speciale spid

Transcript

speciale spid
Valeria Termini
Mercato gas, più responsabilità per gli utenti
Jos Delbeke
Il senso della riforma EU ETS
Marco Gay
Senza una strategia energetica si rimane al palo
Carlo Malacarne
Il gas senza i “take or pay”
Faccia a Faccia
Chiara Braga: Più rinnovabili e attenzione
all’ambiente
Davide Crippa: Ridurre il fabbisogno energetico
Simone Mori
Mercato energia libero e concorrenziale?
Con fossili e rinnovabili
Massimo Inguscio
Dai nostri progetti le città fruibili di domani
Tiziano Onesti
Così nasce l’eco treno
Claudio Risé
La rinascita dell’Occidente?
Dalla famiglia
SPECIALE
SPID
Periodico del GSE Agosto - Novembre 2016
Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma
Sostenibilità, portare le politiche nazionali
a livello locale
Elementi
Giuseppe Marinello
38
l’Editoriale di Stefano Besseghini*
ENERGIA NELLA RICERCA
Lo slogan che da qualche stagione RSE utilizza per sintetizzare
la sua attività è: “Mettiamo energia nella nostra ricerca”.
Si tratta di molto di più di una pura frase ad effetto.
È una perfetta sintesi tra il “cosa” e il “come”, Ricerca Sistema
Energetico - l’azienda del gruppo che effettua l’attività di
indagine sul sistema energetico - svolge e interpreta il suo
ruolo di principale soggetto nazionale del piano triennale
della Ricerca di Sistema (RdS).
La RdS è stata concepita per garantire il mantenimento, il
continuo rinnovo e l'aggiornamento di quelle attività di
studio, analisi tecnico-economica, sviluppo e sperimentazione
tecnologica che in un regime di monopolio verticalmente
integrato erano garantite dal monopolista stesso.
Nel mercato liberalizzato le informazioni e competenze sono
frammentate, sia in senso orizzontale sia verticale, fra i diversi
operatori. Le scelte strategiche complessive e la regolazione
del mercato, a tutela dell’ambiente e degli utenti finali, sono
invece affidate a uno o più soggetti pubblici. Si determina,
quindi, una sistematica situazione di asimmetria informativa
che può rendere meno efficaci le scelte che governano
l’evoluzione del sistema.
L’esigenza è più che mai attuale, come è reso evidente dal
perdurare e dall’intensificarsi delle attività legislative e
regolatorie riguardanti il settore.
RSE persegue questo obiettivo sviluppando progetti di ricerca
di frontiera nei campi propri del sistema energetico e
aprendosi sistematicamente a un dialogo continuo con tutti i
portatori di interesse. In questo senso due elementi ne
caratterizzano oggi l’azione: la capacità di ascolto e di
osservazione del sistema e la necessità di trasferire
rapidamente ed efficacemente i propri risultati.
Una visione ampia (sistemistica) e profonda (tecnologica) del
sistema per come è e della sua evoluzione caratterizza l’azione
di RSE, finalizzata a ricercare il mix ottimale di fonti e
tecnologie e i business models più efficaci, in una logica di uso
ottimale delle risorse e nell’interesse prevalente dell’utente del
sistema energetico.
Proprio per un ottimale sviluppo di queste funzioni è
fondamentale una stretta collaborazione all’interno del nostro
gruppo. La centralità di GSE rispetto al sistema elettroenergetico e la conseguente stretta relazione con i diversi
attori facilitano la comprensione delle dinamiche e delle
esigenze del sistema, indirizzando in modo concreto e
tempestivo le linee di ricerca.
Tutto questo con una visione sempre più orientata verso la
dimensione europea che caratterizza l’azione di RSE nel
tentativo di creare un rapporto con l’Europa dove ugualmente - l’approccio di sistema sta diventando più centrale
e fondamentale.
*Presidente e AD di RSE
Un’adeguata posizione di neutralità tecnologica e di terzietà
rispetto ai legittimi interessi in gioco si persegue peraltro
attraverso il presidio di aree di competenza che non
necessariamente implicano una leadership di innovazione. Ma
consentono di interloquire, in modo autorevole, con realtà
industriali operanti sul mercato che avanzano le istanze di
evoluzione normativo/regolatoria ritenute necessarie.
Elementi 38
3
Direttore Responsabile
Romolo Paradiso
Segreteria di
redazione e pubblicità
Gabriella Busia
[email protected]
tel. 06. 80114648
In redazione
Gabriella Busia
Maurizio Godart
Collaborazione
redazionale
Mauro De Vincentiis
Comitato di redazione
Romolo Paradiso
Gabriella Busia
Livia Catena
Claudia Delmirani
Maurizio Godart
Piergiorgio Liberati
Michele Panella
Guido Pedroni
Luca Speziale
Editing
Maria Pia Terrosi
Hanno collaborato
a questo numero
Simone Aiello
Andrea Amato
Giovanni Angrisani
Roberto Antonini
Stefano Besseghini
Edoardo Borriello
Annalisa Bottani
Alessandro Buttà
Libero Buttaro
Fausto Carioti
Livia Catena
Luca Colasanti
Michele de Nigris
Mauro De Vincentiis
Sabina Delle Rose
Giorgia Mungo
Vittorio Esposito
Jacopo Giliberto
Giacomo Giuliani
Vittoria Guglielmi
Roberto Laurenti
Piergiorgio Liberati
Fabrizio Mariotti
(la vignetta di Fama)
Gabriele Masini
Gianenrico Mezzetti
Ilaria Proietti
Sallie Sangallo
Luca Speziale
Maria Pia Terrosi
Renato Terrosi
Tommaso Tetro
Alessia Togna
Elena Veronelli
Progetto grafico
e impaginazione
Imaginali
Si ringraziano
per la collaborazione
alla realizzazione
di Elementi
Adn Kronos (Prometeo)
Anev
Axpo Italia
Banca Intesa San Paolo
Bartucci S.p.A
Ke energia sviluppo
Centro Documentazione
Giornalistica
Cobat
Electrade S.p.A.
HFV
Italia Energia
Pianeta Terra
Punto Com
QualEnergia
Quotidiano Energia
Rinnovabili.it
Staffetta Quotidiana
Realizzazione impianti
e stampa
Arti grafiche Tilligraf
Via del Forte Bravetta, 182
00164 Roma
Foto
Fototeca Elementi
Fototeca Andrea Amato
Redazione e
Amministrazione
Elementi è distribuito presso
le principali rappresentanze
diplomatiche italiane all’estero.
Viale M.llo Pilsudski
n.92
00197 Roma
Editore
GSE
Per le riproduzioni dei testi,
anche se parziali, è fatto obbligo
di citare la fonte.
Direttore Editoriale
Fabrizio Tomada
In copertina Crepuscolo
1990, olio su tela cm 38x38
di Rosetta Acerbi
Registrazione presso
il Tribunale di Roma
n.105/2001 del 15.03.2001
Chiuso in redazione
il 20 giugno 2016
GSE
Viale M.llo Pilsudski, 92 - 00197 Roma
T +39 0680111 - F +39 0680114392
[email protected]
www.gse.it
Elementi, house organ del
gruppo GSE è visibile in
internet al sito www.gse.it
Elementi
Anno 2016 n. 38
Agosto - Novembre 2016
38
Virgolette di Romolo Paradiso
LA RIVOLUZIONE
CHE VERRÀ
Modernità e futuro sono parole fin
troppo abusate di questi tempi. Per
demagogia spesso, per opportunismo
altre volte, così da riempire di fumo
discorsi di ogni tipo; o per dare
immagini artificialmente accattivanti di
un momento e di una Comunità. Ma le
parole, se si vuol avere credito, devono
essere responsabili, e la responsabilità impone che ad esse
corrispondano propositi e fatti in grado di divenire solide
realtà. Così sarà ad esempio se dietro “economia circolare”
e “industria 4.0”, considerate le rivoluzioni dietro l’angolo,
corrisponderanno atteggiamenti atti a favorirne lo sviluppo
e la realizzazione.
Di cosa si tratta? L’economia circolare, che la Commissione
Europea prevede di attuare entro il 2030, coincide con la
realizzazione di un sistema in cui le risorse abbiano una
durata più lunga possibile, grazie ad un loro impiego
efficiente che renderebbe più sostenibile il sistema
dalla progettazione, alla produzione, all’utilizzo e
allo smaltimento. Le ricadute in ambito ambientale e
in ogni contesto societario, sarebbero rilevanti. Anzi,
straordinariamente rivoluzionarie. A tal fine un ruolo
determinante lo giocherebbero la ricerca e l’innovazione
tecnologica per le quali servono investimenti in persone e in
denaro. Necessari a un’Europa che vuole innestare la marcia
per un futuro di valore, ricercando e incentivando quanti
sono in grado di favorire, attraverso pensiero e creatività, un
cambiamento di rotta così radicale.
Le stime della britannica Ellen Mac Arthur Foundation dicono
che il vantaggio economico che se ne trarrebbe sarebbe di
circa 1800 miliardi di euro da oggi al 2030, con un aumento
del Pil continentale dal 4% all’11%. Senza contare le
ricadute positive che ne ricaveremmo in ambito ambientale
equivalenti a una riduzione tra i 424 e i 617 milioni di
tonnellate di Co2 entro il 2030, dovuta al solo riciclo dei rifiuti
urbani e degli imballaggi.
Il passaggio da un sistema economico lineare di tipo
tradizionale ad uno evoluto come l’economia circolare sarà
però possibile solo se si riuscirà a sviluppare la così detta
“industria 4.0”, cioè la digitalizzazione delle attività legate
alle industrie. Le premesse sono buone. La via è stata aperta
dal settore manifatturiero, e altri ne potrebbero seguire a
ruota, favoriti soprattutto dall’interazione di concetti come
il Big Data, l’Open Data, il Machine to Machine, il Cloud
Computing, le stampe in 3D, la manifattura additiva e la
robotica.
E’ chiaro che si tratta di processi di produzione che
necessitano di sistemi di energia innovativi, sostenibili
ed efficienti. Perché non può esserci evoluzione senza un
consumo responsabile e consapevole dell’energia. L’efficienza
energetica diviene quindi cultura propedeutica per ogni tipo
di innovativa attività industriale.
Il futuro per un’economia e un territorio
rivisitati in termini di crescita e vivibilità
è tracciato. Ora serve buona volontà,
senso di responsabilità e capacità di
investimento. E una buona dose di
visione. La rivoluzione economicoambientale passa soprattutto da qui.
Elementi 38
5
rubriche
03
l’E
l’Editoriale
05 “
Virgolette
08
P°
il Punto
41
Vi
Verifiche e ispezioni
86 En
Elementi Normativi
88
Be
Bizzarre Energie
103
Mp
Fn
Mondo Piccolo e Filo di Nota
105
E+
Energia, letteratura, umanità
107 Bi
Biblioteca
108 Fo
La Foto di Andrea Amato
109
Co
la Copertina
110
Cc
Controcopertina
Elementi
38
primo piano
10
Confronto con Giuseppe Marinello
14
Incontro con Valeria Termini
18
Dialogo con Jos Delbeke
Sostenibilità, estendere le politiche nazionali a
livello locale
Mercato gas. Più responsabilità
per gli utenti
Perché la riforma dell’EU ETS
20
Intervista a Marco Gay
24
A tu per tu con Carlo Malacarne
26
A colloquio con Simone Mori
Senza una visione energetica si rimane al palo
Il gas senza i Take or pay
Mercato energetico, libero e concorrenziale?
Con fossili e rinnovabili
faccia a faccia
28 Chiara Braga (PD)
Vs Davide Crippa (M5S)
Speciale
32 SPID
sistema idrico
39
Il parere di Simone Barni
L’efficienza del sistema idrico
e la lotta alle perdite
smart city
44
Il pensiero di Massimo Inguscio
Dai nostri progetti le città fruibili di domani
energia rinnovabile
mercato elettrico
46
76
Conversazione con Simone Togni
Ricerca, volano per l'eolico
48
Incontro con Tiziano Onesti
50
Parla Alessandro Marangoni
Così nasce l’eco-treno
Rilanciamo il parco eolico italiano
53
L’elettricità da bioenergie,
+ 98,4% in 5 anni
Il punto di vista di Marco Primavera
OCSIT, al servizio del mercato
trasparenza
78
Il ruolo del GSE
scienza
55
80
57
82
Ecco il megafotovoltaico
Eolico, tra problemi e opportunità
energia
60
Dialogo con Salvatore Molè
Dai rifiuti il biometano
Mercati green per una crescita diversificata
Confronto con Antonio Sileo
Riforme promosse, ma serve
più informazione per le famiglie
66
Italia - Giappone, ecco le reti elettriche
del futuro
68
Fusione fredda. Da fantascienza a realtà?
71
Il sistema elettrico sia più flessibile
74
E la notte vendo energia elettrica
energia del pensiero
90
Un caffè con Claudio Risè
La rinascita dell’Occidente? Dalla famiglia
arte e architettura in luce
62
64
La rivoluzione dei droni
ISGAN, un volano per le Smart Grids
96
Come le macchine parlano agli dei. E viceversa
storia di ieri e di oggi
99
Sbuffava, sbuffava quel treno, poi arrivò l’elettricità
Sommario
So
Nuove tecnologie
e visione, così
l’energia cambierà
Ancora una volta la tecnologia è la base del cambiamento della società. Nel settore dell’energia l’innovazione sta apportando
una mutazione che potrebbe essere più forte di quanto non vediamo dall’angolo ristretto della vita quotidiana.
Il ruolo delle fonti rinnovabili d’energia, l’efficienza energetica, la diffusione della generazione distribuita, le “reti
intelligenti” sono ancora indietro ma la loro penetrazione è visibile. Il vero cambiamento però è nella digitalizzazione,
nell’informatica, la quale è scesa dalla grande scala dell’elettronica centralizzata e si è fatta umana, a portata di singola
persona, a dimensione di tasca. E si è messa in rete.
8
Elementi 38
Ciò ha reso il consumatore molto più indipendente. Con le
“app” di oggi, sono migliaia e migliaia le persone che
possono controllare i consumi elettrici, analizzare i dati,
gestire le apparecchiature. E sono migliaia e migliaia quelle
che possono produrre elettricità, con i pannelli sul tetto,
l’inverter in soffitta e il visore a cristalli liquidi con
l’andamento della produzione. L’arrivo del nuovo contatore
elettronico potrebbe essere sconvolgente. Pannelli, inverter,
visore, contatori intelligenti, batterie erano tutte tecnologie
già disponibili, sebbene più arretrate e meno efficienti; ciò
che ne ha cambiato il ruolo è stata l’integrazione fra loro e
con i neuroni umani.
I cambiamenti si sono visti. La Cina, la grande fabbrica del
mondo, sta cominciando a produrre meglio e con meno
energia; al tempo stesso negli Stati Uniti decine di
microimprese si sono gettate sulla nuova tecnologia del
fracking e hanno immesso sul mercato così tanti idrocarburi
da rendere indipendenti gli Stati Uniti; i grandi Paesi
produttori dell’Opec, divisi, hanno cercato di farsi guerra sui
prezzi. Le quotazioni del petrolio, del carbone e del metano
sono scese in modo imprevisto, rallentando gli investimenti.
Forse il processo che porta a queste scelte strategiche è
originato dagli accordi climatici? È cominciato prima, sotto la
spinta di tecnologia, consumatori, aziende. Ma le intese dei
governi contro le emissioni di sicuro confermano la scelta del
mondo e verso questo obiettivo si muoveranno i grandi flussi
di capitali indirizzati alle ricerche a tutela dell’ambiente,
convinceranno a investire nel verde e nelle startup anche le
banche più pigre e grigie, orienteranno le scelte delle imprese
più restìe, porteranno finanziamenti verso gli inventori e
verso i laboratori di ricerca più creativi.
Le nuove tecnologie, e i miglioramenti delle tecnologie che
esistono già, nascono spesso dall’intuizione della piccola
azienda, dal tocco di genio del ricercatore, dalla capacità
organizzativa dei team. In un sistema a rete che scambia di
continuo esperienze e dati, la dimensione del gruppo di
ricerca è marginale e conta di più la capacità dei neuroni. Ma
oltre una certa dimensione di ricerca il bisogno di
intelligenze, ed esperienze richiede quella capacità che
solamente i grandi poli di innovazione sanno dare, come
l’Enea, l’Rse ed in Cnr.
In aprile a New York, all’Onu, è stato raggiunto un accordo
sul clima che ha ratificato quello concordato in dicembre con
la Cop21 di Parigi. L’intesa sul clima avrà sì un effetto sulle
politiche energetiche dei Paesi che l’hanno firmato, ma
chiunque sa benissimo che i Paesi che tradurranno in una
politica energetica forte quell’accordo saranno pochissimi.
L’effetto di quell’accordo sarà fondamentale per un altro
aspetto. Impone una rotta, dice l’angolo della lossodromia
che porta all’obiettivo. È ciò di cui hanno bisogno
l’economia, la finanza, la ricerca e l’innovazione tecnologica.
Un cambiamento così radicale nello scenario costringe le
aziende energetiche a rivedere i piani industriali. Per
esempio le centrali a ciclo combinato che parevano destinate
alla ruggine anticipata, hanno ritrovato motivi di lavoro nei
prezzi bassi del gas e nella “rampa” della domanda e
dell’offerta creata la sera dallo spegnersi del fotovoltaico.
L’idroelettrico, dopo un 2015 reso orribile dalla siccità, nella
primavera piovosa del 2016 ha recuperato l’acqua persa. Ma
le fonti rinnovabili, che hanno sconvolto il mercato italiano,
cresceranno ancora? In Italia, in Europa, la crescita non sarà
più così furiosa come negli anni scorsi, e avrà un andamento
più fisiologico. Nel 2015 in Italia la nuova potenza “verde”
istallata è stata di 893 megawatt e le rinnovabili hanno
contribuito al 40,5% della produzione e alla copertura del
35% della domanda elettrica nazionale, rileva il Renewable
Energy Report della School of Management del Politecnico
di Milano. L’Europa, dice questa analisi, non è più la prima
della classe. Ma le rinnovabili cresceranno però nel mondo,
come indicano gli accordi sul clima.
P°
il Punto di Jacopo Giliberto
Non a caso gran parte delle scelte sono verso questa
frontiera. Ci sono aziende che fondono dentro di sé le
rinnovabili (Enel), chi divide le attività tra green e brown
(E.On, A2A e così via), chi concentra le attività sull’efficienza
energetica, sul retail e sul verde (l’Edison, l’Erg e altri).
Elementi 38
9
primo piano
Sostenibilità
Estendere le
politiche nazionali
a livello locale
CONFRONTO CON
GIUSEPPE MARINELLO
Presidente Commissione
Ambiente del Senato
di Roberto Antonini
Giuseppe Marinello
10
Elementi 38
Un Paese dove la cultura della sostenibilità ha attecchito e dove può crescere rigogliosa, sempre che vi si badi adeguatamente.
Infatti, se a livello generale il settore batte la crisi, a livello territoriale ci sono ancora sacche di inefficienza, e a volte addirittura
malaffare. Ma la soluzione per 'salvare la pianta' e 'curare il terreno' è la stessa: uno sviluppo più guidato a livello centrale e una
maggiore valorizzazione con la messa in rete delle università e della ricerca nelle regioni del Sud. Per rilanciare la tecnologia
italiana nei settori sostenibili, dalle rinnovabili all'efficienza, dalla gestione dei rifiuti ad un sistema di economia circolare. Questi
alcuni dei temi della conversazione tra 'Elementi' e Giuseppe Marinello, Presidente della Commissione Ambiente del Senato.
E: Come valuta il sistema italiano della sostenibilità?
GM: Il sistema tutto sommato regge, con una tenuta dei dati
e dei valori di riferimento indipendentemente dall'alternanza
dei cicli economici, come la caduta dei prezzi delle materie
prime che ha reso meno appetibili i materiali da riciclo o il
calo della raccolta differenziata legato a minori consumi che
portano alla produzione di minori imballaggi tra i rifiuti. C'è
però una sostanziale tenuta, anche se occorre rimettere mano
al sistema dei consorzi, per restare nel tema. Se la situazione è
questa a livello generale, a livello territoriale vediamo enormi
ritardi, specie nelle regioni meridionali e in particolari aree
di esse. Ritardi dovuti ad ataviche difficoltà, ma anche alle
politiche regionali e locali.
E: Quale dovrebbe essere la soluzione per superare queste
disparità?
GM: In questi territori bisognerebbe esprimere con maggiore
incisività le politiche nazionali e il governo dovrebbe
intervenire direttamente, anche con poteri di surroga.
E: Quindi la riforma del Titolo V della Costituzione che riporta
al livello centrale la competenza su diversi ambiti potrebbe
portare una soluzione?
GM: Proprio qui al Senato - e proprio su un mio emendamento
- si è riaperta la questione e l'ambiente è stato inserito fra i
valori costituzionali da garantire. Per questo il ruolo dello Stato
>
Elementi 38
11
deve essere più determinante e incisivo.
E: Ci faccia un esempio.
GM: Nel settore dei rifiuti la Sicilia si è trovata in una
situazione di straordinarietà ed ha usufruito di un regime
commissariale che ha consentito tutta una serie di deroghe
dalla fine degli anni ‘90 al 2013, e nonostante questo il sistema
rifiuti è caratterizzato da enormi falle. I poteri straordinari
al presidente di Regione quale commissario per un periodo
così lungo che supera ampiamente il decennio non possono
configurarsi come fatto straordinario. Vuol dire che ci sono
delle Regioni che hanno gestito e organizzato l'emergenza in
ordinarietà e hanno continuato a chiedere poteri straordinari,
senza però mai rimuovere le criticità.
E: Se guardiamo alle rinnovabili, però, queste sono una grande
opportunità per il Sud.
GM: Ci sono dei fatti oggettivi: la redditività della produzione
eolica a parità di strutture è maggiore in Sicilia, in Puglia,
o in un'altra regione meridionale, rispetto a un impianto
simile nella Pianura Padana. Ciò è legato alla presenza
dell'Appennino che fa barriera lungo tutta la dorsale della
Penisola tra oriente e occidente, tra i venti di levante e di
ponente. Poi tutto ciò è stato rafforzato da politiche di
indirizzo che hanno caratterizzato una enorme dilatazione
di questi interventi soprattutto in un’epoca in cui gli incentivi
erano assolutamente allettanti. Il tutto però ha creato delle
distorsioni: da un lato una enorme redditività del capitale,
in alcuni periodi superiore alle due cifre quando quella sui
mercati finanziari andava scemando continuamente. D'altro
canto questo fenomeno ha visto un altro aspetto interessante:
sono intervenuti tutta una serie di soggetti che non avevano
caratteristiche imprenditoriali, ma un ruolo di intermediazione,
i cosiddetti sviluppatori. Tutto questo ha creato delle zone
d'ombra nelle quali malaffare, cattiva politica, pessima
burocrazia e addirittura criminalità organizzata spesso sono
riuscite a inserirsi.
E: Di chi sono le colpe?
GM: C'è stata una distrazione della politica ed è mancata una
esatta normazione: quando questa manca negli spazi vuoti,
nelle reti a maglia larga, c'è sempre qualcuno che si infila.
Tutto questo però credo che rappresenti il passato perché
da qualche anno a questa parte c'è una forte inversione
di tendenza: con i provvedimenti di questa legislatura, mi
riferisco al cosiddetto Spalmaincentivi, credo si sia dato - e si
stia dando - un segnale in assoluta controtendenza.
E: E le norme che per gli imprenditori delle rinnovabili
cambiano troppo spesso?
12
Elementi 38
GM: Questa è stata una delle premesse nell’approvazione
dello Spalmaincentivi: con quel provvedimento si è deciso di
chiudere un periodo ed aprire una fase nuova. È chiaro che
questa deve essere contraddistinta da maggiore sicurezza e
quindi maggiore stabilità.
E: Con queste premesse il meridione può avvantaggiarsi
ancora di più dell'economia della sostenibilità, nella quale le
rinnovabili rivestano un ruolo chiave?
GM: Assolutamente, anche se sono convinto che il vero sforzo
del meridione, così come quello di tutta l'Italia, debba essere
quello di puntare su ricerca e innovazione, soprattutto in
questo settore. Noi spesso abbiamo utilizzato delle tecnologie
abbastanza datate: almeno il 50 o 60% e oltre del periodo
d'oro delle rinnovabili è stato caratterizzato dall'uso di
tecnologie trite e ritrite. Oggi la scommessa deve essere ben
altra, con impianti meno impattanti, che abbiamo una resa
maggiore e una più lunga durata. Tutto questo deve essere
contraddistinto da un notevole sforzo che metta allo stesso
tavolo non solo l'impresa, con le sue legittime aspirazioni,
ma anche la ricerca italiana che su questo campo credo abbia
ancora parecchio da dire.
E: Pensando a realtà all'avanguardia come il Centro ricerche
Enea di Portici, alle tante università del sud che sfornano
laureati che poi vanno all'estero...
GM: Si potrebbe e si dovrebbe mettere a sistema tutto ciò.
E: E nel nostro futuro più vicino abbiamo il pacchetto
europeo dell'economia circolare che ci porterà verso un
sistema virtuoso…
GM: Non abbiamo ancora chiuso la risoluzione della
Commissione dopo la lunga consultazione sull'economia
circolare, ma posso anticipare che emerge un grande
contributo dell'università e dei centri di ricerca italiani, perché
questo non deve essere un settore dove giocare in difesa, ma
un propulsore dello sviluppo anche in termini di occupazione.
Abbiamo insistito anche su un nuovo patto che deve stringere
la società, dall'individuo al livello centrale, per un approccio
totalmente nuovo. Per tutto ciò, però, servono indirizzi precisi.
Corsi di formazione per entrare o specializzarsi nel mondo del lavoro della green economy
dalla porta principale dell’ ENERGIA RINNOVABILE EOLICA
Il Minieolico
8 - 9 Novembre 2016 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind
Operation & Maintenance
8 - 9 Novembre 2016 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind
La sicurezza nel parco eolico
16 - 17 Marzo 2017 - Roma
Come diventare imprenditore
e manager specializzato
del settore eolico
26 - 27 Maggio 2017 - Roma
Il Minieolico
7 - 8 Novembre 2017 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind
Operation&Maintenance
9 - 10 Novembre 2017 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind
Le date potranno subire variazioni
Per informazioni e iscrizioni Segreteria didattica:
ANEV tel. +390642014701 - fax +390642004838 - [email protected] - www.anev.org
primo piano
Mercato del gas
Più
responsabilità
per gli utenti
INCONTRO
CON VALERIA TERMINI
Componente Aeegsi
Nella nuova regolazione del mercato del gas il Gestore della
rete avrà un ruolo residuale.
di Fausto Carioti
Valeria Termini
14
Elementi 38
L’economista Valeria Termini, componente dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, sta seguendo da vicino un
dossier della regolazione del mercato del gas. “Alla fine ci sarà più responsabilità per gli utenti ”, spiega riguardo alle prossime
novità sul regime del bilanciamento. Infatti, a ottobre, se i tre mesi di “apprendimento” si svolgeranno nei tempi previsti e si
concluderanno nel modo migliore, potrà partire questo nuovo regime.
E: Il bilanciamento interno del gas si è evoluto nel 2011 in
un sistema di mercato regolato dai meccanismi di asta tra
utente e utente e tra gli utenti e Snam, il TSO (Transmission
system operator) italiano. Come impatta, sul lavoro svolto
dall’Autorità, il Regolamento UE n. 312 del 2014?
VT: Il mercato del bilanciamento disegnato dal Regolamento
europeo promuove la concorrenza nel mercato all'ingrosso
di breve termine (“spot”) del gas naturale di tutte le fonti
di flessibilità disponibili: importazioni, stoccaggio e gnl.
A partire dal 2011, l’Autorità ha adottato una serie di
provvedimenti che oltre a consolidare il nuovo sistema di
mercato, lo hanno reso via via più completo ed evoluto.
Il Regolamento della Commissione del 26 marzo 2014 si
inserisce in questo percorso: conferma gli elementi essenziali
già regolati dall’Autorità con la delibera ARG/gas 45/11,
mantenendo così una sostanziale continuità con l’attuale
regolazione del servizio.
E: Adesso è giunta la fase di implementazione del
Regolamento UE. Quali obiettivi intende raggiungere la vostra
Autorità con questa fase?
VT: Gli aspetti del quadro regolatorio da completare ai fini
dell’avvio del nuovo regime di bilanciamento possono essere
sintetizzati in quattro temi principali: la definizione dei criteri
di intervento di Snam Rete Gas sul mercato; l’integrazione
delle regole di funzionamento del mercato infra-giornaliero
con le modalità di negoziazione dei prodotti “locational” (che
comportano un obbligo di modifica dei flussi di immissione
di gas in rete, riferito ad un preciso punto di immissione
durante il giorno gas o nelle ore residue del giorno gas);
>
Elementi 38
15
la definizione degli “small adjustment” (un costo definito
amministrativamente e volto a incentivare gli utenti a prevenire
lo sbilanciamento del proprio portafoglio); possibili interventi
in materia di “settlement” (determinazione delle partite
fisiche ed economiche funzionali all’erogazione del servizio
di trasporto e bilanciamento). In questa fase, l’Autorità sta
consultando i propri orientamenti illustrati nel documento per
la consultazione 103/2016/R/gas, relativi al completamento delle
regole ai fini dell’implementazione del Regolamento.
E: Cosa cambierà per gli utenti?
VT: In sintesi, con il nuovo regime, gli utenti saranno
maggiormente responsabilizzati nel bilanciare il proprio
portafoglio, facendo sì che il gestore della rete assuma, in
questo, un ruolo “residuale”.
E: Che tempi prevedete per il varo delle regole di dettaglio e
di carattere operativo?
VT: Il varo di queste regole è imminente: al momento della
pubblicazione di questa intervista potrebbero essere già
state deliberate. Esse dovranno tener conto sia del fatto
che alcune attività necessarie all’avvio del nuovo regime di
bilanciamento non potranno terminare prima del prossimo
giugno, sia dell’esigenza di mantenere tre mesi come “periodo
di apprendimento” a seguito del completamento delle attività
preliminari. Ciò comporta che l’avvio del nuovo regime non
possa avvenire prima del 1° ottobre 2016.
E: Una delle peculiarità italiane è il ruolo di Snam, che oltre
a svolgere la funzione di trasporto e dispacciamento del
gas naturale dispone di una propria capacità di stoccaggio.
Quali accorgimenti comporta questa specificità nella delicata
operazione di definizione delle regole?
VT: La disponibilità di stoccaggi amplia in maniera decisiva
le possibilità di condotta da parte di Snam Rete Gas
nel bilanciamento: risultano talmente ampie da poter
potenzialmente compromettere l’efficiente funzionamento del
sistema. Appare, quindi, necessario definire un meccanismo che
incentivi Snam Rete Gas a gestire il “linepack” (il gas contenuto
nella rete) e lo stoccaggio nell’ambito di una tolleranza coerente
con l’efficiente funzionamento del bilanciamento. L’Autorità ha
espresso i propri orientamenti nel documento di consultazione
già citato (103/2016/R/gas), ai fini di poter valutare il corretto
dimensionamento delle capacità di stoccaggio nella disponibilità
di Snam rete Gas in relazione alle esigenze di trasparenza nella
gestione operativa del bilanciamento, e per massimizzare le
risorse di flessibilità da rendere disponibili agli utenti.
16
Elementi 38
E: Lei è anche vicepresidente di Medreg, l'Associazione dei
Regolatori di energia di ventuno Paesi mediterranei che
ha un ruolo importante nella nascita delle tre piattaforme
regionali per l'energia: una per il gas naturale, una per
l'elettricità, una per le fonti rinnovabili e l'efficienza
energetica. A cosa state lavorando in questa sede?
VT: I Regolatori giocano un ruolo chiave nel definire il
programma di lavoro delle piattaforme. Medreg è un
organismo tecnico che contribuisce a costruire i modelli
regolatori nella regione del Mediterraneo, in situazioni molto
diverse tra loro. Si occupa, in particolare, di definire meglio
alcuni assetti relativi all'integrazione del mercato e alla
sicurezza energetica. La prima piattaforma attivata è quella
gas. Lanciata l’11 giugno 2015 a Bruxelles con la definizione
delle “guidelines”, ha vari obiettivi: promuovere la sicurezza
energetica regionale; valutare la situazione attuale ed
esaminare i fattori che influenzano gli sviluppi futuri in materia
di domanda e offerta di gas; studiare le strutture di mercato
esistenti e valutare il livello di apertura del mercato nei diversi
segmenti della filiera; promuovere la cooperazione in ambito
tecnologico e lo sviluppo di progetti di gas non convenzionale,
onshore e offshore; individuare le esigenze di infrastrutture per
lo sviluppo dei mercati energetici nazionali e mediterranei.
E: Le altre due piattaforme a che punto sono?
VT: La piattaforma per il mercato elettrico euro-mediterraneo è
stata lanciata il 12 ottobre 2015 a Rabat, in Marocco. Per questa
seconda piattaforma, Medreg e Med-TSO hanno elaborato
la proposta di una “roadmap” allo scopo di identificare
macro regioni elettriche con relative interconnessioni; creare
Iniziative Regionali nell’area del Mediterraneo; promuovere
nuovi investimenti in infrastrutture; facilitare lo sviluppo
e l’integrazione dei mercati elettrici. Lo scorso 18 maggio,
durante la sua ventunesima Assemblea Generale, che si è
tenuta a Malta, Medreg ha approvato questo documento
rendendolo di fatto operativo. Riguardo alla terza piattaforma,
quella per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, è
ormai prossimo il lancio. Anche in questa sede, come nelle
precedenti, Medreg ha contribuito attivamente alla definizione
del modello di funzionamento essendo stata chiamata dalla
Commissione europea a partecipare ai lavori.
primo piano
Perché la riforma
dell’EU ETS
Dal 2005 l’EU ETS è lo strumento chiave, in Europa, per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti nei settori dell’industria e della
generazione elettrica, secondo parametri di efficienza. Lo strumento sta funzionando: l’Unione è nella giusta direzione per raggiungere
- ed anzi superare - l’obiettivo climatico al 2020. Ciononostante, per l’obiettivo del -40%– concordato dai capi di Stato e Governo nel
quadro clima-energia 2030 – occorre assicurare un progresso continuo.
È per questo che la scorsa estate, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa per rivedere le regole dell’EU ETS per
il prossimo decennio. Tre gli elementi chiave: incremento della velocità nel taglio delle emissioni dopo il 2020; approccio maggiormente
mirato per le allocazioni gratuite di quote di emissioni all’industria; rafforzamento dei finanziamenti per l’innovazione a basso
contenuto di carbonio e modernizzazione nel settore energia.
Un mercato europeo del carbonio virtuoso ha il potenziale di dare un contributo maggiore alla transizione verso un’economia
energeticamente più sicura ed a basso contenuto di CO2. Primo al mondo per volume, l’EU ETS riveste un ruolo cruciale nello sforzo
globale, concordato lo scorso dicembre a Parigi, nel quadro della prima intesa a livello internazionale di carattere universale per il clima.
DIALOGO
CON JOS DELBEKE
Direttore Generale
per il Clima Commissione
Europea
di Simone Aiello
Jos Delbeke
18
Elementi 38
E: Delbeke, l'efficienza dell’EU ETS è stata compromessa da
un surplus di quote di emissione. Come affrontarlo?
JD: Negli ultimi anni, l’accumulo del surplus di quote in
circolazione – in gran parte per via della profonda crisi
economica che ha ridotto le emissioni in misura maggiore di
quanto previsto – ha depresso i prezzi della CO2 indebolendo
l’incentivo a ridurre le emissioni. La Riserva di Stabilità del
mercato, operativa dal 2019, aiuterà sia a risolvere questo
problema sia a migliorarne la resilienza a più ampi shock,
intervenendo sul lato offerta delle quote da collocare all’asta.
Gli sforzi per ricercare l’equilibrio tra i fondamentali
del mercato saranno, inoltre, favoriti da una riduzione
annuale del cap più incisiva. Raggiungere l’obiettivo al 2030
richiede ai settori ETS una riduzione delle emissioni del
43% rispetto al 2005. A tal fine, il volume complessivo delle
quote di emissione dovrà ridursi, dal 2021 in poi, del 2,2%
annualmente rispetto all’attuale 1,74%.
E: Come saranno distribuite le quote di emissione?
JD: Le aste di quote di emissione costituiscono lo strumento
principale per l’assegnazione delle quote agli operatori del
sistema. È il metodo più trasparente e traduce in pratica il
principio ”chi inquina paga”. Tuttavia, una piena applicazione
del principio avverrà solo gradualmente. Le imprese del
settore elettrico già devono acquistare le quote di cui hanno
necessità, con l’eccezione degli impianti dei Paesi a più
basso reddito. Negli altri settori, invece, le imprese , devono
acquistare in proporzioni gradualmente crescenti le quote
oggetto del proprio fabbisogno.
Rispetto alla fase attuale, la porzione di quote da collocare
all’asta non diminuirà dopo il 2020. La proposta della
Commissione fissa al 57% questo share: ciò dà maggiori
certezze sul lato della pianificazione degli investimenti ed
accresce il livello di trasparenza per i partecipanti al mercato
all’interno ed all’esterno del sistema. Proseguire, inoltre, con
l’assegnazione di quote a titolo gratuito consente all’Unione
di perseguire target ambiziosi di riduzione delle emissioni,
Supply (cumulative, milions)
5000
E: Le imprese possono essere compensate per gli alti costi
dell’energia elettrica derivanti dall’EU ETS?
JD: La direttiva ETS già consente agli Stati membri di
compensare parzialmente e finanziariamente i cosiddetti
costi indiretti della CO2 trasferiti alle imprese ad alta
intensità elettrica nei processi produttivi. La proposta attuale
mantiene quest’approccio anche dopo il 2021, incoraggiando
attivamente gli Stati membri a compensazioni finanziarie,
tramite i proventi delle aste CO2. Ad oggi, ciascun Paese
decide il livello di compensazioni e come finanziarle, tramite
risorse nazionali, nel quadro delle normative sugli aiuti di
Stato. L’attuale set normativo UE di riferimento consente di
tenere conto delle specificità nazionali e regionali dei mercati
energetici, lasciando discrezionalità agli Stati membri di
decidere sull’uso più appropriato dei proventi delle aste.
E: In che modo l’EU ETS supporta l’innovazione a basso
contenuto di CO2 e la modernizzazione del settore energia?
JD: Fissando un tetto alle emissioni e con un prezzo del
carbonio, l’EU ETS crea un incentivo per le imprese ad investire
in tecnologie low carbon. Inoltre, i proventi delle aste di quote
di emissione sono utilizzati per finanziare l’innovazione a basso
contenuto di carbonio. L’attuale programma NER 300 favorisce
il sostegno finanziario a progetti innovativi su rinnovabili
e CCS. Con la proposta della Commissione per il post-2020,
il nuovo Fondo per l’Innovazione con 450 milioni di quote,
estenderà il supporto a progetti dimostrativi a basso contenuto
di CO2 per le tecnologie del settore energia e dell’industria. Un
altro fondo, Fondo per la modernizzazione sosterrà gli Stati
membri a più basso reddito nel modernizzare il proprio sistema
energetico.
Demand (cumulative, milions)
7000
6000
tutelando al contempo la competitività dell’industria, a
livello internazionale. Ciò garantendo il risultato ambientale,
evitando una fuga delle emissioni verso Paesi con politiche
climatiche meno ambiziose (carbon leakage).
7000
Free allocation
International credits
exchanged
6000
Cancellations
Verified emissions
5000
Free allocation (NER)
4000
Free allocation (10c)
4000
3000
NER 300
monetisation by EIB
3000
2000
Auctioning
2000
1000
Early autcioning
1000
0
Banking
0
Elementi 38
19
primo piano
Settore energetico
Senza una
visione strategica
si rimane al palo
INTERVISTA
A MARCO GAY
Presidente Giovani
Imprenditori Confindustria
Marco Gay
20
Elementi 38
Un esempio? Usare le royalty dall’estrazione di metano e petrolio dai giacimenti nazionali per creare un fondo sovrano.
Abbiamo un patrimonio enorme, facciamolo diventare davvero bene comune. I costi dell’energia sono alti. Chiediamo di
abbassarli non per “guadagnare di più”, ma per competere meglio: il made in Italy è il terzo marchio al mondo, abbiamo
prodotti che possono rafforzare la nostra presenza nei mercati internazionali.
di Jacopo Giliberto
Sollecita una politica energetica il presidente dei Giovani
imprenditori della Confindustria, Marco Gay. Torinese, 40 anni
a fine aprile, sposato, tre figli, Gay è anche vicepresidente
di Confindustria e vicepresidente della Digital Magics,
spa quotata all’Aim che opera come business incubator
italiano. “In Italia gli imprenditori subiscono forti divari di
competitività rispetto ai concorrenti, anche quelli europei –
ricorda Gay - un divario sul costo del lavoro, un divario per la
burocrazia - che impegna l’attività delle imprese in media per
26 giorni l’anno - e un divario forte per l’energia. È un tema,
quest’ultimo, su cui occorre costruire una visione comune
a livello europeo, nella quale possiamo far valere il nostro
punto di vista”.
E: In altre parole, presidente, serve una visione strategica?
MG: Sì, serve una forte visione strategica. A partire da due
aspetti che, credo, possano essere favoriti dalla revisione
costituzionale che ha reinserito l’energia tra le competenze
esclusive dello Stato. Primo: mettere un punto fermo al
concetto di “campanile”. Molto spesso il localismo, in assenza
di una visione generale e a caccia solo del consenso, finisce
per danneggiare il territorio. L’altro punto essenziale: serve
una politica industriale coraggiosa che faccia in modo di non
tenerci più ostaggio dei “comitati del no”.
E: Attenzione, Gay. Il processo che alimenta i comitati del no è
effetto del cambiamento della società, ed è irreversibile.
MG: Certamente, ma il “no-a-tutto” non deve diventare
un fenomeno di costume che tiene in ostaggio la politica
nella scelta sciagurata del “non decidere”. Ci troviamo
davanti a segnali timidi di ripartenza del Paese: in questo
momento invece di freni inutili abbiamo bisogno di una
politica industriale che abbia una visione di medio e lungo
termine. Nessuno ha la pretesa - e soprattutto non è compito
delle imprese – di prendere decisioni di governo, ma la voce
dell’economia reale deve essere ascoltata nelle politiche
energetiche, che creano sviluppo, occupazione, crescita e
capacità di nuovi insediamenti industriali.
E: Un esempio di una visione strategica nell’energia?
>
Elementi 38
21
MG: Le farò un esempio che mi sta a cuore per sottolineare
l’impatto che le politiche energetiche possano avere anche
dal punto di vista sociale: usare le royalty dall’estrazione di
metano e petrolio dai giacimenti nazionali per creare un
fondo sovrano. Abbiamo un patrimonio enorme, facciamolo
diventare davvero bene comune.
E: Un fondo sovrano con le royalty? Che farne?
MG: Si potrebbero finanziare politiche sociali di “welfare”,
investimenti in fonti rinnovabili e soprattutto la nostra spesa
pensionistica. È quello che fa la Norvegia, il primo paese
petrolifero europeo. Oggi siamo nel vivo del dibattito sulle
buste arancioni dell’Inps, con le quali si dà ai cittadini un
calcolo prospettico relativo a una situazione previdenziale
che cambierà probabilmente fra breve, basate peraltro su
ipotesi di occupazioni che potranno mutare repentinamente.
È questo il futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli? Non
sarebbe più corretto usare il patrimonio del nostro sottosuolo
per alimentare la spesa pensionistica? Le stesse risorse poi
potrebbero liberare quegli investimenti per le energie
rinnovabili. Insomma, anche per questo il Titolo Quinto della
Costituzione va rivisto per ridare all’Italia quella visione
strategica che abbiamo perso.
questa voglia di nuovi muri. Perciò la libera circolazione
dell’energia è un capitolo strategico essenziale, al pari della
realizzazione di infrastrutture come la banda larga. Una
politica energetica esige una visione europea, ben di più che
solo “europeista”.
E: Voi imprenditori parlate spesso della competitività. Come si
articola ciò sul tema energetico?
Mv Abbiamo un divario sui costi dell’energia di circa il 20%
rispetto ai colleghi europei, e anche più alto se guardiamo
a competitor internazionali. Se aggiungiamo il costo del
lavoro, la burocrazia, le strategie di sviluppo, la situazione
è drammatica. Speriamo che con il ministro Calenda
qualcosa si muova. Perché questi divari di competitività
non si trasformano tanto in perdita di profitti, quanto in
mancate opportunità di lavoro e di mercato. Per questo
quando chiediamo di abbassare i costi dell’energia non
è per “guadagnare di più”, ma per competere meglio: il
made in Italy è il terzo marchio al mondo, abbiamo prodotti
che possono rafforzare la nostra presenza nei mercati
internazionali.
E: Quindi l’energia non deve limitarsi alla valenza locale?
E: Lei è socio di un incubatore di imprese. Ne fa un cenno?
MG: Certo che no: le politiche energetiche non possono che
avere una dimensione europea. L’integrazione comunitaria è il
desiderio di una generazione intera - che in parte rappresento
- nata in un’Europa unita che vogliamo contribuire a
rafforzare, costruendo gli Stati Uniti d'Europa. E l’energia è
uno dei capitoli principali in questa architettura d'Europa.
Noi italiani godiamo di una posizione geografica eccezionale,
davanti a economie come quelle africane che saranno in
crescita nei prossimi decenni; grazie alla nostra posizione e
alla nostra rete di infrastrutture energetiche potremmo essere
uno hub energetico naturale, passando dall’essere mercato
di consumatori a snodo strategico, con vantaggi per tutta
la distribuzione energetica del Paese. Perché la soluzione
resta sempre l’Europa, anche in questo tempo di difficoltà
in cui c’è chi torna a parlare di barriere e di dazi proprio nel
momento in cui tutti noi europei, con le trasformazioni che
sono in corso, abbiamo bisogno di un mercato libero delle
idee, delle persone, dei beni, dei capitali. Per un 40enne come
me, il ricordo più vivido è la caduta del muro di Berlino sotto
le picconate; siamo una generazione alla quale mette i brividi
22
Elementi 38
MG: C’è un mondo di giovani imprenditori che crea start-up,
apre imprese, investe con determinazione nel proprio
territorio. Per esempio in Digital Magics uno dei settori in cui
stiamo investendo con partner specializzati è il mondo delle
start up EnergyTech. Perché si rivolge a quell’enorme capitale
umano delle nuove leve imprenditoriali, che possono essere
partner strategici per le imprese energy intensive. Queste
nuove imprese possono dare opportunità alla manifattura
italiana: la new economy può essere un volano per l’old
economy.
primo piano
Il gas senza
i “take or pay”
A TU PER TU
CON CARLO MALACARNE
Presidente Snam
Integrazione dei mercati Gnl, biometano: come garantire la
sicurezza degli approvvigionamenti in un mercato sempre
più “spot”
di Gabriele Masini
Carlo Malacarne
24
Elementi 38
Il mercato del gas è sempre più orientato verso i contratti di
breve termine. Una vera e propria rivoluzione se si confronta
il peso che ancora oggi hanno i contratti take or pay di lungo
periodo nel mercato e sui bilanci delle società che importano.
Questo cambiamento rende necessaria l’integrazione dei
mercati nazionali e regionali e una maggiore diversificazione
delle fonti di approvvigionamento. In quest’ottica, e
considerando l’importanza del gas naturale nella transizione
verso un’economia low carbon, sarà sempre più in primo piano
l’importanza di due “nuove” modalità di sfruttamento del gas:
il biometano e il Gnl per i trasporti, sotto la spinta degli obiettivi
europei per le rinnovabili e della progressiva contrazione dei
consumi di petrolio. Anche in quella che sembra essere la
roccaforte più inespugnabile del greggio, ovvero la mobilità. Di
tutto questo abbiamo parlato con Carlo Malacarne, presidente di
Snam, primo operatore italiano e globale nel trasporto del gas.
E: Cosa comporta il tramonto del modello take or pay nel
mercato internazionale del gas, in particolare dal punto di
vista della sicurezza degli approvvigionamenti? Si va verso un
mercato esclusivamente di breve termine?
CM: La tendenza è questa. La significativa contrazione della
domanda negli ultimi anni, unita all’esigenza degli utenti
del sistema gas di prodotti sempre più “su misura”, hanno
creato i presupposti per un ricorso massiccio ai contratti spot
rendendo il mercato estremamente liquido e orientato al
breve termine. Alla luce di ciò, per rafforzare la sicurezza degli
approvvigionamenti sarà fondamentale concludere il processo
di integrazione dei singoli mercati energetici. Per farlo da un
lato occorre completare i corridoi europei e rendere effettiva
l’interconnessione delle reti nazionali, dall’altro si dovrà
lavorare per garantire un’ulteriore diversificazione delle fonti
di approvvigionamento. I due interventi sono complementari: i
corridoi sud-nord ed est-ovest potranno essere sviluppati solo se
il network europeo sarà connesso ai paesi dell’area nordafricana
e mediterranea e soprattutto al bacino del Mar Caspio. Oltre che
ai terminali di rigassificazione europei oggi sotto-utilizzati.
E: Come giudica il cammino fatto fin qui dall’Europa verso
una condivisione delle regole e delle politiche sul fronte
dell’approvvigionamento e della creazione di un mercato unico
del gas? E cosa pensa della proposta di un “vaglio preventivo”
di Bruxelles sui contratti di fornitura?
CM: La Commissione Ue sta facendo grandi sforzi per rendere
concreto il progetto di Unione Europea dell’Energia, che
garantirebbe piena interoperabilità tra i singoli sistemi
nazionali, rafforzando la sicurezza degli approvvigionamenti.
Stiamo assistendo a un’evoluzione regolatoria positiva diretta
all’armonizzazione delle normative in una logica sovranazionale,
con l’obiettivo di favorire la liquidità, la concorrenza e la
trasparenza dei mercati. Sono passaggi importanti anche perché
consentono di ridurre i “colli di bottiglia” ancora esistenti in
alcune regioni europee e comportano, quindi, una maggiore
possibilità di interscambio tra i diversi Paesi.
I numeri della produzione
Gas naturale
In milioni di metri cubi/giorno
150,0
137,5
134
130
125,0
112,5
2015
+3,1%
2016
100,0
E: Nord Stream, South Stream, TurkStream, Tap. I nuovi progetti
di interconnessione est-ovest sono numerosissimi, senza contare
quelli che riguardano il Mediterraneo orientale. Per “ripagare”
questi investimenti serve però un certo grado di certezza che
l’Europa andrà a gas almeno per un po’ di decenni a venire. Con
gli obiettivi della COP21, possiamo essere sicuri che sarà così?
CM: Nel mix energetico globale, il gas naturale è destinato ad
avere un ruolo sempre più forte nel medio-lungo termine perché
è il combustibile migliore per garantire, da un lato, la sicurezza
delle forniture e, dall’altro, la transizione verso la low carbon
economy. Non è un caso che il rapporto della Commissione Ue
sullo stato dell’arte dell’Unione indichi la necessità di alcune
misure supplementari per raggiungere gli obiettivi di riduzione
delle emissioni nei tempi prefissati, in cui le infrastrutture che
l’Europa considera strategiche – i cosiddetti PCI (Projects of
Common Interest) apportano un contributo importante. Un’altra
di queste misure può essere sicuramente il biometano, un
combustibile ancora più pulito del gas naturale tradizionale, in
grado di dare un apporto positivo a un’economia fondata sulla
sostenibilità e sulla circolarità nell’utilizzo delle risorse.
E: Cosa pensa del business del Gnl small scale? Secondo alcuni il
metano liquefatto può aspirare a sostituire i prodotti petroliferi
nei trasporti in un tempo relativamente breve.
CM: Nelle prossime decadi è prevista una progressiva contrazione
dei consumi di petrolio a favore di un maggior utilizzo del gas
naturale. Diversi studi ipotizzano che entro il 2035 il trasporto
internazionale di GNL possa raggiungere la quota di quello che
viaggia attraverso i metanodotti. L’ampia disponibilità di gas
naturale liquefatto sui mercati globali apre le porte all’impiego
del gas anche nei trasporti stradali e marittimi; tutti questi
elementi daranno il via a una nuova fase di sviluppo per il GNL,
che negli ultimi anni è arrivato con il contagocce in Europa ma
che, complice anche un aumento della domanda a fronte del
declino della produzione interna, tornerà a svolgere un ruolo
importante.
Elementi 38
25
primo piano
Mercato elettrico
Libero e
concorrenziale?
Con fossili e
rinnovabili
A COLLOQUIO
CON SIMONE MORI
Presidente
di Assoelettrica
di Piergiorgio Liberati
Simone Mori
26
Elementi 38
“Il settore elettrico deve avere una sola voce. È negli interessi
tanto delle imprese, quanto dei consumatori finali e delle stesse
autorità di regolazione”. Simone Mori, Presidente di Assoelettrica
dal 13 maggio scorso, è convinto che fonti tradizionali e fonti
rinnovabili debbano lavorare insieme per lo sviluppo di un nuovo
mercato energetico. Proprio per questo spiega ad Elementi che il
suo primo passo è stato quello di firmare un protocollo d’Intesa
tra Assoelettrica e AssoRinnovabili”.
E: Una novità che non tutti si aspettavano…
SM: Si deve tener sempre ben presente che Assoelettrica associa
tutti i maggiori player del settore delle rinnovabili e non soltanto
quelli del comparto termoelettrico. Tanto che, in realtà, le
naturali divergenze d’opinione che si possono verificare tra
Assoelettrica ed AssoRinnovabili sono comunque presenti anche
al nostro interno.
E: Eppure in Italia fonti fossili e rinnovabili da sempre vengono
messe in contrapposizione, specie quando si parla di sussidi.
Come superare questo gap?
SM: Abbiamo previsto che Assoelettrica si associ ad
AssoRinnovabili e viceversa. Il Presidente di Assoelettrica ed un
altro suo esponente andranno a sedere nel Comitato Esecutivo
di assoRinnovabili, così come il Presidente ed un altro esponente
di AssoRinnovabili siederanno nel Comitato Strategico di
Assoelettrica. Ma soprattutto, d’ora avanti le due associazioni
lavoreranno congiuntamente su tutti i temi di maggiore
rilevanza, allo scopo di muoversi sempre in modo coordinato,
nella prospettiva di arrivare entro un anno ad una vera fusione.
In futuro i mondi della produzione, della distribuzione e della
vendita dell’energia elettrica, dovranno presentarsi in maniera
unitaria e proporre interventi e soluzioni condivise da tutti gli
operatori.
E: A proposito di futuro. Con l’uscita della maggior tutela e
dall’incontro dell’Ict con il settore dell’energia, può nascere un
nuovo modello di mercato energetico. Secondo lei quanto ci
vorrà affinché questo processo raggiunga la piena maturità?
SM: Difficile rispondere. Basti pensare a quanto accaduto dopo
l’apertura del mercato elettrico: prima la grande stagione degli
investimenti per il rinnovamento del parco termoelettrico, poi
il tumultuoso sviluppo delle rinnovabili, del fotovoltaico in
particolare, quindi il rovesciamento dei paradigmi tradizionali:
centrale – trasmissione – distribuzione – consumo finale e la
crescita della generazione diffusa. Infine la crisi economica e la
riduzione della domanda elettrica.
Soltanto la prima di queste fasi era in qualche misura prevista.
La verità è che i mercati si muovono più svelti delle norme e spesso
dei piani di sviluppo delle imprese. Ciò detto, si deve rimarcare che
il mercato elettrico italiano è uno dei più aperti e vivaci d’Europa.
Di strada, e nella direzione giusta, ne abbiamo fatta parecchia,
anche su altri fronti, come la digitalizzazione delle infrastrutture –
penso ai contatori elettronici di seconda generazione – ma anche
sul lato dell’efficientamento, che ha portato ad una riduzione
dell’intensità energetica ed insieme ad un aumento della
penetrazione elettrica.
E: Visti i costi fissi della bolletta, davvero l’uscita dalla maggior
tutela può costituire un’opportunità per i consumatori?
SM: Assolutamente sì. E per almeno due motivi. Il primo è
che il mercato genera sempre un circuito virtuoso, stimolando
offerte migliori in termini di prezzi e di servizi, promuovendo
l’innovazione tecnologica e rendendo i consumatori più
consapevoli. Il secondo motivo è che l’uscita dalla maggior tutela
è stata preceduta dalla riforma del sistema tariffario, grazie alla
quale gli oneri di sistema verranno gradualmente spalmati in
misura proporzionale su tutti gli utenti finali e non più in base alla
potenza disponibile ed all’energia fatturata. Questo comporta
che i consumatori che intenderanno approfittare dei vantaggi del
vettore elettrico in termini di efficienza e di minori costi – pompe
di calore, cucine a induzione – potranno godere dei vantaggi di un
mercato totalmente liberalizzato. Elettrificare i consumi, spostare
la domanda da altre fonti a quella elettrica è il modo più efficace
per risparmiare energia.
E: Cosa ne pensa del capacity market? Il mondo delle rinnovabili
lo vede come un regalo ai cicli combinati, messi in crisi dal boom
dell’energia verde, in particolare fotovoltaico ed eolico. È così?
SM: No. Voglio citare una frase pronunciata dal Presidente
dell’Autorità Guido Bortoni nel corso della nostra assemblea,
tenutasi a maggio a Milano. Egli ha descritto il capacity market
come un elemento della più generale questione delle fonti
rinnovabili e non come un problema degli operatori termoelettrici.
Nessuno sta chiedendo regali o sovvenzioni: il capacity serve al
sistema elettrico nel suo complesso per garantirne la sicurezza. Le
fonti rinnovabili non programmabili hanno bisogno del capacity
così come un ciclo combinato ha bisogno del gas per produrre
energia elettrica. Oltre tutto il modello messo a punto in Italia ha
ottenuto un sostanziale via libera da Bruxelles ed è considerato
un esempio di buona pratica su scala europea, proprio perché
supera la logica del sussidio, comunque necessario in passato
per garantire economicità a centrali costrette a produrre per
pochissime ore al giorno, e propone un sistema di mercato aperto
alla competizione dove a vincere sarà chi è più efficiente.
Elementi 38
27
faccia a faccia
Braga
Più rinnovabili
e attenzione all’ambiente
VERSUS
Crippa
Ridurre
il fabbisogno energetico
CHIARA BRAGA
Deputata, responsabile
Ambiente PD
DAVIDE CRIPPA
Deputato e membro
M5S della Commissione
Ambiente della Camera
VS
di Roberto Antonini
Chiara Braga
28
Davide Crippa
Elementi 38
Due (e anche più di due) visioni del Paese e della politica, ma un
impegno comune nell'evoluzione dell'Italia verso un'economia
a minor tasso di carbonio. Il confronto tra Partito democratico e
Movimento 5 stelle è spesso assai aspro nelle aule parlamentari,
ma in questo confronto tra Chiara Braga, deputata e responsabile
Ambiente della segreteria Pd, e Davide Crippa, deputato e
membro M5S della commissione Ambiente della Camera, tra le
posizioni assai diverse emergono anche punti di contatto. Ad
esempio sulla necessità di una Strategia energetica nazionale che
sia davvero low carbon e rivolta a un futuro più sostenibile, anche
alla luce dei nuovi scenari internazionali.
E: L’Italia è il paese del sole e ora anche del solare, ma la crescita
rallenta. E’ giusto ridurre gli incentivi perché il fotovoltaico è a
mercato o è un errore che azzoppa il settore?
BRAGA - Le scelte fatte in tempi recenti hanno via via ridotto la
mole degli incentivi, puntando a una sostenibilità di mercato.
Penso che il sistema si sia stabilizzato, anche dopo alcuni
contraccolpi non facili come lo spalma-incentivi. Quello che si
aspettano gli operatori del fotovoltaico non sono nuovi incentivi,
ma stabilità delle norme e un quadro regolatorio più chiaro e
meno penalizzante, che aiuti anche a superare alcune storture del
passato.
CRIPPA - Dire che la crescita del fotovoltaico rallenta mi sembra
un’analisi più che ottimistica dell’attuale mercato italiano. Il
conto energia per l’installazione del fotovoltaico è terminato a
metà del 2013. Il governo si vanta di aver raggiunto in anticipo
l’obiettivo del 2020 ma l’energia prodotta da rinnovabili, escluso
l’idroelettrico, nell’ultimo anno è cresciuta di uno zero virgola.
E: Tra le principali criticità segnalate dagli operatori le norme
‘ballerine’ dell’Italia che spaventano gli investitori internazionali:
cosa fare per ricreare fiducia?
CRIPPA - Abbiamo perso la certezza del diritto tant’è che il
contratto stipulato tra cliente e Gse risulta modificato in maniera
unilaterale da parte dello Stato. Così è normale che gli investitori
abbiano perso interesse. Dobbiamo ristabilire il concetto di
programmazione di lungo periodo ed evitare soluzioni a effetto.
BRAGA - La chiarezza e la stabilità delle norme sono un valore
fondamentale e credo si debba lavorare per ridurre margini di
>
Elementi 38
29
incertezza che rischiano di scoraggiare investimenti importanti.
Questo non vuol dire abbassare l’asticella delle regole, ma
semplificare la loro applicazione e chiarire il quadro delle
competenze tra soggetti e livelli istituzionali che in molti casi
entrano in conflitto. Penso che le norme sulla regolamentazione
delle procedure delle conferenze dei servizi, relative ai processi
autorizzativi, vadano nella direzione giusta.
I consumi elettrici in Italia
in TWH
340
339
335
330
328
E: Bene fotovoltaico, ma quali sono gli altri settori delle
rinnovabili su cui puntare?
320
BRAGA - Potenziamento dell’eolico e del solare certamente, ma
anche geotermia a bassa entalpia, curando ovviamente l’impatto
ambientale degli impianti.
CRIPPA - Il faro del percorso energetico del nostro paese in primis
deve essere il concetto della riduzione del fabbisogno energetico.
Il programma energetico M5S prevede una riduzione complessiva
del fabbisogno energetico del 37% al 2050 e in questo senso
le ricadute sono evidenti: ogni miliardo investito in efficienza e
rinnovabili, (dati Enea, relazione 2013), porta 15-17 mila di posti di
lavoro. Non dovranno essere stabilite priorità slegate dal contesto
in cui le tecnologie devono inserirsi.
E: Le riforme costituzionali avranno un impatto notevole sulla
questione energetica, ricentralizzando le decisioni, sottraendo
potere alle Regioni ma aprendo, ad esempio, al debat publique:
sarà un bene o un male per le strategie energetiche italiane?
CRIPPA - Il problema sarà comprendere come verrà gestito il debat
publique, dato che sembra orientato a un semplice parere dei
cittadini senza alcun tipo di conseguenza.
BRAGA - Io ritengo che sia una scelta corretta: un grande
Paese come l’Italia deve avere una sola politica energetica; anzi
l’ambizione è di avere presto una vera politica energetica europea.
Per le caratteristiche del nostro Paese occorre agire in maniera
coordinata, non lasciando alle singole Regioni la responsabilità,
e l’onere, di fare scelte in questo campo, spesso più motivate
dalla ricerca del consenso locale che non dall’interesse generale:
penso ad esempio ai ritardi con cui rispondiamo alle esigenze di
connessione delle grandi reti energetiche europee. Questo però
non significa mortificare il coinvolgimento delle istituzioni e
nemmeno dei portatori di interesse locale, come possono essere le
associazioni di cittadini, nella definizione delle scelte più rilevanti.
Il debat publique, sul modello francese, introdurrà anche nel
nostro ordinamento un’innovazione importante; per questo è
fondamentale che venga utilizzato per le sue finalità: costruire
condivisione e se possibile consenso sulle opere più rilevanti, come
sono quelle energetiche, per realizzarle e realizzarle meglio.
30
Elementi 38
318
309
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
Fonte: Enel
E: Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere una Strategia
energetica nazionale (Sen) che aggiorni quella approvata nel
2013 alla luce dei nuovi scenari?
BRAGA - La Sen approvata a pochi giorni dalla fine del governo
Monti, pur risalendo solo a qualche anno fa, è figlia di un’altra
epoca. L’Italia deve tener conto degli impegni che si è assunta a
livello europeo con il pacchetto clima-energia al 2030. La strada
tracciata è quella della transizione da un modello energetico
ancora fortemente dipendente dalle fonti fossili a uno basato
su aumento delle rinnovabili e su migliori prestazioni in termini
di efficienza energetica. Questo ultimo è il vero punto di forza
su cui anche l’Italia deve scommettere, avendo spazi enormi di
miglioramento.
CRIPPA - La Sen approvata dal duo Clini-Passera è una strategia
che il governo considera valida ed efficace. Peccato che preveda
un rilancio delle trivellazioni, un incremento delle infrastrutture
di approvvigionamento di gas, tanto da scrivere che l’Italia
diventerà hub europeo del gas, quando già oggi abbiamo
contratti di fornitura take or pay in surplus rispetto al nostro
fabbisogno. Il programma energetico M5S potrà avere effetto sul
sistema energetico dal 2020, ma già nell'arco di una legislatura
sarà possibile azzerare il consumo di carbone, con la chiusura
delle 14 centrali e degli inceneritori. Nel medio periodo sarà
favorita la migrazione dei consumi termici verso l’elettrico, in
particolare per l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Dovrà
essere risolta la dipendenza dei trasporti dai prodotti petroliferi:
trasporto collettivo e mobilità elettrica. Al 2040 petrolio fuori dal
sistema (2050 per agricoltura e aviazione ). Progressivamente le
fonti rinnovabili sostituiranno le altre fonti, al 2050 dovranno
essere unica fonte interna. È una manovra anche economica
che presuppone una domanda interna necessaria e utile a far
ripartire un economia ormai obsoleta.
Energia dal sole
per lo sviluppo sostenibile
HFV La Società nasce nel 2009 da una felice
collaborazione tra F2i - fondo di investimento italiano
partecipato da istituzioni finanziarie di primaria importanza
e Novenergia, fondo portoghese specializzato nelle
rinnovabili.
La società sta affrontando la fase di consolidamento del
settore con operazioni di M&A che la vedranno a fine anno
sicura protagonista.
HFV lavora per la crescita del Paese, consapevole che
dall’energia
sostenibile dipenda il futuro di ognuno di noi.
www.hfvspa.com
speciale SPID
Il nuovo modello anagrafico del GSE
Un approccio
comune al
cambiamento
di Annalisa Bottani, Alessia Togna e team Alfiere
Semplificazione, innovazione e digitalizzazione. Queste
sono solo alcune delle leve strategiche su cui il governo
sta puntando per riformare la Pubblica Amministrazione e
garantire a cittadini e imprese servizi più efficienti e integrati,
contribuendo alla crescita socioeconomica e culturale del
nostro Paese e colmando il gap di competenze digitali
rispetto agli standard europei.
32
Elementi 38
SPID: il percorso tracciato dall’AgID in materia di
Identità Digitale
In tale contesto si inserisce SPID - Sistema Pubblico di Identità
Digitale, un’infrastruttura “abilitante e immateriale” istituita
dall’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che sostiene la
diffusione dell’alfabetizzazione e dell’innovazione digitale,
curando l’implementazione del Sistema Informativo della
Pubblica Amministrazione, adottando strumenti e soluzioni in
grado di ridurre i costi e ideando iniziative progettuali volte a
migliorare l’erogazione dei servizi online offerti dalla PA stessa.
SPID, lanciato a aprile scorso, consentirà ai cittadini e alle
imprese di accedere mediante un’unica Identità Digitale,
costituita da specifiche credenziali - ossia “nome utente” e
“password” - ai servizi online pubblici e privati in maniera
semplice, sicura e veloce. Il Progetto ha visto anche la creazione
di una community dedicata, aperta a tutti coloro che sono in
possesso di un’Identità Digitale o che desiderano attivarla.
Secondo il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica
Amministrazione Marianna Madia, “il nostro obiettivo è Italia
Login: un pin unico che dovrà diventare per tutti quello che è
adesso il codice fiscale e che consentirà di lasciarci alle spalle la
doppia F, ovvero file e faldoni. SPID ci consente infatti di usare
l’innovazione legandola non alla parola obblighi bensì alla
parola diritti.”
Entro la fine dell’anno 2017 tutte le Pubbliche Amministrazioni
aderiranno al Sistema, garantendo l'identificazione informatica
degli utenti attraverso l'uso di SPID. Le modalità di adesione
sono stabilite dai Regolamenti di AgID.
>
Elementi 38
33
speciale SPID
Come funziona SPID?
Il Sistema SPID, che assicura la piena tutela dei dati personali
dell’utente senza alcuna tipologia di profilazione, è un insieme
aperto di soggetti pubblici e privati che, previo accreditamento
da parte dell’AgID, gestiscono i servizi di registrazione e la messa
a disposizione delle credenziali e degli strumenti di accesso in
rete a favore di cittadini e imprese per conto delle Pubbliche
Amministrazioni.
I servizi cui si può accedere da PC, smartphone e tablet sono
molteplici: dalle prenotazioni sanitarie alle iscrizioni scolastiche,
dalla situazione contributiva alle pratiche di impresa. Secondo
alcune stime 3 milioni di cittadini saranno dotati di SPID entro la
fine del 2016 e 10 milioni entro il 2017.
L’Identità Digitale viene rilasciata ai cittadini e alle imprese
richiedenti da parte dei Gestori di Identità Digitale, soggetti
accreditati da AgID che gestiscono l’autenticazione degli utenti
e che possono essere scelti liberamente dagli stessi. Tra i Gestori
accreditati rientrano InfoCert, Poste e Tim, ma ulteriori soggetti
potranno fare richiesta di accreditamento all’AgID, purché in
possesso dei requisiti previsti.
Tra le Amministrazioni che hanno aderito al nuovo sistema di
login ricordiamo, tra le altre, l’Agenzia delle Entrate, l’INPS,
l’INAIL, il Comune di Venezia, Equitalia, l’Università degli Studi
di Roma "La Sapienza", la Regione Toscana, la Regione EmiliaRomagna e la Regione Friuli-Venezia Giulia.
Tre i livelli di Identità SPID, distinti in base al grado di sicurezza
richiesto per l’accesso. Il primo consente l’autenticazione tramite
34
Elementi 38
il “nome utente” e la password scelti dall’utente. Il secondo
livello permette l’autenticazione tramite “nome utente”,
password e la creazione di una One Time Password inviata
all’utente, mentre il terzo tramite “nome utente”, password e
smart card.
Ogni gestore può scegliere differenti modalità per verificare
l’identità: è possibile esibire un documento di identità,
confermando la propria adesione attraverso un apposito
modulo; assicurare l’identificazione informatica tramite
documenti digitali che prevedono il riconoscimento a vista (ad
esempio, la carta elettronica/CNS); sottoscrivere il modulo di
adesione con una firma elettronica qualificata o con la firma
digitale, accompagnato dalla carta d’identità.
SPID non comporterà ulteriori oneri economici per le Pubbliche
Amministrazioni: queste ultime, infatti, non dovranno più
gestire l’autenticazione degli utenti poiché sarà effettuata dai
gestori di identità che forniranno il servizio di autenticazione a
titolo gratuito.
Tale strumento subirà una significativa evoluzione nel corso
del tempo, determinando una vera rivoluzione nell’ambito
dei servizi e garantendo massima attenzione alle esigenze del
cittadino e delle imprese.
Un processo che molti enti e istituzioni hanno già intrapreso
e stanno consolidando al fine di raggiungere gli ambiziosi
obiettivi di semplificazione e digitalizzazione definiti.
Digitalizzazione e trasparenza: le parole chiave del
cambiamento avviato dal GSE
Tra questi soggetti rientra anche il Gestore dei Servizi Energetici
- GSE S.p.A. che, con oltre 15 miliardi di fatturato nel 2015, ha
avviato un percorso complesso di revisione dei processi per
garantire la gestione costante dell’esercizio di oltre un milione
di rapporti contrattuali legati ai “servizi energetici” erogati
nell’ambito dei meccanismi di incentivazione e di sostegno alle
fonti rinnovabili e all’efficienza energetica.
Tali servizi non consistono solo nel riconoscimento degli
incentivi erogati all’operatore, ma prevedono anche la
gestione delle convenzioni stipulate, che possono avere una
durata annuale in caso di gestione dell’energia ritirata dagli
impianti fino ad arrivare ad oltre 20 anni, come avviene, ad
esempio, per le attività relative allo smaltimento e al recupero
dei pannelli degli impianti (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche
ed Elettroniche – RAEE).
Nel corso del periodo di incentivazione, infatti, il GSE si occupa
della gestione delle modifiche tecniche e degli interventi
di manutenzione apportati agli impianti, di modifiche
amministrative quali, ad esempio, la cessione del credito che
consente di trasferire la titolarità dei crediti vantati verso il GSE
ad un Soggetto Cessionario e i cambi di titolarità dei contratti.
Nella gestione ordinaria attuata dal GSE rientrano anche
gli adeguamenti normativi che regolano il settore nel suo
complesso.
Tale complessità e la gestione di soggetti e impianti
profondamente eterogenei beneficiari di incentivi hanno
determinato la necessità di dare impulso alla definizione di
nuovi modelli di governance, attraverso l’analisi e la revisione
dei processi di business, degli ambiti di re-engineering e la
relativa predisposizione e formalizzazione di modelli operativi
volti a garantire la predisposizione di un pacchetto di servizi
integrati a favore degli operatori.
I diversi servizi forniti in ambito energetico hanno, infatti,
portato il GSE ad affrontare il cambiamento e la complessità
ad esso correlata. In particolare, nel corso degli anni, alla luce
dell’evoluzione normativa, la Società ha dovuto implementare
in tempi rapidi differenti applicativi informatici per la gestione
dei singoli meccanismi incentivanti ai fini della gestione sia
delle anagrafiche sia dei contratti. Tale contesto ha reso più che
mai necessaria la convergenza dei dati caratteristici rispetto ad
entità ben definite quali, ad esempio, “impianto”, “operatore”,
“contratto” etc. In prospettiva il patrimonio in materia
energetica del GSE e il ruolo strategico svolto nel processo
di erogazione degli incentivi possono essere maggiormente
valorizzati attraverso l’interoperabilità con altre basi dati della
Pubblica Amministrazione (Agenzia delle Entrate, MIPAA,
Catasto etc.) che dispongono di informazioni utili in un’ottica di
scambio tra le parti, anche ai fini dell’avvio di azioni puntuali di
monitoraggio. Tale gestione potrà anche aumentare la capacità
del GSE di dissuadere gli operatori dall’adottare comportamenti
fraudolenti.
La Società si è attivata per assicurare il pieno allineamento delle
basi dati, attraverso la definizione di un modello di Master Data
Management centralizzato che eviti duplicazioni informative
e possa limitare i disagi operativi ed eventuali ricadute
economiche a carico degli operatori di settore e del Sistema nel
suo complesso.
>
Elementi 38
35
speciale SPID
Il nuovo Modello di Anagrafica Unica del GSE nella
direzione di SPID
In questo ambito si inserisce l’impegno del GSE che intende
introdurre un meccanismo di accesso unico e semplificato a
favore degli operatori, in linea con il riassetto in atto nel mondo
della Pubblica Amministrazione e con le esigenze poste da SPID.
Il processo di riconoscimento degli incentivi a sostegno delle
fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica presenta, infatti,
una struttura particolarmente complessa. I beneficiari di tali
meccanismi - persone fisiche, persone giuridiche o Pubbliche
Amministrazioni - possono avvalersi di intermediari che
interagiscono con il GSE sia per la presentazione delle richieste
di incentivazione sia per la gestione in esercizio, dal punto di
vista tecnico-amministrativo, delle Convenzioni stipulate.
Possono, inoltre, essere oggetto di incentivazione o di qualifica
numerose tipologie di strutture o interventi caratterizzati da
peculiarità fisico-tecniche differenti tra cui, ad esempio, sezioni
e/o impianti di produzione di energia elettrica e di biometano,
interventi di efficienza energetica presso siti e immobili, Unità di
Cogenerazione, Sistemi Efficienti di Utenza - SEU etc.
In tale ottica si è resa necessaria la definizione da parte del
GSE di un nuovo modello di Anagrafica Unica in grado di
offrire una struttura standardizzata per entità e attributi,
indipendentemente dalla tipologia di meccanismo incentivante
e di soggetto richiedente.
L’obiettivo è anche quello di assicurare una piena
armonizzazione delle informazioni anagrafiche presidiate anche
da altri soggetti del settore energetico (ad esempio, Terna
S.p.A. e i gestori di rete). La razionalizzazione di tale modello
permetterà di ridurre i costi di gestione e di manutenzione delle
basi dati, delle tempistiche e dei costi di implementazione delle
Il Progetto Alfiere
Mira a coinvolgere tutte le Strutture aziendali, determinando un forte impatto sullo sviluppo della Società. In
particolare, l’obiettivo è quello di dare impulso ad una
nuova fase di cambiamento che vedrà una maggior focalizzazione sui processi relativi alle diverse progettualità e ai meccanismi incentivanti e sulla comunicazione
interna/esterna, attraverso la definizione di una cultura
orientata al change management. A tale scopo, è stato
istituito un Team dedicato, composto da figure professionali interne al GSE, che ha il compito di implementare e attuare le attività previste.
36
Elementi 38
nuove funzionalità, in un’ottica modulare.
Reingegnerizzando le anagrafiche, sarà, inoltre, possibile
perseguire uno dei pilastri della nuova visione della Pubblica
Amministrazione e, in particolare, del GSE: la trasparenza.
Da una parte, si darà, infatti, avvio all’analisi dei dati di
incentivazione da diversi punti di vista (operatore, impianto,
meccanismo incentivante etc.), ottimizzandone la gestione
interna al fine di evitare rischi operativi o un disallineamento
nella gestione del sistema delle anagrafiche. Dall’altra, gli
operatori potranno disporre di un customer profile aggiornato
in tempo reale, contenente sia le informazioni anagrafiche sia i
dati fisici ed economici relativi a tutte le Convenzioni stipulate
con il GSE.
Il nuovo modello di Anagrafica Unica ideato e predisposto dal
GSE per gestire agevolmente i flussi informativi e le banche
dati inerenti ai diversi meccanismi incentivanti e per garantire,
nel contempo, agli operatori coinvolti servizi integrati di
eccellenza si pone, dunque, in linea con le logiche e la ratio che
animano SPID.
Il processo avviato costituisce, dunque, una preziosa
opportunità in quanto risulta propedeutico all’adesione del
GSE al Sistema Pubblico di Identità Digitale - SPID che avverrà
entro i termini indicati dalla normativa di riferimento.
A seguito di tale fase, la Società, in coerenza con i processi di
semplificazione e innovazione individuati dal governo, non
solo potrà garantire ai propri business partner un servizio
integrato e “allineato” in termini di dati, informazioni e
processi, ma darà loro la possibilità di accedere ai servizi
legati ai meccanismi incentivanti, tra cui, ad esempio, la
presentazione delle istanze e la gestione dei diversi rapporti
contrattuali, non più attraverso singoli Portali messi a
disposizione dal GSE, ma mediante l’interfaccia unica di SPID,
che si configura quale modalità semplificata e integrata di
accesso a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione.
PIANETA
TERRA
il
PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO
Mensile di informazione
scientifica e cultura
dell’ambiente, dell’energia
e delle fonti rinnovabili
Il PIANETA
TERRA ospita
• la Newsletter dell’
• carta, penna e diritto
rubrica dedicata ai temi giuridici e legislativi in cui si
alterneranno avvocati esperti di settore
• i membri del
raccontano
si alterneranno le opinioni dei membri di questo
importante istituto di rappresentanza del comparto
energetico
Dà voce ogni mese ad autorevoli personalità del
settore energetico
Redazione - Pubblicità [email protected]
www.ilpianetaterra.it
sistema idrico
Efficienza del
sistema idrico e
lotta alle perdite
IL PARERE
DI SIMONE BARNI
Vicepresidente
di Publiacqua
di Tommaso Tetro
Simone Barni
>
Elementi 38
39
Efficienza del sistema idrico e lotta serrata alle perdite di rete,
anche grazie all'apporto della tecnologia. Il vicepresidente
di Publiacqua racconta così il lavoro che l'azienda toscana sta
portando avanti con un piano di investimenti ad hoc che punta
a ridurre gli sprechi e salvaguardare la risorsa, cosa che in un
territorio collinare si riflette anche sulle spese energetiche.
Investimenti che - spiega Barni - per Publiacqua riguardano
soprattutto la depurazione con risultati soddisfacenti, come
quelli ottenuti a Firenze poco meno di due anni fa.
E: Parliamo di investimenti e tariffe…
E: Barni, quali i punti principali su cui Publiacqua sta lavorando per
l'efficienza del sistema?
SB: Gli investimenti sono stati fatti anche nella depurazione,
tanto che nei 46 comuni serviti da Publiacqua neanche uno è
in infrazione Ue. Abbiamo fatto molto per Firenze nel 2014: il
capoluogo toscano con il collettore è la prima città metropolitana
con il 100% di depurazione. Adesso stiamo lavorando nell'area
del Chianti. In questo momento la parte del leone relativamente
agli investimenti la fa proprio la depurazione; anche perché sugli
acquedotti siamo a regime.
SB: Nel 2015 sono stati 74 milioni, nel 2016 78 milioni e nel 2018
prevediamo 84,6 milioni. Tra il 2002 e il 2021 gli investimenti
saranno a quota 1,2 miliardi. Ed è anche per questo che la tariffa
è un po' più alta. Publiacqua è l'azienda che più investe in Italia
rispetto alla popolazione servita: 59 euro per abitante.
E: La depurazione è una 'ferita' per l'Italia. E’ così anche per il
vostro territorio?
SB: Sono molti, ma ci stiamo concentrando in particolare sullo
sfruttamento delle risorse idriche in modo calibrato. Questo
soprattutto nello sfruttamento del mare che si trova sotto Prato.
E poi anche in tutto il resto del territorio. Di qui al 2018, per
esempio, vogliamo portare a regime la falda a Prato e a Pistoia.
A Prato per esempio una gestione efficiente permetterebbe
di recuperare 9 milioni di litri d'acqua al giorno; ed insieme ad
altri lavori di flessibilità e ristrutturazione della rete idrica, la
disponibilità di acqua aumenterà di circa 17 milioni di litri al
giorno.
E: Un giudizio su tariffa e Authority?
SB: Oggi gli investimenti vanno a finire tutti nella tariffa. Si
potrebbe fare una riflessione: farne ricadere una parte nella
fiscalità generale, almeno quella relativa alla depurazione. Questo
perché di investimenti ce n'è sempre più bisogno. Ho la sensazione
che l'Authority stia applicando all'acqua un sistema molto simile a
quello del gas e della luce. E per esempio, tra le cose utili indicate,
quella di spostare i contatori su strada non credo sia una priorità
oggi per il sistema idrico. Bisognerebbe che l'Authority ricalibrasse
certe indicazioni in maniera più precisa.
E: Quindi anche lotta alle perdite di rete?
SB: La ricerca delle perdite di rete occulte è legata alla
distrettualizzazione. Questo lavoro consente di utilizzare l'acqua
in modo più razionale anche perché alla base c'è un modello
matematico. A Pistoia l'abbiamo già fatto, a Prato lo faremo a
giugno. Inoltre stiamo andando avanti con l'innovazione: stiamo
installando dei sensori per rilevare le perdite e ci stiamo muovendo
anche con la tecnologia satellitare. Publiacqua è una società molto
avanzata: negli ultimi sei mesi abbiamo portato avanti campagne
di sensibilizzazione e recuperato oltre 100 litri al secondo che
sul lungo periodo diventano determinanti. Anche perché se si
riescono a recuperare risorse in loco non è necessario pomparne
altre; e quest'ultima cosa incide notevolmente sui costi, in quanto i
territori sono perlopiù montuosi.
Popolazione Italiana (%) coperta dal servizio acquedotto, fognatura e depurazione
Acquedotto
copertura
deficit
Depurazione
(carico trattato)
Fognatura
copertura
deficit
copertura
deficit
Nord
95,1%
4,9%
94,8%
5,2%
84,9%
15,1%
Centro
94,2%
5,8%
92,6%
7,4%
81,1%
18,9%
Sud
98,0%
2,0%
90,9%
9,1%
68,6%
31,4%
Totale Italia
95,6%
4,4%
93,1%
6,9%
78,5%
21,5%
Fonte: Utilitatis, Blue Book, 2014
40
Elementi 38
verifiche e ispezioni
Verificati
72 impianti
CHP+TLR
Gli impianti di cogenerazione abbinati
al teleriscaldamento
Al 30 aprile l’attività di controllo ha interessato il 68% circa
degli impianti qualificati.
di Gianenrico Mezzetti e Giovanni Angrisani
Un impianto di cogenerazione abbinato al teleriscaldamento
(CHP+TLR) è un impianto di produzione combinata di
energia elettrica e termica. È costituito da una o più sezioni
funzionanti in cogenerazione, associato ad una rete di
teleriscaldamento per il trasporto e la distribuzione del
calore alle utenze, mediante opportuni scambiatori di
calore, per impiego di tipo civile, come il condizionamento
di ambienti residenziali, commerciali, industriali e agricoli, e
per la produzione di acqua calda sanitaria.
>
Elementi 38
41
verifiche e ispezioni
CENTRO
ABITATO
CENTRALE
TELERISCALDAMENTO
SCAMBIATORE
DI CALORE
La produzione combinata può incrementare l’efficienza di
utilizzo dell’energia contenuta nel combustibile fino ad oltre
l’80%, ottenendo un minor consumo ed un minor impatto
ambientale rispetto all’installazione di una caldaia per la
produzione di calore ed all’acquisto di energia elettrica dalla
rete. Gli impianti CHP+TLR possono avere configurazioni
molto diversificate, in quanto l’impianto di produzione può
essere basato su tecnologie differenti (motore a combustione
interna, turbina a gas, ciclo combinato) ed avere potenza
elettrica molto variabile, da pochi kW fino a centinaia di
MW. Inoltre, la rete di teleriscaldamento può raggiungere
estensioni di diversi chilometri ed alimentare centinaia di
utenze di differente tipologia e consumi.
Esempio di sviluppo di una rete di teleriscaldamento
42
Elementi 38
Incentivazione degli
impianti CHP+TLR
e ruolo del GSE
La Legge 239/2004 ha introdotto la possibilità per gli
impianti CHP+TLR di accedere al rilascio dei Certificati Verdi
(denominati CV-TLR) con riferimento all'energia prodotta,
limitatamente alla quota di energia termica effettivamente
utilizzata per il teleriscaldamento. Il DM 24 ottobre 2005 e
il D.lgs. n.20/2007 hanno poi regolamentato l’accesso, solo
transitoriamente ed a determinate condizioni, al meccanismo
di incentivazione degli impianti CHP+TLR. Il periodo di diritto
al riconoscimento degli incentivi è fissato in 8 anni. Il GSE
è il soggetto incaricato di qualificare gli impianti CHP+TLR
e di rilasciare i relativi CV-TLR. La richiesta di emissione dei
CV-TLR - presentata annualmente al GSE con riferimento
alla produzione dell’anno precedente - è accolta solo dopo
la verifica del rispetto della condizione di impianto di
cogenerazione ai sensi della deliberazione dell’Autorità per
l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico n. 42/02, ovvero
del rispetto dei valori minimi dei parametri IRE (Indice di
Risparmio Energetico) ed LT (Limite Termico). Al 31 dicembre
2015 risultavano qualificati 105 impianti CHP+TLR, per una
potenza installata pari a 2.470 MW.
Tecnologia impiantistica
Numero
degli impianti
Potenza degli
impianti [MW]
Ciclo combinato
8
2150
Turbina a gas
3
6
Motore a combustione interna
85
313
Altro
9
1
Totale impianti CHP+TLR
105
2470
Il GSE, con riferimento alla produzione 2014, ha emesso
1.564.186 CV-TLR, di questi 1.159.985 sono stati ritirati nel
2015 dallo stesso GSE ad un prezzo di riferimento pari a
84,34 €/MWh, per un valore economico di circa 100 milioni di
euro.
Le attività di controllo
sugli impianti CHP+TLR
Il DM 24 ottobre 2005 (art. 4 comma 6) ed il D.lgs.
n.20/07 (art. 14 comma 5) attribuiscono al GSE il compito
di effettuare verifiche sugli impianti CHP+TLR, al fine
del controllo dei requisiti che consentono l'accesso e il
mantenimento del diritto agli incentivi e l’attendibilità dei
dati forniti dai produttori.
Le attività di controllo vengono condotte con riferimento
ad ogni singola annualità per la quale sono stati richiesti
e ottenuti i CV-TLR e prevedono l’effettuazione di un
sopralluogo presso l’impianto di produzione e presso le
utenze poste lungo la rete di teleriscaldamento.
Nel corso del sopralluogo viene verificata la rispondenza
dell’impianto e della rete di teleriscaldamento agli schemi
costruttivi di dettaglio inviati al GSE e la presenza, ai limiti
di batteria della sezione di cogenerazione, degli strumenti
per la misura delle grandezze energetiche che concorrono
al calcolo degli indici IRE e LT (energia del combustibile,
energia elettrica netta e energia termica utile) e degli
strumenti per la misura del calore prodotto dagli altri
impianti insistenti sulla rete di teleriscaldamento e del calore
ceduto alle utenze collegate alla rete, a partire dai quali
sono determinati i CV-TLR riconosciuti all’impianto.
L’attività di sopralluogo si completa con la rilevazione delle
letture degli strumenti di misura e con la redazione di un
dossier fotografico dei principali componenti dell’impianto.
A partire dalla documentazione e dai dati acquisiti, viene
verificato il rispetto dei valori minimi degli indici IRE e
LT, fissati dalla normativa, ai fini del riconoscimento della
condizione di cogenerazione. Tale verifica viene effettuata
mediante l’analisi di congruenza dei dati di:
• energia elettrica netta prodotta dalla sezione di
cogenerazione, distinguendo l’energia elettrica
autoconsumata da quella immessa in rete;
• energia primaria del combustibile utilizzato dalla sezione
di cogenerazione;
• energia termica utile per usi civili e per usi industriali
prodotta dalla sezione di cogenerazione.
Quindi, l’attività di controllo si conclude con l’analisi dei
dati forniti per l’emissione dei CV-TLR: in particolare del
calore prodotto dalla sezione di cogenerazione ed immesso
nella rete, di quello fatturato alle utenze della rete di
teleriscaldamento e di quello prodotto da tutti i generatori
(cogenerativi e non) che insistono sulla rete medesima.
L’esito dell’attività di verifica dipende dalle risultanze e dalle
eventuali difformità riscontrate. In particolare, la verifica si
chiude con esito positivo se la situazione reale dell’impianto
CHP+TLR è conforme alla normativa ed a quanto dichiarato
in sede di qualifica e se i dati forniti per il riconoscimento
della cogenerazione e per l’emissione dei CV-TLR risultano
attendibili.
Diversamente, la verifica si chiude con esito negativo, se
vengono riscontrate difformità quali:
• scostamenti tra i dati di energia desumibili dalla
documentazione acquisita e quelli indicati nell’ambito
delle richieste dei CV-TLR, con conseguente
rideterminazione degli incentivi riconosciuti;
• mancata realizzazione degli interventi rappresentati nella
richiesta di qualifica;
• mancato raggiungimento, in uno o più anni, del
valore minimo di calore effettivamente utilizzato per il
teleriscaldamento (almeno 3000 MWht, o in alternativa
ad almeno 500 MWht, con un rendimento complessivo
annuale, in quest’ultimo caso, riferito a ciascuna sezione
dell’impianto funzionante in cogenerazione, pari almeno
al 80%);
• mancato rispetto, in uno o più anni, della condizione di
cogenerazione ai sensi della deliberazione dell’Autorità n.
42/02;
• cumulo di incentivi con i Titoli di Efficienza Energetica sul
medesimo impianto o rete di teleriscaldamento.
Al 30 aprile 2016 sono state effettuate attività di controllo
su 72 impianti CHP+TLR, pari a circa il 68% degli impianti
qualificati.
Elementi 38
43
smart city
Trasporti, viabilità, arte e cultura
Dai nostri
progetti le città
fruibili di domani
IL PENSIERO DI
MASSIMO INGUSCIO
Presidente CNR
di Ilaria Proietti
Massimo Inguscio
44
Elementi 38
E: Inguscio, lei è stato chiamato alla presidenza del Cnr
da poco tempo. Che realtà ha trovato e su quali obiettivi
prioritari articolerà il suo mandato? Ritiene che occorra
ripensare qualche aspetto del modo di fare ricerca in Italia e
al Cnr in particolare?
MI: Il Cnr è una realtà policromatica, multidisciplinare.
Non ha le barriere del mondo accademico e questa libertà
ha consentito in passato di far decollare grandi iniziative
nazionali. Ma ora questa caratteristica va coniugata con
una governance che deve concentrare le risorse su obiettivi
strategici, incentivando le sinergie con università e imprese.
Prima di tutto, però, è fondamentale reclutare giovani
eccellenti. Un primo bando è già uscito e prevede standard
meritocratici adeguati a quelli internazionali, e ora il Piano
nazionale della ricerca ha stabilito che il 40% dei circa
2,5 miliardi di euro stanziati per la ricerca sia investito
direttamente in capitale umano. Il ministro Giannini ha
annunciato che i bandi partiranno a brevissimo.
E: Può illustrarci qual è l’impegno del Cnr sul fronte delle
smart city?
MI: Il Cnr è coinvolto in molte attività. Ad esempio ha
sviluppato Mobipool, un software di car pooling presentato
a settembre a Pisa, per gli utenti dell'Area di Ricerca del
Cnr e della Scuola Superiore Sant'Anna. Il progetto offre
un servizio di mobilità condivisa raccogliendo anche dati
utili allo studio degli aspetti socio-economici e psicologici
legati alla mobilità condivisa. Pisa è una tipica smart city
italiana, grazie anche alla presenza dell’area di ricerca Cnr
di 130.000 metri quadrati che ingloba 13 istituti e molti
laboratori di ricerca, tra cui la Scuola Superiore Sant’Anna, il
Centro di ricerca Ericsson e l’Enea. In quest’area sono state
implementate alcune applicazioni e tecnologie “made in
Cnr” come lo Smart parking, grazie al quale, con l’uso di
videocamere intelligenti sviluppate dall’Istituto scienze e
tecnologie dell’informazione (Isti-Cnr), si può monitorare il
livello di occupazione degli stalli in una zona del parcheggio
dell’area. Oppure, Smart navigation, sviluppato dall’Istituto
di informatica e telematica (Iit-Cnr), un’applicazione con cui
personale e visitatori possono consultare dal proprio pc o
smartphone una mappa dell'area, per trovare aule o persone
e farsi guidare a destinazione.
E: Quali altre città sono disponibili a questo cambio di
passo?
MI: Un bando nazionale promosso da Cnr e Anci
(Associazione nazionale comuni italiani) ha selezionato
tre città di alta rilevanza storica e monumentale (Siracusa,
Riccione e Agordo in Veneto) da rendere smart grazie a
strumenti multimediali, soluzioni e servizi innovativi mirati
al turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale.
Ad esempio, il ‘Cnr Smart Cities Living Lab Siracusa’ è un
programma che guida il turista in un viaggio digitale,
virtuale e tridimensionale nel patrimonio archeologico e
monumentale della città antica, grazie ai ‘QR-code’ dislocati
sul territorio, ad applicazioni gratuite e al portale ‘Welcome
to Siracusa’.
E: Cosa si fa nello Smart Services Cooperation Lab?
MI: La bella esperienza dello Smart Service Cooperation Lab
- di cui il Cnr è stato partner assieme all'Agenzia per l'Italia
digitale, al Ministero dell'Istruzione, dell'università e della
ricerca e a Telecom Italia - si è conclusa a fine 2015. Ora molte
delle stesse attività sono state ereditate dallo Smart City
Living Lab, un laboratorio per la sperimentazione di un nuovo
modello di smart city ospitato presso l’Area della Ricerca Cnr
di Bologna. Ad esempio, recentemente proprio a Bologna,
sono stati installati 5 totem multimediali che forniscono una
mappa interattiva dei punti d’interesse artistico e di servizio,
un calendario degli eventi cittadini, il meteo e numeri di
telefono utili.
E: Quali sono, a suo avviso, le soluzioni innovative più
promettenti per rendere le città intelligenti, anche guardando
alle esperienze di altre città?
MI: Uno scenario interessante è sicuramente quello offerto
dai sistemi automatizzati di trasporto. I ricercatori dell’Istituto
di informatica e telematica del Cnr (Iit-Cnr) di Pisa hanno
sviluppato, con il Massachusetts Institute of Technology (Mit)
e il Swiss Institute of Technology (Eth), un’applicazione in
grado di gestire in maniera più efficace il traffico urbano.
La velocità dei mezzi viene controllata automaticamente, in
modo che ogni auto raggiunga l’incrocio in corrispondenza
dello ‘slot’ assegnatole. Le analisi mostrano che, con i volumi
di traffico attuali, le file scomparirebbero ed i ritardi nel
percorso sarebbero quasi nulli.
E: In questo segmento di attività come deve articolarsi
l’impegno del più grande ente di ricerca italiano in relazione
ai privati, oltre che agli enti locali e alle amministrazioni
pubbliche?
MI: Come per gli altri settori, per potenziare la ricerca
scientifica occorre fare sistema così da concorrere
proficuamente alle opportunità di finanziamento europee
e internazionali, in una stretta sinergia con le industrie e gli
atenei. Occorre creare una filiera comune in cui la ricerca
sia vista come una ricchezza e non un costo e in cui, oltre a
ricercatori e imprenditori, stiano assieme tutti gli attori e gli
esperti.
Elementi 38
45
energia rinnovabile
Ricerca,
volano per
l'eolico
CONVERSAZIONE
CON SIMONE TOGNI
Presidente dell’ANEV
di Fabrizio Tomada
Simone Togni
46
Elementi 38
E: Il 2015 è stato l’anno di una rinnovata attenzione
per l’ambiente. Nelle varie manifestazioni nazionali ed
internazionali, in particolare alla COP21 di Parigi, si è tornati
a parlare di clima ed energia e dell’impellente necessità di
contenere il riscaldamento globale. In merito a tali temi
qual è la posizione del nostro Paese e quale la situazione
dell’eolico e delle rinnovabili in generale?
ST: Il primo dato che sottolineerei è quello emerso
dall’ultimo rapporto della Fondazione Sviluppo Sostenibile,
da cui si evince che l’Italia ha aumentato del 2,5% nel 2015 le
proprie emissioni di gas climalteranti. L’aspetto preoccupante
riguarda il fatto che il grave stallo delle installazioni da
fonti rinnovabili in Italia è, purtroppo, destinato a perdurare
alla luce dei gravi ritardi nella predisposizione dei nuovi
strumenti normativi necessari per realizzare nuovi impianti.
Questo ritardo è oramai di oltre 17 mesi: ciò comporterà il
rischio di non raggiungere gli obiettivi assunti in termini di
potenza installata e produzione elettrica da fonti rinnovabili.
Sappiamo peraltro che la recente decisione assunta a Parigi
nell’ambito della COP21, da noi ratificata nel giorno della
Giornata Mondiale della Terra, ci indica obiettivi assai
più ambiziosi del raggiungimento del 17% di produzione
rinnovabile sui consumi al 2030. Pertanto vanno rapidamente
definiti strumenti efficaci a far ripartire le realizzazioni
al fine di raggiungere gli obiettivi sufficienti a contenere
l’aumento della temperatura al di sotto dei famosi 2° .
E: Quali potrebbero essere gli strumenti normativi,
tecnologici, strategici per permettere la ripartenza di un
settore che oggi più che mai necessita di nuovi stimoli?
ST: Innanzitutto occorre un rapido e deciso intervento
del nostro Governo teso a far ripartire un settore che, per
sua natura, ha bisogno di tempo per poter riavviare le
installazioni e quindi per poterne apprezzare i risultati.
Se infatti si ripartissero subito le aste e i registri per i nuovi
impianti non avremmo comunque significativi ritorni prima
della fine del 2017 o dell’inizio del 2018. Tuttavia esiste
anche il rischio che le politiche di sostegno delle nuove
installazioni siano vanificate dalla riduzione delle produzioni
da parte degli impianti a fine vita che, concluso il periodo di
sostegno, si vedrebbero costretti a bloccare il loro esercizio a
causa degli elevati costi di manutenzione. Questa eventualità
è ovviamente da considerare approntando strumenti ad hoc
per non perdere queste produzioni. Non a caso nel resto
d’Europa, dove gli impianti eolici esistono da molti anni
come in Germania, Spagna e Danimarca, esistono normative
specifiche per l’allungamento della vita degli impianti eolici,
ovvero per la loro sostituzione con aerogeneratori di nuova
concezione.
E: Con un calo significativo delle nuove installazioni, una
strategia basata sul rinnovamento del parco eolico esistente
potrebbe quindi rappresentare il reale sbocco di crescita e
mercato per questa tecnologia?
ST: Partiamo dal presupposto che è sostanziale sfruttare il
potenziale eolico nazionale, stimato dall’ANEV in 16.200 MW,
circa il doppio dell’installato attuale, e che per raggiungere
i risultati stabiliti dal PAN si dovranno installare 12.680
MW entro il 2020, (circa 4.000 MW in cinque anni). Una
circostanza, al momento e con le attuali condizioni, difficile
ma ancora possibile attuando un deciso e rapido cambio di
direzione. Di pari passo con le nuove installazioni è necessario
procedere con la sostituzione delle macchine obsolete
con altre non solo più performanti, ma anche di potenza
superiore, cosa che consentirà di ridurre notevolmente il
numero delle turbine esistenti e incrementare la produzione.
D’altronde sarebbe un controsenso non continuare a
sfruttare le infrastrutture già esistenti e quei siti che già sono
interessati dalle installazioni.
E: Quale porzione dell’installato potrebbe essere interessata
da questo progetto di ammodernamento? Quali sarebbero i
vantaggi in termini numerici?
ST: In Italia ci sono circa 6.500 aerogeneratori dei quali circa
la metà di potenza inferiore ad un MW e con una potenza
media di 760 kW. Considerando che la taglia media degli
aerogeneratori installati negli ultimi 5 anni è stata superiore
ai 3 MW, è facile pensare che la sostituzione avverrebbe su
almeno 4 vecchi aerogeneratori con solo uno nuovo. Quindi a
fronte di oltre 3.000 aerogeneratori in fase finale di esercizio
ne avremmo non più di 850, con un risultato importante
dal punto di vista energetico, paesaggistico, occupazionale,
economico (i nuovi impianti necessiterebbero di incentivi assai
più bassi) e ambientale. Inoltre da un punto di vista tecnico
i nuovi aerogeneratori hanno avuto significative evoluzioni
relativamente alla rumorosità. Anche le innovazioni inerenti
ai servizi di rete – saranno tanto importanti per fare fronte al
nuovo mercato elettrico che, come auspichiamo, consentirà
anche alle fonti rinnovabili non programmabili di dare il
proprio contributo.
Elementi 38
47
energia rinnovabile
Fotovoltaico ed efficienza energetica
Così nasce
l’eco-treno
INCONTRO
CON TIZIANO ONESTI
Presidente Trenitalia
di Elena Veronelli
Il Presidente di Trenitalia spiega a Elementi l’impegno
dell’azienda su sviluppo tecnologico, fotovoltaico ed
efficienza energetica.
Tiziano Onesti
48
Elementi 38
E: Trenitalia sta puntando sul fotovoltaico. Nel 2008 avete
avviato l’impianto presso lo scalo merci di Roma San Lorenzo
e nel 2013 quello nella nuova stazione AV di Torino Porta
Susa. Ci fa un bilancio di queste iniziative?
TO: I due impianti rientrano nella strategia di promozione
delle fonti energetiche rinnovabili che coinvolge tutte
le società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, di cui
Trenitalia fa parte. L’impianto fotovoltaico di San Lorenzo a
Roma, realizzato e utilizzato da FS Logistica, è posizionato
sopra i magazzini e gli uffici dello scalo ferroviario e
produce circa 600 MWh annui, di cui quasi la metà destinata
all’autoconsumo. L’impianto della nuova stazione AV
di Torino Porta Susa è stato invece realizzato da Rete
Ferroviaria Italiana (RFI) e nell’ultimo anno ha prodotto circa
325 MWh, interamente destinati alla rete. E’ un impianto
integrato con il corpo centrale della stazione: nella galleria,
infatti, le lastre di vetro della copertura includono celle
fotovoltaiche monocristalline che, oltre a produrre energia,
schermano i raggi solari facilitando la climatizzazione estiva.
La produzione fotovoltaica complessiva dei due impianti
- pari al fabbisogno annuo di energia elettrica di circa 400
famiglie - ha evitato l’immissione in atmosfera di oltre 300
tonnellate di anidride carbonica.
E: Ora avete assegnato a un consorzio tra Cebat e Ciel una
commessa per realizzare altre tre centrali fotovoltaiche. Cosa
prevede il progetto?
TO: Questi impianti, la cui costruzione comincerà a breve e
durerà circa un anno, saranno realizzati sui tetti di tre dei
più importanti impianti manutentivi: a Milano Martesana,
a Roma San Lorenzo e a Santa Maria La Bruna, stabilimento
a pochi chilometri da Napoli. Parliamo di una potenza
installata complessiva di oltre 4 MWp. E’ un’operazione
pensata per garantire l’autoconsumo e prevede l’utilizzo
di moduli fotovoltaici policristallini con un sistema molto
avanzato di monitoraggio e controllo della produzione.
Abbiamo lavorato su un bando di gara sfidante, che ha
richiesto alle aziende partecipanti non solo comprovate
capacità tecniche, ma anche il possesso di sistemi di gestione
certificati per l’ambiente, la qualità e la sicurezza sul lavoro.
energetici: centrali termiche, illuminazione e produzione di
aria compressa. Diversi interventi di ammodernamento sono
stati realizzati e molti altri intendiamo concretizzare nei
prossimi anni. I tempi di ritorno di questi investimenti sono
assolutamente interessanti e siamo convinti che l’efficienza
energetica dei nostri siti industriali sia una delle principali
sfide su cui puntare.
L’efficienza energetica dei treni merita un discorso a parte. La
quantità di energia elettrica consumata dai rotabili è enorme:
le basti sapere che Trenitalia lo scorso anno ha totalizzato
circa 4 TWh, quasi quanto la città di Milano. Per questo
puntiamo sul risparmio energetico. Il Frecciarossa 1000 è fino
al 35% più efficiente dal punto di vista aerodinamico del
Frecciarossa tradizionale (Etr500). Progettato per una velocità
massima di 400 chilometri orari e per una commerciale di 350,
il Frecciarossa 1000 sfrutta le fasi di frenata per recuperare
energia, restituendo alla rete elettrica fino al 15% della
corrente prelevata. E grazie ad un sistema di lampade a Led
ha ridotto i consumi di illuminazione interna del 70% . La
recente approvazione da parte del GSE della nostra richiesta
di ottenimento dei Certificati Bianchi per questo nuovo treno
Alta Velocità, ci ha confermato di essere stati in grado di
mettere sui binari un convoglio che rappresenta una vera
e propria avanguardia tecnologica. Lo stesso impegno lo
stiamo dedicando ai treni regionali. Il bando di gara per
l’acquisto di nuovi convogli dedicati al trasporto pendolare,
un investimento di circa 4,5 miliardi, contiene una serie di
clausole relative all’efficienza energetica di primissimo livello,
che ci garantirà di avere treni in “classe A+”.
E: Trenitalia guarda anche all’efficienza energetica?
TO: È uno dei temi su cui Trenitalia e tutto il Gruppo FS
Italiane concentrano una grande attenzione. Nei poli
manutentivi svolgiamo un’ampia campagna di diagnosi
energetica, mappando tutte le opportunità di miglioramento
e le aree da rendere più efficienti. Questo a partire dalle
tre voci che rappresentano quasi l’80% dei nostri consumi
E: Secondo voi quindi è possibile coniugare sviluppo e
ambiente?
TO: Certo. È la via che porta al futuro. Da questo punto
di vista l’efficienza energetica mette d’accordo cuore e
portafoglio: riduce l’impatto ambientale di un’azienda e
migliora il suo conto economico.
E: Progetti futuri?
TO: Proseguire con determinazione lungo questa strada.
Aumentare gli interventi di efficientamento energetico dei
nostri siti industriali; realizzare altri impianti fotovoltaici,
ad esempio sui tetti delle officine; offrire ai nostri milioni di
clienti e pendolari treni moderni, efficienti e affidabili.
Elementi 38
49
energia rinnovabile
Rilanciamo
il parco eolico
italiano
PARLA
ALESSANDRO MARANGONI
Ad di Althesys
di Maurizio Godart
Alessandro Marangoni
50
Elementi 38
Così come un’automobile che non passa mai dal meccanico
finisce per consumare di più, anche il parco eolico italiano ha
bisogno di una messa a punto. Impianti usurati, tecnologie
datate, perdita di potenza: tutto questo contribuisce alla
crisi del settore, la cui espansione nell’ultimo quinquennio
ha subito una brusca frenata. Althesys, autorevole società
di consulenza specializzata nel settore energetico, ha
effettuato uno studio su questo tema. Ne parliamo con il
Ceo, professor Alessandro Marangoni.
E: Marangoni, qual è l’attuale situazione del parco eolico
italiano?
AM: In Italia ci sono circa 9,1 GW di potenza eolica installata,
frutto di un buon incremento messo a segno negli anni
scorsi, che però nell'ultimo biennio ha registrato una
pesante battuta d'arresto. Inoltre il parco eolico in Italia è
piuttosto datato: 363 MW di potenza installata hanno più di
15 anni di vita e 1.639 MW più di 10.
Questo comporta il rischio, per gli anni a venire, che
alcuni impianti possano essere smantellati, accentuando
la situazione di difficoltà del settore in Italia, che non ha
eguali negli altri Paesi europei ed è evidenziata anche dal
forte rallentamento della potenza eolica installata registrata
negli ultimi anni. Oggi infatti mancano all’appello circa 3,3
GW eolici rispetto agli obiettivi della SEN al 2020 (12 GW),
a fronte del raggiungimento dei target totali di produzione
da FER al 2020. E scontiamo anche un gap di 8,1 GW di
eolico rispetto al target 2030.
E: Gli ultimi provvedimenti normativi hanno inciso sul
settore?
AM: Sicuramente il sistema di incentivazione del DM 6/7/12
per l’eolico (ma anche per le altre fonti non fotovoltaiche)
non ha funzionato. Buona parte degli impianti risultati
aggiudicatari degli incentivi, in realtà, non sono mai stati
costruiti. Nell'Irex Report 2015 stimavamo che oltre 1 GW
di eolico fosse rimasto sulla carta e nell'ultimo anno sono
stati installati solo 300 MW scarsi. Il successivo decreto per
le rinnovabili non fotovoltaiche, atteso ormai da un anno e
mezzo, avrebbe dovuto riguardare lo sviluppo di impianti per
l'anno in corso, ma non è ancora stato emanato. Mancano
dunque riferimenti nel brevissimo termine e non è chiaro
quali saranno gli indirizzi in un orizzonte più ampio.
E: Quanto ci penalizzano le lungaggini amministrative che si
registrano nel nostro Paese?
AM: La complessità dell’iter autorizzativo frena pesantemente
gli investimenti, non solo nell'eolico. Certo, non è un tema
nuovo, ma è sempre incredibilmente attuale. L'ultimo
IREX Report, presentato recentemente al GSE, mostra che
il costo di generazione dell'eolico in Italia è superiore del
38% alla media europea e che i costi autorizzativi e fiscali
rappresentano il 77,5% di questo differenziale. Nel frattempo
crescono notevolmente gli investimenti delle imprese italiane
all’estero: nel 2015 sono stati il 95% degli investimenti in
nuovi impianti. Le nostre imprese vanno in Sudamerica
o in Africa, non solo per le nuove opportunità offerte da
mercati in crescita, ma anche perché in quei Paesi i tempi di
installazione dei nuovi impianti sono in genere molto più
brevi.
E: Come intervenire per rilanciare il settore?
AM: Credo che il rinnovamento del parco impianti esistente,
sostenuto da una diversa e più efficace normativa, possa
essere uno strumento chiave da mettere in campo.
Le ricadute, così come emerge dal nostro studio “Il
rinnovamento del parco eolico italiano”, sarebbero sia dirette
- grazie a un miglior uso della risorsa naturale vento, una
migliore allocazione delle risorse per incentivi e in virtù di
una riduzione dei prezzi elettrici - che indirette, attraverso il
recupero delle infrastrutture esistenti e con il miglioramento
della sicurezza del sistema elettrico. Si avrebbero anche
effetti positivi sul territorio, con lo sviluppo di indotto e la
creazione di ricchezza e occupazione. E ne deriverebbero
benefici per l'ambiente, con minori impatti e un consumo di
suolo ridotto.
>
Elementi 38
51
Il rinnovamento del parco eolico italiano
I possibili scenari futuri
TWh
35
•
Solo scenari pro FER e
action colgono l’obiettivo
30
eolico del PAN al 2020
(18 TWh), mentre si
25
ferma a 16,3 TWh lo
scenario no action
20
•
Al 2030 l’unico scenario
che consegue il
15
traguardo dei 30 TWh è
“pro FER”
•
10
Nello scenario no action
scende fino a 11,7 TWh la
produzione eolica al 2030
Scenario action
Scenario no action
2032
2031
2030
2029
2028
2027
2026
2025
2024
2023
2022
2021
2020
2019
2018
2017
2016
2015
2014
5
a causa delle dismissioni
(10,8 TWh al 2032)
Scenario pro FER
E: Quale il ruolo della politica in questa complessa
situazione?
E: È importante diffondere una cultura delle rinnovabili che
stimoli la crescita del settore? Come incentivarla?
AM: L’intero comparto dell’energia, per come influisce sulla
qualità della vita delle persone e sulla competitività del
sistema produttivo, deve essere al centro dell'agenda politica;
così purtroppo non è stato negli ultimi anni. Oggi più che
mai occorre avere una visione strategica sul futuro energetico
del Paese, lungimirante e di lungo periodo. Governo e
Parlamento, così come tutti gli stakeholder, debbono
prendere atto che il tempo della contrapposizione tra fossili e
rinnovabili è superato e che strategia ambientale, energetica
e industriale sono la stessa cosa.
AM: In Italia esiste già una consapevolezza, diffusa a tutti
livelli, sulla questione climatica e, più in generale, sulla
necessità di ricorrere alle fonti rinnovabili. Ritengo invece
che sia necessario un ulteriore sforzo a livello legislativo,
ma anche di sistema, che si possa accompagnare il Paese
in questo delicato momento di transizione energetica.
Per fare ciò non credo che occorrano nuovi incentivi alle
rinnovabili, ma pochi e stabili indirizzi: creare le condizioni
per valorizzare l'esistente, rinnovando - come ho già detto il parco eolico, ma anche l’idroelettrico che sta invecchiando.
Occorre poi definire in tempi brevi la riforma del mercato
elettrico, con un quadro organico che ci avvicini agli altri
Paesi europei e che unisca le esigenze di produttori e
consumatori e valorizzare la filiera tecnologica italiana.
E: Germania e Danimarca sono due esempi virtuosi, quali
sono le loro ricette di successo?
AM: In questi Paesi sono stati concepiti specifici programmi
una tantum sul revamping (interventi di rinnovamento sugli
impianti, ndr), molto incisivi e disegnati in funzione del parco
impianti da rinnovare. Prevedono incentivi ad hoc aggiuntivi
alla tariffa per impianti green field e una valutazione
ambientale unica per l’intera area occupata. In più sono
stati approvati provvedimenti con procedure autorizzative
semplificate che premiano l'aumento della potenza installata.
E: L’eolico, una volta ammodernato, può creare molti posti di
lavoro?
AM: I dati occupazionali dello studio stimano, nel caso di
rinnovamento degli impianti, la creazione di occupazione e
di indotto per un totale di 7.340 nuovi posti di lavoro. Ma
c’è forse un altro dato al quale occorre prestare attenzione:
senza il rinnovamento, secondo la nostra analisi, 3.255 posti
di lavoro andrebbero persi.
52
Elementi 38
E: Facciamo un gioco: ci indichi una data intorno alla quale
l’Occidente potrà fare finalmente a meno degli idrocarburi…
AM: La Danimarca punta ad arrivare al 100% rinnovabili nel
2050, ma ha condizioni peculiari. Mentre nella generazione
elettrica avvicinarci a quell'obiettivo è plausibile, allo
stato attuale il punto debole rimangono i trasporti. Ma il
progresso tecnologico ci ha già sorpreso, e credo che per
quella data, se non potremo fare completamente a meno
degli idrocarburi, quantomeno saranno diventati marginali
rispetto ad oggi.
energia rinnovabile
Raddoppia
l’elettricità
da bioenergie,
+98,4% in 5 anni
a cura di Prometeo-Adnkronos
È quasi raddoppiata negli ultimi 5 anni in Italia la produzione
di elettricità da impianti bioenergetici: +98,4% per 18.732
GWh nel 2014. In testa l’Emilia Romagna e due regioni del
Sud, Campania e Calabria, nelle prime posizioni. Il dato è
emerso a CremonaFiere in occasione di BioEnergy Italy.
In Italia la crescita della produzione di elettricità da impianti
a bioenergia (biogas, bioliquidi e solidi) è stata trascinata
soprattutto dal biogas (+143,8% dal 2010 al 2014) che ha
prodotto 3.538 GWh, grazie agli scarti da attività agricole e
forestali (1.894 GWh con il +1.235%) e deiezioni animali (396
GWh pari a +295%).
Nello stesso periodo l'elettricità prodotta da bioliquidi è
cresciuta di quasi la metà (+44,6% per 3.084 GWh), mentre
quella da solidi di oltre un quarto (+26,2% e 3.287 GWh).
>
Elementi 38
53
energia rinnovabile
La leadership bioenergetica dell'Emilia Romagna è
incontrastata. Nel suo mix di produzione energetica quasi la
metà (44,8%) proviene da impianti che utilizzano bioenergie
(contro il 15,5% della media nazionale).
Sorprendono Campania e Calabria dove la produzione, pur
dimezzata rispetto all'Emilia Romagna, resta comunque alta.
La Campania arriva quasi a un quarto di bioenergie (22,3%,
secondo posto) e la Calabria a un quinto (20,1%, quinto
posto). La Lombardia è terza (21,3% sul totale di elettricità
prodotta), il Veneto quarto (20,5%).
Bassa invece la produzione di elettricità da impianti
bioenergetici in Toscana (7% del totale), Sicilia (5%), Abruzzo
(4,7%) e Trentino Alto Adige (2,4%), mentre è inesistente in
Valle d'Aosta (0,3%).
Negli ultimi cinque anni la produzione di elettricità da
bioenergie è più che quintuplicata (+418%) in Veneto e si è
quadruplicata in Abruzzo (+304%) e Piemonte (+285%).
Triplicata la bio-elettricità prodotta in Friuli Venezia Giulia
(+193%) e più che raddoppiata in Trentino Alto Adige
(+147%). Le regioni dove la produzione elettrica da fonti
bioenergetiche è aumentata di meno sono Sardegna (+21%),
Molise (+20%) e Liguria (+11%).
Guardando invece ai valori assoluti è in Lombardia che si
produce più elettricità da bioenergie: 4.249 GWh su 19.919 in
totale, pari al 20% della produzione nazionale.
Segue l'Emilia Romagna con 2.759 GWh su 6.156 (2° posto
in Italia con il 14,7% della produzione nazionale), il Veneto
con 1.899 GWh su 9.259 (3° posto con il 10,1%), il Piemonte
con 1.731 GWh su 11.773 (4° posto con il 9,2%) e la Puglia
(1.650 GWh su 9.564 in totale (5° posto con l'8,8%). In coda
troviamo l'Abruzzo (161 GWh), la Liguria (125 GWh) e la Valle
d'Aosta (12 GWh).
Efficienza energetica, arriva la guida per le scuole
Sono oltre 40mila gli edifici ad esclusivo o prevalente uso
scolastico oggi presenti in Italia: ogni anno consumano 9,5
TWh termici e 3,66 TWh elettrici. All'anagrafe dell'edilizia
scolastica risulta che nel 58% delle scuole sono già state
messe in atto misure finalizzate al risparmio energetico,
installando pannelli fotovoltaici, doppi vetri e doppi
serramenti o isolando le pareti esterne e la copertura.
54
Elementi 38
L'efficienza energetica a scuola è al centro della Guida
realizzata dall'Enea e dalla Struttura di Missione per
l'Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Si tratta di uno strumento operativo per gli
interventi di riqualificazione energetica nelle scuole che
affronta i temi della diagnosi energetica, degli interventi
sull'edificio e sugli impianti e degli strumenti finanziari
pubblici e privati a disposizione di dirigenti scolastici e
amministratori. Oltre ai 350 milioni di euro dal fondo Kyoto
recentemente sbloccati dal ministero dell'Ambiente per la
riqualificazione dell'edilizia scolastica sono a disposizione
anche finanziamenti nazionali, fondi strutturali europei e
il Conto Termico che incentiva interventi per l'incremento
dell'efficienza energetica e la produzione di energia termica
da fonti rinnovabili. La Guida è uno dei risultati, condivisi
con il ministero dell'Istruzione e il ministero dell'Ambiente,
della collaborazione siglata lo scorso anno tra la Struttura
di Missione di Palazzo Chigi e l'Enea, che ha dato il via
all'operazione Green School, per supportare anche dal
punto di vista tecnico la riqualificazione energetica degli
edifici scolastici.
''La collaborazione tra istituzioni nazionali per l'efficienza
energetica degli edifici scolastici dev'essere allargata agli
enti locali e a chi vive la scuola tutti i giorni: insegnanti,
ragazzi, genitori. L'obiettivo è accelerare la riqualificazione
del nostro patrimonio edilizio, con un occhio al risparmio
della bolletta energetica e uno all'ambientÈ', spiega Laura
Galimberti, coordinatrice della Struttura di Missione per
l'Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
''L'efficienza energetica nelle scuole - commenta Federico
Testa, presidente dell'Enea - può diventare motore di
innovazione sociale, economica e ambientale, favorendo
la crescita di una nuova generazione di cittadini più
consapevoli e sensibili ai temi dell'energia. La Guida è il
primo passo verso una grande sfida, quella di trasformare
le scuole in edifici ad alte prestazioni, più belli, confortevoli
e adatti all'apprendimento. L'Enea sta già lavorando a
progetti pilota con l'impiego di soluzioni tecnologiche
innovative e si propone come catalizzatore verso gli
stakeholder del settore per facilitare la realizzazione di
interventi di per sé abbastanza costosi”. Enea può essere
partner degli Enti locali anche nella valutazione dei progetti
e nelle diagnosi energetiche.
energia rinnovabile
Autostrade solari e fotovoltaici galleggianti
Ecco il
megafotovoltaico
di Sabina Delle Rose
Riusciremo un giorno a utilizzare tutta l’energia a
disposizione sulla Terra? Secondo quanto stimò negli anni ’70
l’astronomo Carl Sagan ci vorrà più o meno un secolo affinché
ciò accada. Ovviamente a patto che si utilizzi l’energia solare.
Basti pensare che il quantitativo di energia che il sole invia
sulla Terra in una sola ora supera di gran lunga quella che noi
consumiamo nell’arco di un intero anno.
È chiaro che nel frattempo dovremo mettere a punto
tecnologie sempre più innovative e, soprattutto, compatibili
con le esigenze di minimo impatto ambientale; ma siamo
sulla buona strada ed è sufficiente guardare al panorama
internazionale per rendersene conto.
>
Elementi 38
55
energia rinnovabile
In Francia, il governo ha dato il via a un progetto che
fornirà energia pulita a ben 5 milioni di persone. Si tratta
della pavimentazione di 1.000 chilometri di strade carrabili
con pannelli solari di ultima generazione. Un progetto dal
grande impatto ambientale, della durata di circa 5 anni, che
consiste nell’installazione sull’asfalto di pannelli solari detti
Wattway panels. Si tratta di pellicole di silicio ultraresistenti,
in grado di sopportare anche il passaggio di mezzi pesanti e
di impedire lo scivolamento delle vetture in caso di pioggia.
Per l’installazione basta semplicemente pavimentare l’asfalto
con i pannelli, senza rimuovere il manto stradale. Secondo
le stime dell'Agence de l'environnement et de la maîtrise
de l'energie un solo chilometro basterà a soddisfare il
fabbisogno di energia elettrica di 5.000 persone.
Un piano ambizioso che non terminerà qui, fanno sapere
dalla Colas, la società ingegneristica che ha sviluppato
il progetto: il prossimo passo, infatti , consisterà
nell’incorporare ai pannelli un sistema di riscaldamento
antighiaccio e di luci led per segnalare il traffico in modo
dinamico.
Ma se la Francia può disporre di ampi spazi da destinare
alle energie alternative, esistono Paesi dove l’altissima
densità demografica e la conseguente mancanza di spazio
rappresentano un reale problema. Tra questi, il Giappone, il
cui governo ha promesso alla popolazione - ancora scossa dal
disastro nucleare di Fukushima - una conversione totale alle
energie rinnovabili entro il 2040.
Non è un caso, quindi, che proprio nel Paese del Sol Levante
sia stata avviata la costruzione dell’impianto fotovoltaico
galleggiante più grande del mondo, aggirando così l’annosa
questione della carenza di spazio. L’impianto, che sarà
installato nella prefettura di Chiba vicino Kyoto, comprende
56
Elementi 38
circa 180 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici
destinati a produrre elettricità per 5.000 abitazioni.
Rispetto alle tradizionali installazioni su terraferma gli
impianti galleggianti presentano una serie di vantaggi non
trascurabili: producono una maggiore quantità di elettricità
grazie all’effetto di raffreddamento operato dall’acqua dei
sistemi di generazione e contribuiscono in modo significativo
alla diminuzione dell’evaporazione e della crescita delle
alghe all’interno dei bacini idrici, grazie all’ombreggiamento
prodotto dai pannelli.
Un'idea analoga è stata adottata dall’India, dove i canali
d’irrigazione estesi per migliaia di chilometri, devono
quotidianamente difendersi dal problema dell'evaporazione.
Così, nello Stato del Gujarat è stata inaugurata la copertura
con pannelli solari di un tratto di 750 metri di canale in
grado di produrre 1 MW/h di elettricità.
Entro il prossimo anno il governo indiano ha in programma
di ricoprire 80 chilometri di canale, ricavando 100 MW di
energia verde: un passo in avanti verso gli obiettivi al 2022,
secondo i quali l’India dovrà ricavare dal sole il 10% del
proprio fabbisogno energetico.
Nel deserto del Sahara, dove il sole non manca mai, nella
città di Ouarzazate, già perno dell’economia marocchina nel
settore cinematografico e turistico, sorgerà un complesso
di tre impianti a concentrazione solare della potenza di 580
MW, sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di un
milione di abitazioni. Numeri che non solo permetterebbero
al Marocco di soddisfare, entro il 2020, il 50% del proprio
fabbisogno ma lo collocherebbero anche tra i principali Stati
esportatori.
energia rinnovabile
Eolico,
tra problemi
e opportunità
di Giorgia Mungo
Gli obiettivi proposti dalla Commissione Europea in materia
di clima ed energia per il 2030 individuano quattro linee
prioritarie: la riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, la copertura del
27% dei consumi lordi di energia mediante rinnovabili,
l’implementazione di più ambiziose politiche clima-energia
e l’ottenimento di un sistema energetico competitivo
e sicuro. A tal fine la stessa Commissione ha indicato
nell’ammodernamento delle reti elettriche, nella sostituzione
degli impianti obsoleti e nell’utilizzo efficiente dell’energia le
vie per conseguire gli obiettivi proposti.
Come noto, l’Italia ha raggiunto, grazie alle politiche messe
in atto negli anni passati, già al 2015 gli obiettivi prefissati di
copertura dei consumi mediante energia da fonti rinnovabili
per il 2020 (17%); si tratta ora di capire quali siano le migliori
azioni da mettere in campo per conseguire tutti gli obiettivi
in materia di clima ed energia.
>
Elementi 38
57
energia rinnovabile
Al riguardo il tema del rinnovamento (revamping) degli
impianti di generazione è divenuto di forte attualità. In
particolare per gli impianti eolici che rappresentano il 31%
della totalità degli impianti a fonti rinnovabili in esercizio e
il 41% circa della potenza totale installata.
Come riportato nel Rapporto Attività pubblicato dal GSE a
marzo 2016, al 31 dicembre 2015 in Italia erano in esercizio
2184 impianti eolici, per una potenza complessiva pari a 8,62
GW. Un simile sviluppo, partito nei primi anni del 2000, è
coinciso con l’introduzione dei Certificati Verdi (CV) e della
ancor più conveniente Tariffa Omnicomprensiva (TO), ovvero
dell’entrata in vigore dei Decreti 24 ottobre 2005 e 18
dicembre 2008. Sino al 31 dicembre 2012 quindi, sono stati
realizzati ben 990 impianti, per una potenza complessiva
installata pari a circa 8 GW, di cui il 96% attribuibile a
impianti di potenza superiore a 5 MW.
Viceversa, a seguito dell’entrata in vigore del Decreto 6
luglio 2012, che ha previsto un accesso semplificato agli
incentivi e una tariffa elevata, in aggiunta alle già favorevoli
semplificazioni autorizzative previste per impianti di
taglia inferiore o uguale a 60 kW, solo il 2% delle nuove
istallazioni è rappresentato da impianti di potenza superiore
Riduzione della potenza da fonte eolica
MW
10000
8000
6000
4000
2000
0
IMPIANTI
EOLICI
RIDUZIONE %
DI POTENZA
DA FONTE EOLICA
RISPETTO AL 2015
58
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
8209
8096
7829
7333
7042
6323
6113
6069
6069
5379
4102
3010
1884
572
2
1
%
-1,37
-4,63
-10,67
-14,22
-22,98
-25,53
-26,06
-26,06
-34,47
-50,03
-63,33
-77,05
-93,03
-99,98
-99,98
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
Elementi 38
a 5 MW, rappresentando l’83% della potenza totale
installata (632 MW).
E per il futuro? A causa della graduale scadenza delle
convenzioni per il rilascio degli incentivi, qualora gli impianti
fossero dismessi - scenario molto plausibile a causa del
crollo del PUN (ad aprile 2016 è sceso a 31,99 €/MWh),
dell’aumento dei costi di manutenzione per gli impianti
più obsoleti e a politiche non attraenti per gli operatori
che intendevano ricostruire integralmente o operare delle
manutenzioni straordinarie sui propri impianti (rifacimenti
parziali o totali) - già al 2025 la potenza installata si
dimezzerebbe (vedi fig. 1). E tale riduzione non sarebbe
adeguatamente compensata dall’entrata in esercizio di
nuovi impianti (188 impianti per una potenza complessiva
pari a 758 MW).
Inoltre, dando uno sguardo alla bozza di Decreto per
l’incentivazione delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche di
recente approvazione da parte della Commissione Europea
e di prossima pubblicazione, saranno messi a bando per
la nuova costruzione, la riattivazione, il potenziamento
e l’integrale ricostruzione di impianti eolici on shore solo
ulteriori 860 MW (più 30 MW per impianti eolici off shore)
e 40 MW per gli interventi di rifacimento totale o parziale.
A parità di condizioni di accesso e di incentivi rispetto al DM
6 luglio 2012, anche per il 2016 probabilmente si verificherà
quanto accaduto negli ultimi anni: ovvero la diffusione di
impianti di taglia ridotta e un sostanziale insuccesso per i
rifacimenti. L’ulteriore contingente messo a disposizione non
sarà quindi sufficiente a compensare le eventuali dismissioni/
disinstallazioni.
Alla luce di quanto rappresentato, il revamping dei parchi
eolici esistenti potrebbe essere una delle strade per
permettere il raggiungimento degli obiettivi promossi
dall’Unione Europea. Molteplici le motivazioni a favore
di tale azione, sia da un punto di vista economico che
ambientale: dal riutilizzo delle infrastrutture (reti di
connessione e viabilità) già esistenti, all’opportunità di
ottimizzare, mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie
e con la disponibilità dei dati storici relativi alla ventosità
del sito, il layout dell’impianto, con conseguente aumento
della producibilità e riduzione dell’impatto sul territorio e
l’ambiente.
Numerosi in tal senso i casi di successo in Europa. Primi tra
tutti Germania a Danimarca, i quali hanno messo in campo
dei programmi dedicati al revamping degli impianti esistenti,
associando procedure autorizzative semplificate a un sistema
premiale proporzionale all’energia prodotta. Con tali
politiche la potenza installata è raddoppiata o addirittura
triplicata (come nel caso della Germania), con l’ulteriore
beneficio di aver rinnovato anche da un punto di vista
tecnologico il parco esistente.
Alla luce, però, delle Linee Guida per gli aiuti di Stato,
programmi quali quelli citati non sarebbero più possibili.
Infatti, come più volte ribadito dalla Commissione Europea,
gli incentivi devono essere proporzionali all’investimento
previsto e indirizzati prevalentemente a interventi a forte
innovazione tecnologica (ecoinnovazione). Quali possono
essere le azioni da mettere in campo per favorire tale
rinnovamento? Per prima cosa la facilitazione degli iter
autorizzativi (oggi gli interventi di rifacimento o ricostruzione
degli impianti sono soggetti alla disciplina dell’Autorizzazione
Unica e alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale)
e la definizione di eventuali interventi “standard” soggetti a
iter semplificati. In secondo luogo potrebbero essere bandite
procedure di gara per gli interventi di ricostruzione con
contingenti separati rispetto alle nuove costruzioni. Oppure,
infine, si potrebbero considerare anche altre forme di aiuto,
peraltro previste dalle stesse Linee Guida, sotto forma di
esenzioni da tasse ambientali, o basate su strumenti di debito
(es. prestiti a tasso agevolato, garanzie statali) oppure su
strumenti fiscali (es. detassazione del reddito d’impresa).
Il 22 aprile 2016 è stato approvato l’Accordo globale sul
clima il cui obiettivo principale è di limitare l’aumento della
temperatura media globale al massimo a 1,5 °C rispetto ai
livelli pre industriali. L’accordo non è vincolante e non fissa
un obiettivo preciso di energie rinnovabili; ma se vogliamo
davvero che al 2050 il 100% dei consumi sia coperto da fonti
rinnovabili e contestualmente preservare l’ambiente e il
territorio, il rifacimento degli impianti non rappresenta una
reale opportunità?
Elementi 38
59
energia
L'economia circolare di Hera
Dai rifiuti,
il biometano
DIALOGO
CON SALVATORE MOLÈ
Direttore Innovazione
di Hera
di Tommaso Tetro
Salvatore Molè
60
Elementi 38
L'economia circolare come opportunità di sviluppo e svolta
benefica per l'ambiente, e per i cittadini. Una sfida che
ormai non può più esser catalogata come 'futura'. Già oggi,
per esempio, trasformare i rifiuti una risorsa è qualcosa
che si fa; e presto si farà ancora meglio grazie alla ricerca e
all'eccellenza. Parola del direttore in innovazione del gruppo
Hera, Salvatore Molè. E proprio su ricerca e innovazione, la
multiutility si sta concentrando ormai da tempo. L’interesse,
in particolare, è rivolto alla valorizzazione dei rifiuti: dal
biometano ottenuto da rifiuti organici al biocombustibile
fatto con gli scarti delle potature delle piante, fino a un
progetto in corso con Eni che punta ad ottenere green-diesel
dai fanghi di depurazione.
E: Economia circolare e innovazione: su quali basi si muove
Hera?
SM: L'economia circolare è il risultato di una serie
di opportunità da cogliere attraverso l’innovazione.
Identifichiamo i materiali che oggi Hera gestisce e
sviluppiamo progetti per estrarre il massimo valore; come
per esempio quelli sul biometano dai rifiuti, sul biodiesel
da fanghi o sul recupero di sfalci e potature. Qualunque
sia l'output, per noi è fondamentale comunque riuscire a
valorizzare rifiuti e materiali di scarto, non più, o almeno
non necessariamente, attraverso lo smaltimento, ma se
possibile attraverso il trattamento. E ciò rappresenta anche
un business.
E: Ci spieghi meglio. Il biometano?
SM: Stiamo lavorando sui diversi filoni progettuali. Tra
questi, quello su cui siamo più avanti è la produzione di
biometano da rifiuti organici. Già da anni produciamo
biogas per la generazione elettrica; ora lo 'ripuliamo' e
ne facciamo biometano, perfettamente analogo a quello
che scorre nei tubi delle nostre case. Ciò grazie a una
bioraffineria, un impianto che dal rifiuto organico produce
prima biogas e successivamente biometano, otteniamo un
prodotto bio da immettere nelle reti di distribuzione. È un
processo che consente di chiudere un ciclo: con gli scarti
provenienti dalle cucine domestiche , cioè il rifiuto organico,
produciamo biometano che poi riportiamo nelle case per
cucinare altri cibi. È un esempio perfetto di economia
circolare. Al momento siamo nella fase di autorizzazione del
nuovo impianto. Si tratta di un progetto molto importante
che dovrebbe vedere la luce a metà del 2017 con un
investimento complessivo di circa 25-30 milioni di euro:
punta al trattamento di 100 mila tonnellate di rifiuti organici
per ottenere oltre 6 milioni di metri cubi di biometano
all’anno. Il biometano ricavato potrà essere trasportato
nelle stazioni di servizio per rifornire i veicoli a metano
oppure immesso nella normale rete del gas creando circoli
virtuosi che coinvolgono il cittadino e sostengono l’economia
circolare. Crediamo molto al biometano: è un'iniziativa che,
se replicata, può rappresentare un contributo importante per
la strategia energetica nazionale.
E: E sui fanghi, invece, cosa state studiando?
SM: Quella dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque
reflue è un'altra filiera da valorizzare. Abbiamo avviato
con Eni, proprietario di una tecnologia di liquefazione, un
percorso per capire se è possibile ottenerne biodiesel di
buona qualità. Questo processo potrebbe trasformare i fanghi
derivanti dalla depurazione delle acque reflue nei nostri
depuratori in bioolio, utilizzabile come biocombustibile o da
cui ricavare green diesel. Purtroppo dai primi risultati la resa
non è adeguata alle aspettative e stiamo cercando di capire
se esistano altre matrici da testare. Al momento non siamo
ancora arrivati ad un processo che si possa industrializzare,
proprio perché l'elemento essenziale da considerare è
il biodiesel ottenuto a fronte di un’unità di prodotto in
ingresso. Questo è il parametro fondamentale per capire se
e quanto sia sostenibile, anche economicamente, il processo.
I fanghi oggi hanno modalità di smaltimento che possono
variare a seconda delle normative regionali, ma da qui a
qualche anno il loro trattamento e l’eventuale valorizzazione
saranno un problema. O un’opportunità, di cui il Paese si
dovrà occupare. Inoltre lavoriamo sul recupero di sfalci e
potature, il cosiddetto 'verdÈ: stiamo sperimentando un
processo di pirolisi e digestione anaerobica che consente
di ottenerne un biocombustibile. Su questa filiera siamo
abbastanza avanti: ricaviamo syngas che poi trasformiamo in
biometano.
E: La normativa del settore aiuta?
SM: A seconda dei casi la normativa è abbastanza confusa
oppure incompleta, come per il biometano. E talvolta,
purtroppo, è anche locale, nel senso che ogni regione può
fare storia a sé. Alcune tipologie di rifiuti, per esempio, in un
territorio possono essere assimilati agli urbani, in altri agli
speciali. E questo genera confusione.
E: Quali i capisaldi dello sviluppo?
SM: I punti cardine della strategia del nostro Gruppo sono:
crescita, efficienza, eccellenza e innovazione. Crescita
organica ma anche per aggregazioni; efficienza quale
base per continuare ad avere risultati; eccellenza come
obiettivo che ci poniamo in ciascun ambito in cui Hera opera;
innovazione come condizione necessaria per eccellere.
All’interno dell’innovazione, poi, abbiamo definito quattro
aree principali: efficienza energetica, economia circolare,
smart city e efficientamento interno.
Elementi 38
61
energia
Mercati green
per una crescita
diversificata
Electrade punta sul trading e sui servizi a produttori
e soggetti industriali
di Gabriella Busia
62
Elementi 38
Electrade è una delle energy company italiane che si è
maggiormente distinta negli ultimi anni per i risultati
ottenuti in termini di bilancio, volumi scambiati e ingresso in
nuovi mercati. Il bilancio 2015 si è chiuso con un fatturato di
645 milioni di euro e un patrimonio netto di circa 57 milioni
di euro: un risultato di tutto rispetto, soprattutto se si tiene
conto dell’andamento dei mercati energetici dell’ultimo
anno.
Marco Tumolo, amministratore delegato della società, spiega
quali sono i punti di forza di Electrade: “Diversificazione del
business, internazionalizzazione e solidità patrimoniale sono
le leve attraverso le quali Electrade ha acquisito un posto di
rilievo tra le energy trading company europee. Oggi siamo
attivi nel trading di energia in oltre 30 mercati in Europa,
con quasi 18 TWh di energia elettrica e gas venduti nel
2015. Il futuro ci vedrà impegnati nel consolidamento della
nostra posizione e nell’apertura a nuovi mercati e nuove
opportunità sia a livello europeo che extraeuropeo.
Fin dal 2006 ci siamo occupati, oltre che del trading di
energia, anche di mercati ambientali poiché abbiamo
sempre ritenuto che rappresentassero linee di sviluppo
di grande interesse per il settore energetico italiano
ed internazionale. Siamo stati in grado di raggiungere
importanti risultati in tutte le attività che ci hanno visti
coinvolti. Nella compravendita di energia elettrica da fonti
rinnovabili e cogenerazione abbiamo chiuso il 2015 con
oltre 1 TWh gestito. Nel trading di titoli ambientali abbiamo
raggiunto i 500.000 titoli venduti.
Ma Electrade non è solo trading e la nostra capacità di
diversificare fin dalla nascita ci ha dato un grande vantaggio
in termini di opportunità. Abbiamo dato il via ad un
ambizioso processo d’investimento in ambito produzione
da FER. Ad oggi Electrade è proprietaria di 4 MW da biogas
ed idroelettrico attualmente in esercizio in Italia e 9 MW da
idroelettrico e solare in costruzione tra Italia e Cile. Oltre a
ciò è proprietaria di una pipeline di 30 MW di progetti da
fonte rinnovabile in Cile”.
Il responsabile dell’area green markets di Electrade,
David Rizzi, dà risalto alla scelta di puntare sulle fonti
rinnovabili e spiega così la posizione di Electrade: “Ad oggi
le attività legate al trading restano per noi “core” e la
nostra intenzione è quella di continuare a concentrarci sui
business ad esso legati anche sul lato green markets poiché le
prospettive restano molto interessanti.
L’approccio che teniamo sul fronte dei green markets è quello
di attività sempre più vicine all’idea di servizio e sempre meno
a quelle di semplice compravendita. Nella nostra attività
di gestione di energia da fonti rinnovabili e CHP abbiamo
scelto di potenziare il servizio con un approccio orientato
al supporto di produttori e soggetti industriali. Abbiamo
stretto nuove partnership con controparti di medie e grandi
dimensioni e ci siamo dotati di strumenti user friendly a
loro rivolti. Accanto alla nostra normale attività di supporto
a produttori e imprese, volta alla valorizzazione della loro
energia e alla semplificazione delle attività amministrative
e di gestione, stiamo implementando una serie di nuovi
strumenti.
Per esempio, abbiamo realizzato un portale rivolto
specificatamente ai produttori nostri clienti in grado di
fornire un servizio con l’obiettivo di aggiornarli e rendere
più facile la lettura e la visura di dati, report e prezzi. Tutto
questo sempre nell’ottica di interpretare le esigenze del
mercato.
Nell’attività di compravendita di TEE, un sistema che
funziona ormai a regime e che è stato oggetto d’ispirazione
anche per altri Paesi dell’Ue, abbiamo acquisito una
notevole esperienza. I risultati ottenuti in termini di
volumi e controparti stabili mostrano ancora una volta un
approccio evoluto rispetto al semplice trading. I risultati
sono stati raggiunti anche grazie alla collaborazione con le
principali ESCO italiane e, anche se nell’ultimo periodo i TEE
hanno incontrato alcune difficoltà dovute essenzialmente
all’incertezza normativa e ad una revisione della metodologia
di verifica dei progetti, queste ci sembrano superabili tanto
da spingerci ad investire ulteriormente in questo ambito e a
trovare nuove formule di partecipazione in Italia.
Abbiamo iniziato un percorso di acquisizione di progetti e di
stipula di partnership con soggetti industriali e altre realtà
come la nostra. Abbiamo, inoltre, di recente acquistato il 40%
di PIDE Ingegneria, una società che si occupa principalmente
di gestione ed efficientamento delle reti idriche e di
trattamento delle acque. Da questa unione ci aspettiamo
nuovi impulsi ai settori dell’efficienza energetica e della
produzione da fonte rinnovabile.”
Elementi 38
63
energia
Sistema elettrico
Riforme
promosse
MA SERVE PIÙ INFORMAZIONE PER LE FAMIGLIE
CONFRONTO
CON ANTONIO SILEO
Research fellow
Iefe Bocconi
di Fausto Carioti
Antonio Sileo
64
Elementi 38
È nel complesso positivo il giudizio dato da Antonio Sileo,
research fellow Iefe Bocconi e direttore dell’Osservatorio
Innov-E dell’I-Com, sull'evoluzione del sistema elettrico
italiano. Da economista dell'energia, non vede quel rischio
di “eccesso di regolamentazione” temuto da alcuni suoi
colleghi. «È vero che il mercato dell’energia, e dell’energia
elettrica in particolare, è da sempre caratterizzato da
una serie di norme, anche tecniche, che ne regolano il
funzionamento nelle varie fasi», spiega Sileo ad Elementi.
«Tuttavia -prosegue - più che di rischi di un eccesso di
regolamentazione, parlerei di un eccesso di complicazione;
tanto più oggi che sono venuti meno i consolidati assunti
economici tipici del settore (significative economie di scala,
domanda rigida e in continua crescita, grandi investimenti).
Per chi scrive tutte queste regole, e più in generale per i
policy maker, la tentazione di affermare (e garantire) il
proprio ruolo allontanandosi dalla semplicità è forte...».
E: Nel 2018 le famiglie italiane dovranno dire addio al
servizio di maggior tutela nell'acquisto di elettricità e gas.
I prezzi delle offerte di libero mercato, al momento, non
garantiscono risparmi sostanziosi. Lei resta ottimista su
tempi e modi del percorso di liberalizzazione?
AS: Il percorso per il superamento delle tutele di prezzo che
va delineandosi pare congruo, almeno nella tempistica, e
comunque potrà essere migliorato e raffinato. Resta ancora
molto da fare perché si possa diffondere una condizione
necessaria (anche se non sufficiente) affinché la concorrenza
tra gli operatori possa dispiegare i propri effetti. Questa
condizione è l’informazione: oggi la gran parte dei
consumatori non ha tutte le informazioni necessarie per
una scelta consapevole. Anche se progressi sono stati fatti
con l’introduzione della Bolletta 2.0, non basta conoscere i
kWh consumati, ma anche quanto si consuma, per esempio,
rispetto a consumatori simili. In tal senso, il Sistema
Informativo Integrato sarà di grande aiuto.
E: Nel settembre del 2015 lei ha scritto che nelle intenzioni
dell’Autorità la riforma della struttura tariffaria dell'energia
elettrica dovrebbe contribuire a un rilancio dei consumi
domestici. A riforma avviata quale è il suo giudizio? Si può
fare di più?
AS: I consumi elettrici domestici italiani restano tra i più
bassi d’Europa anche in virtù di fattori geografici e climatici.
Una maggiore penetrazione del vettore elettrico non è
cosa rapida, anche se le nuove abitazioni stanno facendo a
meno di gas naturale e GPL. Per i consumatori, infatti, non
è semplice decidere se e quando passare ad apparecchiature
elettriche per riscaldarsi. La ripresa dei consumi poi deve
fari i conti con i continui incrementi di efficienza che
caratterizzano tutti i nuovi prodotti. Insomma, è difficile
fare di più.
E: La corsa al fotovoltaico sembra essersi fermata con la
chiusura del rubinetto degli incentivi. L'aumento della quota
di elettricità prodotta dai pannelli in Italia nel 2015 è dovuto,
infatti, alla contrazione dei consumi. Il mix delle fonti
primarie italiane è destinato a restare simile a quello attuale?
AS: La crescita del fotovoltaico è stata fin troppo rapida:
inevitabile che dopo questa lunga galoppata seguisse una
fase di rallentamento. Anche se, a ben vedere, nel 2015 la
produzione fotovoltaica è cresciuta comunque di oltre 2.000
GWh rispetto al 2014. In ogni caso, il mix delle fonti italiano
(ma anche quello degli altri Paesi) è destinato a dipingersi
sempre più di verde: lo impongono i nuovi obiettivi europei
e l’accordo preso alla COP21. Anche in questa dinamica,
però, per l’Italia la dipendenza dal gas rimarrà significativa; a
perdere quote dovrebbe essere il carbone.
E: L'attenzione degli addetti ai lavori sembra spostarsi sulla
filiera del geotermico: è questa l'energia rinnovabile dalla
quale possiamo attendere di più nei prossimi anni? Che ruolo
spetta al legislatore?
AS: Nel geotermico l’Italia ha una lunga e apprezzata
tradizione che sicuramente potrà beneficiare delle condizioni
favorevoli alla diffusione delle pompe di calore, a cominciare
dalla riforma della tariffa elettrica. Anche dalle fonti che
più hanno avuto successo gli ultimi anni, però, possiamo
e dobbiamo augurarci nuovi incrementi. Questo perché i
primi impianti fotovoltaici ed eolici installati negli anni scorsi
potranno essere ripotenziati valorizzando siti già esistenti.
Si pensi all’eolico: meno torri, meno impatto ambientale
(riduzione dell’effetto serra), più energia prodotta. Oggi
l’iter autorizzativo di un rifacimento è pressoché identico a
quello di un nuovo impianto. Il legislatore, dunque, dovrà
aiutare il nuovo, ma anche spingere il “non ancora vecchio” a
rinnovarsi.
E: Un settore con enormi margini di crescita è quello
dell'efficienza energetica degli edifici, soprattutto pubblici.
Quale è la terapia possibile?
AS: Da tempo le aspettative sull’efficienza energetica, in
particolare sugli edifici e ancor di più su quelli della Pubblica
Amministrazione, sono elevate. I fatti però dicono che i
problemi sono tanti: dai contratti, per esempio quelli di
gestione calore già in essere, alla formazione, inclusa quella
di chi deve beneficiare dell’intervento. Ci sono poi troppi
medici e troppe medicine: bisogna razionalizzare.
Elementi 38
65
energia
Accordo Italia-Giappone
Ecco le reti
elettriche del
futuro
di Livia Catena
L’Italia e il Giappone sono più vicine grazie a un’alleanza
scientifica nelle tecnologie avanzate per le reti elettriche
del futuro. Lo scorso febbraio ENEA, l’Agenzia per le nuove
tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, e
NEDO, l’Agenzia governativa giapponese per l’energia e lo
sviluppo tecnologico, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa
per la realizzazione e la sperimentazione di un impianto
dimostrativo di ultima generazione per la trasmissione di
energia elettrica in corrente continua.
A firmare l’intesa a Roma il Professor Federico Testa, Presidente
66
Elementi 38
di ENEA, e Munehico Tsuchiya, Direttore Generale di NEDO,
durante un incontro al quale hanno preso parte anche il
Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova,
e l’Ambasciatore del Giappone in Italia, S.E. Kazuyoshi
Umemoto. Il progetto si sviluppa in tre fasi: la prima
prevede l’installazione di un impianto dimostratore ad alta
tensione a corrente continua (High Voltage Direct Current –
HVDC) costituito da innovativi convertitori multilivello con
tecnologia VSC (Voltage Source Converter); una seconda fase
che, invece, riguarda la sperimentazione, dimostrazione e
Firma MoU ENEA-NEDO (da sx Teresa Bellanova, Munehiko Tsuchiya, Federico Testa e Kazuyoshi Umemoto)
validazione delle soluzioni tecnologiche proposte; una terza
indirizzata alla diffusione dei risultati. Alla fine del periodo
di dimostrazione, l’impianto – progettato in scala da Toshiba
Corporation – sarà installato presso il Centro Ricerche ENEA
Casaccia che continuerà la sperimentazione per un periodo
di almeno tre anni. Maggiore efficienza, stabilità e sicurezza,
ma anche minore ingombro e buon impatto ambientale
sono le principali caratteristiche dell’impianto che è in grado
di assicurare una superiore capacità di trasporto e minori
perdite di rete. Si stima, infatti, che rispetto a un sistema
ad alta tensione a corrente alternata, a parità di potenza,
il nuovo prototipo a corrente continua ridurrà le perdite di
trasmissione di circa il 30%.
“Con questo accordo– ha dichiarato Federico Testa, Presidente
ENEA – nasce un’alleanza strategica fra eccellenze della
ricerca italiana e giapponese per soluzioni avanzate nella
trasmissione di energia elettrica su lunghe distanze, nella
più ampia prospettiva dello sviluppo di reti interconnesse e
integrate anche a livello europeo. E’ un obiettivo sfidante,
che vede coinvolta un’eccellenza dell’industria mondiale
come Toshiba Corporation, con la quale ENEA già nel 2013
ha firmato un’intesa per implementare attività congiunte su
smart grid, fonti rinnovabili e sistemi di accumulo per le reti
elettriche. Per la sua posizione geografica l’Italia si presta
benissimo a diventare il centro di una rete estesa che spazi
dall’Africa settentrionale ai Balcani e al Centro Europa”.
Per quel che riguarda il nostro Paese, inoltre, i sistemi HVDCVSC potrebbero trovare applicazione nel rinnovamento e
potenziamento del collegamento elettrico sottomarino tra
la penisola, la Sardegna e la Corsica (il cosiddetto SACOI 3),
nonché nelle interconnessioni off-shore tra parchi eolici e in
altri progetti di portata internazionale).
“Per un futuro energetico a basso contenuto di carbonio
e per raggiungere gli obiettivi della COP21 – ha aggiunto
il Presidente Testa – le reti di trasporto e distribuzione
dell’energia verde sono elementi indispensabili ed è per
questo motivo che l’innovazione dovrà essere indirizzata sia al
rafforzamento delle strutture esistenti che a un allargamento
trans-nazionale delle nuove super reti. Ma oltre a creare
una cornice infrastrutturale e tecnologica adeguata, per
una transizione verso un sistema energetico a zero emissioni
che copra l’intero fabbisogno elettrico con fonti rinnovabili,
occorrerà adottare politiche idonee a livello globale, non solo
a livello Paese”.
Oggi nel mondo la quasi totalità dell’elettricità viene trasmessa
attraverso linee ad alta tensione a corrente alternata e solo il
2% attraverso reti HVDC. Tuttavia in vari Paesi come Brasile,
Russia, India, Cina e Sudafrica le linee HDVC trasportano
svariati GW di potenza lungo migliaia di km. In Europa sono in
esercizio meno di 20 interconnessioni HVDC e circa una decina
sono in fase di pianificazione.
“Obiettivo del progetto – spiega Giorgio Graditi, responsabile
dell’Unità Sistemi Fotovoltaici e Smart Grid dell’ENEA – è
quello di sperimentare e validare soluzioni avanzate per il
potenziamento e ammodernamento delle reti di trasmissione
esistenti e per integrare collegamenti tramite sistemi
elettrici superconduttori di elevata potenza all’interno di reti
interconnesse. I risultati sperimentali verranno integrati anche
in un’analisi di impatto a livello europeo, al fine di dimostrare
l’applicabilità delle soluzioni proposte a vari livelli di scala e
la loro replicabilità nella rete pan-europea di trasmissione di
energia elettrica”.
L’accordo tra ENEA e NEDO e il protocollo d’intesa con
Toshiba Corporation, infine, favoriranno anche lo scambio e
il trasferimento di conoscenze reciproche. I ricercatori italiani
e giapponesi avranno l’opportunità di acquisire, scambiare e
potenziare conoscenze e competenze tecnologiche in campo
energetico, ma anche in altri settori di reciproco interesse
scientifico e industriale.
Elementi 38
67
energia
La fusione fredda
Da fantascienza
a realtà?
Lo United States Patent and Trademark Office, l’ufficio
brevetti americano, ha concesso il 25 agosto 2015
l’agognato brevetto all’Energy Catalizer di Andrea Rossi,
il rivoluzionario sistema creato dall’inventore italiano e
sviluppato con il noto fisico Sergio Focardi.
di Giacomo Giuliani
68
Elementi 38
Era il 23 marzo 1989 quando all’Università dello Utah nel
corso di una conferenza stampa destinata a rimanere negli
annali della ricerca, due elettrochimici, M. Fleischmann e
S. Pons, annunciarono l’alba di una nuova era nucleare.
Grazie alla loro cella elettrolitica, portatile, sarebbe stato
possibile produrre una gran quantità di energia attraverso la
fusione di due atomi di deuterio. Una rivoluzione nel mondo
della ricerca: parliamo della cold fusion, fusione fredda.
Un’ipotesi, quella preannunciata dai due ricercatori che,
difficilmente replicabile ed in contrasto con il paradigma
dominante, è stata schernita da parte della comunità
scientifica: un tabù tacciato come pseudoscienza, scienza
patologica o addirittura frode.
Facciamo allora un passo indietro: quel 23 marzo, a Salt Lake
City, i due ricercatori annunciarono quella che si configurava
come la scoperta scientifica del secolo. Ovvero la possibilità
di produrre una fusione nucleare, e avere una quantità di
energia praticamente inesauribile e sostenibile, attraverso
un processo rivoluzionario senza temperature stellari, quelle
ancor oggi richieste dalla fusione nucleare, e soprattutto
i costi stratosferici necessari alla costruzione delle più
conosciute centrali nucleari a fissione. Una soluzione,
apparentemente semplice che, se fosse stata confermata
dalla comunità scientifica, avrebbe potuto cambiare il corso
della storia del nucleare civile. Invece, appena due mesi
dopo, alla Conferenza della Società Americana di Fisica,
vennero presentati i risultati fallimentari ottenuti a seguito
del tentativo di riprodurre il dispositivo di Fleischmann e
Pons. Ovvero: energia in eccesso pari a zero e produzione
di neutroni inesistente. E allora? Come può un successo
acclamato, quello presentato a Salt Lake City dai due
ricercatori, diventare un fallimento totale? Il mistero si
infittisce e i primi retroscena non tardano ad arrivare. Sono
in molti, infatti, a ritenere che i dati presentati durante
la Conferenza siano stati modificati precludendo ogni
possibilità di ottenere energia e calore da dispositivi a
fusione fredda. Può essere successo tutto questo? E perché?
È difficile dare una risposta certa, di sicuro però anche nella
ricerca scientifica, intraprendere una strada, magari nuova,
equivale a ridurre l’interesse, e soprattutto i necessari
finanziamenti, per lo sviluppo di un’altra ricerca sullo stesso
campo: in questo caso, quella della più famosa e considerata
fusione calda.
Ora la tormentata storia della fusione fredda potrebbe però
essere arrivata ad una svolta.
Il 25 agosto 2015 lo United States Patent and Trademark
Office, l’ufficio brevetti americano, ha concesso l’agognato
brevetto all’E - Cat di Andrea Rossi: parliamo dell’Energy
Catalizer, il rivoluzionario sistema creato dall’inventore
italiano e sviluppato con il fisico Sergio Focardi. Un prototipo
che negli ultimi anni ha fatto molto parlare di sè, generando
interesse ma anche perplessità. Oggi l’E - Cat si propone
come strumento per la produzione di energia elettrica e
calore, sfruttando la fusione nucleare fredda o LENR, vale
a dire le reazioni nucleari a bassa energia. I dubbi della
Andrea Rossi
Commissione Internazionale sembrano quindi fugati, e con
essi potrebbero essersi aperte delle importanti potenzialità di
sviluppo, anche su larga scala, dell’E - Cat.
Elementi ha avuto l’occasione di porre qualche domanda
al suo inventore, Andrea Rossi. Un’opportunità per capire
il funzionamento dell’avvenieristico reattore; un sistema
che potrebbe rivoluzionare, in maniera economicamente
ed ambientalmente sostenibile, la produzione energetica,
in ambito civile e in quello industriale. E tutto questo in un
futuro che è già qui!
E: Rossi, può spiegarci come funziona un reattore a "fusione
fredda"?
AR: In poche parole, un fluido, generalmente composto da
acqua, aria e olio diatermico, attraversa uno scambiatore
di calore, surriscaldato dal contatto con un combustibile
costituito da nickel, idruro di litio e litio metallico. Nel
processo di scambio di calore, viene elevata la temperatura
del fluido.
E: Quali sono le caratteristiche del funzionamento
dell'E - Cat?
AR: È relativamente semplice. Le reazioni si svolgono
all’interno di una camera, o cella, in cui vengono iniettati una
piccolissima quantità di polvere di nichel e idrogeno a una
certa pressione. Affinché sia possibile l’innesco della reazione
di fusione tra gli atomi dei due elementi, è necessario che la
camera venga riscaldata, fornendo energia dall’esterno. La
macchina trasforma infinitesimali quantità di nichel in rame,
che dunque è il prodotto della reazione, insieme ai raggi
gamma di bassa energia che riscaldano l’acqua.
E: Quella che avviene alla base del processo è una “fusione
fredda”?
>
Elementi 38
69
Impianto E-Cat
AR: Il processo che è alla base di E - Cat è impropriamente
definito “fusione”. In realtà parliamo di reazioni nucleari a
bassa temperatura.
E: È possibile definirlo un "reattore nucleare domestico"?
E: Quali sono i vantaggi rispetto ad un reattore a fusione
calda?
E: È ipotizzabile uno sviluppo del progetto e una sua futura
commercializzazione?
AR: Sicuramente la bassa temperatura richiesta (circa 1400°C),
tanto più se confrontata con il milione di gradi necessari
ad avviare il processo nei reattori a fusione calda come
l’ITER europeo o il NIF californiano. Una fusione a queste
temperature, replicando il processo che avviene nel sole e in
tutte le stelle, richiede tecnologie (confinamento magnetico o
inerziale) estremamente complesse e costose.
AR: Ciò che rende rivoluzionario l’E - Cat, rispetto agli altri
apparati sperimentali finora realizzati usando palladio
e deuterio (come il modello di Fleischmann e Pons), è il
rapporto tra la quantità di energia termica prodotta e quella
fornita. Questo rapporto è di ben 200 a 1 o più: cioè per 1
kWh elettrico fornito vengono prodotti 200 kWh termici
potenzialmente utilizzabili per riscaldamento, applicazioni
industriali o per produrre energia elettrica. Questo fa
ipotizzare un utilizzo commerciale dell’invenzione.
E: E quali i vantaggi rispetto ad un reattore a "fissione"?
AR: I più evidenti elementi che caratterizzano, e spaventano
l’opinione pubblica, quando si parla di centrali nucleari a
fissione sono riferibili al rischio di scoppi del reattore e di
fughe radioattive. E - Cat non utilizza questi materiali e
quindi la produzione radioattiva, e le relative scorie, sono
inesistenti. Considerate poi le dimensioni del reattore, il
rischio di esplosione è quasi impossibile.
70
Elementi 38
AR: Assolutamente no.
energia
Il sistema
elettrico sia più
flessibile
di Luca Colasanti
Negli ultimi dieci anni la generazione elettrica in Italia
ha subito un mutamento importante e il modo in cui
consumatori e produttori utilizzano la rete elettrica sta
evolvendo verso un nuovo paradigma. Per gestire questo
cambiamento è necessario disporre di un Sistema Elettrico
“flessibile”, che sappia armonizzare il contributo della
generazione proveniente da fonti tradizionali e rinnovabili.
Flessibile perché in grado di fornire agli utenti la possibilità
di modificare le proprie abitudini di consumo, ad esempio
modulando la domanda per cogliere opportunità di prezzo
nei momenti di picco della generazione. O perché in grado di
consentire un’efficiente programmazione sul mercato e una
gestione della rete in relazione ai flussi di energia provenienti
dagli impianti di generazione a fonti rinnovabili.
Tutto questo passa attraverso una misurazione puntuale
ed accurata della produzione e dell’immissione e da una
programmazione quanto più vicina al tempo reale, riducendo
al minimo gli oneri di dispacciamento nella bolletta elettrica,
dipendenti dalla penetrazione delle rinnovabili sul mercato
elettrico. Il GSE si adopera ogni giorno per garantire una
programmazione delle quantità di energia immessa da fonti
rinnovabili quanto più vicina alla realtà per ridurre il più
possibile l’impatto sulla collettività derivante dalla differenza
tra l’energia ritirata e quella collocata sui mercati.
Tuttavia, allo stato attuale, la rilevazione delle misure della
gran parte delle unità di produzione connesse in media e
bassa tensione non presenta caratteristiche di dettaglio ed
accuratezza comuni a quelle connesse in alta; questo fa sì che,
per minimizzare lo sbilanciamento, sia necessario predisporre
un programma che non corrisponda alla reale immissione di
tali unità di produzione.
Al contrario, la disponibilità di misure di immissione con
dettaglio orario, a prescindere dal livello di tensione e dalla
potenza dell’impianto, permetterebbe di ridurre i costi di
sistema derivanti dallo sbilanciamento.
Del resto, per quanto riguarda il prelievo, si sta andando
in questa direzione implementando una soluzione basata
sui cosiddetti smart meter di seconda generazione, che
permetteranno la rilevazione dei consumi a livello orario di
tutti gli utenti.
Un Sistema Elettrico flessibile che coniughi le esigenze della
domanda con le opportunità date dall’offerta, non può
prescindere da una misura dell’energia che sia a 360 gradi
uniforme e puntuale per produzione, immissione e prelievo.
Elementi 38
71
energia
ISGAN,
un volano per
le Smart Grids
Bilancio di cinque anni di presidenza italiana
di Michele de Nigris
Nel 2009 la Segreteria Tecnica del Ministero dello Sviluppo
Economico mi prospettò una sfida irresistibilmente attraente:
raggiungere un gruppo di esperti statunitensi e coreani per
redigere un documento strategico rivolto ai governi interessati
allo sviluppo delle reti elettriche intelligenti, le smart grids.
Michele de Nigris - RSE SpA - Presidente ISGAN
74
Elementi 38
È ormai ben noto che le reti intelligenti rappresentano
l’insieme di tecnologie e soluzioni che integrando le
funzionalità della rete elettrica con quelle offerte dalla
gestione dei dati e della comunicazione abilitano un
gran numero di servizi, favoriscono lo sviluppo di fonti
di generazione variabile come quelle delle rinnovabili,
diminuiscono le perdite, aumentano la qualità e sicurezza
della fornitura, consentono all’utilizzatore di partecipare in
modo attivo a un mercato elettrico aperto e trasparente.
La prima riunione del gruppo segnò l’inizio di un percorso
comune molto intenso, su cui fare convergere l’inventiva
mediterranea forte dell’esercizio di 32 milioni di contatori
elettronici e dell’automazione della rete di distribuzione,
la spinta asiatica verso gli elettrodomestici intelligenti con
cui invadere il mercato mondiale e la volontà americana di
accelerare l’ammodernamento di una rete elettrica sull’orlo
del collasso.
Favoriti dalla differenza di fuso orario che ci consentiva
di lavorare senza sosta alla stesura dei diversi capitoli,
preparammo in meno di un mese il Piano di Azione
Tecnologica sulle Smart Grids1 la cui approvazione fu uno dei
pochi risultati conseguiti nella COP 15 di Copenhagen, nel
dicembre di quello stesso anno.
Il piano indicava la via per dare vita - sotto l’egida del
neonato CEM (Clean Energy Ministerial) - a ISGAN
(International Smart Grids Action Network). L’importanza
del contributo italiano alla sua creazione ed organizzazione
fu immediatamente riconosciuta e alla prima riunione del
Comitato Esecutivo (a Seoul, nell’aprile 2011) l’Italia ottenne
la presidenza, coadiuvata da due vice presidenze di Corea e
Usa. La presidenza italiana è stata poi confermata anche nel
2013 e nel 2015.
sviluppo, elaborano indagini sull’evoluzione dello stato
dell’arte, formulano proposte su metodologie di valutazione
e redigono rapporti su casi di studio, buone prassi, progetti di
successo, esempi da seguire.
L’obiettivo ultimo è quello di accompagnare le autorità nel
loro percorso di comprensione dei rapidi cambiamenti in corso
nel settore elettrico in modo da evitare errori e la dispersione e
la ripetizione di sforzi ed investimenti.
Accanto alla “produzione” tipica di ISGAN (rapporti,
conferenze e reti di relazioni) presto si affiancherà la “ISGAN
Academy of Smart Grids”, una piattaforma di e-learning in via
di realizzazione con la collaborazione di Leonardo Energy. Se
l’interesse suscitato da un’iniziativa si misura in “clicks”, finora
i rapporti ISGAN hanno un successo che varia tra i 400 e 3500
downloads (tutte le pubblicazioni sono disponibili sul sito
www.iea-isgan.org).
Di particolare rilevanza, inoltre, è l’attività del gruppo SIRFN
(Smart Grids International Research Facilities Network)
che mette in rete i principali laboratori mondiali che si
occupano di tecnologie smart nel sistema attraverso prove
d’intercomparazione.
ISGAN ha consolidato la sua base e la sua reputazione
mantenendo alto il livello di attenzione su un settore nel quale
l’Italia ha ancora un vantaggio competitivo. La presidenza
di ISGAN è motivo di orgoglio per l’Italia, e la qualificata
partecipazione di autorità nazionali alla conferenza di Lecco
nel settembre 2015 sulle “Tecnologie di comunicazione
abilitanti lo sviluppo delle smart grids” ne è prova tangibile.
Certo anche in questo caso l’intero “sistema Italia” dovrebbe
agire in modo più compatto, esprimendo strategie nazionali,
proponendo sistematicamente le soluzioni “made in Italy”.
È quindi tempo di primi bilanci: ISGAN è diventato un
importante forum intergovernativo che oggi raduna 25
paesi2, responsabili di più dell’ 80% delle emissioni di gas
climalteranti e protagonisti di più del 90% degli investimenti
nel settore della modernizzazione delle reti.
Le attività si sviluppano attraverso il lavoro di gruppi tematici
(n.8 Annexes) che raccolgono informazioni sui drivers di
Major Economies Forum – Technology Action Plan – Smart Grids disponibile sul sito:
http://www.majoreconomiesforum.org/images/stories/documents/MEF%20Smart%20Grids%20TAP%2011Dec2009.pdf
1
Australia, Austria, Belgio, Canada, Cina, Commissione Europea, Corea, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, India, Irlanda, Italia, Messico,
Norvegia, Paesi Bassi, Russia, Singapore, Stati Uniti d’America, Sudafrica, Spagna, Svezia e Svizzera
2
Elementi 38
75
mercato elettrico
OCSIT,
al servizio
del mercato
IL PUNTO DI VISTA
DI MARCO PRIMAVERA
Responsabile Organismo
Centrale di Stoccaggio
di AU
Efficientamento del sistema, raddoppio delle tonnellate nel
2016 e acquisto di un giorno di scorta in più rispetto al piano
industriale. Rinegoziazione del finanziamento iniziale e
taglio dello spread da 1,2% a 0,9% con una riduzione di circa
3 milioni di euro di oneri. Dopo solo tre anni di attività, questi
sono i numeri dell’OCSIT. Abbiamo sentito Marco Primavera,
responsabile dell’Organismo Centrale di Stoccaggio.
Marco Primavera
76
Fonte: Imagoeconomica
Elementi 38
di Luca Speziale
L'Organismo centrale di stoccaggio italiano dei prodotti
petroliferi ormai è una realtà. Facciamo il punto della
situazione. Attualmente OCSIT detiene oltre 600.000
tonnellate di scorte di prodotti petroliferi, pari a 6 giorni,
uno in più rispetto ai 5 giorni previsti dal piano originale.
Questa veloce evoluzione deriva sia dall’ottimizzazione del
finanziamento residuo che dalle opportunità legate al calo
dei prezzi dei prodotti petroliferi. Il tutto rientra nel piano
industriale, approvato dal Ministero dello Sviluppo economico,
che prevede l’acquisto di 30 giorni scorta in un periodo di 10
anni (2014 – 2023).
E: A proposito del piano industriale, come si è evoluta la
gestione in questi tre anni?
MP: Per l’anno in corso, che ha visto l’acquisto di 3 giorni/scorta
a fronte del raddoppio delle quantità detenute, l'Organismo
centrale di stoccaggio ha previsto una spesa pari a 15,6 milioni
di euro. Gli acquisti degli anni precedenti, ovvero di 1 giorno
scorta nel 2014 e di due giorni scorta nel 2015, sono stati
portati a termine con previsioni di budget rispettivamente di
11,8 e 7,4 milioni di euro.
petroliferi me è finanziata, attualmente, delle banche, ed
in futuro, dai prestiti obbligazionari. Grazie al suo merito di
credito ed in virtù anche della sua missione istituzionale, come
riconosciuto nell’atto di indirizzo pubblicato dal MiSE nel
gennaio 2014, OCSIT riesce a spuntare finanziamenti a tassi
decisamente favorevoli.
E: In conclusione, chi beneficia direttamente dell’attività di
OCSIT?
MP: Nei suoi primi quattro anni di vita, ma realmente tre a
pieno regime, OCSIT, oltre ad una partecipazione sempre
più attiva in ambito internazionale, ha attuato, come
precedentemente detto, una politica di efficienza legata anche
ad una riduzione dei costi che è a vantaggio, in generale, del
sistema nella sua totalità e, nello specifico, di tutti gli operatori
del settore petrolifero.
AU in pillole
E: Rispetto alle previsioni iniziali, in che direzione si è lavorato?
Quali sono stati i risultati in termini di efficientamento?
MP: OCSIT ha sempre mirato a contenere i costi, obiettivo
raggiunto negli ultimi anni. Infatti i consuntivi di OCSIT hanno
evidenziato nel 2013 una minore spesa del 21%, nel 2014 del
59% per arrivare al 2015, dove la riduzione è stata del 34%,
nonostante l’aumento delle scorte detenute per ognuno degli
anni di attività.
E: Come si è potuto arrivare a questi risultati?
MP: Queste “economie” sono state ottenute sia dal lato degli
oneri finanziari, che da quello dei costi relativi allo stoccaggio.
Per quanto riguarda i primi, OCSIT ha ottenuto un tasso
competitivo rispetto a quello dei migliori operatori ed inferiore
a quello praticato alla media dei player del settore. Inoltre,
nel 2015, cogliendo l’opportunità di condizioni favorevoli del
mercato bancario, ha rinegoziato i termini del finanziamento
iniziale, riuscendo a ottenere un taglio dello spread da 1,2%
a 0,9% con una riduzione di circa 3 milioni di euro di oneri
fino alla scadenza del contratto (giugno 2019). Invece per
quanto concerne i costi relativi allo stoccaggio, il meccanismo
competitivo e trasparente di gara utilizzato, garantisce
l’individuazione di fornitori del servizio meno cari. Questi
risultati sono stati ottenuti grazie ad una struttura efficiente,
il cui peso sui costi totali va a calare negli anni con un’incidenza
che dal 41% del 2014 è passata al 12% nel 2016.
E: Facendo riferimento alle scorte, come viene finanziato il loro
acquisto?
MP: OCSIT rileva nel budget solo la previsione dei costi (di
stoccaggio di struttura e degli oneri finanziari derivanti dal
finanziamento acceso per l’acquisto delle scorte), mentre la
spesa per l’acquisto dei prodotti non è a carico degli operatori
Acquirente Unico è la società pubblica alla quale,
nell’ambito del processo di liberalizzazione del mercato
elettrico, per legge è affidato il compito di acquistare
elettricità per le famiglie e le piccole-medie imprese
rimaste nel mercato tutelato, ove sono presenti oltre 24
milioni di utenti (di cui circa 20 milioni domestici), che
non hanno ancora scelto il loro fornitore sul mercato
libero. Nel 2015 l'azienda ha approvvigionato circa 62
TWh, pari al 20% del fabbisogno nazionale di energia
elettrica. Ad AU, che opera sulla base delle direttive del
Ministero dello Sviluppo Economico e delle delibere
dell'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema
idrico, sono state poi affidate altre competenze, di
fatto una "holding di servizi" indipendente per meglio
tutelare i consumatori e per favorire il processo di
liberalizzazione del mercato elettrico e del gas. Tra
queste, la gestione dello Sportello per il Consumatore
di Energia per conto dell'Authority, per informare i
consumatori sui propri diritti nei mercati dell’energia e
supportarli nella risoluzione gratuita delle controversie
con i propri fornitori, oltre che per supportare la stessa
Autorità nell’individuazione delle anomalie di mercato;
la realizzazione e gestione del SII-Sistema Informativo
Integrato, prima piattaforma digitale per uno scambio
sicuro e affidabile di dati tra tutti gli operatori
per favorire lo sviluppo del mercato; il Servizio di
Conciliazione clienti energia, per dirimere celermente le
controversie tra consumatori e operatori senza ricorrere
alla via giudiziaria e senza oneri; la gestione dell'OCSIT,
l'organismo di gestione delle scorte petrolifere di
sicurezza per assicurare in maniera efficace e sicura gli
approvvigionamenti del Paese.
Elementi 38
77
trasparenza
In margine alla riforma Madia
Il ruolo
del GSE
Il limite “temporale” introdotto dal Legislatore in materia
di annullamento d’ufficio dei provvedimenti amministrativi.
I primi contributi del Giudice amministrativo.
78
Elementi 38
di Vittoria Guglielmi
Nell’ottica di semplificare e rendere l’attività amministrativa più
trasparente, nonché di aumentare l’affidamento che il privato
ripone nei confronti dell’azione amministrativa, la Riforma
Madia (Legge n. 124/2015) è intervenuta, tra l’altro, in materia
di annullabilità d’ufficio dei provvedimenti amministrativi
apportando alcune modifiche alla disciplina dettata dall’art.
21-nonies della Legge n. 241/1990.
In particolare, è stato introdotto un termine, non
superiore a 18 mesi “dall’adozione dei provvedimenti di
autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici”
entro il quale la pubblica amministrazione può annullare il
proprio provvedimento, in presenza di ragioni di interesse
pubblico e tenuto conto degli interessi dei destinatari e dei
controinteressati.
A seguito della nuova formulazione dell’art. 21-nonies, si è
posta la necessità di verificare se la norma, contenuta nella
legge generale che regola la disciplina sul procedimento
amministrativo, possa trovare concreta applicazione nei casi in
cui il GSE sia tenuto a rivedere, anche oltre il “tempo massimo”
consentito, la propria valutazione in ordine al legittimo
riconoscimento di incentivi pubblici.
In primo luogo, la recente giurisprudenza ha affermato la
superiorità dell’interesse pubblico alla corretta erogazione di
risorse statali rispetto all’interesse del privato al punto tale da
considerarlo “interesse rinvenibile in re ipsa”, escludendo che,
ai fini dell’annullamento in autotutela del provvedimento,
“possa assumere rilievo in senso contrario il decorso del
tempo” (Tar Lazio n. 10980/2015 e n. 1376/2016).
Ad oggi, le fattispecie oggetto di disamina da parte del Giudice
amministrativo hanno riguardato, da una parte, la decadenza
dal diritto al riconoscimento degli incentivi a seguito
dell’avvio di un procedimento di verifica e controllo, dall’altra,
l’annullamento d’ufficio tout court del provvedimento
amministrativo.
Nel primo caso il Consiglio di Stato ha osservato che “il
provvedimento al di là del nomen iuris utilizzato (“annulla
la qualifica”)” esprime l’esercizio del potere decadenziale a
seguito di un procedimento di verifica e controllo per il quale
“non è previsto alcun termine decadenziale o sollecitorio di
attivazione” (Consiglio di Stato, 21 dicembre 2015, nn. 5795,
5796, 5797, 5798, 5799).
Il potere di verifica e di controllo riconosciuto al GSE, in
primis dall’art. 42 del D.lgs. n. 28/2011, consisterebbe, infatti,
in un “autonomo potere di accertamento sostanziale che
completa il procedimento finalizzato al riconoscimento
dell’incentivazione” (cfr. Tar Lazio n. 4613/2016).
Ne deriva che l’effetto “decadenziale” nei confronti
dell’originario provvedimento, renderebbe, di fatto,
inesauribile il potere tutorio della pubblica amministrazione,
almeno sotto un profilo temporale.
Anche nelle recenti sentenze del Tar Lazio nn. 4663/2016 e
4667/2016, il Giudice, chiamato a pronunciarsi in ordine alla
presunta irragionevolezza del termine entro il quale era stato
adottato il provvedimento ai sensi dell’art. 21-nonies della
Legge n. 241/1990, ha riconosciuto come legittimo l’operato del
GSE, rilevando, in primo luogo, l’irretroattività della norma. In
riferimento al superamento del termine dei 18 mesi, si legge
invece che “non vi sono deroghe al mantenimento di rapporti
contra legem che determinino esborsi indebiti di denaro
pubblico”, unitamente alla considerazione che la normativa
specialistica impone al GSE il recupero delle somme ove si
riscontrino violazioni rilevanti ai fini della erogazione degli
incentivi.
I primi contributi della giurisprudenza in materia
sembrerebbero, quindi, propendere per una interpretazione
della norma relativa alla fissazione del termine non meramente
letterale, ma piuttosto, da valutarsi caso per caso.
Alla luce di quanto esposto, appare evidente che l’intento
originario del Legislatore di predisporre con la Legge n.
241/1990 un testo normativo semplice e breve, contenente
norme di principio e a carattere residuale, ha lasciato spazio
a previsioni sempre più minuziose e di dettaglio che non
potendosi applicare a tutte le fattispecie svuotano di fatto la
portata obbligatoria delle stesse.
Il tema in esame pone, quindi, un ultimo interrogativo di
carattere generale relativo alla metodologia più opportuna da
utilizzare per definire un modello universale di procedimento
amministrativo: è preferibile delineare la regola generale
partendo dall’osservazione del “particolare”, attraverso il
metodo dell’induzione, ovvero stabilire prima una legge
generale all’interno della quale, in via deduttiva, ricomprendere
le singole fattispecie?
Ciascuno dei suddetti metodi presenta punti di forza e di
debolezza, al centro di antiche disquisizioni filosofiche, in cui è
spesso prevalso l’orientamento secondo cui il metodo deduttivo
riveste, rispetto dell’induzione, un carattere maggiormente
deterministico: date premesse che si presuppongono vere, le
conseguenze non potranno che essere tali.
Tuttavia, in presenza di norme “rigide” e “stringenti”, come
quella in oggetto, potrebbe essere opportuno riconsiderare
l’opposta tesi che, rifacendosi alle teorie giuspositiviste,
affermi la validità del metodo induttivo per definire, tramite
l’osservazione dei singoli casi, una regola generale che tale, nei
suoi contenuti, deve rimanere.
Elementi 38
79
scienza
La rivoluzione
dei droni
80
Elementi 38
di Edoardo Borriello
È una rivoluzione all'insegna dei droni quella avviata dagli
agricoltori italiani. Nei campi saranno infatti utilizzati sempre
più i velivoli droni: dal monitoraggio delle coltivazioni agli
interventi di precisione su particolari aree. Centinaia di
queste macchine volanti si affiancheranno a quelle agricole
tradizionali, con costi inferiori, tempi ridotti e maggiore
sicurezza. L’Area Ricerca di Pisa del Cnr ha realizzato un
prototipo di drone che verrà utilizzato ad ampio raggio
nell'agricoltura di precisione, grazie agli innovativi sistemi
multisensoriali sviluppati dall’Istituto di scienze e tecnologie
dell’informazione, dall’Istituto di biometeorologia di Firenze e
dal gruppo Refly del Cnr pisano.
Prodotto dalla Sigma Ingegneria, Efesto - questo il nome del
drone - impiega sensori termici multispettrali e iperspettrali. La
risoluzione a terra è dell’ordine dei 3cm/pixel: un grande passo
in avanti rispetto ai 5-25m/pixel ottenuti con una rilevazione
satellitare.
"Grazie a Efesto - ha spiegato Alessandro Matese dell'IbimetCnr - si possono acquisire dati provenienti da più sensori
contemporaneamente e ad altissima risoluzione in modo da
poterli elaborare assieme. Dalla fusione di questi dati saranno
elaborate indicazioni che mirano a ridurre al minimo gli impatti
ambientali dei sistemi produttivi".
L’agricoltura di precisione secondo Alessadro Matese troverà
una forte implementazione, in quanto si potranno aggiustare
i parametri della semina, modulare le dosi di fertilizzante,
l’applicazione sito-specifica dell’acqua, dei pesticidi, degli
erbicidi. Utilizzando le mappe prodotte dal drone, si può
arrivare a un risparmio di acqua del 25%.
Le prime applicazioni dell’agricoltura di precisione si basavano
sull’elaborazione di immagini da satellite, sui sistemi Gps,
su quelli informativi geografici. "Il drone offre invece - ha
sottolineato Ovidio Salvetti dell'Isti-Cnr - la possibilità di
voli ripetuti, acquisizione di immagini visibili termiche e
multispettrali georiferite e l’elaborazione post volo dei dati per
la mosaicatura. Dati e immagini che possono essere integrati
in una rete e fornire così informazioni in tempo reale grazie
anche ai recenti progressi nelle tecnologie di trasmissione radio
e la possibilità che queste hanno di interfacciarsi con internet".
Nella viticoltura moderna, ad esempio, l’utilizzo del
drone messo a punto dal Cnr permette di programmare
una gestione agronomica differenziata del vigneto per
ottenere una produzione di qualità. Le attività del drone
sono indirizzate sia allo sviluppo di tecnologie di indagine
basate su telerilevamento e sistemi di monitoraggio micro
meteorologico, sia allo sviluppo di strumenti informatici
(mappe di rischio meteo climatico, modelli di allerta precoce
contro malattie, modelli previsionali di crescita e qualità) che
migliorino la quantità e la qualità delle produzioni.
Oltre a costare meno i rilievi video-fotografici realizzati da
droni sono molto più precisi di quelli satellitari. I dati ottenuti
possono suggerire se irrigare meglio alcune porzioni di campo;
indicare quali piante stanno crescendo meglio; quali hanno
bisogno di essere concimate; se è il momento di intervenire
contro le erbe infestanti; se il livello dell'acqua in una risaia si è
abbassato troppo.
Droni-spia, droni archeologici, droni-postini. Ma di dronicontadini si è detto poco. Eppure, in molti casi, la fase
sperimentale è già alle spalle. A Roma, nella conferenza "Droni
per l'agricoltura", sono stati presentati i primi risultati di alcune
campagne di volo e progetti in corso in Italia. Aziende agricole e
di hi-tech hanno spiegato al pubblico cosa è stato fatto finora e
quali sono le potenzialità di un settore in forte crescita.
Ma i droni, per quanto affascinanti, sono solo un mezzo.
Servono per portare in quota i veri artefici dell'agricoltura di
precisione: i sensori. Multi-spettrali, laser-scanner, termo-camere
in grado di raccogliere dati e informazioni altrimenti impossibili
da ricavare. Sensori in grado di “vedere” le piante con altri
occhi: quelli infrarossi. Nella luce infrarossa la vegetazione ha
una maggiore riflettività rispetto ad altri oggetti. Questo grazie
alla clorofilla, che fornisce un indice di vigore della vegetazione.
Le mappe di vigore sono strumenti fondamentali nell'agricoltura
di precisione. Si tratta di foto aeree (navigabili in 3D) di campi
coltivati. A seconda del colore rilevato dai sensori, si capisce
quali piante stanno crescendo meglio e quali, invece, sono più
indietro. L'obiettivo è quello di avere un raccolto uniforme e
della stessa qualità.
È stato già fatto con il riso, nel progetto “Origini” di Kellogg's
coordinato dall'Ente nazionale risi. Quattro campi, per
un'estensione di oltre 50 ettari sono stati fotografati con camere
a infrarossi. Le immagini ottenute hanno sorpreso gli stessi
agricoltori: campi confinanti presentavano livelli di crescita
difformi. In alcuni casi si poteva vedere la “scia” della macchina
spandiconcime: le piante più vicine alle linee di passaggio della
macchina crescevano meglio.
Dall'analisi si è poi passati all'applicazione pratica. Le piante già
sane e forti non sono più state concimate, mentre su quelle più
esili è stata irrorata una dose maggiore. Alla fine, tutto il riso
raccolto era della stessa qualità. Ed è stato risparmiato il 30% del
concime rispetto a quello che sarebbe stato usato “alla cieca”.
L'agricoltura di precisione ha anche le sue ricadute green. Chi
può contare su dati precisi non ha bisogno di “sparare nel
mucchio”, ma può dosare erbicidi, pesticidi e fertilizzanti. Per
l'azienda agricola è un risparmio di denaro; per l'ambiente un
vantaggio e per i consumatori… tutta salute in più.
Elementi 38
81
scienza
E la notte vendo
energia elettrica
82
Elementi 38
di Vittorio Esposito
L’industria fotovoltaica è entrata, accanto al petrolio, al
carbone, al gas naturale, all’idroelettrico e al nucleare, nel
grande mercato dell’energia con la produzione di corrente
elettrica che, indistinguibile da quella prodotta dalle altre
fonti e anche se considerata aleatoria perché funziona
solo di giorno e mai di notte, confluisce nelle grandi reti
nazionali e internazionali.
Anche singoli privati contribuiscono, sia pure in misura
ancora millesimale, ad alimentare la rete di distribuzione
con impianti installati per soddisfare le esigenze energetiche
di abitazioni. Il futuro prossimo può, però, riservare ai
possessori di questi impianti fotovoltaici una piacevole
sorpresa: essere imprenditori di se stessi.
Il problema della disponibilità dell’energia solare soltanto
nelle ore diurne e della necessità di acquistare dalla rete di
distribuzione l’energia necessaria in quelle notturne sembra
ormai avviato a soluzione.
L’impianto fotovoltaico, è noto, è correlato ad una o
più batterie che vengono caricate quando c’è il sole per
garantire l’alimentazione elettrica di notte o nei periodi di
bassa insolazione. L’elemento base del sistema di accumulo
elettrico è costituito da un banco di accumulatori ricaricabili
(batterie), collegato all’impianto di produzione (moduli
che consentono di trasformare direttamente la luce del
sole in energia elettrica), che può essere dimensionato
in modo da garantire un’autonomia di funzionamento
anche per più giorni e la stabilizzazione della tensione in
uscita dal generatore fotovoltaico in misura sufficiente per
applicazioni diverse.
Le batterie utilizzate per l’accumulo dell’energia elettrica
negli impianti fotovoltaici, sono state, finora, quelle a tipo
“stazionario”, diverse da quelle impiegate dall’industria
automobilistica, capaci di assicurare un basso valore di
autoscarica, un elevato numero di cicli di carica-scarica,
lunga vita e una manutenzione quasi nulla.
Ma proprio dall’industria automobilistica, in particolare
da quella impegnata nella costruzione di auto elettriche,
può venire quella rivoluzione che renderà autosufficienti
gli impianti fotovoltaici e consentirà di produrre energia
elettrica anche da “vendere” alle reti di distribuzione.
Negli Stati Uniti è in progetto la costruzione di una
megafabbrica per la produzione di batterie ad alta
efficienza da utilizzare per le auto elettriche che avranno,
così, un importante ruolo anche nel campo del mercato
dell’energia grazie alla capacità di scambiare la stessa con
la rete elettrica. Questa capacità, battezzata V2G (vehicle
to grid) consentirà di sfruttare le auto elettriche e le loro
batterie come riserve al servizio della rete di distribuzione
perché l’energia elettrica può andare, secondo la necessità,
dalla rete elettrica alla batteria e viceversa.
Le batterie di questo tipo, una volta entrate in commercio
a prezzi competitivi, possono essere utilizzate anche come
stoccaggio dell’energia prodotta da sistemi a energia solare
che, una volta soddisfatta la richiesta necessaria ai consumi e
alla ricarica, possono immettere l’energia in eccesso nella rete
elettrica pubblica.
L’uso di ioni al litio, alla base della costruzione di queste
nuove batterie, è utilizzato anche in Giappone dove
è attualmente in costruzione una batteria capace di
immagazzinare l’energia prodotta da una centrale ad energia
solare. Una tecnologia nota quindi che potrebbe trovare
sviluppo anche nel nostro paese e servire da volano sia per
l’industria automobilistica che per quella fotovoltaica, per
restare solo nel campo dell’energia “pulita”.
La possibilità per il possessore di un’auto elettrica
(ovviamente quando il suo prezzo sarà “accessibile”) di
diventare, come i possessori di impianti che sfruttano
l’energia solare, “produttori” di energia elettrica può aprire
prospettive di guadagno per singoli privati finora impensabili.
Pensiamo alle possibilità di guadagno che possono ricavare
dall’elettricità venduta di notte vari condomini possessori
di auto elettriche (ma anche di altri veicoli che potranno
utilizzare le “nuove” batterie) e che potrebbero mettere a
disposizione della rete l’elettricità già assorbita nella ricarica,
che nelle auto avviene automaticamente quando sono in
funzione e che per le auto elettriche può essere effettuata
nelle fasce orarie di minor costo “speculando” sulla
differenza di prezzo tra quello di acquisto e quello di vendita.
Sembra un futuro ormai prossimo quello che consentirà, in
un regime di interscambio con la normale rete elettrica di
servizio, ai possessori di un impianto fotovoltaico di realizzare
un guadagno cedendo la notte l’energia accumulata in
esubero alle necessità nelle ore di massima densità energetica
della radiazione solare.
Non solo si potrà, quindi, azzerare la bolletta di energia
elettrica attraverso l’autosufficienza energetica ma anche
avviare una remunerata attività imprenditoriale: quella di
“venditore” di elettricità. Semplici valutazioni possono dare
un’idea approssimativa della potenzialità economica di
questa possibile “fonte” che lo sviluppo della tecnologia, in
termini di rendimento dell’efficienza dei sistemi di batterie di
accumulatori e di riduzione dei costi degli stessi, sta tentando
di mettere a disposizione del fotovoltaico, che potrà così
contribuire in modo significativo al soddisfacimento dei
fabbisogni energetici.
Elementi 38
83
MettiaMo l’energia in rete
Il sistema di comunicazione sviluppato da Gruppo Italia Energia è un mix di testate online, periodici, eventi e workshop
che genera un networking continuo tra industria, aziende,
enti di ricerca e istituzioni.
I portali offrono un’informazione rigorosa e tempestiva, con
versioni stampabili che permettono di approfondire le notizie
pubblicate.
I periodici e gli annuali analizzano scenari, tematiche gestionali e tecniche. Sono strutturati su contenuti verticali, dedicati a target profilati e specifici.
L’integrazione tra periodici e web soddisfa sia i bisogni di
una platea qualificata sia le necessità di chi ha bisogno di
entrare in contatto e acquisire una maggiore conoscenza del
comparto.
Gruppo Italia Energia è l’editore di
Quotidiano Energia, e7, Canale Energia, CH4, Italia Energia
da
i
n
n
10 a o
n
or
i
g
i
gn
o
Dal 2005, con oltre 10.000 notizie d’attualità ogni
anno, rubriche, indici e prezzi di prodotti energetici,
Quotidiano Energia si pone come riferimento per l’informazione specializzata del settore.
oli e imenti
c
i
t
ar
nd
o
f
o
appr
su:
r
no
matIva E fI
sC
al
analIs
Is
u
atI
ErC
m
I
zzI Carbu
ra
I
nItoraG
nt
GI
o
Ità
E
pr
Eo E EnErG
Ia
dallE az
IE
n
rGEtIC
EnE
a
po
lIt
a
IC
zIE
tI
dE
no
mo
m
Et
r
per scoprire come legge
ci
a:
t
t
a
co nt t
redazione:
Via Valadier, 39 - 00193 Roma
Tel. 06 87678751 - Fax 06 87755725
[email protected]
Elementi 38
QuotidianoEnerg
85
Elementi Normativi
La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori
sui principali aspetti normativi del settore energetico.
A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE
Gas ed elettricità,
conciliazione obbligatoria presso l’Autorità
Si chiama Testo Integrato Conciliazione (TICO) e disciplina le procedure di risoluzione extragiudiziale delle
controversie tra clienti finali e operatori di elettricità e gas. Ad adottarlo, lo scorso 11 maggio, è stata l’AEEGSI con
la delibera 209/2016/E/com, la quale stabilisce che, a partire dal prossimo primo gennaio 2017, dopo il reclamo del
cliente finale, il tentativo di conciliazione presso il Servizio dell’Autorità diventi il principale luogo di risoluzione
delle controversie tra le parti. In caso di insuccesso, il tentativo di conciliazione diventa, comunque, condizione
indispensabile per potersi rivolgere al giudice. L’obbligo di attivare questa procedura sarà reso operativo
progressivamente anche per gli altri settori regolati (in particolare per quello idrico).
La Corte europea interviene
sulle quote ETS per l’industria
Stop al quantitativo massimo annuo di quote assegnabili gratuitamente all’industria nel periodo 2013-2020
della Direttiva ETS. Lo ha stabilito, lo scorso 28 aprile, la Corte europea, chiamata in causa dai ricorsi di alcuni
organi giurisdizionali, tra i quali il Tar del Lazio. Tra le questioni sollevate dalla Corte, inoltre, ci sono la mancata
considerazione delle emissioni legate alla produzione di energia elettrica, da gas di scarico e delle emissioni
associate alla produzione di energia termica da impianti di cogenerazione. Inoltre, l’organo di giustizia europeo
ha anche eccepito l’incoerenza tra i dati forniti dagli Stati membri ai sensi di due distinte disposizioni della
direttiva ETS (artt. 9bis, para 2 e 10bis para 5).
Dal Fondo Kyoto
un aiuto alla mobilità sostenibile
Le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e per l’erogazione di combustibili alternativi, il trasporto
collettivo e condiviso, nonché gli interventi per la mobilità sostenibile in generale, potranno essere finanziati con
tasso agevolato tramite il Fondo Kyoto. Lo ha stabilito il Decreto del Ministero dell’Ambiente, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 6 maggio scorso, dal titolo “Regolamento recante integrazione dei settori ai quali possono
essere concessi finanziamenti a tasso agevolato a valere sul Fondo rotativo di Kyoto”. La possibilità di finanziare
a tasso agevolato attività inerenti la mobilità sostenibile è stata introdotta il 22 giugno 2012 dal Decreto “Misure
urgenti per la crescita del Paese”. Con un bando pubblicato in Gazzetta il 21 aprile scorso, inoltre, il Ministero
dell’Ambiente ha riconosciuto fino a 247 milioni di euro, a valere sul Fondo Kyoto, per finanziare a tasso agevolato
progetti di efficientamento energetico degli edifici pubblici scolastici, universitari e destinati ad asili nido.
86
Elementi 38
Bollette di elettricità e gas
giù del 5% nel II trimestre 2016
Con la delibera 139/2016/R/com l’Autorità per l’energia ha aggiornato le componenti tariffarie a copertura degli
oneri generali di sistema e le ulteriori componenti del settore elettrico e del gas per il II° trimestre 2016. Così come
nel trimestre precedente, la componente A3 per le utenze domestiche non ha subìto variazioni, mentre quella A2
è stata ridotta. Per effetto di questi interventi la diminuzione trimestrale della bolletta elettrica per il consumatore
tipo (2.700 kWh/anno con potenza di 3 kW) è del 5,0%. La spesa media annua per il cliente tipo sarà di circa 502
euro, (-0.8% rispetto al trimestre precedente), di cui 111 euro (circa il 22,1% della bolletta) verranno destinati
alla componente A3. Per il gas, invece, la famiglia tipo (consumo di 1.400 standard metri cubi/anno) beneficerà di
una riduzione ancora maggiore, pari al 5,2% rispetto al trimestre precedente, grazie alla quale sosterrà una spesa
annua attorno ai 1.076 euro.
Sicurezza energetica,
una priorità per il Consiglio europeo
Il 18 marzo scorso il Vertice dei Capi di Stato e Governo dei 28 Stati membri dell’Unione europea ha assegnato
carattere prioritario al tema della sicurezza energetica e ha invitato i legislatori dell’Unione a tradurlo in strumenti
normativi ed operativi. Nel documento conclusivo del Vertice è riportato, inoltre, l’impegno a raggiungere il target
europeo di riduzione delle emissioni (-40%) al 2030, proseguendo nel rafforzamento del ruolo delle rinnovabili
(27%) e dell’efficienza energetica (27%), confermando così quanto già concordato nelle Conclusioni dell’ottobre
2014. Infine, nell’ambito del quadro clima-energia al 2030, i capi di Stato e Governo invitano la Commissione a
presentare le proposte legislative ancora pendenti per completare il quadro attuativo e regolatorio e sollecitano i
legislatori a procedere speditamente in tale direzione.
Conto Termico 2.0,
al via dal 31 maggio scorso
È entrato in vigore il 31 maggio scorso il Conto Termico 2.0, volto a semplificare e rendere più remunerativo
per la Pubblica Amministrazione il meccanismo che incentiva gli interventi di riqualificazione energetica e di
produzione di energia termica. Il nuovo Conto Termico introduce una procedura più snella ed efficace per la
P.A. per la prenotazione degli incentivi. Inoltre sarà possibile percepire un acconto già all’avvio dei lavori, che
varia tra i 2/5 e la metà dell’incentivo complessivamente riconosciuto.
Sentenza Corte UE su aiuti di Stato:
respinto il ricorso della Germania
Gli sgravi alle imprese energivore della Germania, così come il sostegno alle aziende del comparto FER,
costituiscono aiuti di Stato. Lo ha stabilito la Corte Generale europea respingendo il ricorso del governo
tedesco contro la decisione della Commissione europea di considerare come aiuti di Stato la riduzione della
“sovrattassa EEG” per le imprese energivore. Questi sgravi hanno arrecato un vantaggio rispetto alle altre
aziende, esentandole impropriamente da un onere che avrebbero dovuto sostenere, ha ribadito la Corte.
La Germania dovrà così recuperare dalle imprese energivore le relative somme non percepite, così come già
imposto dalla Commissione.
Elementi 38
87
Bizzarre
energie
La plastica pluriuso, è Bbagz
Bbagz è un sacchetto
di silicone con chiusura
in alluminio. Si tratta di
un sostitutivo ecologico
ai sacchetti di plastica
monouso, utilizzati
per contenere panini,
tramezzini. Ideato
e realizzato da un
imprenditore canadese,
il sacchetto ecologico può essere lavato in lavastoviglie,
sterilizzato o addirittura “infornato”. Altra caratteristica
positiva del Bbagz è l’assenza delle sostanze poco salutari
presenti nella plastica, come bisfenolo, ftalti ecc… Utilizzando
Bbagaz al posto della plastica monouso si potrebbe aiutare
significativamente il pianeta. E il nostro organismo.
A cura di Sallie Sangallo
Il bonsai ricarica lo smart phone
Si tratta di bonsai altamente
tecnologici formati da
rami di acciaio e foglie
composte da piccoli pannelli
fotovoltaici. Per poter
catturare l’energia necessaria
a ricaricare la batteria a
cui sono collegati, devono
essere esposti per 36 ore a
un’adeguata luce solare,
catturata facilmente grazie
alla flessibilità dei rami.
Un parco giochi di plastica
Nuova vita ai gusci d’uova
Un gruppo di ricercatori
dell’Alabama ha scoperto
che dallo sminuzzamento dei
gusci di uova si ottengono
delle nanoparticelle. Queste,
miscelate ai polimeri
impiegati per creare materiali
da imballaggio, danno
origine a un nuovo materiale,
estremamente flessibile e più
resistente rispetto a quelli
oggi in commercio. In questo
modo hanno ottenuto una
valida alternativa alla plastica
che porterebbe significativi
vantaggi per l’ambiente.
88
Elementi 38
Un parco giochi interamente costruito con la plastica
raccolta all’Expo: questo è il progetto realizzato dall’azienda
Levissima, che grazie alle sue cargo bike ha raccolto
tonnellate di plastica, vetro e lattine prodotte dai visitatori
dell’Expo. La lodevole iniziativa ha avuto il pregio, oltre che di
salvaguardare l’ambiente, di dimostrare a grandi e piccini che
i materiali di scarto possono essere una preziosa e tangibile
risorsa per la comunità.
Alle Maldive il resort
è “ecosostenibile”
A Gasfinholu, isola delle Maldive, è stato costruito un lussuoso
resort ecosostenibile. Si tratta del ClubMed Finolhu Villas,
opera progettata dall’architetto Yuji Yamazaki e composta
da 52 ville rese energeticamente autonome grazie a 6.200
mq di pannelli fotovoltaici. Questi, realizzati con vetro e
acciaio bianco si integrano perfettamente con l’ambiente
circostante e con i materiali del luogo, come paglia e legno.
Ogni villa è dotata di una piscina fronte mare, pareti spesse
e termoisolanti e sensori di movimento che consentono un
importante risparmio di luce e aria. Grazie alle prestazioni
energetiche e alla bellezza che lo caratterizzano, il ClubMed
Finolhu Villas è stato insignito di due importanti premi,
l’International Hotel and Property Award 2015 – Best Beach
Hotel e il 2015 Interior Design Magazine Best of Year Award –
Best Resort Hotel.
Le “zebre smart” ti aiutano
ad attraversare
Le “zebre smart” sono strisce pedonali intelligenti che consentono
di rendere più visibili i pedoni mentre attraversano la strada
durante la notte. Si attivano, grazie a un sensore a pressione
nel momento in cui il pedone si accinge ad attraversare,
emettendo una luce alimentata da pannelli fotovoltaici. Il
progetto è stato realizzato dall’azienda catalana Llumtraffic
e nonostante l’elevato costo le “zebre smart” si trovano in
alcune cittadine spagnole per cercare di limitare l’ingente
numero di incidenti stradali in cui sono coinvolti i pedoni.
La “nuova plastica”?
Arriva dai frantoi
Alice, la scarpa di funghi
Kristel Peters è riuscita a realizzare scarpe ecologiche, con
una tomaia davvero unica. Alice, è il nome del modello
della scarpa, è composta da più parti intercambiabili nel
caso di rottura o danneggiamento. Ognuna di queste parti
è ottenuta dal micelio dei funghi, materiale naturale che
può originare dei polimeri così forti da poter essere lavorati
e stampati. Secondo la sua designer, Alice, grazie ai suoi
pezzi di tomaia sostituibili e stampabili potrebbe essere la
soluzione per ridurre la consistente quantità di scarpe che
spesso si trovano nelle discariche.
Un nuovo tipo di plastica ecologica, economica e resistente
alla trazione si otterrà grazie a una miscela di polipropilene e
farina di nocciolo di olive. Quest’ultima, composta da lignina,
emicellulosa e cellulosa, può essere ridotta fino ad una
dimensione di 400 micron. Miscelando in quantità differenti
il polipropilene con la farina di nocciolo di oliva, i ricercatori
hanno ottenuto materiali con differenti proprietà come la
capacità di resistenza alla trazione e l’assorbimento di liquidi.
Con la nuova plastica si potrebbero realizzare tubi del gas,
zerbini, cruscotti ecologici ed economici.
Elementi 38
89
energia del pensiero
La rinascita
dell’occidente?
Dalla famiglia
UN CAFFÈ
CON CLAUDIO RISÉ
Psicoterapeuta e scrittore
di Romolo Paradiso
Claudio Risé
90
Elementi 38
Claudio Risé è uno che dice quello che pensa senza star
troppo a vedere se ciò può infastidire qualcuno. È quello
che i più chiamerebbero un “politicamente scorretto”. Uno
non in linea con la vulgata corrente. Un disobbediente. Uno
scomodo, che rompe gli equilibri di un sistema che dietro
la coltre della democrazia e della libertà, vuole invece tutti
allineati sotto una stessa cultura, uno stesso modo di pensare
e agire. Per questo Claudio Risé è una persona che stimola il
dubbio, alimenta il pensiero, l’analisi, il confronto sereno e
intelligente. E suggerisce, con garbo e civiltà, una reazione,
una rivolta a quanto sta danneggiando, depauperandole,
le grandi vitalità dell’uomo. Quelle racchiuse nei valori
tradizionali, base e forza di un ordine etico e sociale che è
sinonimo di fecondità, civiltà e bellezza.
E: Professor Risé, dove sta andando l’umanità?
CR: La direzione è difficile da individuare. L’uomo d’oggi, a
identità debole, non è in grado di darsi obiettivi chiari e di
ampia portata e ciò porta a sbandamenti, ad atteggiamenti
che vanno contro lo stesso istinto di sopravvivenza. Insomma
la possibilità di finire nel burrone del nulla non è poi così
remota.
E: Non crede che l’Occidente stia vivendo un malinteso
concetto di libertà? Nel senso che si è fatta strada la
logica del “tutto è permesso” e “tutto è possibile”, con la
conseguenza che nulla appare vero, degno di rispetto e
capace di resistere al tempo?
CR: La libertà è la capacità di porsi dei limiti in funzione dei
propri obiettivi. L'attuale mancanza di obiettivi personali ci fa
confondere la libertà con la soddisfazione delle pulsioni, che
è invece una condizione di dipendenza e di schiavitù. Manca
l'individuazione di una meta e anche quella della propria
origine, della propria storia. L’assenza di questi processi
di autoriconoscimento può provocare una sudditanza alla
coazione delle pulsioni e desideri, a volte anche di potenza,
di guadagno, di gratificazione immediata. Il contrario della
libertà e della soggettività.
E: È il riflesso di quella caduta dei valori fondati sulla visone
etica della vita, che a un certo punto della nostra storia
sono stati volutamente attaccati per imporre alla società
una logica marxista e poi avviliti da quella attualmente
trionfante, la liberista.
>
Elementi 38
91
"L’uomo d’oggi, a identità
debole, non è in grado
di darsi obiettivi chiari
e di ampia portata e ciò
porta a sbandamenti"
CR: Credo che i grandi cambiamenti degli ultimi due secoli,
dalla rivoluzione francese in poi, abbiamo separato l’uomo
moderno dalle proprie radici. Anche dal riconoscimento di
aspetti di sé indispensabili al proprio sviluppo, come il senso
del limite, l'amore, la devozione. Siamo così andati avanti
seguendo i sentieri che ci aprivano le nostre potenzialità
tecniche. Senza chiederci però dove ci avrebbero condotto
e, ancor prima, senza individuare il percorso e la meta verso
la quale noi stessi, come persone e come popoli, volevamo
dirigerci. Anche sulla base del riconoscimento delle nostre
radici. Abbiamo così depauperato un enorme patrimonio
affettivo, cognitivo oltre che spirituale, contenuti fondativi
della vita della persona. Il marxismo, il suo fallimento e la
conseguente ondata di liberismo sfrenato degli ultimi decenni
sono solo gli ultimi tratti del percorso materialista e tecnoscientifico che l'Occidente vive da più di due secoli. Hanno il
loro peso, ma il cambiamento parte da più lontano.
E: Bisognerebbe forse ricominciare dalla famiglia. Quella non
politicamente corretta, quella vera, dove il ruolo della madre
sia ben differente da quello del padre, e all’interno della
quale esista una visione della vita basata sì sull’amore, ma
anche sul senso di responsabilità, di mutualità, di rispetto dei
ruoli, di capacità d’ascolto, di condivisione dei momenti di
felicità e di dolore. Sul desiderio di essere un luogo di senso e
di formazione.
CR: Io credo nel valore fondativo della famiglia originaria.
Quel nucleo nel quale la donna e l’uomo svolgono il compito
genitoriale sulla base delle loro caratteristiche naturali,
differenti e complementari. Se noi non ritroviamo quella
germinalità istintuale e feconda, produttiva di scambi ed
equilibri sui quali si sviluppa la società, ci perdiamo in logiche
intellettuali, economiche, di potere, da dove è difficile trovare
uscite vitali. L’attualità ne è la dimostrazione. Ci sono troppo
interessi politici e di potere economico che spingono verso
92
Elementi 38
visioni artificiali della famiglia, favoriti in questo da una
mancanza di senso di responsabilità da parte delle persone.
Senza porsi il problema delle conseguenze che tali logiche
possono avere sui figli. Ma del resto il mercato o la finanza,
che queste culture impongono e governano, hanno nel loro
dna l’interesse per il bene dell’uomo?
E: Susanna Tamaro, in un suo recente libro: “Un cuore
pensante” (Ed. Bompiani – ndr), dice che “bisognerebbe
ripartire dallo spirito della maternità, l’unico in grado di
contrastare l’annichilimento, il solo capace della purezza del
dono, che non vizia ma rigenera, offrendoci alla pienezza
della vita”.
CR: La vita inizia lì, nel seno della madre ed è un fatto che
non possiamo evitare per accettare fantasie di abolizione
dei generi, oggi spesso impegnati a celebrare la propria
unilaterale onnipotenza o immaginare la capacità di
generare senza l'altro. Noi da lì partiamo e lì dobbiamo
arrivare, riconoscendo l'indispensabilità di maschile e
femminile, categorie elementari della vita, dell’esistenza e
dello sviluppo umano.
E: Si tratta di categorie di ordine. E l’ordine è bellezza.
Se l’ordine diventa disordine, tutto perde di valore e di
fecondità.
CR: Alla bellezza e alla fecondità, aggiungerei anche
l’allegria, che della bellezza e della fecondità è conseguenza.
E della quale l’uomo non può assolutamente privarsi, come
invece ora sta accadendo.
E: Lei, in un suo libro del 2003 “Il padre, l’assente
inaccettabile” (Ed. San Paolo - ndr) ha aperto in Italia la
riflessione sull'eclissi del padre, notando che c’è oggi una
“nostalgia dello sguardo del padre”. Ci spieghi perché.
CR: Perché il padre molto spesso non c’è più. In America
la maggior parte delle persone sono cresciute in una casa
senza padre, come conseguenza di situazioni che vanno
dal divorzio, alla sempre più diffusa mancanza di senso di
responsabilità verso i figli L’assenza del padre costituisce
una ferita profonda nella vita umana, perché il padre è la
figura dell’origine e dell’identità, dell’ auto riconoscimento,
dell’individuazione, indispensabile alle persone, di obiettivi
e strade da intraprendere, senza le quali diventano povere,
insicure e sterilmente inquiete.
E: Si comprende così perché l’uomo d’occidente è un essere
vagante senza bussole, incapace di intraprendere un
percorso di senso. Un percorso di coraggio e di visione,
in grado di stravolgere le logiche materialistiche che
la finanza, il mercato e la tecnica gli hanno imposto,
impoverendolo e rendendolo inerme.
CR: Quest'uomo indebolito, sfiduciato, malato è anche un
suddito facilmente manipolabile. È una delle ragioni che
spingono le società occidentali a moltiplicare le legislazioni
che sviluppano la mancanza di paternità e maternità
naturale. In questa condizione anche la volontà dei soggetti
viene meno, indebolendo ogni risposta di opposizione, di
ribellione allo status quo imposto dalle logiche politicheeconomiche dominanti.
E: Le attuali sono quindi società estremamente conformiste.
CR: Con la conseguenza che la paura dominante, ma
soprattutto quella dei giovani, è di non fare ciò che gli
altri si aspettano si faccia. Un conformismo diffuso che
impedisce al soggetto di essere se stesso. È in questa
situazione che la mancanza della figura paterna gioca un
ruolo fondamentale. Perché non essendoci il padre, non
siamo più abituati ad opporci ad esso. Non abbiamo fatto
una vera scuola di opposizione. Tutte le forme di ribellione
che vediamo nel mondo da parte dei giovani, in fondo
sono sterili. Propongono proteste o "indignazioni" come
sostituti alle profonde ribellioni mancate dell’adolescenza,
in cui ognuno, tra mille autentiche sofferenze e privazioni
(il cui senso e insegnamento è da sempre legato alla figura
paterna), può cercare e ritrovare se stesso.
E: Non le sembra che ai giovani, e, purtroppo, non soltanto
a loro, manchi oggi la consapevolezza di ciò che il dolore
significhi? Qualcosa che attraversa la vita degli uomini,
la caratterizza e la dispone ad essere meglio compresa e
vissuta.
CR: Il dolore è presentato oggi a tutti, ma soprattutto ai
giovani, come qualcosa di orribile, di evitabile. Non essendoci
passati attraverso, non avendo avuto prova del dolore, i
giovani si ritrovano così ad essere soggetti deboli, fragili.
Nel mio ultimo libro: “Sazi da morire. La necessità della
fatica.” (Ed. San Paolo - ndr.), sottolineo appunto la necessità
della fatica, che è cugina del dolore, perché lo attraversa,
lo contiene, mostrandocene poi i frutti. La fatica comporta
il fatto che invece di andarci a divertire, noi espletiamo un
compito che implica sacrificio e produce una trasformazione.
Ma se non passiamo attraverso il dolore, non ci sviluppiamo,
non diventiamo forti, e viviamo un’esistenza di sofferenza
senza fine. Perché il tentativo di estraniamento dal dolore,
naturalmente, ci preclude qualsiasi gioia. È la presenza degli
opposti - qui appunto: gioia e dolore - che produce energia.
Il bambino appena nato strilla e soffre perché per la prima
volta usa i polmoni per respirare, è uscito dal ventre della
madre nel quale viveva felice, e tale separazione gli procura
sofferenza. Ma questo è l’inizio della vita e quindi della gioia.
E : Siamo talmente immersi nel materialismo finalizzato
all’avere e al consumare che non riusciamo a renderci conto
dell’importanza, della bellezza e della forza del dono, dal
quale potremmo trarre spunti ed emozioni per una vita
veramente fondata sulla gioia.
"... se non passiamo
attraverso il dolore, non ci
sviluppiamo, non diventiamo
forti, e viviamo un’esistenza
di sofferenza senza fine."
>
Elementi 38
93
CR: Si tratta di una forza formativa, strutturante: ci formiamo
donando/ci. La nostra generatività si traduce sempre in un
dono. Se manca il dono si perde il senso della vita, che non
può essere rappresentata da un accumulo di cose, in cui si
soffoca. Dono è la più significativa espressione di noi stessi.
E: L’uomo è l’espressione del dono. La nostra vita è frutto di
un dono.
CR: E siamo chiamati a reinterpretarla donandola e donandoci.
E: Anche il tempo ci sfugge. Anzi, per dirla con Emil Cioran,
siamo completamente “caduti nel tempo”. Soggiogati dalle
sue logiche, dai suoi impeti. Mentre la salvezza sarebbe
“cadere dal tempo”, per un tempo intimo nel quale far
trionfare il desiderio di crescita interiore, la creatività,
l’attenzione alle persone e alle cose che ci stanno accanto. È
d’accordo?
CR: Dobbiamo rimpadronirci del tempo. Guardare il tempo
con ampiezza, perché noi veniamo da lunghe storie. Quindi
non caderci dentro, ma collocarci nel tempo. Governando lo
stare nel tempo, facendo del "tempo da vivere" un "tempo
di senso". La gioia, il dolore, la fatica, l’amore, la morte, tutti
i momenti significativi della vita, ma più ancora la vita tutta,
deve essere vissuta con la consapevolezza di offrire ad ogni
attimo un senso che va più in là della mera materialità. Anche
il tempo (come spiego in "Il padre. Libertà, dono", ed. Ares),
è un dono del padre, così come lo spazio, orizzontale, è un
indispensabile dono della madre.
E: La bellezza, quella che per Dostoevskij salverà il mondo,
sembra sempre più latitare dalle cose dell’uomo. Con la
conseguente aridità dei nostri pensieri e dei nostri gesti.
Come faremo a riscoprirla e a rimpossessarci della meraviglia
che essa scatena e del senso d’infinito che da essa discende?
CR: Con l’osservazione profonda della natura! Della natura
incontaminata (come propongo in: Il maschio selvatico /2 e
in Donne selvatiche. Forza e bellezza del femminile, ed. San
Paolo) che rimane ancora prevalente, malgrado l’uomo si
immagini assolutamente dominante. Nel rapporto attento
con la natura noi ritroviamo la bellezza. Un tramonto, un
albero, il volo di un uccello, i suoi colori, una tempesta,
così come lo sguardo limpido di un bimbo, o quello stupito
di un poeta, hanno una forza intrinseca che ha sempre
accompagnato l’essere umano in modo profondo. Tutta la
tecnologia possibile che ora invade le nostre giornate, di
fronte alla bellezza che scaturisce dall’osservazione della
natura risulta impotente, e più ancora, insignificante, oltre
che improduttiva per il bene autentico dell’uomo.
94
Elementi 38
E: È anche vero che il concetto di bellezza, così come
quello di cultura, non può appartenere a tutti. Ma solo a
una minoranza. Una minoranza però importante, perché
è sempre da essa che germoglia il seme dell’idea nuova,
ribelle, rivoluzionaria e innovativa. È quindi indispensabile
che almeno questa piccola cellula della comunità possa
continuare ad esistere e a resistere alle intemperie di una
modernità nichilista.
CR: La storia la fanno minoranze portatrici di visioni
generate dall'esperienza della bellezza. La speranza è che
ancora qualcuno continui ad alimentarsi della bellezza, per
restituirci bellezza. Dobbiamo crederci.
Asterisco
La festa della vita
di Stefania Concàri
“Amo la leggerezza, senso e fonte di vita”
(Giorgio Albertazzi)
Quando eravamo bambini riuscivamo ad avvertire
gli eventi con più leggerezza rispetto a come li
percepiamo da adulti. Crescendo acquisiamo quella
“capacità” di rendere le nostre vite sempre più
difficili, caricandole di problemi, rancori verso gli altri
e verso noi stessi, danneggiando l’equilibrio emotivo.
Per questo è importante imparare a prendere
la vita, gli eventi e tutto ciò che ci circonda con
maggiore leggerezza, che non significa indifferenza
o freddezza nei confronti delle persone e delle
situazioni che la vita ci mette di fronte.
La leggerezza non è superficialità. Viviamo con
leggerezza quando impariamo ad affrontare le
situazioni e i problemi coscienti che il senso della vita
stia proprio nella capacità di dare a essa un significato
che va oltre il materiale, e nello spirituale ritrova
l’essenza d’ogni atto e d’ogni fatto.
Dovremmo pensare alla vita come una festa a cui
siamo tutti invitati e il cui scopo è la levità di una
costante e coinvolgente gioia.
Ogni giorno la fonte
essenziale di ENERGIA
Da 80 anni il giornale dell’informazione energetica sempre
completa, precisa, affidabile ed indipendente. Più di 10.000
notizie l’anno.
Quotidianamente petrolio, gas, elettricità, fonti rinnovabili, acqua. Notizie, articoli,
approfondimenti dei maggiori esperti del settore. Variazione dei prezzi e andamento
dei mercati, consumi, statistiche. Testi di legge, decreti, documenti delle Autorità con
commenti. Gare, eventi e rubriche specializzate.
Staffetta Quotidiana
Largo Luigi Antonelli, 30 - 00145 Roma - Tel. 06 57 41 208 Fax +39 06 57 54 906 - [email protected]
arte e architettura in luce 2
Come
le macchine
parlano agli dei.
E viceversa
Foto di Mimmo Frassineti
96
Elementi 38
Nel secondo numero della rubrica “Arte e Architettura in luce” Elementi si occupa della ex centrale termoelettrica romana
Montemartini, dal 1997 spazio museale che ospita statue romane, epigrafi e mosaici di pregevole fattura. Suggestivo
l’accostamento e il contrasto tra l’archeologia classica e quella industriale, con i macchinari in disuso che fanno da sfondo alle opere
d’arte e viceversa, in uno scenario in cui antico e moderno si compenetrano valorizzandosi reciprocamente.
(Maurizio Godart)
di Maria Pia Terrosi
Un esempio ben riuscito di riconversione di un vecchio
edificio di archeologia industriale, la centrale elettrica di
Montermartini a Roma. Ne parliamo con Claudio Parisi
Presicce, Soprintendente Capitolino ai Beni culturali
Quando abbiamo rinvenuto all’interno di palazzo Caffarelli
i resti del podio del Tempio di Giove Capitolino si è deciso di
non far rientrare tutte le sculture in Campidoglio ma solo una
piccola parte: così l’esposizione temporanea di Montemartini
è diventata un museo vero e proprio.
E: Dott. Parisi Presicce, ci può raccontare come una vecchia
centrale elettrica dismessa è diventata un museo?
E: Il New York Times ha incluso la Centrale Montemartini tra i
luoghi da “non perdere” durante una visita a Roma. Cosa ha
ben funzionato nell’intervento su Montemartini?
CPP: Quando abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione
dei Musei Capitolini c’era l’esigenza di spostare
temporaneamente le sculture presenti nel Museo nuovo,
quello realizzato a piano terra nel Palazzo Caffarelli,
per completare i lavori di adeguamento impiantistico e
strutturale. La Centrale di Montemartini è sembrata il luogo
ideale per proporre un allestimento innovativo: così è nato
il progetto espositivo “Le macchine e gli dei “. Quindi nel
1997 è avvenuto il trasferimento; il nuovo allestimento ha
avuto un’eco forte tra gli specialisti così come tra i visitatori.
La scelta è stata di fare un allestimento minimale in cui
le macchine - le turbine della centrale - mantenessero la
loro funzione estetica originaria. In pratica si è scelto di
non schermarle come si sarebbe potuto ipotizzare in un
allestimento basato su criteri tradizionali.
E: Quali sono le collezioni esposte a Montemartini? Quali i
criteri dell’allestimento?
CPP: Nell’allestimento l’architetto Francesco Stefanori,
funzionario della Sovrintendenza Capitolina, ha ideato un
percorso che puntasse a ricomporre contesti unitari.
A Montemartini sono esposti materiali e reperti rinvenuti
durante gli scavi compiuti per la costruzione dei quartieri
Esquilino, Viminale e Quirinale. Ci sono poi sculture rinvenute
quando sono stati realizzati i grandi viali, per esempio la Via
del Mare. E reperti provenienti dalle aree archeologiche del
Teatro Marcello e di Largo Argentina. Uno dei monumenti più
significativi esposti è il Frontone del Tempio di Apollo che non
aveva trovato posto nelle collezioni capitoline.
CPP: Il contrasto tra la natura di origine industriale dello
spazio e la presenza delle sculture che “isolatamente” sono in
grado di interagire con questo fondale di macchinari.
v
E: L’accostamento realizzato in questo museo tra due mondi
– almeno in apparenza - opposti come l'archeologia classica
e quella industriale funziona solo per le suggestioni ispirate
dal gioco di contrasti? Oppure facilita la comprensione delle
opere?
CPP: È un contrasto che esalta la forma estetica della scultura
classica messa a confronto con la forma geometrica di questi
fondali costituiti dai macchinari. È come se la presenza di
queste macchine rendesse più leggibili le singole sculture.
In un ambiente espositivo neutro, come lo spazio di museo
tradizionale, le sculture sono percepite quasi come fossero
tutte uguali. In questa ambientazione, invece, viene
esaltata la specificità, l’unicità. Per questo l’esperimento di
Montemartini - uno dei primissimi in assoluto - di collocare
sculture classiche in un edificio di archeologia industriale è
utile per comprendere meglio la scultura classica, a stabilire
un dialogo più efficace.
E: A proposito di dialogo, quello di Montemartini è stato
definito un museo che dialoga: dove il moderno dialoga con
l'antico, l'arte con l'industria, le opere con il nuovo contesto
dove sono inserite. Ritiene che nel rapporto con l’antico si
debba puntare a instaurare un dialogo o fermarsi alla mera
conservazione?
>
Elementi 38
97
Foto di Mimmo Frassineti
CPP: La fruizione dell’immenso patrimonio artistico che
ha Roma può avere una maggiore incisività nel raccontare
la nostra storia millenaria solo a patto che si stabilisca
un dialogo emotivo. Nello specifico le sculture presenti
a Montemartini riescono a farlo efficacemente anche
per il fatto che rimandano a luoghi specifici della città,
provenienti da aree precise identificabili nel tessuto della
città moderna e contemporanea. Questo fatto produce delle
relazione emotive più strutturate. Inoltre se questi oggetti di
particolare valore riescono ancora a trasmettere conoscenze,
molto dipende anche dal contrasto che hanno stabilito con il
contenitore nel quale sono inserite.
E: Ormai si moltiplicano i progetti per il recupero degli
spazi industriali dismessi: basti pensare alla Tate Modern
a Londra riprogettata ormai parecchi anni fa da Herzog &
De Meuron. Perché la riqualificazione di queste aree abbia
successo quanto conta che il nuovo edificio riesca a integrarsi
e soprattutto a rappresentare un volano per una ripartenza
culturale, economico e sociale di quella parte di città?
CPP: In un quartiere in via di ridefinizione, dove da poco si è
insediata l’università e si sta completando la ristrutturazione
degli ex mercati generali come polo di aggregazione, il
museo di Montemartini dovrebbe avere maggiori capacità
di inserirsi nel tessuto sociale come strumento di racconto
della memoria, di creazione di sinergia con la vita del
quartiere. Il fenomeno non ha ancora sviluppato le sue
potenzialità, anche se per la prima volta con la costruzione
di questo museo il municipio ha attivato dei contatti con la
Soprintendenza che lasciano ben sperare.
98
Elementi 38
Quando a Montemartini si
produceva energia elettrica
Costruita agli inizi del 1900 alla presenza dello stesso
re Vittorio Emanuele II - sulla via Ostiense tra i Mercati
Generali e la sponda sinistra del Tevere, la centrale
di Montemartini è stata il primo impianto pubblico
di produzione di energia elettrica della Capitale. Si
scelse questa collocazione per due ragioni: la vicinanza
al fiume che garantiva una disponibilità continua di
acqua e il fatto di essere esterna alla cinta daziale che
evitava il pagamento di imposte sul combustibile.
Nel nuovo impianto di Montemartini furono installati
motori diesel di moderna concezione forniti dalla
Ditta Franco Tosi di Legnano: sviluppavano una
potenza di 7.000kW, portata a 16.000 nel 1924.
Un successivo ampliamento avvenne nel 1933 quando
furono installati due colossali motori, ognuno dei quali
pesava più di 80 tonnellate e misurava oltre 20 metri,
per una potenza totale pari a 15.000 HP. All’epoca
si trattava di uno degli impianti diesel più potenti
d’Europa: due esemplari simili, adattati all’uso navale,
equipaggiavano il transatlantico Rex. Nel 1963, dopo
mezzo secolo di attività, la centrale smise di produrre
energia elettrica.
storie di ieri e di oggi
Sogni e avventure di un tempo che fu
Sbuffava…
sbuffava quel
treno, poi arrivò
l’elettricità
di Renato Terrosi
Sulla scrivania ho la targa di una locomotiva - FS 835340- ed è come se avessi un
treno perché quando ci poso sopra lo sguardo sento in testa una sorta di musica
ritmata. La musica del treno, appunto, che fila sulle rotaie lucide, di giorno e di
notte, con qualunque tempo. La targa è un dono recente, ma la locomotiva alla
quale apparteneva ha compiuto da qualche anno il suo ultimo viaggio verso il
cimitero delle locomotive, esalando tranquilla l'estremo sbuffo di vapore.
Comunque, fu Oliviero, compagno di scuola a Perugia, a mettermi addosso la
malìa per i treni. Lui andava spesso al cinema, mentre io mi accontentavo di
aspettarlo all'uscita per fare un giro per il Corso e ascoltare i suoi racconti nei quali,
invariabilmente, c'entrava un treno.
Per me andava benissimo perché un certo innamoramento per il treno lo avevo
già avuto ai tempi della fanciullezza, quando nella notte udivo lo sferragliare
dei vagoni sulle rotaie della ferrovia poco lontana, e quel tu-tum sordo e ritmato
riusciva a conciliarmi il sonno. Poi, una sera di mezza estate, mentre Livio davanti
casa suonava la sua vecchia fisarmonica, avevo visto passare un treno, lunghissimo
e tutto illuminato. Filava sicuro verso il sud, e il fumo che usciva dal comignolo della
vaporiera si sbrindellava lungo le fiancate delle vetture svanendo nel buio. Livio
aveva detto che si trattava del diretto che portava i signori a Roma, ma tant'è, mi
aveva affascinato. Pensavo che il treno ansimava come i mostri delle storie e che zia
>
Elementi 38
99
Illustrazioni di Alessandro Buttà
Ida aveva ragione quando sfaccendando cantava: "L'amore è
un treno / che fila sereno". Giusto un mese dopo, proprio alla
vigilia del compimento dei miei otto anni, papà e mamma mi
dissero che il sabato successivo saremmo andati a Napoli. In
treno, naturalmente. Del viaggio ricordo il porto della grande
città pieno di bastimenti, i ragazzini che si tuffavano in acqua
per prendere al volo le monetine lanciate dai turisti, le gallerie,
i pali telegrafici e i caselli lungo la ferrovia che io mi ostinavo a
contare diligentemente. E soprattutto mi ricordo del Pulcinella
di porcellana, che un amico di mio padre mi aveva regalato
e che cadendo dalla reticella della vettura a causa di uno
scossone era andato in pezzi.
Tornando a Oliviero, devo dire che i treni dei suoi racconti
cinematografici erano quasi sempre americani, come i film,
trainati da locomotive enormi, munite di spazzaneve poderosi.
A furia di parlare di film e di treni, Oliviero mi aveva messo
addosso la smania di fare un bel viaggio. A Roma. La grande
occasione venne presto: a scuola avevano organizzato
una gita nella Capitale con il famoso Treno Popolare, che
sarebbe partito la seconda domenica di maggio, alle sei del
mattino, e avrebbe fatto ritorno in giornata. La spesa, tutto
compreso, era minima: cinque lire. Fu un'avventura eccitante.
A Terni facemmo la prima sosta. Vennero distribuiti cestini
da viaggio e cartoline illustrate già affrancate da inviare a
casa per immortalare l'evento. Sulla mia c'era scritto "Saluti
a grande velocità!" e nel tondo appariva una sbuffante
100
Elementi 38
vaporiera vecchio tipo. Nello scompartimento - che aveva
un'imbottitura in similpelle e una porta scorrevole - due
giovani sposi raccontavano le loro serate accanto alla radio
acquistata da poco, capace di prendere Roma, Milano e
perfino Parigi. Un giovanotto con i baffetti alla Clark Gable,
invece, le sparava grosse sulle ragazze prone ai suoi piedi e
diceva che lui era abituato a viaggiare in prima o in seconda
classe, mentre in quella modesta terza del Treno Popolare ci
si trovava malissimo. A Orte tutti s'incuriosirono al cambio
della locomotiva. Quella a vapore, infatti, fu staccata, e al
suo posto misero un locomotore mosso dall’energia elettrica.
Una novità strepitosa. Si ripartì, quindi, a velocità sostenuta,
e ora che non c'era più il pericolo del fumo molti viaggiatori
si affacciavano ai finestrini, per ammirare la campagna
fuggente.
Alcuni ragazzi avevano preso a cantare: “ Siamo fiaccole di
vita, siamo l’eterna gioventù, che conquista l’avvenire, di
ferro armata e di pensier”.
La Capitale fu una visione fugace, ma alla fine tutti furono
contenti perché avevano visto il Colosseo, il Foro Romano
e il “ balcone del Duce”. Poi, Oliviero, compagno della mia
adolescenza e fantasioso narratore di film, era andato via
dalla città. Non avevo saputo più nulla di lui. Solo molti anni
dopo lo incontrai a Roma durante un convegno all’ Ergife.
La rimpatriata fu lunga, li nel salotto dell'Ergife e mi
sembrava che Oliviero non si annoiasse al ricordo dei racconti
alla piccola stazione dove termina la corsa di prova e c'è
una breve cerimonia. Alcune decine di persone attendono il
convoglio allineate sotto la pensilina. Scendiamo anche noi e
ascoltiamo i discorsi di saluto che sono inni al progresso, alla
velocità, alla sicurezza; quasi un accenno di sfida all'invadenza
della ruota. Il convoglio fermo sotto il sole di primavera sembra
un monumento, un totem severo e benevolo a un tempo. La
cerimonia termina presto tra battimani, flash e colpi rochi di
sirena. Il treno torna indietro, si muove subito veloce verso il
sud. A bordo mi sento tranquillo e rilassato mentre il treno
speciale corre su rotaie di seta, e il lievissimo rumore di fondo
sembra un delicato fraseggio musicale.
Dov'è il tu-tum, tu-tum di una volta? E quel fumo nero e denso
dove si perdevano i miei pensieri e le mie fantasie? Ma è un
attimo, il passato è quasi svanito nelle lontananze del tempo.
Per un po' penso di essere l'unico passeggero di un vascello
fantasma e chiudo gli occhi. Non corro al timone, non corro
alle vele, non chiedo soccorso. Resto, meravigliosamente solo,
con i miei ricordi di treni che quella targa di vecchia locomotiva
svanita nel nulla, quotidianamente seconda.
La Vignetta di Fama
della nostra gioventù. E alla sera il saluto tra me e Oliviero
non poteva non essere carico di commossa e amara nostalgia.
Non sapevo, allora, che mi sarei rifatto la bocca pochi giorni
dopo. Col treno, ovviamente. L'ultimo lusso rimasto agli
italiani, era stato detto durante un ricevimento. Un lusso
spirituale, e molti avevano annuito convinti. E, nell'occasione,
si era perfino parlato della musica in treno; un capitolo
affascinante, senza dubbio musica delicata, per il vagone
letto, soprattutto. Chopin o Schubert al pianoforte? E perché
non proprio Wagon lits di Gianna Nannini?
È una voce un po' troppo imperativa quella della Nannini,
forse? Ma dopo la sveglia delicata e il caffè servito dal
conduttore può andar bene. Intanto l'ombra di un sogno
fuggente svanisce sotto le arcate ferrigne di Milano Centrale
o quelle marmoree di Firenze Santa Maria Novella. Sono
a bordo dell'ultimo treno, italiano superveloce. Un treno
speciale. Il convoglio aggressivo a forma di squalo, si lascia
dietro la città e affronta la campagna a 200 all'ora, infila di
prepotenza le gallerie e fa sberleffi ai caselli. Dentro è tutto
ovattato. Autorità e invitati parlano poco, quasi timorosi di
rompere una sorta di religioso silenzio. Ben presto si arriva
Elementi 38
101
Esistono modi più moderni
per trovare un contatto!
Il primo strumento per gli uffici stampa, la comunicazione,
le relazioni pubbliche e istituzionali
AGENDA DEL GIORNALISTA DIGITALE
Versatile, rapida e ottimizzata per computer, tablet e
smartphone. Un database di giornalisti, media, uffici stampa
e comunicatori, con più di 200.000 riferimenti in costante
aggiornamento che consentono di gestire i contatti per
organizzare il lavoro facilmente da qualsiasi postazione
Internet. Tutti i dati possono essere ricercati, selezionati ed
esportati in formato Excel.
AGENDA DEL GIORNALISTA – DUE VOLUMI
L’AGENDA DEL GIORNALISTA da 49 anni è il più completo strumento professionale
per chi lavora nel campo dell’informazione, della comunicazione, del marketing e delle
relazioni pubbliche. Completamente rinnovati e
ripensati, i due volumi della collana, Media Contact e
Rp Contact.
Media Contact in uscita a gennaio, è dedicato
interamente all’informazione, con i contatti dei
giornalisti, delle testate e delle redazioni.
Indispensabile per realizzare campagne mediatiche,
per gli uffici stampa e i portavoce.
Rp Contact in uscita a giugno, è specializzato sul mondo della comunicazione.
Include i contatti di comunicatori, decisori politico-istituzionali, gruppi e mediatori di
interesse. Utile per trovare gli interlocutori migliori nel lavoro di comunicazione e nelle
relazioni pubbliche e istituzionali.
AGENDA DEL GIORNALISTA APP
Tutti i contatti e i riferimenti dell’Agenda del Giornalista su smartphone e tablet, disponibili
per Android e iOS.
Le potenzialità di un modo nuovo e agile per consultare la più
completa banca dati dell’informazione e della comunicazione
in Italia, con la possibilità di avviare telefonate e email
cliccando direttamente sul contatto.
Centro di Documentazione Giornalistica srl
Piazza di Pietra, 31 - 00186 Roma
Tel. 06/69940143- 06/6798148
www.agendadelgiornalista.it
tutti i contatti
che contano
Il messaggio degli occhi
Mp
Nella mia terra, la Sicilia, si parla con gli occhi. Lo sguardo è più
importante della parola. Già da piccoli s’impara a comunicare
attraverso lo sguardo. S’impara dagli altri. Dai genitori, dai
nonni, dagli amici più grandi.
Per dire di avere intuito una verità, si dice: “u taliavu n’ta
l’occhi”, l’ho guardato negli occhi. Perché quella è la sede
di quanto è nell’animo di ognuno. Di quanto si sente. Di
quanto si vive. Di quando ero bambino ricordo i silenzi lunghi
di mia nonna, la sera, quando eravamo riuniti a tavola.
Ascoltava e guardava negli occhi tutti. Il suo sguardo era
penetrante, lo sentivi scandagliare dentro di te. Capiva così
delle preoccupazioni, delle speranze, dei propositi, delle gioie,
degli stati d’animo di ognuno. Poi, quando l’ora si faceva
tarda, e veniva il momento del riposo, lei si avvicinava al letto
di ciascuno per regalare una parola di conforto, di solidarietà,
di condivisione. Oppure di meritato rimprovero. Una lezione di
comportamento e di vita.
Mentre lei parlava io non potevo fare a meno di guardarla
negli occhi. Il suo sguardo era forte e trasmetteva emozioni
maggiori delle parole.
Da grande si comprende veramente l’importanza di saper
decifrare il messaggio degli occhi. Di capire l’altro, il suo
momento. Da un movimento di quelli ci si accorge di
quale magia sia racchiusa nello sguardo. Cosa sia capace di
comunicare. Cosa sia in grado di trasmettere, di infondere. È
così per tutti gli sguardi. Da quelli rubati al volo in casa, per
strada, a scuola, in ufficio, dal finestrino di una macchina, nei
posti e nelle situazioni più impensate. A quelli carpiti durante
un incontro, una conversazione, un momento di convivialità, di
comunione.
Qualcuno ha detto che la vera intesa tra le persone si stabilisce
quando i loro sguardi s’incontrano. È in quell’istante che
scattano le scintille capaci di accendere luci abbaglianti nelle
Fn
Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis
Mondo Piccolo
nostre vite. Quelle più intense, più vere, più importanti, come
l’amicizia e l’amore. È così, o almeno così dovrebbe essere, se
solo fossimo tutti più attenti all’altro, al suo manifestarsi, al suo
voler condividere un frammento o più della sua vita con noi.
Se fossimo capaci, perché abituati, a guardare negli occhi. A
lasciare che sia lo sguardo e solo quello il messaggio che conta.
Lo specchio di un’anima che comunque e sempre cerca un’anima
in cui riflettersi, a cui raccontarsi, a cui donarsi.
lo Smilzo
Un elogio
di “mamma portatile”
Il poeta Guido Ceronetti, qualche tempo fa, in un amarcord
apparso su “la Repubblica”, ha intessuto un elogio del
“manoscritto (a macchina)”. “Mamma portatile”, scrive
Ceronetti, ha partorito fior di roba negli anni: il Voyage di
Céline, tutto Simenon, l’omnia yiddish e americana di Isaac
Singer, tutta la meravigliosa creazione di Herbert George Wells,
le sceneggiature di Elia Kazan e di Hitchcock, i Diari di Jünger,
e la Grande Guerra di Remarque. Ceronetti ricorda anche che
nei trionfi di guerra, i generali americani passavano sotto fitte
piogge di fogli scritti a macchina, lanciati dai grattacieli dalle
dattilografe di New York. E così gli pare impossibile che possa
nascere un’opera di pensiero da uno strumento elettronico.
Naturale, invece, che siano nati saggi fondamentali dalle
portatili: le opere di Bergson, Heidegger, Hanna Arendt,
Gadamer, Jaspers, Wittgenstein, sono passate di là.
Elementi 38
103
L’ETNA SPRIGIONA LA SUA ENERGIA
Furono dapprima leggere scosse, che si convertirono subito
in forti terremoti, accompagnati da sordi rombi sotterranei,
che gettarono la desolazione nella città di Mineo, che fu
danneggiata.
Non erano che avvisaglie. Ben presto un fenomeno nuovo
e curioso si verificò a Paternò, in una contrada detta
Salinella, e fu un’eruzione di fango caldo e salato, misto
a molte materie allo stato gassoso, sprigionato con tale
forza da farne tremare il suolo circostante. L’eruzione era
accompagnata da scosse e rombi sotterranei; e le materie
eruttate da un numero grandissimo di piccoli crateri erano
spinte fino all’altezza di tre metri e più.
Federico De Roberto
da un reportage nella “Gazzetta illustrata”
(15 giugno 1879)
Federico De Roberto
Napoli, 1861 - Catania, 1927. Giornalista, scrittore. Fu esponente del
“Verismo” e Autore de “I Viceré” (1894), stupendo affresco del vecchio
mondo aristocratico siciliano.
E+
Energia, letteratura, umanità
Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà
Elementi 38
105
LA SIMMETRIA VIOLATA
DAL BING BANG
ALLA CELLULA MADRE
LA STAGIONE DEI FRUTTI MAGICI
LA PASSIONE DI ALDO MORO
di Roberto Bragalone
di Levi Pinfold
di Cinzia Vetrano
Alter Ego, 2016, pag. 184
di Ernesto Di Mauro, Raffaele Saladino
Terre di Mezzo, 2016, pag.36
Ed. Il Mio Libro, 2016, pag. 168
Euro 14,00
Il Mulino, 2016, pag.136
Euro 15,00
Euro 9,50
Una fiaba sulla forza
rigenerante della natura. Il
signor Orzodoro trova, nel suo
campo, un bimbo tutto verde:
è un Greenling, un folletto
che fa crescere ovunque frutti
così buoni da non sembrare
veri. La moglie di Orzodoro
è spaventata e, con lei, tutto
il paese; ma Greenling riesce
a conquistarli con i suoi doni
magici. Levi Pinfold ama scrivere
storie e dipingere ad acquarello
e a tempera. Il suo precedente
libro, pubblicato in Italia (“Cane
nero”) ha vinto numerosi premi
ed è stato tradotto in molti
paesi.
Cinzia Vetrano (1961-2015)
giornalista, ha sempre amato
lo studio e la ricerca. In questo
libro l’autrice traccia con
meticolosa cura, attraverso una
prosa semplice e coinvolgente,
un’analisi dei dieci anni (19681978) più importanti della
storia politica e umana di uno
degli ultimi grandi statisti
d’Italia: Aldo Moro.
Euro 11,00
Stefano Pacini è un pigro e
disincantato ispettore di polizia.
Dopo essere stato costretto
dalla famiglia e dalla moglie
ad abbandonare le sue velleità
da scrittore per un impiego
più concreto e solido, si vede
strappato all’abituale compito
di redigere verbali per condurre
le indagini su un omicidio in
apparenza inspiegabile.
La situazione si complica
quando al primo omicidio
se ne aggiunge un secondo
che per tipologia e modalità
di esecuzione viene subito
ricollegato alla mano dello
stesso assassino. Riuscirà
l’ispettore, nonostante il senso
di inadeguatezza verso il suo
ruolo e la fine incombente del
suo matrimonio a darsi la scossa
necessaria per riprendere in
mano le redini della sua vita
e risolvere il caso su cui sta
indagando?
Quando e dove è iniziata la
vita? A cosa somigliavano
le prime forme di vita?
Interrogativi che l’uomo
si pone da sempre; per i
quali – pur in mancanza di
risposte definitive – si possono
avanzare alcune ipotesi. Come
quella che colloca l’origine
della vita intorno a 3,8 miliardi
di anni fa, in un contesto
riconducibile a uno di questi
ambienti: brodo primordiale,
campi geotermali, siti
d’impatto meteoritico.
Bi
Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis
Elementi 38
107
Fo
La foto di Andrea Amato
108
Elementi 38
Rosetta Acerbi
La pittura di Rosetta Acerbi, veneziana residente a Roma
da oltre sessant’anni presente sulla scena internazionale
dell’arte, è caratterizzata da una dimensione interiore e al
tempo stesso evocativa tendente alla sintesi coloristica per
trascendere il dato reale in rappresentazione dell’emozione
iniziale.
Nel dipinto “Crepuscolo”, qui rappresentato, il soggetto
appare “scomposto”: si distingue nella composizione
attraverso forme che l’artista sembra aver recuperato dalla
memoria conferendo all’opera il “senso” del ricordo che
affiora dalle cromie a creare una atmosfera nella quale tutto
si compone e si confonde.
Attraverso una particolare sensibilità e grazia compositiva,
coniugate con una raffinata calligrafia espressiva, Rosetta
Acerbi esalta nella loro essenzialità le forme del soggetto
prescelto (ritratti, figure, nature morte, fiori, paesaggi)
isolandole da ogni contesto per permettere loro di esistere
per se stesse, in assoluta autonomia.
Le opere di Rosetta Acerbi hanno ottenuto e ottengono
significativi riconoscimenti testimoniati dai numerosi
premi che le sono stati conferiti e dall’invito a partecipare
a rassegne nazionali e internazionali a Canterbury,
Melbourne, Il Cairo, Bakù, Londra e in Italia (tra queste la
XIII Quadriennale, la LIV Biennale di Venezia e la Triennale
Internazionale d’Arte Sacra di Celano), e ad allestire mostre
personali in sedi prestigiose come il Museo di Palazzo
Venezia e quello del Complesso Monumentale del Vittoriano
a Roma, il Museo Vangi in Giappone, la Scuola Grande di
San Giovanni Evangelista a Venezia, Palazzo Rospigliosi a
Zagarolo, il Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila e le sedi
degli Istituti Italiani di Cultura di Madrid, di Barcellona, di
Amburgo, di New York e di Zagabria. Il suo ciclo di dipinti
“Il Castello di Barbablù”, dedicato all’omonima opera
del compositore Béla Bartòk, esposto a Parigi nel 1989 e
“Crepuscolo”, 1990, olio su tela cm 38x38
nella sede dell’UNESCO, lo scorso marzo è stato ospitato
nell’Accademia d’Ungheria a Roma. Nel 2008 le è stato
conferito il Premio alla carriera Vittorio De Sica sotto l’Alto
Patronato del Presidente della Repubblica.
Co
Copertina a cura di Vittorio Esposito
Immagine di sfondo di: Caspar DavidFriedrich “Viandante sul mare di nebbia”
Elementi 38
109
controcopertina
Tornare al padre
di Romolo Paradiso
C’è bisogno di tornare al padre. Il padre ucciso e vilipeso dalle
ideologie materialistiche, il marxismo prima e il liberismo
finanziario sfrenato poi. Da quelle culture positivistiche che
han voluto distruggere quanto non conforme alle proprie
logiche, ai propri scopi. Veicolate da un nichilismo imperante
che non ammette eticità, sentimento, senso delle cose comuni
e di responsabilità per ciò che si pensa e si fa, per i valori insiti
nella tradizione, nell’appartenenza, e, soprattutto, per quelli
riguardanti la famiglia.
Quella famiglia nella quale l’identità del padre è stata
sopraffatta da una logica egualitarista che tutto mette
sullo stesso piano, che non accetta differenze. Per la quale
ognuno può fare qualsiasi cosa, svolgere il ruolo e i compiti
di chiunque altro. Confondendo quelli di chi la famiglia
governa, nella quale la forza dell’autorevolezza, figlia
dell’esperienza, è sostituita da un buonismo peloso che tutto
giustifica e ammette, creando danni e vuoti incolmabili.
Eppure del padre abbiamo bisogno, accanto alla figura della
madre, al padre equivalente, per sentirci persone realizzate.
Donne e uomini con identità, con valori, con sentimento
sincero per ciò che si è, si fa e per chi e quanto attorno a noi
vive e opera. Perché è nell’esempio del padre che il bambino
trova il senso della virilità applicata alla vita. La capacità
cioè di saper affrontare gli eventi con la giusta forza,
con il giusto sentimento, con la giusta visione, con
l’opportuna responsabilità. Con la paura e l’entusiasmo
umani, che non sono solo paura e entusiasmo, ma
qualcosa di più. Sono consapevolezza di quanto si vive,
di come si vive e di come un’esperienza possa divenire
Immagine di sfondo di: Caspar David Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”
110
Elementi 38
propellente per migliorarsi e crescere nella consapevolezza
del proprio essere. Perché il padre è sicurezza di conforto,
di umano ristoro, di difesa, di resistenza e di giustizia. È la
guida verso l’esterno che si riverbera con il tracciato del suo
stesso vivere. È la dimensione di un tempo di senso. È il gioco
che diventa maestro dei giorni. È la parola che si trasforma
in destino.
Uccidere il padre è uccidere tutto questo. È dar vita a una
società senza bussola, ondeggiante tra punti di riferimento
che i mercanti del nulla, vestiti a festa vogliono far
apparire a tutti i costi evoluti, ma che al dunque si rivelano
effimeri, deboli, confusi e inumani. Privi di quei valori e
di quell'essenza che al tempo resistono e al tempo sanno
offrire spunti di vitalità e di crescita comunitaria.
È dalla figura del padre che l’Occidente deve ripartire se
vuole lasciarsi alle spalle la fiacchezza del suo esistere, la
sterilità del suo pensare, l’astenia nel reagire con senso e
determinazione ai fatti della vita e l’incapacità di incidere
positivamente sulle cose del mondo e tornare a essere il
luogo che irradia pensiero di civiltà e progresso.
Ha detto Antoine de Saint Exupéry: “il padre è la mappa
della vita. Tutti i percorsi dell’esistenza lui li sa individuare
e indicare. Ai figli scegliere quelli che portano alla
realizzazione del sé”.
A
L
Mo
L
A
A
i
D
N
ù
E
i
T
T
iP
o
D
E
E
M
T
E
E
i
L
S
Voi VoA CARTA. iN Vi.
i
VoSTR Gi ESCLUS
G
VANTA
AS
GIDE
N
i
R
A
SH
Carta Oro Exclusive:
un Personal Assistant, un innovativo Servizio
Protezione d’Identità che ti avvisa se i tuoi dati personali
sono a rischio di utilizzi fraudolenti e molti altri vantaggi.
intesasanpaolo.com
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali della Carta di credito Oro Exclusive fare riferimento ai Fogli Informativi disponibili presso le filiali e sul sito internet delle banche
del Gruppo Intesa Sanpaolo. La vendita della Carta è soggetta ad approvazione della banca.