Gran Premio d`Italia
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Gran Premio d`Italia
HIBVM^^HnHiwI^H WWjWVi^KI • HM^B^H Im^^liBSSt Mi Direzione e redazione: Via Vittorio Veneto 7 40055 Villanova dì Castenaso (Bologna) telef, (051) 78.15.oo - telex 222026 ROMBO segret. informazioni telef. (051) 78.16.44. Casella Postale 1681 - 40100 BOLOGNA A.D. HasbizsSHBW Redazione milanese, amministrazione, pubblicità: C. so Italia, 15 20122 MILANO - centralino tei. (02) 8531 - tlx 340089 FINEDI Anno 6 n. 36 (281) - 2 settembre 1986 - spedizione in abb. gr. 11/70 BASTA con le sconfitte cavallino: sarà certamente l'urlo che salirà dalla folla monzese, se poco poco i piloti ferraristi gliene daranno l'occasione domenica nel GP d'Italia. Un GP al quale è dedicato praticamente un terzo di questo numero di Mpnza, un GP che dovrebbe cominciare a dire la parola decisiva tra i quattro moschettieri dei mondiale '86. In genere si arrivava a Manza anche con i giochi fatti della Ferrari per il nuovo assetto di rivincita. Invece l'annunciata conferenza stampa del Grande Vecchio è slittata, forse al dopo Monza. Non c'è nessuna sorpresa. In realtà, come avevamo 'sognato* nel numero prima della sospensione i giochi sono davvero fatti con BB per la Ferrari '86. Ufficialmente il "Chirurgo- rianimatore Barnard è stato già licenziato dalla McLaren, ma altrettanto ufficialmente non ha messo bocca, al momento, nella Ferrari di fine stagione. Così anche Berger ormai ammette che la sua destinazione modenese è garantita. Ferrari intanto ci ha fatto sapere che «le cifre non sono così elevate» come anticipato nel sogno. «Qui da noi ai soldi ci teniamo ancora...», ho concluso. Beh, nes siamo stati sempre convinti. Però ci dovrà pure spiegare come sì dimostra che le cifre sono davvero più basse, quando le indiscrezioni sono state tanto precise da arrivare agli ufficiali inviti alla moderazione venuti dallo stesso clan terrorista (leggasi torinese). Caro ROMBO Taccuino del direttore 4-5 pag. SPECIALE MONZA F. i Poker da iride pag. Sintesi GP '86 e radar pag. Tutti i numeri e i protagonisti pag. Ultimi test a Imola e vigilia pag. Guidando, guidando... nelle crisi pag. II contorno del GP pag. Maria Teresa de Filippis racconta l'agosto caldo... pag. La tecnica -bassotta» pag. 42-47 pag. centrali Ultimo inserto biROMBO 8-11 12-14 16-17 18-21 22-30 31-32 33-41 MIXER Luraghì sull'Alfa-Ford La storia dell'lsotta Fraschini di Cario Nicolini Bomba inesplosa dì Marco Tavasani pag. 66-67 pag. 68-72 pag. 74-79 ultimo minuto corse F. 3000 e Endurance mondiale pag. 81-85 F.3 a fylonza pag. 86-87 Rally Fiancavano ecc. pag. 88-92 Velocità in salita pag. 93 Motomondiale 125 di... pedana pag. 94-95 Nate dal vento le nuove Honda pag. 96-98 ultime di moto pag. 99 ultim'ora F. indy e Produzione pag. 102-103 Kart e motonautica pag. 104-106 Le rubriche vioe direttore MOrCOllO SdbbCltÌnÌ MarCO Magri Corrispondenze dall'Italia: Anna Bacchi (Roma), Gian Luca Bacchi Modano (Parma), Gianfranco Berloli (Brescla), Maurizio Bevilacqua (Verona), Toni Campanale (Bari), Silvano Chiesa (Genova), Onofrio Colabella (Ferrara), Mario Colei!! (Brindili), Antonio Colomba (Roma), Nedo Coppini (Prato), Anna Maria Chiarello (Napoli), Franco Cucca (Nuora), Riccardo Rossi Ferrini (Firenze), Giorgio Gianuzii <A«tl), Sergio Gradare (Ancona), Ezio Grandi (Bergamo), Nuccio Marino (Slracuia), tefe redazione Bologna: na). Leopoldo Canetoli Chiara Luciani Alberto Sabbatini Franco Fiorucci Guido Rancati Paolo Conti redazione Milano: Alberto GimmelEi Giulio Mangano servizio grafico Eugenio Loy Marco Minghetti Corrispondenze dall'estero: * • Servizio fotografico: Attualfoto, Bishop, Condor Camera. Coppini, Ferrari, Guidetti Fotoagenzia, Poper Colour, Photo 4, Ragazzoni, Rernpath. J.R. Sainz, Vescovi. E&^ LA REDAZIONE: inviato speciale: Marezzo (Cotenia), Lazzareno Mini (Balzano), Carlo Morandini (Udine), Gabriele Mutti (Sanremo), Gino Papale (Coieria), Alessandro Patrizi (Livorno), Pasquale Petrilli (Roma), Ilario Piano (Astl), Sandra Pizzigati (Bologna), Giorgio Rossetto (Torino), Leonardo Todisco Grande (Arazzo), Jader Zaffali (Cese- Dan Alexandrescu (Francia), Jan Bigelow (USA) Augusto C. Bonzi (Argentina), Vanni Branca (Canada), John Carey (Australia), Danny Cools (Belgio), Steve Fellows (Gran Bretagna), Dove Fern (Gran Bretagna), Alfredo Filippone (Belgio), Tasha Fulkerson (Gran Bretagna), Graham Gould (Gran Bretagna), Strati^ Hatzipanagiotou (Grecia), Chiel Van Der Heyden (Olanda), Michel Hugues (Francia), Torn Hyan (Cecoslovacchia), Gerhard Kuntschik (Austria), Marguus H. Kuuse (URSS, Estonla), Michel Lizin (Belgio), Aieksandar Maksimovic (Jugoslavia), Akira Mase (Giappone), Laurenl Missbauer (Svizzera), M. Angeles Pujol Gorna (Spagna), Andre Queiroz (Brasile), Renée Rogers (USA), Joe Soward (Gran Bretagna), Thomas Voigt (Germania Ovest), Keiko Vamouchi (Giappone). redattore capo Eugenio Zigliotto collaboratori redazionali F.1 e -politica» sportiva: ' Velocità e rallies: Varia attualità: Bonaventura Franco Marco Ragazzoni Dario Converso Fernando Petronilho Marco Guidetti Sandra Pizzigati Aldo Seregni Tecnica, Industria, prove: Paolo D'Alessio Disegnatori d'attualità: di tecnica: Giorgio Serra Sergio Baratto Paolo D'Alessio 4 Servizio Tv: Ada Giovannini, Mario Fiumi, Franco Scandinaro. collaborano alle rubriche Aviazione e spazio: • Staff aggiunto di redazione ' Motonautica: Coordinamento e P.R.: Marina Sacchetti Traduzioni: Annalisa Bonaretti Comunicazioni computer: Rossella Carotalo Archivio e servizi: Paolo Pelati Segretaria Direzione: Pina Vecchi Medicina sportiva: Video e hl-fi car: Marco Tavasani Bruno Boglionì Carlo Nicolini prof, Enzo Pretolani Stefano Pace ROMBO - Registrazione Tribunale di Milano n. 184/81 del 16-5-81 WEEK-END Sussurri e grida pag. Tutte le classifiche insieme pag. Lunario ROMBO pag. direttore responsabile 100-101 107-109 110-111 Concessionaria esclusiva perla pubblicità EDIS Edizioni Sportive s.r.l. [frrffl 20122 MILANO - Corso Italia, 15 - telefono (02) 8531 ^Ulv miKK^^-r pUDuCItilS^Spa 20149 Milano - via Emanuele Filiberto, 4 - Tei. (02) 3887 1 • Diffusione: PAPPINI & C. - via Indipendenza, 11/b ROMA - Tei. (06) 4940841 - Sede MILANO Tei. (02) 9520938 • Stampa: SEREGNI s.p.a. Industria Grafica via Puecher, 2 - Raderne Dugnano (Milano) - tei. (02) 910.061 - telex 335879 SAGE I • Composizione: PROGET - via N. Battaglia. 12 - 20127 MILANO - tei. (02) 28.41.272 - 28.71.268 - 28.53.855 - 28.20,941 » Fotoliti: SELE 3 di Bonardi C. e C, s.n.c. - va Cadorna, 49/51 20090 Vimodrone (Milano) - te. (02) 250,01.45 25046 20 Una c°P'a L 2-°°° (Arretrati il doppio) * Abbonomento annuale (Invariato fino al 31 dicembre '86) postale: L. 72.000; edicola L. 90,000 4 Estero: via terramare L. 105.000; via aerea: Europa e Paesi del Mediterraneo L. 150.000; Africa L. 240.000; Asia e Americhe L. 260000; Australia L. 370.000. 4 Pagamenti: vaglia POnjM^O assegno bancario da spedire a ROMBO 40055 Cajlenn°s° <Boo,arla)„ _ . K „ » Pre"°di ROMBO all'estero: Australia Doli. Aus, 5,50; Austria Se. 65; Belgio BFr. 90; Canada Doli. Can. 450; Danimarca Dkr 32, Germania DM, 8,50, Grecia Dr. 470; Inghilterra Lgs. 2,10; Lussemburgo LFr. 88, Malta Cm. 45; Olanda Hfl. 9; Principato di Monaco Fr. 22, Spagna Pts, 375, Sud Africa Rand 6,95; Svizzera SFr. 6; Canton Tic.no SFr. 5; USA Doli. 3,75, ROMBO 3 Al di là della curiosità giustamente sollevata dall'arrivo di John Barnard al «timone» tecnico della Ferrari, il Gran Premio d'Italia a Monza potrà come è accaduto parecchie altre volte - dire una parola di chiarificazione, anche se non definitiva, sulla corsa al titolo mondiale piloti '86. A quattro gare dalla fine del Campionato, quattro sono i piloti ancora in grado di vincere. Un poker di gare per un poker d'assi che si chiamano MANSELL, PROST, SENNA e PIQUET. Nei «semafori» che avete visto nel paginone a colori precedente per ciascuno di essi abbiamo sintetizzato l'attuale punteggio iridato, il massimo punteggio teorico ottenibile tenendo conto degli scarti (si possono sommare 11 punteggi utili), ed una percentuale di probabilità di vittoria finale che è stata elaborata tenendo conto non solo dei due parametri numerici già citati, ma anche della maggiore o minore «predisposizione» del binomio uomo-macchina ai circuiti che restano da disputare. SENNA PROST II poker d'assi «si gioca» così Ayrton Senna non è certamente un gran giocatore di poker, ma andandosene frettolosamente da Zeltweg domenica 17 agosto lo aveva detto chiaramente, che la partita si sarebbe giocata, a quattro, sin dal prossimo Gran Premio d'Italia, a Monza, per il mondiale 1986. «Delle prossime piste che affronteremo ce ne sono almeno un paio che già mi sono state congeniali» ha spiegato il brasiliano, alludendo certamente a Estorii e Adelaide, dove già si è messo in luce nella stagione scorsa. Poi se ne è andato in Inghilterra a provare la sua Lotus, mentre gli altri tre avversari si sono ritrovati a Imola, per l'ultima messa a punto dei motori. «Sono rimasto molto impressionato nell'ultima gara della potenza dei motori TAG Porsche» ha ammesso Nigel Mansell, che ancora è al comando della classifica iridata. «Noi a Monza dovremmo an- f dare molto bene, ma per me l'incognita è Città delMessico. Tu l'hai mai vista? Io so che a ' Suzuka i giapponesi stanno facendo un sacco di esperimenti con il motore Honda, simulando le situazione di alta quota. Per me quella gara resta una grossa incognita. Di Adelaide poi che posso dire: ho solo un brutto ricordo...». Stranamente non molto loquace Nelson Piquet, che è stato il primo a finire le prove a Imola, simulando un Gran Premio, come durata, e mettendo alla massima prova gli organi della trasmissione con un paio di partenze a limitatore. MANSELL PIQUET «Mansell dice che non mi teme? Buon per lui» ridacchia il brasiliano. «Per me gli avversarì sono tutti uguali. Prosi, Senna, Mansell, e saranno lutti difficili da battere. Certo i due prossimi circuiti saranno molto importanti per me, e io devo dire che amo sia Monza che Estorii, che trovo estremamente interessante, quasi come un piccolo Brands Hatch. Ma io ritengo comunque che il mondiale ce lo giocheremo sino all'ultima gara. Io comunque sono preparato: mi è già successo più di una volta». Alain Prosi dice più o meno le stesse cose. «Mi piace Monza ed Estorii, e credo che la mia macchina sarà competitìi va con le Williams, e forse un i poco avvantaggiata sulla Lo\tus dì Senna. Per Città del I Messico dipenderà da cosa sapranno fare i motoristi. Barnard? No non credo sia così importante per queste ultime gare. Infondo lo sviluppo è già stato fatto, abbiamo solo pìccole cose da provare, e lo faremo mercoledì di nuovo a Imola». Eccoli qua i quattro cavalieri del rischio, che a punti reali stanno tutti nel fazzoletto di tre o quattro punti di differenza, che si giocheranno questo poker disperato già da questo fine settimana a Monza. Il risultato di Zeltweg è quello che ha portato nel giro Prost: quello di Monza potrebbe rimettere uno dei quattro in fuga. Ed è scontato che, uno di questi salirà sul gradino più alto. Lo diciamo naturalmente con un certo rammarico. Non ci sono piloti italiani, non ci sono macchine italiane in questo pacchetto dei favoriti. »• ROMBO 11 Lo sappiamo bene, lo sanno bene anche alla Ferrari. «E' bene non farsi illusioni» ha spiegato ancora Albereto. «La nostra macchina, se gli altri arrivano tutti, è da sesto posto». Pretattica? In fondo in Austria, pur se distaccate di uno e due giri, le due Ferrari sono salite sul podio. «Noi correremo per ripetere quel risultato, e magari fare anche meglio» ha aggiunto il milanese. «Ma con questo materiale, per quest'anno, c'è poco da sperare». PILOTI, MACCHINE, PRESTAZIONI, RISULTATI Dal BRASILE a MONZA con questa altalena Rio 23/3 GP Spagna Jerez 13/4 GP S. Marino Imola 27/4 GP Monaco Montecarlo 11/5 RIT 1° g: U 2° a 0"014, GPV RIT 8° g: M 4° a l'll"402 1 RIT 30° g: M 3° a 21 "552 1° 1° + GPV + PP 12 2° a 34"827, PP 1" + PP KIT IV g: R, PP 3° a 53"646 6 1° + 6PV RIT 39° g: M 2" a 7"645, GPV 7" a 1 g 2 RIT 6° g: M 4° a 1 g 5° a 2 g: B 2" a 25"022 26 3° a 59"759 RIT 40° g: TR RIT 14° g: D 6° a 1 g 28 RIT 26° g: U RIT 11° g: U 4° a 1 g 10° a 3 g Ligier Renault 25 4° a l'28"429 RIT 29° g: TR RIT 46° g: R 5° a 1 g Ferrari 27 RIT 35° g: M RIT 22° g: F RIT 56° g: A RIT 38° g: T Benetton BMW 20 6" a 2 g 6° a 1 g 3° a 1 g RIT 42° g: R Martin Brundle Tyrrell Renault 3 5" a 1 g RIT 41° g: M 8° a 2 g: B RIT 67° g: 1 3 Alan Jones Lola Ford 15 RIT 5° g: M RIT 1° g: 1 RIT 28° g: SU RIT 2° g: 1 2 Teo Fabi Benetton BMW 19 10° a 5 g 5° a 1 g RIT 39° g: SC RIT 17° g: E Johnny Dumfries Lotus Renault 11 9° a 3 g RIT 52° g: TR RIT 8° g: R NQ 2 Patrick Tambay Lola Ford 16 RIT 24° g: E 8° a 6 g RIT 5° g: T RIT 67° g: I 2 Riccardo Patrese Brabham BMW 7 RIT 21° g: M RIT 8° g: U 6" a 2 g: B RIT 38° g: M 1 Philippe Streiff Tyrrell Renault 4 7° a 2 g RIT 22° g: M RIT 41° g: TR Il°a4g 1 Christian Danner Arrows BMW 17 - - - - 0 Thierry Boutsen Arrows BMW 18 RIT 37° g: M 7°a4g 7°a2g 8°a3g 0 Jonathan Palmer Zakspeed 14 RIT 20° g: AS RIT 1° g: 1 RIT 38° g: M 12° a 4 g GP Brasile punti pilota macchina 55 Nigel Mansell Williams Honda 53 Aloin Prost McLaren TAG 48 Ayrton Senna Lotus Renault 47 Nelson Piquet Williams Honda 19 Keke Rosberg McLaren TAG 14 Jacques Lattile Ligier 14 Stefan Johansson Ferrari 14 Rene Arnoux 12 Michele Albereto 6 Gerhard Berger 5 2 12 Monza decisiva, Monza arbitra del Mondiale '86? Certamente una gara chiave, nello stato in cui si sono piazzate le cose. Una gara, e un periodo, che dovrà dare un risvolto definitivo, anche per la uffìcializzazione di certe rivoluzioni, spostamenti e defezioni che daranno un bello scossone al mondo della F.l. Già prima delle decisioni di ottobre a Parigi. Certo, questa F.l, di modifiche che speriamo rivitalizzanti, ne ha proprio bisogno. Leopoldo Canetoli , Renault numero . 5 0 Piercarlo Ghinzani Osella Alfa 21 RIT 16" g: M RIT 10° g: M RIT 52° g: B NQ 0 Christian Danner Osella Alfa 22 RIT 29° g: M RIT 14° g: M RIT 31" g: M NQ 0 Andrea De Cesaris Minardi Motori Mod. 23 RIT 16° g: T+C RIT 1° g: TR RIT 20° g: M NQ 0 Alessandro Nannini Minardi Motori Mod. 24 RIT 18° g: M RIT 1° g: TR RIT 1° g: 1 NQ 0 Huub Zakspeed 29 - - RIT 7° g: M NQ 0 Derek Warwick Brabham BMW 8 - - - - 0 Allen Berg Osella Alfa 22 - - - - 0 Philippe Alllot Ligier Renault 26 - - - - 0 Eddie Cheever Lola Ford 16 - - - - 0 Mare Surer Arrows BMW 17 RIT 19" g: M RIT 39" g: M 9°a3g 9"a3g 0 Elio De Angelis Brabham BMW 8 8° a 3 g RIT 29" g: M RIT 19° g: M RIT 31° g: M ROMBO Rothengatter • COME LEGGERE IL TABELLONE «i • GPV PP NQ NP RIT - '•F ^F 1WI fc MM^iF ^F MM%|M giro più veloce pole position non qualificato non partito ritirato B BA C CC D E cause dei ritiri: A alimentazione AC - acceleratore AS = aspirazione ' Belgio IO 25/5 FU f\l G 1 GP Canada Montreal 15/6 GP USA Detroit 22/6 1° + PP - BM • Jnk MV IM •• •• ^hr I v •• •• benzina batteria cambio coppia conica differenziale elettricità freni frizione fuoco giunto incidente GP Francia Castellet 6/7 M R RA S se SE SU T TR U V = = = - motore ruota radiatore sospensione scarico semiasse surriscaldamento turbo trasmissione uscita di strada valvola GP Inghilterra Brands H. 13/7 GP Germania Hockenheim 27/7 GP Ungheria Budapest 10/8 GP Austria Zeltweg 17/8 RIT 32° g: SE 5° a 1 g 1° + GPV 1" + GPV 3° a 44"580 3° a 1 g a 2'17"772, GPV 2° a 2CT659 3° a 31 "824 2° a 17"128 3° a 1 g 6° a 1 g RIT 23° g: E 1" m. 227,821 a 19"827 5°0 1 g r + PP RIT 3° g: 1, PP RIT 27° g: C 2° a 15"437 2° a 17"673, PP RIT 13° g: M T 16° g: M, PP 3° a 36"262, GPV RIT 41° g: 1, GPV 3° a 37"543 2° a 5"574, PP 1° m. 228,463 r + GPV RIT 29° g: M 1 6° g: M 4" a l'35"673 RIT 12° g: TR 4° a 48"703 RIT 7° g: C 5° a 1 g, PP RII 34° g: S RIT 47° g: E m. 203,548 a l'10"690 7° a 1 g 2° a 3V012 6° a 1 g RIT 1° g: 1 - - - a 26"592 RIT 29° g: 1 RIT 40° g: E RIT 5° g: M RIT 20° g: M 11° a3g 4" a 1 g 3°a2g li 23° g: M 6" a 1 g RIT 46° g: 1 5" a 1 g 4° a 2 g 4° a l'15"176 RIT 48° g: M 10" a 5 g o 29"634 8" a T g 4° a 1 '30"936 8°a2g RIT 51° g: M RIT 6° g: CC RIT 29° g: 1 2" a 1 g lf RIT 34° g: T RIT 8° g: E RIT 22° g: C RIT 22° g: M 10" a 2 g, GPV RIT 44° g: C 7" a 3 g, GPV 9° o 2 g RIT 15° g: M 10°a3g 5" a 3 g RIT 34° g: E 6° a 2 g RIT 12° g: T ttl9 11 25° g: C l°o3g:B 10" a 3 g RIT 33° g: R RIT 2° g: 1 RIT 22° g: AC 9° a 2 g RIT 46° g: F 4°a2g °alg RIT 13° g: BA RIT 38° g: C RIT 7° g: M Rlt 45° g: B RIT 1° g: 1 RIT 32° g: 1 RIT 17° g: M, PP II 7° g: U RIT 28° g: 1 7°à2g RIT 56° g: M 7°a3g RIT 17° g: RA 5" a 2 g RIT 9° g: M ir r g: i NP - 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- - - RIT ll°g: V 9° a 3 g RIT 16° g: M - RIT 37° g: S - - - - - 'a 2g - - - - - - - - - - - - - Tredicesima prova del Campionato mondiale piloti F. 1 G.P ITALIA Circuito 4 Circuito: Monza, di metri 5.800 4 Distanza: 52 giri (compreso quello di riscaldamento) pari a km 301,600 • Organizzazione: AGI e AG Milano, Corso Venezia 43, Milano 4 Indirizzo: Autodromo Nazionale di Monza, Parco di Monza, 20052 Monza (Mila- no) I RECORD da battere sulla distanza: Alain Prost (McLaren-TAG) alla media di 227,525 kmh (1985) sul giro in gara: Nigel Mansell (Williams-Honda) in 1'28"283, media 236,512 kmh (1985) 4 sul giro in prova: Ayrton Senna (Lotus-Renault) in 1'25"084, media 245,404 kmh (1985) : Quanto costa il biglietto domenica tre giorni L. 35.000 L. 22.000 ingresso L. 20.000 ridotti L. 8.000 ragazzi L. 15.000 auto recinto autodromo L. 5.000 auto recinto 02 L. 10.000 moto L. 120.000 tribune 5 L. 108.000 ridotti L. 90.000 tribuna Ila L 80.000 ridotti L. 70.000 tribuna Ilo L 70.000 tribune 1, 6, 8 ridotti L.- 63.000 L. 70.000 L. 120.000 tribune 7, 12, M, 16 L 63.000 L. 108.000 ridotti L. 90.000 tribuna 13 L. 80.000 ridotti 4 Non abbiamo indicato il prezzo delia tribuna centrale (3) e delle tribune 2, 4, 15, perché questi posti sono tutti esauriti. 4 I biglietti si possono acquistare sia presso i botteghini all'ingresso del circuito sia, fino a sabato, presso l'Automobile Club di Milano (corso Venezia 43), le sue delegazioni in città e di Monza, e le agenzie ACItour. venerdì L. 11.500 L. 10.000 L. 5.000 L 15.000 L. 5.000 L 10.000 sabato L. 22.000 L. 20.000 L. 8.000 L 15.000 L. 5.000 L. 10.000 L 60.000 L. 54.000 L. 60.000 L. 54.000 L. 50.000 Diretta ore 14.10 II via del Gran Premio d'Italia sarà dato domenica alle 15, ma l'avvenimento è tanto importante che la PAI Rete 2 si collegherà in diretta con Monza a partire dalle 14.10; telecronisti Mario Poltronieri ed Ezio Zermiani, commento tecnico di Clay Regazzoni. E per il GP a Monza la RAI, sempre Rete 2, darà anche le prove (in differita): venerdì dalle 16,20 alle 17.15 e sabato in «Sabato Sport» dalle 14.15. Diretta anticipata anche per Tele Montecarlo che domenica inizierà il collegamento alle 14, telecronisti Renato Ronco ed Eddie Cheever. Sempre domenica, alle 23, l'emittente monegasca offrirà una sintesi del GP d'Italia: sabato invece, come sempre, darà in diretta le prove dalle 13 alle 14. Infine telecronaca diretta anche per la TV della Svizzera Italiana. Tutti gli ORAR! di MONZA venerdì 5 ore ore ore ore 10-11,30 13-14 14.30-15.30 15.45-16,45 prove prove prove prove sabato 6 ore ore ore ore ore 10-11.30 13-14 14.30-1445 15.15 16.15-17.15 prove non cronometrate F.1 prove cronometrate F 1 warm up F,3 gara F,3 (21 giri) prove Renault Alpine domenica 7 ore 11-11,30 ore 11,45 ore 15 non cronometrate F.1 cronometrate F.1 Renault Alpine F.3 warm up F.1 Coppa Europa Renault Elf Turbo (16 giri) GP d'ITALIA Le corse in poltrona SPOILER E MASCHERINE DOPPI FARI Per tutti gli appassionati che graviteranno su Monza nei giorni del Gran Premio c'è un'occasione dd non perdere: la Libreria dell'Automobile, in corso Venezia 43, a Milano, è in piena campagna promozionale con sconti dal 20 al 60 per cento sulle pubblicazioni a catalogo, comprendenti tutti i libri di argomento storico e agonistico pubblicati in Italia e all'estero sul tema automobile. la BMW con un acuto a IMOLA i segreti della cura BARNARD Tutti i tempi delle prove di Imola pilota Patrese Mansell L'elettrochoc «$> senza il «chirurgo» IMOLA - Quello che era l'abituale dopo-ferragosto di fuoco a Monza, in vista del GP d'Italia per le F.l, è ormai rimasto un ricordo. Cancellato prima dal presidente Balestre, che ha vietato prove libere su tracciati dove si devono disputare prove del mondiale (esclusi quattro), ma rese anche soporifere, questa volta a Imola, dalla mancanza di reali novità tecniche, e nel limbo dell'attesa dei grandi rivoluzionamenti che sono per aria, ma non sono stati ancora ufficializzati. E' stata, quella della settimana scorsa di prove al «pino Ferrari», forse una buona sessione per i tecnici motoristi, che già si preoccupano della trasferta in altura a Città del Messico. Ma si è notata una certa rilassatezza ad esempio da parte dei gommisti, che solitamente avevano cose nuove da proporre anche per il GP d'Italia. Della Pirelli, che pure aveva le sue squadre migliori in pista, non si è visto nessuno dei responsabili, e questo lascia intravvedere un certo disinterese per un settore che probabilmente, da dopo Monza, verrà cancellato nelle rubriche della casa milanese. Interesse invece, stranamente, da parte del reparto corse della BMW che con il solito Rosche alla guida ha svolto indubbiamente il lavoro più proficuo. I piloti se la sono presa abbastanza con calma. Alla Ferrari hanno continuato a lavorare con la telemetria, fino a quando si sono resi conto che il gran carico di elettronica, e di scariche dalle parti del motore, mandava in crisi tutto quanto. E alla fine, tornati alla soluzione tradizionale, sono poi riusciti a migliorare un poco assetti e disposizioni aerodinamiche. Ma di novità, anche di motore, veramente nessuna. Chi si è impegnato di più, saltando da una macchina a un'altra, rimanendo in pista più volte per i soliti cedimenti del cambio, è stato Patrese, che alla fine ha avuto anche la soddisfazione, quando ha dato il massimo della pressione , di ottenere la migliore prestazione del lotto. Anche se il tempo delle Williams, questa volta ottenuto da Mansell con gomme da gara, rimane lì a spaventare tutti quanti per il prossimo week end monzese. macchina Brabham BT 55 Fabi Williams Honda Benetton BMW Albereto Ferrari Prost Piquet McLaren TA6 Williams Honda martedì 26 mercoledì 27 V29' '84 V29' 94 1-28' 90 V28' 54 V3T '85 giovedì 28 tesi luglio 86 l'27''83 V26' '59 V26' '91 l'30"17 V27' '15 V28/ '56 V32' '03 - V3V '59 - l'30' 51 V28- 62 1-28- '97 ì'30' '11 V28' '85 - V29' '70 V33' '12 V33' '06 l'36''20 De Cesaris Minardi MM ' 4 RADUNO. Organizzato dal «Mini Cooper Club Italia» con la collaborazione del comune, si terrà a Collecchio, in provincia di Parma, il prossimo 21 settembre un raduno di auto di interesse storico e collezionistico. L'appuntamento è per le 9,30 nella piazza di Collecchio da cui partirà un suggestivo percorso lungo il quale è inserita una prova di regolarità. Per informazioni rivolgersi alla segreteria del Club (0521-800.905) od Imola passare disfa voi tamente ai piedi di un enorme «cavallino» In molti si aspettavano di vedere già al lavoro per la Ferrari il «chirurgo», come già i modenesi hanno ribattezzato John Barnard. Ma del tecnico inglese, che qualche burlone continuava a vedere in incognito tra gli spettatori, ovviamente nemmeno l'ombra. Al suo posto è arrivato il suo datore di lavoro -Ron Dennis che, guardando tutti dall'alto in basso, ha spiegato che per lui e Prost non ci saranno assolutamente problemi. Tutto ciò abbiamo appuntato sui nostri taccuini, ripromettendoci,a distanza di una settimana, dopo Monza, di verificare se quanto il presuntuoso manager ex meccanico andava dicendo, era proprio tutto vero. LA CRONACA martedì 26 agosto Sotto, un misuratore di flusso nella presa d'aria della Ferrari provata da Albereto PIQUET a prova di semiassi IMOLA - Cinque squadre sono scese martedì scorso in prova al Dino Ferrari di Imola, in preparazione al GP d'Italia. O per lo meno a provare novità, magari anche in vista del GP del Messico, che si svolgerà in altitudine, quindi con condizioni atmosferiche molto particolari. Alla Benetton, per esempio, hanno lavorato prima su un nuovo circuito benzina, poi, in previsione del Messico, su diversi radiatori con particolari ventoline che misuravano il flusso aria attraverso le pance. Alla Williams si sono visti un paio di telai, ma si è lavorato soprattutto sui motori. Turbine sistemate verso l'alto, diversi scambiatori d'aria, e piccole prove di aerodinamica, come deviatori di flusso inferiori (tipo quelli usati dalla McLaren) e infine diversi tipi di tubi di scarico. Anche alla Brabham hanno soprattutto lavorato sui motori, sulla risposta del turbo e sulla elettronica. Patrese aveva anche a disposizione diversi alettoni, carenature più o meno tagliate per dare aria alle scatole della accensione elettronica. C'era anche una McLaren, che i meccanici hanno preparato per Prost. ma visto che il pilota non si faceva vedere, il telaio è stato coperto e i meccanici se ne sono andati in piscina, a prendersi una mezza giornata di vacanze. Infine la Ferrari. Una sola vettura, telaio ROMBO 19 < LA CRONACA 090 per Michele Albereto (Johansson è stato lasciato a riposo per via delle recenti botte al fondo schiena, ma forse anche per l'aria di ...giubilazione a fine stagione) sulla quale sono state fatte soprattutto prove di motore e rilevamenti telemetrici. Si è rivista in funzione l'apparecchiatura col raggio laser, sin dalla prima giornata, sino a quando non ha creato problemi tali di interferenza da essere tolta in fretta e furia. Sul piano della cronaca poco da rilevare. Chi ha girato più a lungo è stato Piquet. che ha percorso più di cento giri, dei quali sessanta in due tornate per simulare un Gran Premio. Alla fine dei quali, soddisfatto, il brasiliano ha simulato due partenze al massimo dei giri, per sottoporre alla peggior fatica gli organi della trasmissione. E il fatto che semiassi, differenziale e giunti abbiano retto, lo ha naturalmentye riempito di gioia, dopo le recenti rotture negli ultimi Gran Premi. Naturalmente Nelson è stato il più veloce della giornata, molto calda, davanti a Patrese che saltava da una vettura a un'altra, e ad Albereto che in mattinata ha avuto una piccola disavventura. Con un motore appena montato è riuscito a fare solo un paio di giri, prima di riscontrare un problema di raffreddamento, causato forse dal cedimento prematuro dì un pistone. I tecnici sostengono si trattasse di un motore strettamente di serie, anche se il fatto di averlo cambiato in fretta e furia ha messo sull'allarme gli addetti ai lavori. In tarda mattinata è arrivato Piero Lardi Ferrari a seguire le prove: ha parlato a lungo coll'ing. Caruso, che sovrintendeva le prove, prima di tornarsene a Maranello. Abbastanza scarne, come d'abitudine, le sue dichiarazioni: « Barnard? Mi sembra un simpatico, anche se di poche parole. Ha mangiato tortellini, non spaghetti—Novità per Monza? Niente di ruioM). lo stesso materiale che abbiamo usato finora. Ormai la stagione per noi è finii a. se ne parlerà Tanno prossimo». mercoledì 27 II brivido PATRESE Continua ad imperversare il caldo per la seconda giornata di prove a Imola, quando arrivano Prost e la Minardi ad aggiungersi al lotto dei presenti. Aggredito dai giornalisti il campione del mondo non ha problemi a dichiarare che in fondo, la perdita di John Barnard, non è poi così drammatica. «Anzi, credo sia meglio così: si era venuta a creare una situazione diffìcile tra la McLaren e Barnard. Per cui è meglio che io continui solo: d'altronde quando io ho vinto, nelle gare più importanti come Montecarlo, Barnard non c'era proprio...». Così il francese ha lavorato con calma alla ricerca di certi problemi elettronici che aveva avuto recentemente e alla fine della giornata si diceva soddisfatto per averli trovati. Alla Benetton si è visto di sfuggita anche Gerhard Berger. che però non è stato fatto salire sulla vettura (nonostante fosse pronta per lui una pedaliera intercambiabile rispetto a quella di Fabi). «Sarà venuto per firmare per la Ferrari» ha commentato il suo compagno di squadra, che non è stato particolarmente comprensivo nel giudicare le sue capacità di collaudatore. Chi ha terminato il lavoro in mattinata è stato Piquet, che ha confessato candidamente di essere incappato in un testacoda multiplo, dopo essersi distratto a controllare il suo nuovo display digitale. Ma 20 ROMBO Rinviata all'88 l'Operazione Ferrari-INDY MARANELLO - Inizieranno forse in ottobre, in Italia, i test della Ferrari F.Indy. «Si tratterà comunque», dice l'austriaco Gustav Brunner, che sì sta occupando del progetto «solo di prove di motore. Poi andremo in America a provare il telaio su un ovale». Non è affatto certo, comunque, il debutto della Ferrari nella «CART» il prossimo anno. «Le trattative erano a buon punto» dice ancora Brunner, «ma dopo la morte di Jim Trueman, capo del team Truesports, tutto si è fatto più difficile». A Maranello sembrano disposti ad accettare qualsiasi sponsorizzazione e, sostiene Brunner, «potrebbe anche darsi che la Ferrari-Indy non sia tutta rossa. Piccinini è in contatto con la Coca Cola e la Budweiser, mentre anche la Marlboro intende partecipare. Per quanto ne so, si è interessata anche la Bcnctton, ma una Ferrari verde non riesco davvero a immaginarmela». In America, comunque, c'è chi sostiene che la Ferrari-Indy dovrà attendere almeno fino all'88. il brivido grosso è venuto da Patrese, a meno di un'ora dalla conclusione delle prove. La prima voce che si era sparsa era che la Brabham si fosse ribaltata alla Piratella. Ma poi il padovano, con molta calma ai box , ha spiegato la cosa. «Macché ribaltata, semplicemente ero troppo veloce in quella curva, bo pelato un cordolo e sono partiti in testacoda picchiando contro le gomme. Avrò si e no rovinato una sospensione, ma devo ammettere di essermi preso una bella paura». In effetti, quando la macchina è arrivata ai box, i meccanici hanno riscontrato problemi alle sospensioni della parte sinistra, ma facilmente rimediabili. Per i tifosi della Ferrari, molto più numerosi del giorno precedente, non si è trattata di una giornata di grande soddisfazione. La macchina di Maranello in mattinata ha fatto solo pochi giri, dando un gran da fare ai tecnici e meccanici. «Si è registrato un guasto veramente stupido» ci ha spiegato poi Caruso. «Semplicemente un tubicino da cento lire, che dava certe informazioni di pressione di alimentazione alla centralina, non ha funzionato a dovere facendoci diventare matti, fino a quando non abbiamo smontato il motore». Poi la Ferrari ha continuato a ruggire in serata, ma alla fine è stato tolto rimpianto di telemetria perché certe scariche elettroniche mandavano in tilt tutta l'impiantistica della vettura. Alla Williams a sostituire Piquet è arrivato Mansell, ma non ha girato a lungo per certi problemi di raffreddamento del motore, ed è rimasto ai box in attesa che glielo sostituissero. Alla Minardi gran lavoro con De Cesaris alle sospensioni posteriori nuove. giovedì 28 II rush finale Brabham Terza ed ultima giornata di prove il giovedì al Dino Ferrari, con un ciclo scuro che solo sul mezzogiorno lascerà cadere qualche goccia di pioggia, senza comunque bagnare l'asfalto. Poche le novità in pista. Al box McLaren è arrivato Ron Dennis, che con la solita sufficienza spiega ai giornalisti che per lui la perdita di Barnard non è certo un problema. Prost continua a provare centraline ed elettronica, ma sul mezzogiorno, con un viso corrucciato ( pare ci siano problemi fa- miliari in vista) se ne va assieme ai suoi meccanici. «Torneremo mercoledì qui a Imola» spiega Dennis «per gli ultimi collaudi e per provare qualcosa di nuovo ancora per Monza». Alla Ferrari hanno tolto tutti i marchingegni elettronici della telemetria, per cercare di abbattere le interferenze che hanno già fatto impazzire più di una centralina, e più di un tecnico. Con macchina più leggera si fanno prove di assetti e di ammortizzatori a gas Marzocchi. Albereto è abbastanza soddisfatto: riesce a girare, con gomme da gara, in tempi che non aveva mai realizzato prima d'ora. Sino a quando, verso sera, per una sfollata il motore finisce ko e la monoposto viene riportata ai box al traino. Alla Williams, dopo il cedimento dì un motore in mattinata, i meccanici lavorano sodo per montare un ennesimo propulsore. I problemi di surriscaldamento si ripresentano, ma Mansell prima di andarsene, salutante simpaticamente la folla, spicca un ottimo l'26"91 con gomme da gara, che verrà migliorato solo in extremis da Patrese ma con gomme ben più morbide. Patrese intanto continua ad avere problemi col cambio, che lo lascia in pista come era successo nella giornata precedente. «Generalmente per le prove usiamo dei cambi vecchi, ed è questa la ragione di tutte queste rotture» spiega il padovano. Nel suo box Rosene continua col tourbillon di motori: iniettori sul cassoncino. poi sul collettore, diverse carburazioni e tarature della elettronica. Alla fine Riccardo riesce anche a migliorare l'assetto della sua BT 55, e montato l'impianto di raffreddamento per gli scambiatori (quello che si usa in qualifica) e gomme da gara tenere riesce ad ottenere, ancora una volta, per la Brabham, la virtuale pole position di queste prove. Si trova sulla strada Teo Fabi, che verso la fine della giornata tenta una serie di tornate per simulare un mezzo gran premio. Ma prima viene fermato da un problema al circuito di alimentazione, poi da noie ai freni, riuscendo comunque ad abbassare ulteriormente il suo tempo. Ultima squadra ad utilizzare le Pirelli la Minardi, che ha invece interesse a sperimentare, oltre alle sospensioni posteriori (che saranno montate anche sulla macchina vecchia a Monza) diverse prese d'aria per i turbo, e sfoghi d'aria di raffreddamento alla base del nuovo cupolone. De Cesaris non fa a tempo a lasciare il sediolo a Nannini, per un trafilamento d'acqua in un motore molto vecchio che ferma la squadra romagnola sul tardo pomeriggio. ECCLESTONE Non era per le moto al Santamonica MISANO - E' stato quello passato indubbiamente un fine settimana molto importante per il Santamonica di Misano. Non solo per il successo di pubblico per il GP di San Marino motociclistico, ma anche per le visite, che si sono incrociate, sull'impianto del mare, dal venerdì alla domenica. Visite importanti soprattutto in funzione del futuro di tele impianto , del quale si parla da diversi anni. Il venerdì è stato in visita Bernie Ecclestone. Ufficialmente per parlare di motociclette, e della possibilità di portare i Gran Premi delle due ruote allo stesso livello di quelli della F. 1. Forse anche il furbo Bernie si sarà reso conto della spattacolarità delle moto, e di una certa «stanca» invece dei GP di F.l. «Io ho corso in moto, anche se molti anni fa, e questo è un mondo che conosco bene» ha detto il padrino chiaccherando con il presidente Zerbi, al quale ha manifestato questa sua intenzione di entrare in questa organizzazione per trasformarla in maniera manageriale. Ma in realtà gli scopi della sua visita erano molteplici. Soprattutto tendersi conto del potenziale del circuito e del bacino della Romagna intera. E dopo essere stato una serata a Riccione si è reso conto che la riviera romagnola, in quanto ad attrezzature, non scherza per niente. Ha fatto anche diversi giri del circuito, per rendersi conto delle strutture del Santamonica, anche con la novità dell'allungamento, che ha trovato all'altezza della situazione. E prima di andarsene ha deciso di rimanere in contatto con questo impianto, e anche con la delegazione sanmarinese, che si è vista in pompa magna, in visita ufficiale nei giorni del GP motociclistico che gli appartiene. Partito Ecclestone è arrivato un altro personaggio altrettanto importante per gli sport motoristici, quell'Aleardo Buzzi che ha colorato di bianco e rosso team di auto e di moto. Il quale a sua volta ha visionato i progetti ambiziosi dell'impianto del mare, portando la sua approvazione definitiva alla costruzione di una importante torre direzionale, che verrà costruita a centro pista, e che caratterizzerà il nuovo Santamonica dando la possibilità non solo agli addetti ai lavori, ma anche a ospiti, VIP e via dicendo, di poter seguire le gare da una posizione alta e di grande visibilità. Nuovo monopolio gomme GOODYEAR nell'87? La PIRELLI se ne va Michelin per McLaren Sembra sempre più certo, a fine stagione, il ritiro della Pirelli dalla Formula 1. Nonostante incoraggianti risultati, culminati con la prima fila al via del Gran Premio d'Austria, la industria milanese è rimasta evidentemente delusa dalla mancanza di risultati di quello che avrebbe dovuto essere il suo «top team», cioè la Brabham, e guarda piuttosto con rinnovato interesse ad un settore (quello del Gruppo A nel prossimo Mondiale Turismo) in cui è già leader. In coincidenza con queste voci di ritiro, dopo soli 3 anni, della Pirelli, tornano con insistenza le ipotesi di rientro della Michelin, certamente non appagata dal suo impegno rallystico (pur ad altissimo livello) ed evidentemente di nuovo moti- vata a fare da alternativa a quello che diventerebbe nuovamente un monopolio nella massima formula, un monopolio di cui a godere sarebbe interamente Goodyear. In ogni caso, anche se a Clermont Ferrand ci stanno seriamente pensando, il rientro di Michelin nei Gran Premi non avverrebbe prima dell'88. Per la stagione '87 rimarrebbe, quindi, Goodyear, e questo potrebbe portare a soluzione uno dei principali problemi che agitano la F. 1, cioè quello delle gomme da qualifica. Infatti, l'ultima volta in cui la GY - a fine anni '70 - si trovò da sola a gommare il «circus», si rifiutò di produrre gli specialissimi pneumatici da qualificazione che tanto aleatorie e pericolose rendono le prove ufficiali dei GP. Pare assodato che queste gomme abbiano un senso unicamente per strappare la pole ad un altro gommista... Quindi si potrebbe presentare per l'87 una situazione come quella di monopolio GY che esiste nelle gare CART di Formula Indy, per cui le prove di qualificazione tornerebbero ad avere un senso, anche per gli spettatori spesso colti di sorpresa dall'unico giro lanciato permesso dalle gomme «super soft», oltre che per i piloti che finalmente potrebbero girare senza il patema d'animo di sprecare i treni di gomme da qualificazione in un unico giro «sbagliato» o rovinato dal traffico. L'autodromo già «piange» 620 milioni per il lifting Vietato l'alcool a MONZA MONZA - Monza attende la riscossa della Ferrari ma, a quanto pare, lo fa con una certa indifferenza, almeno rispetto agli anni passati. L'edizione numero 57 del Gran Premio d'Italia di F. 1. pur dovendo risolvere (in parte) il rebus mondiale a quattro, non pare interessare come negli anni scorsi la tifoseria italiana. Una prova per tutti? Eccola! A dieci giorni dal GP poche sono le tribune i cui biglietti sono andati esauriti. In particolare non è più possibile trovare i costosi tagliandi per la tribuna centrale e per tutte quelle che si trovano alla sua sinistra. Inoltre anche la tribuna interna della variante Goodyear è andata esaurita mentre restano ancora biglietti per quella esterna. «Difficilmente ritoccheremo il record dello scorso anno - ci ha detto il dott. Enrico Ferrari, direttore dell'autodromo lombardo - quando a fine gara contammo ben 138 mila biglietti venduti. Quest'anno, invece, complice anche la balorda annata Ferrari, temo proprio che quella cifra non la sfioreremo». Comunque, negli uffici della direzione l'attività prosegue febbrile e, come sempre in questa occasione, non è difficile imbattersi lungo i viali interni del villaggio in squadre di addetti ai lavori impegnate ad innalzare stand, tribune ed a risistemare vecchie strutture. Per ciò che riguarda i lavori effettuati in pista oltre a quelle piccole modifiche intercorse durante l'anno, si è provveduto a riasfaltare lunghi tratti di pista (nelle foto i lavori). In particolare dall'uscita della curva grande alla passerella per complessivi 222 metri. E ancora dall'uscita della seconda variante alla prima curva di Lesmo (251 metri), dall'uscita della seconda di Lesmo al sottopasso del Serraglio (685 metri), dall'uscita del sottopasso del Serraglio alla curva Ascari (230 metri). per finire con un tratto in corrispondenza del sottopasso junior. II tutto per un costo di 200 milioni ai qdali ne vanno aggiunti altri 220 per il completo rinnovamento degli impianti di diffusione sonora e degli altoparlanti. Altri «lifting» hanno interessato la tribuna posta alla staccata della parabolica (30 milioni) e le sempre sacrificate (ad uso e consumo del pubblico) reti metalliche di recinzione (150 milioni). Ristrutturato anche l'impianto televisivo a circuito chiuso (50 milioni). Una notizia particolarmente interessante per coloro i quali caleranno a Monza nei giorni del Gran Premio riguarda l'ordinanza del sindaco con la quale verrà vietata la vendita di bevande alcooliche. Inoltre tutte le bibite dovranno essere vendute al pubblico in contenitori a perdere (ovvero in bicchieri di cartone e plastica). Con questa ordinanza si spera di ovviare ai tragici problemi verificatisi al recente GP delle nazioni motociclistico quando gruppi di tifosi tedeschi, in preda ai fumi dell'alcool, diedero vita a deprecabili scorribande notturne con assalti e pestaggi di ogni genere. A grandissima richiesta, anche degli organizzatori delI'A.C. Milano, la redazione di ROMBO ripropone . la riuscitissima iniziativa della «straordinaria» per il GP Come a Imola lo scorso aprile, riproporremo l'edizione specialeda-pista per il GP d'Italia, con il ROMBOlaser che sarà dato in OMAGGIO all'autodromo a tutti coloro che presenteranno il tagliando facsimile (ritagliando la testatina sopra, seguendo le forbicine). In ROMBOlaser chi sarà a Monza troverà tutte le notizie immediate a cominciare dalle prove del venerdì e sabato, per finire all'edizione col risultato del GP la domenica! Con tanti saluti ai colleghi di «Panorama» che recentemente, vantando una nuova svolta di successo dell'editoria americana, ha appunto sottolineato il prolificare di pubblicazioni realizzate a tamburo battente, appunto utilizzando mini-sistemi di videocomposizione e di stampa al laser. Dimenticando che in Italia la redazione di ROMBO aveva già messo in pratica l'innovazione da mesi! Come già a Imola, collaborano alla nostra iniziativa la LEMON Italiana e la CANON. qui La redazione mobile di ROMBO, come l'anno scorso. sarà ospitata a Monza proprio nel vialetto che porta all'ingresso del Saloncino, alle spalle del paddock e del villaggio (come indicato dalle frecce nel disegno). Sul vialetto ci saranno le motorROMBO di servizio con i nostri addetti, mentre il laboratorio di stampa del ROMBOlaser potrà essere visto operativo dagli appassionati al centro dell'esposizione del Saloncino, dove è sempre stato ospitato lo Spazio-studio di ROMBOtv. Lì potrete ritirare le copie delle edizioni straordinarie LASER. Arnvederci, magari con altre sorprese! ROMBO 21 TUTTE LE STRADE DELLA IL Mfe •^ÉLt". rlP^HH Srflfii -*•• IRit: Questo racconto anche fotografico 'Stampato' sul percorso del sempre fascinoso tracciato monzese, entra direttamente da Lesmo nel vico di un 86 che con il cha-cha-brasiliano propostosi sin dal Via brasiliano, (sopra a destra), si è tìnto del giallo che più giallo non si può. Per il motorismo ormai è colore prìncipe, che sia a due o quattro ruote. E i minimeccanici hondisti del box Williams (sopra a sinistra) a ragione hanno diritto di 'aprire* questa carrellata che entra subito nel vivo delle crisi più sconcertanti dell'anno, della quale la Ferrari in fondo t non è davvero monopolista. Non scordiamocelo. 22 ROMBO cv F.1 CONDUCONO A MONZA Guidando guidando Ventiquattro pagine da sfogliare, ora, in una sequenza tutta particolare: con il tracciato di Monza che fa da guida tra immagini e testi che sono anche un po' storia di un anno più in ravvicinato blow-up, dopo la sintetica tabella (delle pagine 12-13) di una stagione arrivata così al traguardo monzese senza gli accenti che certo la maggioranza dei nostri appassionati si attendeva. La cartina del tracciato vi ricorda, a mo' televisivo, il «punto» che state percorrendo nella sequenza di pagine a tema, che è insieme una galoppata tra le crisi e le realtà più discusse dell'86 (una volta dato il giusto preambolo ai dubbi numerici nel gioco iride ormai partita a quattro) e i programmi più immediati, con i retroscena più singolari, dell'ultima fase del programma agonistico. Quello che nell'agosto caldo ha scelto assi e scarti di una stagione dalla quale si attendevano più emozionanti momenti, senza lo svilimento di un gioco di regole che tanta colpa ha anche di un certo disincantamento, al quale è augurabile che proprio con Monza-che-pensa-all'87, significhi svolta anzitutto per i colori italiani. A/e//' intrico di tubi raffreddanti per calmare i bollenti cavali] del turbo, non è stato facile per nessun costruttore, pilota o regolamentatore, districarsi. I problemi creati da questo additivo meccanico di potenza sono stati tali da aver messo k.o. anche squadre che sulla qualità motoristica avevano costruito la propria leggenda d'eccellenza // volto specchio dell'anima. Mai massima appare più evidente come in queste foto. Tutta l'amarezza di una stagione perduta terrorista è in queste immagini. L'ancor compassato sconforto di Albereto diventa sin smaccata torfia di disinganno in Johansson verso Posthletwaite, l'ingegnere sul cui altare di scocche venne sacrificato Forghierì ALBORETO e FERRARI Quel fiume di parole famose... Nel talk-show di mille giorni e passa di un rapporto foriero di tante speranze, poi approdato purtroppo a disincantate delusioni, c'è forse anche la storia amara di ciò che poteva essere e non è (ancora stato): lo sposalizio di ritrovato entusiasmo inimitabile tra un uomo e una macchina di tutto colore nazionale. Una storia rimasta scritta con l'altalena di dichiarazioni parallele, nel succedersi di emozioni e vicende divergenti, che han sembrato persino portare a un divorzio, forse rappezzato in extremis. 26 ROMBO Sembra uno scherzo del destino, lina di quelle coincidenze che non sai spiegare razionalmente. Albereto incontrò per la prima volta in vita sua Enzo Ferrari nel mese di MAGGIO 1981, quando ROMBO non aveva che un mese di vita. Ovviamente di Ferrari, della Ferrari, aveva avuto già modo di parlare nella sua vita di pilota, ma rimanendo sempre nei limiti di quelle frasi tipiche di chi concepisce Maranello come un punto di arrivo, un «top» a livello di aspirazioni. L'occasione di incontro scaturì da una vìsita di Tyrrell a Fiorano e da una prova delta Minardi F. 2 sulla pista del «Drake». Lì Michele conobbe il mito vivente di Maranello. E ne parla per la prima volta in modo diverso dal solito. Ascoltiamolo. «Chi non conosce l'ing. Ferrari? Arrivare in Ferrari penso sia il sogno di ogni pilota che corre e che aspira a diventare pilota di F. 1». È ovvio, pertanto, augurarsi uno sviluppo dei tempi analogo a quanto è avvenuto per Jody Scheckter. OTTOBRE '81 - Conferenza stampa di Enzo Ferrari. Gli si chiede: «Quali piloti per un eventuale gruppo Ferrari?». «Italiani giovani e promettenti: ho tanta simpatia per Alboreto» risponde il «Drake». GENNAIO '82 - Chiedono a Michele: «Ci andresti in Ferrari?». «Non oggi» Non mi sento in grado. Tra due anni, forse... portare al limite una F. 1 è quasi un'impresa. Io non ci riesco ancora oggi, dopo dieci Gran Premi... Non è modestia, è realismo. Comunque ci terrei a vincere più gare possibile che a diventare campione del mondo a forza di secondi posti». SETTEMBRE '82 - Ferrari dice: «II giorno in cui Alboreto sarà libero la Ferrari con ogni probabilità avrà una macchina anche per lui...». In realtà, tra i due c'è già un accordo fin da Montecarlo, quando Ferrari voleva subito un altro pilota per rimediare alla scomparsa del grande Gilles Villeneuve. NOVEMBRE '82 - Ferrari, tramite Piccinini, tenta di far dirottare lo sponsor Benetton dalla Tyrrell alla Toleman. Ma Luciano Benetton tiene duro: «Noi aiutiamo un pilota italiano, non un team inglese». Il bello è che tre anni più tardi Benetton rileverà proprio la Toleman... GIUGNO '83 - Dopo la vittoria di Detroit Alboreto dice: «Non vedo più Ferrari dai tempi delle prove con la Minardi a Fiorano. Mi sono visto con Piccinini a Monaco, ma solo per parlare di cose futili...». AGOSTO '83 - Dove vai, Michele? «Mi piacerebbe andare in una squadra che mi permettesse di essere competitivo e mi desse anche dei soldi. Da parte della Ferrari non si sa niente, anche perché al momento vogliono lasciare tranquilli i loro piloti in una fase delicata del Campionato». OTTOBRE '83 - Subito dopo l'annuncio ufficiale del suo ingaggio a Maranello, Michele sparisce per qualche giorno. Poi telefona al direttore di ROMBO. «Nessuno mi ha fatto sparire - dice - è stata una mia scelta. Ora ho una responsabilità grossa, enorme. Da ragazzo pensavo di fare il pilota e ora sono alla Ferrari. È grossa. È incredibile. C'è già chi fa ipotesi mondiali. E se fallisco? E se non rispondo a tanta attesa? A presto, Marcellino. Ciao e... grazie!». MERCOLEDÌ 5 OTTOBRE '83 - Primo giorno da ferrarista, Alboreto dice: «A Fiorano credo che un pilota si possa migliorare notevolmente. Non credo che essere un pilota del cavallino possa cambiare il mio modo di correre. Attualmente in F. 1 non c'è posto per piloti dall'impegno calcolato...». - Ma sei stato tu a scegliere la Ferrari, o viceversa? «Direi che la cosa è stata reciproca...». - Come si è comportata la Ferrari con Tambay? «Non so, bisognerebbe conoscere a fondo i fatti. Mi sembra strano che abbia appreso del suo licenziamento da un giornalista...». E concludendo: «Potrei dire che arrivando alla Ferrari si chiude per me un ciclo per aprirne uno più interessante, speriamo sia un'esperienza feli- OTTOBRE '83 - Dice il «Drake»: «Ho preso Alboreto perché è un pilota che ritengo idoneo alla Ferrari, perché ho l'impressione sia un uomo pulito... Il giorno che è venuto qui, e non sapeva ancora della mia decisione di "fargli posto1', mi ha detto: "Se lei si trova in difficoltà nel darmi la macchina non si preoccupi, io dirò ai giornalisti che non è lei che non ha voluto o potuto prendermi, ma sono io che avevo già assunto altri impegni..."». Intanto il rapporto di Alboreto con la stampa italiana diventa sempre più diffi- cile. Alcune frasi tipo «Adesso vi incontro a tutti i Gran Premi, mentre prima vi facevate vivi ogni quattro corse al box Tyrrell», oppure «Avete scritto che stavo per soffiare il posto a Patrese, alla Brabham» non vanno giù agli addetti ai lavori della carta stampata. Non ci sono dubbi: l'uomo è cambiato, sembra essersi adeguato in fretta all'ambiente di Fiorano. C'è già chi parla di «frattura insanabile». I tempi della festa sull'aereo di ritorno da Zplder dopo la conquista dell'Europeo di Formula 3, con un brindisi insieme a giornalisti e fotografi, sembrano lontani anni luce. E anche i tifosi ferraristi cominciano a capire che l'uomo Alboreto tende a sfuggire il contatto con la folla. MAGGIO '84 - Dopo il trionfo a Zolder (18 anni dopo Scarfiotti a Monza) Alboreto dice: «La macchina è perfetta, anche se voi non credete mai quando vi si dice qualcosa. È favoloso vincere e in Ferrari è ancora più bello. Per linola gli organizzatori mi dovrebbero dare una percentuale sugli incassi...». Dice il «Drake»: «Albereto mi ricorda Ascari, se parte in testa difficilmente si fa raggiungere. Gode nel poter dominare la Non c'è rasserenamento anche ne/' volto del prof. His, il francotecnico di tante speranze di rilancio motoristico ferrarista, che qui pare non abbia convinto del tutto il Piero Lardi Ferrari, prima manager dì una gestione che in due anni non ha dato i frutti sperati. E un ringiovanito (dal modernissìmo taglio di capelli) Rene Arnoux può ridersela malizioso, dopo l'acclarata sua non responsabilità nelle motivazioni del declino Ferrari. Molta credibilità degli appassionati nel declassato tabù modenese, se *n'è andata con il caso Arnoux, ROMBO 27 PAROLE FAMOSE corsa. In Belgio ha anche commesso una piccola imprudenza nel voler superare Fabi con le gomme usurate, ma ha avuto fortuna...». E poi: «Siamo felici di avere questo giovane, non rimpiangiamo nessuno...»., GIUGNO '84 - Gaffe di Albereto, che anticipa: «A Monaco vincerò io, ho già fatto stirare lo smoking...», invece finirà settimo dopo una corsa piuttosto abulica. Poi parte la polemica con Zigliotto sugli «evasori del rischio», e il match di boxe a Montreal. Da allora Albereto e rinviato di ROMBO non si parlano... SETTEMBRE '84 - Dice il «Drake»: «Albereto ha dato avo. A Montecarlo è stato vittima dell'ambiente, ha commesso tre errori in due giorni. Ma io ho la massima stima di lui. Lo confermo perché è un buon pilota, non si scoraggia mai, è ottimista. A me va bene così». SETTEMBRE '84 - Albereto 2. a Monza: «Cosa dire del mio 2. posto? Sono partito scoraggiato, in uno stato di totale sconforto, con la macchina vecchia, che però in gara è andata bene». OTTOBRE '84 - «La macchina va meglio, possiamo vincere uno degli ultimi due GP (???)». FEBBRAIO '85 - Esce un libro firmato da Albereto, che accusa... il pubblico per i problemi Ferran! «La presenza della gente - scrive Michele - a S. Marino crea problemi. Con tutta questa confusione ai box non si riesce a lavorare bene. In casa Ferrari l'atmosfera è rilassata e fiduciosa...». 27 MARZO '85 - Dice Ferrari: «Albereto l'ho già prenotato per T86. Nessuno pensa a privarsene». APRILE '85 - Dice Michele su Johansson, arrivato al posto del silurato Arnoux: «Stefan è un bravo ragazzo, molto 28 ROMBO a posto, ha dato ottime indicazioni sin dalle prime prove. Mi dispiace che Arnoux non sia più in squadra con me, eravamo amici e lavoravamo bene insieme...». GIUGNO '85 - «La nostra macchina ha una grossa affidabilità - dice dopo l'arrivo di Detroit - non è detto non si possa ancora essere primi e secondi come in Canada...». Invece... 8 SETTEMBRE '85 - Dopo la disfatta di Monza: «La macchina mancava un po' ovunque: nel motore, nel telaio...». VENERDÌ 18 OTTOBRE '85: Alboreto dopo le ultime prove del GP del Sudafrica (è in ottava fila nella griglia di partenza) sbotta: «Bisognerebbe buttare a mare il materiale tecnico usato sinora. E poi dovremmo prenderci tutti, compreso il d.s., due settimane di vacanze per rischiararci le idee. Salirò di nuovo su una Ferrari a gennaio, quando avremo una vettura nuova, pensata dopo che si saranno scoperti i perché di questa marcia indietro. Oggi ci manca tutto: telaio, motore, sospensioni. Mai nella vita avrei pensato di scivolare tanto in basso. Occorre che di certe storture si convincano soprattutto i tecnici...». MARZO '86 - A Fiorano viene presentata la nuova «FI/86». Albereto la guarda estasiato e dice: «I tecnici hanno veramente fatto miracoli a realizzarla in cento giorni. Ora il compito è nostro. Ce la metteremo tutta, a partire dalle prime prove, per riportarla al livello delle squadre migliori». Poi ai fotografi che gli di- cono: «Sorridi, pensa che fai l'24" in Brasile», dice: «Lo facciamo quel tempo con questa macchina, Io facciamo». Invece farà solo l'27"7ll... APRILE '86 - Alboreto si ritira a Impla a tre giri dalla fine. Il suo ritiro è un giallo: quanta benzina c'è nei serbatoi? È partita una turbina? Tomaini ha provato a insistere a fargli fare ancora qualche giro, ma lui sbotta: «Dove vuoi che vada, a 30 all'ora?». 10 MAGGIO '86 - Alboreto fa un tempone in prova a Monaco, ma in gara si ritira e sbotta: «Sono nove gare consecutive che non vedo ìl traguardo. È un incubo, non vedo l'ora che finisca...». E sul mercato piloti, con la voce sempre più insistente di un ingaggio di Senna: «Se non mi cacciano, io non me ne vado». Intanto, si cambiano le turbine: via le K.KK, dentro le Garrett. segue a pag. 30 Se la FERRARI piange, certo ECCLESTONE non rìde in tema di crisi Come si può perdere in una stagione sola sponsor (Olivetti) gomme (Pirelli) e motori È noto come il Mida della F.l. Tutto quello che tocca lui si fa oro. Ma è poi, ancora, vero? Se qualche anno fa era davvero cosi, negli ultimi tempi - lo si voglia o no - il mito del «padrino» si è un po' appassito. Non tutto gli fila più liscio, come un tempo. I profitti reali della F.l sono calati, mangiati da quel sovraccarico economico del «giocattolo», che sembrava aver costituito il segreto del boom di questi famosi quindici anni di regno di Bernard Ecclestone, nato - dicono le cronache meno conosciute come croupier sul Tamigi e poi cresciuto a proprietario di aree edificabili nei sobborghi di Londra. Diventarono miniere d'oro d'investimento, mentre lui, da pilota gentleman nelle moto, compiva i primi passi come manager di Jochen Rindt a ridosso dei primi anni 70, per poi esplodere come creatore della FOCA, che ridusse alla resa anche un monopolizzatore del maximondo F.l come era stato Enzo Ferrari fino a quel momento. Il resto è storia recente. Ma è recentissima la quasi inversione di tendenza di questi ultimi tempi, quando - a contrappunto ai boom economici nei nuovi spazi australi e dell'Est per il circo monoposto - si sono manifestate le vistose crisi di impianti, anche gestiti in prima persona dal padrino, che pur avevano contribuito a far la storia della nuova F.l. Il risultato più negativo è stata la precipitosa ritirata dall'Invasione in America. La reazione dei locali, disposti a più modica spesa per gli organizzatori, ha fatto il successo di quella CART che ora, Balestre o meno, potrebbe diventare un concorrente pericoloso nella stessa Europa. Ma alla crisi della gestione padrinale del circo, si è aggiunta quella da manager di se stesso delI'Ecclestone proprietario della Brabham. Dopo il ritiro Parmalat, sembrava che fosse riuscito a dare alternativa ai suoi contratti d'oro, facilitati dalla monopolizzazione della gestione televisiva. Ma è bastato che si appannasse un po' la verve geniale del suo progettista Gordon Murray, in personale crisi esistenziale, tra nuovi fumi non solo amorosi, perché la crisi del team Brabham, vedovo Piquet in questo '86, arrivasse all'incredibile di perdere conte.nporaneamente, con molta probabilità a fine anno l'insoddisfatto maxisponsor Olivetti del berlusconante De Benedetti; la pomposa Pirelli disincantata dopo appena tre stagioni di maxiformula e, se non perderà subito anche i motori BMW, è solo perché costerebbe di più alla Casa tedesca pagare la penale per anticipata risoluzione di contratto, che non fornire ancora per un anno il suo 4 cilindri turbo strabattuto, con gli altri due propulsori europei di primo grido (Renault e Ferrari) dalla Mondata giapponese. Una perdita secca del genere vale, nel mondo del gioco dei Casinò, a mettere il tappeto nero sul tavolo della roulette perché il banco è saltato. E se va male così al primo Sbandieratore dell'Affare F.l, in cosa possono sperare altri meno provveduti e senza i requisiti (e meriti) del «padrino»? È il dubbio del mondo F.l che si avvia alla «ristrutturazione» dell'87 con tante incertezze, non solo regolamentari. Marcelle Sabbatini Ecco documentato il pauroso incidente avuto da Derek Warwìck durante le prove del GP d'Austria. In pieno rettìfilo del traguardo, la Brabham dell'inglese sta letteralmente perdendo la sospensione posteriore sinistra a causa dello sventramento di un pneumatico dovuto quasi certamente ad un corpo estraneo (Pirelli non si ritirerà certo per questo...). Subito dopo, la monoposto si impenna ed atterrerà un centinaio di metri dopo, alla chicane. Come è noto, Warwick ne uscirà indenne anche se un po' choccato... foto FROIDEVAUX ROMBO 29 segue da pag, 29 < PAROLE FAMOSE GIUGNO '86 - «Erodine» in Belgio, con Johansson terzo e Albereto quarto. Michele è conciliante: «I cartelli slow dai box? invitavano solo alla prudenza. E io sono stato prudente». In Canada, • ricomincia il calvario. In prova si rompono dieci turbine. In gara, Johansson e Albereto, in lizza per il sesto posto, si urtano tra loro in seguito ad una spericolata uscita dai box della Lotus di Dumfries. A Johansson si apre una ruota, Michele va in testacoda e perde posizioni: finirà ottavo a un giro. Nel dopo corsa' si sfoga con Piccinini: «Quello là - dice alludendo a Johansson - poteva mettere fuori corsa tutti e due. Così tutte e due le Ferrari avrebbero terminato anzitempo la gara». Un «j'accuse» esplicito, ammorbidilo con vera maestria da Piccinini, che induce Albereto a dire, più tardi, ben altro... La realtà è che Albereto è sicuro di rimanere alla Ferrari anche nell'87, mentre Johansson deve «sudarsi» la riconferma. E da quando è venuta fuori questa disparità di trattamenti, lo svedese non è più il «fedele scudiere» dell'85. Anzi, Michele si ritrova un avversario in più, tutt'altro che disposto a dare strada... E poi, il «Drake» non ha sempre detto che nel suo team non ci sono prime guide? L'indecisione nella squadra Ferrari, con il perdurare dei problemi tecnici, si ripercuote anche sugli uomini incaricati di gestire lo sviluppo ed il progresso delle macchine, facendo presagire grossi futuri cambiamenti. In Inghilterra Albereto motiva così il ritiro: «Qualcosa ha ceduto nello scarico, forse una turbina. Non avevo più pressione, inutile continuare», a confermare il malessere «interno» nel team. Si continua a lavorare ed in Germania si portano in pista due modelli ma «Ciascuno di questi ha cose interessanti: 30 ROMBO bisognerebbe riuscire a mescolarle assieme», dice Albereto, quasi che la fiducia in Ferrari e nella Ferrari di tre anni fa incominci a lasciar posto a qualche dubbio, come quelli fatti nascere, sulla sua «sicurezza» alla Ferrari 87, dalle voci che prima davano per sicuro l'arrivo di Senna e, dopo la riconferma alla Lotus del brasiliano, di Mansell. Ma forse nel batti e ribatti di piloti che dovrebbero approdare a Maranello il consiglio migliore per Ferrari, e la «consolazione» per i due attuali driver, viene da Frank Williams: «Ferrari, invece di pensare ai piloti, in questo momento dovrebbe solo prendere dei tecnici. E possibilmente capaci», questo senza costringere ad ipotetici scambi Alboreto-Barnard che risolvendo un problema ne aprirebbe uno ancor più grosso. Ricerca a cura di Gabriele Muftì Non v'è dubbio che il futuro F. 1, al di là delle macchine, può tornare a sperare solo nel boom di qualche nuovo personaggio vero tra i piloti. Se Senna riuscirà a esplodere, non più solo di pole-posìtion, sarà lui il messaggero del rilancio che ci vuole. Ecco perché, comunque, la Ferrari ha sbagliato a non garantirselo cv CONTORNI DI LUSSO AL GRAN PREMIO D'ITALIA Inviti F.3, volata Renault MONZA - Dopo l'esperimento - positivo - compiuto ad Imola per il GP di San Marino, la Formula 3 si ripresenta al Gran Premio d'Italia a Monza a disputare una gara «di contorno» che avrà tutte le caratteristiche di un «mini GP» come è ormai tradizione a Montecarlo. La gara, non valida per i punti del Campionato italiano, è però particolarmente ambita se è vero che i team, inizialmente un po' freddini, alla fine hanno fatto di tutto per inserire le proprie vetture nell'elenco dei 30 invitati comunicato dall'Asso F.3 ai dirigenti dell'autodromo. I 30 iscritti sono destinati a ridursi a 28 dopo le prove di qualificazione. Dopo una efficace copertura televisiva delle gare tricolori, la F.3 italiana sarà a Monza, insomma, per quel «bagno di pubblico» che solo la grande folla dei Gran Premi può garantire, anche di sabato: una passerella che a volte vale ben di più dei punti, specie per coloro che sono rimasti tagliati fuori dalla lotta per il titolo e che trovano a Monza una possibilità molto efficace di mettersi in luce. Sabato dunque il «nerbo» delle iscrizioni è dato dagli stessi piloti e squadre protagonisti della serie tricolore, con qualche interessante inserimento come quello dei milanesi Andreella ed Ermanno Albereto, o del bresciano Lanzetti che ricordiamo come una sicura promessa della F. Fiat un paio d'anni fa. Da segnalare la presenza anche di tre invitati stranieri, l'austriaco Binder (che è ormai abituale ospite delle gare in Italia) ed i francesi Alesi e Bellefroid, protagonisti del Campionato transalpino, evidentemente ansiosi di fare paragoni fra la qualità media che incontrano a casa loro e quella - altissima, come detto - che esiste nel Campionato italiano. sabato, ore 15,15 21 giri pari a 122 km Formula ALFA vernice a Monza MONZA - Come sempre, uno dei punti di ritrovo degli appassionati presenti nel week-end monzese sarà il padiglione delle vetture sportive, che sorge nel prato fra la parte retrostante i box ed il rettifilo verso la Parabolica. In mezzo alle solite auto da corsa e da granturismo esposte, il «clou» sarà rappresentato dalla nuova monoposto di Formula Alfa (il cui disegno avete visto sul n. 32 di ROMBO). La nuova vettura, che disputerà il Campionato italiano '87 in sostituzione della F. Fiat Abarth, sarà probabilmente presentata ufficialmente alla stampa il giovedì in modo statico, e compirà qualche giro di posta negli intervalli delle prove. Scena tipica di Trofeo di Marca in una qua/siasi chicane: qui i protagonisti dell'Europa Cup sono ad /mola, alla chicane delle Acque Minerali, ed è proprio Wolfgang Schuetz che prende la scorciatoia, portando con sé un pò ' di vecchi pneumatici... MONZA - Dopo cinque settimane di vacanza, l'Europa Cup torna di scena a Monza e proprio sulla pista lombarda il monomarca di lusso entrerà nella fase decisiva, una fase all'insegna del serrato duello fra Wolfgang Schuetz e Massimo Sigala, rimasti praticamente soli a contendersi il titolo. Diciamo subito che questa seconda edizione della Coppa con le berlinette Alpine V6, dopo il riuscito «innesto» dello scorso anno al posto delle R-5 turbo, ha decisamente mantenuto tutte le sue promesse. Il numero di partecipanti è cresciuto (grazie soprattutto a una marea di tedeschi) e il livello qualitativo medio della serie è decisamente in aumento. Ne risultano gare tirate e combattute, pur se i pretendenti potenziali al successo sono pochi e sempre i soliti. Sul piano tecnico, le poche modifiche apportate dalla Renault questo inverno hanno permesso di guadagnare qualcosa in prestazioni (siamo sui 250 cavalli, una cifra di tutto rispetto) e soprattutto di semplificare certe parti - come l'impianto elettronico - che lo scorso anno avevano dato grattacapi a tutti. La macchina comunque è rimasta sostanzialmente la stessa, a detta dei piloti, ormai abituati al suo comportamento assai particolare, che invece sorprende puntualmente tutti coloro - ospiti d'onore o giovani premiati - che occasionalmente si cimentano nella Coppa. In coro affermano che «l'Alpine è potente, ha un ottimo motore ma che per il resto, freni, sospensioni, ecc, non si tratta di una macchina da corsa vera», il che la rende bizzosa e delicata da pilotare, cosa che avevamo avuto modo di constatare anche noi nel corso di una breve prova sul vecchio Nùrburgring (v. biRombo n. 14). La stagione 1986 è caratterizzata da uno strano fenomeno che colpisce tutti i protagonisti, e cioè la totale imprevedibilità della competitivita Ecco il leader provvisorio dell'Europa Cup, il tedesco Schuetz, destreggiarsi fra i guard-rdil di Monaco, dove ha dominato vincendo entrambe le manche. Schuetz hd vinto altre due volte, al Norisrìng e ad Hockenheim ROMBO 31 domenica, ore 11,45 16 giri pari a 93 km 32 ROMBO RENAULT EUROPA CUP 1986 i. Wolfgang Schuetz (D) Massimo Sigala (I) Joél Gouhier (F) Heinz Becker (D) Oscar Larrauri (RA) Patrick Gonin (F) G. Brancatelli (I) Altfrid Heger (D) Franz Fuchs (D) Mario Ketterer (D) Peter Obernctorfer (D) F. de Lesseps (F) Patrick Trucco (F) Frank Jelinski (D) Roberto Passeri (I) Jacaues Isler (CH) Jòrg Van Ommen (D) Jesus Pareja (E) M, Bleekemolen (NL) Knut Jaeger (D) Lothar Moench (D) Francis Maillet (F) 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 12. 14. 15. 17. 18. 20. - o I 12 8 10 15 2 7 5 3 4 1 - 15 10 12 8 3 5 / 4 2 1 - s 12 15 i 6 8 5 11 2 4 1 - .C 16 10 12 5 4 8 3 2 6 1 - 8 10 16 3 4 5 1 6 12 2 - o 1 ed Hocken. Sui sopra, ancora a Monaco ecco Joel Gouhier sfilare via mentre dietro di lui Heger ha appena demolito la sua Alpine Vó contro il robusto rail. A destra, Massimo Sigala gira alla Bouree, a Spa, mentre all'esterno Roberto Passeri ha appena concluso il suo testa-coda. Ma siamo in prova, ed in gara Sigala vincerà e ia giovane recluta arriverà ottimamente 7. Norisring delle vetture. Capita a tutti, insomma, di andare come missili in una determinata gara - magari senza sapere nemmeno il perché - e di ritrovarsi quasi fermi all'appuntamento successivo. Non mancano gli esempi: Sigala, dopo la prima vittoria a Spa. ha passato tre gare a tentare di capire perché la macchina non era più la stessa. Peggio è andata per Joèl Gouhier che soltanto a Brands Hatch era finalmente riuscito ad avere una macchina perfetta, stravincendo facilmente, e il week end successivo, a Hockenheim. ha esaurito la scorta di motori, rompendoli uno dopo l'altro. I «misteri» dunque non mancano, ma per ora tutto si è svolto senza scandali pubblici e molto probabilmente senza «illeciti» (tanto per usare un termine di moda) determinanti, anche se nel paddpck sospetti e pettegolezzi sono all'ordine del giorno, come peraltro si addice a ogni trofeo di marca che si rispetti. Sul piano sportivo, lo abbiamo già detto, la lotta sembra essersi ridotta a un duello fra Schuetz e Sigala. Un rilancio di Gouhier nella corsa al titolo sembra difficile anche se non impossibile, mentre Heinz Becker (il più regolare degli outsider, insieme a Patrick Gonin) e Oscar Larrauri hanno l'ordine tassativo di lavorare soltanto per i loro rispettivi capitani. Sulla carta, Schuetz, il grezzo ma veloce ed esperto pilota Monaco 4 RENAULT 15 6 5 A 12 10 4 8 1 2 3 - I 13 15 5 6 10 3 8 4 2 1 » _o 75 79 68 SI 42 41 29 27 26 18 15 15 14 14 12 4 4 3 2 2 1 1 1 tedesco, sembra partire favorito. Oltre al vantaggio di 11 punti, è più regolare nelle sue prestazioni e dispone di una macchina velocissima, col miglior motore visto in giro sinora. La situazione di Massimo Sigala sembra più delicata ma in realtà le sue chance sono quasi identiche a quelle del tedesco. Il simpatico pilota milanese insegue da anni questo alloro e sa che difficilmente avrà un'occasione come questa, con tutta la squadra a lavorare per lui. Il team Gaggia-Ducados di Luigi De Franceschi ha provato da tempo la sua competenza e la sua professionalità. Quest'anno, con quattro macchine da preparare e quattro galli nel pollaio, il compito è particolarmente difficile ma il buon Luigi, ben assecondato da Duilio Truffo ormai riconvertito al ruolo di direttore sportivo, sta dimostrando ottimi doti di timoniere. Certo Sigala. anche quando vince, ha sempre qualcosa da brontolare (e chi lo conosce bene sa che è «buon segno»), Oscar Larrauri, collaudatore ufficiale del team, non è stato sempre felice nelle scelte tecniche (forse per quel fenomeno d'imprevedibilità di cui abbiamo parlato prima), Gianfranco Brancatelli non sembra aver apprezzato del tutto la politica di squadra e il dover cedere a Sigala la sua vettura dopo due gare, e Jesùs Pareja si sente un po' trascurato, ma il team funziona, è unito e l'atmosfera è addirittura familiare. A decidere il titolo saranno più che altro i possibili passi falsi, e forse anche gli scarti (da Monza, Schuetz e Sigala dovranno cominciare a scartare e l'italiano può sperare di graffiare due punti supplementari al rivale). Monza. la pista di casa di Sigala, dovrebbe essere favorevole al velocissimo Schuetz, ma non scordiamo che Sigala va più forte quando è sotto pressione, Zandvoort è la pista portafortuna del milanese e poi ci sono Le Mans e la finalissima al Jarama, due piste sulle quali l'Europa Cup non ha mai corso e dove tutto è da vedere. Una volata, dunque, che si preannuncia emozionante, ma soprattutto divertente, come è sempre stato questo campionato. Alfredo Filippone Con gli occhi di ieri ai G.P>. di oggi MARIA TERESA DE FILIPPIS vi racconta l'estate Ed eccomi qui a scrivere qualcosa sugli ultimi Grand Prix ai quali ho assistito. Quattro gare, quattro lingue, quattro nazioni: Francia, Inghilterra, Germania ed Ungheria: un minimo comune denominatore che è la passione per le auto da corsa ed un massimo comune denominatore che è il gran .... kasino (direbbe Lauda), che li accomuna. Rumore assordante, macchine non esplosive ma che esplodono, turbine che durano come... certe rose «l'espace d'un matin», solo che la loro esistenza è ancora meno di un mattino: è la durata di pochi giri di pista. Rido dentro di me pensando al segno rosso sul contagiri delle mie macchine da corsa che segnava il fatidico... passo estremo, dopo di che la lancetta ferma sui veri... fuori giri impediva una benché minima giustificazione, ed erano guai! Anzi erano soldi da sborsare per rifare il motore. Ma torniamo ai giorni nostri. UÀ! Maria Teresa de Filippis con uno dei 'grandi* del passato, l'inglese Stirling Moss, davanti ad una monoposto Mercedes anteguerra Dal Fernandel ferrarista al masochismo consumi Guardati, sorrident... onissimo Johansson, da Piccinini che ti batte amichevolmente la mano sulla spalla... A Le Castellet davvero vedi tutta la pista, sempre che riesca a salvarti dalle innumerevoli macchine di servizio che ti piombano addosso silenziosamente rischiando di farti venire un accidente. La cronaca delle corse l'avrete letta in mille salse e da tutti i punti dì vista. Io mi limito a guardarmi intorno, uno sguardo agli aspetti umani e molto poco ai contagiri, che poi in realtà non esistono quasi più. Ecco li, tutta la équipe Zakspeed in posa per fare l'ultima foto ricordo prima della fine della sponsorizzazione «fumaria» West. Ora sulle macchine troneggia una non meglio identificata East. Ecco lì l'auto di Senna tutta nera tipo lauto (è la bara in napoletano) con fregi d'oro di lusso per le famiglie benestanti. Anche le scarpette danno l'ultimo colpo di classe al funereo insieme. Continuo a girare nei box infocati da un sole impietoso. Ricacciando indietro il desiderio di un tuffo a mare sulla che viene da un paese dove tutti sono scandalosamente carini. Comunque è proprio simpatico il Fernandel della Ferrari. Forse sempre un po' precipitoso nei rientri ai box e in qualche altra manovra di contorno, ma decisamente disarmante con quella sua aria di ragazzine cresciuto troppo in fretta. Oh! Finalmente un vecchio volto conosciuto: è Jenkinson il famoso giornalista inglese, cqequiper miracolosamente sopravvissuto ad una vittoriosa Mille Miglia con Stirling Moss. È lo stesso, solo con la barba molto più lunga per coprire la pancetta incipiente. Non dico prominente perché Jenkinson mi è terribilmente simpatico e lo grazio. Guardo divertita la corsa della Formula Ford, una nell'altra come dei kamikaze. Nessuna remora, nessun problema di giochi di consumo, boost o altro. Via dentro, come se niente fosse! Divertenti, spericolati. vicina Còte d'Azur, proseguo il mio giro esplorativo. Ecco lì Rosberg che avevo lasciato lo scorso anno baffuto e giallo canarino, ora lo ritrovo sempre baffuto ma rosso Marlboro (ma ancora per poco). Guardo Johannson e mi dico malignamente tra me e me che se il poverino guidasse con i denti guadagnerebbe qualche posizione di sicuro sulla griglia di partenza. E dire certo non molto veloci ma al massimo delle possibilità delle vetture in ogni curva. Sembrava di essere tornati ai bei tempi della 750 Sport. C'è un gran caldo. Sono in giro sulla pista e presa da un raptus per l'arsura chiedo a mio marito: ma dove ha preso il gelato quello lì? Ed era il microfono a forma di pinguino al cioccolato di un telecronista brasiliano... Fotocolor PHOTO 4 Quel pinguino-microfono del telecronista brasiliano che fa tanto gelato 34 ROMBO Quasi un *pìeno* di «onc/en« piloti a Brands Hatch: con la vicepresidente-segretaria del Club, Maria Teresa de Filippis John Surtees e il presidente de Graffenried con Jack Brabham temperature di solito più miti. La domenica mattina già alle nove una fila di decine di chilometri per arrivare al circuito. Dopo aver esibito pass FOCA, pass auto, bracciale ex pilota con foto, la diapositiva degli abbracci Ecclestpne-pilotino, tipo la storica stretta di mano Hitler-Mussolini per l'Asse Roma-Berlino, mi sono dovuta arrendere e sono tornata indietro a guardare la corsa alla televisione per la gioia di Poltronieri. Ormai l'incubo della folla per arrivare ai circuiti senza elicottero, o aereo personale non è certo da sottovalutare. Piquet e Frank Williams nel giorno della affettuosa testimonianza di Brands Hatch per lo sfortunato costruttore A BRANDS HATCH Commozione per Williams Ed ora sono in Inghilterra, dove passo dall'incubo dell'onnipresente burro salato da usare anche per il breakfast insieme alle marmellate, a quello più allucinante della sinistra (che questa volta non ha niente a che vedere con Natta e compagni) ma è il sistema intramontabile della viabilità inglese*Per trovare la pista di Brands Hatch, tra le varie motorways in dotazione ai sudditi di Sua Maestà, ho dovuto faticare non poco. Mi sono resa conto che i boyscout hanno indubbiamente un gran senso di orientamento o che c'è sempre vigile San Gennaro che li aiuta. Dopo vari tentativi eccomi venerdì sul circuito. Per prima cosa devo annotare l'arrivo (commovente) di Williams ai box, per la prima volta dopo il suo incidente. Un uomo estremamente coraggioso, con un sorriso che cerca di mascherare la gran tristezza dei suoi occhi. È attorniato da tutto il etneo della F. 1. Gente normalmente disincantata, ora sinceramente commossa. E lui, Williams, è qui per vedere correre e vincere la sua vettura, e ci riesce. Mai vittoria mi sembra giunta più a proposito di questa. Mi allontano con un senso di ribellione da Williams, per la mia difficoltà di accettare certe situazioni tragiche della vita. Perché queste cose devono succedere? E torno ad ironizzare su quello che mi circonda. Guardo il gruppo dei giovani leoni: de Graffenried, Surtees, Brabham, Stewart e Moss. Stirling sfoggia per il suo pass FOCA una catena, che sta tra quelle antiscippo dei motorini a quelle che ballonzolano sul petto dei sommeliers nei restaurants alla moda. C'è in giro un'umanità stranamente abbigliata che però mi consente un immediato identikit sulla nazionalità dei presenti. Si va dalle camicie stile St. Tropez in agosto degli inglesi, ai piumoni antigelo di St. Moritz a Natale per gli spettatori venuti qui da paesi con A HOCKENHEIM La fontana anti jella A Hockenheim invece la teutonica perfezione organizzativa ti fa arrivare dappertutto se sei munito di pass particolari, altrimenti sono chilometri da fare a piedi per arrivare ai paddock. Ai box osservo i musi delle scocche delle vetture tutte impunturate tipo borsa Cucci, il via vai dei meccanici, tutti super abbigliati e super efficienti. Un caleidoscopio di colori dove Benetton la vince da padrone per essere riuscito sullo spazio minimo di un essere umano a far convergere tutti i colori dell'arcobaleno. Incontro Albereto, lo abbraccio e gli dico in fretta che sono stanca di fare il tifo per lui se non arriva ad una conclusione di classifica. Il poverino mi sembra decisamente bisognoso di quella procedura anti jella alla quale Ornar Orsi mi sottoponeva a Modena. C'è un posto vicino alla città dove, se ricordo bene, si poteva... annegare la sfortuna in una fontana o qualcosa del genere. E io di sfortuna ai ROMBO 35 ANTI-JELLA miei tempi ne ho avuta tanta, ma quando sorpassavo i limiti ero trascinata li per gli scongiuri del caso. Mi spostavo verso il nuovo van della FOCA, due piani con lift e tutto quanto la moderna tecnica affiancata alla grande disponibilità di mezzi può offrire. Mi domando solo come riusciranno a farlo entrare negli angusti paddock di Zeltweg, almeno che Ecclestone, con la sua efficiente mente organizzativa, riesca ad avere la meglio sulla teoria dell'impenetrabilità dei corpi. Il solito via vai di giornalisti di tutte le nazionalità. Un sorriso britannico, un saluto tedesco, un bacio francese, un abbraccio italiano ed eccomi alla tenda del AvD dove sono ricevuta con la solita deliziosa simpatia da Paul Metternich e Huschke von Hanstein che come presidente e vicepresidente dell'Automobile Club tedesco sono li a fare gli onori di casa. Un assaggio, una tartina, un commento agli avvenimenti delle prove e via via alla partenza. E dopo uno speranzoso tifo per Michele Alboreto, ottimo quinto, un susseguirsi di suspense per colui che si alternava alla guida della corsa, e poi il finale al contagocce. Con il dondolio finale laterale sussultorio e ondulatorio per il pescaggio della benzina rimasta, con il pilota fuori dai gangheri (foto sotto) l'exploit da Davide e Golia del povero mingherlino Prosi che riusciva a spingere solo per un po' la sua vettura e poi tutti insieme genuflessi davanti agli onnipossenti registi di questa masochista messa in scena. Dove sono gli appassionanti duelli degli ultimi giri, il tifo della folla entusiasta delle vere corse di F. 1? Perché si vuole distruggere uno sport così affascinante? Credo che nessuno di noi sappia trovare la giusta risposta. Si può solo scuotere la testa e dire: è incredibile. Maria Teresa de Filippis - timi Non esiste ora solo l'albero del Tenére per i grandi traversatori del deserto africano, ma anche in F.1 a Budapest questo stilizzato fusto di metallo a tre tubi tricolori incrociati, che uno scultore locale ha voluto offrire come simbolo del bell'autodromo dell'Est. La Ferrari di Alboreto vien bene a completare il quadretto da esemplare cartolina turistica. 36 ROMBO In Ungheria ritorno agli anni «eroici» senza... elicotteri in servizio speciale Maligna rivincita sui campioni i tornati prigionieri del traffico Una tantum rìeccoli -terrigni' le grandi vedettes della F. 1, non più sfrecciare alti e rapidi con gli elicotteri degli sponsor nei deli dei G.P. prima e dopo la corsa, ma comuni mortali affatticati nelle lunghe code di accesso al circuito. Siamo a Budapest (da sinistra a destra, sopra e sotto) guardate l'aria afflitta, sconsolata, annoiata di Prost, alle spalle semidistesi Senna e Berger, poi Mansell, un addormentato Fabi e Streiff, senza telecamera di consolazione E ravamo molti ex piloti del Club des Anciens Pilotes de Grand Prixa Budapest per vedere il primo G.P. di Ungheria di F. 1. Il Principe Mettermeli, Huschke von Hanstein, Toulo de Graffenried, Jack Brabham, Jackie Stewart, Clay Regazzoni, Stirling Moss, Herrmann Lang, Reine Wisell, David Piper, Cesare Perdisa, Dan Gurney, Elisabeth Junek (di lei leggerete a parte) e la sottoscritta. Io che dell'Ungheria conoscevo solo il tango tzigano e il gulasch sono rimasta sorpresa della bellezza dì Budapest. Già varcando la frontiera ho potuto notare il grande interesse per questa corsa, il cordiale senso di ospitalità per chi era venuto ad assistervi e un palese soddisfatto senso di orgoglio per questa affluenza di tifosi. Sulla strada macchine che ricordano i modelli degli anni Cinquanta: IFA, Wartburg, Trabant, Skoda, Moskowitsch e varie diramazioni FIAT. Velocità 80 sulle strade e 100 sulle autostrade. Ma mi è sembrato di notare che solo gli stranieri, per la prima volta oltre cortina, rispettino questi limiti di velocità. Persine un TIR ungherese ci ha sorpassato metaforicamente sghignazzando. Comunque la mia impressione è stata che i limiti di velocità siano imposti non per questioni di sicurezza o ecologiche, ma per preservare queste macchine dalla disintegrazione. Sul circuito grande affluenza di pubblico già da venerdì. Sabato ho voluto provare il tracciato. Uno scatenato capelluto dello staff organizzativo mi ha fatto fare un giro della pista talmente a velocità sostenuta che tra la paura e il mal di stomaco ho visto meno di quanto avrei voluto. Questo signore con bandiera verde e sirena rompitimpano a tutto volume, dopo aver preso con grande stridìo di gomme tutti i cordoli della pista da sinistra a destra e viceversa e dopo aver rasato l'erba a mò di falciatrice elettrica ha riportato quello che restava di me ai box. Dopo le prove, nel ritornare in città, ho intravisto sulla mia destra Rosberg alla guida di una Mercedes 560 SEC, imbottigliato nel traffico cittadino. Devo dire che malignamente ho provato un certo senso di rivincita nel vedere che senza elicotteri a disposizione (dovuta al diverso costume di vita ungherese) anche i piloti attuali erano costretti a sopportare per una volta quello che noi abbiamo sopportato per tutti gli anni di corsa. Un grande successo di pubblico domenica, molti venuti anche dall'estero non so se spinti più dalla curiosità di vedere questo circuito costruito a tempo di record, o per la novità di assistere al primo G.P. di un paese dell'Est. Della corsa tutti avrete visto e letto. Io confesso che domenica, dopo una rapida puntata ai box, ho dovuto arrendermi al gran caldo e, come il conte ugolino al quale più che il dolor potè il digiuno, ho rinunciato allo show ROMBO 37 // duello che ha esaltato gli ungheresi, tra i due brasiliani Nelson Piquet e Ayrton Senna, i quali hanno fatto il vuoto alle loro spalle Fotocolor HUSCHECK Grazie, lettori di ROMBO // vecchio pilota Mercedes anni 30, Herrmann Lang, ha tentato (invano) di fare un giro con una storica F. 1 Mercedes -squalo d'argento- DENIM'86 SEMPRE SU WILLIAMS. In formula I quest'anno c'è profumo di sfida. Nelson Piquete Nigel Mansell, piloti del team Denim, corrono per vincere. Sulle piste di tutto il mondo dove c'è sfida, dove c'è competizione, c'è Denim. Grazie, lettori di ROMBO DENIM Per l'uomo che non deve chiedere. Mai. MALIGNA RIVINCITA dei box e mi sono rifugiata sotto un albero sul circuito e da li mi sono vista tutta la corsa da sola, senza poterla commentare con nessuno, visto che la mia conoscenza dell'ungherese, di cui avrei potuto dar sfoggio parlando con i commissari di percorso, si limita alla sola parola «gòssònom», cioè grazie. Devo dire che ho scelto senza saperlo un posto interessante oltre che fresco. È li che ha sbattuto Patrese con la relativa sceneggiata per il recupero della vettura. Il tutto è andato a finir bene secondo me, solo per il solito San Gennaro che da su vede e provvede. Ho avuto veramente paura che succedesse qualcosa di irreparabile in quella uscita di curva dove i piloti non potevano certo troppo correggere la traiettoria. Bravissimi Piquet e Senna, il duo brasiliano automobilistico di gran successo. Piquet ormai sembra deciso a riguadagnare i punti persi all'inizio della stagione. Dopo la corsa il pauroso esodo di quasi 200,000 persone e di tutto il circo che gravita intorno alla F. 1 , compresi i piloti. Questa volta eravamo davvero tutti imbottigliati insieme. Davanti a me intravedevo la macchina della RAI con Poltronieri e Zermiani, Prosi, Johannson al quale il quarto posto ottenuto in corsa rendeva l'attesa meno snervante. In un'altra macchina seguiva Piccinini poi il team vincente dei gialli itterici motoristi della Honda. Gli unici a salvarsi a quanto ne so io, sono stati Rosberg che è partito subito dopo il suo ritiro e la macchina dei VIP Balestre-Ecclestone con dietro Lauda che, a tempo di record appena finita la gara, scortati da ben 20 poliziotti ungheresi in motocicletta, si sono catapultati verso l'aeroporto. Spettacolo riuscito sotto tutti i punti di vista. Divertente anche l'esibizione di sabato e domenica del non certo sottopeso Herrmann Lang che ha girato con una Mercedes F. 1 che purtroppo non è riuscita a fare neanche un giro sfoggiando tutti cilindri a sua disposizione o almeno così mi è sembrato. Neubauer deve essersi rigirato nella tomba. m.t. de f. I n Italia prima della mia partenza per Budapest ho ricevuto una telefonata da Praga. Era Elisabeth Junek, bravissima pilota degli anni Venti, che mi preannunciava il suo arrivo in Ungheria per il G.P.. E a Budapest la Junek è arrivata da me in albergo accompagnata da due giovani piloti della squadra rally Skoda. Subito si è catapultata su un'ignara signorina di poco più di vent'anni alta 1,80, abbracciandola al grido di «Marie Thèrese, comment va tu?». La povera ignara turista ha dovuto faticare non poco per togliersi di dosso le mani di questa sconcertante vecchietta (che non vede molto bene) finché non sono riuscita a far capire a Elisabeth che ero io Maria Teresa. Qualche ventina di centimetri in meno e qualche quarantina di anni in più. E da lì è incominciata la mia ...tre giorni con la Junek. Elisabeth Junek, 86 anni, che ha molto di Edith Piaf, tutta un fascio di nervi, una gran personalità, una parlantina ininterrotta che non da tempo all'interlocutore di piazzare una benché minima parola, si muove alla Pettini, tutta velocità a scatti come i pupazzetti caricati a molla. Non sembra accusare caldo, freddo, stanchezza, solo le gote sempre un po' troppo colorite. Ho faticato non poco a tenerla ferma in un posto; unico sistema per tenerla un po' tranquilla, farla parlare della Targa Florio che è stato il suo cavallo di battaglia. Ho dovuto barcamenarmi tra le ruote dei vari teams che le rotolavano vicino, i meccanici che non capivano cosa ci facesse questa vecchietta tipo arsenico e vecchi merletti, con una paglia imprestatale da me in bilico sulla testa per proteggerla dal sole, che volteggiava con fare semimilitaresco tra un van e l'altro, incurante degli sguardi so- 58 anni fa Madame JUNEK dava filo da torcere ai piloti uomini in Targa Florio: al G.P. UNGHERIA si è ubriacata di F. 1 Con la... Pettini delle corse spettosi degli addetti ai lavori che sbirciavano increduli il suo pass FOCA. L'ho portata su nel van di Bernie Ecclestone dove lei, con un'ottima birra davanti ha tenuto banco per un buon quarto d'ora. Bernie ha accolto con simpatico entusiasmo questa piccola vispa donnina di 86 anni che 58 anni fa diede del filo da torcere ai piloti di allora classificandosi al 5. posto dopo essere stata in testa al secondo giro e seconda per altri tre giri nella Targa Florio del '28. A questo proposito devo sottolineare una coincidenza simbolica. Esattamente 30 anni dopo, sempre in Sicilia, al G.P. di Siracusa io, al mio esordio in F. 1 e prima donna al mondo a correre in questa formula, arrivai quinta con la mia Maserati 250 F. La Junek, che è stata Presidente dell'Autoklub Femminile Cecoslovacco ha incominciato a correre nel '24, unica sua gara dell'anno, vincendo la categoria turismo nella corsa in salita di Plsen in Cecoslovacchia. Negli anni '25-'27 colleziona, sempre in gare in salita, 10 vittorie nella sua classe della categoria turismo e sport in corse disputate nel suo paese. Tra queste ci sono anche tre primi assoluti. A Monthlery vince nel '27 la Coupé des Dames. Pensate, già Maria Teresa de Filippis con Madame Junek al G.P. Budapest. Bernie Ecclestone non ha mancato di fare gli onori di casa alla grande guidatrìce degli anni '20. Il «padrino è molto sensibile alla presenza dei campioni di ieri ai G.P. di oggi. E la vispa signora Elisabeth Junek ha conquistato il paddock ungherese. 40 ROMBO L'ultimo atto di questo flashback sul mondiale '86. che ha condotto all'anello sempre decisivo di Manza, si conclude con le immagini d'Austria. Dal muretto di Zeltweg segnalano a Prost che i suoi tre diretti rivali, Mansell, Piquet e Senna, sono allora le donne gareggiavano con vetture non certo molto veloci ma sicuramente difficili da guidare, vuoi per il cambio esterno durissimo e non naturalmente sincronizzato, vuoi per la tenuta di strada davvero relativa. Partendo dalla mia esperienza fatta sulla mia monoposto, macchina da quasi 300 all'ora, nove quintali di peso, cambio in mezzo alle gambe e acceleratore nel mezzo e freno a destra, mi rendo conto che non deve essere stato per niente facile tenere a bada quelle vetture da parte di esponenti del sesso debole che a quell'epoca doveva essere di regola più debole di quello del periodo più evoluto dei miei anni Cinquanta. Il marito della Junek, Vincent, ricchissimo banchiere dell'epoca sembra comprasse una o due Bugatti all'anno facendone guidare una alla moglie. Nelle classifiche delle gare in salita vi figurava quasi sempre il nome Junek; difatti il marito di Elisabeth è stato campione della montagna in Cecoslovacchia per svariati anni. Non ha mai gareggiato all'estero, lo ha fatto una sola volta al Nurburgring nel 1928 in coppia con la moglie ma su quella pista era già in agguato per lui la morte. Ed è in quell'occasione che la Junek si è ritirata dalle corse. Tutte queste notizie le ho avute da Elisabeth, che come me è socia del Club International des Anciens Pilotes, tra una prova e l'altra, tra un pranzo ufficiale sul battello sul Danubio e un altro terribilmente ufficiale, offerto dal Presidente dell'Automobile Club Ungherese. Ci siamo scambiate in questi tre giorni impressioni, illazioni, ricordi del passato. Lei euforica, io piacevolmente sorpresa di trovarmi con una donna-pilota che, come me, ha un gran senso dell'umorismo e una gran passione per lo sport automobilistico. •OUt". Per il francese, con un giro di vantaggio, c'è il podio con * i fornati sorridenti ferrarìsti, Alboreto e Johansson. E, preludio per Manza, possono tornare a garrire di consolazione le bandiere della Ferrari Fotocolors DERBV ROMBO 41 1 c£ o 32. p> s* » e* ! =?s o e o — ••« C1 O Ej i rs.s-.*8 r -^o i p3 ' " ( J m =_ , S.^* i-ii T^ r—' *-*• O ~<G "-" -3 o 3 o.g-^-o-3-S'^" ; s • j cs ,w "; • « o, * —. rr c " "'310 ili r1^ ^-C ni. ° C^ ^ °- ' ° S S.3 -• ; i 3 o S S9. n ! -9 a S Sa. SS°.3ff5:g|£g.S3o|^; r^rsp*i:r«irsf • - ^ - f o ^-- w ^ (-o '•"rì ° rS 3 ""^3 ^ ---O-^"p3 " "" ;8.§ssis&: ' P ll!|4s^!o|| < D---* r* j P 63 C f5 Kl •—' o es.» s2-s e-o o ^ I/) w £ fVs.UHH ' "5 ^ P* -n C 3 . n -f ' ;g1'l:?-83.?'; O. «• 7^ al Lo i ali 11! I 'S s S-B -' ° S ^ n 3 i o vi.x f° o1--;:'- W.F- 1 -O ^C 3.g » SS cv Esaminiamo le ragioni per cui laF.l è caduta così in basso.... Tecnica bassotta Prima di entrare nel vivo della trattazione è necessaria una precisazione: perché abbassare le vetture e proporre forme inusuali, mai viste sin ora nella massima categoria? La risposta, apparentemente, potrebbe essere immediata. Basterebbe dire: «per avere un baricentro più basso....», ed il gioco sarebbe fatto. Ma non avremmo chiarito più di tanto il concetto. Bisogna infatti tornare indietro di qualche anno, prima delle wing car. per comprendere la riscoperta del baricentro più basso possibile. All'epoca della Ferrari 312 T, mondiale con Lauda nel 1975, i costruttori già perseguivano questo intento al fine di ottenere una migliore aerodinamica e, mediante la concentrazione delle masse verso il basso, si cercava di ottimizzare il comportamento dinamico del mezzo. Particolarmente valido in quest'ottica risultava il motore boxer, cioè a cilindri contrapposti che consentiva un buon equilibrio, soprattutto se paragonato a quello delle monoposto spinte da propulsori con bancate a V. Con la scoperta dell'effetto-suolo e dei vantaggi derivanti dalla profilatura laterale dei pontoni, la ricerca di un baricentro basso decade, sacrificata nella necessità di trovare spazio laterale ai condotti venturi. Ma la sua validità concettuale rimaneva, e sarebbe stata rispolverata non appena le circostanze lo avessero consentito. Infatti, sparite le minigonne, il presupposto tecnico in questione è tornato in ague anche se con tre anni di ritardo. A cosa si deve dunque il tardivo repechage del baricentro basso? Data per scontata la sua validità, i progettisti non lo hanno rispolverato che nel 1986 per esigenze che potremmo definire di accessoristica e di carattere motoristico. Esclusa la possibilità di costruire un propulsore boxer turbo (almeno per il momento, ma non si sa mai) c'erano da risolvere problemi legati allo smaltimento del calore ed alla disposizione dell'accessoristica, che hanno impedito la nascita di monoposto «sogliola», o per lo meno piatte, sin dal 1983, anno di ritorno del fondo piatto. Nel 1986 le portabandiera di questa nuova pagina tecnica della Formula 1. come detto, sono state la Brabham BT 55 e la Williams FW 11, vetture agli antipodi come prestazioni, ma innovative per forme e Contenuti. BRABHAM BT 55 Solo la mente di un progettista poliedrico come Gordon Murray poteva partorire una creatura come la Brabham BT 55, perché solo il genio si può permettere certe «divagazioni» tecniche, sconosciute alla maggior parte dei colleghi. E quindi solo l'ingegnere sudafricano, come già accadde per il leggendario Colin Chapman, può alternare vetture vincenti ad altre disastrose. Nel caso della BT 55 il termine «disastrosa» è senza dubbio eccessivo, bisogna però riconoscere che la macchina di Ecclestone è stata la grande delusione dell'annata passando in meno di un mese dal ruolo di mattatrice a quello di vettura obsoleta. Per giustificare la defaillance del mezzo sono state tirate in ballo tan- te componenti, a partire dal motore, potente ma poco affidabile, per continuare col telaio, non rigido a sufficienza, continuando con aerodinamica e distribuzione dei pesi. Per raddrizzare le sorti di una stagione naia male si è anche intervenuti drasticamente su queste voci, ma tutte le migliorie apportate non hanno sortito gli effetti sperati. Segno che le vere responsabilità non andavano imputate al singolo elemento, ma in una certa misura a tutte le componenti insieme. Partiamo dall'aerodinamica, ad esempio. La BT 55. grazie ad una sezione frontale ribassata, doveva risultare veloce in rettilineo e nei tratti curvilinei, anche se tutti la da- b ro Sotto, nei circuiti lenti la Brabham BJ 55 ha adottato anche dei deviatori di flusso dietro alle ruote anteriori, e tromboncini di aspirazione più lunghi al motore. A destra, la BT 55 in dettaglio: nella versione più recente, l'intercooler del turbo è stato piazzato verticale, a ventaglio. 44 ROMBO •12 BRABHAM Per inclinare il motore sul lato sinistro, i tecnici della BMW sono stati costretti a rivoluzionare anche la disposizione degli accessori: 1) 4 cilindri turbo di 1,5 litri 2) condotti di scarico 3) turbina KKK 4) compressore 5) presa d'aria compressore 6) scambiatore di calore (poi modificato, vedi disegno grande sotto 7) polmone di alimentazione 8) trombette di aspirazione 9) valvole wastegate 10) scarico principale 11) scarico wastegate 12) radiatore acqua 13) radiatore olio 14) ancoraggio supplementare del motore vano vincente sui percorsi da oltre 200 all'ora di media. Invece, ad eccezione degli exploit austriaci, la creatura di Murray non è quasi mai risultata la più rapida del lotto, palesando anzi carenze in tenuta di strada e stabilità. Interrogati sul perché di un comportamento anomalo di questo tipo alcuni progettisti della concorrenza hanno detto che, a loro parere, le carenze della Brabham sono dovute principalmente alla configurazione aerodinamica del retrotreno. Fino all'altezza del cofano motore la BT 55 sarebbe OK, ma poi risulterebbe inspiegabile il disegno della parte terminale dei pontoni. Murray avrebbe cioè restremato troppo poco la «sogliola» che, priva di una adeguata deportazione sull'asse motore, risulterebbe instabile e conseguentemente poco veloce. Altra voce deficitaria nel bilancio '86 è rappresentata dal telaio. La struttura monoscocca, come ha tristemente dimostrato l'incidente occorso a Elio De Angelis al Paul Ricard, è estremamente solida, avendo retto alla perfezione ad un urto tanto violento. Probabilmente però non è stata altrettanto rigida da sopportare adeguatamente le sollecitazioni torsionali indotte dagli oltre 850 CV del 4 cilindri turbo BMW. Ed avere un telaio poco rigido, con le monoposto del giorno d'oggi, vuoi dire rinunciare ad ogni velleità di vittoria. Perché la monoscocca della BT 55 non sia all'altezza della concorrenza e soprattutto delle precedenti creature di Murray è difficile a dirsi, probabilmente, azzardiamo, il tutto potrebbe far capo proprio alla esigua altezza della struttura. Altezza che, dovendo essere contenuta in poche decine di centimetri, ha dovuto rinunciare alla cintura laterale che unisce il cruscotto con il serbatoio, zona notoriamente sottoposta ai maggiori sforzi torsionali. Se cosi fosse sarebbero giustificate anche le voci che volevano la costruzione di una monoscocca rinforzata o diversa nella seconda parte della stagione '86. Se le carenze sin ora descritte possono essere addebitate a Gprdon Murray, non altrettanto dicasi per i cedimenti meccanici, imputabili alla fragilità del 4 cilindri BMW. Il propulsore di Monaco di Baviera rivisto e corretto nella versione inclinata, ha palesato una fragilità ancor maggiore rispetto allo scorso anno, riuscendo a terminare le corse in rare occasioni. Data la complessità degli aggiornamenti apportati nell'inverno dello scorso anno, per dare vita ad un monoposto «sogliola», certe rotture a catena potevano anche essere preventivate. Nessuno però pensava che si ripetessero con tanta frequenza. Evidentemente la continua escalation delle potenze e l'anomala posizione del propulsore hanno esaltato certi difetti congeniti del compatto 4 cilindri che, neppure nella versione base montata su Benetton e Arrows, ha proprio brillato. A complicare ulteriormente le cose, nel caso della Brabham BT 55, si sono messi anche i bassi pontoni laterali che hanno creato più di un problema nel raffreddamento delle superfici radianti e del vano motore; tanto che la splendida carrozzeria di inizio anno è stata ampiamente rimaneggiata fin dalla prima uscita in prova, con una crescente apertura di bocche di sfogo e prese d'aria supplementari. Infine la trasmissione, che non ha certamente agevolato il lavoro di tecnici e piloti. Il cambio trasversale progettato dalla Weissmann dopo i primi test è stato profondamente modificato, raggiungendo un accettabile grado di affidabilità solamente dopo alcuni Gran Premi. Malgrado tutte queste carenze la Brabham BT 55 ha comunque dato il via ad una svolta tecnica e come tale non può essere definita un «bluff» come invece qualcuno ha azzardato. Anche perché il suo potenziale rimane sempre alto e, se sviluppata e corretta in alcuni dettagli particolarmente carenti, potrebbe veramente diventare una protagonista assoluta. D'altra parte non lo aveva detto lo stesso Gordon Murray che ci sarebbe stato da soffrire, e si correva il rischio di regalare alla concorrenza un anno di vantaggio? WILLIAMS FW11 Un costante sviluppo Anche se il risultato del G.P. d'Austria ha rimesso in corsa Prosi, dovrebbe essere la Williams-Honda ad iscrivere il suo nome nell'albo d'oro del mondiale F. 1 edizione numero 37. Ed usiamo il condizionale per scaramanzia, in quanto l'impressione di una Williams mondiale la si è avuta sin dalle ultime gare dello scorso anno. Dopo di allora non solo il team ha mantenuto alto il suo grado di competitivita, ma lo ha ROMBO 45 TUTTI I DETTAGLI DELLA «REGINA» Ecco, nel disegno, dettagliata nomenclatura della FW11 pròettata da Patrick Head. 1) musetto profilato 2) alettoni a pianta rettangolare e corda molto estesa 3) paratie con bandellme laterali 4) carenatura pontone con sfogo ario laterale 5) carenatura vano motore 6) rastremazione della coda 7) sci- A sinistra, particolare della sospensione anteriore destra della FW11 cv più sdraiati di prima nell'abitacolo e l'avanzamento del pilota rasenta quasi i limiti fisiologici. Di conseguenza si è potuto compattare anche il serbatoio carburante, ottenendo una struttura tradizionale, ma di altezza contenuta. Il grande lavoro di «abbassamento» è visibile anche a livello sospensioni, tanto che il puntone trasversale che sollecita i gruppi molla/ammortizzatore anteriori (entrobordo) sporge addirittura fuori dall'ideale curva tangente il telaio-carrozzeria (tutte le altre vetture invece prevedono l'attacco del tirante molto più in basso). Che la FW 11 sia una vettura dalle marcate caratteristiche aerodinamiche lo dimostra anche il disegno esterno della carrozzeria e delle superfici alari, improntate all'ottenimento di una accentuata deportanza. La rastremazione di coda è più marcata rispetto al modello dello scorso anno, lo sfogo dell'aria calda dai radiatori non avviene più nella parte superiore delle fiancate, bensì lateralmente, per «pulire» il flusso d'aria che va ad investire l'alettone posteriore, ed infine grande cura è stata posta nel disegno di tutto il retrotreno. Il passaggio dallo schema sospensivo del bilanciere unico °^C WILLIAMS superiore al tirantino trasversale ha addirittura migliorato, elevandolo a permesso di ripulire tutta la zona a livelli che solo le macchine biancocavallo della trasmissione, migliorosse di Ron Dennis avevano corando tanto il disegno della rastrenosciuto. E proprio a questo team mazione laterale, quanto quello delsi è ispirato Patrick Head per tentalo scivolo inferiore, che garantisce il re la scalata al titolo iridato. noto effetto Venturi. Non solo. Per Prendiamo ad esempio la FW 11. incrementare la deportanza sulle Anche se le similitudini con le ruote motrici l'alettone posteriore è McLaren sono poche, questa mostato strutturato in un complesso noposto è stata realizzata con lo triplano, dalla corda molto ampia, stesso spirito delle macchine cam- alla cui base trova posto un'ala agpioni del mondo, cioè affinando an- giunta, che funge da elemento di no dopo anno il modello preceden- collegamento tra le due paratie latete. rali ed anche da estrattore per l'aria L'avventura turbo della Williams è fuoriuscente dal condotto Venturi. iniziata con la FW 09, ma già nel Un capitolo di grande rilevanza è 1985 con la FW 10 Head ha volta- occupato dal motore, quel 6 cilindri to pagina, passando alla monoscoc- Honda che solo due anni fa tutti ca in carbonio, avente anche fun- davano per spacciato e che invece zione di carrozzeria, migliorando in un solo anno e mezzo di compedecisamente l'aerodinamica ed affi- tizioni ha saputo oscurare le prestanando le sospensioni. Con l'apporto zioni del celebrato 6 cilindri Tagdi un affidabile motore Honda Porsche. Delle innovazioni tecnolonell'85 la FW 10 si aggiudicava giche di questa unità motrice si è quattro Gran Premi dimostrando quanto fosse pagante lo sviluppo a piccoli passi. Uno sviluppo costante che è stato anche il denominatore comune della FW 11, nata dagli errori dei due modelli passati e, come detto in precedenza, in funzione di un baricentro più basso. Solo che Head ha battuto una strada meno complessa di quella percorsa da Murray, preferendo lavorare di cesello, piuttosto che snaturare l'essenza della macchina. Cosi le numero 5 e 6 di Mansell e Piquet appaiono più alte della BT 55, ma più basse della concorrenza. Risultato: ne derivano dei vantaggi rispetto al- già diffusamente parlato, citando di le seconde, pur non incorrendo nel- volta in volta l'applicazione di male complicazioni strutturali nelle teriali ceramici, il particolare diquali è caduto Murray. segno delle camere di scoppio e l'uLa particolare veste aerodinamica tilizzo di gruppi di sovralimentaziodella FW 11 è stata ottenuta lavo- ne nipponici IHI, più affidabili e rando principalmente sulla mo- performanti dei KJCK e Garrett. noscocca e sulla posizione di guida Da aggiungere in questi ultimi mesi del pilota. Piquet e Mansell sono la ricerca sul versante dell'elettroni- ioti/ volo post. con effetto Venturi 8} olettoni inferiori in corrispondenza dello scivolo post. 9) olettone triplano 10) presa d'orla sdoppiata 11) monoscocca in libre di carbonio e kevlar a profilo molto basso 12) abitacolo 13) serbatoio 14) radiatore acqua sinistro 15) scambiatore aria turbo sinistro 16) motore Honda V6 turbo 17) presa d'aria compressore 18) gruppo turbocompressore 19) condotti di scarico al turbo 20) valvola wastegate e relativo scarico 21) scarico principale 22) polmoncino alimitazione 23) centralina accensione/iniezione 24) sospensione ant. 25) sospensione post. 26) dischi freno autoventilanti (a volte doppi dischi) 27) prese d'aria raffreddamento freni ca, che ha garantito una erogazione della potenza sempre più docile, il quasi totale annullamento nei tempi, i contenimento dei consumi e l'incremento dell'affidabilità. Da notare ancora come il 6 cilindri nipponico sia stato il primo propulsore sovralimentato a V dotato di un unico polmoncino di alimentazione, in sostituzione dei tradizionali cassonetti sdoppiati, al fine di scongiurare scompensi di pressione tra le bancate. Altra particolarità sono stati i freni a doppio disco. 10 quanto di buono aveva fatto lo scorso campionato, o per meglio dire nella prima metà della stagione '85. Si sarà abbassato il telaio, ma la conformazione aerodinamica della F. 1 86 non sembra essere delle migliori, soprattutto se si considera 11 disegno del cupolone e delle fiancate che probabilmente ha peggiorato certe prestazioni, anziché migliorarle. Per giustificare la mediocrità della F. 1 86 i tecnici di Maranello si sono trincerati dietro le performances velocistiche di Albereto LIGIER JS 27 Molto spesso con i primi Sempre in tema di monoposto... «bassotte», da citare ancora i casi di Ligier e Ferrari che non hanno ancora toccato i livelli di competitivita delle vetture sopracitate, ma' si sono pur sempre uniformate ai nuovi dettami. Nel caso della «voiture bleu» i progressi sono stati consistenti, soprattutto se si paragona la JS 27 alla vettura dello scorso anno. Non ne ha tratto giovamento solo l'aerodinamica, ma tutta la fattura della monoposto che, ricordiamolo, è la prima vettura interamente progettata dall'ingegnere Tetu da quando questi ha abbandonato la Renault. Anche in questo caso si sono preferiti una scocca bassa ed una aerodinamica curata al posto di una rivoluzione alla Murray. Ed anche se il connubio telaio-sospensioni non è ancora all'altezza dei migliori le macchine di Guy Ligier sono state spesso coi primi, andando frequentemente a punti, segno che la strada imboccata era quella giusta. FERRARI F.1 86 II motore non basta Cosa che invece, non si può dire della Ferrari. Incentrando questa analisi tecnica soprattutto sull'aspetto aerodinamico non ci dilungheremo più di tanto sugli altri mali che hanno assillato le rosse di Maranello riservando questa analisi ad altra occasione. Di certo però si può dire che nel 1986 la Ferrari ha annulla- e Johansson, spesso i più veloci del lotto. Ma non confondano certi dati, tantomeno il risultato di Zeltweg, perché, come facevano notare tecnici della concorrenza, sono stati ottenuti con alettoni posteriori quasi scarichi, che consentono grandi velocità di punta ma garantiscono anche scarsa deportanza in curva. Da qui l'instabilità delle vetture modenesi nei tratti misti e nei curyoni veloci dove necessita appoggio. Un'altra voce in negativo nel bilancio 1986 è rappresentata dal telaio che, una volta di più, ha messo in crisi i piloti di Maranello. Nessuno discute il valore di Postlethwaite e le sue conoscenze specifiche in materia, però ha stupito vedere al suo sesto anno di permanenza in Ferrari una quarta (e nuova) tipologia costruttiva applicata alle scocche. NelP'81 ci fu il parziale rifacimento della vecchia scocca mista tubolare-pannelli di alluminio, sostituita nell"82 dal telaio in honeycomb, cui succedette quello completamente in fibra di carbonio della C3 campione del Mondo Marche. La medesima scocca-carrozzeria veniva ripresa, ma migliorata, sulla C4 e poi sulla 156/85, con un diverso intreccio delle fibre e importanti modifiche nel sistema di ancoraggio dei gruppi molla/ammprtizzatore e di assemblaggi dei semi-gusci. Sulla F.l 86 è ancora cambiato l'assemblaggio tra i due gusci che, in questa ultima versione prevedono l'incollaggio della parte superiore della vasca ad un lastrone piano di base. Una combinazione che doveva rappresentare il non plus ultra in fatto di rigidità, ed invece ha offerto le prestazioni che tutti sappiamo. Al contrario di monoposto come Brabham, Williams o McLaren, che problemi telaistici, in questi ultimi anni, non ne hanno mai avuti e grandi modifiche non ne hanno apportate limitandosi a continui aggiornamenti. ROMBO 47 1 1000 KM DEL NÙRBURGRING Gora Internazionale di velocità e durata valida per il Campionato mondiale Sport Prototipi - Autodromo del Niirburgring (Germania Occ.), 24 agosto 1986 Gara interrotta dopo 121 del 221 giri previsti 32 alla PARTENZA Bell-Stuck Porsche 962 l'27"51 Boutsen-Brun Porsche 962 l'27"27 Baldi-Niedzwiedz Porsche 956 l'28"80 Cheever-Schlesser-Heyer Jagui 'iguar XJR6 l'28"24 n Pescarolo-Thackwell Kouros-Mercedes l'29"12 Mass-Wollek Porsche 962 l'28"87 Jelinski-Dickens Porsche 962 l'29"85 Larrauri-Pareja Porsche 962 T29"64 Winter-Nissen-Ghinzani Porsche 956 V32"07 Warwick-Lammers-Brancatelli Jaguar XJR6 l'31"39 Villola-Velez Porsche 956 V33"46 Weaver-Nannini Porsche 962 l'32"43 Lassig-Bollabio-Grohs Porsche 956 l'36"24 Los-Weidler March-Porsche 85G l'36"19 Spice-Bellm Pontlac Fiero l'37"00 Schonche-Klepper-Chauvet Argo-Zokspeed l'36"89 Lee Dave-Crang Tiga-Cosworth GC86 l'38"76 Cleare-Leslie March-Porsche 85G T38"36 Thyrring-Bain Tigo-Ford GC86 l'39"46 Mallock-Duez Ecosse Austin C286 l'38"95 Schuster-Seher-Brunn Porsche 936C l'40"14 Payne-Lechner-Franzmeier Gebhardt Ford JC853 l'40"07 Harrower-Clements Gebhardt JC843 V4V70 Barberio-Gellini Tiga-Ford GC85 T41"19 Lacaud-Basseler-Brucelle Sauber-BMW l'46"43 Winther-Pollavicini URD-BMW T44"92 Ferrflrin-Mazue bollo l'46"99 Leim-Mercer Bardon -Cosworth l'46"69 Andrews-Cohen Olivar Tiga-Ford CG86 l'47"44 Wagenstetfer-Hild Derichs-Ford TSC l'47"17 Gall-Krcnkenberg-Becker Heuclin-Descartes-Striebig BMW MI ALO 480 V52"75 T49"63 14 ali'ARRIVO I. Henrì Pescarolo-Mike Thackwell (Kouros-Mercedes) 121 giri in 3.42'30"Q2, media non comunicata; 2. Baldi-Niedzwiedz (Porsche 956) a 2 giri; 3. De VillolaVelez (Porsche 95ó) a 2 giri; A. Ballabio-Lassìg-Grohs (Porsche 956) a o giri; 5. Mallock-Duez (Ecosse Austin C286) a 6 giri, primi della C2; 6. Payne-Lechner-Franzmeìer (Gebhardt JC853) a 9 giri; 7. Spice-Bellm (Pontìac Fiero) a 11 giri; 8. Harrower-Clements (Gebhardt Ford 843) a 14 giri; 9. Wìnther-Pallavìcini (URD BMW) a 14 giri; 10. Los-Weidler (March-Porsche 85G) a 15 giri; II. Lee Davey-Crang (Tiga Cosworth GC86) a 16 girl; 12. Lacaud-Basseler-Brucelle (Sauber BMW) a 20 giri; 13. Thyrring-Baìn (Tiga Ford GC86) a 22 giri; 14. Heuclin-Descartes-Striebig (ALO 480) a 23 giri. Giro più veloce: l'84. di Baldi in 1'34"82, media 172,444 kmh. Mondiale Marche (dopo 4 gare) 1. Porsche-Rothmans punti 35 - 2. Fitzpatrick Racing 30 - 3. Equipe Lìquì-Moly 28 - 4. Kouros Racing 23 - 5, Jaguar 20 - 6. Joest Racing e Oberrnaier Racing 18. Mondiale Piloti (dopo 7 gare) 1. Hans Stuck e Derek Bell punti 70 - 3. Derek Warwick 54 - 4. Oscar Larrauri e Jesus Pareja 46 - 6. Eddie Cheever 41 - 7. Frank Jelinski e Jurgen Lassig 39 - 9. Mauro Baldi 37 - 10. Emilio De Villota e Ferrnin Valez 34 - 12. Fulvio Ballabio 32 - 13. Klaus Niedzwiedz 28 14. Bob Wollek 26 - 15. Mike Thackwell 23 - 16. Henri Pescarolo 22 - 17. Thierry Boutsen 21 - 18. Af Hollbert e Klaus Ludwig 20 - 20. George Follmer e James Wea- ver 18. Dopo 41 ' sospesa la gara dely la visibilità quasi zero pela Sfiorata la strage 30 anni dopo è tornata a vincere la MERCEDES in profumo di scandalo NÙRBURGRING - È finita bene. Questa è la conclusione principale - e l'unica sulla quale gli osservatori sono unanimemente d'accordo - della «1000 Km» del Nùrburgring, ridotta a 550 dopo un rocambolesco incidente collettivo provocato dalla leggerezza e dall'incompetenza degli organizzatori. Si è trattato di un episodio incredibile, gravissimo (che vi raccontiamo a parte) che ha innescato confusione e polemiche e ha stravolto la fisionomia della gara, interrotta per quasi tre ore e ripartita senza la maggior parte dei protagonisti che hanno dichiarato forfait per denunciare pubblicamente le manchevolezze della direzione di gara e le condizioni di insicurezza totale nelle quali si è corso. Alla fine, il bilancio di questo pasticciaccio, un commissario leggermente ferito, può essere definito miracoloso. Al Nurburgring si è sfiorata una vera strage di piloti e addetti al lavoro e c'è da ringraziare il ciclo che la maledizione che sembra pesare sulla stagione 1986 questa volta sia andata in vacanza. Alla base dell'accaduto ci sono, senza dubbio, le condizioni meteorologiche pessime (pioggia, freddo, nebbia) ma in nessun caso sono una giustificazione, perché se questo maltempo tipicamente invernale può sembrare incredibile a chi ci legge in Italia, sdraiato sulla spiaggia o boccheggiando per l'afa in città, di certo non doveva sorprendere più di tanto la gente del luogo. La direzione di gara, semplicemente, non era all'altezza della situazione e di una prova mondiale. Non si tratta di fare un processo alla persona in questione, Joachim Mann, che si è difeso affermando, con logica tipicamente teutonica, che «il regolamento è stato applicato e rispettato alla lettera» ma di un problema assai più complesso. E poi il circuito. Presentato con arroganza dai suoi artefici come l'impianto più moderno e sicuro al mondo, ha nuovamente dimostrato i suoi limiti. Non solo il tracciato è insulso e senza interesse per piloti e spettatori, cosa che si sapeva di già, ma ecco che ora rivela grosse pecche strutturali e di sicurezza, oltre che una jella degna della «nordschleife», il vecchio circuito lungo che - almeno - aveva il suo fascino irripetibile. Senza le Porsche ufficiali, vittime innocenti del «crash», e senza le cinque migliori Porsche private, la corsa ovviamente ha perso interesse e gran parte del suo significato sportivo. Ma sarebbe sciocco pensare che il risultato non «vale», anche perché gli assenti hanno sempre torto, nonostante l'onestà delle loro ragioni. Ai box si è sentito dire che «ci voleva una giornata incasinata come questa per vedere vincere di nuovo la Mercedes» (era dal 1955 che la Casa della stella non si affermava in una gara di durata), ma non siamo d'accordo. È vero che nessuno può dire se la Kouros avrebbe vinto lo stesso se fossero rimaste in gara le Porsche ufficiali, ma è altrettanto vero che la vettura franco-tedesco-svizzera è apparsa in netto progresso, è stata la sorpresa del week-end ed era regolarmente in testa al momento in cui è stata fermata la corsa. Attendiamo una controprova ma nel frattempo questo successo è un bel premio al lavoro di tre anni svolto da Peter Sauber. al timido e indiretto ritorno della Mercedes (il cui 5 litri turbo è stata la chiave del successo in una corsa difficile come questa, dove un motore elastico e con poco «boost» era certamente più controllabile). Una vittoria attesa da tanto tempo anche per Henri Pescarolo e Mike Thackwell, che l'hanno accolta con la serenità che danno i tanti anni di mestiere, nel caso del francese, e le tante esperienze maturate sin da giovanissimo, nel caso del neozelandese. Poco da dire per gli altri. La Porsche-LIoyd ha nuovamente dimostrato la sua competitivita (che ha ridato stimoli a Mauro Baldi) e poteva anche vincere senza un paio di noie minori, mentre la Fitzpatrick e la Oberrnaier, le più veterane del «parco Porsche» hanno approfittato delle defezioni e fatto onore alla loro proverbiale affidabilità: Emilie De Villota ha così riassaporato le gioe del podio e Fulvio Ballabio ha aggiunto un altro bel risultato alla sua collezione di quest'anno. Giorno di festa, invece, per le C2 che hanno potuto sguazzare fra i primi assoluti, con l'Ecosse nuovamente vittoriosa. La vittoria di un nuovo team, di un nuovo motore e di un nuovo telaio non può che far bene al mondiale prototipi che purtroppo non è soltanto nelle mani di chi corre: il Gruppo C non esce indenne da questa trasferta tedesca. a.f. MRBURGRING per un multiincidente in serie con la pioggia in totale assenza di bandiere gialle NURBURGRING - La pioggia e la scarsa visibilità sono state le vere protagoniste della gara del Nùrburgring e la causa del grave incidente che ha motivato la sospensione della corsa dopo appena 41 minuti, incidente che poteva avere conseguenze ben più gravi. Sin dal via si era corso su una pista bagnatissima, sotto una pioggia costante e in precarie condizioni di visibilità. Inoltre i piloti si sono lamentati di dover correre praticamente senza segnalazioni: gli spazi assai vasti del nuovo circuito tedesco e la relativa lontananza dalla pista dei commissari rendevano infatti le bandiere praticamente invisibili. Siamo al 20. giro, e si verificano quasi contemporaneamente due incidenti che finiranno per innescare, in un concorso di circostanze assai insolito, l'incidente più grave. In una curva entrano in collisione la Argo-Zakspeed di Schanche e la Tiga di Andrews che rimangono immobilizzate sul posto. Esce la «Pace Cai» per neutralizzare la gara e permettere il recupero delle due C2, e praticamente allo stesso momento altre due C2, la Spice di Bellm e l'isolia di Ferrarin si urtano in pieno rettilineo, per la visibilità quasi a zero, disseminando pezzi sulla pista e finendo la loro corsa sull'erba della prima curva. La «Pace Car» che era già in pista, tiene «a bada» tutti. Gli ultimi a mettersi in colonna sono Weaver, Baldi e Stuck, in quest'ordine, che ignari della neutralizzazione sfrecciano in pieno sul rettilineo e si vedono la strada sbarrata dai commissari che ripuliscono la pista e dal LA CRONACA Kouros due volte NURBURGRING - Freddo, nebbiolina e acqua ovunque al via, con un passaggio movimentato alla prima curva. Thackwell tira diritto nell'erba mentre Mass si gira e Baldi, per evitare tutti, è costretto ad arare il campo per trecento metri. Al primo giro in testa è Stuck davanti a Boutsen, Cheever, Thackwell, Mass, Larrauri, Warwick, Jelinski, Ghinzani, Weaver, Weidler e Villota. Il ritmo, nonostante la pioggia, è sostenuto. Al quarto giro esce e picchia Schuster sulla 936 mentre Cheever che forza l'andatura finisce fuori al sesto giro e non riesce a far ripartire i la Jaguar. Si corre in condizioni davero critiche (Warwick dirà poi: «Poche volte ho guidato su una pista così scivolosa, dove tenere la macchina in strada è già un'impresa»), e pochi minuti dopo ecco i tre incidenti descritti a parte e la bandiera rossa. Dopo la sospensione, questa la situazione di classifica dopo 22 giri: 1. Thackwell-Pescarolo (Kouros) 41'06"24 media 149,846 kmh; 2. Stuck-Bell (Porsche 962) a 8"; 3. Warwick-Lammers-Brancatelli (Jaguar) a 3'30"; 4. Boutsen-Brun (Porsche 962) a 3'31"; 5. GhinzaniWinter-Nissen (Porsche 956) a 3'32"; 6. Baldi-Niedzwiedz (Porsche 956) a 1 giro; 7. Mass-Wollek (Porsche 962) a 1 giro; 8. LarrauriPareja (Porsche 962) a 1 giro; 9. Jelinski-Dickens (Porsche 962) a 1 giro: 10. Los-Weidler (March PorI sche) a 1 giro, Giro più veloce: Thackwell il 17. in l'49"12 media 149,846 kmh. Dopo lunghi conciliaboli, la gara viene ripresa alle 14.30 per tre ore, con una dotazione di carburante ri- dotta in funzione della durata. Al via ci sono appena 18 vetture, schierate in griglia secondo le posizioni di arrivo della prima manche. Al primo giro è in testa Thackwell sulla Kouros davanti a Warwick, Baldi, Weidler, Villota, Lechner, Duez, Lassig, Barberio, Clements, Bellm e gli altri. In testa, la Jaguar supera la Kouros al 22. giro e prende il comando. La vettura inglese non riesce però a staccare la rivale, nonostante un testa-coda di Thackwell, e al 70. giro rompe il motore (per la rottura di una canalizzazione d'olio) lasciando il successo alla Kouros. Nel frattempo la pista si va asciugando (la pioggia ha smesso) e per l'ultima ora tutti montano le slick. Baldi finirà secondo in questa seconda gara, non lontano dalla Kouros che ha dovuto rallentare molto per noie alla frizione, mentre Villota conclude terzo davanti a Spice e Ballabio (che ha dovuto sostituire due volte il musetto). LE PROVE plotone che procede a passo d'uomo. Weaver, che arriva per primo, frena di colpo cercando disperatamente un varco. Riuscirà a passare sull'erba senza toccare nessuno. Baldi che lo seguiva a dieci metri viene sorpreso dalla violenta frenata e non può evitare di tamponare, non molto violentemente, la Porsche-Kremer, girandosi e rimanendo di traverso nel bel mezzo della pista. Stuck, invece, non vede nulla, evita Baldi per miracolo ma centra nella fiancata destra la vettura del compagno Mass, gli vola praticamente sopra e finisce la gara a marcia indietro contro il guard-rail della prima curva mentre Mass va a urtare il guard-rail che separa i box dalla pista, sfiorando la 956 di Villota, praticamente ferma. Lo schianto delle collisioni successive raggela tutti ai box mentre i meccanici si sbracciano sul muretto per avvertire del pericolo chi sopraggiunge. La gara viene subito interrotta con le bandiere rosse e si tenta di valutare i danni. Per fortuna, tutti i piloti sono incolumi, mentre si parla di un commissario investito e dato per moribondo. Per fortuna la notizia viene corretta: si tratta soltanto di un commissario ferito leggermente a una gamba e alla fronte da un pezzo di carrozzeria volato per aria. Intanto, poco a poco scoppia la polemica. I piloti tornano ai box pallidi e furenti. Racconta Stuck: «Non si vedeva nulla, non c'erano bandiere gialle in giro, sono arrivato sul rettilineo in quarta piena e mi sono ritrovato una macchina bianca ferma in mezzo alla pista. Non ho potuto evitare l'urto con la vettura successiva, quella di Jochen, che ha catapultato la mia macchina trecento metri più giù. Un incidente incredibile, assurdo. Non c'era alcuna segnalazione, roba da criminali!». Non meno arrabbiato il pur pacifico Baldi. «Erano tre o quattro giri che la situazione era peggiorata parecchio - diceva Mauro - e si vedeva sempre meno. Istintivamente ho alzato il piede e con lo sguardo cercavo le bandiere gialle e le lampade arancioni, ma non si è visto nulla, soltanto una bandiera bianca sul rettilineo. Ero praticamente attaccato a Weaver e, quando ho frenato di colpo, l'ho tamponato e mi sono girato. Stuck mi è passato davanti sfiorandomi a una velocità incredibile. E stato un miracolo se non è successo nulla, ma la colpa è tutta degli organizzatori. Non si sono viste bandiere gialle in nessun momento, e la presenza della "Pace Car" non ci è stata segnalata». Iniziava allora una lunga riunione fra organizzatori e team manager che durava circa due ore. Praticamente tutte le squadre protestavano per il modo in cui si sono comportati i commissari, e soprattutto per il modo in cui è stata neutralizzata la gara. Alla fine però l'organizzatore imponeva il suo punto di vista e decretava che la corsa sarebbe ripartita due ore e mezzo dopo la sospensione, che sarebbe durata tre ore e che il risultato finale, per somma di tempi delle due manche, sarebbe stato perfettamente valido per il mondiale. I team contrarì al secondo via stimavano contrari al regolamento queste disposizioni e hanno cercato di convincere i colleghi a boicottare il secondo via ma la Kouros, la Jaguar e i team Porsche minori hanno rifiutato di boicottare la gara. Alla fine Joest, Brun e Kremer, coerenti con se stessi, dichiaravano forfait e hanno promesso reclami alla FISA per cercare di invalidare la gara. Alfredo Filippone Boutsen lascia tutti di Stuck...o NURBURGRING - Appena 32 macchine e nessuna grossa novità tecnica nel paddock del 'Ring. Poche anche le novità'«umane». Joest porta solo una vettura sulla quale Piercarlo Ghinzani fa il suo debutto al volante di una Porsche e il rientro nelle gare di durata dopo una lunga assenza. In compenso è scomparso Paolo Barilla che nelle ultime gare non era molto contento del trattamento riservatogli dal team tedesco. Rientra anche la Kremer, dopo la tragedia di Gartner a Le Mans. con una nuova 962 per James Weaver e Alessandro Nannini, ospite di lusso e sempre oggetto di curiosità in Germania dove sua sorella è celeberrima. Fra gli assenti, invece, le Alba e la Lancia della Sponsor-Gest iscritta per Giacomelli-De Cesaris. Pare che alla base di questo forfait ci sia una ragione tecnica: la benzina fornita dagli organizzatori, la Shell M2000, è incompatibile col motore torinese e al team italiano sarebbe stato vietato portarsi la benzina Agip usata normalmente... Altro fatto di cronaca degno di menzione è il serio incidente subito dalla Porsche Kremer il martedì, nel corso di un test stampa quando al volante c'era un giornalista. La vettura era assai danneggiata ma riparabile. Nel corso delle prove libere del venerdì pomeriggio il più veloce è Cheever sulla Jaguar ( 1 '29"96) davanti a Stuck (t'30"17), Boutsen (l'30"59) e Baldi (l'31"16). Warwick invece distrugge una delle tre Jaguar contro il guardrail e Walkinshaw decide di schierare solo due vetture. Problemi di accensione invece per Baldi e Boutsen, e di cambio per Stuck, Mass (il PDK fa le bizze) e Villota. Nella prima sessione di prove cronometrate, sabato mattina, la pista è bagnata e Pescarolo, Lammers e Weaver si fanno sorprendere, senza danni gravi. Villota invece rompe quasi subito il motore sulla Perseli e-Fi tzpatrick dovendo poi accontentarsi del 2,6 litri. Bell rimane a lungo fermo con nuovi problemi elettronici al PDK mentre sulla Kremer danneggiata da Weaver (la sua uscita di stra- da ha provocato anche una sospensione delle prove durata 14 minuti) si deve cambiare anche il motore. Il più veloce, in questo turno, è Warwick (l'44"69) davanti a Thackwell (1*44"97) su una Kouros decisamente migliorata, e a Boutsen (l'45"24). La sessione pomeridiana, quella decisiva, viene disturbata da una sottile pioggerellina intermittente ma sul finire la pista si asciuga e i piloti possono tentare il tempo e migliorare quelli stabiliti in mattinata. La lotta per la pole position è in pratica un affare privato fra Stuck e Boutsen. Proprio negli ultimissima giri il belga del team Brun riesce a spuntarla sul pilota di casa, con un bel tempo di l'27"27 che lascia tutti di stucco e che ricompensa il pilota belga delle tante amarezze in Formula 1. La Porsche-Brun va davvero bene e risulta anche la più veloce in rettilineo (285 kmh) nonostante un inconveniente al regolatore del boost, prontamente risolto. Warwick, alle prese con problemi di pressione dell'olio, deve accontentarsi del nono tempo. ROMBO 85