essere soddisfatte dell’arco temporale considerato. Sarebbe tuttavia interessante approfondire con altre rilevazioni questo dato apparentemente distonico con l’ipotesi di una relazione facilitante tra propensione a porsi obiettivi di crescita sfidanti e soddisfazione per la carriera. In conclusione, le indicazioni in termini gestionali che si possono trarre da questo studio per favorire nelle persone percezioni positive rispetto alla propria carriera riguardano da un lato l’importanza di investimenti in formazione o coaching nell’area dell’efficacia personale e, dall’altra, la necessità di un’attenta “lettura” delle aspettative professionali. Abele, A. and Spurk, D. (2009) The longitudinal impact of self-efficacy and career goals on objective and subjective career success, Journal of Vocational Behaviour, 74 (53-62) Proposte Pagina 8 Coaching Skills for Leaders U n buon manager non deve solo assicurarsi che il lavoro affidato ai propri collaboratori venga portato a termine in modo efficace ed efficiente. Le organizzazioni oggi chiedono a chi ha la responsabilità di gestire persone anche la capacità di motivare e guidare i collaboratori in un percorso di crescita e sviluppo del proprio potenziale. Troppo spesso però i manager sono a tal punto occupati nel “controllare che il lavoro si faccia” da trascurare il proprio ruolo di guida, mancando uno degli obiettivi che un buon leader deve raggiungere. Per af- A CURA DI GABRIELE GABRIELLI frontare positivamente HR club meetings: Il prossimo appuntamento è il 26 aprile 2010 l’interazione capo- con “RE-GENERATION. Creare valore dal confronto generazionacollaboratore, i manager le nelle organizzazioni”. In questo incontro si affronterà il tema del necessitano quindi di divario generazionale, una questione di particolare rilievo nel dibattito strumenti che consentano sul Diversity & Inclusion. Nei contesti organizzativi solitamente coedi raggiungere adeguata- sistono almeno 3 o 4 generazioni ciascuna portatrice di valori, aspettamente entrambi i risultati. tive e atteggiamenti specifici. La sfida per le organizzazioni è quella di Quando lo stile di trasformare questa diversità da fonte di potenziale conflitto in oppormanagement è permeato tunità di rigenerazione e innovazione dell’agire organizzativo. Quattro dalla tecnica del coaching, sono i principali interrogativi che verranno discussi nell’incontro: le due funzioni vengono - Come decodificare motivazioni e aspettative della generazione Y e spesso a coincidere, fon- creare sintonia con quelle dendosi insieme. È indub- dell’organizzazione? bio il valore e l’importanza - Fra quali generazioni si del coaching nel migliora- consolidano alleanze e fra re le performance e allo quali insorgono contrasti stesso tempo supportare nelle nostre organizzalo sviluppo dei collabora- zioni? tori. Nello spettro dei vari - Siamo in grado di valostili di management e rizzare il patrimonio di leadership il coaching si competenze, relazioni, colloca agli estremi di una esperienze della popolapura e semplice attività di zione over-50? controllo. Ma piuttosto si - In che misura strumenti e politiche di people management ancora in realizza in un rapporto di voga soffrono di pregiudizi generazionali? collaborazione totale, in L'evento si svolgerà dalle 17.30 alle 20.00 nella nostra sede di viale un’interazione basata su Pola 12, Roma. fiducia e opportune sollecitazioni. 2010). Coaching Skills for Lea- menti dell’ “approccio di CoaLe molteplici dimensioni della ders è un corso di formazione ching”, con un’alternanza di capacità del che si articola in 3 giornate e il contributi teorici, esercitaziocapo di genera- cui scopo è integrare il processo ni, “role-playing”, confronti in re performance di crescita del Leader con tecni- plenaria e laboratori con seseccellenti e che ed approcci relazionali in- sioni simulate di coaching. successo attra- novativi. Acquisire le tecniche verso i team di di coaching per consolidare uno persone, costi- stile di leadership che sia fondatuiscono il cuo- to sullo sviluppo del potenziale re del corso in dei propri collaboratori, sulla Per informazioni e-mail: peotel. 06Coaching delega, sulla responsabilizza- [email protected], Skills for Lea- zione, il commitment diffuso al /85225251 e fax. 06/85225682. ders: come valo- raggiungimento degli obiettivi. rizzare i propri Il percorso, fortemente especollaboratori rienziale ed interattivo, è foca(06/08 aprile lizzato sui metodi e sugli stru- Newsletter a cura dell’ Area Executive Education & People Management LUISS Business School CURANO LE PAGINE: Gabriele Gabrielli Fabio Mondini De Focatiis Alessandro Di Stefano Valentina Castello Mario De Gennaro Franco Amicucci Alessia Sammarra Fabrizio Maimone Laura Innocenti LE PERSONE DI QUESTO NUMERO: Docente LUISS Guido Carli Responsabile Area Executive Education & People Management LUISS Business School Docente Executive MBA LUISS Business School Docente LUISS Business School Docente Università de L’Aquila Docente LUISS Business School Formatore e Docente LUISS Business School Docente Università de L’Aquila e LUISS Business School Docente Università LUMSA e LUISS Business School Docente LUISS Business School HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Simone Conti Laureato LUISS Aldo Santalco Laureato LUISS Giuliana Di Guida Francesco Finocchio Francesco Starace Coordinamento e impaginazione [email protected] [email protected] tel. 06 85.225.374-375 fax. 06 85.225.682