misure alternative alla detenzione
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LE MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE: ‘LA PROGRESSIONE TRATTAMENTALE E L’APERTURA VERSO L’ESTERNO’ In ultimo: il decreto-legge sull’emergenza del sovraffollamento carceri: D.l. 23 dicembre 2013, n. 146 (conv. L. 94/2013) Lezioni di Diritto Penale, UNICAL 2016 Prof.ssa G.M.Patrizia Surace Il Governo fronteggia l''emergenza carceri' con il d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, motivato dalla pressione della imminente scadenza del termine imposto dalla Corte EDU, con la sentenza Torreggiani, per individuare dei rimedi preventivi e compensativi finalizzati a riparare le violazioni 'seriali' dell'art. 3 della Convenzione. Due i piani di intervento: il primo riguarda la necessità di ridurre il numero delle presenze in carcere, attraverso la riduzione del flusso dei detenuti in ingresso e l'ampliamento di quello dei detenuti in uscita; il secondo attiene a interventi funzionali volti a rafforzare la tutela dei diritti dei detenuti e, in particolare, a garantire la giustiziabilità dei diritti violati dal sovraffollamento, così come richiesto dalla sentenza Torreggiani. …la finalità del “rieducare” è affidata principalmente ai modi di esecuzione della pena (C.Cost. 22/71; 173/97): il sistema penitenziario deve operare in funzione della rimozione degli ostacoli che impediscono una costruttiva partecipazione sociale Affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 O.P.): il probation penitenziario (… TRA L’ALTRO… la possibilità per i detenuti e gli internati (ad esclusione di quelli per mafia) di partecipare, a titolo volontario e gratuito, all'esecuzione di progetti di pubblica utilità Presupposti Pena detentiva inflitta non superiore ai tre anni (anche residua, così art. 656 cpp novellato), con possibilità di estenderla a quattro. La sospensione delle pene detentive (entro il termine dei 3 anni o 4 ex art. 90 e 94 DPR 309/90 -ora 6 anni con la L. 2006/49-) da parte dell’organo dell’esecuzione. I risultati dell’osservazione: il minimo trimestrale della L. 354/75, successivamente divenuto di un mese (e adesso anche dalla libertà). Il giudizio di “favorevole prognosi” del T.S. Il potere del M. S. sull’istanza di affidamento dopo l’esecuzione della pena. Il consolidamento del principio dell’A.P dallo stato di libertà: la sent. C.Cost. 569/89 e la L. 165/98: art. 47³ … “può essere disposto senza procedere all’osserv. quando il condannato, dopo la commissione del reato, ha serbato comportamento tale da consentire il giudizio di cui al comma 2”. Capo VI MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE E REMISSIONE DEL DEBITO Art. 47. (Affidamento in prova al servizio sociale). 1. Se la pena detentiva inflitta non supera tre anni, il condannato puo' essere affidato al servizio sociale fuori dell'istituto per un periodo uguale a quello della pena da scontare. 2. Il provvedimento e' adottato sulla base dei risultati della osservazione della personalita', condotta collegialmente per almeno un mese in istituto, nei casi in cui si puo' ritenere che il provvedimento stesso, anche attraverso le prescrizioni di cui al comma 5, contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati. 3. L'affidamento in prova al servizio sociale puo' essere disposto senza procedere all'osservazione in istituto quando il condannato, dopo la commissione del reato, ha serbato comportamento tale da consentire il giudizio di cui al comma 2. (3-bis. L'affidamento in prova puo', altresi', essere concesso al condannato che deve espiare una pena, anche residua, non superiore a quattro anni di detenzione, quando abbia serbato, quantomeno nell'anno precedente alla presentazione della richiesta, trascorso in espiazione di pena, in esecuzione di una misura cautelare ovvero in liberta', un comportamento tale da consentire il giudizio di cui al comma 2.) Pur restando invariati i presupposti soggettivi (ossia la idoneità della misura a contribuire alla rieducazione del reo e a prevenire il pericolo di commissione di altri reati), l'applicabilità della misura ai condannati a pene fino a 4 anni presuppone un periodo di osservazione della personalità ben più lungo di quello ordinario, dovendosi avere riguardo al comportamento serbato dal condannato "quantomeno nell'anno precedente alla presentazione della richiesta". Come già previsto nell'art. 47 o.p., anche in questo caso l'osservazione non deve svolgersi necessariamente in carcere, potendosi fare riferimento anche alla condotta tenuta dal soggetto in libertà. Al fine di incentivare l'accesso all'affidamento in prova nei confronti dei condannati già detenuti, il decreto stabilisce - novellando il co. 4 dell'art. 47 o.p. - che, in caso di istanza della parte, il magistrato di sorveglianza ha il potere (non più, come era sino ad oggi, di sospendere la pena, ma) di applicare provvisoriamente la misura alternativa, analogamente a quanto avviene per la detenzione domiciliare, la semilibertà e l'affidamento terapeutico. Il provvedimento del magistrato - che presuppone un grave pregiudizio derivante dalla protrazione dello stato di detenzione, un fumus boni iuris sulla sussistenza dei presupposti e l'assenza del pericolo di fuga - ha efficacia sino alla decisione definitiva del tribunale di sorveglianza, che dovrà intervenire entro 60 giorni. (4. L'istanza di affidamento in prova al servizio sociale e' proposta, dopo che ha avuto inizio l'esecuzione della pena, al tribunale di sorveglianza competente in relazione al luogo dell'esecuzione. Quando sussiste un grave pregiudizio derivante dalla protrazione dello stato di detenzione, l'istanza puo' essere proposta al magistrato di sorveglianza competente in relazione al luogo di detenzione. Il magistrato di sorveglianza, quando sono offerte concrete indicazioni in ordine alla sussistenza dei presupposti per l'ammissione all'affidamento in prova e al grave pregiudizio derivante dalla protrazione dello stato di detenzione e non vi sia pericolo di fuga, dispone la liberazione del condannato e l'applicazione provvisoria dell'affidamento in prova con ordinanza. L'ordinanza conserva efficacia fino alla decisione del tribunale di sorveglianza, cui il magistrato trasmette immediatamente gli atti, che decide entro sessanta giorni.) 5. All'atto dell'affidamento e' redatto verbale in cui sono dettate le prescrizioni che il soggetto dovra' seguire in ordine ai suoi rapporti con il servizio sociale, alla dimora, alla liberta' di locomozione, al divieto di frequentare determinati locali ed al lavoro. 6. Con lo stesso provvedimento puo' essere disposto che durante tutto o parte del periodo di affidamento in prova il condannato non soggiorni in uno o piu' comuni, o soggiorni in un comune determinato; in particolare sono stabilite prescrizioni che impediscano al soggetto di svolgere attivita' o di avere rapporti personali che possono portare al compimento di altri reati. 7. Nel verbale deve anche stabilirsi che l'affidato si adoperi in quanto possibile in favore della vittima del suo reato ed adempia puntualmente agli obblighi di assistenza familiare. 8. Nel corso dell'affidamento le prescrizioni possono essere modificate dal magistrato di sorveglianza. (Le deroghe temporanee alle prescrizioni sono autorizzate, nei casi di urgenza, dal direttore dell'ufficio di esecuzione penale esterna, che ne da' immediata comunicazione al magistrato di sorveglianza e ne riferisce nella relazione di cui al comma 10.) 9. Il servizio sociale controlla la condotta del soggetto e lo aiuta a superare le difficoltà di adattamento alla vita sociale, anche mettendosi in relazione con la sua famiglia e con gli altri suoi ambienti di vita. 10. Il servizio sociale riferisce periodicamente al magistrato di sorveglianza sul comportamento del soggetto. 11. L'affidamento e' revocato qualora il comportamento del soggetto, contrario alla legge o alle prescrizioni dettate, appaia incompatibile con la prosecuzione della prova. 12. L'esito positivo del periodo di prova estingue la pena detentiva ed ogni altro effetto penale. Il tribunale di sorveglianza, qualora l'interessato si trovi in disagiate condizioni economiche, puo' dichiarare estinta anche la pena pecuniaria che non sia stata gia' riscossa. 12-bis. All'affidato in prova al servizio sociale che abbia dato prova nel periodo di affidamento di un suo concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della sua personalita', puo' essere concessa la detrazione di pena di cui all'articolo 54. Si applicano gli articoli 69, comma 8, e 69-bis nonche' l'articolo 54, comma 3. Tra gli interventi funzionali ad ampliare l'operatività delle misure alternative deve includersi anche l'abolizione del divieto, di cui al co. 5 dell'art. 94 d.P.R. 309/1990, di applicare per più di due volte l'affidamento in prova terapeutico per condannati tossicodipendenti ed alcol dipendenti. L'abolizione si spiega alla luce dei dati esperienziali - così si legge nella già citata relazione al decreto legge - che rivelano un consistente rischio di ricaduta nell'abuso di sostanze da parte dei tossicodipendenti e alla conseguente conclusione secondo cui appare più ragionevole evitare rigide preclusioni e rimettere alla valutazione giudiziale la possibilità di concedere a tali soggetti, che rappresentano circa il 25% del totale della popolazione detenuta, ulteriori chance di recupero attraverso l'accesso a programmi di esecuzione extramuraria della pena detentiva. Si rifletta, criticamente, sul numero esiguo di capienza nelle comunità… In sintesi Principio indefettibile e fondante della prognosi di idoneità alla concessione delle misure alternative alla detenzione è la buona fede del condannato (Cass. Sez. 1, 6 marzo 2000), sicchè partendo dal giudizio sul reato commesso, punto di emersione della pericolosità sociale del reo, il TS esprime una valutazione globale inclusiva della condotta carceraria, dei risultati dell’indagine sociofamiliare operata dal UEPE, dei precedenti e pendenze penali e delle informazioni di P.S. Gli indici di valore prognostico Tali indici vanno inquadrati nell’osservazione della personalità ed utilizzati per la verifica dell’attuale condizione del soggetto, in relazione alle eventuali carenze psico-fisiche, affettive, educative e sociali che, se presenti, potrebbero costituire effettivo pregiudizio all’instaurazione di una normale vita di relazione. Occorre cioè constatare una positiva evoluzione della personalità: mentre non si può escludere al condannato il diritto morale di negare la propria colpevolezza, si può, invece, contribuire, attraverso la misura, alla consapevolezza della necessità di rispettare le leggi penali e di conformare il proprio agire ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. (Cass.sez.1, 3 aprile 2000). Le prescrizioni Nel disporre l’affidamento in prova il TS determina, con apposito processo verbale, le prescrizioni che il soggetto è tenuto ad eseguire in ordine ai rapporti con il servizio sociale, alla dimora, alla libertà di locomozione al divieto di frequentare determinati locali… L’ottica mediativa di questa fase procedurale è evidente: la sottoscrizione del verbale contenente le prescrizioni statuite dal Tribunale è condizione di efficacia dell’ordinanza dispositiva della misura; la scelta delle prescrizioni deve contribuire alla rieducazione del condannato e tener conto della pericolosità della persona. Le prescrizioni Si espande il settore del lavoro c.d. risarcitorio o socialmente utile, mediante attività già individuate o da individuarsi di concerto con il UEPE. Per quel che concerne il risarcimento della vittima del reato, in relazione al disposto dell’art. 47 comma 7, è opinione prevalente (cfr. Cass. Sez.1, 7 dicembre 1999) che la prospettiva della norma riguardi solo la prognosi di risocializzazione e solo in questa ottica deve determinarsi ed apprezzarsi l’adempimento della relativa prescrizione. Art. 47 comma 7 legge 354/75 : …è compito del giudice stabilire che “l’affidato si adoperi, in quanto possibile, in favore della vittima del reato ed adempia puntualmente agli obblighi di assistenza familiare”. Nel senso di uno “spazio mediativo” nell’ambito di esecuzione della pena sembrano, almeno in parte, recepite anche nella nuova formulazione dell’articolo 27 del Dpr 230/00, che, nell’ambito della osservazione scientifica della personalità, richiede agli operatori di svolgere, insieme al condannato, “una riflessione sulle condotte antigiuridiche poste in essere, sulle motivazioni e sulle conseguenze negative delle stesse per l’interessato medesimo e sulle possibili azioni di riparazione delle conseguenze del reato, incluso il risarcimento dovuto alla persona offesa”. IN CONCRETO… Intraprendere percorsi di autoresponsabilizzazione da parte del reo attraverso forme di incontro ed, eventualmente, di dialogo tra detenuto e vittime di reato (siano esse dirette, indirette o surrogate). Tale percorso dialogico, genericamente definito dalla Magistratura di Sorveglianza come mediazione aspecifica propende -in molti casi- in proposte di Victim Empathy Group con cui si restituisce voce alle vittime facendo loro esprimere il proprio vissuto, progressivamente spento dal linguaggio della ‘liturgia processuale’. T.S. DI VENEZIA, ORDINANZA 7.1.2012 Questo è, ad esempio il caso dell’ordinanza del T.S. di Venezia, del 7.1.2012, che ha accolto l’istanza di semilibertà del condannato esponente della ‘Uno Bianca’ -che ha scontato 17 anni e 16 giorni di reclusione- giacché, si legge, ‘le relazioni acquisite con cadenza regolare negli anni 2001, 2005, 2007, 2009, riferiscono di un importante e genuino percorso di revisione critica del detenuto rispetto alle condotte antigiuridiche’. L’incontro avvenuto con il figlio di un brigadiere ucciso dalle B.R. nel 1976, ha consentito una lettura più approfondita della vicenda vissuta, al punto che nel corso dell’udienza nella quale si sarebbe decisa la concessione della misura, lo stesso condannato ha presentato scuse formali non solo ai presenti, ma “a tutti i cittadini italiani per i reati gravi commessi che hanno ferito sia persone fisiche sia la società intera”. Egli, inoltre, utilizza parte della propria remunerazione (il quinto dello stipendio) per il risarcimento delle vittime dei reati per i quali è stato condannato dalla Corte d’Assise di Bologna. DETENZIONE DOMICILIARE LA C.D. DETENZIONE ‘ULTIMI 18 MESI’ La legge 26 novembre 2010, n. 199, “Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a un anno”, ha ampliato i criteri di concessione della misura alternativa della detenzione domiciliare. Un anno dopo, il decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, "Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri", all'art. 3 ha elevato a diciotto mesi il limite di pena entro cui la detenzione domiciliare può essere richiesta. I provvedimenti consentono ai condannati con pena detentiva (anche residua) non superiore a diciotto mesi, di scontarla presso la propria abitazione o un altro luogo, pubblico o privato, che lo accolga. Il Governo, con l'approvazione del Decreto Legge n° 146 del 23/12/2013, convertito nella Legge n° 10 del 21/02/2014, ha previsto la stabilizzazione della misura dell'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ai 18 mesi, di cui all'art. 1 della l. 199/2010, introdotta nell'ordinamento in forma emergenziale DETENZIONE DOMICILIARE LA C.D. DETENZIONE ‘ULTIMI 18 MESI’ Non si applica: • ai condannati per i reati particolarmente gravi (quelli previsti dall’art. 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario); • ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza (artt. 102, 105 e 108 del codice penale); • ai detenuti sottoposti al regime di sorveglianza particolare (art. 14 bis della legge sull’ordinamento penitenziario); • qualora vi sia la concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga o commettere altri delitti; • qualora il condannato non abbia un domicilio idoneo alla sorveglianza e alla tutela delle persone offese dal reato commesso. PROCEDURE DI CONTROLLO ELETTRONICO: tali disposizioni (il c.d. braccialetto elettronico) riguardano i soggetti sottoposti agli arresti e alla detenzione domiciliare. Quanto alla detenzione domiciliare, il nuovo art. 58 quinquies o.p., ha innovato la precedente disciplina prevedendo, da un lato, la possibilità per il tribunale di sorveglianza di disporre il controllo elettronico anche "nel corso dell'esecuzione della misura" (e non più solo, quindi, al momento dell'applicazione della misura alternativa) ed attribuendo, dall'altro, anche al magistrato di sorveglianza il potere di disporlo, nei casi di applicazione provvisoria della detenzione domiciliare ex co. 1 quater. Detenzione domiciliare ordinaria (art. 47 ter O.P., mod. L. 251/2005) A) reclusione per qualsiasi reato, ad eccezione di quelli previsti dal libro II, tit. XII, sez. I (riduzone in schiavitù, tratta ed altri reati contro la personalità individuale), oltre gli art. 609 bis, quater, octies; art. 51, comma 3 bis c.p.p. (associazione a delinquere, sequestro di persona…) e art. 4 bis O.P. (reati associativi), quando trattasi di persona che al momento dell’esecuzione, o dopo l’inizio della stessa, abbia compiuto i 70 anni e sempre che non sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza, ovvero recidivo reiterato ex art. 99 comma 4 c.p. (il divieto di concessione della detenzione domiciliare è stato soppresso -l. 94/2013-). B) la d.d. può essere concessa al condannato alla pena dell’arresto o reclusione non superiore a 4 anni (anche residua), ma per i recidivi (art. 99 comma 4) l’operatività della misura è ridotta a 3 anni, sempre che vi siano particolari condizioni personali: 1) donna incinta o madre di prole infradecenne (o figlio totalmente invalido C.Cost. 350/2003); 2) padre esercente la responsabilità genitoriale, in caso di decesso della madre o di sua impossibilità assoluta; 3) persona che versi in condizioni di salute gravi che richiedano costanti contatti con i presisi sanitari territoriali; 4) persona di età superiore a 60 anni se inabile anche parzialmente; 5) persona minore di anni 21 per comprovate esigenze di studio, salute, lavoro e famiglia Detenzione domiciliare ordinaria (art. 47 ter O.P.) C) La d.d. può essere applicata al di fuori delle condizioni personali in precedenza esaminate, se la pena detentiva non supera i 2 anni (anche residua) quando non ricorrono i presupposti applicativi dell’affidamento e sempre che essa sia idonea ad evitare il pericolo che il condannato commetta altri reati. La detenzione c.d. ‘biennale’ non può essere applicata ai recidivi di cui all’art. 99 comma 4 c.p. (il divieto di accesso alla detenzione domiciliare infrabiennale è stato soppresso -l. 94/2013- ). D) la d.d. può essere concessa anche se la pena supera i 4 anni quando potrebbe essere disposto il rinvio obbligatorio o facoltativo dell’esecuzione di pena ex artt. 146 e 147 c.p. (detenzione domiciliare a durata prestabilita) E IN CASO DI EVASIONE? secondo quanto ora previsto nel co. 9 dell'art. 47 ter o.p., solo la condanna per evasione può comportare la revoca della detenzione domiciliare. Inoltre, conformemente a quanto prescritto dalla Corte costituzionale nella sentenza 173/1997, la revoca non opererà automaticamente, ma solo a seguito di un vaglio giudiziale circa la "non lieve entità" del fatto DETENZIONE DOMICILIARE SPECIALE (ART. 47 QUINQUIES O.P., INTR. DALLA L. 40/2001) LE CONDANNATE MADRI DI PROLE DI ETA’ NON SUPERIORE a 10 ANNI, quando non ricorrono le condizioni per la detenzione domiciliare ordinaria, e sempre che non sussista il concreto pericolo di commissione di reati e SE VI E’ LA POSSIBILITA’ DI RIPRISTINARE LA CONVIVENZA CON I FIGLI, POTRANNO ESPIARE LA PENA NELLA PROPRIA ABITAZIONE O IN ALTRO LUOGO DI PRIVATA DIMORA. Presupposto oggettivo: avere espiato almeno un terzo della pena ovvero l’espiazione di almeno 15 anni nel caso di condanna all’ergastolo. La misura è applicabile al padre detenuto ove la madre sia deceduta o impossibilitata; non è applicabile a coloro che sono stati dichiarati decaduti dalla responsabilità genitoriale (330 c.c.). Allorchè il figlio compia i 10 anni il TS può, alternativamente, disporre la proroga del beneficio (se ricorrono i requisiti per l’applicazione della semilibertà), oppure disporre l’ammissione all’assistenza all’esterno dei figli minori di cui all’art 21 bis O.P., avuto riguardo al comportamento del condannato durante la misura. Liberazione anticipata speciale Essa è caratterizzata da una detrazione di 75 giorni ogni sei mesi di pena scontata, anziché di 45 giorni, come nella liberazione anticipata ordinaria, di cui all'art. 54 o.p. (l'art. 4 del decreto stabilisce che la maggiore detrazione si applica a partire dai semestri di pena in corso di espiazione alla data del 1 gennaio 2010. La nuova misura ‘integrativa’ si caratterizza, innanzitutto, per il suo carattere temporaneo: essa infatti è destinata ad operare solo per un periodo di due anni dalla data di entrata in vigore del decreto (ciò che spiega perché la disposizione non è stata inserita nel corpo dell'art. 54 o.p.) si applica ai detenuti che abbiano ottenuto nel triennio pregresso la concessione della liberazione anticipata ordinaria). Rimane invece invariato il presupposto soggettivo, posto che la misura continua a concedersi sulla base della prova della partecipazione del condannato all'opera di rieducazione, così come previsto nella forma ordinaria. Degna di rilievo la considerazione che la nuova misura si applica anche ai condannati per i reati di cui all'art. 4 bis o.p., per i quali tuttavia è necessario un presupposto soggettivo più pregnante, rappresentato dalla prova, nel periodo di detenzione, "di un concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della personalità". È esclusa a coloro che si trovano in affidamento in prova e in detenzione domiciliare (e neanche agli arr. dom., Cass. Pen., sez I, 13.1. 2016 n. 987), relativamente ai periodi trascorsi, in tutto o in parte, in esecuzione di tali misure alternative. Semilibertà (art. 48 O.P.) Il regime di semilibertà rappresenta più che una alternativa alla detenzione, una speciale modalità di esecuzione di essa. Difatti lo stato detentivo continua a permanere anche se giornalmente intervallato da contatti con l’ambiente esterno che dovranno essere finalizzati al reinserimento sociale (attività lavorative, istruttive…). Presupposti oggettivi: 1) condannati all’arresto e condannati alla reclusione non sup. a 6 mesi che non siano stati affidati in prova al s.s.; 2) condannati alla reclusione sup. a 6 mesi dopo che se ne sia scontata almeno la metà, ovvero i due terzi se trattasi di condannato per i delitti indicati al primo comma dell’art. 4 bis O.P.; 3) ergastolano che abbia espiato 20 anni di reclusione; 4) agli internati, in ogni tempo . Presupposti soggettivi: l’ammissione è correlata ai progressi compiuti nel corso del trattamento, quando vi sono le condizioni per un graduale reinserimento ABROGATO (L. 94/2013), PRIMA: Per i recidivi ex art. 99, comma 4, la semilibertà potrà essere concessa solo dopo aver espiato due terzi della pena, ovvero se si tratta di condannati per delitti di cui all’art. 4 bis O.P., comma 1, almeno 3 quarti di essa (art. 50 bis O.P. mod. L. 251/2005) Il doppio binario in fase di esecuzione: il regime speciale extra ordinem -ART. 4 BIS O.P. L’attuale disciplina dell’articolo 4 bis ord. penit., come modificata con il d.l. 23 febbraio, 2009, n.11 convertito dalla l. 23 aprile 2009, n. 38, con la l. 15 luglio 2009, n. 94, con l. 23 luglio 2009, n. 99 e da ultimo con la legge n. 172 del 2012, si presenta con una divisione in tre gruppi dei delitti ostati vi alla concessione dei benefici penitenziari sulla base di un giudizio di pericolosità che si può definire decrescente “PRIMA FASCIA” (COMMA 1) SONO CONTEMPLATI I DELITTI C.D. “ASSOLUTAMENTE OSTATIVI”: preclusione alla concessione delle misure alternative alla detenzione (tranne che la liberazione anticipata) salva la possibilità per il condannato di COLLABORARE CON LA GIUSTIZIA ai sensi dell’art. 58 ter ord. penit. Tra questi vi sono i delitti: commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico mediante il compimento di atti di violenza, l’associazione per delinquere di stampo mafioso anche straniera, i delitti commessi avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo mafioso e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, ovvero i delitti commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone. A queste ipotesi delittuose le modifiche del 2009 hanno aggiunto la prostituzione minorile, la pornografia minorile, la violenza sessuale di gruppo, il sequestro di persona a scopo di estorsione, l’associazione per delinquere finalizzata al contrabbando ed al traffico di stupefacenti . Il doppio binario in fase di esecuzione: il regime speciale extra ordinem -ART. 4 BIS (comma 1 bis e ter) O.P.SECONDA FASCIA: si applica ai condannati o internati per uno dei delitti di cui al primo periodo dell’art. 4 bis, comma 1, ai quali sia stata applicata la CIRCOSTANZA ATTENUANTE DELL’AVVENUTO RISARCIMENTO DEL DANNO (sia pure dopo la condanna), O DELLA MINIMA PARTECIPAZIONE AL FATTO O SE IL REATO COMMESSO E’ PIU’ GRAVE DI QUELLO VOLUTO. I benefici possono essere concessi anche se la collaborazione offerta risulti oggettivamente irrilevante, purchè SIANO STATI ACQUISITI ELEMENTI TALI DA ESCLUDERE L’ATTUALITA’ DI COLLEGAMENTI CON LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA TERZA FASCIA: opera per condannati ad una serie di delitti, tra cui, omicidio volontario, prostituzione minorile, pornografia minorile, iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, rapina aggravata, estorsione aggravata, contrabbando aggravato di tabacchi lavorati all’estero, associazione a delin. finalizzata alla commissione di delitti contro la personalità individuale… I benefici possono essere concessi SOLO SE VI SONO ELEMENTI TALI DA ESCLUDERE LA SUSSISTENZA DI COLLEGAMENTI CON LA CRIM. ORGANIZZATA. Il doppio binario in fase di esecuzione: il regime speciale extra ordinem -ART. 4 BIS (1 quater e quinquies) O.P.(introdotti dalle l. 38/2009 e L. 172/2012) 1-quater. I benefici di cui al comma 1 possono essere concessi ai detenuti o internati per i delitti di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies, 609-bis, 609-ter, 609-quater , 609-quinquies, 609-octies e 609-undecies del codice penale solo sulla base dei risultati dell'osservazione scientifica della personalità condotta collegialmente per almeno un anno anche con la partecipazione degli esperti di cui al quarto comma dell'articolo 80 della presente legge. Le disposizioni di cui al periodo precedente si applicano in ordine al delitto previsto dall'articolo 609-bis del codice penale salvo che risulti applicata la circostanza attenuante dallo stesso contemplata. 1-quinquies. Salvo quanto previsto dal comma 1, ai fini della concessione dei benefici ai detenuti e internati per i delitti di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, anche se relativo al materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater.1, 600-quinquies, 609quater, 609-quinquies e 609-undecies del codice penale, nonche' agli articoli 609-bis e 609-octies del medesimo codice, se commessi in danno di persona minorenne, il magistrato di sorveglianza o il tribunale di sorveglianza valuta la positiva partecipazione al programma di riabilitazione specifica di cui all'articolo 13-bis della presente legge. Raggruppati i reati di natura sessuale che prescindono invece da un contesto organizzativo Il doppio binario in fase di esecuzione: il regime speciale extra ordinem -ART. 4 BIS O.P.QUARTA FASCIA: LE MISURE ESCLUSE DALL’ART 4 BIS, IVI COMPRESA LA LIBERAZIONE ANTICIPATA, POSSONO ESSERE ALTRESI’ NON APPLICATE AI DETENUTI O INTERNATI PER QUALSIASI DELITTO QUANDO IL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA O IL PROCURATORE DISTRETTUALE COMUNICA, L’ATTUALITA’ DI COLLEGAMENTI CON LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA. IN TAL CASO SI PRESCINDE DALLA DISCIPLINA DI CUI ALL’ART. 4 BIS. La C.Cost. ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art. 4 bis nella parte in cui non prevedeva la concessione dei benefici nei casi: 1) limitata partecipazione al fatto criminoso, come accertato dalla sentenza, quando renda impossibile un’utile collaborazione COLLABORAZIONE ININFLUENTE (e sempre che non vi siano collegamenti attuali con la criminalità organizzata); 2) COLLABORAZIONE IMPOSSIBILE O INESIGIBILE, allorquando cioè vi sia stato l’integrale accertamento dei fatti e delle responsabilità operato con sentenza irrevocabile e sempre che non vi siano collegamenti attuali con la criminalità organizzata. I PROVVEDIMENTI DI RIGORE ART. 14 BIS O.P. SORVEGLIANZA SPECIALE: PRESUPPOSTO DELLA ‘PERICOLOSITA’ INTERNA’ E DURATA SEMESTRALE REITERABILE; COMPETENZA DEL DAP, PREVIO PARERE DEL CONSIGLIO DI DISCIPLINA ART. 41 BIS: SOSPENSIONE DEL TRATTAMENTO -- I tipo di sospensione (art. 41 bis primo comma): si applica ai singoli istituti, in casi eccezionali di rivolta o gravi situazione di emergenza (c.d. pericolosità interna dell’istituto). La misura è volta al ripristino dell’ordine e della sicurezza e la sua durata deve essere strettamente necessaria al conseguimento del detto fine. --II tipo di sospensione (art. 41 bis, comma 2): si applica ai singoli detenuti o internati per reati di particolare allarme sociale (c.d. carcere duro). Quando ricorrono gravi motivi di ordine e sicurezza, il ministro della giustizia ha facoltà di SOSPENDERE, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti per taluno dei delitti di cui all’art. 4 bis comma 1 primo periodo, L’APPLICAZIONE DELLE REGOLE DI TRATTAMENTO, ONDE SPEZZARE I COLLEGAMENTI TRA IL DETENUTO O INTERNATO E L’ASSOCIAZIONE CRIMINALE, TERRORISTICA O EVERSIVA. DURATA: non inferiore ad 1 anno e non sup. a 2; prorogabile nelle stesse forme per periodi successivi, ciascuno pari a 1 anno; è ammesso reclamo al TS