Gentilissimi, quella che alleghiamo è una lettera assolutamente
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Gentilissimi, quella che alleghiamo è una lettera assolutamente
Gentilissimi, quella che alleghiamo è una lettera assolutamente improbabile. Avremmo potuto firmarla con un nome qualsiasi, ma non certamente con il nome della persona che si racconta all’interno del testo. Quella persona infatti non sa leggere e non sa scrivere. A suo nome hanno voluto parlare alcuni insegnanti che tutti i giorni avvicinano il desiderio di imparare di centinaia di adulti analfabeti, osservando le loro difficoltà e toccando con mano le barriere che il nostro mondo erige nei loro confronti. Dalle più recenti rilevazioni OCSE risulta che in Italia ci siano più di 3 milioni di persone che non sanno leggere e scrivere nemmeno una singola parola. Negli ultimi anni del 2013 un gruppo di docenti dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti ha iniziato una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’analfabetismo in età adulta attraverso la pubblicazione di un appello che ha raccolto più di 1800 firme. Il testo dell’appello è stato consegnato al Ministro dell’Istruzione e al Ministro dell’Integrazione. Successivamente il Parlamento ha approvato un Ordine del Giorno che chiedeva un impegno concreto a livello istituzionale per far fronte al problema dell’analfabetismo. Per dare continuità al proposito espresso dal Parlamento italiano, il Comune di Reggio Emilia in collaborazione con diverse Università e Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti ha deciso di organizzare un evento di richiamo internazionale. Si tratta del convegno “CITTADINANZA E ANALFABETISMO: Storie, dati e diritti in Italia e in Europa” che si terrà il 13 e il 14 maggio 2016 nella località emiliana. Chiediamo a chi ama la cultura e a chi crede nei diritti delle persone di firmare l’appello sul sito www.italianoperme.it, di partecipare al convegno di Reggio Emilia, di scrivere, chiedere, parlare alle istituzioni. La montagna di cui si parla nella lettera è in realtà una catena montuosa. Non saper leggere e scrivere preclude l’accesso a tantissime occasioni di incontro con i diritti, con la bellezza e con la cultura. Le persone analfabete rimangono quasi sempre lontane non soltanto da libri o giornali, ma anche dai teatri, dalla musica, dall’arte e dalla vita pubblica del nostro paese. Suggerite alla Repubblica di non dimenticarsi dei milioni di donne, uomini, ragazzi e ragazze che in Italia non sanno leggere e scrivere. In nome della Costituzione e in nome del diritto alla cultura, all’uguaglianza, alla felicità. Un saluto cordiale a nome del gruppo di lavoro, Annalisa Govi e Paola Casi LA LETTERA Gentilissimi amici, quella che sta davanti a me mentre inizio a raccontare è una montagna altissima. Io sto ai piedi di questa montagna e sono così in basso che non vedo dove la montagna finisce. So che là in alto c’è qualcosa di bello, ma non sono sicura che sia per me. Chissà?...Forse c’è qualcuno che sente quello che dico, qualcuno con un grande orecchio che si piega verso il basso per sentirmi. Quello che vorrei chiedere a quell’orecchio allora è: “Come faccio a salire?” Mi piacerebbe tentare perché me l’ha detto anche l’uomo del Comune dove sono andata a prendere la cittadinanza. Mi ha detto che, se imparo a scrivere, posso sapere la vita che c’è dentro ai libri, posso leggere la mappa di questo paese o i cartelli della strada per andare a Modena da mia sorella. Posso imparare le storie di questa città, capire i segreti delle medicine e anche quelli dei numeri. Soprattutto posso far vedere ai miei figli che sono capace, che sono come le mamme dei loro amici. Ma per fare tutte queste cose devo capire dov’è l’inizio della salita. Quando guardo i piccoli disegni neri che sono sui libri dei miei ragazzi, mi sembra che siano tutti uguali e piccolissimi. Mischiati lì sopra a una carta bianca che tra le mie mani diventa subito brutta e sciupata. Prima le scritte non le vedevo nemmeno. Adesso certe volte mi accorgo che sono dappertutto… sull’autobus, all’ufficio postale, sui campanelli, sul telefonino e anche dentro la busta che mi hanno dato quando sono uscita dall’ospedale. La signora che abita sopra di noi mi ha detto che in Italia di vite possibili ce ne sono tante. Ma “Se la vuoi bella, la tua vita”, ha detto “la devi anche leggere e scrivere”. Ieri una ragazza di un ufficio dove vado a fare le pulizie mi ha spiegato una cosa che mi è dispiaciuta, ma dopo mi ha detto anche una cosa che andava bene. Mi ha detto che devo imparare a leggere i nomi dei detersivi altrimenti sbaglio tutte le pulizie. Però la seconda cosa era bella perché lei mi ha detto che non è mai troppo tardi per imparare. E poi per fortuna mi ha fatto un sorriso. Allora oggi sono andata da sola a comprare una matita e un quaderno. È stato il mio figlio più piccolo a dirmi di prendere anche la gomma. E adesso sono pronta per cominciare la salita. Ecco, vorrei sapere però…adesso… come faccio?