Discorso di Malala - V Circolo Didattico "A. Gramsci"
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Discorso di Malala - V Circolo Didattico "A. Gramsci"
da internet IL COMMOVENTE DISCORSO DI MALALA A DIFESA DELL’ISTRUZIONE Pubblichiamo nella versione integrale il discorso di Malala Yousafzai pronunciato ieri ad Oslo durante la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace. “Oggi è un giorno molto felice per me. Sono davvero toccata dal fatto che il comitato Nobel mi abbia selezionato per questo prezioso premio. Ringrazio ognuno di voi per il vostro continuo supporto e amore. Sono davvero grata per le lettere e i messaggi che continuo a ricevere da tutto il mondo. Leggere le vostre parole incoraggianti mi rafforza e mi ispira. Vorrei ringraziare i miei genitori per il loro amore incondizionato. Grazie a mio padre per avermi protetta e avermi dato ancora la possibilità di volare. Grazie a mia madre che mi ha incoraggiato ad essere paziente e che mi ha sempre raccontato la verità, seguendo fedelmente il vero messaggio dell’Islam. Sono davvero orgogliosa di essere la prima Pashtun, la prima Pakistana e la prima ragazza a ricevere questo premio. Sono abbastanza certa di essere anche il primo Nobel per la Pace che sta ancora lottando insieme ai suoi giovani fratelli. Vorrei fossero tutti in pace, ma i miei fratelli ed io stiamo ancora lottando per questo. Sono onorata di ricevere questo premio insieme a Kalish Satyarti, che è un leader dei diritti dei bambini da molto tempo. Sono felice di poter mostrare al mondo che, qui, insieme, un Indiano e un Pakistano possono lavorare in pace per i diritti dei bambini. Cari fratelli e sorelle, il mio nome “Malalai of Maiwand” viene dall’ispirazione Pashtun di Giovanna D’Arco. La parola Malala significa “forte dolore”, “triste”, ma per rendermi felice mio nonno usava chiamarmi solo Malala, che vuol dire “la ragazza più felice del mondo”. E oggi sono davvero felice di essere qui insieme a voi per questa importante causa. Questo premio non riguarda solo me. E’ per quei bambini dimenticati che vogliono istruirsi. E’ per quei ragazzi spaventati che cercano la pace. E’ per quei bambini senza voce che vogliono un cambiamento. Sono qui per difendere i loro diritti, per alzare la voce… Non è più tempo di provare pietà. E’ tempo di agire in modo che sia l’ultima volta che vediamo un bambino privato d’Istruzione. 1 Ho scoperto che le persone mi descrivono in modi diversi. Alcuni mi chiamano “la ragazza che è stata sparata dai Talebani”. Altri “la ragazza che combatte per i loro diritti”. Alcuni mi chiamano “un premio Nobel”, adesso. Per quanto ne so, sono solo una persona testarda e impegnata, che vuole vedere ogni bambino ottenere un’Istruzione di qualità, che vuole gli stessi diritti per le donne e che vuole la pace in ogni angolo del mondo. L’Istruzione è una delle benedizioni della vita, ed una sua necessità. Questa è stata la mia esperienza durante i miei primi diciassette anni. Nella mia casa nella Swat Valley, nel Nord del Pakistan, ho sempre amato andare a scuola e imparare nuove cose. Ricordo quando i miei compagni e io decoravamo le nostre mani con l’hennè per le occasioni speciali. Invece di disegnare fiori e motivi ci impegnavamo a dipingere sulle nostre mani formule matematiche ed equazioni. Avevamo sete di educazione: il nostro futuro era proprio lì, in quella classe. Stavamo seduti a leggere e ad imparare insieme. Amavamo indossare uniformi scolastiche e ci sedevamo lì, con i grandi sogni nei nostri occhi. Volevamo rendere orgogliosi i nostri genitori e provare che potevamo eccellere nei nostri studi e raggiungere cose che alcune persone pensano possono fare solo i ragazzi. Le cose non rimangono sempre uguali. Quando avevo dieci anni, Swat, che era un luogo di turismo e di bellezza, si è trasformato improvvisamente in una landa del terrorismo. Più di quattrocento scuole sono state distrutte. Hanno impedito alle ragazze di andare a scuola. Le donne sono state frustate. Persone innocenti sono state uccise. Tutti abbiamo sofferto. E i nostri sogni si sono trasformati in incubi. L’Istruzione si è trasformata da un diritto a un crimine. E quando il mondo cambia improvvisamente, anche le tue priorità cambiano. Avevo due possibilità: una era quella di rimanere zitta e aspettare di essere uccisa. La seconda possibilità era parlare, alzarmi in piedi, e poi essere uccisa. Ho scelto la seconda. Ho deciso di alzarmi. I terroristi hanno cercato di fermarci attaccando me e i miei amici il 9 Ottobre 2012, ma le loro pallottole non potevano vincere. Siamo sopravvissuti. E da quel giorno, le nostre voci sono diventate ancora più forti. Racconto la mia storia, non perché sia unica, ma perché non lo è. E’ la storia di tante ragazze. Oggi, racconto ancora questa storia. Ho portato con me a Oslo alcune delle mie sorelle, che hanno condiviso con me questa storia, gli amici del Pakistan, della Nigeria e della Siria. Le mie coraggiose sorelle Shazia e Kainat Riaz, che quel giorno furono colpite dalle pallottole insieme a me, hanno subito un trauma fortissimo. Anche mia sorella Kainat Somro, dal Pakistan, ha sofferto delle violenze estreme e degli abusi, ha subito la morte del fratello, ma ha deciso di non soccombere. E ci sono ragazze con me, che ho incontrato durante la mia campagna, che oggi sono come mie sorelle: la mia coraggiosa sorella maggiore Mezon, dalla Siria, che ora vive in Giordania in un campa di rifugiati e va di tenda in tenda per aiutare ragazzi e ragazze ad imparare. E mia sorella Amina, dal Nord della Nigeria, dove Boko Haram minaccia e rapisce ragazze solo perché vanno a scuola. Sebbene io appaia come un’unica persona, con la sua altezza, le sue dimensioni, non sono una sola voce. Sono tante voci. Sono Shazia. 2 Sono Kainat Riaz. Sono Kainat Somro. Sono Mezon. Sono Amina. Sono quei sessantasei milioni di ragazze che non possono andare a scuola. Le persone mi chiedono perché l’Istruzione sia importante soprattutto per le ragazze. La mia risposta è sempre la stessa. Cosa ho imparato dai primi due capitoli del Corano è la parola Iqra, che significa “leggi”, e la parola nun wal-qalam, che significa “con la penna”. Come ho detto anche l’anno scorso alle Nazioni Unite, “Una ragazzo, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”. Oggi, in mezzo mondo, vediamo rapidi progressi, modernizzazione e sviluppo. Comunque, rimangono Paesi con milioni di persone che continuano a soffrire i vecchi problemi della fame, della povertà, dell’ingiustizia e dei conflitti. Infatti, proprio nel 2014 ci viene ricordato che è passato un secolo dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, ma non abbiamo ancora imparato la lezione dopo la perdita di milioni di vite. Ci sono ancora conflitti in cui centinaia di migliaia di innocenti perdono la vita. Molte famiglie sono rifugiate in Siria, a Gaza, in Iraq. Ci sono ancora ragazze che non possono andare a scuola nel Nord della Nigeria. In Pakistan e Afghanistan ci sono innocenti uccisi in attacchi suicidi e attentati. Molti bambini in Africa non hanno accesso all’Istruzione per la povertà. Molti bambini in India e in Pakistan sono privati dei loro diritti all’Istruzione a causa di tabù sociali: i maschi sono costretti al lavoro minorile, le femmine forzate ai matrimoni tra bambini. Una delle mie migliori amiche di scuola, della mia stessa età, ha da sempre avuto il sogno di diventare un medico. Ma il suo sogno è rimasto tale. All’età di dodici anni è stata costretta a sposarsi, e poco dopo ha avuto un figlio, quando aveva solo quattordici anni. Sono sicura che sarebbe stata un buon medico. Ma non ha potuto farlo, perché era una ragazza! Dalla sua storia deriva il motivo per cui ho deciso di dedicare i fondi del premio Nobel alla Malala Foundation, per contribuire e migliorare la qualità dell’Istruzione di tutte le ragazze, e invitare tutti i leader del mondo ad aiutare ragazze come me, Mezun e Amina. Il primo contributo andrà dov’è il mio cuore, in Pakistan, per costruire scuole nelle zone dello Swat e Shangla. Nel mio vecchio villaggio non c’è una scuola secondaria per le ragazze. Voglio costruirne una, così i miei amici possono istruirsi e prendere le opportunità per realizzare i propri sogni. Questo è da dove partirò, ma non mi fermerà. Continuerò a lottare fin quando non vedrò ogni bambino in una scuola. Mi sento più forte dopo l’attacco che ho subito perché so che nessuno può fermarmi, o fermarci, perché adesso siamo milioni, in piedi tutti insieme. Cari fratelli e sorelle, grandi persone che hanno lottato per il cambiamento, come Martin Luther King e Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta e Aung San Suu Kyi, sono state su questo palco. So che i passi di Kailash Satyarti e i miei hanno preso forma e porteranno al cambiamento, al cambiamento duraturo. La mia grande speranza è che questa sia l’ultima volta che dobbiamo lottare per l’Istruzione dei nostri figli. Vogliamo che tutti si uniscano per supportare la nostra campagna, in modo tale da poter risolvere quest’ingiustizia una volta per tutte. Come ho detto, abbiamo già fatto molti passi nella giusta direzione. Ora è il momento di fare un balzo. 3 Non è più tempo di chiamare i leader per fare capire loro quanto sia importante l’Istruzione. E’ il momento di chiamarli in causa, di agire. Chiediamo ai leader mondiali di unirsi a noi e fare dell’Istruzione una priorità. Quindici anni fa, i leader mondiali hanno deciso gli obiettivi di sviluppo del Millennio. Negli anni che sono seguiti abbiamo visto diversi progressi. Il numero di bambini che non va a scuola si è dimezzato. Tuttavia, ci si è concentrati solo sull’Istruzione primaria, e il progresso non ha riguardato tutti. L’anno prossimo, nel 2015, i rappresentanti di tutto il mondo si incontreranno alle Nazioni Unite per decidere i prossimi obiettivi legati allo sviluppo sostenibile che avranno grande peso sulle generazioni a venire. I leader mondiali devono cogliere quest’opportunità per garantire un’Istruzione libera, gratuita e di qualità per ogni bambino. Alcuni pensano che sia impraticabile, troppo costoso, troppo difficile. Altri dicono sia impossibile. Ma è arrivato il momento di pensare in grande. Cari fratelli e sorelle, il cosiddetto mondo degli adulti può capirlo, ma i bambini no. Perché i Paesi che noi chiamiamo “forti” sono così potenti nel combattere guerre e non nel portare la pace? Perché dare armi è così facile e dare libri ai bambini è così difficile? Perché fare carri armati è così facile mentre costruire scuole è così difficile? Viviamo tutti nell’era moderna, nel 21esimo secolo, e tutti crediamo che niente sia impossibile. Siamo in grado di raggiungere la luna e presto saremo su Marte. Per questo, nel 21esimo secolo, dobbiamo essere determinati nel raggiungere il nostro sogno: Istruzione di qualità per tutti. Quindi cerchiamo di portare uguaglianza, giustizia e pace per tutti. Non solo i politici e i leader mondiali: tutti dobbiamo contribuire. Me e voi. E’ un nostro dovere. Dobbiamo lavorare, non aspettare. Invito i miei colleghi ad alzarsi, in tutto il mondo. Cari fratelli e sorelle, dobbiamo diventare la prima generazione a decidere che è l’ultima volta che accade questo. Le aule vuote, i bambini abbandonati, il potenziale sprecato: tutto questo deve finire con noi. Che questa sia l’ultima volta che un ragazzo o una ragazza trascorra l’infanzia in una fabbrica. Che questa sia l’ultima volta che una bambina venga costretta a sposarsi. Che questa sia l’ultima volta che un bambino innocente venga ucciso in guerra. Che questa sia l’ultima volta che una classe rimanga vuota. Che questa sia l’ultima volta che l’Istruzione sia considerata un crimine per le ragazze, e non un diritto. Che questa sia l’ultima volta che un bambino rimanga fuori dalla scuola. Che questa sia l’ultima volta. Costruiamo il finale, costruiamo un futuro migliore, proprio qui, ora. Grazie”. 4 da internet Malala Yousafzai medaglia - Premio Nobel per la pace 2014 Malala Yousafzai (in lingua pashtu: ی ;ۍوMingora, 12 luglio 1997) è un'attivista pakistana. È la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace, nota per il suo impegno per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione — bandito da un editto dei talebani — delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat. Malala Yousafzai nello Studio Ovale, 11 ottobre 2013 Biografia All'età di undici anni è diventata celebre per il blog, da lei curato per la BBC, nel quale documentava il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. È stata nominata per l'International Children's Peace Prize, premio assegnato da KidsRights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi. Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente colpita alla testa da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola. Ricoverata nell'ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta all'attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell'attentato, sostenendo che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e dell'oscenità”; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Birmingham che si è offerto di curarla. Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo di Vetro a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello all'istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo. Il 10 ottobre 2013 è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero. L'annuncio è stato dato dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che l'ha motivata dicendo che è una ragazza eroica e ricca di spirito. Il premio le è stato consegnato in occasione della sessione plenaria di novembre, a Strasburgo, il 20 novembre 2013. 5 Il 10 ottobre 2014 è stata insignita del premio Nobel per la pace assieme all'attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è stata: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione”. «I don't mind if I have to sit on the floor at «Non mi importa di dovermi sedere sul school. All I want is education. And I'm afraid of pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è no one.» - (Malala Yousafzai, Interview ) istruzione. E non ho paura di nessuno.» Molte scuole l'hanno menzionata il 20 novembre 2014 per la giornata nazionale dei diritti dei bambini e delle bambine. Un'associazione di scuole private pakistane ha indetto contro di lei il "I am not Malala day", giustificandolo con le righe del suo libro in cui parla dell'opposizione del padre al bando dei Versetti Satanici di Salman Rushdie e soprattutto alla fatwa contro di lui pronunciata per questo da Ruhollah Khomeyni, righe definite dall'associazione scolastica pakistana anti islamiche e anti pachistane. Ha scritto anche il libro Io sono Malala, pubblicato in Italia l'8 ottobre 2013 dal Corriere della Sera. Il 25 settembre 2015 viene lanciata in tutto il mondo l'iniziativa The Global Goals che vede Malala una delle protagoniste insieme a tanti altri attivisti ed artisti tra i quali: Anastacia, Stephen Hawking, Stevie Wonder, Kate Winslet, Bill Gates e Melinda Gates, la regina Rania di Giordania, Jennifer Lopez, Meryl Streep, Matteo Renzi e molti altri. I leader mondiali si sono impegnati a rispettare diciassette obiettivi globali da realizzare nei prossimi quindici anni, tre dei più importanti: • eliminare la povertà estrema, • combattere la disuguaglianza, le ingiustizie, • sistemare il cambiamento climatico. LA CERIMONIA DI ASSEGNAZIONE AD OSLO PREMIO NOBEL PER LA PACE: LA LOTTA CONTRO L'IGNORANZA DI MALALA E KAILASH SATYARTHI La 17enne Malala è stata vittima di un attentato talebano nel 2012 perché difendeva il diritto delle bambine allo studio. Il 60enne Satyarthi è un attivista dei diritti dell'infanzia. Sono stati premiati per la loro lotta a favore dei bambini e del loro diritto all'istruzione. Il Giardino dei Nobel a Oslo si prepara ad accogliere due nuove luci che rappresentano la lotta per il diritto all'istruzione delle bambine di Malala Yousafzai, pakistana, e la battaglia per l'abolizione del lavoro minorile di Kailash Satyarthi, indiano. Un premio Nobel per la Pace per due Paesi fratelli ma allo stesso tempo nemici al punto che i primi ministri di India e Pakistan non partecipano alla cerimonia di assegnazione mercoledì 10 dicembre 2014. 6 Malala: la vincitrice più giovane A 17 anni, Malala è la più giovane vincitrice di sempre del Nobel. A 14 anni ha sfidato, attraverso il suo blog, i talebani del Pakistan che vogliono le bambine fuori dalle scuole: da quel giorno è diventata il loro più grande nemico. Il 9 ottobre del 2012, un gruppo di uomini armati assalta il suo scuolabus che attraversa la valle dello Swat e Malala viene colpita da un fondamentalista. Riesce a sopravvivere e viene trasferita in un ospedale di Birmingham, città che diventerà la sua nuova casa. Così Malala diventa la speranza di libertà per milioni di bambine che non possono andare a scuola. "Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo", disse durante un discorso alle Nazioni Unite. Malala ha fatto sapere che ricevere il premio sarà un "momento di felicità". Nel suo discorso ribadirà che a nessun bambino deve essere negata l'istruzione. Ha spiegato che nelle settimane passate si è concentrata sugli esami e che solo negli ultimi giorni si è dedicata al discorso che terrà in occasione della cerimonia di consegna del premio. Malala ha invitato a far parte della sua delegazione anche quattro ragazze e una giovane donna che hanno combattuto per il diritto all'educazione femminile in Siria, Nigeria e Pakistan. Kailash Satyarthi: la lotta contro il lavoro minorile L'indiano Kailash Satyarthi, 60 anni, sin dagli anni '90 è impegnato nella lotta contro il lavoro minorile con la sua organizzazione Bachpan Bachao Andolan. La sua azione ha permesso di liberare almeno 80mila bambini dalla schiavitù, favorendone la reintegrazione sociale. Negli oltre 25 anni di attività a difesa dei diritti dei minori, Satyarthi ha partecipato a numerose campagne internazionali come la Marcia globale contro il lavoro minorile, attirando su di sé l'attenzione dei media di tutto il mondo. Sostenne che "basterebbero tre giorni di spesa militare mondiale, pari a 11 miliardi di dollari, per far sparire la piaga del lavoro minorile attraverso l'istruzione data ai 246 milioni di bambini lavoratori". Nel dicembre 2011 la sua organizzazione Bachpan Bachao Andolan ha pubblicato uno studio in cui si rivelava che in India scompaiono 11 bambini ogni ora perché vittime del vasto traffico di esseri umani esistente nel Paese. Satyarthi ha dedicato il Nobel ai bambini che vivono in schiavitù. 7