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ANNO 8 5000 COPIE • DISTRIBUZIONE GRATUITA NUMERO ECCORECCO 75 Leggi tutti i numeri su www.eccorecco.info GENNAIO-FEBBRAIO 2017 E GOLFO PARADISO CROCE VERDE RECCO news ALL’INTERNO La Fibra di TIM a Recco e Camogli VIA FIUME 9 TEL. 0185 730052 RECCO ECCORECCO E GOLFO PARADISO RIEMERGE IL VECCHIO LETTO DEL TREGANEGA Secondo il nostro lettore Armando Fugazzi (che ci invia la foto) quello riemerso durante gli scavi sul campo da calcio parrocchiale non è altro che il vecchio muro d’argine destro del Treganega, prima che venisse interrato. Ricorda qualcuno che scorreva proprio in quel punto, parallelo all’attuale via Aurelia. Sembrano confermarlo la consistenza del manufatto e due documenti: una foto dell’archivio Razeto (in giallo la posizione del muro) e la cartina (a destra) disegnata dal cap. Vittorio Massone e allegata al suo libro Recco, il paese che fu. DIRETTORE RESPONSABILE: Giuseppe Rosasco EDITORE Revello Andrea - Studio Helix sas REDAZIONE Via XX Settembre 34 - 16036 Recco (Ge) tel. +39.0185.723961 [email protected] www.eccorecco.info PUBBLICITÀ in proprio presso la redazione STAMPA Tipolitografia Me.Ca. Recco (Ge) Autorizzazione del Tribunale di Genova n. 69 del 21.11.1990 La collaborazione a EccoRecco avviene a titolo gratuito _________________________________________________ IN COPERTINA Scorcio di Mulinetti Foto di Andrea Darussa ________________________________________________ DOVE TROVARE ECCORECCO Panificio Pallavicino San Rocco, Studio GP e Farmacia Berni piazzale Europa, Edicola Eta Beta via Roma, Cartoleria Capurro piazza Gastaldi, Parafarmacia Golfo Paradiso via 25 Aprile, Redocasa Centro TIM via Fiume, Panificio Moltedo via XX Settembre, Pro Loco Recco via Ippolito d’Aste, Farmacia Savio e Ottica Ferrari piazza Nicoloso, Libreria Capurro via IV Novembre, Cartoleria Capurro piazza San Giovanni Bono, Vanestetica Valleverde. ARRETRATI Gratuiti fino ad esaurimento. Possono essere richiesti gratuitamente alla redazione. INTERNET Su www.eccorecco.info tutti i numeri pubblicati si possono sfogliare (anche su iPad) o scaricare in PDF. 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Ad esse il legislatore ha affidato la pianificazione strategica del territorio, la gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse dell’area metropolitana, lo sviluppo dei sistemi di mobilità pubblica, la cura delle relazioni istituzionali, ivi comprese quelle con le città metropolitane europee. In particolare l’articolo 1, comma 44, lettera a), della Legge n. 56/2014 individua tra le funzioni fondamentali della Città Metropolitana l’adozione del Piano Strategico, inteso come uno strumento utile alla costruzione dell’identità comune di chi vive e lavora nel territorio metropolitano, al fine di assicurare coinvolgimento e partecipazione attiva, non solo alla definizione delle strategie, ma soprattutto all’attuazione delle misure di sviluppo che saranno prefigurate nel Piano stesso, declinandone il metodo, le priorità di intervento e le risorse necessarie al loro perseguimento. La visione strategica da noi delineata si esprime attraverso l’individuazione di dieci “idee-guida”, che qui di seguito vado ad elencare: L’area metropolitana di Genova è la porta per l’Europa. Il Piano Strategico deve configurarsi come lo strumento per rafforzare il ruolo della Città Metropolitana di Genova nella rete delle città metropolitane italiane e delle grandi aree urbane europee. Il Piano deve rafforzare il senso di appartenenza alla comunità metropolitana, passando attraverso regole semplici e norme omogenee, di facile applicazione. Gli ambiti territoriali sono il luogo della rappresentatività e della concertazione dei comuni singoli ed associati. I “Sistemi strategici” sono territori connotati da problematiche complesse e intersettoriali da affrontare con “progetti integrati” e rappresentano una priorità per il rilancio dell’area metropolitana. Il suolo è una risorsa preziosa e irriproducibile, da valorizzare e tramandare alle generazioni future. Il Piano intende rafforzare ECCORECCO E GOLFO PARADISO la città costruita e favorire la rigenerazione urbana. La sicurezza del territorio e la prevenzione del dissesto idrogeologico sono da intendersi come pre-condizione per le scelte del Piano. Il rilancio economico sostenibile deve esprimersi in sinergia con la rete delle associazioni di categoria presenti nella città metropolitana, sempre in una logica di partnership pubblico-privato. Le reti infrastrutturali sono determinanti per lo sviluppo economico, le relazioni, la coesione sociale del territorio. La funzionalità della rete ecologica metropolitana e delle reti dei servizi pubblici, dei beni culturali, storici, paesaggistici ed am- bientali sono il fondamento per innalzare la qualità della vita e l’attrattività del territorio. Le “zone omogenee” sono gli strumenti per organizzare e gestire in modo efficiente i servizi territoriali. Il Piano definisce i criteri per l’individuazione di tali zone omogenee. Il percorso partecipato per la Città Metropolitana di Genova è già stato avviato da tempo; ad oggi sono stati realizzati sei dei sette incontri inseriti a programma. Tre sono le “idee” ad aver riscosso maggiore interesse e precisamente: Genova porta dell’Europa, i sistemi strategici per la pianificazione del territorio, la sicurezza e la prevenzione del dissesto idrogeologico. L’idea che propone l’area metropolitana di Genova come porta dell’Europa, in quanto area collocata in sistema di relazioni nazionali ed europee, viene ritenuta condivisibile perché rafforza e chiarisce il vero ruolo che la Città Metropolitana di Genova deve avere per rendere omogenea e vitale l’area vasta metropolitana, che è costituita da territori con vocazioni diverse che devono integrarsi tra loro. Ed è pensando al rapporto tra Città Me- tropolitana di Genova e il suo porto, il suo territorio nonché l’intero nord-ovest italiano che progetti come Blue Print (il progetto di Renzo Piano che cambia i contorni e i contenuti dell’area portuale genovese) e quello del terzo valico, ed altre opere infrastrutturali possono anticipare una visione strategica a lungo termine per Genova. Il processo partecipativo messo in campo dalla Città Metropolitana di Genova ha usufruito della rete di attori formatasi intorno ad importanti progetti per il territorio già realizzati, quali: Agenda 21, Patto dei Sindaci, Centro Servizi Territoriali per lo sviluppo e la diffusione dei servizi ICT ai Comuni, D.E.C.I.D.I. (il progetto di e-democracy sul bilancio partecipato). Grazie a questi progetti e al contributo formativo di Formez P.A. è stato possibile fare una mappatura degli stakeholders della Città Metropolitana di Genova coinvolti nel processo di pianificazione strategica. Come prima accennato, la formazione del Piano passa anche attraverso sette incontri organizzati nel territorio metropolitano, per presentarne i temi agli enti e alle comunità locali, alle realtà economiche produttive, a quelle sociali e culturali, alle categorie e alle parti sociali. Questa fase di ascolto e di confronto è utile per raccogliere opinioni, idee ed esigenze dagli stakeholders che vivono e lavorano sul territorio, nonché ricevere proposte anche sulle buone pratiche da sviluppare. L’incontro svoltosi a Recco il 24 gennaio u.s. ha coinvolto le comunità del Golfo Paradiso. Ad esito del lavoro svolto nell’ambito dei quattro “tavoli tematici” sono emersi interessanti contributi con riguardo a tematiche ritenute di fondamentale importanza, quali: i servizi pubblici a rete e quelli territoriali (idrico, rifiuti, trasporto pubblico, scuole e strade), il recupero statico e funzionale del patrimonio immobiliare di proprietà pubblica, la valorizzazione delle eccellenze già presenti, il marketing territoriale, le azioni a supporto delle forme innovative di fare impresa, la resilienza come fattore che favorisce e promuove processi virtuosi di sviluppo economico. L’impegno di Marco Doria, Sindaco della Città Metropolitana di Genova, è quello di promuovere la redazione del Piano Strategico nonché la sua approvazione in sede di Consiglio entro la fine del mese di aprile dell’anno in corso. GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 3 Teatro Sociale un mese vissuto appassi “S DI ENRICA GUIDOTTI cusi, posso affacciarmi a guardare dentro? Solo un minuto”. In biglietteria ormai nessuno si stupisce più della richiesta e, se non ci sono prove in corso, volentieri si permette ai curiosi di fare un giretto in platea e un selfie davanti al semicerchio rosa e oro dei palchetti. È passato un mese dalla riapertura del Teatro Sociale ma nessuno si è ancora abituato alla sua bellezza e anche a chi ci lavora capita di incantarsi, magari con gli attrezzi in mano, a guardare l’imponenza dei quattro ordini di palchi, i grandi compositori affrescati sul soffitto e il sipario rosso con le lettere TSC ricamate in oro che incornicia il palcoscenico. In poche settimane su quel palco si è visto e sentito di tutto: la compunta serietà del maestro Luisi che dirige l’Inno d’Italia la sera della prima con tutto il pubblico in piedi commosso, gli scrosci di risate dei bambini di fronte alle bolle di sapone di Michele Cafaggi, le evoluzioni mozzafiato degli equilibristi del- la compagnia Apesar e il silenzio irreale di fronte alle trasformazioni in scena di Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée nel loro Cirque Invisible. Più difficile vedere il lavoro che sta dietro a tutto questo. Silvio Ferrari che a dispetto del suo ruolo di Presidente la mattina del mercoledì distribuisce i programmi a chi fa la spesa sul mercato, Maria de Barbieri che arriva da Genova con la macchina straripante di locandine e manifesti, Maurizio Longano instancabile nel provare e riprovare luci e inquadrature, Farida Simonetti che fa il giro dei palchi controllando che ogni cosa sia in perfetto ordine, Claudia Crovetto con la sua calma olimpica anche di fronte alle più scalpitanti code in botteghino. Una squadra che sta imparando a lavorare insieme, inventandosi soluzioni alternative di fronte a quanto ancora manca al teatro appena riaperto e cercando di non demoralizzarsi troppo quando le cose non vanno per il verso giusto. Non tutti hanno un’esperienza teatrale alle spalle e qualche volta l’arrivo della scheda tecnica di una compagnia provoca attimi di sgomento («I Pagagnini chiedono otto asciugamani neri. E ora dove ce li prendiamo?»), altre volte è l’arrivo della compagnia stessa a sbigottire, come è capitato con il camion del Cirque Invisible, straripante di oggetti di scena la cui infinita sfilata è stata trionfalmente chiusa dalla discesa di quattro conigli e un branco di oche. In teatro si parlano lingue diverse, dal franco-brasiliano della Compagnia Solta allo spagnolo dei Pagagnini, oltre al linguaggio settoriale della direttrice Maria de Barbieri, che ha passato la vita in teatro e quindi dice frasi come «Non fate porta di legno!» o «Quel ruolo è una tinca», dovendo poi pazientemente spiegare che intendeva l’essere sempre disponibili in botteghino e non avere appigli per mostrare in scena la propria bravura. Chi si sta abituando velocemente ad avere un teatro e non ha nessun problema a ca- bambini adulti Dopo il grande successo degli scorsi anno tornano i… corsi di cucina I piatti della tradizione ligure, la cucina regionale italiana e qualche divagazione fuori dallo stivale... in collaborazione con Via dei Giustiniani 48 - Recco Info: Francesca 335 8023041 4 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 corsi cucina recco Tantissime ricette e lezioni a tema per le feste. E da quest’anno: vieni a preparare con noi la tortina per il tuo compleanno! grembiule al collo dal 19 ottobre ECCORECCO E GOLFO PARADISO Sulle due pagine, da sinistra: ragazzi della la 1B digitale delle medie di Rapallo; la serata di inaugurazione; il gruppo dei Volontari del Teatro; il presidente della Fondazione Teatro Sociale, Silvio Ferrari; la direttrice artistica, Maria De Barbieri; il direttore tecnico Maurizio Longano. In basso, una spettacolare vista dall’alto. LO SCORSO 23 DICEMBRE SI È APERTO AL PUBBLICO CON NUOVO SPLENDORE onatamente pirne il linguaggio sono i bambini, che sin dal primo spettacolo a loro dedicato hanno mostrato la massima disinvoltura nell’esplorare barcacce e palchetti e nel rivolgersi agli artisti: «Ma tu non hai paura di essere preso in giro quando suoni i pupazzetti di gomma?» hanno chiesto a Max Vandervorst al termine della sua Symphonie d’objets abandonnés, così infaticabili nel saltare e ballare al suono della sua bici-arpa o del serpente di vasi di coccio da fargli improvvisare al termine dello spettacolo una lezione di musica in platea: tutti con le mani chiuse a coppa davanti al viso modulando i suoni con la bocca. Quasi tutte le scuole del territorio hanno prenotato gli spettacoli dedicati a bambini e ragazzi: per i piccoli e piccolissimi ci sono ancora posti per Sogni in scatola dei Nani Rossi (12 e 13 febbraio) e Pimpa Cappuccetto Rosso (12 e 13 marzo); per i ragazzi delle medie e delle superiori è imperdibile il Candido messo in scena dal Teatro della Tosse nel decennale della morte ECCORECCO E GOLFO PARADISO di Lele Luzzati con i costumi e le ricche scenografie create a partire dai suoi bozzetti (17 marzo). È bellissimo pensare che le prossime generazioni cresceranno con l’abitudine al teatro, dicono nel Golfo Paradiso, e genitori e nonni fanno il possibile per accompagnare i più piccoli agli spettacoli pensati per loro o alla serata della Musica in famiglia, in cui tre generazioni si sono trovate a suonare e cantare sullo stesso palcoscenico, vestiti di nero e arancione, in un formidabile colpo d’occhio. E parlando di colori non si possono dimenticare i Volontari del Teatro Sociale, persone provenienti da ogni parte del Golfo Paradiso che a ogni spettacolo fanno gli onori di casa impeccabilmente abbigliati in nero e rosso, una falange macedone perfettamente organizzata i cui membri, al termine di ogni “servizio”, non mancano di ringraziarsi a vicenda sul loro gruppo whatsapp, piccolo ma significativo segno dello spirito di collaborazione che anima il gruppo. «Ricordatevi che chi va a visitare un museo può anche dimenticarsi un’opera d’arte vista, ma non si dimenticherà mai del sorriso di una guida» ha detto loro Farida Simonetti nei giorni precedenti l’apertura del teatro. Il suggerimento della direttrice della Galleria nazionale di Palazzo Spinola, membro della Fondazione che ha sovrinteso all’importante restauro insieme a Silvio Ferrari, Enrico Fantoni, Nicola Costa ed Elisabetta Caviglia, è diventato una guida per i volontari, che assistono il pubblico con gentile attenzione. C’è un altro gruppo di importanza essenziale per il rinnovato teatro ed è quello degli “Amici del Teatro Sociale”, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno, negli anni scorsi organizzando visite guidate durante le diverse fasi di ristrutturazione e oggi promuovendo i singoli spettacoli, ai quali partecipano in gruppi particolarmente numerosi, organizzando anche gli spostamenti in pullman di chi viene dall’entroterra. Anche se i numeri della stagione inaugurale sono incoraggianti, infatti (i primi nove spettacoli in calendario sono stati visti da 3.448 spettatori con un incasso di oltre 70.000 euro) occorre ricordare che nemmeno un teatro così favorevolmente accolto come quello di Camogli può andare avanti senza spettatori. Insomma, il teatro adesso c’è, quello che serve è l’abitudine a frequentarlo. Per questo Maria de Barbieri ha scelto di proporre un calendario molto vario, che possa interessare fasce di pubblico diverse, con spettacoli che vanno dal circo contemporaneo alla prosa, senza dimenticare la musica, la comicità e perfino la divulgazione scientifica. Uguale criterio la sta guidando in questi giorni, in cui è impegnata a selezionare gli spettacoli della stagione estiva, spesso andando a vederli di persona in ogni parte d’Italia. Accanto a lei un’addetta stampa di provata abilità come Marzia Spanu, a cui si deve la grande visibilità che il teatro ha avuto finora sui media nazionali, e un esperto di promozione teatrale come Gianni Masella, che si occupa del sito www.teatrosocialecamogli.it e di molta della comunicazione. Profondo conoscitore del mondo del teatro e attore lui stesso, è una miniera di informazioni sugli spettacoli ma anche sulle abitudini e i riti della gente di teatro, come sa bene chi si è fermato qualche tempo con lui in botteghino. Il prossimo appuntamento del Teatro Sociale Camogli sarà dedicato all’amore, nel periodo di San Valentino: venerdì 10 e sabato 11 febbraio Innamorati Opera Rock della compagnia Anathèma proporrà una rilettura giovane e contemporanea de “Gli innamorati” di Goldoni. I primi cinquanta spettatori che si presenteranno in coppia, potranno usufruire di un biglietto in due. GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 5 Dov’è finita la Regina Madre? DI GIUSEPPE ROSASCO omodamente seduto su una poltrona in pelle di una delle salette liberty dell’hotel, Sebastiano Gaggini sfoglia visibilmente compiaciuto l’ultimo numero della rivista “Portofino Kulm Magazine”. Una sua creazione, come lo è del resto tutto il complesso alberghiero, che, strada di accesso compresa, ha caparbiamente voluto costruire sul promontorio, in un luogo isolato, elevato, con vista che spazia a oriente sul Tigullio e a occidente sul golfo di Genova. Sessant’anni (ben portati), Gaggini è il classico tipo capace di padroneggiare perfettamente ogni situazione, impastato com’è di cocciutaggine montanara e di furbizia levantina. Certo l’uomo è stato anche fortunato: originario del Canton Ticino, da giovane ha potuto osservare da vicino il successo del “Rigi Kulm”, un albergo posto in cima ad una montagna, che dai suoi 1.792 metri di altezza fa da spartiacque tra il lago dei Quattro Cantoni e il lago di Zug. Un punto straordinariamente panoramico, raggiunto sin dal 1873 da due cremagliere, una in partenza da Vitznau e l’altra da Art-Goldau, che hanno determinato la fortuna dell’hotel come luogo di vacanza privilegiato dell’alta borghesia internazionale. Siamo agli esordi della Belle Époque, la vita brillante nelle capitali europee, le enormi fortune accumulate dagli industriali e dai finanzieri. Ma anche i repentini rovesci di fortuna. Ne sa ben qualcosa lui stesso: fortunato operatore di Borsa a Parigi negli anni giovanili, nel 1888 Gaggini ha dovuto affrontare un disastroso crack finanziario. Ne è uscito, con l’abilità e la spregiudicatezza che lo contraddistinguono, ammaccato ma indenne, e pieno di nuove idee. Trasferitosi in una villa di Polanesi, dove aveva abitato per alcuni anni Goffredo Mameli, durante lunghe gite sul promontorio di Portofino matura la decisione di buttarsi sul turismo, attività allora in piena espansione, e di realizzare qualcosa di simile al “Rigi Kulm”, un luogo che sia al tempo stesso una meta alla moda e un grande albergo. Per realizzare il progetto occorrono denari, tanti denari, ma per Gaggini money’s not the problem. Lo scoglio più grande è un altro. Finita l’epoca dei grand tour aristocratici, le mete preferite dei ricchi turisti di fine ottocento sono le grandi città d’arte, per la loro evidente unicità. Al contrario le località di villeggiatura marina o montana, invernali o estive, devono affermarsi, conquistare i favori del pubblico, attraverso opportuni servizi (alberghi, stazioni ferroviarie, strade, funivie) e tanta pubblicità, o, come si diceva allora, réclame. Figuriamoci quanto ciò fosse vero per una località isolata come il promontorio di Portofino. Ma con il rischio Gaggini sembra giocare a rimpiattino. Così, nel 1903 investe parecchi soldi (molti a prestito) per realizzare una strada di collegamento da Ruta sino al luogo dove dovrà sorgere il suo resort. In soli otto mesi, impiegando 32 mila mine e 350 operai al giorno, porta a termine i lavori. Seguono a ruota nel 1906 l’edificio del Grand Restaurant, in località Belvedere, e nel febbraio 1907 l’hotel Hermitage. Adotta uno slogan: La Suisse au sein de la mer (la Svizzera in riva al mare); fonda una rivista, quella che ora sta sfogliando, il “Portofino Kulm Magazine”; estende inviti al bel mondo. Nel 1908 porta sin lassù Gabriele d’Annunzio (a Genova per la prima della sua tragedia “La nave”). Nelle intenzioni è un invito ad una festa campestre o quasi, una “maggiolata”, per dirla con il poeta. Si trasformerà, come prevedibile, in una godereccia “mangiolata”. Ma va bene così, tutta réclame. C 6 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 Al solo ricordo, un leggero sorriso illumina il volto di Gaggini. Ma ora, in quel pomeriggio di martedì 14 dicembre 1909, le sue sensibili antenne sono ritte a captare gli umori o meglio i desideri di un altro ospite, ben più importante e ben conosciuto: Margherita, l’irrequieta vedova di Umberto I e madre dell’attuale re Vittorio Emanuele III. Nel suo frenetico peregrinare per l’Italia, la Regina Madre aveva voluto concedersi una nuova visita al Kulm. Questa volta era giunta la sera precedente, accompagnata da un nutrito seguito di dame, gentiluomini e servitori, intruppati su due capienti torpedo. Il programma comprendeva una breve escursione sul promontorio. E poi l’indomani, mercoledì mattina, partenza per Roma. Un midweekend di regale pubblicità, in buona sostanza. Ma che ore sono? Gaggini cava fuori dal taschino il suo Girard-Perregaux d’oro: le tre e mezza. Meglio farsi trovare, casualmente, bene inteso, nella hall di ingresso. Puntuale come la malasorte, ecco invece farglisi incontro Bernardo Gilardi, il direttore dell’hotel – Scusi, posso disturbarla? Sa, sono sorti problemi per il cenone di Capodanno... – Non ora Gilardi. Ho altro per la testa. – Ma sa, senza il suo parere, io non so... Lui non sa, lui non sa… Il solito refrain. Scocciatore di professione, ecco cos’è, però fidato, manovrabile e, suo modo, efficiente. Un’ennesima furtiva occhiata allo scalone che conduce alle suite e Gaggini intuisce, più che vedere, un movimento. Piantare in asso il Gilardi e dirigersi da solo verso il ricevimento è un attimo. La Regina Madre, appesantita non poco dai suoi cinquantotto anni, scende sicura di sé, nel suo abbigliamento da escursionista (che sia quello che indossa nelle sue ascensioni al Monte Rosa?), circondata da un piccolo entourage: la fedelissima marchesa Pes di Villamarina, la contessa di Villamarina, il marchese Guiccioli. Il Gaggini si volta verso gli ospiti come fosse colto di sorpresa, quasi a giustificare l’approccio banale: – Sua Altezza, ha fatto un buon riposo? – Oh, mio buon Gaggini, certo, come sempre. Ci tornerò quassù. Lei ha fatto una scelta coraggiosa, ma azzeccata. Un grazie appena sussurrato e un cenno, ma solo un cenno, di riverenza. Cartolina pubblicitaria dell’Hotel Portofino Kulm. (www.agenziabozzo.it) ECCORECCO E GOLFO PARADISO La Regina Madre in visita al Kulm. (Archivio Riccardo Buelli) RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO AD UN FATTO ACCADUTO REALMENTE AL PORTOFINO KULM – E dove intende recarsi questo pomeriggio, Maestà? – Oh, qui vicino. Ieri sera mi parlava delle Pietre Strette. Può andar bene? – Sì, una passeggiata, poco più di mezz’ora, in piano. Se permette l’accompagno io all’inizio del sentiero. *** Senza porre tempo in mezzo, la piccola comitiva si avvia chiacchierando lungo il breve tratto carrozzabile che, in leggera salita, porta al Belvedere, l’elegante, costruzione liberty che ospita il ristorante del Kulm e da dove si diparte la mulattiera per Pietre Strette. Colà giunti, salutata l’augusta comitiva, Gaggini vira verso la palazzina, sale con insospettata agilità la scalinata di accesso, entra, guarda compiaciuto la fioritura di marmi, mosaici, affreschi, tappezzerie in seta, arredi in perfetto stile art déco, che impreziosiscono la vasta sala da pranzo. Gli viene incontro il maitre, che lo accompagna in cucina, tra pentole e fornelli. Tutto procede per il verso giusto: ingredienti di giornata e della migliore qualità, personale bene informato sui gusti degli illustri ospiti. Con il capo-chef, si lascia perfino sfuggire qualche battuta salace sui gusti gastronomici di alcuni degli illustri ospiti. Quando decide di far rientro in albergo, Gaggini, per sfuggire agli agguati del Gilardi, taglia dritto verso la sua camera, attraversando il salone degli specchi deformanti, una bizzarria che ha voluto per compiacere il lato infantile degli adulti, di tutti gli adulti, ricchi e nobili compresi. – Da poco passate le cinque, Gaggini scen- ECCORECCO E GOLFO PARADISO de nella hall di ingresso, cambiato di fresco, per attendere il regale rientro. Il Gilardi sta conversando con un ospite del seguito, Giovanni Lancia, costruttore di automobili, guarda caso fornitore della Real Casa. Uno scambio di pettegolezzi, più che altro, soprattutto sulla Regina Madre. – Da non credersi, confida il Lancia, il suo garage conta almeno sette vetture, uno sproposito, oltre al “Condor”, una grossa torpedo trasformabile per il trasporto dei bagagli, e al “Cigno”, un omnibus con camera da letto e bagno. E pare che ancora non le bastino! Gaggini si avvicina sornione. Bel tipo quel Lancia, invece di ringraziare... E il Gilardi a dargli corda! Tra una parola e l’altra, le ombre della sera prevalgono sugli ultimi bagliori del crepuscolo. Con gesto automatico, Gaggini estrae dal taschino il suo aureo Girard-Perregaux. Il responso delle lancette è impietoso: le sei, esatte. Cosa sta succedendo? – Gilardi, organizzi subito una squadra,con lanterne, anzi no... due squadre, per andare incontro a Sua Maestà. Una vada a Pietre Strette, l’altra si rechi su al Paradiso, il punto di osservazione in alto, poi torni assieme agli altri. L’allarme si diffonde rapidamente tra il personale dell’albergo, il seguito reale, i pochi ospiti e la confusione dilaga, come un’onda tellurica. Gilardi avanza una proposta: – Non potremmo mandare i Carabinieri della scorta a Santa Margherita, per organizzare le ricerche? Gaggini, di rimando: – Bravo, diamo fiato alle trombe! E poi lei dove lo va a trova- re un altro lavoro? No, bisogna risolvere da soli la questione. E se la Regina Madre fosse addirittura... meglio non pensarci. Che fine farà il Kulm? E i soldi per creditori? Il carcere, ecco dove finirò. E tutto per colpa di una caparbia escursionista di cinquantotto anni! E gli altri del seguito? Dove sono finiti anch’essi? Manco a dirlo, il ritorno delle lanterne non porta luce. Suda freddo il Gaggini. Estrae ancora una volta dal taschino l’orologio, come se volesse chiedergli aiuto: le 6 e 48, notte fonda, ormai. No, non vuole, non deve cedere al suggerimento del Gilardi, anche se è ben conscio che probabilmente non c’è altro da fare. *** Gaggini si guarda attorno, forse per trovare un’ispirazione sul da farsi. Nel generale trambusto, l’occhio gli cade su uno chauffeur, in disparte, apparentemente impassibile. Lo conosce, è Lorenzo Repetto di Camogli, da tempo al servizio personale della Regina Madre. Proprio quella mattina lo ha visto conversare fitto fitto con lei. Che ne sappia qualcosa in più? Gaggini è diretto: – Repetto, ha mica idea di dove sia finita la Regina Madre? – Non credo che la Regina Margherita si sia persa sul monte. – E cosa glielo fa credere? – Stamane mi ha chiesto quanto tempo ci voleva da qui per raggiungere a piedi Portofino mare. E si è fatta spiegare per filo e per segno come arrivarci ... – Era dunque quella la sua vera meta? E partendo alle quattro... pazza. – Ad ogni buon conto, avevano con sé le torce elettriche, la regina e il suo seguito... Gaggini guarda fisso negli occhi l’imperturbabile chauffeur. Costui lo sta prendendo in giro oppure è stata la Regina Madre a prendere per il naso proprio lui, il giocatore di Borsa? – In quel mentre irrompe tutto affannato il Gilardi, con un telegramma in mano. – Lo hanno recapitato appena adesso dall’ufficio postale di Ruta. Posso aprilo? – Vediamo se indovino: la Regina Madre chiede di mandare un’auto a prenderla a Portofino mare... Il Gilardi guarda incredulo il capo: lo shock deve averlo fatto impazzire, non c’è altra spiegazione. Apre con mano tremante il foglietto. Legge. Sbianca in volto... Rilegge. Le parole gli si bloccano in gola. Volta il capo verso Gaggini che, compassato come non mai, con tono vagamente canzonatorio lo esorta: – Si sbrighi direttore, mandi l’auto! Il signor Repetto, è pronto. E per favore faccia sparire quelle lanterne e basta chiacchiere. Fra non molto la Regina Madre sarà qui e avrà un bell’appetito... Poi, dopo una pausa ben studiata, rivolto ancora al direttore: – Oggi è stata proprio una magnifica giornata. Ne conviene, vero, mio buon Gilardi? GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 7 PRESENTATI DALLA MANUELINA AL FESTIVAL DELLA CUCINA LIGURE DI NERVI NEL 1961, SONO OGGI UN PIATTO MOLTO APPREZZATO DI PINO SOLIMANO i può parlare di “cucina di Recco” prima ancora che di cucina genovese? E poi (argomento per la verità decisivo) la gastronomia locale ha ancora un significato e un’attrazione nell’odierno mondo globalizzato, anche tra i fornelli? Queste domande mi sono venute spontanee alla mente leggendo alcuni articoli che ci ha gentilmente inviato Marco Povero, tratti dall’archivio di suo nonno, il compianto Gianni Carbone, per lunghi anni patron del ristorante Manuelina. I ritagli di giornale si riferiscono in particolare all’esordio pubblico dei “pansoti” (o “pansotti” che dir si voglia), fagotti di pasta ripieni di verdure che si contraddistinguono per l’inconfondibile aspetto panciuto. La presentazione di questa specialità gastronomica da parte del ristorante recchese ebbe luogo al Festival della cucina ligure che si tenne a Nervi dal 15 maggio al 7 giugno 1961. Nell’occasione il Secolo XIX li battezzò come un “piatto curioso, costituito da ravioli rigorosamente magri riempiti con un miscuglio di cinque erbe che non hanno cittadinanza negli orti comuni”. Come si vede, l’anonimo cronista avvalorava una discendenza per linea diretta dai ravioli ai pansoti. Con qualche evidente ragione, ma anche con una certa dose di superficialità. Proseguendo nella cronaca il quotidiano elargisce infatti ai suoi lettori anche la preziosa ricetta: “I pansoti hanno un ripieno di verdure, uova sode e formaggio grattuggiato. Dopo bolliti si condiscono con una salsa fatta noci pestate in mortaio insieme ad aglio, formaggio, cui si aggiunge la “priscinsoea”, ossia il latte cagliato diluita in olio.” È proprio questa formula culinaria a sta- S Pansoti bilire una cesura del gusto tra il raviolo classico e i moderni pansoti. A fare la differenza è infatti il ripieno, impasto di carne e verdure nei ravioli ed esclusiva miscela di erbe spontanee dei nostri monti (preboggion) nei pansoti, con prevalenza della borragine. Una differenza sottolineata nell’abbinamento dei condimenti (prevalentemente “tocco” di carne per i ravioli, esclusivamente salsa di noci per i pansoti) e del vino, rosso robusto per i primi e bianco, preferibilmente il Pigato di Albenga, per i secondi. Insomma, cibo ricco il raviolo, povero, da quaresima, i pansoti, ma entrambi ineguagliabilmente e diversamente intriganti per il palato. Per non dire del blasone: i ravioli discendono da antichi lombi (secondo la leggenda sarebbero nati attorno al 1100 o giù di lì nella locanda della famiglia Raviolo di Gavi) mentre i pansoti sono fìgli dei tempi nostri, conosciuti dal grande pubblico come abbiamo visto a partire dagli anni sessanta del secolo scorso. Se però, si cerca di indagare un po’ più a fondo, le sorprese non mancano. Quadrati di pasta contenenti un ripieno di carne o di verdura sono conosciuti sin dai tempi più Risparmiare con le energie rinnovabili grazie alle nuove tecnologie. Chiedeteci un sopralluogo e un preventivo gratuito. L’invito è rivolto in particolare a quanti non sono serviti dalla rete gas. 8 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 antichi e sono diffusi in diversi paesi come la Germania, la Cina, il Giappone, perfino la Thailandia. Personalmente, una trentina di anni fa, mi è capitato di assaggiare in Russia gustosi ravioli di verdura, presentati come tipici piatti delle tradizioni contadine locali. Quanto al famoso preboggion secondo alcuni autori bisognerebbe scomodare niente meno che il crociato Goffredo di Buglione. Narra infatti la leggenda che durante l’assedio di Gersusalemme, conquistata il 15 luglio 1099, i vassalli si diedero da fare per preparare il rancio per lui (pro Buglionis) e per la truppa raccogliendo qua e là erbe spontanee (tra cui pare la stessa borragine) destinate a far parte, adeguatamente bollite, del ripieno degli immancabili quadrati di pasta. Ma non basta. Nella Vera cuciniera genovese, un’opera di Emanuele Rossi pubblicata a Genova nel 1865, nel passare in rassegna i vari tipi di ravioli mai si fa cenno ad un ripieno privo di carne. Quanto alla salsa di noci il Rossi la suggerisce per “ogni sorta di lesso”, mentre l’“intingolo di noci” viene raccomandato per condire lasagne, taglierini e gnocchi, Piazzale Europa 16 - 16036 Recco (Ge) Tel-Fax: 0185.721139 e-mail: [email protected] Realizzazione e manutenzione impianti di riscaldamento, condizionamento, solari, idricosanitari, elettrici, antincendio. Ripartitori per la contabilizzazione dei consumi in impianti condominiali, con lettura dati. Azienda abilitata D.M. n. 37/2008 lettere a c d e g Abilitazione conduzione impianti termici n. 1103 Isp. Lav. Ge ECCORECCO E GOLFO PARADISO PREBOGGION Preboggion (o prebuggiun) è un termine della lingua ligure che deriva probabilmente dal verbo preboggî (in genovese), che significa “pre-bollire”, in senso culinario. A Sori il termine preboggion significa mescolanza. La parola è comunque tipica della sola provincia genovese. Nelle foto. alcune delle erbe che vengono raccolte per fare il ripieno dei pansoti. Da sinistra, in ordine orario: rattalegua, erba noxe, ramponscio, spiassine, boraxe, dente de can. una recente storia medioevale ma,guarda caso, non i ravioli. Proseguendo in questa scorribanda storica, si può addirittura scoprire che nella Guida Gastronomica d’Italia, edita dal Touring Club Italiano nel 1931, e certamente più attendibile delle leggende medioevali, uno dei vanti gastronomici attribuiti a Rapallo sono proprio i “Pansoti cu a salsa de nuge”, ovvero, specifica il manuale, ravioli con salsa di noci. C’è da rimanere frastornati, a dir poco. Rimane il fatto che è sempre difficile, per non dire impossibile, rintracciare con sicurezza l’origine delle diverse specialità, perché in fondo gli ingredienti sono sempre gli stessi e la fantasia dei locandieri del passato nulla aveva da invidiare agli odierni master chef. Soltanto una certa gelosia professionale impediva una più ampia diffusione di notizie sui “segreti” culinari delle diverse trattorie. A ben guardare, storie contradditorie si possono ritrovare anche per la focaccia col formaggio, le trofiette, i corzetti, ossia quei cibi che assieme ai pansoti hanno costituito (e costituiscono) l’ossatura del “made in Recco”, un primato corroborato da leggende antiche, per non dire antichissime, tese ad avvalorarne esclusive origini locali. Ma visto che la realtà è sempre (e forse inevitabilmente) sfaccettata, più che la ricerca di una primogenitura storicamente da dimostrare ha forse senso porsi un’altra domanda: perché mai si è radicata proprio a Recco una tradizione di ristoratori che hanno saputo portare ai massimi livelli l’arte gastrononica, a tal punto da inverare localmente marchi di fabbrica diventati indiscussi come i pansoti, la focaccia col formaggio, le trofie? Si scoprirebbero così storie dimenticate ma ammirevoli di cuoche e di cuochi e di ristoratori dediti alla vocazione (ma sì, usiamo pure questo termine impegnativo) di soddisfare il palato dei clienti con soluzioni originali e di qualità, in una continua gara per migliorare l’offerta gastronomica e per costruire, forse senza saperlo, un brand legato al nome di Recco. Non stupisce pertanto se nell’albo dei ricordi degli storici ristoranti recchesi (Alfredo, la Baracchetta di Biagio, La Giara, Lino, Manuelina, Vittorio, Vitturin: non dimentichiamolo, il gruppo originario delle “Serate gastronomiche recchesi”) fanno capolino star dello spettacolo, campioni sportivi, uomini politici. In conclusione, per tornare alle nostre domande iniziali, ha ancora senso parlare di “Recco capitale gastronomica della Liguria” in questo nostra epoca globalizzata e consumistica? Se è vero che la dimensione locale si sposa con la lentezza e la qualità mentre la ECCORECCO E GOLFO PARADISO Gli articoli apparsi sul Secolo XIX del 19 maggio 1961, in cui i pansotti, qui con due ‘t’, vengono descritti “cibo curioso” (Archivio Gianni Carbone g.c.) prospettiva globale è connaturata alla velocità e alla quantità, è altrettanto vero che oggi è sentito il bisogno di un radicamento più autentico con il proprio territorio, inteso nel suo inestinguibile valore storico, ambientale, culturale e, perché no?, gastronomico. Proprio per questo la vocazione culinaria di Recco non deve costituire solo un vanto del passato ma soprattutto un impegno per il futuro. Ricordando, come diceva Federico Fellini, che è più facile essere fedeli ad un ristorante che ad una donna. GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 9 AVVENTURA DUE GIOVANI INGEGNERI DEL GOLFO PARADISO ALLA SCOPERTA DELLE ANDE MERIDIONALI Patagonia: i grandi spazi A MARZO UNA SERATA DI PROIEZIONI Andrea e Massimiliano racconteranno la loro avventura e presenteranno le foto e i video girati in Patagonia. L’appuntamento, a ingresso libero, è in sala polivalente venerdì 3 marzo. Foto grande: campo sullo Hielo Patagonico. A lato, il pin indica il campo base di El Chalten. Sotto: i due ragazzi in navigazione su un lago patagonico. ANDREA PICASSO E MASSIMILIANO PASSALACQUA • Immense distese di ghiaccio e affascinanti montagne di granito ricoperte di neve. Sicuramente questo il miglior modo di riassumere in poche parole la Patagonia, ma sarebbe altresì riduttivo. Senza dubbio riduttivo perché lo Hielo Patagonico è il terzo ghiacciaio più grande del mondo, preceduto, rispettivamente, da Antartide e Groenlandia. Inoltre le aguzze vette circostanti sono ricoperte di spettacolari, quanto insolite, formazioni di neve, rese possibili dalla combinazione di frequenti nevicate con forti venti. La Patagonia è infatti famosa per il suo clima particolarmente ostile nei confronti di alpinisti ed escursionisti: frequenti ed imprevedibili cambiamenti meteo sono accompagnati da forti venti e tempeste di neve. Forse sono queste alcune delle motivazioni che ci hanno alimentato in noi il desiderio di andare a scoprire le bellezze di questa terra. Andrea Picasso di Recco, 22 anni e Massimiliano Passalacqua di Camogli, 23 anni, siamo due studenti di ingegneria, cresciuti vedendo il mare tutte le mattine, ma che hanno maturato la passione per l’alpinismo, i grandi spazi ed i paesaggi mozzafiato. Quale posto migliore per sfogare questo desiderio di avventura se non la Patagonia? Quando scaliamo una montagna nelle Alpi abbiamo a disposizione molte informazioni, possiamo chiamare guide e gestori dei rifugi per chiedere le condizioni; inoltre, quando abbiamo iniziato a muovere i primi passi e percorrere le prime vie alpinistiche, abbiamo sempre incontrato molta gente. In Patagonia anche alpinisti dilettanti come noi riescono a vivere delle avventure che sulle Alpi sono riservate, in un certo senso, solamente ad alpinisti di punta che aprono nuove vie o percorrono itinerari di altissimo livello. La nostra spedizione non prevedeva difficoltà tecniche particolari, ma la complessità era data dal meteo, dai problemi di orientamento e dall’isolamento. Le informazioni che siamo riusciti a reperire erano sommarie, abbiamo preparato l’itinerario a casa sulla cartina come accadeva una volta. Il percorso è stato estremamente vario, quindi abbiamo dovuto 10 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 trasportare molto materiale, sia ciaspole che ramponi, corda, materiale per procedere in sicurezza sul ghiacciaio, oltre a tenda e viveri per una otto giorni. Siamo partiti con uno zaino di quasi 25 kg, nonostante le razioni di cibo liofilizzato e le poche barrette energetiche. Siamo partiti da El Chalten, paesino nella Patagonia argentina e qui siamo ritornati con un percorso ad anello che, salendo a Paso Marconi, ci ha portato a camminare per tre giorni sullo Hielo Continental, per poi uscirne attraverso Paso del Viento. Abbiamo montato un campo al Circo de Los Altares – letteralmente il Cerchio degli Altari –, uno dei luoghi più affascinanti della Terra. In questo anfiteatro surreale da un lato svettano guglie di granito come il Cerro Torre (una delle montagne più famose al mondo) ed il Cerro Egger, dall’altro lo sguardo si perde nell’immensità della distesa di ghiaccio. Sicuramente una delle cose più emozionanti è stare dentro la tenda, mangiare ed infilarsi nel sacco a pelo, godendo di una vista incredibile e di così tanta solitudine: ci siamo sentiti in un’altra dimensione! I ritmi nello Hielo sono completamente diversi: la mattina appena svegliati e sciolta un po’ di neve bevevamo un tè caldo con un paesaggio da cartolina. Ovviamente non sono mancate le avventure: abbiamo passato una giornata bloccati da un intensa nevicata, camminato per ore sul ghiaccio sferzati da un vento a più di 80 km/h ma soprattutto abbiamo goduto di cieli sereni e panorami incredibili. In seguito abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare tutte le emozioni, è come se in quei giorni avessimo provato le sensazioni che non avevamo provato in un anno. Per questo anche il rientro a casa è stato parte integrante del viaggio. Soltanto rivedendo le foto, montando i video e raccontando il viaggio a parenti ed amici ci siamo resi conto di come questa esperienza ci abbia cambiato. Se siamo riusciti ad incuriosirvi con queste poche parole e scatti fotografici vi invitiamo a seguirci sul nostro canale YouTube dove sono pubblicati i video di questa spedizione e di tutte le nostre avventure sulle Alpi. ECCORECCO E GOLFO PARADISO PERSONAGGI CON LA SUA SCOMPARSA SE NE È ANDATO UN PEZZO DELLA NOSTRA VECCHIA RECCO Addio Gianni Carbone SANDRO PELLEGRINI • La notte del primo giorno dell’anno si è portata via l’anima bella di Gianni Carbone, un recchelino vero, innamorato della sua città cui ha dato molto. Anzi moltissimo. La città si è stretta attorno alla sua bara, ai figli, a tutti i parenti e gli ha tributato l’onore che meritava la sua persona. Gianni Carbone è stato uno dei testimoni della recchelinità più vera e più impegnata, di quella che ha contribuito fortemente negli anni gloriosi della ricostruzione a dare un nome ed una rinomanza a Recco e ne ha fatto conoscere il nome a mezzo mondo. Gianni Carbone ha coltivato nella sua lunga vita impegnata alcuni grandi Amori, quelli che meritano di venir scritti con la ‘A’ maiuscola. Prima di tutto quello per la moglie Maria Rosa che lo ha preceduto tra gli angeli nella primavera del 2016. Poi un grande Amore per la numerosa schiera di figli, cinque femmine ed un maschio che ha amato con l’affetto di padre. Tre di loro lo hanno seguito nella strada professionale che lui ha percorso con grande successo e dignità. L’altro grande Amore di Gianni Carbone è stato quello per il suo lavoro. Un lavoro che gli hanno portato in dote la moglie e la cognata, figlie della famosa Manuelina, con un’osteria a San Rocco già nota nei primi anni del dopoguerra per le sue semplici specialità della cucina locale: torte di riso e di verdure, trippa e bolliti, qualche pesce, e naturalmente la focaccia col formaggio che a Recco, si racconta, abbia avuto origini legate ai tempi delle scorrerie dei pirati turchi. Quando Gianni Carbone e la moglie decisero di trasferirsi da San Rocco verso il centro del paese, diedero vita ad un nuovo locale, moderno ed elegante che in pochi anni divenne uno dei templi della gastronomia non solo recchese e genovese, ma un simbolo dell’intera gastronomia ligure, assurta nell’Olimpo della cucina italiana con i suoi piatti semplici, saporiti e sani. Quel locale ha ospitato gastronomi di fama, dibattiti sulla cucina genovese, giornalisti innamorati del ben ECCORECCO E GOLFO PARADISO mangiare. In tal modo i fari di una pubblicità semplice e convinta ha portato la famosa Manuelina di Recco nella corona dei più conosciuti e rinomati ristoranti italiani. Rammento il successo della sua presenza elegante nei saloni delle navi Raffello e Michelangelo, gloria dell’Italia di Navigazione, a fare un’enorme pubblicità alla cucina genovese sulle tavole delle centinaia di persone che ancora compivano la traversata fra Genova e New York sui transatlantici italiani. Gianni Carbone ha partecipato a centinaia di serate in Liguria, in Italia, all’estero per preparare e servire, per illustrare le eccellenze di un delle cucine regionali nazionali più conosciute ed apprezzate. Da Recco per l’Italia e per il mondo, amava dire, sicuro di dire una cosa ovvia, generalmente riconosciuta. Successivamente è stato fra i primi ad aderire alla manifestazione delle Serate Gastronomiche Recchesi, che continuano ancor oggi a reclamizzare la tradizione della cucina recchese con la partecipazione dei più noti ristoratori cittadini riuniti in un Consorzio. Di quell’associazione ha retto per qualche tempo la presidenza. Non solo il lavoro impegnato, non solo i successi legati ad una professionalità che gli è stata riconosciuta universalmente. L’impegno di Gianni Carbone per la città dov’è nato si è manifestato in altri settori ed in varie circostanze. Primo di tutti in quello della militanza politica. Per lui, cattolico convinto e professante, presidente dell’Azione Cattolica locale, è stato logico, nel dopoguerra, aderire alla Democrazia Cristiana, il partito che ha guidato la ricostruzione dell’Italia. Con quel partito è stato dapprima consigliere comunale, poi assessore, ed infine sindaco di Recco per tre anni seguendo la vita cittadina nel suo evolversi verso una modernità sovente confusa. Immediatamente dopo, con il prestigio della sua persona, con le amicizie intessute, ed anche con le sue finanze, ha retto per alcuni anni come Presidente le sorti della Pro Recco Nuoto e Pallanuoto che stava attraversando un periodo opaco. L’intervento di Carbone ha garantito la sopravvivenza della squadra dai colori bianco-azzurri, nuovi successi ai suoi atleti, il mantenimento della monumentale piscina già nota come l’“Università della pallanuoto italiana.” È stato tra i più appassionati sosteniti dell’Ardiciocca, l’Associazione che si propone la difesa e la diffusione delle più antiche tradizioni cittadine scrivendo sul suo bollettino numerosi articoli che hanno ricordato vari aspetti della vecchia Recco che continua a vivere nella memoria dei più anziani con la speranza di non perdere i punti forti di una cultura che sa di terra e di mare. Gianni Carbone è sempre stato curioso, attento, ed ha seguito la vita recchese in ogni sua manifestazione, ad iniziare dalla vita delle tante Associazioni che ne animano la vita, ad iniziare dai Quartieri e dalla P.A.Croce Verde. Magari in silenzio, ma sempre partecipe in tanti modi. Quest’insegnamento di impegno, di Amore e di passione cittadina costituisce il monumento alla sua persona e l’eredità destinata a perpetuarsi tra i giovani ed i recchelini di oggi e di domani. Onore a Gianni Carbone! GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 11 MEMORIE NEL LIBRO DELLA BERTOLOTTI L’INTRECCIO TRA LE VICENDE PERSONALI E LA STORIA DEL PAESE Recco, una famiglia qualunque Nella prima e nell’ultima foto, Aldo Adriani in tenuta da aviatore. Al centro, l’imponente corteo funebre sulla via Aurelia in prossimità del cimitero cittadino. RICCARDO FERRARINI FINETTI • Elisabetta Bertolotti, autrice del libro Una famiglia qualunque, riporta alla luce con il suo racconto un capitolo importante delle sue radici recchesi che, come spesso accade nelle piccole comunità, coincide con un pezzo di Storia del paese ancora tutta da raccontare. Con uno stile sciolto e la narrazione interrotta da qualche dialogo, trascinato dall’onda di ricordi rimbalzati di bocca in bocca per generazioni, l’autrice ci riporta ai fatti accaduti nei primi giorni di aprile dell’anno 1936, data che per la maggioranza dei cittadini recchesi, nulla riporta a una prima memoria. Il giovane concittadino e aviatore di spicco Aldo Adriani, nato in Recco il 22 settembre 1917 in Via Biagio Assereto 2, in un edificio tutt’ora esistente, dopo il corso di addestramento a Grottaglie viene trasferito alla base degli idrovolanti di Portorose, in Istria; un bel salto dal Mar Ligure all’Alto Adriatico dopo la breve permanenza in Puglia. Pochi mesi dopo, mentre con il suo aereo compie alcuni giri sopra il porto di Pa- 12 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 renzo, il motore si arresta e l’aero precipita. È il 1° aprile 1936. A seguito di questo tragico evento, si tennero per Aldo Adriani due grandi celebrazioni funebri, una in Parenzo e l’altra in Recco; qui, per usare le parole dell’ing. Andrea Ognio, «un corteo che incarnava e rappresentava costumi e usanze della realtà del tempo accompagnò il feretro del defunto dal ponte di San Nicola alla Parrocchia e da lì al camposanto», dove tutt’ora il giovane Aldo riposa. La famiglia Adriani, il cui capo famiglia si chiamava Adriano, come racconta l’autrice, proviene dalla città di Verona e instaura prima in Genova e successivamente in Recco la propria dimora, unendosi con una famiglia di Crocefieschi, i Tabacco, già presente a Recco da diversi anni. La fragile memoria di Aldo Adriani, che per l’autrice rappresenterebbe lo zio materno, ha scatenato una serie di ricerche che ha riportato alla luce memorie e testimonianze da parte dei membri più anziani della comunità recchese odierna e che, grazie alle fotografie sopravvissute di Fer- raris e Razeto, ha completato il panorama storico degli avvenimenti. La ricerca su Aldo Adriani è nel libro il fulcro di un più ampia ricerca che l’autrice ha compiuto e che l’ha portata da Recco a Verona e da Pallazuolo (in provincia di Firenze) a Parenzo d’Istria, compiendo così un viaggio indietro in un tempo in cui l’Italia stessa si presentava completamente diversa e per certi versi, a noi estranea. È meritevole di menzione la notizia che la comunità di Parenzo abbia eretto un cippo commemorativo completato da un pannello con indicazioni storiche sulla memoria dei fatti occorsi ad Aldo Adriani. Il libro di Elisabetta Bertolotti può essere anche di spunto per approfondire eventi storici quali l’esodo istriano e lo stesso corpo militare degli autieri di Adriani, ma anche per conoscere imprese più recenti compiute dal figlio di un nostro concittadino come l’esplorazione dell’Antartide. Una saga famigliare ricca e semplice che merita senza alcun dubbio una lettura oltre che per piacere anche per rinfrescare la memoria cittadina spesso opacizzata dalla frenesia quotidiana. Il libro è in vendita presso la Libreria Capurro. ECCORECCO E GOLFO PARADISO RICORDI DALLE PRIME BRACCIATE FINO AL RAGGIUNGIMENTO DELLA DIGA. E POI IL PINGUINO DA PERUZZI Quelle estati a Punta Sant’Anna LUCIO NARDI • Era l’estate del 1959, qualche settimana prima che iniziasse il mito del “Settebello” della pallanuoto recchelina, con la vittoria del primo scudetto a Trieste, ed io, ragazzino, andavo, accompagnato da mia nonna, ai corsi di nuoto che si tenevano a Punta Sant’Anna. Ricordo la fatica che facevo per andare da salita Liceto, dove abitavo, fino allo Stadio del Nuoto, a piedi andata e ritorno, sotto il sole cocente del mese di luglio, calzando dei sandali in cuoio che mi facevano venire le “ciocche” nei piedi. Mia nonna, temprata dai sacrifici della vita, era poco propensa ad ascoltare le mie lamentele. Gli uomini veri non si lamentano mai, diceva. E imperterrita proseguiva per la sua strada senza degnarmi più di tanto. Questo succedeva tutti i santi giorni che si andava alla Punta. Un “calvario” mitigato dal fatto che una volta in acqua tutto passava e quando uscivo c’era la focaccia di Moltedo, vera prelibatezza, che ogni giorno acquistava nel vecchio negozio in via Roma. Il ritorno a casa era addolcito dal Pinguino o dalla coppetta gelato del Bar Ristorante Peruzzi (poi Ristorante 4 Vele, oggi e.vent Beach), ma solo se mi fossi comportato bene. L’uscita dal mare era una tragedia. Più di una volta doveva tuffarsi e venirmi a recuperare con le cattive. Ma anche quando lo facevo spontaneamente, casi rarissimi, la mia vestizione durava un’eternità. Adoravo troppo il mare e non me ne sarei mai andato. Oh intendiamoci, ero in buona compagnia perché non è che gli altri bambini fossero diversi da me. Ricordo che ai corsi di nuoto ero il più piccolo in assoluto. Troppo piccolo per partecipare. Solo grazie all’insistenza e la caparbietà di mia nonna, e al fatto che ero in grado di stare a galla da solo, fui aggregato agli altri bambini pi grandi. Avevo uno stile “a cagnolino”, che avevo imparato solo qualche settimana prima, sotto il Club Vela e Motore, dove esisteva un belvedere a picco sul mare. Un ricordo incancellabile, dove una pedata galeotta, assestata dove non batte il so- ECCORECCO E GOLFO PARADISO le, mise fine ai miei dubbi se buttarmi o meno e poi cercare di rimanere a galla. Il terrore e la paura di annegare mi fecero mulinare gambe e braccia ad una velocità tale da non farmi inabissare immediatamente. Poi due braccia forti e robuste mi presero in consegna e mi portarono a riva. Erano quelle del mai dimenticato Ivo Manuelli. La balzana idea della pedata era invece opera di mia nonna che vedeva in questa iniziazione brutale e primitiva, pratica non inusuale per quei tempi, l’unico modo per imparare subito a nuotare senza tante storie. Dopo tantissimi anni, non ho ricordi proprio nitidi dello “Stadio del nuoto”. Mi torna alla mente la tenda che allestiva mia nonna per ripararsi dal sole, legando gli asciugamani alla rete di recinzione che divideva il pubblico dallo specchio acqueo, la moltitudine di ragazzini che frequentavano i corsi, le mamme e le nonne che li aspettavano sui gradoni, il pallone in cuoio pesante e scivoloso che utilizzavano i pallanuotisti della Pro Recco, le corse di noi bambini sugli scogli con gambe e piedi a rischio tagli e sbucciature. Dei corsi di nuoto ricordo le boccate d’acqua che prendevo quando il mare era un po’ increspato, le gambe “a truggio” invocate a squarciagola dall’istruttore, gli “affondamenti”, con relativa bevuta, che mi facevano i più grandi quando non mi comportavo a do- vere. Poi, finita la lezione di nuoto si rimaneva con gli amici andando a caccia di granchi o di ricci di mare. Solo imparando ad andare sott’acqua con gli occhi aperti era possibile catturarli. Ricordo il bruciore del salino negli occhi, ma anche la grande soddisfazione di essere riuscito a tenerli aperti. Sono cose che oggi fanno sorridere ma allora, per noi bambini, erano motivo d’orgoglio perché ci facevano sentire più grandi. L’alternativa per imparare a nuotare era il fai da te sotto l’occhio vigile di un adulto capace. Una serie di step dovevano essere superati prima di essere in grado di saper nuotare. Il primo era raggiungere le boe di attracco nel tratto di mare tra la diga e la spiaggia. Il secondo era raggiungere la “zattera” dei Bagni Enotrio (oggi Lido). Il terzo, la meta agognata da tutti i principianti, era raggiungere da soli la diga. Quella era la consapevolezza di saper nuotare, essere indipendenti, abbandonare l’umiliante salvagente e tranquillizzare mamme e nonne. Seguiva poi la specializzazione in tuffi che iniziava con il trampolino su ruote dell’Enotrio per proseguire con lo scoglio più alto della vecchia diga. La laurea in tuffi la ottenevi solo se avevi il coraggio di buttarti dallo scoglio della Madonnetta in Ciappea. Pochissimi riuscivano a farlo di testa perché ci volevano, e ci vogliono tuttora tanto fegato, attributi eccezionali e tanta, ma tanta pazzia! GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 13 URBANISTICA DA TEMPO SI FA SENTIRE L’ESIGENZA DI UNA PASSERELLA INTERMEDIA SUL TORRENTE Un collegamento tra le sponde SANDRO PELLEGRINI • Un vecchio caso che il maltempo di questi giorni ha fatto tornare d’attualità, anche per i “mugugni” sollevati da mamme e da persone anziane è quello della mancanza di un collegamento stradale diretto fra il centro della centrale via Roma ed il quartiere degli “Orti” come lo conoscono i vecchi recchelini. Quello dove c’è uno scheletro d’Ospedale e dove ci sono le Scuole, tutte le scuole, da quelle materne al liceo con l’aggiunta di una serie di negozi molto frequentati, di bar, di panetterie. Quella zona si può raggiungere a piedi dall’altra parte di Recco o passando sul ponte che attraversa il torrente Recco all’altezza del Santuario della Madonna del Suffragio o sul tratto di copertura del medesimo torrente Recco adibito a posteggio centrale... a pagamento. Un percorso abbastanza lungo, se fatto a piedi, fatto di un su e giù che diventa fastidioso nelle giornate di pioggia, di vento e di freddo. Per le ragioni opposte nella stagione calda quando il sole avvampa e fa molto caldo. Da parte di alcune persone anziane e di giovani genitori è stato segnalato questo inconveniente con una piccola osservazione aggiunta. Che suona: «Ma non si potrebbe costruire una passerella pedonale che attraversi il torrente Recco all’altezza dell’incrocio di via Speroni? A metà strada fra il ponte della Madonna e il tratto di copertura del torrente Recco, tanto per capirci?» Osservazione legittima, giusta e meritevole di attenzione almeno giornalistica. Forse 14 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 La passerella provvisoria del 2006 in via Trieste. non molti rammentano come alcuni anni fa, ancora nel passato Millennio, nel corso di una delle due visite ufficiali che si scambiano le Amministrazioni comunali di Ponte di Legno e Recco il sindaco della città gemellata propose al sindaco di Recco dell’epoca un bellissimo dono – ripeto, un regalo – costituito da un ponte o passerella di legno destinato a venir posto proprio all’incrocio di via Speroni a scavalcare le acque del torrente Recco quando ci sono, se no le ghiaie bianche a torrente secco. Insomma, un ponte di legno donato dal Comune di Ponte di Legno sulle Alpi bresciane, gemellato da oltre mezzo secolo con Recco. Bè, incredibile ma vero, gli Amministratori di quel sobborgo di Vienna o di Parigi che è Recco, con Amministratori che hanno lo stile di Maria Teresa o di Luigi XIV, rifiutarono il dono e se ne sono poi allegramente dimenticati. Ma non l’hanno nemmeno mai ripreso quando si è parlato di costruire nel medesimo sito un vero viadotto stradale, utilizzabile anche dalle automobili, e neppure hanno preso in considerazione l’idea di sostituire la passerella in legno con una in travi d’acciaio o in alluminio, oppure con tre liane… Si fa per dire e per sorridere amaro, anche se il problema di un attraversamento almeno pedonale per accompagnare i ragazzi a scuola o per andare a fare una visita agli ambulatori del “vecchio” Sant’Antonio è vero, reale e sentito. Noi lo segnaliamo con in aggiunta il ricordo di un bel gesto, di un bel dono, lasciato cadere, non si comprende perché. Anche perché piogge, vento e freddo e giornate calde continuano a presentarsi puntualmente ogni anno, sia che ci piaccia sia che non ci piaccia. Siamo tutti più o meno inefficienti, siamo tutti soggetti a sbagliare almeno sette volte al giorno, come ci ricorda un testo vecchio di circa duemila anni fa e sempre attuale. Solo che i nostri errori e le nostre dimenticanze hanno scarso rilievo, in genere, ed hanno scarse conseguenze. Non così quelli di quanti gestiscono grandi responsabilità i cui errori e le cui dimentianze possono causare grossi guai anche ad altre persone del tutto innocenti. Ci sono quindi da considerare anche gli errori dei Pubblici Amministratori e le loro dimenticanze, i cui effetti negativi si rovesciano sui loro amministrati. ECCORECCO E GOLFO PARADISO news GENNAIO-FEBBRAIO 2017 CROCE VERDE RECCO | Via Milite Ignoto 17 | Tel. 0185.74234 | www.croceverderecco.it | Primo Soccorso a scuola A scuola di Primo Soccorso Anche quest’anno la nostra Croce Verde è in prima fila per realizzare il programma regionale sull’insegnamento ai giovani delle scuole dei comuni di Avegno, Camogli, Recco e Uscio le nozioni basilari sul soccorso e le più importanti manovre salvavita. Rispetto agli anni precedenti, per l’anno scolastico 2016/17 il programma prevede una prima informativa agli insegnanti. Informativa che dovrà essere successivamente da loro trasmessa ai discenti prima che gli stessi incontrino i militi della Croce Verde incaricati di svolgere la parte pratica con l’ausilio di apposite attrezzature e manichini. La gestione del Programma Regionale è affidata a Enti formatori accreditati, tra cui l’ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), i quali operano attraverso istruttori appositamente abilitati. La Croce Verde Recco dispone di due militi certificati dall’Anpas che sono a disposizione per incontrare gli insegnanti designati dalle scuole di quattro comuni che hanno aderito al progetto regionale, e che sono state a noi assegnate, comprendenti la Scuola Primaria (Avegno, Ca- Immagini di incontri al Liceo tenutisi negli anni scorsi. mogli, Recco e Uscio), del Liceo Nicoloso di Recco, dell’Istituto Professionale Marco Polo e dell’Istituto Nautico di Camogli. Nel contesto della Legge di riforma sulla “Buona Scuola”, alla nostra P.A. è stato inoltre richiesto dalla Preside del nostro Liceo di effettuare una giornata agli studenti delle classi terze trattando, come lo scorso anno, due argomenti principa- Numero unico 112: attivo da febbraio anche a Genova Come anticipato sullo scorso numero, dopo Lombardia e città di Roma, anche in Liguria verrà attivato nel mese di febbraio il NUE - Numero unico di emergenza 112, servizio condiviso a livello europeo che consentirà una gestione più adeguata delle chiamate di emergenza. In caso di bisogno, i cittadini dovranno fare riferimento al numero 112 regionale. Gli operatori, dopo aver localizzato il chiamante tramite un sistema automatico e inquadrato la sua necessità, smisteranno la comunicazione ai soggetti localmente competenti: soccorsi sanitari, carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Le tele- fonate ai contatti usuali 113, 115, 118 verranno comunque indirizzate al Numero Unico di Emergenza 112. Tra i principali vantaggi riscontrati nei contesti italiani ed europei dove il servizio è attivo, si evidenziano l’abbattimento delle segnalazioni, possibile grazie ai filtri e al corretto smistamento dei contatti, e la tempestività degli interventi. La Regione Liguria ha scelto di posizionare la Centrale Unica di Risposta (CUR) in una struttura all’interno dell’ospedale San Martino di Genova in ragione dei numerosi vantaggi che questa soluzione permette: presenza h24 per 365 gior- li: “La Rianimazione Cardiopolmonare” e “Nozioni sul Soccorso in Mare”. Anche in questo caso l’incarico è affidato a militi esperti che avranno il compito di accompagnare gli studenti nel percorso conoscitivo all’interno di argomenti particolarmente utili e formativi per la loro età. Cogliamo l’occasione per ringraziare gli istruttori e i militi per la preziosa collaG.R. borazione. ASSEMBLEA SOCI Domenica 26 marzo Assemblea Ordinaria della Croce Verde. Tutti i Soci sono invitati a partecipare. ni all’anno di supporto tecnico, logistico, amministrativo e utilizzo di tecnologia avanzata. Per svolgere questa attività sono stati assunti circa quaranta operatori, che hanno seguito un percorso formativo presso l’Azienda Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia. Tombolata, tutta Recco presente SERATA INFORMATIVA SU MALATTIE INFETTIVE Venerdì 20 gennaio si è tenuta in sede uan serata informativa per i Militi sulla gestione extraospedaliera delle malattie infettive. Il dott. Mattia Bixio ha informato sui rischi e sui comportamenti da adottare in caso di soccorso e trasporto di pazienti con malattie infettive. Un appuntamento ormai tradizionale. La tombolata organizzata dalla Croce Verde alla vigile dell’Epifania è diventata un appuntamento fisso per molti recchesi, che anche quest’anno, la sera del 5 gennaio, si sono ritrovati nella palestra delle scuole medie per trascorrere in compagnia una serata all’insegna del divertimento. Molti i premi distribuitio, grazie alla generosità dei commercianti recchesi (e non) che rispondono sempre positivamente quando a chiedere è la Croce Verde. Si è svolta anche la tombola dei bambini,c he hanno ricevuto i premi direttamente dalla Befana, entrata in scena su un monopattino. Cena sociale e scambio auguri Una piacevole serata la cena sociale che si è tenuta presso il Ristorante “La Baita” di Collodari lo scorso 7 dicembre. Menù invitante, tanta allegria e la solita nutrita partecipazione di Militi, Soci e simpatizzanti. Nelle foto di Pasquale Valente, alcuni dei partecipanti. FARMACI INUTILIZZATI CERCASI I cittadini che avessero in casa farmaci non scaduti e materiale sanitario (garze, flaconaggio, pannoloni, ecc.) che non utilizzano più, possono portarli nella sede della Croce Verde, tutti i lunedì (escluso festivi) dalle ore 14.30 alle ore 15.30, dove saranno ritirati da personale della Gigi Ghirotti. Si ricorda che possano essere riutilizzati solo i farmaci contenuti in confezioni integre. I farmaci saranno controllati da un farmacista che opera nell’Associazione per la verifica della loro scadenza e per lo stato di buona conservazione. DONATORI SANGUE Pronto Soccorso in azienda La Croce Verde organizza i corsi previsti dalla Legge 81/2008 L’articolo 15 del D.Lgs. 626/94 (sulla sicurezza negli ambienti di lavoro) dispone che il Datore di Lavoro: - deve prendere i provvedimenti necessari in materia di pronto soccorso e di assistenza medica di emergenza, stabilendo i rapporti con i servizi esterni anche per il trasporto dei lavoratori infortunati; - deve designare uno o più lavoratori incaricati dell’attuazione del pronto soccorso. Informazioni al numero 0185.721037 Nelle mattine dei primi tre venerdì del mese, presso la nostra sede di via Milite Ignoto, un’autoemoteca AVIS è presente con il personale medico per le donazioni, con inizio alle ore 7.30. Info: 0185.721037 SPORT INAUGURATA LA NUOVA STRUTTURA. L’IPOTESI DI CREARE UN CENTRO SPORTIVO POLIFUNZIONALE Tutto nuovo il campo a San Rocco BRUNO SCARONI PRESIDENTE ASD GOLFO PARADISO PRO RECCO CAMOGLI AVEGNO • Inaugurato lo scorso 23 dicembre il nuovo campo di calcio in erba sintetica di San Rocco di Recco. Sono intervenuti tre Sindaci del comprensorio Golfo Paradiso: Capurro Dario Sindaco di Recco, Pippo Maggioni che rappresentava Olivari Francesco Sindaco di Camogli e Canevello Franco Sindaco di Avegno. Erano presenti: Ivaldi Giulio neo Presidente della FIGC Liguria, Buccilli Gian Luca, Gandolfo Carlo, Grazioli Valentina, Peragallo Caterina, Badalini Paolo e da me personalmente invitat il Presidente della Fondazione del Teatro Sociale di Camogli Ferrari Silvio. Nella mia introduzione mi sono scusato con i presenti per il “ritardo” di 10 e più anni per la realizzazione dovuti a meri campanilismi ed anche dei 3 mesi di ritardo rispetto alle previsioni dovute al downburst che ha divelto la copertura della tribuna e danneggiato seriamente le gradinate e qualche intoppo burocratico di troppo. Ma non tutto il male viene per nuocere: tutto questo ha fatto si che siano coincise due date e due eventi molto importanti per il comprensorio: l’inaugurazione del Teatro Sociale di Camogli dopo oltre quarant’anni di inattività grazie alla costanza e determinazione di Silvio Ferrari ed appunto il nuovo impianto sportivo, un binomio cultura e sport che da sempre sono la carta in più e vincente di sana socialità. Un sogno inseguito da anni si è realizzato: due strutture a disposizione dei giovani (e meno giovani), per la cultura, il tempo libero, lo sport e la scuola. Se vogliamo che i giovani rimangano in questo splendido paese che è l’Italia bisogna creare in primis il lavoro, ma anche svago e divertimento e la cultura e lo sport sono tutto questo. Un anno fa ci eravamo presi l’impegno sulla passeggiata a mare di Recco in occasione dello spettacolo dei Buio Pesto di realizzare il tutto ed ho colto una punta di scetticismo: l’ennesimo caccia balle, ma ci siamo riusci- ti grazie anche all’opera insostituibile di tutti i volontari. Quello che vedete oggi realizzato è anche merito di quelle persone (Presidenti, Componenti dei Direttivi, Soci) che ci hanno preceduti in questi 100 e più anni che sarebbe lungo elencare con il rischio di dimenticarne qualcuno ma idealmente presenti insieme a noi. L’impegno finanziario è stato di quasi 1.000.000 di Euro ed è stato possibile anche grazie al contributo della famiglia Durio/Trani e di diversi sponsor. Il lavoro è stato affidato e realizzato anche da imprese e tecnici locali. Purtroppo il recente fortunale oltre a rallentare la realizzazione ha fatto lievitare i costi di un 10% che è fisiologico in quasi tutti i lavori ma 100.000 euro sono sempre una bella cifra da trovare ed è per questo che chiediamo ancora il contributo di tutti effettuando bonifici su Banca Prossima (IBAN IT27S0335901600100000136679 intestato ASD Golfo Paradiso Pro Recco Camogli Avegno). Piange il cuore quando si chiedono contributi per simili opere e Regione, Figc, Coni ti dicono che è tutto stupendo che idealmente BIGLIETTI DA VISITA LOCANDINE PIEGHEVOLI OPUSCOLI Via XX Settembre 34 - Recco VOLANTINI tel 0185.723961 MANIFESTI ECCORECCO E GOLFO PARADISO approvano l’operato e concordano con le tue iniziative ma non ci sono risorse forse se solo una piccola percentuale delle cessioni ed ingaggi dei mega giocatori andasse in un fondo all’uopo costituito si potrebbero fare impianti per venire incontro alle esigenze dei giovani. La realizzazione è stata possibile grazie agli intenti comprensoriali dei Comuni (così come è avvenuto per il Teatro Sociale), quando si superano i campanilismi si ottengono sempre importanti risultati e non solo, quando più Comuni si mettono insieme possono chiedere ed ottenere Fondi Regionali Europei per lo Sport, come hanno fatto Chiavari/Cogorno e Leivi che hanno ottenuto il riconoscimento di Comunità Europea dello Sport. L’area che vedete intorno ad una parte del campo sportivo può essere utilizzata per realizzare un Centro Sportivo Polifunzionale Comprensoriale con la costruzione di altri campetti, di un palazzetto dello Sport, di impianti per altre discipline sportive ed è per questo che invito chi ha il potere decisionale all’acquisto dell’intera area, raccogliere il testimone e prendere decisioni per proseguire quello che fino ad oggi è stato fatto. ARCHIVIAZIONE CARTELLONISTICA EDITING TESTI IMPAGINAZIONE SCANSIONI INFOGRAFICA GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 17 ALMANACCO Scrivete a [email protected] - Le e-mail anonime saranno cestinate. PASSEGGIATA DI LEVANTE FINITA ENTRO IL 2017 L’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Rotunno ha annunciato che entro l’anno barcasilo e passeggiata “dei frati” saranno terminati. Recentemente maestranze comunali hanno provveduto a montare le sedute in legno sui bordi delle aiuole. I lavori per rifinire completamente la passeggiata che corre sotto il muraglione “dei frati” saranno appaltati all’esterno. E L’ENEL SPOSTÒ IL CASSETTO SPORGENTE “Chi la dura, la vince”. Così un pensionato recchese, armatosi di tanta pazienza, dopo ripetute telefonate e segnalazioni “agli enti preposti”, è riuscito a far spostare un cassetto dell’Enel che gli operai, molto distrattamente, avevano malamente posizionato in via Speroni, tanto da impedire il passaggio sul marciapiede. Nelle foto, la situazione prima e dopo. LA PRO LOCO USCIO HA UNA NUOVA SEDE MARCO PASTONESI A RECCO PRESENTA IL SUO LIBRO SU JONAH LOMU È stata un grande successo la presentazione dell’ultimo libro, dedicato a Jonah Lomu, di Marco Pastonesi a Recco, presso la libreria Capurro. Hanno partecipato all’evento anche diversi atleti di Pro Recco Rugby e Pro Recco Waterpolo e il gigantesco Ivovic e il piccolo Villagra hanno avuto anche un ruolo da protagonisti, coinvolti dall’autore in domande e paragoni tra le relative discipline. Il pubblico ha risposto molto bene, partecipando numeroso e godendosi le grandi capacità di narratore di Pastonesi e un’atmosfera allegra e carica di passione sportiva. (c.s. Emy Forlani) LAVORI PUBBLICI SU TUTTO IL TERRITORIO Il Comune di Recco ha previsto l’asfaltatura di via Rebora (lavori già in corso), via Garibaldi, via Fieschi, via delle Torri, via Ponte di Legno e via Alpini d’Italia. Sotto la passeggiata di Punta Sant’Anna, in accordo con Iren, è prevista la sostituzione integrale di tutta la rete di acque bianche e nere, stazione di pompaggio compresa. A fine lavori si provvederà al rifacimento integrale della pavimentazione e degli arredi. 18 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 Nuova sede in via Roma 8 per la Pro Loco di Uscio. Grande soddisfazione per la presidente, Bruna Terrile (nella foto), in carica dal 2007, che da 8 anni è presidente Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) Liguria e da poco consigliere nazionale. All’inaugurazione erano presenti il sindaco di Uscio Giuseppe Garbarino, quello di Avegno Franco Canevello e rappresentanti Unpli. A S. ROCCO BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI Domenica 22 gennaio, presso la parrocchia di San Rocco, come da tradizione in occasione della festa di Sant’Antonio abate, il parroco don Antonio Servetto ha benedetto gli animali, consegnando ad ogni proprietario un piccolo ricordo. Molti gli animali da compagnia, ma anche da cortile. A termine della Messa è avvenuta la distribuzione del pane del santo di Padova. PRO RECCO JUDO ANCORA PRIMA IN LIGURIA Ai campionati regionali 2016 tenutisi a Manesseno, la Pro Recco Judo si conferma come la prima società in Liguria per il terzo anno consecutivo. Con 276 punti conquistati grazie a 16 medaglie d’oro, 8 d’argento e 6 di bronzo la Pro Recco Judo è salita sul gradino più alto del podio. Premiati anche gli atleti che hanno conseguito importanti risultati a livello nazionale. ECCORECCO E GOLFO PARADISO ALMANACCO INCENDI: IL TRAFFICO IN TILT SULLE STATALI TRECENTO GIOCATTOLI PER LA BAND DEGLI ORSI L’interruzione del traffico sull’A-12 nei due sensi di marcia tra Nervi e Recco, il 16 e il 17 gennaio scorsi, ha causato una coda chilometrica con centinaia di mezzi bloccati. Il centro di Recco è letteralmente andato in tilt, dovendo far fronte a un traffico insopportabile per le nostra strade. Tuttavia, un maggior coordinamento tra gli Enti preposti alla cirolazione stradale e tra le Amministrazioni locali avrebbe forse potuto ridurre i disagi. Iniziativa benefica del Comitato di Quartiere di Piazzale Olimpia. Nel corso dello scambio degli Auguri di Natale, organizzato come gli anni precedenti nel pomeriggio della vigilia, sono stati raccolti oltre 300 giocattoli donati dai più piccoli. Puliti e messi in ordine, sono stati consegnati all’associazione “La Band degli Orsi”, che li donerà ai piccoli ospiti dell’ospedale Gaslini. CHIESA DELL’ASCENSIONE: VOLONTARI PRO RESTAURO Sabato 21 gennaio sera nella Chiesa di San Giovanni Battista il Coro Monte Bianco diretto dal maestro Stefano Alloisio ha tenuto un concerto pro restauro della chiesetta dell’Ascensione. Molti volontari intanto hanno lavorato e stanno impegandosi per porre rimedio ai danni provocati dall’uragano sul Golfo Paradiso dello scorso 14 ottobre. ADDIO GIANNA, CI MANCHERAI… Giovanna Brusa aveva 90 anni. Per tutti era semplicemente la Gianna. Nata a Camogli, a Recco dal 1979, prima aiutava poi semplicemente teneva compagnia alla figlia Patrizia, nel negozio di ortofrutta di via XX Settembre. E commentava coloritamente i fatti di Recco salutando a modo suo quanti passavano da quelle parti. La ricordiamo con affetto e simpatia. AREA DEPURATORE APERTA AL PUBBLICO SORI E RECCO RENDONO OMAGGIO A LUIGI TENCO Lo scorso 29 gennaio, nel Teatro comunale di Sori, si è tenuto un omaggio a Luigi Tenco, con Armando Corsi e Roberta Alloisio. L’iniziativa, promossa dai Comuni e dalle Pro Loco di Recco e Sori, ha voluto ricordare il cantautore che ha vissuto a Recco, in una villa in località Bastia. Tenco morì tragicamente nel 1967 durante il Festival della canzone italiana a Sanremo, lasciando sgomento l’intero ambiente musicale. ECCORECCO E GOLFO PARADISO Conclusi i lavori esterni all’area del depuratore, che comprende ora una bella terrazza sul mare attrezzata con panchine. È così nuovamente agibile la scalinata di collegamento tra la passeggiata di Punta Sant’Anna e via Garibaldi. Resta da sistemare il verde, poi la zona è destinata a diventare un bell’angolo della città, da cui spaziare con la vista fino al promontorio di Portofino e a Punta Chiappa. Sperando che sotto tutto funzioni alla perfezione e il naso non debba lamentarsi. GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 19 SAPORI IN CUCINA Risotto Carnaroli con Pere Abate brasate al Dolcetto mantecato al Castelmagno Uno spettacolare risotto è protagonista della ricetta proposta dallo chef executive Remo Gatto, dell’Hotel “Cenobio dei Dogi” di Camogli. Ingredienti per 4 persone Riso carnaroli Pere Abate Dolcetto D.O.C. Brodo vegetale Castelmagno Burro Cipolla bionda Olio E.V.O. Salvia gr 320 2 cl 75 cl 60 gr 120 gr 40 gr 10+20 gr 20 1 rametto Procedimento Mondare e tritare una cipolla ed in casseruola farne rosolare 20 gr con l’olio extravergine di oliva, fino a quando sarà dorata, quindi aggiungere il riso e farlo tostare (il riso è tostato quando girandolo con la paletta fischia sul fondo). Far raffreddare a temperatura ambiente. Mondare le pere eliminando la pelle, quindi tagliarne una in 4 spicchi e da ognuno preparare dei ventagli; l’altra pera andrà tagliata a dadini. Ora mettere in pentola il dolcetto ed all’interno aggiungere qualche foglia di salvia, la restante cipolla, le pere a dadini e quelle a ventagli. 20 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 Quindi portare a bollore e poi abbassare la fiamma al minimo; dopo 8 minuti le pere a dadini dovrebbero essere pronte, con l’aiuto di una schiumarole toglierle dal vino, dopo altri 4 minuti le pere a ventaglio dovrebbero essere pronte, quindi togliere anche quelle. Ora far ridurre il vino fino a raggiungere 1/5 del suo volume. A questo punto mettere sul fuoco la pentola con il riso e farlo scaldare fino ad essere molto caldo, bagnare con la riduzione di vino, far evaporare e aggiungere man mano il brodo che deve essere bollente. Portare a cottura il riso rimestandolo in continuazione (cottura variabile in base al tipo di riso), togliere dal fuoco ed aggiungere le pere a dadini, il burro, il Castelmagno privato della buccia e tagliato a pezzetti, quindi mantecare il risotto. Ora si può impiattare il risotto mettendo nel piatto un ventaglio di pere e un ciuffo di salvia di guarnizione. LA PERA ABATE Questa pera fu “scoperta” in Francia dall’omonimo Abate Fetel verso la metà del 1800 e cominciò a diffondersi in Italia, soprattutto in Emilia Romagna, a partire dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Oggi l’Italia è il principale produttore mondiale di pere Abate Fetel e la varietà è la più amata dagli Italiani. I frutti hanno forma inconfondibile, allungata ed elegante, definita “a collo di cigno”, proprio per indicare il rapporto particolarmente elevato tra la lunghezza dei due assi maggiori, tipica e unica dei frutti di questa varietà speciale. ECCORECCO E GOLFO PARADISO BENESSERE A cura della dott.ssa Maria Alice Rosasco, farmacista NON STRIZZARE, PREVIENI… “L’unica cura per l’acne giovanile è la vecchiaia”. Questa freddura è di Totò, e di chi altro poteva essere? Ma è vera per metà. Se infatti è accertato che l’acne (un inestetismo che può degenerare in una vera e propria patologia) affligge nel mondo circa 650 milioni di persone, di età compresa tra i 12 e i 25 anni, senza fare differenza di razza, di cultura e di censo, occorre anche dire che la ricerca ha compiuto passi in avanti per attenuare il problema. Detto in soldoni, l’acne si verifica in concomitanza di un’alterazione dell’attività delle ghiandole sebacee, deputate alla produzione del sebo, una miscela di sostanze grasse che ricopre la superficie della pelle, e di un ispessimento dello strato corneo superficiale. Il risultato è l’ostruzione del follicolo pilo-sebaceo e la concomitante proliferazione batterica (Propionibacterium acnes) . Il follicolo così ostruito, detto “comedone”, è rappresentato dai cosiddetti “punti neri” e “punti bianchi”. La rottura della parete del follicolo, spontanea o provocata, può determinare papule, pustole e, nei casi più gravi, può degenerare in noduli e cisti che lasciano cicatrici permanenti. L’acne ha natura multiforme (ovvero si presenta con diversi gradi di gravità) e la sua insorgenza chiama in causa più fattori. Scompensi ormonali, soprattutto, ECCORECCO E GOLFO PARADISO aggravati dalla colonizzazione batterica, dall’eccesso di cheratinizzazione e da atteggiamenti errati. Non esistendo una cura universale, la ricerca farmacologica e cosmetica si è orientata a realizzare rimedi con azioni mirate verso l’uno o l’altro dei fattori correlati con l’acne. Nei casi più resistenti le donne possono ricorrere alla terapia ormonale mentre maschi e femmine posono rivolgersi a terapie antibiotiche. È evidente che questi indirizzi terapeutici devono obbligatoriamente essere prescritti dal medico dermatologo, il cui consiglio è tuttavia utile anche alla prima insorgenza. Appena l’acne si manifesta è però importante evitare comportamenti dannosi o aggravanti, come ad esempio adoperare una detersione troppo agressiva o esporsi troppo a lungo ai raggi UV (sole o lampade) senza adeguate protezioni o seguire una dieta inappropriata. Anche lo stress è un importante fattore di rischio. Dal punto di vista cosmetico, occorre ad esempio ricordare che “pulire bene la cute” non significa utilizzare detergenti eccessivamente sgrassanti. Anche per la pelle impura a tendenza acneica (che è delicata e facilmente irritabile) è preferibile un latte detergente. È inoltre consigliato l’impiego di un tonico ad azione stringente meglio se privo di alcol, contenente estratti di bardana, salvia, calendula e altro. Occorre infine completare la pulizia applicando una crema di buona qualità per aumentare la protezione della pelle nei confronti dei microrganismi: va stesa sull’epidermide con le mani pulite, senza massaggiare a lungo per non estendere l’infezione. È importante proteggere la cute anche di giorno, magari con una crema riacidificante non grassa. L’esposizione ai raggi UV se da un lato ha effetto disinfettante e riduce la proliferazione microbica, dall’altro stimola la produzione di cheratina favorendo la formazione di comedoni e quindi di brufoli. Per l’aspetto cosmetico, pertanto, è bene rivolgersi con fiducia al consiglio del proprio farmacista, che può indirizzare versi i prodotti più appropriati. GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 21 VENT’ANNI FA Da Il Secolo XIX e Il Lavoro di gennaio-febbraio 1997 IL MISTERIOSO EX LIBRIS “LA TORRE” Riordinando l’archivio, è saltata fuori questa immagine. Si tratta di un ex libris, sul quale è scritto a sinistra “Henry Hurst”, a destra “La Torre Recco”. Due draghi racchiudono l’immagine della collina di Bastia, percorsa da una strada, che segue il percorso dell’attuale Aurelia, e una saetta in alto sembra indicare la torre della villa Tenco. Qualche lettore può aiutarci a decifrarla? ✔ La giunta Diena annuncia il progetto di creare un impianto per lo stoccaggio della raccolta differenziata dei rifiuti a Corticella, in un’area degradata a valle del rio Testana. I residenti si oppongono e trovano appoggio nella minoranza consiliare di Avegno. ✔ Vinta l’opposizione dei ristoratori genovesi, il Consorzio Recco Gastronomica avrà uno stand alla Fiera di Genova per promuovere la focaccia col formaggio. ✔ Arrivano i dissuasori per le soste selvaggie, i cosiddetti tognolini, e subito le polemiche poiché cancelleranno posteggi irregolari ma fino ad oggi tollerati. ✔ La giunta comunale approva una spesa di oltre 300 milioni di lire per lavori pubblici tra cui una nuova ala per la scuola materna di Megli. ✔ Titta Moltedo presenta la focaccia col formaggio alla trasmissione televisiva Uno 22 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 Mattina, nella rubrica dedicata alla cucina nazionale. avallata dal vescovo Dionigi Tettamanzi, di nominare al suo posto N.S. del Suffragio. ✔ La Asl 3 abbandona definitivamente il progetto del nuovo pronto soccorso all’ospedale Sant’Antonio, dato che le perizie geologiche sconsigliano lo sbancamento del piazzale. ✔ Dopo aver annunciato, lo scorso anno, l’intenzione di acquistare le area ex-Enel e l’istituto ex Suore Maestre Pie, l’Amministrazione comunale di Recco sembra aver rinuciato a fronte dei troppi costi. ✔ Nasce a Recco il circolo culturale Polis, che in consiglio comunale fa riferimento a Forza Italia, CCD e AN. ✔ Gli ospedali di Nervi e Recco si contendono le scarse risorse economiche della Asl 3, cercando di mantenere in funzione tutti i servizi per la popolazione. ✔ Recco festeggia per l’ultima volta S. Giovanni Bono come patrono, dopo la scelta, ECCORECCO E GOLFO PARADISO IN LIBRERIA A cura della prof.ssa Gabriella Massone COME CONCEDERSI QUALCHE PECCATO DI GOLA Il treno sulla costa ligure è una presenza della quale non ci si può dimenticare. Percorre ponti vertiginosi, appare fugace tra due gallerie strette, regalandoci uno sprazzo di mare e cielo, si ferma a stazioncine-giocattolo dipinte di rosa come caramelle, tiene compagnia col suo sferragliare e con l’occasionale fischio (ahimè, a volte anche di notte…). È come se in Liguria il treno ci fosse sempre stato. E invece tracciare la linea ferroviaria che attraversa la Liguria in tutta la sua lunghezza è stato un lavoro ciclopico, di cui siamo debitori all’unità d’Italia. Infatti dopo il 1860 Casa Savoia ritenne necessario, per facilitare l’unione dei piccoli stati ormai confluiti in uno solo, collegarli con la ferrovia. La Toscana aveva già diverse linee ferroviarie, iniziate già nel 1840, perciò ora toccava alla Liguria che, data l’orografia accidentata, aveva un gran bisogno di collegamenti. Il libro di Marco Burrini, “Da Sestri Levante a La Spezia – Storia della ferrovia del litorale ligure” ricostruisce il lungo e tormentato iter della tratta di Levante, durato dal 1861 al 1874, tra problemi finanziari, frane, incidenti vari, tutto illustrato da preziosi documenti d’epoca. Il collegamento ferroviario permise ai frequentatori della Riviera di Ponente, di solito ricchi stranieri che frequentavano Montecarlo e Nizza, di scoprire le bellezze dell’altra Riviera, e specialmente delle Cinque Via Ippolito d’Aste 2a Tel. 0185.722440 [email protected] www.prolocorecco.it Terre, che cominciarono così ad essere una meta turistica. Da una ferrovia grande ed una piccola: “Storia illustrata della ferrovia Genova-Casella” ripercorre come in un romanzo la travagliata storia della linea panoramica che collega il capoluogo con il piccolo paese della Valle Scrivia: dal progetto, risalente ai primi del Novecento, alla messa in opera all’inizio degli anni Venti all’inaugurazione avvenuta il primo settembre 1929. Un anno finanziariamente non tanto propizio, che forse portò sfortuna alla ferrovia; almeno, se si contano i fallimenti, i commissariamenti, i cambi di gestione e quant’altro: ma da tutte le burrasche il glorioso trenino è sempre uscito sano e salvo, anche dopo l’ultima prolungata chiusura. Il libro, preciso e documentato, è corredato da una ricca appendice che illustra quanto di interessante – anche dal punto di vista gastronomico – si può trovare nei paesi e paesini sul percorso della ferrovia. Dai viaggi terra terra ai viaggi per mare e per i cieli della fantasia: il libro di Gianpiero Viviano “Isole misteriose dell’Oceano Atlantico” trova collegamenti tra i racconti di isole misteriose che abbondano nelle leggende dall’età classica in poi e le esplorazioni geografiche che da quei miti trassero ispirazione e spesso guida. Da Atlantide all’isola in collaborazione con di San Brandano, dalla Groenlandia alle Indie Occidentali, il Cipango di Colombo, l’autore getta una luce nuova sull’audacia di navigatori che spesso affrontavano il mare sulla base di una leggenda tramandata nei secoli. Marco Burrini , Da Sestri Levante a La Spezia – Storia della ferrovia del litorale ligure ed. Effigi, pag. 279, 18 euro. Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio Serra, Storia illustrata della ferrovia Genova-Casella – La ferrovia delle tre valli tra mare e monti ed. Il Geko pag. 304, 23 euro. Gianpiero Viviano, Isole misteriose dell’Oceano Atlantico – La loro raffigurazione della cartografia tra storia e leggenda ed. SAGEP pag. 128, 20 euro. www.capurrorecco.it PIAZZA GASTALDI, 1 • RECCO TEL. 0185/76870 FAX. 0185/730719 CARTOLERIA • LIBRERIA GIOCATTOLI • VIDEOGIOCHI VIA IV NOVEMBRE 37 • RECCO TEL 0185/722121 FAX. 0185/738972 LIBRERIA VARIA SAGGISTICA • ROMANZI PIAZZA S. 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