L`Europa trema, giù Milano e Madrid
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L`Europa trema, giù Milano e Madrid
4 Attualità IL TIRRENO MERCOLEDÌ 25 LUGLIO 2012 » L’Europa trema, giù Milano e Madrid CRISI I MERCATI Borse a picco, non si ferma la corsa degli spread. Anche la Catalogna chiede aiuto, Grecia a un passo dal default di Lorenzo Robustelli ◗ BRUXELLES Europa sotto scacco. Mentre gli spread e gli interessi sul debito dei paesi più deboli salgono alle stelle, mentre la Grecia è oramai chiaro che non ce la farà a rispettare gli accordi e la Spagna sta per aggiungersi alla lista di Paesi sotto programma di tutela, anche la Germania cade sotto la scure delle agenzie di rating. Le Borse crollano e diventa evidente che l'Europa è oramai tutta sotto l'attacco congiunto di speculazione e agenzie di valutazione. «Oramai l'abbiamo persa», diceva ieri della Spagna con semplicità e senza illusioni, un diplomatico (del Sud Europa) a Bruxelles. Dopo Valencia (e forse prima della Murcia) anche la Catalogna, per anni un esempio di crescita e solidità, di fantasia e capacità di lavoro, ha alzato le braccia ed ha chiesto aiuto al governo centrale. Il ministro delle Finanze della regione autonoma, Andreu Mas-Colell, ha spiegato che «al momento la Catalogna non ha altra banca a disposizione che il governo spagnolo, lo sanno tutti che situazione c'è sui mercati». Ci sono 18 miliardi a Madrid, per aiutare le comunità in difficoltà, ma forse stanno diventando troppe, e troppo costose. E ora ci si aspetta che anche Madrid possa chiedere un soccorso alla Ue. Proprio mentre da fonti Ue trapela che la Grecia non ce la farà a centrare gli obiettivi concordati. In Italia la Borsa continua a crollare raggiungendo un nuovo minimo storico mentre spread e interessi salgono in alto. Milano ha chiuso in calo del 2,71% , Madrid ha perso il 3,58%. E' andata molto meglio a Parigi, meno 0,87% e Londra, meno 0,63%. Meglio di tutte Francoforte, con una modesta perdita dello 0,45%, nonostante l'outlook negativo annunciato da Moody's alla «tripla A» di Berlino. Lo spread tra Btp e Bund ieri è arrivato a 536 punti base, ai livelli del novembre scorso, quando Monti entrò a Palazzo Chigi. Però il rapporto con i Bonos spagnoli ora è a nostro vantaggio: il distacco tra i titoli di Madrid e quelli di Berlino è di 638 punti. Livello pericolosissimo. Gli interessi sui Btp a 10 anni hanno toccato il 6,5% (record da gennaio) e i Bonos il 7,45%, ben oltre la soglia del 7% alla quale gli altri Paesi hanno chiesto aiuto all'Ue. L'attacco arrivato da Moody's contro la Germania è stato inatteso e bruciante: le previsioni per il debito tedesco diventano negative. Nessun declassamento ancora, ma Berlino, non offre più le stesse garanzie di qualche tempo fa, secondo l'agenzia di rating. Il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, ha reagito per primo ieri mattina, sottolineando il suo «forte impegno per assicurare la stabilità dell'area euro nel suo complesso». Ha poi aggiunto come alcuni paesi abbiano «fondamentali solidi». Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha assicurato che Berlino «farà tutto quello che potrà, con i suoi partner, per consentire il superamento della crisi del debito il più rapidamente possibile». Per qualche analista a Bruxelles forse c'è anche del buono in questo outlook di Moody's, «forse ora la Germania si sveglierà, e si renderà conto che la situazione coinvolge tutti, che non è più il caso di fare distinguo». A Berlino il segretario generale dei Liberali, Patrick Doering, chiede invece di abbandonare la Grecia a se stessa. Mentre la Troika Ue-Bce-Fmi è ad Atene (dove domani arriverà anche il presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso) a tentare di trovare un filo con il quale ricucire una situazione sempre più difficile. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Continuano le proteste in Spagna contro la manovra del governo Rajoy Draghi prepara l’intervento della Bce Molti la considerano l’ultima spiaggia per salvare l’euro, decisiva la riunione del 2 agosto Si lavora a un provvedimento straordinario che in deroga ai trattati e al rigido statuto, permetta all’Eurotower di fermare la corsa dei tassi con il riacquisto dei titoli di Andrea Di Stefano ◗ MILANO La nuova fase della crisi dell' Eurozona, sempre più sotto tiro delle ondate speculative, riporta in primo piano il ruolo della Bce e del suo Presidente. Mario Draghi ha incontrato lunedì il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, per quella che Bruxelles ha definito una "colazione di lavoro" programmata da tempo. Barroso e Draghi, assieme al presidente permanente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, lavorano da mesi all'elaborazione di progetti di rafforzamento dell’eurozona, a cominciare dall'Unione bancaria. L'obiettivo al quale Draghi starebbe lavorando è quello di un provvedimento straordinario che in deroga ai trattati e al rigido statuto della Bce permetta all'Eurotower di stoppare la deriva fuori controllo degli spread. Il Consiglio direttivo della Bce tornerà a riunirsi il 2 agosto per le decisioni sui parametri chiave della politica monetaria. A cominciare dai tassi di interesse che a inizio luglio Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi sono stati tagliati portandoli ad un nuovo minimo storico dal lancio dell'euro: lo 0,75% mentre il quadro economico ha continuato a peggiorare. Il pressing nei confronti di Draghi è forte e arriva anche dagli Stati Uniti. Il Governatore non può mettere in atto strategie identiche a quelle della Fed o della Bank of England: non può decidere di stampare moneta per ritirare dal mercato secondario titoli dei paesi sotto attacco mettendo fine al parossismo della speculazione che utilizzando anche strumenti derivati, sta alzando la pressione con la prospettiva di fare nuovamente grandi profitti in vista di un riacquisto dei titoli. In proposito Draghi è stato molto chiaro: «Non abbiamo il mandato di risolvere i problemi finanziari dei Paesi», ha spiegato lasciando intendere che non ha alcuna intenzione di riattivare il Securities MarketProgramme (Smp), il piano di acquisti di titoli di Stato lanciato dalla Bce nel 2010 e poi usato per Italia e Spagna nel 2011 e sospeso da 19 settimane. Il Governatore intende continuare nel solco formale del mandato affidatogli in piena accordo con la Bundesbank e quindi garantire la stabilità dei prezzi: «Prevenire sia un'inflazione più elevata che un calo generalizzato e ampio dei prezzi. Se vedremo questi rischi generalizzati di deflazione - ha aggiunto Draghi - agiremo». L'ex governatore della Banca d'Italia ha detto che la Bce è «molto aperta, senza tabù» e che il compito della ban- Gli ispettori: «Atene fuori dai binari» Drammatiche indiscrezioni nel primo giorno di missione della troika: «Non hanno fatto niente» ◗ ATENE La delegazione della Troika Ancora brutte notizie per la Grecia e l’Europa. Atene non è in grado di mantenere gli impegni presi con l’Ue e sarà quindi necessaria un’estensione del piano di assistenza. Ma questo spaccherà politicamente l’Eurozona, visto che sei Paesi su 17 sono contrari ad una nuova ristrutturazione del suo debito. Le indiscrezioni sulla situazione della Grecia, definita «ampiamente fuori rotta», arrivano da funzionari europei che seguono da vicino il dossier proprio nel giorno in cui la Troika è tornata ad Atene. Ma quello che troveranno gli esperti di Fmi-Ue-Bce, secondo le fonti, sarà «abbastanza terribile». Una bocciatura senza appello, dunque, nonostante le dure proteste del premier Antonis Samaras contro chi in Europa (in primis il ministro delle Finanze e vice cancelliere tedesco Roesler) «sostiene che la Grecia non raggiungerà i suoi obiettivi, minando lo sforzo nazionale» affinchè «il Paese resti in piedi». A far perdere tempo prezioso ad Atene sarebbero stati proprio i problemi nazionali. Oltre ad una contrazione economica superiore alle previsioni, secondo le fonti, a pesare sarebbe stata soprattutto la paralisi nell’azione di risanamento legata al doppio appuntamento elettorale. In queste condizioni, assicurano gli esperti europei, l’obiettivo di portare il rapporto Pil-debito pubblico dal 160% al 120% entro il 2020 non potrà essere raggiunto e il Fmi potrebbe quindi chiamarsi fuori dalla seconda operazione di salvataggio. A questo punto all’Eurozona non resterà che scegliere tra due opzioni: o la cancellazione di una parte del debito che potrebbe costare alla Bce 40 miliardi di euro o la concessione ad Atene di più tempo per rispettare gli obiettivi del programma di rientro. Ma in entrambi i casi si aprirebbe un problema politico, con almeno sei paesi di Eurolandia fermamente contrari a simili prospettive. Quel che è certo è che mentre Samaras ripete che la Grecia «non fallirà» e che riuscirà a dimostrare all’estero che nel paese «qualcosa è cambiato», tutti gli occhi sono puntati sul rapporto della Troika - arrivata ieri mentre per giovedì è ca «è mantenere la stabilità dei prezzi in entrambe le direzioni (sia verso l'alto che verso il basso), affrontare i problemi come si presentano e agire senza pregiudizio». Quindi, volendo interpretare il Governatore della Bce, in questo momento i rischi non sono inflazionistici ma bensì deflazionistici, cioè da crisi pesantemente recessiva. La prima mossa, già decisa, è stata quella di un taglio dei tassi. Ora potrebbe arrivare un “quantitative easing” all'Europea: una campagna di riacquisto di titoli pubblici di tutti i paesi dell'Eurozona per favorire l'immissione di liquidità. Per non prestare, però, il fianco a chi (soprattutto in Germania) potrebbe considerare la decisione del consiglio direttivo un operazione di finanza "creativa" Draghi vuole accompagnare il provvedimento con il varo immediato dell'Unione Bancaria e per questo accelera il lancio della rivoluzione sui controlli e i parametri di stabilità da annunciare insieme al piano di stabilizzazione dei prezzi dei titoli dell'Eurozona. ©RIPRODUZIONERISERVATA atteso il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso - dal quale dipende l’assegnazione o meno della tranche da 32 miliardi di euro prevista per la fine di settembre. Se Atene è riuscita ad ottenere dalle privatizzazioni appena la metà dei circa 3,2 miliardi di euro sperati, ora, per rimettere i conti a posto dribblando i licenziamenti nel settore pubblico - che il premier vuole evitare - proporrà alla Troika interventi che vanno dalla tassa sugli immobili, ai tagli della spesa pubblica con l’abolizione degli enti statali inutili. Cercando così di dare un segnale concreto, per puntare, durante gli incontri che Samaras avrà ad agosto con i partner europei, a chiedere più tempo per l’attuazione del programma del risanamento economico. Attualità MERCOLEDÌ 25 LUGLIO 2012 IL TIRRENO 5 » Allarme spread, Passera: la Ue si muova CRISI IL GOVERNO Monti non esclude misure di emergenza. Gaffe spagnola che annuncia una nota (smentita) con Roma e Parigi di Vindice Lecis ◗ ROMA Piazza Affari al tappeto (-2,71%), spread tornato ai livelli pre-Monti (537,2 punti base). E, persino, un giallo sulla nota congiunta Roma-Parigi-Madrid diffusa dalla Spagna ma smentita da Italia e Francia. In una giornata carica di tensione, seguita al lunedì nero, il governo italiano è tornato ad insistere - lo ha fatto col ministro Passera - perché l’Europa dia finalmente un segnale forte contro lo spread. Prima che la casa bruci, come ha aggiunto il leader del Pd Bersani. Il giallo della nota congiunta ha avuto origine da una notizia diffusa dal ministero degli Esteri spagnolo nel riferire i risultati di una riunione tenutasi a Bruxelles. In quella sede i governi di Madrid, Roma e Parigi avrebbero deciso di rompere gli indugi e sollecitare con una certa energia il rispetto degli accordi raggiunti nel vertice europeo di fine giugno. Tre ministri avrebbero redatto una nota per intimare alla Germania di non perdere altro tempo. Ma, prima Parigi poi Roma hanno negato l’esisten- L’altalena dello spread 552 Differenziali di rendimento Btp-Bund DICEMBRE dopo il varo della manovra (decreto salvaItalia) prosegue la corsa verso il basso, ma in assenza dell’intervento della Bce lo spread risale APRILE-MAGGIO lo spread risale: le crisi di Grecia e Spagna spingono la speculazione al contrattacco 515 LUGLIO Cresce la paura per il contagio tra Spagna e Italia: lo spread torna sopra i 500 punti 450 IERI 537 370 278 420 Il ministro Corrado Passera NOVEMBRE spread ai massimi, tocca il record di 574. Il governo passa da Berlusconi a Monti nov dic 2 0 1 1 MARZO Sui mercati, anche grazie a qualche progresso a livello europeo, torna la calma e lo spread scende gen za del documento. «E’ un’informazione falsa» ha dichiarato il ministro francese agli Affari europei, Cazeneuve. Il governo italiano ha espresso «stupore» e spiegato che della pretesa dichiarazione congiunta «non è al corrente». Nella riunione del Consiglio affari generali alla quale per l’Italia ha preso feb mar GIUGNO Il primo accordo sullo scudo anti-spread taglia le ali alla speculazione e lo spread si riporta a 420 apr 2 0 1 2 parte il ministro Enzo Moavero - durante la discussione, secondo alcune ricostruzioni, gli interventi di molti ministri, e fra questi l’italiano, lo spagnolo e il francese, si sono concentrati sulla necessità di agire in tempi rapidi con le decisioni sancite in quell’occasione. Vale a dire il patto per la crescita e mag giu lug ANSA-CENTIMETRI l’occupazione e l’Unione bancaria anzitutto. Il resoconto della riunione è stato diffuso dal governo spagnolo sul suo sito nel quale si legge di «applicazione immediata» degli accordi perché «la rapidità è una condizione essenziale del successo di tutte le azioni europee». La sorpresa è che però una dichiarazione congiunta dello stesso tenore, cioè che chiede la «veloce applicazione delle decisioni del Consiglio Ue del 29 giugno» è arrivata in serata da parte dei ministri dell’economia tedesco e spagnolo, Schaeuble e de Guindos. Prima era stato il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera a chiedere un segnale immediato per arrestare la corsa dello spread: «Lo deve dare l’Europa ed è ora che lo dia». Ha ragione, gli ha fatto eco il parlamentare del Pd Francesco Boccia «ma forse con uno sforzo in più il ministro dovrebbe anche dire cosa chiediamo di fa- Legge elettorale, Monti convoca “ABC” Blitz di Pdl e Lega sul semipresidenzialismo. Pd e Idv lasciano l’aula e il ribelle Pisanu si astiene di Gabriele Rizzardi ◗ ROMA Pier Luigi Bersani Con un ritorno alla vecchia maggioranza Pdl-Lega, che fa irritare Bersani e Casini e crea ostacoli sul possibile accordo per la legge lettorale, l’aula del Senato approva un pacchetto di emendamenti sul semipresidenzialismo che prevede l’elezione diretta del capo dello Stato. Tutto avviene nel giro di mezz’ora, con una serie di votazioni lampo alle quali non partecipano i senatori del Pd e dell’Idv che abbandonano i lavori in segno di protesta. Quelli dell’Udc e dell’Api votano contro mentre il Fli si astiene. Ma non è finita. Ad astenersi è an- che il senatore Beppe Pisanu, che ormai è con un piede fuori dal Pdl e guarda con sempre maggiore interesse all’Udc. Alla fine, il semipresidenzialismo tanto caro a Berlusconi (che oggi terrà una conferenza stampa insieme ad Alfano)e accettato da Bossi in cambio del via libera al Senato federale, passa con 120 sì, 23 no e 11 astenuti. La fretta di incassare un provvedimento buono per la campagna elettorale del Cavaliere porta i senatori del Pdl e della Lega a far passare l’articolo 12 del disegno di legge che parla ancora della «commissione paritetica per le questioni regionali». Un vero pasticcio. Cosa succederà adesso? Il leghista Calderoli, grande esperto di regolamenti parlamentari, assicura che il problema sarà risolto. Nell’attesa di capire come andrà a finire la partita, l’attenzione resta concentrata sulla riforma della legge elettorale. L’obiettivo è quello di archiviare al più presto il Porcellum per avere un nuovo sistema di voto che possa produrre maggioranze stabili e bloccare subito l’onda speculativa dei mercati. Mario Monti ne parlerà oggi con Bersani e Alfano e domani con Casini. Il presidente del consiglio vuole capire fino a che punto la sua “strana” maggioranza è disponibile ad andare ad elezioni anticipate per dare vita, dopo il voto, ad un gover- no che potrebbe essere delle «larghe intese». Una sorta di “Monti dopo Monti”. Per raggiungere questo obiettivo, serve però una modifica del sistema elettorale. Angelino Alfano sbarra la strada all’ipotesi di un voto in autunno («Per noi la priorità è l’economia») e rilancia la necessità di approvare un nuovo testo. Certo, lo sgambetto sulle riforme non faciliterà il compito. Ma la trattativa è in corso. Sotto lo sguardo vigile del Quirinale e di Palazzo Chigi, pare che ieri Pd e Pdl abbiano compiuto passi in avanti su un accordo che prevede un premio di maggioranza consistente al primo partito e un meccani- re all’Europa». Proprio lunedì Monti aveva spiegato che lo spread non dipende dal governo ma dai dubbi sullo scudo europeo. ha chiesto di fare presto alla Bce anche il segretario del Pd Bersani: «Non credo che faremo molte vacanze. E' indubbio che c'è un attacco all'euro ed è evidente che bisogna accelerare sullo scudo salva-spread, comunicato o no, la sostanza non cambia. Se la casa brucerà non vedo altro intervento che quello della Bce. Se lo scudo non va in funzione in tempi rapidi, Bce deve far fino in fondo la sua parte». Il governo, come ha ricordato Monti nei giorni scorsi, è dunque «in guerra». Ha di fronte la crescita del debito e lo spread implacabile, ma anche la necessità di riprendere in mano il pallino dello sviluppo (non solo il rigore) e di reinventarsi una politica industriale che manca all’Italia (il caso Fiat è emblematico). Monti teme anche la possibilità di dover rimettere mano a provvedimenti d’emergenza. Per questo oggi incontrerà separatamente i segretari di Pd e Pdl: vedrà Bersani di mattina e Alfano nel pomeriggio. ©RIPRODUZIONERISERVATA smo simile al “Provincellum”, ovvero un sistema per 2/3 con collegi uninominali (come vuole il Pd. Uno schema buono per le “larghe intese” che avrebbe avuto l’ok di Berlusconi, che ieri ha giocato la sua partita da Arcore. Si farà la legge? Per Pier Luigi Bersani, la forzatura sul semipresidenzialismo è stato solo un «gesto irresponsabile e senza costrutto». Questo, però, non vuol dire che la legge sul voto non si farà. «Nonostante lo sgambetto di oggi, non rinunciamo al confronto. Noi siamo pronti anche domani mattina e già in agosto a passare in Parlamento per un primo ok» assicura il segretario del Pd, che subordina l’eventualità di un voto a ottobre all’archiviazione del Porcellum: «Con questa legge elettorale non ci può essere nessun voto anticipato. Facciamo la nuova legge e poi si vedrà». ©RIPRODUZIONERISERVATA Toscana MERCOLEDÌ 25 LUGLIO 2012 IL TIRRENO IL CASO 9 » QUANDO IL “MADE IN...” È UNA FREGATURA di Gabriele Firmani ◗ FIRENZE Su ripiani e scaffali, in mostra, c'è il rosso dall'etichetta inequivocabile "San Giovese Chianti", con il solo piccolo (piccolo?) particolare di non provenire dal Chianti, bensì dalla California, costa west degli Usa. Ed ecco un'altra bottiglia di rosso, spacciata per un toscano classico, dal nome esplicito "Tuscan Moon", che però viene dalla napa Valley (ancora California) e di toscano, non ha niente, se non appunto la scritta. Cammini tra gli espositori e trovi il reparto salumi: accanto al "Finocchiono", parente presunto (molto presunto) del tipico insaccato toscano. Sorprende per sfrontatezza l'altro salume prodotto e commercializzato negli Stati Uniti, chiamato direttamente, senza mezza termini, "Salame Toscano". Ai "Macaroni", commercializzati nell' est Europa e prodotti in Romania, e alla "Palenta", proveniente dal Montenegro, si aggiunga poi l'"Aceto balsamico di Modena" made in Germany, e l'intramontabile "Parmesan", che, nonostante le continue battaglie giudiziarie portate avanti dal consorzio del Parmigiano Reggiano (negli anni la Corte di giustizia europea ha riconosciuto la titolarità del marchio, anche nella sua variante inglese), continua a essere indisturbatamente venduto nei mercati dell'Oceania. È un danno, quello generato al settore agroalimentare italiano dai prodotti cosiddetti "italian sounding", produzioni che si rifanno al Belpaese soltanto nel “suono”, come direbbero gli inglesi, insomma, nei richiami del nome e nelle suggestioni grafiche dell'etichetta. Un danno stimato da Coldiretti nella cifra di 60 miliardi di euro l'anno. Per l'industria agroalimentare della Toscana, a sua volta, l'imperversare sugli scaffali dei supermercati mondiali, di prodotti falsamente Made in Tuscany, significa un mancato introito pari ogni anno a circa 6 miliardi: per sollecitare al più presto una risposta al problema da parte della politica, gli agricoltori toscani iscritti a Coldiretti hanno deciso di andare ad allestire ieri mattina, direttamente in casa del Consiglio regionale, nella Sala del Gonfalone, il primo "Salone degli inganni", con in rassegna tutti i più celebri tentativi di contraffazione dei prodotti toscani. Il “Romulo” OLIO Sull’etichetta c’è la Lupa capitolina, impegnata ad allattare Romolo e Remo. Olio extravergine d’oliva laziale? Nossignore: proviene dalle colline spagnole. Vermicelli ellenici pasta In Grecia qualcuno si è inventato l’idea di “clonare” i vermicelli, il famoso formato di pasta secca di grano duro, lunga a sezione rotonda con diametro più grande degli spaghetti. Salame aromatizzato made in Usa SALUMI Uno strano salame al finocchio, prodotto con l’aggiunta di vino Sangiovese (?). Questo insaccato... vuole fare il toscano: si chiama proprio così ma lo producono negli Usa. Pesto della East Coast americana PESTO Dimenticate la Liguria, terra di pinoli e basilico: il condimento verde per eccellenza “emigra” sottovoce. Ecco il pesto della Pennsylvania: e lo chiamano pure “Classico”. La lobby internazionale del salame falso toscano Una “mostra degli inganni” con i cibi contraffatti: «È un giro di 6 miliardi l’anno» Pressioni per ricevere più tutela e per cambiare le regole sulle etichette dell’olio Bandiere gialle, folla, cartelli e slogan: alcune immagini della manifestazione di Coldiretti, andata in scena ieri in centro a Firenze (foto Massimo Sestini) «A salvarci dalla crisi e a garantire un futuro al nostro Paese - ha spiegato il senso dell' iniziativa il presidente toscano di Coldiretti Tulio Marcelli - sarà prima di ogni altro il settore agroalimentare di eccellenza di cui la nostra regione è così ricca: un comparto - ha continuato - che va quindi difeso con ogni mezzo». Prioritario, per gli agricoltori, è far appro- vare dal Parlamento la nuova legge sull'etichettatura trasparente dell'olio di oliva: a guadagnarsi un posto sullo scaffale degli orrori targato Coldiretti, rientra infatti anche la botti- glia di extra vergine di una nota azienda oleicola fiorentina, che a fronte di un'etichetta dove è riportato in grande, sotto al nome di battesimo dell' azienda, la scritta "Firenze", Quei tricolori finti ci danneggiano Sirio Maccioni, re di Le Cirque: «I cibi taroccati sono una piaga culinaria» ◗ LIVORNO «I prodotti italiani di qualità costano e non sempre i clienti americani li sanno apprezzare. Così qualcuno pensa di risparmiare affidandosi al tarocco e danneggiando l'immagine della nostra cucina». Pensieri e parole di Sirio Maccioni, in arte il "signor Le Cirque". Ottantenne, originario di Montecatini, da dove è partito in giovane età per fare fortuna (e che fortuna) negli Usa, Maccioni è conosciuto con il nome dei suoi celebri ristoranti – Le Cirque – sparsi per il mondo (negli Stati Uniti in particola- re), che vantano 1.200 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato. Numeri che fanno di lui una delle voci più autorevoli per parlare dei problemi della cucina italiana oltre confine, costretta a combattere con centinaia di ristoranti che del Belpaese hanno solo il tricolore in bella vista sull' insegna. «In questi casi il danno d'immagine è terribile – racconta il gourmet che ha messo a tavola diversi presidenti americani e numerosi divi di Hollywood – E questo vale non solo per la cucina ma anche per la moda e per tutti quei settori in cui il nostro brand rappresenta un valo- re aggiunto. Ovunque si incontrano ristoranti che si spacciano per italiani ma che poi di italiano non hanno niente. È un problema legislativo: ogni tanto si fanno dei controlli ma il fenomeno non si interrompe. Il fatto è che spesso, soprattutto a New York, i proprietari sono realmente cittadini di origine italiana, che però danno in gestione l'attività a persone che non conoscono la nostra cucina, non usano i prodotti di qualità della nostra terra e non sanno trattare il cliente come facciamo noi». Questo fenomeno ha prodotto una visione distorta della cuci- na italiana, che purtroppo si è fatta strada nell’immaginario collettivo di alcuni popoli, soprattutto di quelli che hanno il palato anestetizzato da anni di bibite gassate e fast food. «Gli americani considerano italiana una cucina che tale non è – spiega Maccioni – Non sanno la differenza tra il buono e il cattivo mangiare perché di rado trovano un ristorante nostrano autentico. La loro immagine del cibo italiano purtroppo è modellata sulle centinaia di piatti scadenti che qualcuno spaccia per made in Italy». La questione riguarda anche i prodotti utilizzati: «Quel- Sirio Maccioni li buoni costano di più e non sempre il cliente riconosce la differenza – spiega Maccioni – Così, per risparmiare qualche ristoratore preferisce buttarsi sul contraffatto. Il mercato è ampio: in Argentina si produce del for- Una bottiglia di Tuscan Moon rosso VINO Etichetta nera, artistica, uvaggio Sangiovese. Si chiama “Luna toscana” (Tuscan Moon) e chiaramente fa pensare a un bel rosso delle nostre terre. Invece arriva dalla Napa Valley. commercializza invece oli comunitari provenienti a seconda dei casi dall'Isola di Cipro, dalla Grecia o della Spagna. Per Coldiretti è un chiaro tentativo di trarre in inganno il consumatore che può essere risolto, una volta per tutte, secondo le rivendicazioni dell'associazione degli agricoltori, soltanto tramite l'approvazione del nuovo testo di legge che andrebbe così ad imporre su tutte le etichette di olio d'oliva, la dicitura in grande, alta almeno 1,5 centimetri, del paese di provenienza delle olive con cui si è andati a produrre l'olio contenuto in ciascuna bottiglia. La "Legge Salva Olio" già approvata lo scorso gennaio dalla Camera dei deputati, risulterebbe però al momento secondo Coldiretti inspiegabilmente bloccata al Senato: una mozione approvata ieri pomeriggio, all'unanimità, dal Consiglio regionale della Toscana punta adesso a richiedere al Parlamento l'immediato esame in aula del testo del provvedimento. «Una bottiglia di olio - ha dato man forte alla richiesta proveniente da Coldiretti, l'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori - non può costare un euro». Una volta vinta la battaglia sull'etichettatura dell'olio d'oliva, il fronte si potrà spostare sulla tutela di tutti gli altri prodotti agroalimentari del Made in Italy: anche qua, la richiesta, univoca, è quella di un'etichettatura unica, frontale, a grandi caratteri, con scritto ben riconoscibile "prodotto in Italia". La scelta di rivolgersi ancora una volta verso il finto prodotto, potrà così ricadere soltanto sul consumatore estero. ©RIPRODUZIONERISERVATA maggio con il marchio "Parmigiano". Persino i vini talvolta sono taroccati, con conseguenze pericolose per la salute. Si deve intervenire, sarebbe opportuna una legge più rigida». Nonostante tutto, la cucina italiana nel mondo continua a essere apprezzata e vincente: «La crisi? C'è ma nei momenti difficili noi diamo il meglio – conclude Maccioni – L'immagine della nostra cucina resiste e gli chef italiani sono tuttora considerati i migliori al mondo. E poi le ricette sono semplici, gli ingredienti facili da trovare. Per quanto ci riguarda, nei nostri ristoranti preferiamo puntare sulla qualità. Sappiamo da dove arrivano i prodotti che presentiamo in tavola e per questo godiamo della stima dei nostri clienti». Gianni Parrini