Capitolo 176 Sepsi, shock settico e sindrome della
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Capitolo 176 Sepsi, shock settico e sindrome della
Capitolo 176 Melendez E, Harper MB: Utility of sepsis evaluation in infants 90 days of age or younger with fever and clinical bronchiolitis. Pediatr Infect Dis J 2003;22:1053–1056. Miller ML, Szer I, Yogev R, et al: Fever of unknown origin. Pediatr Clin North Am 1995;42:999–1015. Palazzi DL, McClain KL, Kaplan SL: Hemophagocytic syndrome in children: An important diagnostic consideration in fever of unknown origin. Clin Infect Dis 2003;36:306–312. Pantell RH, Newman TB, Bernzweig J, et al: Management and outcomes of care of fever in early infancy. JAMA 2004;291:1203–1212. Pizzo PA, Lovejoy FH Jr, Smith DH: Prolonged fever in children: Review of 100 cases. Pediatrics 1975;55:468–473. Roberts KB: Young, febrile infants. A 30-year odyssey ends where it started. JAMA 2004;291:1261–1262. Stoll ML, Rubin LG: Incidence of occult bacteremia among highly febrile young children in the era of the pneumococcal conjugate vaccine. Arch Pediatr Adolesc Med 2004;158:671–675. 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Questa cascata infiammatoria si verifica quando il sistema delle difese dell’ospite non riconosce o non elimina adeguatamente l’infezione. La SIRS può verificarsi anche in seguito a diverse cause non infettive (Tab. 176-1). Si definisce sepsi una SIRS derivante da un’infezione sospetta o accertata. Lo spettro clinico della sepsi inizia quando un’infezione sistemica (per es. batteriemia, fungemia, viremia) o un’infezione localizzata (per es. meningite, polmonite, pielonefrite) progredisce dalla sepsi alla sepsi severa (sepsi associata a disfunzione d’organo), allo shock settico (sepsi severa più persistenza di ipoperfusione o ipotensione per ⬎1 ora nonostante un’adeguata rianimazione con fluidi o l’uso di agenti inotropi o vasopressori), alla sindrome della disfunzione d’organo multipla (Multiple Organ Disfunction Syndrome, MODS) e infine al decesso (Tab. 176-2). Si tratta di un problema clinico complesso e con una diagnosi e un trattamento precoci vi è un’elevata probabilità di un esito favorevole. EZIOLOGIA. La sepsi può svilupparsi come complicanza di un’infezione localizzata o può fare seguito alla colonizzazione e all’invasione della mucosa da parte di patogeni virulenti (vedi Tab. 176-1). I bambini da 3 mesi a 3 anni di età sono a rischio di batteriemia occulta che può occasionalmente progredire a sepsi (vedi Capitolo 175). I pazienti a rischio di sepsi comprendono lattanti, bambini con lesioni gravi, bambini in terapia antibiotica cronica, bambini malnutriti e bambini con problemi medici cronici. Inoltre, i bambini immunosoppressi (pazienti trapiantati in terapia immunosoppressiva, in terapia con corticosteroidi o in chemioterapia, pazienti con deficit immunitari acquisiti o conge- 169-179ANA.indd 1127 ■ Sepsi, shock settico e sindrome della risposta infiammatoria sistemica ■ 1127 TABELLA 176-1. Diagnosi differenziale della SIRS INFEZIONI Batteriemia o meningite (Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae di tipo b, Neisseria meningitidis, streptococco di gruppo A, S. aureus) Malattie virali (influenza, enterovirus, gruppo delle febbri emorragiche, HSV, RSV,CMV, EBV) Encefalite (arbovirus, enterovirus, HSV) Rickettsie (febbre maculosa delle Montagne Rocciose, Ehrlichia, febbre Q) Sifilide Reazione ai vaccini (pertosse, influenza, morbillo) Reazione mediata da tossine (shock tossico, staphylococcal scalded skin syndrome) MALATTIE CARDIOPOLMONARI Polmonite (batteri, virus,micobatteri, miceti, reazione allergica) Embolia polmonare Insufficienza cardiaca Aritmie Pericardite Miocardite MALATTIE ENDOCRINO-METABOLICHE Insufficienza surrenalica (sindrome adrenogenitale, sospensione di terapia corticosteroidea) Squilibri elettrolitici (iponatremia o ipernatremia; ipocalcemia o ipercalcemia) Diabete insipido Diabete mellito Errori congeniti del metabolismo (acidosi organica, ciclo dell’urea, deficit di carnitine, malattie mitocondriali) Ipoglicemia Sindrome di Reye MALATTIE GASTROINTESTINALI Gastroenterite con disidratazione Volvolo Intussuscezione Appendicite Peritonite (spontanea, associata a perforazione o a dialisi peritoneale) Entercolite necrotizzante Epatite Emorragia Pancreatite MALATTIE EMATOLOGICHE Anemia (malattia a cellule falciformi, emorragia, deficit nutrizionali) Metaemoglobinemia Crisi da sequestro splenico Leucemia o linfoma Sindromi emofagocitiche MALATTIE NEUROLOGICHE Intossicazione (farmaci, monossido di carbonio, overdose intenzionale o accidentale) Emorragia intracranica Botulismo del lattante Trauma (abuso, accidentale) Sindrome di Guillain-Barré Miastenia grave ALTRE Anafilassi (alimenti, farmaci, puntura di insetto) Sindrome uremico-emolitica Malattia di Kawasaki Eritema multiforme Shock emorragico-sindrome encefalopatica Avvelenamento Avvelenamento tossico Sindrome dell’attivazione dei macrofagi CMV, Cytomegalovirus; EBV, virus di Epstein-Barr; HSV, virus herpes simplex; RSV, virus respiratorio sinciziale; SIRS, sindrome della risposta infiammatoria sistemica. niti) hanno un rischio aumentato di complicanze da infezione, tra cui la sepsi e lo shock settico. Gli agenti infettivi associati a sepsi nei pazienti pediatrici variano con l’età e lo stato immunitario del paziente. In età neonatale, lo streptococco di gruppo B, l’Escherichia coli, la Listeria monocytogenes, gli enterovirus e il virus herpes simplex sono i patogeni più comunemente associati a sepsi. Nei bambini più grandi, lo Streptococcus pneumoniae, la Neisseria meningitidis e lo Staphylococcus aureus (meticillino-sensibile o resistente) sono i più frequenti. Nei bambini più grandi si possono osservare anche la sindrome dello shock settico da 23-09-2008 12:35:26 1128 ■ PARTE XVI ■ Malattie infettive TABELLA 176-2. Definizioni di consenso internazionale per la sepsi pediatrica Infezione: Infezione sospetta o provata o una sindrome clinica associata a elevata probabilità di infezione SIRS: 2 di 4 criteri, 1 dei quali deve essere una temperatura anormale o una conta leucocitaria anormale 1. Temperatura del nucleo corporeo >38,5 °C o <36 °C (rettale, vescicale, orale o catetere centrale) 2. Tachicardia: frequenza cardiaca media >2 DS al di sopra del valore normale per l’età in assenza di stimoli esterni, uso cronico di farmaci o stimoli dolorosi; OPPURE aumento persistente non spiegato per più di 0,5-4 ore; OPPURE in bambini <1 anno di età bradicardia persistente per più di 0,5 ore (frequenza cardiaca media <10° percentile per l’età in assenza di stimoli vagali, farmaci -bloccanti o cardiopatia congenita) 3. Frequenza respiratoria >2 DS al di sopra del valore normale per l’età o necessità acuta di ventilazione meccanica non correlata a malattia neuromuscolare o anestesia generale 4. Conta leucocitaria elevata o ridotta per l’età (non secondaria a chemioterapia) o >10% di neutrofili immaturi Sepsi: SIRS più un’infezione sospetta o accertata Sepsi severa: Sepsi più uno dei seguenti 1. Disfunzione d’organo cardiovascolare definita come Nonostante >40 mL/kg di liquidi isotonici intravenosi in 1 ora Ipotensione <5° percentile per l’età, pressione arteriosa sistolica <2 DS al di sotto del valore normale per l’età OPPURE Necessità di farmaci vasoattivi per mantenere la pressione arteriosa OPPURE 2 dei seguenti Acidosi metabolica non spiegata: deficit di basi >5 mEq/L Aumento del lattato arterioso >2 volte il limite normale superiore Oliguria: diuresi <0,5 mL/kg/ora Riempimento capillare prolungato 5 sec Differenza tra temperatura del nucleo corporeo e temperatura periferica >3 °C 2. Sindrome del distress respiratorio acuto (ARDS) definito in base alla presenza di un rapporto PaO2/ FiO2 ⱕ300 mmHg, infiltrati bilaterali alla radiografia del torace, e assenza di evidenze di insufficienza cardiaca sinistra OPPURE Sepsi più 2 o più disfunzioni d’organo (respiratoria, renale, neurologica, ematologia o epatica) Shock settico: Sepsi più disfunzione d’organo cardiovascolare in base alla definizione precedente Sindrome della disfunzione multipla d’organo (MODS): Presenza di alterazioni funzionali d’organo per cui non può essere mantenuta l’omeostasi senza intervento medico SIRS, sindrome della risposta infiammatoria sistemica; DS, deviazione standard. Adattato da Goldstein B, Giroir B, Randolph A: International pediatric sepsis consensus conference:Definitions for sepsis and organ dysfunction in pediatrics. Pediatr Crit Care 2005;6(1):2-8. Copyright 2005, Lippincott Williams & Wilkins. streptococco di gruppo A o S. aureus. La Rickettsia rickettsii che causa la febbre maculosa delle Montagne Rocciose si manifesta nelle aree endemiche e può causare shock settico. Le infezioni nosocomiali costituiscono un rischio particolare per i pazienti immunocompromessi (vedi Capitolo 177). Cateteri intravenosi e arteriosi, cateteri urinari e tubi endotracheali sono porte d’entrata per lo sviluppo di infezioni nosocomiali (vedi Capitolo 178). Anche le procedure invasive possono provocare infezioni nosocomiali. Le infezioni da batteri Gram-negativi (per es. Escherichia coli, Pseudomonas, Acinetobacter, Klebsiella, Enterobacter, Serratia) e da miceti (per es., Candida, Aspergillus) si verificano più spesso in pazienti immunocompromessi e ospedalizzati, colonizzati da questi microrganismi. La sepsi polimicrobica si verifica in pazienti ad alto rischio ed è associata a cateteri, malattie gastrointestinali, neutropenia e neoplasie maligne. Occorre sospettare patogeni insoliti nei pazienti che hanno viaggiato, che sono stati esposti a prodotti o persone di Paesi lontani o che sono immunocompromessi secondariamente a una neoplasia maligna, a un difetto dei linfociti B o T o che hanno un’asplenia (acquisita o congenita). La pseudobatteriemia può essere associata alla contaminazione di soluzioni di eparina, soluzioni intravenose, albumina, crioprecipitati e all’attrezzatura da infusione. I contaminanti comprendono microrganismi diffusi nell’acqua come la Burkholderia cepacia, lo Pseudomonas aeruginosa e la Serratia. PATOGENESI. Lo shock è uno stato di disfunzione circolatoria che si verifica in seguito a (1) una ridotta gittata cardiaca e/o una maldistribuzione del flusso sanguigno regionale e (2) un aumento delle richieste metaboliche con o senza riduzione dell’utilizzazione dell’ossigeno a livello cellulare, nonostante un 169-179ANA.indd 1128 adeguato apporto di ossigeno (vedi Capitolo 68). La gittata cardiaca può essere elevata, bassa o normale. L’organismo possiede meccanismi compensatori per mantenere la pressione arteriosa mediante l’aumento della frequenza cardiaca e la vasocostrizione periferica. L’ipotensione, un segno tardivo nei lattanti e nei bambini, si verifica quando i meccanismi compensatori divengono insufficienti e l’arresto cardiaco è imminente. Lo shock settico è una combinazione dei tre classici tipi di shock: ipovolemico, cardiogeno e distributivo. L’ipovolemia da perdita di liquidi intravascolari si verifica a causa dello stravaso attraverso i capillari. Lo shock cardiogeno deriva dall’effetto miocardio-depressivo della sepsi. Lo shock distributivo è il risultato di una riduzione delle resistenze vascolari sistemiche. Il grado in cui un paziente presenta ognuna di queste risposte è variabile. Lo shock caldo si verifica in alcuni pazienti con aumento della gittata cardiaca e riduzione delle resistenze vascolari sistemiche. Lo shock freddo si verifica in altri pazienti con riduzione della gittata cardiaca e aumento delle resistenze vascolari sistemiche. In entrambi i casi, la perfusione dei principali sistemi d’organo può essere compromessa. Dati recenti suggeriscono che, a differenza degli adulti in shock settico, che si presentano con vasodilatazione ed elevata gittata cardiaca, i neonati e i bambini possono avere uno shock refrattario ai fluidi e sviluppare una disfunzione miocardica progressiva. È importante distinguere tra l’infezione e la risposta dell’ospite all’infezione, la risposta infiammatoria. La risposta immunitaria dell’ospite, attraverso le azioni dei sistemi immunitari cellulare e umorale e del sistema reticolo-endoteliare, previene lo sviluppo di sepsi in risposta a lacune del sistema di difesa dell’ospite. Tuttavia, la risposta immunitaria dell’ospite produce una cascata infiammatoria di mediatori altamente tossici, tra cui ormoni, citochine ed enzimi. Se questa cascata infiammatoria non è controllata, si verifica una SIRS con successiva disfunzione d’organo e cellulare da alterazione del sistema microcircolatorio. La disfunzione del microcircolo è alla base del danno endoteliale, del rilascio di sostanze vasoattive, di alterazioni del tono cardiovascolare, dell’ostruzione meccanica dei letti capillari da aggregazione di elementi cellulari e dell’attivazione del sistema del complemento. A livello cellulare, si verificano una riduzione della fosforilazione ossidativa secondaria a ridotto apporto d’ossigeno, un metabolismo anaerobio secondario alla riduzione dell’adenosina trifosfato (ATP), una deplezione di glicogeno, una produzione di lattato, un aumento di calcio del citosol, un’attivazione delle fosfolipasi di membrana (che riduce ulteriormente l’ATP) e un rilascio di acidi grassi con formazione di prostaglandine. La cascata infiammatoria (Fig. 176-1) è iniziata da tossine o superantigeni. L’endotossina (un lipopolisaccaride), il mannosio e le componenti glicoproteiche della parete cellulare dei batteri Gram-negativi, come anche dei miceti e dei lieviti, si legano ai macrofagi con attivazione ed espressione dei geni infiammatori. I superantigeni o le tossine associate ai batteri Gram-negativi, ai micobatteri e ai virus attivano i linfociti circolanti e iniziano una cascata di mediatori infiammatori. Le risposte biochimiche comprendono la produzione di metaboliti dell’acido arachidonico, il rilascio di fattori deprimenti il miocardio, il rilascio di oppioidi endogeni, l’attivazione del sistema del complemento, come anche la produzione e il rilascio di molti altri mediatori. I metaboliti dell’acido arachidonico comprendono (1) trombossano A2, che provoca vasocostrizione e aggregazione piastrinica; (2) prostaglandine, come la PGF2␣, che provoca vasocostrizione, e la PGI2, che provoca vasodilatazione; e (3) i leucotrieni che provocano vasocostrizione, broncocostrizione e aumento della permeabilità capillare. I fattori deprimenti il miocardio, il fattore di necrosi tumorale-␣ (Tumor Necrosis Factor ␣, TNF-␣) e alcune interleuchine provocano depressione del miocardio non solo attraverso un danno diretto del muscolo, ma anche mediante un aumento intracardiaco dell’ossido nitrico sintetasi inducibile. Gli oppiacei endogeni, tra cui la -endorfina, riducono l’attività simpatica e la contrattilità miocardica e provocano vasodilatazione. L’attiva- 23-09-2008 12:35:26 ■ Capitolo 176 Sepsi, shock settico e sindrome della risposta infiammatoria sistemica ■ 1129 Superantigeni o tossine (per esempio, endotossina) Focolaio d’infezione Cellule infiammatorie attivate Attivazione del sistema del complemento Attivazione del sistema della coagulazione Attivazione delle difese dell’ospite Rilascio di mediatori endogeni Citochine proinfiammatorie Citochine antinfiammatorie Fattore attivante le piastrine Metaboliti dell’acido arachidonico Sostanza deprimente il miocardio Oppiacei endogeni Endotelio attivato Aumento dell’espressione di molecole di adesione di derivazione endoteliale Diminuzione della trombomodulina Aumento dell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno Trombosi e antifibrinolisi Ipovolemia Insufficienza cardiovascolare Stravaso capillare/danno endoteliale Sindrome del distress respiratorio acuto Coagulazione intravascolare disseminata Riduzione della sintesi di steroidi Shock Sindrome della disfunzione multipla d’organo (MODS) Morte Figura 176-1. Fisiopatologia ipotetica del processo settico. zione del sistema del complemento porta al rilascio di mediatori vasoattivi che aumentano la permeabilità capillare, provocano vasodilatazione e attivazione e aggregazione di piastrine e granulociti. L’identificazione dei mediatori endogeni della sepsi è tuttora in corso e attualmente essi comprendono: TNF, interleuchina 1 (IL-1), IL-2, IL-4, IL-6, IL-8, fattore attivante le piastrine (Platelet Activating Factor, PAF), interferone-␥, eicosanoidi (leucotrieni B4, C4, D4 e E4; trombossano A2; prostaglandine E2 e E1), fattore stimolante le colonie di granulociti-macrofagi, fattore rilassante derivato dall’endotelio, endotelina-1, frammenti del complemento C3a e C5a, radicali tossici dell’ossigeno, enzimi proteolitici dei neutrofili polimorfonucleati, piastrine, fattore di crescita trasformante-, fattore di permeabilità vascolare, citochina procoagulante e infiammatoria derivata dai macrofagi, bradichinina, trombina, fattori della coagulazione, fibrina, inibitore dell’attivatore del plasminogeno (Plasminogen Activator Inhibitor, PAI-1), sostanza depressiva del miocardio, -endorfina, 169-179ANA.indd 1129 proteine dello shock da calore e molecole di adesione (molecola di adesione derivata dall’endotelina [E-selectina], molecola di adesione intercellulare-1 [Intercellular Adhesion Molecule-1, ICAM], molecola di adesione vascolare-1 [Vascular Adhesion Molecule-1, VCAM]). Le manifestazioni cliniche della sepsi e dello shock sono mediate dalla cascata infiammatoria. Ipovolemia, insufficienza cardiaca e vascolare, sindrome da distress respiratorio acuto, resistenza all’insulina, riduzione dell’attività del citocromo P450 (riduzione della sintesi di steroidi), coagulopatia e infezioni non risolte o secondarie sono tutte manifestazioni causate dalla cascata infiammatoria. Il TNF e altri mediatori infiammatori aumentano la permeabilità vascolare, portando a stravaso capillare diffuso, riduzione del tono vascolare e, a livello del microcircolo, a squilibrio tra perfusione e richieste metaboliche dei tessuti. TNF e IL-1 stimolano il rilascio di mediatori proinfiammatori e antinfiammatori che causano febbre e vasodilatazione. I metaboliti dell’acido arachidonico portano allo sviluppo di febbre, ta- 23-09-2008 12:35:26 1130 ■ PARTE XVI ■ Malattie infettive chipnea, anomalie della ventilazione-perfusione e acidosi lattica. L’ossido nitrico rilasciato dall’endotelio o dalle cellule infiammatorie rappresenta uno dei maggiori contribuenti all’ipotensione. La depressione del miocardio è provocata dai fattori deprimenti il miocardio, dal TNF e da alcune interleuchine attraverso una lesione miocardica diretta, la deplezione di catecolamine, l’aumento della -endorfina e la produzione di ossido nitrico a livello del miocardio. Oltre al trattamento dell’infezione sottostante, sono in corso di studio terapie volte ad aumentare le difese dell’ospite, bloccare gli eventi scatenanti, prevenire l’interazione tra leucociti ed endotelio e inibire le sostanze vasoattive, le citochine o i mediatori lipidici. I risultati dei trial clinici su farmaci per i mediatori della SIRS sono stati fino a ora deludenti. Sono stati condotti trial con anticorpi anti-endotossina, composti antiossidanti, un antagonista del recettore di IL-1, anticorpi anti-IL-1, anticorpi anti-recettore della bradichinina, inibitori della ciclo-ossigenasi, antagonisti del trombossano, antagonisti del PAF, inibitori delle molecole di adesione leucocitarie, antagonisti dell’ossido nitrico e anticorpi anti-TNF, una proteina battericida che aumenta la permeabilità e una proteina C umana ricombinante attivata. Gli studi sulla proteina C umana ricombinante attivata (drotrecogina-␣) hanno dimostrato un miglioramento della sopravvivenza a 28 giorni negli adulti, ma l’arruolamento in un trial pediatrico è stato chiuso precocemente a causa di un rapporto rischio-beneficio sfavorevole soprattutto nei neonati. Il migliore trattamento è costituito da una diagnosi precoce, una terapia antibiotica immediata e un’immediata terapia per obiettivi. MANIFESTAZIONI CLINICHE. I segni e i sintomi iniziali della sepsi comprendono alterazioni della regolazione della temperatura (ipertermia o ipotermia), tachicardia e tachipnea. Negli stadi precoci (fase iperdinamica), la gittata cardiaca aumenta, nel tentativo di mantenere un adeguato apporto di ossigeno per soddisfare le aumentate necessità metaboliche dei tessuti. Con la progressione della sepsi, la gittata cardiaca si riduce in risposta agli effetti di numerosi mediatori. Anche se l’ipotensione (pressione arteriosa sistolica ⬍2 DS al di sotto della media per l’età) è di riscontro tardivo nei bambini con sepsi, non è un criterio per la diagnosi di shock nei lattanti e nei bambini più piccoli (vedi Tab. 176-2). Altri segni di scarsa gittata cardiaca comprendono ritardo del riempimento capillare, riduzione dei polsi periferici e centrali, estremità fredde e riduzione della diuresi. Anche le alterazioni dello stato mentale, compresi confusione, agitazione, letargia, ansia, obnubilamento o coma, possono essere un segno di una scarsa gittata cardiaca. Lo stravaso capillare deriva da un’alterazione della permeabilità capillare. L’acidosi lattica si verifica con la progressione dello shock ed è la conseguenza di un aumento della produzione tessutale e di una riduzione della clearance epatica. Le lesioni cutanee che si osservano nei pazienti settici comprendono petecchie, eritema diffuso, ecchimosi, ectima gangrenoso e gangrena periferica simmetrica. Si può osservare un ittero come segno di infezione o come risultato di una MODS. Il paziente può anche presentare evidenze di infezioni locali come meningite, polmonite, artrite, cellulite o pielonefrite. DIAGNOSI. La diagnosi di sepsi richiede una SIRS (vedi Tab. 176-2) in presenza di un’infezione accertata o di un quadro clinico compatibile con un’infezione. Un’eziologia infettiva deve essere ricercata mediante la coltura di campioni clinicamente appropriati prelevati da liquidi corporei (sangue, urine, liquido cerebrospinale, ascessi, liquido peritoneale ecc.). È necessaria la consulenza di un infettivologo e di uno specialista in terapia intensiva. Le culture richiedono tempo per l’incubazione e non sono sempre positive. Altre evidenze per identificare un’eziologia infettiva come causa di SIRS comprendono i risultati dell’esame obiettivo, i risultati degli esami di imaging (radiografia del torace con evidenza di polmonite), la presenza di leucociti in liquidi corporei normalmente sterili e rash suggestivi come pe- 169-179ANA.indd 1130 tecchie e porpora. I bambini affetti devono essere ricoverati in un’unità intensiva pediatrica nella quale può essere eseguito un monitoraggio continuo e invasivo, compresa la determinazione della pressione venosa centrale e della pressione arteriosa (vedi Capitolo 68). ESAMI DI LABORATORIO. I risultati degli esami di laboratorio spesso comprendono evidenze di anomalie ematologiche e di squilibri elettrolitici. Le anomalie ematologiche comprendono trombocitopenia, allungamento dei tempi di protrombina e di tromboplastina parziale, riduzione dei livelli sierici di fibrinogeno e aumento dei livelli di prodotti di degradazione della fibrina e anemia. Inoltre, possono essere osservati nel corso di un’infezione un aumento dei neutrofili e delle relative forme immature (neutrofili con bande, mielociti, promielociti), la vacuolazione dei neutrofili, la presenza di granulazioni tossiche e di corpi di Döhle. La neutropenia è un segno infausto di sepsi fulminante. Le anomalie degli elettroliti comprendono iperglicemia come risposta da stress o ipoglicemia se le riserve di glicogeno sono esaurite. Altre anomalie degli elettroliti comprendono ipocalcemia, ipoalbuminemia, acidosi metabolica e riduzione del bicarbonato sierico. Se è presente un significativo metabolismo anaerobio può comparire acidosi lattica. La funzione renale e quella epatica possono essere anormali se il paziente sviluppa una MODS. I pazienti con sindrome del distress respiratorio acuto o polmonite presentano alterazioni dell’ossigenazione (riduzione della PaO2) e della ventilazione (aumento della PaCO2). L’esame dei liquidi corporei infetti può rivelare la presenza di neutrofili e batteri. TRATTAMENTO. La somministrazione precoce di agenti antimicrobici è associata alla riduzione della mortalità. La scelta dell’agente antimicrobico dipende dai fattori di rischio predisponenti e dalla situazione clinica. Devono inoltre essere presi in considerazione i pattern di resistenza batterica nella comunità quando si seleziona la terapia antibiotica ottimale. Nel paziente con shock settico devono essere somministrati immediatamente antibiotici battericidi sinergici ad ampio spettro. La scelta degli agenti antimicrobici dipende dai fattori di rischio specifici predisponenti (Tab. 176-3). I neonati devono essere trattati con ampicillina più cefotaxima o gentamicina. Può essere aggiunto aciclovir se si sospetta un virus herpes simplex. Le infezioni acquisite in comunità da N. meningitidis, S. pneumoniae e Haemophilus influenzae possono essere trattate empiricamente con una cefalosporina di 3a generazione (ceftriaxone o cefotaxima), a meno che siano prevalenti S. pneumoniae o S. aureus resistenti, che richiedono l’aggiunta di vancomicina. Se si sospetta un processo intra-addominale, deve essere compresa la copertura anaerobia con agenti come metronidazolo o clindamicina. La TABELLA 176-3. Antibiotici appropriati nella sepsi pediatrica Neonato Bambino Paziente immunocompromesso o infezione nosocomiale Sindrome dello shock tossico Aree di endemia delle zecche Sospette infezioni anaerobiche Ampicillina più aminoglicoside o cefotaxima Aggiungere vancomicina se infezione nosocomiale Aggiungere aciclovir se si sospetta un virus herpes simplex Cefotaxima o ceftriaxone Aggiungere vancomicina per la meningite o in aree di elevata resistenza stafilococcica o pneumococcica rispettivamente alla meticillina o alla cefotaxima Vancomicina + agente antibatterico antipseudomonas Ceftazidima o cefepima Aminoglicoside Associazione di penicillina-inibitore della -lattamasi (ticarcillina/ acido clavulanico, piperacillina/tazobactam) Carbapenem (imipenem o meropenem) Penicillina più clindamicina Vancomicina se si sospetta uno Staphylococcus aureus meticillinoresistente Aggiungere doxicyclina agli schemi precedenti Aggiungere clindamicina o metronidazolo agli schemi precedenti 23-09-2008 12:35:26 ■ Capitolo 176 a sepsi nosocomiale deve essere trattata con una cefalosporina di 3 e 4a generazione o con una penicillina a spettro esteso ai Gramnegativi (per esempio, piperacillina-tazobactam) più un aminoglicoside. Deve essere aggiunta vancomicina se il paziente ha un dispositivo medico in sede (vedi Capitolo 178) e se sono stati isolati cocchi Gram-positivi nel sangue, se si sospetta un’infezione da S. aureus meticillino-resistente e come copertura empirica per S. pneumoniae nei pazienti con meningite. L’uso empirico di amfotericina B per il trattamento delle infezioni micotiche deve essere preso in considerazione in pazienti immunocompromessi selezionati (vedi Capitolo 177). TERAPIA DI SUPPORTO. Un approccio raccomandato per gradi allo shock settico pediatrico si basa sul consensus statement dell’American College of Critical Care Medicine (ACCCM)/Society for Critical Care Medicine Task Force Committee Members (Fig. 176-2). Una terapia precoce per obiettivi è l’approccio di trattamento raccomandato per i pazienti con shock settico. Una rapida e aggressiva rianimazione con fluidi e catecolamine si associa a una riduzione della mortalità. Ogni ora di rianimazione inadeguata si associa a un aumento del rischio di mortalità del 40%. La rianimazione con 60 mL/kg di fluidi si associa a una migliore sopravvivenza senza un aumento dell’incidenza di edema polmonare. La rianimazione con fluidi in incrementi di 2 mL/kg deve essere titolata per normalizzare la frequenza cardiaca (utilizzando come riferimento la frequenza in base all’età), la diuresi (almeno 1 mL/kg/ora), il riempimento capillare (⬍2 s) e lo stato mentale. Dal momento che l’ipotensione è un segno infausto tardivo, la pressione arteriosa non è un endpoint affidabile per valutare la rianimazione. La rianimazione con fluidi può talvolta richiedere anche 100-200 mL/kg. Anche se il tipo di fluidi (cristalloidi vs colloidi) è ancora materia di discussione, non vi sono dubbi sul fatto che la rianimazione con fluidi sia essenziale per la sopravvivenza nello shock settico (vedi Capitolo 68). Altri fluidi comprendono i derivati del sangue. L’apporto di ossigeno dipende soprattutto dalla concentrazione di emoglobina. Pertanto, il mantenimento dell’emoglobina a 10 g/dL è un obiettivo ragionevole in assenza di dati provenienti da trial clinici randomizzati. Deve essere considerata la correzione della coagulopatia con plasma fresco congelato, crioprecipitato e trasfusioni di piastrine, specialmente se il paziente ha un’emorragia attiva. Le evidenze suggeriscono che lattanti e bambini tendono ad avere una bassa gittata cardiaca con vasocostrizione e che una disfunzione miocardica progressiva è associata a un elevato tasso di mortalità. Pertanto, la terapia per obiettivi comprende l’uso di vasopressori e agenti inotropi nel tentativo di mantenere un indice cardiaco normale. La dopamina è la scelta iniziale per lo shock refrattario ai fluidi. Nello shock resistente alla dopamina, devono essere prese in considerazione l’adrenalina o la noradrenalina. La dobutamina è utile nei casi in cui è presente una bassa gittata cardiaca. Nei pazienti con elevate resistenze vascolari sistemiche e bassa gittata cardiaca resistente all’adrenalina, l’utilizzo di vasodilatatori come il nitroprussiato o gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo III (milrinone) può invertire lo shock. L’arginina-vasopressina può essere utile nello shock resistente alla noradrenalina in quanto non richiede l’␣-recettore per esercitare la sua azione. Deve essere mantenuto lo stato metabolico. Pertanto, occorre monitorare gli elettroliti e se necessario correggerli. L’ipoglicemia deve essere trattata con 0,5-1 g/kg di glucosio. L’ipocalcemia, che può contribuire alla disfunzione cardiaca, deve essere trattata con 10-20 mg/kg di calcio cloruro per mezzo di un catetere venoso centrale. Gli studi hanno dimostrato che il 50% dei bambini in unità intensiva ha un’insufficienza surrenalica assoluta o relativa. Pertanto, deve essere preso in considerazione l’uso di una dose da stress di corticosteroidi (idrocortisone 50 mg/kg in bolo seguito da 50/mg/die) per l’insufficienza surrenalica, specialmente se lo shock non risponde alle catecolamine e alla rianimazione con fluidi. Anche una terapia con dosi più basse può essere efficace, ma richiede ulteriori studi. Tutti i pazienti con soppressione 169-179ANA.indd 1131 Sepsi, shock settico e sindrome della risposta infiammatoria sistemica ■ 1131 surrenalica secondaria a terapia cronica con steroidi, compresi i pazienti con asma, malattie reumatiche e malattia intestinale infiammatoria, come anche i pazienti con disordini noti dell’asse ipotalamo-ipofisario (ipopituitarismo, iperplasia surrenalica congenita), devono ricevere corticosteroidi in dosi da stress. Altre terapie, compresi il supporto respiratorio e la terapia sostitutiva renale, devono essere utilizzate in base all’appropriatezza clinica. Nei pazienti che hanno sviluppato una sindrome da distress respiratorio acuto o che richiedono ventilazione meccanica, devono essere implementate strategie di protezione polmonare (uso della pressione tele-espiratoria positiva, pressioni di plateau della ventilazione a basso volume corrente [6-8 mL/kg] inferiori a 30 cm d’acqua e FiO2 inferiori al 60%), in quanto l’iperdistensione polmonare può generare la sintesi sistemica di citochine che peggiorano la cascata infiammatoria. La terapia sostitutiva renale può essere utile nei bambini con anuria o oliguria e severo sovraccarico di liquidi. L’ossigenazione con membrana extracorporea può essere presa in considerazione in pazienti selezionati con shock settico refrattario. Il monitoraggio dei pazienti con shock settico deve comprendere almeno la pressione venosa centrale, la pressione arteriosa, l’ossimetria pulsata e la diuresi oraria. Altri parametri clinici da monitorare sono frequenza cardiaca, riempimento capillare e stato mentale. La saturazione di ossigeno della vena cava superiore può essere un indicatore di un’adeguata rianimazione. Una saturazione di ossigeno della vena cava ⬎70% nelle prime 6 ore dopo la rianimazione è stata associata a un esito migliore. Non vi sono abbastanza informazioni per determinare se nei pazienti con shock settico devono essere utilizzati ecocardiografia, cateterismo dell’arteria polmonare e pHmetria gastrica come guida alla terapia. Gli obiettivi della rianimazione comprendono un riempimento capillare ⬍2 s, polsi normali senza differenziale tra polsi periferici e centrali, estremità calde, diuresi ⬎1 mL/kg/ora, stato mentale normale e una pressione arteriosa normale per l’età. PROGNOSI. Il tasso di mortalità per lo shock settico dipende dalla sede iniziale dell’infezione, dal patogeno batterico implicato, dalla presenza di MODS e dalla risposta immunitaria dell’ospite. La sepsi severa rimane una delle cause principali di morte nei bambini. Dati recenti sull’esito evidenziano un miglioramento della sepsi neonatale e pediatrica, con tassi di mortalità intorno al 10%. I lattanti, specialmente quelli con basso peso alla nascita, e i bambini con problemi medici cronici hanno il maggiore rischio di sviluppare una sepsi severa. I pazienti pediatrici che sono stati sottoposti a trapianto di midollo osseo hanno un aumentato tasso di mortalità rispetto ad altri pazienti con shock settico. Inoltre, i pazienti che sopravvivono a uno shock settico dimostrano un miglioramento degli indici cardiaci in seguito alla terapia rispetto ai pazienti che non sopravvivono. La sepsi severa ha un costo stimato negli Stati Uniti di 1,9 miliardi $/anno. Nei bambini la durata media della degenza è stata di 31 giorni, con un costo di 40 600 $. Nei lattanti la durata media della degenza è stata di 53 giorni con un costo di 56 600 $. L’incidenza di sepsi severa è più elevata nei bambini più piccoli (5,2/1000) e più bassa nei bambini di 5-14 anni (0,2/1000). PREVENZIONE. La vaccinazione con i vaccini coniugati per l’H. influenzae di tipo b e per lo S. pneumoniae è raccomandata per tutti i bambini (vedi Capitolo 170). I pazienti ad alto rischio dovrebbero inoltre ricevere le vaccinazioni raccomandate. La profilassi con penicillina per la prevenzione dell’infezione pneumococcica è raccomandata nei pazienti con disfunzione splenica (per esempio, malattia a cellule falciformi) e nei pazienti con asplenia (acquisita o congenita). La profilassi antibiotica è raccomandata per i contatti domestici e per gli altri contatti dei pazienti con malattia invasiva da N. meningitidis (vedi Capitolo 190) o da H. influenzae di tipo b (vedi Capitolo 192). Esistono misure raccomandate per la prevenzione delle infezioni nosocomiali (vedi Capitolo 178) e delle infezioni e della sepsi nei pazienti immunocompromessi (vedi Capitolo 177) e nei neonati (vedi Capitolo 109). 23-09-2008 12:35:26 1132 ■ PARTE XVI ■ Malattie infettive Primi 5 minuti Diagnosi: Alterazione dello stato mentale e perfusione anormale Trattamento: Mantenere le vie aeree e stabilire un accesso vascolare secondo le linee guida PALS (Pediatric Advanced Life Support) 5-15 minuti Trattamento: Infondere cristalloidi o colloidi isotonici da 20 mL/kg a 60 mL/kg o più Treatment: Correggere ipoglicemia e ipocalcemia Shock che risponde alla rianimazione con fluidi Osservazione in PICU Risponde alla dopamina Osservazione in PICU Refrattario alla rianimazione con fluidi Trattamento: Inserire un catetere nell’arteria polmonare, iniziare dopamina (10-20 mcg/kg/min), stabilire il monitoraggio arterioso Shock refrattario alla rianimazione con fluidi, resistente alla dopamina Shock freddo Trattamento: Adrenalina titolata Iniziare con 0,1-1 mcg/kg/min Risponde alle catecolamine Osservazione in PICU Shock caldo Trattamento: Noradrenalina titolata Iniziare con 0,1-2 mcg/kg/min 60 minuti Shock resistente alle catecolamine A rischio di insufficienza surrenalica? Sì Somministrare idrocortisone 50 mg/kg/die Risponde Osservazione in PICU No Non somministrare idrocortisone Pressione arteriosa normale, shock freddo, SVC O2 sat <70% Ridotta pressione arteriosa, shock freddo, SVC O2 sat <70% Ridotta pressione arteriosa Shock caldo Aggiungere vasodilatatori o un inibitore della fosfodiesterasi di tipo III, più volume Osservazione in PICU Titolare il volume e l’adrenalina Osservazione in PICU Titolare il volume e la noradrenalina Vasopressina a basso dosaggio Osservazione in PICU Shock persistente resistente alle catecolamine Inserire catetere nell’arteria polmonare Terapia diretta: fluidi, vasopressori, vasodilatatori e supporto isotropo per normalizzare MAP, CVP e CI >3,3 e <6 L/min/m2 Considerare ECMO Figura 176-2. Parametri clinici dell’American College of Critical Care Medicine and American Heart Association per il supporto emodinamico dei pazienti pediatrici con shock settico. PICU, unità intensiva pediatrica; SVC O2 sat, saturazione di ossigeno della vena cava superiore; MAP, pressione arteriosa media; CVP, pressione venosa centrale; CI, indice cardiaco; ECMO, ossigenazione con membrana extracorporea. (Da Carcillo JA, Fields AI, Task Force Committee Members: Clinical practice parameters for hemodynamic support of pediatric and neonatal patients with septic shock. Crit Care Med 2002;30(6):1365-1378. Copyright 2002, Lippincott Williams & Wilkins.) Annane D, Bellissant E, Bollaert PE, et al: Corticosteroids for severe sepsis and septic shock: A systematic review and meta-analysis. Br Med J 2004; 329:480–484. 169-179ANA.indd 1132 Baudouin SV, Saunders D, Tiangyou W, et al: Mitochondrial DNA and survival after sepsis: a prospective study. Lancet 2005;366:2118–2121. Bernard GR, Vincent JL, Laterre PF, et al: Efficacy and safety of recombinant human activated protein C for severe sepsis. N Engl J Med 2001; 344:699–709. 23-09-2008 12:35:26 Capitolo 177 Brown KA, Brain SD, Pearson JD, et al: Neutrophils in development of multiple organ failure in sepsis. Lancet 2006;368:157–169. Carcillo JA: Pediatric septic shock and multiple organ failure. Crit Care Clin 2003;19:413–440. Carcillo JA, Fields AI, Task Force Committee Members: Clinical practice parameters for hemodynamic support of pediatric and neonatal patients with septic shock. Crit Care Med 2002;30(6):1365–1378. Goldstein B, Giroir B, Randolph A: International pediatric sepsis consensus conference: Definitions for sepsis and organ dysfunction in pediatrics. Pediatr Crit Care 2005;6(1):2–8. Jindal N, Hollenberg SM, Dellinger RP: Pharmacologic issues in the management of septic shock. Crit Care Clin 2000;16:233–249. Nadel S, Goldstein B, Williams MD, et al: Drotrecogin alfa (activated) in children with severe sepsis: a multicentre phase III randomised controlled trial. Lancet 2007;369:836–843. 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Watson RS, Carcillo JA, Linde-Zwirble, et al: The epidemiology of severe sepsis in children in the United States. Am J Respir Crit Care Med 2003;167:695–701. Capitolo 177 ■ Infezioni in soggetti immunocompromessi Marian G. Michaels e Michael Green Infezioni e malattie si sviluppano quando il sistema immunitario dell’ospite non è in grado di proteggere completamente l’organismo da potenziali patogeni. Benché infezioni possano verificarsi anche in soggetti con sistema immunitario competente, esse di solito si presentano in soggetti che non hanno avuto in precedenza contatti con il microrganismo implicato e quindi non possiedono un’immunità pregressa, oppure quando le barriere protettive corporee come la cute sono state superate. I bambini sani sono in grado di affrontare la sfida portata dalla maggior parte degli agenti infettivi con un armamentario immunologico in grado di prevenire patologie significative. Una volta iniziato lo sviluppo di un’infezione, viene messa in atto una serie di risposte immunitarie per controllare la malattia e prevenirne la ricomparsa. Al contrario, i bambini immunocompromessi possono non avere la stessa capacità. A seconda del livello e del tipo di difetto immunitario, il bambino affetto può non essere in grado di contenere il patogeno o di sviluppare una risposta immunitaria per prevenire la ricorrenza (vedi Capitolo 121). È probabile che i medici generalisti vedano nei propri ambulatori bambini con deficit immunitari in quanto un numero crescente di bambini sopravvive con immunodeficienze primitive oppure riceve una terapia immunosoppressiva per il trattamento di neoplasie maligne, malattie autoimmuni o per un trapianto. Le immunodeficienze primitive comprendono quegli stati di compromissione immunitaria derivanti da difetti genetici che inte- 169-179ANA.indd 1133 ■ Infezioni in soggetti immunocompromessi ■ 1133 TABELLA 177-1. Cause principali di aumento del rischio infettivo in ospiti immunocompromessi IMMUNODEFICIENZE PRIMITIVE Deficit di anticorpi (Difetti B-cellulari; vedi Capitolo 123) Agammaglobulinemia X-linked Immunodeficienza comune variabile Deficit selettivo di immunoglobuline A (IgA) Deficit di sottoclassi delle IgG Sindrome da iper-IgM Deficit cellulo-mediati (Difetti T-cellulari; vedi Capitolo 124) Displasia timica (sindrome di DiGeorge) Deficit del recettore T-cellulare Deficit di produzione di citochine Difetti dell’attivazione T-cellulare Linfocitopenia CD8 Difetti combinati B- e T-cellulari (vedi Capitolo 125) Immunodeficienza severa combinata Immunodeficienza combinata Sindrome di Omenn Trombocitopenia ed eczema (sindrome di Wiskott-Aldrich) Atassia teleangiectasia Sindrome da iper-IgE Difetti fagocitici (vedi Capitolo 129) Deficit di adesione leucocitaria Sindrome di Chédiak-Higashi Deficit di mieloperossidasi Malattia granulomatosa cronica Leucopenia (vedi Capitolo 130) Neutropenia congenita (sindrome di Kostmann) Sindrome di Shwachma-Diamond Patologie del sistema del complemento (vedi Capitolo 133) IMMUNODEFICIENZE SECONDARIE HIV Neoplasie maligne (e chemioterapia per le neoplasie maligne) Trapianto Midollo osseo e cellule staminali Organi solidi Ustioni Malattia a cellule falciformi Fibrosi cistica Diabete mellito Farmaci immunosoppressori Asplenia Corpo estraneo impiantato Malnutrizione ressano una o più branche del sistema immunitario (Tab. 177-1). Le immunodeficienze acquisite o secondarie possono derivare da un’infezione, come il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), da una neoplasia maligna o dall’effetto avverso di un farmaco immunomodulatore o immunosoppressore. Questi comprendono farmaci che agiscono sulle cellule T (steroidi, inibitori del fattore di necrosi tumorale, chemioterapia), sui neutrofili (agenti mielosoppressori, neutropenia idiosincrasica o immunomediata) o su tutte le cellule immunitarie (chemioterapia). Anche le alterazioni delle barriere mucose o cutanee oppure della normale flora batterica possono essere caratterizzate come deficit immunitari secondari, lasciando l’ospite vulnerabile alle infezioni, anche se solo per un periodo temporaneo. I principali patogeni che provocano infezioni in ospiti immunocompetenti sono gli stessi che provocano infezioni in bambini con deficit immunitari. Inoltre, i microrganismi meno virulenti, comprendenti la normale flora cutanea, i batteri commensali della parte orale della faringe o del tratto gastrointestinale, i miceti ambientali e i comuni virus di comunità a bassa patogenicità, possono causare patologie severe e potenzialmente fatali in pazienti immunocompromessi (Tab. 177-2). Perciò è di fondamentale importanza una stretta comunicazione con il laboratorio affinché questo non consideri ininfluenti la flora normale e microrganismi normalmente considerati come contaminanti. 23-09-2008 12:35:26