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ANNO 8
5000 COPIE • DISTRIBUZIONE GRATUITA
NUMERO
ECCORECCO
75
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GENNAIO-FEBBRAIO 2017
E GOLFO PARADISO
CROCE VERDE RECCO news
ALL’INTERNO
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a Recco e Camogli
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RECCO
ECCORECCO
E GOLFO PARADISO
RIEMERGE IL VECCHIO LETTO DEL TREGANEGA
Secondo il nostro lettore Armando Fugazzi (che ci invia la foto) quello riemerso durante gli scavi sul campo da calcio parrocchiale non è altro che il vecchio muro d’argine destro del Treganega, prima che venisse interrato. Ricorda qualcuno che scorreva proprio in quel punto, parallelo all’attuale via Aurelia. Sembrano confermarlo la
consistenza del manufatto e due documenti: una foto dell’archivio Razeto (in giallo
la posizione del muro) e la cartina (a destra)
disegnata dal cap. Vittorio Massone e allegata al suo libro Recco, il paese che fu.
DIRETTORE RESPONSABILE: Giuseppe Rosasco
EDITORE
Revello Andrea - Studio Helix sas
REDAZIONE Via XX Settembre 34 - 16036 Recco (Ge)
tel. +39.0185.723961
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STAMPA
Tipolitografia Me.Ca. Recco (Ge)
Autorizzazione del Tribunale di Genova
n. 69 del 21.11.1990
La collaborazione a EccoRecco avviene a titolo gratuito
_________________________________________________
IN COPERTINA
Scorcio di Mulinetti
Foto di Andrea Darussa
________________________________________________
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San Rocco, Studio GP e Farmacia Berni piazzale Europa, Edicola Eta Beta via Roma, Cartoleria Capurro piazza Gastaldi, Parafarmacia Golfo Paradiso via 25 Aprile,
Redocasa Centro TIM via Fiume, Panificio Moltedo via
XX Settembre, Pro Loco Recco via Ippolito d’Aste, Farmacia Savio e Ottica Ferrari piazza Nicoloso, Libreria
Capurro via IV Novembre, Cartoleria Capurro piazza San
Giovanni Bono, Vanestetica Valleverde.
ARRETRATI Gratuiti fino ad esaurimento. Possono essere richiesti gratuitamente alla redazione.
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2 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
CITTÀ METROPOLITANA IN MARGINE ALL’INCONTRO TENUTOSI A RECCO LO SCORSO 24 GENNAIO
Dal confronto prende forma
il Piano strategico
GIAN LUCA BUCCILLI CONSIGLIERE DELLA
CITTÀ METROPOLITANA CON DELEGA ALL’URBANISTICA E AL PERSONALE • La Legge Delrio, n.
56 del 7 aprile 2014, ha introdotto una svolta fondamentale nel governo del territorio di
area vasta, poiché ha ridisegnato i confini e
le competenze dell’amministrazione locale,
dando finalmente attuazione alle città metropolitane.
Ad esse il legislatore ha affidato la pianificazione strategica del territorio, la gestione
integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse dell’area
metropolitana, lo sviluppo dei sistemi di
mobilità pubblica, la cura delle relazioni istituzionali, ivi comprese quelle con le città metropolitane europee.
In particolare l’articolo 1, comma 44, lettera a), della Legge n. 56/2014 individua tra
le funzioni fondamentali della Città Metropolitana l’adozione del Piano Strategico, inteso come uno strumento utile alla costruzione
dell’identità comune di chi vive e lavora nel
territorio metropolitano, al fine di assicurare
coinvolgimento e partecipazione attiva, non
solo alla definizione delle strategie, ma soprattutto all’attuazione delle misure di sviluppo che saranno prefigurate nel Piano
stesso, declinandone il metodo, le priorità di
intervento e le risorse necessarie al loro perseguimento.
La visione strategica da noi delineata si
esprime attraverso l’individuazione di dieci
“idee-guida”, che qui di seguito vado ad elencare:
L’area metropolitana di Genova è la porta
per l’Europa. Il Piano Strategico deve configurarsi come lo strumento per rafforzare il ruolo della Città Metropolitana di Genova nella
rete delle città metropolitane italiane e delle
grandi aree urbane europee.
Il Piano deve rafforzare il senso di appartenenza alla comunità metropolitana, passando attraverso regole semplici e norme omogenee, di facile applicazione.
Gli ambiti territoriali sono il luogo della rappresentatività e della concertazione dei comuni singoli ed associati.
I “Sistemi strategici” sono territori connotati
da problematiche complesse e intersettoriali
da affrontare con “progetti integrati” e rappresentano una priorità per il rilancio dell’area
metropolitana.
Il suolo è una risorsa preziosa e irriproducibile, da valorizzare e tramandare alle generazioni future. Il Piano intende rafforzare
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
la città costruita e favorire la rigenerazione urbana.
La sicurezza del territorio e la prevenzione del dissesto idrogeologico sono da intendersi come pre-condizione per le scelte del Piano. Il rilancio economico sostenibile deve
esprimersi in sinergia con la rete delle associazioni di categoria presenti nella città metropolitana, sempre in una logica di partnership pubblico-privato.
Le reti infrastrutturali sono determinanti
per lo sviluppo economico, le relazioni, la coesione sociale del territorio.
La funzionalità della rete ecologica metropolitana e delle reti dei servizi pubblici, dei
beni culturali, storici, paesaggistici ed am-
bientali sono il fondamento per innalzare la
qualità della vita e l’attrattività del territorio.
Le “zone omogenee” sono gli strumenti per
organizzare e gestire in modo efficiente i servizi territoriali. Il Piano definisce i criteri per
l’individuazione di tali zone omogenee.
Il percorso partecipato per la Città Metropolitana di Genova è già stato avviato da tempo; ad oggi sono stati realizzati sei dei sette
incontri inseriti a programma.
Tre sono le “idee” ad aver riscosso maggiore interesse e precisamente: Genova porta dell’Europa, i sistemi strategici per la pianificazione del territorio, la sicurezza e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
L’idea che propone l’area metropolitana di
Genova come porta dell’Europa, in quanto
area collocata in sistema di relazioni nazionali ed europee, viene ritenuta condivisibile
perché rafforza e chiarisce il vero ruolo che
la Città Metropolitana di Genova deve avere
per rendere omogenea e vitale l’area vasta metropolitana, che è costituita da territori con vocazioni diverse che devono integrarsi tra loro.
Ed è pensando al rapporto tra Città Me-
tropolitana di Genova e il suo porto, il suo territorio nonché l’intero nord-ovest italiano che
progetti come Blue Print (il progetto di Renzo Piano che cambia i contorni e i contenuti dell’area portuale genovese) e quello del terzo valico, ed altre opere infrastrutturali possono anticipare una visione strategica a lungo termine per Genova.
Il processo partecipativo messo in campo
dalla Città Metropolitana di Genova ha usufruito della rete di attori formatasi intorno ad
importanti progetti per il territorio già realizzati, quali: Agenda 21, Patto dei Sindaci,
Centro Servizi Territoriali per lo sviluppo e la
diffusione dei servizi ICT ai Comuni,
D.E.C.I.D.I. (il progetto di e-democracy sul bilancio partecipato).
Grazie a questi progetti e al contributo formativo di Formez P.A. è stato possibile fare
una mappatura degli stakeholders della Città Metropolitana di Genova coinvolti nel
processo di pianificazione strategica.
Come prima accennato, la formazione del
Piano passa anche attraverso sette incontri organizzati nel territorio metropolitano, per presentarne i temi agli enti e alle comunità locali,
alle realtà economiche produttive, a quelle sociali e culturali, alle categorie e alle parti sociali.
Questa fase di ascolto e di confronto è utile per raccogliere opinioni, idee ed esigenze
dagli stakeholders che vivono e lavorano sul
territorio, nonché ricevere proposte anche sulle buone pratiche da sviluppare.
L’incontro svoltosi a Recco il 24 gennaio
u.s. ha coinvolto le comunità del Golfo Paradiso. Ad esito del lavoro svolto nell’ambito dei quattro “tavoli tematici” sono emersi
interessanti contributi con riguardo a tematiche ritenute di fondamentale importanza,
quali: i servizi pubblici a rete e quelli territoriali (idrico, rifiuti, trasporto pubblico,
scuole e strade), il recupero statico e funzionale del patrimonio immobiliare di proprietà pubblica, la valorizzazione delle eccellenze già presenti, il marketing territoriale, le azioni a supporto delle forme innovative di fare
impresa, la resilienza come fattore che favorisce e promuove processi virtuosi di sviluppo economico.
L’impegno di Marco Doria, Sindaco della
Città Metropolitana di Genova, è quello di promuovere la redazione del Piano Strategico
nonché la sua approvazione in sede di Consiglio entro la fine del mese di aprile dell’anno
in corso.
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Teatro Sociale
un mese vissuto appassi
“S
DI ENRICA GUIDOTTI
cusi, posso affacciarmi a guardare
dentro? Solo un minuto”. In biglietteria ormai nessuno si stupisce più
della richiesta e, se non ci sono prove in corso, volentieri si permette ai curiosi
di fare un giretto in platea e un selfie davanti
al semicerchio rosa e oro dei palchetti. È passato un mese dalla riapertura del Teatro Sociale ma nessuno si è ancora abituato alla sua
bellezza e anche a chi ci lavora capita di incantarsi, magari con gli attrezzi in mano, a
guardare l’imponenza dei quattro ordini di
palchi, i grandi compositori affrescati sul soffitto e il sipario rosso con le lettere TSC ricamate in oro che incornicia il palcoscenico.
In poche settimane su quel palco si è visto
e sentito di tutto: la compunta serietà del maestro Luisi che dirige l’Inno d’Italia la sera della prima con tutto il pubblico in piedi commosso, gli scrosci di risate dei bambini di
fronte alle bolle di sapone di Michele Cafaggi,
le evoluzioni mozzafiato degli equilibristi del-
la compagnia Apesar e il silenzio irreale di
fronte alle trasformazioni in scena di Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée nel loro
Cirque Invisible.
Più difficile vedere il lavoro che sta dietro
a tutto questo. Silvio Ferrari che a dispetto del
suo ruolo di Presidente la mattina del mercoledì distribuisce i programmi a chi fa la spesa sul mercato, Maria de Barbieri che arriva
da Genova con la macchina straripante di locandine e manifesti, Maurizio Longano instancabile nel provare e riprovare luci e inquadrature, Farida Simonetti che fa il giro dei
palchi controllando che ogni cosa sia in perfetto ordine, Claudia Crovetto con la sua calma olimpica anche di fronte alle più scalpitanti
code in botteghino. Una squadra che sta imparando a lavorare insieme, inventandosi soluzioni alternative di fronte a quanto ancora
manca al teatro appena riaperto e cercando di
non demoralizzarsi troppo quando le cose non
vanno per il verso giusto.
Non tutti hanno un’esperienza teatrale alle
spalle e qualche volta l’arrivo della scheda tecnica di una compagnia provoca attimi di sgomento («I Pagagnini chiedono otto asciugamani
neri. E ora dove ce li prendiamo?»), altre volte è l’arrivo della compagnia stessa a sbigottire, come è capitato con il camion del Cirque
Invisible, straripante di oggetti di scena la cui
infinita sfilata è stata trionfalmente chiusa dalla discesa di quattro conigli e un branco di
oche. In teatro si parlano lingue diverse, dal
franco-brasiliano della Compagnia Solta allo
spagnolo dei Pagagnini, oltre al linguaggio settoriale della direttrice Maria de Barbieri, che
ha passato la vita in teatro e quindi dice frasi come «Non fate porta di legno!» o «Quel ruolo è una tinca», dovendo poi pazientemente
spiegare che intendeva l’essere sempre disponibili in botteghino e non avere appigli per
mostrare in scena la propria bravura.
Chi si sta abituando velocemente ad avere un teatro e non ha nessun problema a ca-
bambini
adulti
Dopo il grande successo
degli scorsi anno tornano i…
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4 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
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preparare con noi la tortina per
il tuo compleanno!
grembiule al collo dal 19 ottobre
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
Sulle due pagine, da sinistra: ragazzi della la 1B
digitale delle medie di Rapallo; la serata di
inaugurazione; il gruppo dei Volontari del Teatro;
il presidente della Fondazione Teatro Sociale, Silvio
Ferrari; la direttrice artistica, Maria De Barbieri;
il direttore tecnico Maurizio Longano.
In basso, una spettacolare vista dall’alto.
LO SCORSO 23 DICEMBRE SI È APERTO
AL PUBBLICO CON NUOVO SPLENDORE
onatamente
pirne il linguaggio sono i bambini, che sin dal
primo spettacolo a loro dedicato hanno mostrato la massima disinvoltura nell’esplorare
barcacce e palchetti e nel rivolgersi agli artisti: «Ma tu non hai paura di essere preso in giro
quando suoni i pupazzetti di gomma?» hanno chiesto a Max Vandervorst al termine della sua Symphonie d’objets abandonnés, così
infaticabili nel saltare e ballare al suono della sua bici-arpa o del serpente di vasi di coccio da fargli improvvisare al termine dello spettacolo una lezione di musica in platea: tutti con
le mani chiuse a coppa davanti al viso modulando i suoni con la bocca. Quasi tutte le
scuole del territorio hanno prenotato gli spettacoli dedicati a bambini e ragazzi: per i piccoli e piccolissimi ci sono ancora posti per Sogni in scatola dei Nani Rossi (12 e 13 febbraio) e Pimpa Cappuccetto Rosso (12 e 13 marzo); per i ragazzi delle medie e delle superiori
è imperdibile il Candido messo in scena dal
Teatro della Tosse nel decennale della morte
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
di Lele Luzzati con i costumi e le ricche scenografie create a partire dai suoi bozzetti (17
marzo). È bellissimo pensare che le prossime
generazioni cresceranno con l’abitudine al teatro, dicono nel Golfo Paradiso, e genitori e nonni fanno il possibile per accompagnare i più
piccoli agli spettacoli pensati per loro o alla serata della Musica in famiglia, in cui tre generazioni si sono trovate a suonare e cantare sullo stesso palcoscenico, vestiti di nero e arancione, in un formidabile colpo d’occhio. E parlando di colori non si possono dimenticare i
Volontari del Teatro Sociale, persone provenienti da ogni parte del Golfo Paradiso che a
ogni spettacolo fanno gli onori di casa impeccabilmente abbigliati in nero e rosso, una
falange macedone perfettamente organizzata
i cui membri, al termine di ogni “servizio”, non
mancano di ringraziarsi a vicenda sul loro
gruppo whatsapp, piccolo ma significativo segno dello spirito di collaborazione che anima
il gruppo. «Ricordatevi che chi va a visitare un
museo può anche dimenticarsi un’opera d’arte vista, ma non si dimenticherà mai del sorriso di una guida» ha detto loro Farida Simonetti nei giorni precedenti l’apertura del teatro. Il suggerimento della direttrice della Galleria nazionale di Palazzo Spinola, membro
della Fondazione che ha sovrinteso all’importante restauro insieme a Silvio Ferrari, Enrico Fantoni, Nicola Costa ed Elisabetta Caviglia, è diventato una guida per i volontari, che
assistono il pubblico con gentile attenzione.
C’è un altro gruppo di importanza essenziale per il rinnovato teatro ed è quello degli
“Amici del Teatro Sociale”, che non hanno mai
fatto mancare il loro sostegno, negli anni scorsi organizzando visite guidate durante le diverse fasi di ristrutturazione e oggi promuovendo i singoli spettacoli, ai quali partecipano in gruppi particolarmente numerosi, organizzando anche gli spostamenti in pullman
di chi viene dall’entroterra.
Anche se i numeri della stagione inaugurale sono incoraggianti, infatti (i primi nove
spettacoli in calendario sono stati visti da
3.448 spettatori con un incasso di oltre
70.000 euro) occorre ricordare che nemmeno
un teatro così favorevolmente accolto come
quello di Camogli può andare avanti senza
spettatori. Insomma, il teatro adesso c’è, quello che serve è l’abitudine a frequentarlo. Per
questo Maria de Barbieri ha scelto di proporre
un calendario molto vario, che possa interessare fasce di pubblico diverse, con spettacoli che vanno dal circo contemporaneo alla
prosa, senza dimenticare la musica, la comicità e perfino la divulgazione scientifica.
Uguale criterio la sta guidando in questi giorni, in cui è impegnata a selezionare gli spettacoli della stagione estiva, spesso andando
a vederli di persona in ogni parte d’Italia. Accanto a lei un’addetta stampa di provata abilità come Marzia Spanu, a cui si deve la grande visibilità che il teatro ha avuto finora sui
media nazionali, e un esperto di promozione teatrale come Gianni Masella, che si occupa
del sito www.teatrosocialecamogli.it e di
molta della comunicazione. Profondo conoscitore del mondo del teatro e attore lui stesso, è una miniera di informazioni sugli spettacoli ma anche sulle abitudini e i riti della
gente di teatro, come sa bene chi si è fermato qualche tempo con lui in botteghino.
Il prossimo appuntamento del Teatro Sociale Camogli sarà dedicato all’amore, nel periodo di San Valentino: venerdì 10 e sabato 11
febbraio Innamorati Opera Rock della compagnia Anathèma proporrà una rilettura giovane e contemporanea de “Gli innamorati” di
Goldoni. I primi cinquanta spettatori che si
presenteranno in coppia, potranno usufruire
di un biglietto in due.
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Dov’è finita
la Regina Madre?
DI GIUSEPPE ROSASCO
omodamente seduto su una poltrona in pelle di una delle salette liberty dell’hotel, Sebastiano Gaggini sfoglia visibilmente
compiaciuto l’ultimo numero della rivista “Portofino Kulm Magazine”. Una sua creazione, come lo è del resto tutto il complesso
alberghiero, che, strada di accesso compresa, ha caparbiamente voluto costruire sul promontorio, in un luogo isolato, elevato, con vista che spazia a oriente sul Tigullio e a occidente sul golfo di Genova.
Sessant’anni (ben portati), Gaggini è il classico tipo capace di padroneggiare perfettamente ogni situazione, impastato com’è di cocciutaggine montanara e di furbizia levantina.
Certo l’uomo è stato anche fortunato: originario del Canton Ticino, da giovane ha potuto osservare da vicino il successo del “Rigi
Kulm”, un albergo posto in cima ad una montagna, che dai suoi 1.792
metri di altezza fa da spartiacque tra il lago dei Quattro Cantoni e
il lago di Zug. Un punto straordinariamente panoramico, raggiunto
sin dal 1873 da due cremagliere, una in partenza da Vitznau e l’altra da Art-Goldau, che hanno determinato la fortuna dell’hotel come
luogo di vacanza privilegiato dell’alta borghesia internazionale. Siamo agli esordi della Belle Époque, la vita brillante nelle capitali europee, le enormi fortune accumulate dagli industriali e dai finanzieri.
Ma anche i repentini rovesci di fortuna.
Ne sa ben qualcosa lui stesso: fortunato operatore di Borsa a Parigi negli anni giovanili, nel 1888 Gaggini ha dovuto affrontare un
disastroso crack finanziario. Ne è uscito, con l’abilità e la spregiudicatezza che lo contraddistinguono, ammaccato ma indenne, e pieno di nuove idee. Trasferitosi in una villa di Polanesi, dove aveva abitato per alcuni anni Goffredo Mameli, durante lunghe gite sul promontorio di Portofino matura la decisione di buttarsi sul turismo, attività allora in piena espansione, e di realizzare qualcosa di simile
al “Rigi Kulm”, un luogo che sia al tempo stesso una meta alla moda
e un grande albergo.
Per realizzare il progetto occorrono denari, tanti denari, ma per
Gaggini money’s not the problem. Lo scoglio più grande è un altro.
Finita l’epoca dei grand tour aristocratici, le mete preferite dei ricchi turisti di fine ottocento sono le grandi città d’arte, per la loro evidente unicità. Al contrario le località di villeggiatura marina o montana, invernali o estive, devono affermarsi, conquistare i favori del
pubblico, attraverso opportuni servizi (alberghi, stazioni ferroviarie,
strade, funivie) e tanta pubblicità, o, come si diceva allora, réclame.
Figuriamoci quanto ciò fosse vero per una località isolata come il promontorio di Portofino. Ma con il rischio Gaggini sembra giocare a
rimpiattino. Così, nel 1903 investe parecchi soldi (molti a prestito)
per realizzare una strada di collegamento da Ruta sino al luogo dove
dovrà sorgere il suo resort. In soli otto mesi, impiegando 32 mila mine
e 350 operai al giorno, porta a termine i lavori. Seguono a ruota nel
1906 l’edificio del Grand Restaurant, in località Belvedere, e nel febbraio 1907 l’hotel Hermitage. Adotta uno slogan: La Suisse au sein
de la mer (la Svizzera in riva al mare); fonda una rivista, quella che
ora sta sfogliando, il “Portofino Kulm Magazine”; estende inviti al
bel mondo. Nel 1908 porta sin lassù Gabriele d’Annunzio (a Genova per la prima della sua tragedia “La nave”). Nelle intenzioni è un
invito ad una festa campestre o quasi, una “maggiolata”, per dirla
con il poeta. Si trasformerà, come prevedibile, in una godereccia “mangiolata”. Ma va bene così, tutta réclame.
C
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Al solo ricordo, un leggero sorriso illumina il volto di Gaggini. Ma
ora, in quel pomeriggio di martedì 14 dicembre 1909, le sue sensibili antenne sono ritte a captare gli umori o meglio i desideri di un
altro ospite, ben più importante e ben conosciuto: Margherita, l’irrequieta vedova di Umberto I e madre dell’attuale re Vittorio Emanuele III. Nel suo frenetico peregrinare per l’Italia, la Regina Madre
aveva voluto concedersi una nuova visita al Kulm. Questa volta era
giunta la sera precedente, accompagnata da un nutrito seguito di
dame, gentiluomini e servitori, intruppati su due capienti torpedo.
Il programma comprendeva una breve escursione sul promontorio.
E poi l’indomani, mercoledì mattina, partenza per Roma. Un midweekend di regale pubblicità, in buona sostanza. Ma che ore sono?
Gaggini cava fuori dal taschino il suo Girard-Perregaux d’oro: le tre
e mezza. Meglio farsi trovare, casualmente, bene inteso, nella hall
di ingresso. Puntuale come la malasorte, ecco invece farglisi incontro Bernardo Gilardi, il direttore dell’hotel
– Scusi, posso disturbarla? Sa, sono sorti problemi per il cenone di Capodanno...
– Non ora Gilardi. Ho altro per la testa.
– Ma sa, senza il suo parere, io non so...
Lui non sa, lui non sa… Il solito refrain. Scocciatore di professione,
ecco cos’è, però fidato, manovrabile e, suo modo, efficiente.
Un’ennesima furtiva occhiata allo scalone che conduce alle suite e
Gaggini intuisce, più che vedere, un movimento. Piantare in asso
il Gilardi e dirigersi da solo verso il ricevimento è un attimo. La Regina Madre, appesantita non poco dai suoi cinquantotto anni, scende sicura di sé, nel suo abbigliamento da escursionista (che sia quello che indossa nelle sue ascensioni al Monte Rosa?), circondata da
un piccolo entourage: la fedelissima marchesa Pes di Villamarina,
la contessa di Villamarina, il marchese Guiccioli. Il Gaggini si volta verso gli ospiti come fosse colto di sorpresa, quasi a giustificare
l’approccio banale:
– Sua Altezza, ha fatto un buon riposo?
– Oh, mio buon Gaggini, certo, come sempre. Ci tornerò quassù.
Lei ha fatto una scelta coraggiosa, ma azzeccata.
Un grazie appena sussurrato e un cenno, ma solo un cenno, di
riverenza.
Cartolina pubblicitaria dell’Hotel Portofino Kulm. (www.agenziabozzo.it)
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
La Regina Madre in visita al Kulm. (Archivio Riccardo Buelli)
RACCONTO LIBERAMENTE ISPIRATO
AD UN FATTO ACCADUTO REALMENTE
AL PORTOFINO KULM
– E dove intende recarsi questo pomeriggio, Maestà?
– Oh, qui vicino. Ieri sera mi parlava delle Pietre Strette. Può andar bene?
– Sì, una passeggiata, poco più di mezz’ora, in piano. Se permette l’accompagno io
all’inizio del sentiero.
***
Senza porre tempo in mezzo, la piccola comitiva si avvia chiacchierando lungo il breve tratto carrozzabile che, in leggera salita,
porta al Belvedere, l’elegante, costruzione liberty che ospita il ristorante del Kulm e da
dove si diparte la mulattiera per Pietre Strette. Colà giunti, salutata l’augusta comitiva,
Gaggini vira verso la palazzina, sale con insospettata agilità la scalinata di accesso, entra, guarda compiaciuto la fioritura di marmi, mosaici, affreschi, tappezzerie in seta, arredi in perfetto stile art déco, che impreziosiscono la vasta sala da pranzo.
Gli viene incontro il maitre, che lo accompagna in cucina, tra pentole e fornelli.
Tutto procede per il verso giusto: ingredienti di giornata e della migliore qualità, personale bene informato sui gusti degli illustri
ospiti. Con il capo-chef, si lascia perfino sfuggire qualche battuta salace sui gusti gastronomici di alcuni degli illustri ospiti. Quando
decide di far rientro in albergo, Gaggini, per
sfuggire agli agguati del Gilardi, taglia dritto verso la sua camera, attraversando il salone degli specchi deformanti, una bizzarria
che ha voluto per compiacere il lato infantile degli adulti, di tutti gli adulti, ricchi e nobili compresi.
– Da poco passate le cinque, Gaggini scen-
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
de nella hall di ingresso, cambiato di fresco,
per attendere il regale rientro. Il Gilardi sta
conversando con un ospite del seguito, Giovanni Lancia, costruttore di automobili,
guarda caso fornitore della Real Casa. Uno
scambio di pettegolezzi, più che altro, soprattutto sulla Regina Madre.
– Da non credersi, confida il Lancia, il suo
garage conta almeno sette vetture, uno
sproposito, oltre al “Condor”, una grossa torpedo trasformabile per il trasporto dei bagagli, e al “Cigno”, un omnibus con camera da letto e bagno. E pare che ancora non
le bastino!
Gaggini si avvicina sornione. Bel tipo quel
Lancia, invece di ringraziare... E il Gilardi a
dargli corda!
Tra una parola e l’altra, le ombre della sera
prevalgono sugli ultimi bagliori del crepuscolo. Con gesto automatico, Gaggini estrae
dal taschino il suo aureo Girard-Perregaux. Il
responso delle lancette è impietoso: le sei,
esatte. Cosa sta succedendo?
– Gilardi, organizzi subito una squadra,con lanterne, anzi no... due squadre, per
andare incontro a Sua Maestà. Una vada a
Pietre Strette, l’altra si rechi su al Paradiso,
il punto di osservazione in alto, poi torni assieme agli altri.
L’allarme si diffonde rapidamente tra il personale dell’albergo, il seguito reale, i pochi
ospiti e la confusione dilaga, come un’onda
tellurica. Gilardi avanza una proposta:
– Non potremmo mandare i Carabinieri
della scorta a Santa Margherita, per organizzare le ricerche?
Gaggini, di rimando: – Bravo, diamo fiato alle trombe! E poi lei dove lo va a trova-
re un altro lavoro? No, bisogna risolvere da
soli la questione. E se la Regina Madre fosse addirittura... meglio non pensarci. Che fine
farà il Kulm? E i soldi per creditori? Il carcere, ecco dove finirò. E tutto per colpa di una
caparbia escursionista di cinquantotto anni!
E gli altri del seguito? Dove sono finiti anch’essi?
Manco a dirlo, il ritorno delle lanterne non
porta luce. Suda freddo il Gaggini. Estrae ancora una volta dal taschino l’orologio, come
se volesse chiedergli aiuto: le 6 e 48, notte
fonda, ormai. No, non vuole, non deve cedere
al suggerimento del Gilardi, anche se è ben
conscio che probabilmente non c’è altro da
fare.
***
Gaggini si guarda attorno, forse per trovare
un’ispirazione sul da farsi. Nel generale trambusto, l’occhio gli cade su uno chauffeur, in
disparte, apparentemente impassibile. Lo
conosce, è Lorenzo Repetto di Camogli, da
tempo al servizio personale della Regina Madre. Proprio quella mattina lo ha visto conversare fitto fitto con lei. Che ne sappia qualcosa in più? Gaggini è diretto:
– Repetto, ha mica idea di dove sia finita
la Regina Madre?
– Non credo che la Regina Margherita si
sia persa sul monte.
– E cosa glielo fa credere?
– Stamane mi ha chiesto quanto tempo ci
voleva da qui per raggiungere a piedi Portofino mare. E si è fatta spiegare per filo e per
segno come arrivarci ...
– Era dunque quella la sua vera meta? E
partendo alle quattro... pazza.
– Ad ogni buon conto, avevano con sé le
torce elettriche, la regina e il suo seguito...
Gaggini guarda fisso negli occhi l’imperturbabile chauffeur. Costui lo sta prendendo
in giro oppure è stata la Regina Madre a prendere per il naso proprio lui, il giocatore di
Borsa?
– In quel mentre irrompe tutto affannato
il Gilardi, con un telegramma in mano.
– Lo hanno recapitato appena adesso dall’ufficio postale di Ruta. Posso aprilo?
– Vediamo se indovino: la Regina Madre
chiede di mandare un’auto a prenderla a Portofino mare...
Il Gilardi guarda incredulo il capo: lo shock
deve averlo fatto impazzire, non c’è altra spiegazione. Apre con mano tremante il foglietto. Legge. Sbianca in volto...
Rilegge. Le parole gli si bloccano in gola.
Volta il capo verso Gaggini che, compassato
come non mai, con tono vagamente canzonatorio lo esorta:
– Si sbrighi direttore, mandi l’auto! Il signor Repetto, è pronto. E per favore faccia
sparire quelle lanterne e basta chiacchiere. Fra
non molto la Regina Madre sarà qui e avrà
un bell’appetito...
Poi, dopo una pausa ben studiata, rivolto ancora al direttore: – Oggi è stata proprio
una magnifica giornata. Ne conviene, vero,
mio buon Gilardi?
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 7
PRESENTATI DALLA
MANUELINA AL FESTIVAL
DELLA CUCINA LIGURE
DI NERVI NEL 1961,
SONO OGGI UN PIATTO
MOLTO APPREZZATO
DI PINO SOLIMANO
i può parlare di “cucina di Recco” prima ancora che di cucina genovese? E poi
(argomento per la verità decisivo) la gastronomia locale ha ancora un significato
e un’attrazione nell’odierno mondo globalizzato, anche tra i fornelli? Queste domande mi sono venute spontanee alla mente leggendo alcuni articoli che ci ha gentilmente inviato Marco Povero, tratti dall’archivio di suo
nonno, il compianto Gianni Carbone, per lunghi anni patron del ristorante Manuelina. I ritagli di giornale si riferiscono in particolare
all’esordio pubblico dei “pansoti” (o “pansotti” che dir si voglia), fagotti di pasta ripieni
di verdure che si contraddistinguono per l’inconfondibile aspetto panciuto. La presentazione di questa specialità gastronomica da
parte del ristorante recchese ebbe luogo al Festival della cucina ligure che si tenne a Nervi dal 15 maggio al 7 giugno 1961. Nell’occasione il Secolo XIX li battezzò come un
“piatto curioso, costituito da ravioli rigorosamente magri riempiti con un miscuglio di
cinque erbe che non hanno cittadinanza negli orti comuni”. Come si vede, l’anonimo cronista avvalorava una discendenza per linea
diretta dai ravioli ai pansoti. Con qualche evidente ragione, ma anche con una certa dose
di superficialità. Proseguendo nella cronaca
il quotidiano elargisce infatti ai suoi lettori anche la preziosa ricetta: “I pansoti hanno un
ripieno di verdure, uova sode e formaggio grattuggiato. Dopo bolliti si condiscono con una
salsa fatta noci pestate in mortaio insieme ad
aglio, formaggio, cui si aggiunge la “priscinsoea”, ossia il latte cagliato diluita in olio.”
È proprio questa formula culinaria a sta-
S
Pansoti
bilire una cesura del gusto tra il raviolo classico e i moderni pansoti. A fare la differenza è infatti il ripieno, impasto di carne e verdure nei ravioli ed esclusiva miscela di erbe
spontanee dei nostri monti (preboggion)
nei pansoti, con prevalenza della borragine.
Una differenza sottolineata nell’abbinamento dei condimenti (prevalentemente “tocco”
di carne per i ravioli, esclusivamente salsa di
noci per i pansoti) e del vino, rosso robusto
per i primi e bianco, preferibilmente il Pigato di Albenga, per i secondi. Insomma, cibo
ricco il raviolo, povero, da quaresima, i pansoti, ma entrambi ineguagliabilmente e diversamente intriganti per il palato. Per non
dire del blasone: i ravioli discendono da antichi lombi (secondo la leggenda sarebbero
nati attorno al 1100 o giù di lì nella locanda
della famiglia Raviolo di Gavi) mentre i pansoti sono fìgli dei tempi nostri, conosciuti dal
grande pubblico come abbiamo visto a partire dagli anni sessanta del secolo scorso.
Se però, si cerca di indagare un po’ più a
fondo, le sorprese non mancano. Quadrati
di pasta contenenti un ripieno di carne o di
verdura sono conosciuti sin dai tempi più
Risparmiare con le energie rinnovabili grazie
alle nuove tecnologie. Chiedeteci un sopralluogo
e un preventivo gratuito.
L’invito è rivolto in particolare
a quanti non sono serviti dalla rete gas.
8 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
antichi e sono diffusi in diversi paesi come
la Germania, la Cina, il Giappone, perfino
la Thailandia. Personalmente, una trentina
di anni fa, mi è capitato di assaggiare in
Russia gustosi ravioli di verdura, presentati
come tipici piatti delle tradizioni contadine
locali. Quanto al famoso preboggion secondo alcuni autori bisognerebbe scomodare niente meno che il crociato Goffredo
di Buglione. Narra infatti la leggenda che
durante l’assedio di Gersusalemme, conquistata il 15 luglio 1099, i vassalli si diedero
da fare per preparare il rancio per lui (pro
Buglionis) e per la truppa raccogliendo qua
e là erbe spontanee (tra cui pare la stessa
borragine) destinate a far parte, adeguatamente bollite, del ripieno degli immancabili
quadrati di pasta. Ma non basta. Nella Vera
cuciniera genovese, un’opera di Emanuele
Rossi pubblicata a Genova nel 1865, nel
passare in rassegna i vari tipi di ravioli mai
si fa cenno ad un ripieno privo di carne.
Quanto alla salsa di noci il Rossi la suggerisce per “ogni sorta di lesso”, mentre l’“intingolo di noci” viene raccomandato per
condire lasagne, taglierini e gnocchi,
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ECCORECCO E GOLFO PARADISO
PREBOGGION
Preboggion (o prebuggiun) è
un termine della lingua ligure
che deriva probabilmente dal
verbo preboggî (in genovese),
che significa “pre-bollire”, in
senso culinario. A Sori il termine preboggion significa mescolanza. La parola è comunque tipica della sola provincia
genovese. Nelle foto. alcune
delle erbe che vengono raccolte per fare il ripieno dei
pansoti. Da sinistra, in ordine
orario: rattalegua, erba noxe,
ramponscio, spiassine, boraxe,
dente de can.
una recente storia
medioevale
ma,guarda caso, non i ravioli. Proseguendo in questa scorribanda
storica, si può addirittura scoprire che nella Guida Gastronomica
d’Italia, edita dal Touring Club Italiano nel 1931, e certamente più
attendibile delle leggende medioevali, uno dei vanti gastronomici
attribuiti a Rapallo sono proprio i “Pansoti cu a salsa de nuge”, ovvero, specifica il manuale, ravioli con salsa di noci. C’è da rimanere frastornati, a dir poco.
Rimane il fatto che è sempre difficile, per non dire impossibile,
rintracciare con sicurezza l’origine delle diverse specialità, perché in
fondo gli ingredienti sono sempre gli stessi e la fantasia dei locandieri del passato nulla aveva da invidiare agli odierni master chef.
Soltanto una certa gelosia professionale impediva una più ampia
diffusione di notizie sui “segreti” culinari delle diverse trattorie.
A ben guardare, storie contradditorie si possono ritrovare anche
per la focaccia col formaggio, le trofiette, i corzetti, ossia quei cibi
che assieme ai pansoti hanno costituito (e costituiscono) l’ossatura
del “made in Recco”, un primato corroborato da leggende antiche,
per non dire antichissime, tese ad avvalorarne esclusive origini
locali. Ma visto che la realtà è sempre (e forse inevitabilmente)
sfaccettata, più che la ricerca di una primogenitura storicamente
da dimostrare ha forse senso porsi un’altra domanda: perché mai
si è radicata proprio a Recco una tradizione di ristoratori che hanno
saputo portare ai massimi livelli l’arte gastrononica, a tal punto da
inverare localmente marchi di fabbrica diventati indiscussi come i
pansoti, la focaccia col formaggio, le trofie?
Si scoprirebbero così storie dimenticate ma ammirevoli di cuoche e di cuochi e di ristoratori dediti alla vocazione (ma sì, usiamo
pure questo termine impegnativo) di soddisfare il palato dei clienti
con soluzioni originali e di qualità, in una continua gara per
migliorare l’offerta gastronomica e per costruire, forse senza
saperlo, un brand legato al nome di Recco. Non stupisce pertanto
se nell’albo dei ricordi degli storici ristoranti recchesi (Alfredo, la
Baracchetta di Biagio, La Giara, Lino, Manuelina, Vittorio, Vitturin: non dimentichiamolo, il gruppo originario delle “Serate
gastronomiche recchesi”) fanno capolino star dello spettacolo,
campioni sportivi, uomini politici.
In conclusione, per tornare alle nostre domande iniziali, ha ancora senso parlare di “Recco capitale gastronomica della Liguria”
in questo nostra epoca globalizzata e consumistica? Se è vero che
la dimensione locale si sposa con la lentezza e la qualità mentre la
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
Gli articoli apparsi sul Secolo XIX del 19
maggio 1961, in cui i pansotti, qui con
due ‘t’, vengono descritti “cibo curioso”
(Archivio Gianni Carbone g.c.)
prospettiva globale è connaturata alla velocità e alla quantità,
è altrettanto vero che oggi è
sentito il bisogno di un radicamento più autentico con il proprio territorio, inteso nel suo
inestinguibile valore storico,
ambientale, culturale e, perché
no?, gastronomico. Proprio per
questo la vocazione culinaria di
Recco non deve costituire solo
un vanto del passato ma soprattutto un impegno per il futuro.
Ricordando, come diceva Federico Fellini, che è più facile essere fedeli ad un ristorante che
ad una donna.
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 9
AVVENTURA DUE GIOVANI INGEGNERI DEL GOLFO PARADISO ALLA SCOPERTA DELLE ANDE MERIDIONALI
Patagonia: i grandi spazi
A MARZO UNA SERATA
DI PROIEZIONI
Andrea e Massimiliano racconteranno la
loro avventura e presenteranno le foto e
i video girati in Patagonia. L’appuntamento, a ingresso libero, è in sala polivalente venerdì 3 marzo.
Foto grande: campo sullo Hielo Patagonico. A lato, il pin indica il campo base di El Chalten. Sotto: i due ragazzi in navigazione su un lago patagonico.
ANDREA PICASSO E MASSIMILIANO PASSALACQUA • Immense distese di ghiaccio e affascinanti montagne di granito ricoperte di neve.
Sicuramente questo il miglior modo di riassumere in poche parole
la Patagonia, ma sarebbe altresì riduttivo. Senza dubbio riduttivo perché lo Hielo Patagonico è il terzo ghiacciaio più grande del mondo,
preceduto, rispettivamente, da Antartide e Groenlandia. Inoltre le aguzze vette circostanti sono ricoperte di spettacolari, quanto insolite, formazioni di neve, rese possibili dalla combinazione di frequenti nevicate con forti venti. La Patagonia è infatti famosa per il suo clima
particolarmente ostile nei confronti di alpinisti ed escursionisti: frequenti ed imprevedibili cambiamenti meteo sono accompagnati da forti venti e
tempeste di neve. Forse sono queste alcune delle motivazioni che ci hanno alimentato in noi il desiderio di andare a
scoprire le bellezze di questa terra. Andrea Picasso di Recco, 22 anni e Massimiliano Passalacqua di Camogli, 23
anni, siamo due studenti di ingegneria,
cresciuti vedendo il mare tutte le mattine, ma che hanno maturato la passione
per l’alpinismo, i grandi spazi ed i paesaggi mozzafiato. Quale posto migliore
per sfogare questo desiderio di avventura
se non la Patagonia? Quando scaliamo
una montagna nelle Alpi abbiamo a disposizione molte informazioni, possiamo chiamare guide e gestori
dei rifugi per chiedere le condizioni; inoltre, quando abbiamo iniziato
a muovere i primi passi e percorrere le prime vie alpinistiche, abbiamo
sempre incontrato molta gente. In Patagonia anche alpinisti dilettanti
come noi riescono a vivere delle avventure che sulle Alpi sono riservate, in un certo senso, solamente ad alpinisti di punta che aprono nuove vie o percorrono itinerari di altissimo livello. La nostra spedizione non prevedeva difficoltà tecniche particolari, ma la complessità
era data dal meteo, dai problemi di orientamento e dall’isolamento. Le informazioni che siamo riusciti a reperire erano sommarie, abbiamo preparato l’itinerario a casa sulla cartina come accadeva una
volta. Il percorso è stato estremamente vario, quindi abbiamo dovuto
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trasportare molto materiale, sia ciaspole che ramponi, corda, materiale per procedere in sicurezza sul ghiacciaio, oltre a tenda e viveri per una otto giorni. Siamo partiti con uno zaino di quasi 25 kg,
nonostante le razioni di cibo liofilizzato e le poche barrette energetiche. Siamo partiti da El Chalten, paesino nella Patagonia argentina e qui siamo ritornati con un percorso ad anello che, salendo a Paso
Marconi, ci ha portato a camminare per tre giorni sullo Hielo Continental, per poi uscirne attraverso Paso del Viento. Abbiamo montato un campo al Circo de Los Altares – letteralmente il Cerchio degli Altari –, uno dei luoghi più affascinanti della Terra. In questo anfiteatro surreale da un lato svettano guglie di granito come il Cerro Torre (una
delle montagne più famose al mondo) ed
il Cerro Egger, dall’altro lo sguardo si perde nell’immensità della distesa di ghiaccio. Sicuramente una delle cose più
emozionanti è stare dentro la tenda, mangiare ed infilarsi nel sacco a pelo, godendo
di una vista incredibile e di così tanta solitudine: ci siamo sentiti in un’altra dimensione! I ritmi nello Hielo sono completamente diversi: la mattina appena svegliati e sciolta un po’ di neve bevevamo
un tè caldo con un paesaggio da cartolina. Ovviamente non sono mancate le avventure: abbiamo passato una giornata
bloccati da un intensa nevicata, camminato per ore sul ghiaccio sferzati da un vento a più di 80 km/h ma soprattutto abbiamo goduto
di cieli sereni e panorami incredibili. In seguito abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare tutte le emozioni, è come
se in quei giorni avessimo provato le sensazioni che non avevamo
provato in un anno. Per questo anche il rientro a casa è stato parte
integrante del viaggio. Soltanto rivedendo le foto, montando i video
e raccontando il viaggio a parenti ed amici ci siamo resi conto di come
questa esperienza ci abbia cambiato. Se siamo riusciti ad incuriosirvi con queste poche parole e scatti fotografici vi invitiamo a seguirci sul nostro canale YouTube dove sono pubblicati i video di questa spedizione e di tutte le nostre avventure sulle Alpi.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
PERSONAGGI CON LA SUA SCOMPARSA SE NE È ANDATO UN PEZZO DELLA NOSTRA VECCHIA RECCO
Addio Gianni Carbone
SANDRO PELLEGRINI • La notte del primo
giorno dell’anno si è portata via l’anima bella di Gianni Carbone, un recchelino vero, innamorato della sua città cui ha dato molto.
Anzi moltissimo. La città si è stretta attorno
alla sua bara, ai figli, a tutti i parenti e gli ha
tributato l’onore che meritava la sua persona.
Gianni Carbone è stato uno dei testimoni della recchelinità più vera e più impegnata, di
quella che ha contribuito fortemente negli anni
gloriosi della ricostruzione a dare un nome ed
una rinomanza a Recco e ne ha fatto conoscere il nome a mezzo mondo. Gianni Carbone ha coltivato nella sua lunga vita impegnata alcuni grandi Amori, quelli che meritano di venir scritti con la ‘A’ maiuscola.
Prima di tutto quello per la moglie Maria Rosa che lo ha preceduto tra gli angeli nella primavera del 2016. Poi un grande Amore per la numerosa schiera di figli, cinque femmine ed un maschio che ha amato con l’affetto di padre. Tre di loro lo hanno seguito nella strada professionale che lui ha percorso con
grande successo e dignità. L’altro grande
Amore di Gianni Carbone è stato quello per
il suo lavoro. Un lavoro che gli hanno portato
in dote la moglie e la cognata, figlie della famosa Manuelina, con un’osteria a San Rocco già nota nei primi anni del dopoguerra per
le sue semplici specialità della cucina locale: torte di riso e di verdure, trippa e bolliti,
qualche pesce, e naturalmente la focaccia col
formaggio che a Recco, si racconta, abbia avuto origini legate ai tempi delle scorrerie dei
pirati turchi.
Quando Gianni Carbone e la moglie decisero di trasferirsi da San Rocco verso il centro del paese, diedero vita ad un nuovo locale,
moderno ed elegante che in pochi anni divenne uno dei templi della gastronomia
non solo recchese e genovese, ma un simbolo
dell’intera gastronomia ligure, assurta nell’Olimpo della cucina italiana con i suoi piatti semplici, saporiti e sani. Quel locale ha ospitato gastronomi di fama, dibattiti sulla cucina genovese, giornalisti innamorati del ben
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
mangiare. In tal modo i fari di una pubblicità semplice e convinta ha portato la famosa
Manuelina di Recco nella corona dei più conosciuti e rinomati ristoranti italiani. Rammento il successo della sua presenza elegante
nei saloni delle navi Raffello e Michelangelo, gloria dell’Italia di Navigazione, a fare
un’enorme pubblicità alla cucina genovese
sulle tavole delle centinaia di persone che ancora compivano la traversata fra Genova e
New York sui transatlantici italiani. Gianni
Carbone ha partecipato a centinaia di serate in Liguria, in Italia, all’estero per preparare
e servire, per illustrare le eccellenze di un delle cucine regionali nazionali più conosciute
ed apprezzate. Da Recco per l’Italia e per il
mondo, amava dire, sicuro di dire una cosa
ovvia, generalmente riconosciuta. Successivamente è stato fra i primi ad aderire alla manifestazione delle Serate Gastronomiche Recchesi, che continuano ancor oggi a reclamizzare la tradizione della cucina recchese
con la partecipazione dei più noti ristoratori cittadini riuniti in un Consorzio. Di quell’associazione ha retto per qualche tempo la
presidenza. Non solo il lavoro impegnato, non
solo i successi legati ad una professionalità
che gli è stata riconosciuta universalmente.
L’impegno di Gianni Carbone per la città
dov’è nato si è manifestato in altri settori ed
in varie circostanze. Primo di tutti in quello
della militanza politica. Per lui, cattolico convinto e professante, presidente dell’Azione
Cattolica locale, è stato logico, nel dopoguerra,
aderire alla Democrazia Cristiana, il partito
che ha guidato la ricostruzione dell’Italia. Con
quel partito è stato dapprima consigliere comunale, poi assessore, ed infine sindaco di
Recco per tre anni seguendo la vita cittadina nel suo evolversi verso una modernità sovente confusa.
Immediatamente dopo, con il prestigio della sua persona, con le amicizie intessute, ed
anche con le sue finanze, ha retto per alcuni anni come Presidente le sorti della Pro Recco Nuoto e Pallanuoto che stava attraversando
un periodo opaco. L’intervento di Carbone ha
garantito la sopravvivenza della squadra
dai colori bianco-azzurri, nuovi successi ai
suoi atleti, il mantenimento della monumentale piscina già nota come l’“Università
della pallanuoto italiana.” È stato tra i più
appassionati sosteniti dell’Ardiciocca, l’Associazione che si propone la difesa e la diffusione delle più antiche tradizioni cittadine
scrivendo sul suo bollettino numerosi articoli
che hanno ricordato vari aspetti della vecchia
Recco che continua a vivere nella memoria
dei più anziani con la speranza di non perdere i punti forti di una cultura che sa di terra e di mare.
Gianni Carbone è sempre stato curioso, attento, ed ha seguito la vita recchese in ogni
sua manifestazione, ad iniziare dalla vita delle tante Associazioni che ne animano la vita,
ad iniziare dai Quartieri e dalla P.A.Croce Verde. Magari in silenzio, ma sempre partecipe
in tanti modi.
Quest’insegnamento di impegno, di Amore e di passione cittadina costituisce il monumento alla sua persona e l’eredità destinata
a perpetuarsi tra i giovani ed i recchelini di
oggi e di domani. Onore a Gianni Carbone!
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 11
MEMORIE NEL LIBRO DELLA BERTOLOTTI L’INTRECCIO TRA LE VICENDE PERSONALI E LA STORIA DEL PAESE
Recco, una famiglia qualunque
Nella prima e nell’ultima foto, Aldo Adriani in tenuta da aviatore. Al centro, l’imponente corteo funebre sulla via Aurelia in prossimità del cimitero cittadino.
RICCARDO FERRARINI FINETTI • Elisabetta
Bertolotti, autrice del libro Una famiglia qualunque, riporta alla luce con il suo racconto
un capitolo importante delle sue radici recchesi che, come spesso accade nelle piccole
comunità, coincide con un pezzo di Storia del
paese ancora tutta da raccontare.
Con uno stile sciolto e la narrazione interrotta da qualche dialogo, trascinato dall’onda di ricordi rimbalzati
di bocca in bocca per generazioni, l’autrice ci riporta ai
fatti accaduti nei primi giorni di aprile dell’anno 1936,
data che per la maggioranza
dei cittadini recchesi, nulla riporta a una prima memoria.
Il giovane concittadino e
aviatore di spicco Aldo Adriani, nato in Recco il 22 settembre 1917 in Via Biagio Assereto 2, in un edificio tutt’ora
esistente, dopo il corso di addestramento a Grottaglie viene trasferito alla base degli idrovolanti di Portorose, in Istria; un bel salto dal Mar Ligure
all’Alto Adriatico dopo la breve permanenza
in Puglia. Pochi mesi dopo, mentre con il suo
aereo compie alcuni giri sopra il porto di Pa-
12 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
renzo, il motore si arresta e l’aero precipita.
È il 1° aprile 1936.
A seguito di questo tragico evento, si tennero per Aldo Adriani due grandi celebrazioni
funebri, una in Parenzo e l’altra in Recco; qui,
per usare le parole dell’ing. Andrea Ognio,
«un corteo che incarnava e rappresentava costumi e usanze della realtà del tempo accompagnò il feretro del defunto dal ponte di
San Nicola alla Parrocchia e da
lì al camposanto», dove tutt’ora
il giovane Aldo riposa.
La famiglia Adriani, il cui
capo famiglia si chiamava
Adriano, come racconta l’autrice, proviene dalla città di Verona e instaura prima in Genova e successivamente in Recco la propria dimora, unendosi con una famiglia di Crocefieschi, i Tabacco, già presente a Recco da diversi anni.
La fragile memoria di Aldo
Adriani, che per l’autrice rappresenterebbe lo
zio materno, ha scatenato una serie di ricerche che ha riportato alla luce memorie e
testimonianze da parte dei membri più anziani della comunità recchese odierna e
che, grazie alle fotografie sopravvissute di Fer-
raris e Razeto, ha completato il panorama storico degli avvenimenti.
La ricerca su Aldo Adriani è nel libro il fulcro di un più ampia ricerca che l’autrice ha
compiuto e che l’ha portata da Recco a Verona e da Pallazuolo (in provincia di Firenze) a Parenzo d’Istria, compiendo così un
viaggio indietro in un tempo in cui l’Italia
stessa si presentava completamente diversa
e per certi versi, a noi estranea.
È meritevole di menzione la notizia che la
comunità di Parenzo abbia eretto un cippo
commemorativo completato da un pannello
con indicazioni storiche sulla memoria dei fatti occorsi ad Aldo Adriani.
Il libro di Elisabetta Bertolotti può essere
anche di spunto per approfondire eventi storici quali l’esodo istriano e lo stesso corpo militare degli autieri di Adriani, ma anche per
conoscere imprese più recenti compiute dal
figlio di un nostro concittadino come l’esplorazione dell’Antartide.
Una saga famigliare ricca e semplice che
merita senza alcun dubbio una lettura oltre
che per piacere anche per rinfrescare la memoria cittadina spesso opacizzata dalla frenesia quotidiana.
Il libro è in vendita presso la Libreria Capurro.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
RICORDI DALLE PRIME BRACCIATE FINO AL RAGGIUNGIMENTO DELLA DIGA. E POI IL PINGUINO DA PERUZZI
Quelle estati a Punta Sant’Anna
LUCIO NARDI • Era l’estate del 1959, qualche
settimana prima che iniziasse il mito del “Settebello” della pallanuoto recchelina, con la vittoria del primo scudetto a Trieste, ed io, ragazzino, andavo, accompagnato da mia nonna, ai corsi di nuoto che si tenevano a Punta Sant’Anna. Ricordo la fatica che facevo per
andare da salita Liceto, dove abitavo, fino allo
Stadio del Nuoto, a piedi andata e ritorno, sotto il sole cocente del mese di luglio, calzando dei sandali in cuoio che mi facevano venire le “ciocche” nei piedi. Mia nonna, temprata dai sacrifici della vita, era poco propensa
ad ascoltare le mie lamentele. Gli uomini veri
non si lamentano mai, diceva. E imperterrita proseguiva per la sua strada senza degnarmi
più di tanto.
Questo succedeva tutti i santi giorni che
si andava alla Punta. Un “calvario” mitigato
dal fatto che una volta in acqua tutto passava e quando uscivo c’era la focaccia di
Moltedo, vera prelibatezza, che ogni giorno
acquistava nel vecchio negozio in via Roma. Il ritorno a casa era addolcito dal Pinguino o dalla coppetta gelato del Bar Ristorante Peruzzi (poi Ristorante 4 Vele, oggi
e.vent Beach), ma solo se mi fossi comportato bene. L’uscita dal mare era una tragedia. Più di una volta doveva tuffarsi e venirmi a recuperare con le cattive. Ma anche
quando lo facevo spontaneamente, casi rarissimi, la mia vestizione durava un’eternità. Adoravo troppo il mare e non me ne sarei mai andato. Oh intendiamoci, ero in
buona compagnia perché non è che gli altri
bambini fossero diversi da me. Ricordo che
ai corsi di nuoto ero il più piccolo in assoluto. Troppo piccolo per partecipare. Solo
grazie all’insistenza e la caparbietà di mia
nonna, e al fatto che ero in grado di stare a
galla da solo, fui aggregato agli altri bambini pi grandi. Avevo uno stile “a cagnolino”,
che avevo imparato solo qualche settimana
prima, sotto il Club Vela e Motore, dove esisteva un belvedere a picco sul mare.
Un ricordo incancellabile, dove una pedata galeotta, assestata dove non batte il so-
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
le, mise fine ai miei dubbi se buttarmi o meno e poi cercare di rimanere a galla. Il terrore e la paura di annegare mi fecero mulinare gambe e braccia ad una velocità tale da
non farmi inabissare immediatamente. Poi
due braccia forti e robuste mi presero in
consegna e mi portarono a riva. Erano quelle del mai dimenticato Ivo Manuelli. La balzana idea della pedata era invece opera di
mia nonna che vedeva in questa iniziazione
brutale e primitiva, pratica non inusuale per
quei tempi, l’unico modo per imparare subito a nuotare senza tante storie.
Dopo tantissimi anni, non ho ricordi proprio nitidi dello “Stadio del nuoto”. Mi torna alla mente la tenda che allestiva mia
nonna per ripararsi dal sole, legando gli
asciugamani alla rete di recinzione che divideva il pubblico dallo specchio acqueo, la
moltitudine di ragazzini che frequentavano
i corsi, le mamme e le nonne che li aspettavano sui gradoni, il pallone in cuoio pesante e scivoloso che utilizzavano i pallanuotisti della Pro Recco, le corse di noi bambini
sugli scogli con gambe e piedi a rischio tagli e sbucciature.
Dei corsi di nuoto ricordo le boccate d’acqua che prendevo quando il mare era un po’
increspato, le gambe “a truggio” invocate a
squarciagola dall’istruttore, gli “affondamenti”, con relativa bevuta, che mi facevano i
più grandi quando non mi comportavo a do-
vere. Poi, finita la lezione di nuoto si rimaneva con gli amici andando a caccia di granchi o di ricci di mare. Solo imparando ad andare sott’acqua con gli occhi aperti era possibile catturarli. Ricordo il bruciore del salino negli occhi, ma anche la grande soddisfazione di essere riuscito a tenerli aperti.
Sono cose che oggi fanno sorridere ma allora, per noi bambini, erano motivo d’orgoglio
perché ci facevano sentire più grandi.
L’alternativa per imparare a nuotare era il
fai da te sotto l’occhio vigile di un adulto capace. Una serie di step dovevano essere superati prima di essere in grado di saper nuotare. Il primo era raggiungere le boe di attracco nel tratto di mare tra la diga e la
spiaggia. Il secondo era raggiungere la “zattera” dei Bagni Enotrio (oggi Lido). Il terzo,
la meta agognata da tutti i principianti, era
raggiungere da soli la diga. Quella era la
consapevolezza di saper nuotare, essere indipendenti, abbandonare l’umiliante salvagente e tranquillizzare mamme e nonne. Seguiva poi la specializzazione in tuffi che iniziava con il trampolino su ruote dell’Enotrio
per proseguire con lo scoglio più alto della
vecchia diga. La laurea in tuffi la ottenevi
solo se avevi il coraggio di buttarti dallo scoglio della Madonnetta in Ciappea. Pochissimi riuscivano a farlo di testa perché ci volevano, e ci vogliono tuttora tanto fegato, attributi eccezionali e tanta, ma tanta pazzia!
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 13
URBANISTICA DA TEMPO SI FA SENTIRE L’ESIGENZA DI UNA PASSERELLA INTERMEDIA SUL TORRENTE
Un collegamento tra le sponde
SANDRO PELLEGRINI • Un vecchio caso che
il maltempo di questi giorni ha fatto tornare d’attualità, anche per i “mugugni” sollevati da mamme e da persone anziane è quello della mancanza di un collegamento stradale diretto fra il centro della centrale via
Roma ed il quartiere degli “Orti” come lo conoscono i vecchi recchelini. Quello dove c’è
uno scheletro d’Ospedale e dove ci sono le
Scuole, tutte le scuole, da quelle materne al
liceo con l’aggiunta di una serie di negozi
molto frequentati, di bar, di panetterie. Quella zona si può raggiungere a piedi dall’altra
parte di Recco o passando sul ponte che attraversa il torrente Recco all’altezza del Santuario della Madonna del Suffragio o sul tratto di copertura del medesimo torrente Recco adibito a posteggio centrale... a pagamento.
Un percorso abbastanza lungo, se fatto a
piedi, fatto di un su e giù che diventa fastidioso nelle giornate di pioggia, di vento e di
freddo. Per le ragioni opposte nella stagione
calda quando il sole avvampa e fa molto caldo. Da parte di alcune persone anziane e di
giovani genitori è stato segnalato questo inconveniente con una piccola osservazione aggiunta. Che suona: «Ma non si potrebbe costruire una passerella pedonale che attraversi
il torrente Recco all’altezza dell’incrocio di via
Speroni? A metà strada fra il ponte della Madonna e il tratto di copertura del torrente Recco, tanto per capirci?»
Osservazione legittima, giusta e meritevole
di attenzione almeno giornalistica. Forse
14 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
La passerella provvisoria del 2006 in via Trieste.
non molti rammentano come alcuni anni fa,
ancora nel passato Millennio, nel corso di una
delle due visite ufficiali che si scambiano le
Amministrazioni comunali di Ponte di Legno
e Recco il sindaco della città gemellata propose al sindaco di Recco dell’epoca un bellissimo dono – ripeto, un regalo – costituito
da un ponte o passerella di legno destinato
a venir posto proprio all’incrocio di via Speroni a scavalcare le acque del torrente Recco quando ci sono, se no le ghiaie bianche
a torrente secco. Insomma, un ponte di legno
donato dal Comune di Ponte di Legno sulle
Alpi bresciane, gemellato da oltre mezzo secolo con Recco.
Bè, incredibile ma vero, gli Amministratori di quel sobborgo di Vienna o di Parigi che
è Recco, con Amministratori che hanno lo stile di Maria Teresa o di Luigi XIV, rifiutarono
il dono e se ne sono poi allegramente dimenticati. Ma non l’hanno nemmeno mai ripreso quando si è parlato di costruire nel medesimo sito un vero viadotto stradale, utilizzabile anche dalle automobili, e neppure
hanno preso in considerazione l’idea di sostituire la passerella in legno con una in travi d’acciaio o in alluminio, oppure con tre liane… Si fa per dire e per sorridere amaro, anche se il problema di un attraversamento almeno pedonale per accompagnare i ragazzi
a scuola o per andare a fare una visita agli
ambulatori del “vecchio” Sant’Antonio è
vero, reale e sentito. Noi lo segnaliamo con
in aggiunta il ricordo di un bel gesto, di un
bel dono, lasciato cadere, non si comprende
perché. Anche perché piogge, vento e freddo e giornate calde continuano a presentarsi puntualmente ogni anno, sia che ci piaccia sia che non ci piaccia.
Siamo tutti più o meno inefficienti, siamo
tutti soggetti a sbagliare almeno sette volte
al giorno, come ci ricorda un testo vecchio
di circa duemila anni fa e sempre attuale. Solo
che i nostri errori e le nostre dimenticanze
hanno scarso rilievo, in genere, ed hanno
scarse conseguenze. Non così quelli di quanti gestiscono grandi responsabilità i cui errori
e le cui dimentianze possono causare grossi guai anche ad altre persone del tutto innocenti. Ci sono quindi da considerare anche
gli errori dei Pubblici Amministratori e le loro
dimenticanze, i cui effetti negativi si rovesciano sui loro amministrati.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
news
GENNAIO-FEBBRAIO 2017
CROCE VERDE RECCO
| Via Milite Ignoto 17 | Tel. 0185.74234 | www.croceverderecco.it |
Primo Soccorso a scuola
A scuola di Primo Soccorso
Anche quest’anno la nostra Croce
Verde è in prima fila per realizzare il programma regionale sull’insegnamento ai
giovani delle scuole dei comuni di Avegno,
Camogli, Recco e Uscio le nozioni basilari
sul soccorso e le più importanti manovre
salvavita.
Rispetto agli anni precedenti, per l’anno
scolastico 2016/17 il programma prevede
una prima informativa agli insegnanti. Informativa che dovrà essere successivamente da loro trasmessa ai discenti prima
che gli stessi incontrino i militi della Croce Verde incaricati di svolgere la parte pratica con l’ausilio di apposite attrezzature
e manichini.
La gestione del Programma Regionale è affidata a Enti formatori accreditati, tra cui
l’ANPAS (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), i quali operano attraverso istruttori appositamente abilitati.
La Croce Verde Recco dispone di due militi certificati dall’Anpas che sono a disposizione per incontrare gli insegnanti
designati dalle scuole di quattro comuni
che hanno aderito al progetto regionale,
e che sono state a noi assegnate, comprendenti la Scuola Primaria (Avegno, Ca-
Immagini di incontri al Liceo tenutisi negli anni scorsi.
mogli, Recco e Uscio), del Liceo Nicoloso di Recco, dell’Istituto Professionale
Marco Polo e dell’Istituto Nautico di Camogli.
Nel contesto della Legge di riforma sulla “Buona Scuola”, alla nostra P.A. è stato inoltre richiesto dalla Preside del nostro Liceo di effettuare una giornata agli
studenti delle classi terze trattando, come
lo scorso anno, due argomenti principa-
Numero unico 112: attivo
da febbraio anche a Genova
Come anticipato sullo scorso numero,
dopo Lombardia e città di Roma, anche in
Liguria verrà attivato nel mese di febbraio
il NUE - Numero unico di emergenza
112, servizio condiviso a livello europeo che consentirà una gestione più adeguata delle chiamate
di emergenza.
In caso di bisogno, i cittadini
dovranno fare riferimento al
numero 112 regionale. Gli operatori, dopo aver localizzato il
chiamante tramite un sistema automatico e inquadrato la sua necessità, smisteranno la comunicazione ai soggetti localmente competenti: soccorsi sanitari, carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Le tele-
fonate ai contatti usuali 113, 115, 118 verranno comunque indirizzate al Numero
Unico di Emergenza 112.
Tra i principali vantaggi riscontrati
nei contesti italiani ed europei
dove il servizio è attivo, si evidenziano l’abbattimento delle
segnalazioni, possibile grazie ai
filtri e al corretto smistamento
dei contatti, e la tempestività
degli interventi.
La Regione Liguria ha scelto di posizionare la Centrale Unica di Risposta (CUR) in una struttura all’interno dell’ospedale San Martino di Genova in ragione dei numerosi vantaggi che questa soluzione permette: presenza h24 per 365 gior-
li: “La Rianimazione Cardiopolmonare”
e “Nozioni sul Soccorso in Mare”.
Anche in questo caso l’incarico è affidato
a militi esperti che avranno il compito di
accompagnare gli studenti nel percorso conoscitivo all’interno di argomenti particolarmente utili e formativi per la loro età.
Cogliamo l’occasione per ringraziare gli
istruttori e i militi per la preziosa collaG.R.
borazione.
ASSEMBLEA
SOCI
Domenica 26 marzo
Assemblea Ordinaria
della Croce Verde.
Tutti i Soci sono invitati
a partecipare.
ni all’anno di supporto tecnico, logistico, amministrativo e utilizzo di tecnologia avanzata.
Per svolgere questa attività sono stati assunti
circa quaranta operatori, che hanno seguito un percorso formativo presso l’Azienda
Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia.
Tombolata, tutta Recco presente
SERATA INFORMATIVA
SU MALATTIE INFETTIVE
Venerdì 20 gennaio si è tenuta in sede
uan serata informativa per i Militi
sulla gestione extraospedaliera delle malattie infettive. Il dott. Mattia
Bixio ha informato
sui rischi e sui
comportamenti da
adottare in caso di soccorso e trasporto di pazienti con malattie infettive.
Un appuntamento ormai tradizionale. La tombolata organizzata dalla Croce Verde alla vigile dell’Epifania è diventata un appuntamento fisso per molti recchesi, che anche quest’anno, la sera del 5 gennaio, si sono ritrovati nella palestra delle scuole medie per
trascorrere in compagnia una serata all’insegna del divertimento. Molti i premi distribuitio, grazie alla generosità dei commercianti recchesi (e non) che rispondono sempre positivamente quando a chiedere è la Croce Verde. Si è svolta anche la tombola dei bambini,c
he hanno ricevuto i premi direttamente dalla Befana, entrata in scena su un monopattino.
Cena sociale e scambio auguri
Una piacevole serata la cena sociale che si è tenuta presso il Ristorante “La Baita” di Collodari lo scorso 7 dicembre. Menù invitante, tanta allegria e la solita nutrita partecipazione di Militi, Soci e simpatizzanti. Nelle foto di Pasquale Valente, alcuni dei partecipanti.
FARMACI INUTILIZZATI
CERCASI
I cittadini che avessero in casa farmaci non scaduti e materiale sanitario (garze, flaconaggio,
pannoloni, ecc.) che non utilizzano più, possono portarli nella sede della Croce Verde, tutti i
lunedì (escluso festivi) dalle ore 14.30 alle ore
15.30, dove saranno ritirati da personale della
Gigi Ghirotti. Si ricorda che possano essere riutilizzati solo i farmaci contenuti in confezioni integre. I farmaci saranno controllati da un farmacista che opera nell’Associazione per la verifica della loro scadenza e per lo stato di buona conservazione.
DONATORI
SANGUE
Pronto Soccorso in azienda
La Croce Verde organizza i corsi previsti dalla Legge 81/2008
L’articolo 15 del D.Lgs. 626/94 (sulla sicurezza negli ambienti di lavoro) dispone che il Datore di Lavoro:
- deve prendere i provvedimenti necessari in materia di pronto soccorso e di
assistenza medica di emergenza, stabilendo i rapporti con i servizi esterni
anche per il trasporto dei lavoratori infortunati;
- deve designare uno o più lavoratori incaricati dell’attuazione del pronto
soccorso.
Informazioni al numero 0185.721037
Nelle mattine dei primi
tre venerdì del mese,
presso la nostra sede
di via Milite Ignoto,
un’autoemoteca AVIS
è presente con il personale
medico per le donazioni, con
inizio alle ore 7.30.
Info: 0185.721037
SPORT INAUGURATA LA NUOVA STRUTTURA. L’IPOTESI DI CREARE UN CENTRO SPORTIVO POLIFUNZIONALE
Tutto nuovo il campo a San Rocco
BRUNO SCARONI PRESIDENTE ASD GOLFO
PARADISO PRO RECCO CAMOGLI AVEGNO •
Inaugurato lo scorso 23 dicembre il nuovo
campo di calcio in erba sintetica di San Rocco di Recco.
Sono intervenuti tre Sindaci del comprensorio Golfo Paradiso: Capurro Dario
Sindaco di Recco, Pippo Maggioni che rappresentava Olivari Francesco Sindaco di Camogli e Canevello Franco Sindaco di Avegno.
Erano presenti: Ivaldi Giulio neo Presidente
della FIGC Liguria, Buccilli Gian Luca, Gandolfo Carlo, Grazioli Valentina, Peragallo Caterina, Badalini Paolo e da me personalmente
invitat il Presidente della Fondazione del Teatro Sociale di Camogli Ferrari Silvio.
Nella mia introduzione mi sono scusato
con i presenti per il “ritardo” di 10 e più anni
per la realizzazione dovuti a meri campanilismi ed anche dei 3 mesi di ritardo rispetto
alle previsioni dovute al downburst che ha divelto la copertura della tribuna e danneggiato
seriamente le gradinate e qualche intoppo burocratico di troppo.
Ma non tutto il male viene per nuocere:
tutto questo ha fatto si che siano coincise due
date e due eventi molto importanti per il comprensorio: l’inaugurazione del Teatro Sociale di Camogli dopo oltre quarant’anni di inattività grazie alla costanza e determinazione
di Silvio Ferrari ed appunto il nuovo impianto
sportivo, un binomio cultura e sport che da
sempre sono la carta in più e vincente di sana
socialità.
Un sogno inseguito da anni si è realizzato: due strutture a disposizione dei giovani
(e meno giovani), per la cultura, il tempo libero, lo sport e la scuola. Se vogliamo che i
giovani rimangano in questo splendido paese che è l’Italia bisogna creare in primis il lavoro, ma anche svago e divertimento e la cultura e lo sport sono tutto questo.
Un anno fa ci eravamo presi l’impegno sulla passeggiata a mare di Recco in occasione
dello spettacolo dei Buio Pesto di realizzare
il tutto ed ho colto una punta di scetticismo:
l’ennesimo caccia balle, ma ci siamo riusci-
ti grazie anche all’opera insostituibile di tutti i volontari.
Quello che vedete oggi realizzato è anche
merito di quelle persone (Presidenti, Componenti dei Direttivi, Soci) che ci hanno preceduti in questi 100 e più anni che sarebbe
lungo elencare con il rischio di dimenticarne qualcuno ma idealmente presenti insieme
a noi.
L’impegno finanziario è stato di quasi
1.000.000 di Euro ed è stato possibile anche
grazie al contributo della famiglia Durio/Trani e di diversi sponsor. Il lavoro è stato affidato e realizzato anche da imprese e tecnici
locali.
Purtroppo il recente fortunale oltre a rallentare la realizzazione ha fatto lievitare i
costi di un 10% che è fisiologico in quasi
tutti i lavori ma 100.000 euro sono sempre
una bella cifra da trovare ed è per questo
che chiediamo ancora il contributo di tutti effettuando bonifici su Banca Prossima
(IBAN IT27S0335901600100000136679 intestato ASD Golfo Paradiso Pro Recco Camogli
Avegno).
Piange il cuore quando si chiedono contributi per simili opere e Regione, Figc, Coni
ti dicono che è tutto stupendo che idealmente
BIGLIETTI DA VISITA
LOCANDINE
PIEGHEVOLI
OPUSCOLI
Via XX Settembre 34 - Recco
VOLANTINI
tel 0185.723961
MANIFESTI
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
approvano l’operato e concordano con le tue
iniziative ma non ci sono risorse forse se solo
una piccola percentuale delle cessioni ed ingaggi dei mega giocatori andasse in un fondo all’uopo costituito si potrebbero fare impianti per venire incontro alle esigenze dei
giovani.
La realizzazione è stata possibile grazie
agli intenti comprensoriali dei Comuni (così
come è avvenuto per il Teatro Sociale),
quando si superano i campanilismi si ottengono sempre importanti risultati e non solo,
quando più Comuni si mettono insieme
possono chiedere ed ottenere Fondi Regionali
Europei per lo Sport, come hanno fatto
Chiavari/Cogorno e Leivi che hanno ottenuto
il riconoscimento di Comunità Europea dello Sport.
L’area che vedete intorno ad una parte del
campo sportivo può essere utilizzata per realizzare un Centro Sportivo Polifunzionale
Comprensoriale con la costruzione di altri
campetti, di un palazzetto dello Sport, di impianti per altre discipline sportive ed è per
questo che invito chi ha il potere decisionale all’acquisto dell’intera area, raccogliere il
testimone e prendere decisioni per proseguire
quello che fino ad oggi è stato fatto.
ARCHIVIAZIONE
CARTELLONISTICA
EDITING TESTI
IMPAGINAZIONE
SCANSIONI
INFOGRAFICA
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 17
ALMANACCO
Scrivete a [email protected] - Le e-mail anonime saranno cestinate.
PASSEGGIATA DI LEVANTE
FINITA ENTRO IL 2017
L’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Rotunno ha annunciato che
entro l’anno barcasilo e passeggiata
“dei frati” saranno terminati. Recentemente maestranze comunali hanno
provveduto a montare le sedute in legno sui bordi delle aiuole. I lavori per
rifinire completamente la passeggiata che corre sotto il muraglione “dei
frati” saranno appaltati all’esterno.
E L’ENEL SPOSTÒ
IL CASSETTO SPORGENTE
“Chi la dura, la vince”. Così un pensionato recchese, armatosi di tanta pazienza, dopo ripetute telefonate e segnalazioni “agli enti preposti”, è riuscito a far spostare un cassetto dell’Enel che gli operai, molto distrattamente, avevano malamente posizionato in via Speroni, tanto da impedire
il passaggio sul marciapiede. Nelle
foto, la situazione prima e dopo.
LA PRO LOCO USCIO
HA UNA NUOVA SEDE
MARCO PASTONESI A RECCO PRESENTA
IL SUO LIBRO SU JONAH LOMU
È stata un grande successo la presentazione dell’ultimo libro, dedicato a Jonah Lomu, di Marco Pastonesi a Recco, presso la libreria Capurro. Hanno partecipato all’evento anche diversi atleti di Pro Recco Rugby
e Pro Recco Waterpolo e il gigantesco Ivovic e il piccolo Villagra hanno avuto anche un
ruolo da protagonisti, coinvolti dall’autore in domande e paragoni tra le relative discipline.
Il pubblico ha risposto molto
bene, partecipando numeroso e
godendosi le grandi capacità di
narratore di Pastonesi e un’atmosfera allegra e carica di passione sportiva.
(c.s. Emy Forlani)
LAVORI PUBBLICI
SU TUTTO IL TERRITORIO
Il Comune di Recco ha previsto
l’asfaltatura di via Rebora (lavori
già in corso), via Garibaldi, via Fieschi, via delle Torri, via Ponte di Legno e via Alpini d’Italia. Sotto la passeggiata di Punta Sant’Anna, in accordo con Iren, è prevista la sostituzione integrale di tutta la rete di acque bianche e nere, stazione di pompaggio compresa. A fine lavori si
provvederà al rifacimento integrale
della pavimentazione e degli arredi.
18 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
Nuova sede in via Roma 8 per la Pro
Loco di Uscio. Grande soddisfazione
per la presidente, Bruna Terrile (nella foto), in carica dal 2007, che da 8
anni è presidente Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) Liguria e da
poco consigliere nazionale. All’inaugurazione erano presenti il sindaco di Uscio
Giuseppe Garbarino, quello di Avegno
Franco Canevello e rappresentanti Unpli.
A S. ROCCO BENEDIZIONE
DEGLI ANIMALI
Domenica 22 gennaio, presso la parrocchia di San Rocco, come da tradizione in occasione della festa di Sant’Antonio abate, il parroco don Antonio Servetto ha benedetto gli animali, consegnando ad ogni proprietario
un piccolo ricordo. Molti gli animali da
compagnia, ma anche da cortile. A termine della Messa è avvenuta la distribuzione del pane del santo di Padova.
PRO RECCO JUDO
ANCORA PRIMA IN LIGURIA
Ai campionati regionali 2016 tenutisi a
Manesseno, la Pro Recco Judo si conferma come la prima società in Liguria
per il terzo anno consecutivo. Con 276
punti conquistati grazie a 16 medaglie
d’oro, 8 d’argento e 6 di bronzo la Pro
Recco Judo è salita sul gradino più alto
del podio. Premiati anche gli atleti che
hanno conseguito importanti risultati a
livello nazionale.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
ALMANACCO
INCENDI: IL TRAFFICO
IN TILT SULLE STATALI
TRECENTO GIOCATTOLI
PER LA BAND DEGLI ORSI
L’interruzione del traffico sull’A-12 nei
due sensi di marcia tra Nervi e Recco,
il 16 e il 17 gennaio scorsi, ha causato una coda chilometrica con centinaia
di mezzi bloccati. Il centro di Recco è
letteralmente andato in tilt, dovendo
far fronte a un traffico insopportabile
per le nostra strade. Tuttavia, un
maggior coordinamento tra gli Enti
preposti alla cirolazione stradale e tra
le Amministrazioni locali avrebbe forse potuto ridurre i disagi.
Iniziativa benefica del Comitato di Quartiere di Piazzale Olimpia. Nel corso dello scambio degli Auguri di Natale, organizzato come gli anni precedenti nel
pomeriggio della vigilia, sono stati raccolti oltre 300 giocattoli donati dai più
piccoli. Puliti e messi in ordine, sono stati consegnati all’associazione “La Band
degli Orsi”, che li donerà ai piccoli ospiti dell’ospedale Gaslini.
CHIESA DELL’ASCENSIONE:
VOLONTARI PRO RESTAURO
Sabato 21 gennaio sera nella Chiesa di San
Giovanni Battista il Coro Monte Bianco diretto
dal maestro Stefano Alloisio ha tenuto un concerto pro restauro della chiesetta dell’Ascensione. Molti volontari intanto hanno lavorato
e stanno impegandosi per porre rimedio ai
danni provocati dall’uragano sul Golfo Paradiso dello scorso 14 ottobre.
ADDIO GIANNA,
CI MANCHERAI…
Giovanna Brusa aveva 90 anni. Per
tutti era semplicemente la Gianna.
Nata a Camogli, a Recco dal 1979,
prima aiutava poi semplicemente
teneva compagnia alla figlia Patrizia, nel negozio di ortofrutta di
via XX Settembre. E commentava
coloritamente i fatti di Recco salutando a modo suo quanti passavano da quelle parti. La ricordiamo con affetto e simpatia.
AREA DEPURATORE
APERTA AL PUBBLICO
SORI E RECCO RENDONO
OMAGGIO A LUIGI TENCO
Lo scorso 29 gennaio, nel Teatro comunale di Sori, si è tenuto un omaggio a Luigi
Tenco, con Armando Corsi e Roberta Alloisio. L’iniziativa, promossa dai Comuni e
dalle Pro Loco di Recco e Sori, ha voluto ricordare il cantautore che ha vissuto a Recco, in una villa in località Bastia. Tenco morì
tragicamente nel 1967 durante il Festival
della canzone italiana a Sanremo, lasciando sgomento l’intero ambiente musicale.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
Conclusi i lavori esterni all’area
del depuratore, che comprende ora
una bella terrazza sul mare attrezzata con panchine. È così nuovamente agibile la scalinata di collegamento tra la passeggiata di Punta Sant’Anna e via Garibaldi. Resta
da sistemare il verde, poi la zona è
destinata a diventare un bell’angolo
della città, da cui spaziare con la vista fino al promontorio di Portofino
e a Punta Chiappa. Sperando che
sotto tutto funzioni alla perfezione
e il naso non debba lamentarsi.
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 19
SAPORI IN CUCINA
Risotto Carnaroli
con Pere Abate brasate
al Dolcetto mantecato
al Castelmagno
Uno spettacolare risotto è protagonista
della ricetta proposta dallo chef executive
Remo Gatto, dell’Hotel “Cenobio dei Dogi” di Camogli.
Ingredienti per 4 persone
Riso carnaroli
Pere Abate
Dolcetto D.O.C.
Brodo vegetale
Castelmagno
Burro
Cipolla bionda
Olio E.V.O.
Salvia
gr 320
2
cl 75
cl 60
gr 120
gr 40
gr 10+20
gr 20
1 rametto
Procedimento
Mondare e tritare una cipolla ed in casseruola farne rosolare 20 gr con l’olio extravergine di oliva, fino a quando sarà dorata,
quindi aggiungere il riso e farlo tostare (il
riso è tostato quando girandolo con la paletta
fischia sul fondo).
Far raffreddare a temperatura ambiente.
Mondare le pere eliminando la pelle, quindi tagliarne una in 4 spicchi e da ognuno preparare dei ventagli; l’altra pera andrà tagliata a dadini.
Ora mettere in pentola il dolcetto ed all’interno aggiungere qualche foglia di salvia, la
restante cipolla, le pere a dadini e quelle a
ventagli.
20 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
Quindi portare a bollore e poi abbassare la
fiamma al minimo; dopo 8 minuti le pere a
dadini dovrebbero essere pronte, con l’aiuto di una schiumarole toglierle dal vino, dopo
altri 4 minuti le pere a ventaglio dovrebbero essere pronte, quindi togliere anche
quelle.
Ora far ridurre il vino fino a raggiungere 1/5
del suo volume.
A questo punto mettere sul fuoco la pentola con il riso e farlo scaldare fino ad essere
molto caldo, bagnare con la riduzione di vino,
far evaporare e aggiungere man mano il brodo che deve essere bollente.
Portare a cottura il riso rimestandolo in continuazione (cottura variabile in base al tipo
di riso), togliere dal fuoco ed aggiungere le
pere a dadini, il burro, il Castelmagno privato
della buccia e tagliato a pezzetti, quindi mantecare il risotto.
Ora si può impiattare il risotto mettendo nel
piatto un ventaglio di pere e un ciuffo di salvia di guarnizione.
LA PERA ABATE
Questa pera fu “scoperta” in Francia dall’omonimo Abate Fetel verso la metà del 1800 e cominciò a diffondersi in Italia, soprattutto in Emilia
Romagna, a partire dalla fine della seconda
Guerra Mondiale. Oggi l’Italia è il principale produttore mondiale di pere
Abate Fetel e la varietà è la più amata
dagli Italiani. I frutti hanno forma inconfondibile, allungata ed elegante,
definita “a collo di cigno”, proprio
per indicare il rapporto particolarmente elevato tra la lunghezza dei
due assi maggiori, tipica e unica
dei frutti di questa varietà speciale.
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
BENESSERE
A cura della dott.ssa Maria Alice Rosasco, farmacista
NON STRIZZARE, PREVIENI…
“L’unica cura per l’acne giovanile è la vecchiaia”. Questa freddura è di Totò, e di chi
altro poteva essere? Ma è vera per metà.
Se infatti è accertato che l’acne (un inestetismo che può degenerare in una vera
e propria patologia) affligge nel mondo circa 650 milioni di persone, di età compresa tra i 12 e i 25 anni, senza fare differenza
di razza, di cultura e di censo, occorre anche dire che la ricerca ha
compiuto passi in avanti per attenuare il problema.
Detto in soldoni, l’acne si verifica in concomitanza di un’alterazione dell’attività delle ghiandole sebacee, deputate alla produzione del sebo, una miscela di
sostanze grasse che ricopre la superficie della pelle, e di un ispessimento dello strato corneo superficiale. Il risultato è l’ostruzione del follicolo pilo-sebaceo e
la concomitante proliferazione
batterica (Propionibacterium acnes) . Il follicolo così ostruito,
detto “comedone”, è rappresentato dai cosiddetti “punti neri” e “punti bianchi”. La
rottura della parete del follicolo, spontanea o provocata, può determinare papule, pustole e, nei casi più gravi, può degenerare in noduli e cisti che lasciano cicatrici permanenti.
L’acne ha natura multiforme (ovvero si
presenta con diversi gradi di gravità) e la
sua insorgenza chiama in causa più fattori. Scompensi ormonali, soprattutto,
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
aggravati dalla colonizzazione batterica,
dall’eccesso di cheratinizzazione e da atteggiamenti errati. Non esistendo una
cura universale, la ricerca farmacologica
e cosmetica si è orientata a realizzare rimedi con azioni mirate verso l’uno o l’altro dei fattori correlati con l’acne. Nei casi
più resistenti le donne possono ricorrere
alla terapia ormonale mentre maschi e
femmine posono rivolgersi a terapie antibiotiche. È evidente che questi indirizzi terapeutici devono obbligatoriamente
essere prescritti dal medico dermatologo,
il cui consiglio è tuttavia utile anche alla
prima insorgenza.
Appena l’acne si manifesta è però importante evitare comportamenti dannosi
o aggravanti, come ad esempio adoperare una detersione troppo agressiva o
esporsi troppo a lungo ai raggi UV (sole
o lampade) senza adeguate protezioni o
seguire una dieta inappropriata. Anche lo
stress è un importante fattore di rischio.
Dal punto di vista cosmetico, occorre ad
esempio ricordare che “pulire bene la
cute” non significa utilizzare detergenti
eccessivamente sgrassanti. Anche per la
pelle impura a tendenza acneica
(che è delicata e facilmente irritabile) è preferibile un latte detergente. È inoltre consigliato
l’impiego di un tonico ad azione
stringente meglio se privo di alcol, contenente estratti di bardana, salvia, calendula e altro.
Occorre infine completare la pulizia applicando una crema di
buona qualità per aumentare la
protezione della pelle nei confronti dei microrganismi: va stesa sull’epidermide con le mani
pulite, senza massaggiare a lungo per non estendere l’infezione.
È importante proteggere la cute
anche di giorno, magari con una crema
riacidificante non grassa. L’esposizione ai
raggi UV se da un lato ha effetto disinfettante e riduce la proliferazione microbica, dall’altro stimola la produzione di
cheratina favorendo la formazione di comedoni e quindi di brufoli. Per l’aspetto
cosmetico, pertanto, è bene rivolgersi con
fiducia al consiglio del proprio farmacista,
che può indirizzare versi i prodotti più appropriati.
GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75 • 21
VENT’ANNI FA
Da Il Secolo XIX e Il Lavoro di gennaio-febbraio 1997
IL MISTERIOSO
EX LIBRIS “LA TORRE”
Riordinando l’archivio, è saltata
fuori questa immagine. Si tratta di
un ex libris, sul quale è scritto a sinistra “Henry Hurst”, a destra “La
Torre Recco”. Due draghi racchiudono l’immagine della collina di Bastia, percorsa da una strada, che segue il percorso dell’attuale Aurelia,
e una saetta in alto sembra indicare la torre della villa Tenco. Qualche
lettore può aiutarci a decifrarla?
✔ La giunta Diena annuncia il progetto di
creare un impianto per lo stoccaggio della
raccolta differenziata dei rifiuti a Corticella, in un’area degradata a valle del rio Testana.
I residenti si oppongono e trovano appoggio
nella minoranza consiliare di Avegno.
✔ Vinta l’opposizione dei ristoratori genovesi,
il Consorzio Recco Gastronomica avrà uno
stand alla Fiera di Genova per promuovere
la focaccia col formaggio.
✔ Arrivano i dissuasori per le soste selvaggie, i cosiddetti tognolini, e subito le polemiche poiché cancelleranno posteggi irregolari ma fino ad oggi tollerati.
✔ La giunta comunale approva una spesa di
oltre 300 milioni di lire per lavori pubblici tra
cui una nuova ala per la scuola materna di
Megli.
✔ Titta Moltedo presenta la focaccia col formaggio alla trasmissione televisiva Uno
22 • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 • NUMERO 75
Mattina, nella rubrica dedicata alla cucina nazionale.
avallata dal vescovo Dionigi Tettamanzi, di
nominare al suo posto N.S. del Suffragio.
✔ La Asl 3 abbandona definitivamente il progetto del nuovo pronto soccorso all’ospedale
Sant’Antonio, dato che le perizie geologiche
sconsigliano lo sbancamento del piazzale.
✔ Dopo aver annunciato, lo scorso anno, l’intenzione di acquistare le area ex-Enel e l’istituto ex Suore Maestre Pie, l’Amministrazione comunale di Recco sembra aver rinuciato a fronte dei troppi costi.
✔ Nasce a Recco il circolo culturale Polis, che
in consiglio comunale fa riferimento a Forza
Italia, CCD e AN.
✔ Gli ospedali di Nervi e Recco si contendono le scarse risorse economiche della Asl
3, cercando di mantenere in funzione tutti i
servizi per la popolazione.
✔ Recco festeggia per l’ultima volta S. Giovanni Bono come patrono, dopo la scelta,
ECCORECCO E GOLFO PARADISO
IN LIBRERIA
A cura della prof.ssa Gabriella Massone
COME CONCEDERSI
QUALCHE PECCATO DI GOLA
Il treno sulla costa ligure è una presenza
della quale non ci si
può dimenticare. Percorre ponti vertiginosi, appare fugace tra
due gallerie strette,
regalandoci
uno
sprazzo di mare e cielo, si ferma a stazioncine-giocattolo dipinte di rosa come
caramelle, tiene compagnia col suo sferragliare e con l’occasionale fischio (ahimè, a
volte anche di notte…). È come se in Liguria il treno ci fosse sempre stato. E invece
tracciare la linea ferroviaria che attraversa
la Liguria in tutta la sua lunghezza è stato
un lavoro ciclopico, di cui siamo debitori all’unità d’Italia. Infatti dopo il 1860 Casa Savoia ritenne necessario, per facilitare l’unione dei piccoli stati ormai confluiti in uno solo,
collegarli con la ferrovia. La Toscana aveva
già diverse linee ferroviarie, iniziate già nel
1840, perciò ora toccava alla Liguria che,
data l’orografia accidentata, aveva un gran
bisogno di collegamenti. Il libro di Marco
Burrini, “Da Sestri Levante a La Spezia – Storia della ferrovia del litorale ligure” ricostruisce il lungo e tormentato iter della
tratta di Levante, durato dal 1861 al 1874, tra
problemi finanziari, frane, incidenti vari, tutto illustrato da preziosi documenti d’epoca.
Il collegamento ferroviario permise ai frequentatori della Riviera di Ponente, di solito ricchi stranieri che frequentavano Montecarlo e Nizza, di scoprire le bellezze dell’altra Riviera, e specialmente delle Cinque
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Terre, che cominciarono così ad essere una meta turistica.
Da una ferrovia grande ed una piccola: “Storia illustrata della ferrovia
Genova-Casella” ripercorre come in un
romanzo la travagliata storia della linea panoramica che collega il capoluogo con il piccolo paese della Valle
Scrivia: dal progetto, risalente ai primi del Novecento, alla messa in opera all’inizio degli anni Venti all’inaugurazione avvenuta il primo settembre
1929. Un anno finanziariamente non
tanto propizio, che forse portò sfortuna alla ferrovia; almeno, se si contano i fallimenti, i commissariamenti, i cambi di gestione e quant’altro: ma da tutte le burrasche
il glorioso trenino è sempre uscito sano e salvo, anche dopo l’ultima prolungata chiusura. Il libro, preciso e documentato, è corredato da una ricca appendice che illustra
quanto di interessante – anche dal punto di
vista gastronomico – si può trovare nei
paesi e paesini sul percorso della ferrovia.
Dai viaggi terra terra ai viaggi per mare e per
i cieli della fantasia: il libro di Gianpiero Viviano “Isole misteriose dell’Oceano Atlantico” trova collegamenti tra i racconti di isole misteriose che abbondano nelle leggende dall’età classica in poi e le esplorazioni
geografiche che da quei miti trassero ispirazione e spesso guida. Da Atlantide all’isola
in collaborazione con
di San Brandano, dalla Groenlandia alle Indie Occidentali, il Cipango di Colombo,
l’autore getta una luce nuova sull’audacia di
navigatori che spesso affrontavano il mare
sulla base di una leggenda tramandata nei
secoli.
Marco Burrini , Da Sestri Levante a La Spezia – Storia della ferrovia del litorale ligure ed. Effigi, pag. 279, 18 euro.
Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudio
Serra, Storia illustrata della ferrovia Genova-Casella – La ferrovia delle tre valli tra
mare e monti ed. Il Geko pag. 304, 23 euro.
Gianpiero Viviano, Isole misteriose dell’Oceano Atlantico – La loro raffigurazione
della cartografia tra storia e leggenda ed.
SAGEP pag. 128, 20 euro.
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