MISURA E ERRORE
Transcript
MISURA E ERRORE
LA MISURA Quando osserviamo un oggetto i nostri sensi ci permettono di fare delle valutazioni sulle sue caratteristiche. Tramite la vista possiamo stimare, confrontare le lunghezze, le superfici, i volumi, i colori; con il tatto possiamo confrontare le temperature e con lo sforzo muscolare avere informazioni sul peso; con l’udito distinguere le frequenze e le intensità dei suoni. Questa prima indagine sulle proprietà dei corpi è del tutto insoddisfacente dal punto di vista scientifico e può portare a errori grossolani: i nostri sensi ci possono ingannare. Il primo passo dell’indagine scientifica viene fatto quando alle sensazioni vengono sostituite le misure, espresse con numeri associati a unità di misura. Le caratteristiche misurabili vengono dette grandezze. Per trasformare una sensazione in numero è necessario definire operativamente un campione della grandezza osservata e costruire uno strumento che determini il rapporto tra la grandezza e il campione di riferimento. La costruzione di strumenti e la definizione di procedimenti di misurazione è una tra le più importanti attività degli scienziati: permette lo sviluppo della ricerca, della tecnologia, con applicazioni in numerosissime attività. Il campione deve soddisfare questi requisiti: a) il campione prescelto deve essere costante nel tempo, non dipendere dalle caratteristiche del luogo in cui si trova; b) il campione deve essere facilmente riproducibile e con grande precisione. Qualsiasi strumento di misura ha un suo livello di precisione, corrispondente alla più piccola grandezza che si riesce a rilevare: in base a tale precisione è possibile conoscere con quale indeterminazione viene eseguita la misura. Il valore di questa indeterminazione viene nominato errore assoluto o incertezza assoluta. Non è quindi possibile misurare il valore «vero» di qualcosa: poiché ogni misura viene ottenuta con l’uso di uno strumento di misura, la precisione della misura stessa dipenderà dal livello di precisione dello strumento utilizzato. Sarà pertanto necessario essere consapevoli del livello di imprecisione associato a qualsiasi risultato e riuscire quindi a valutare l’affidabilità dello stesso. La matematica, che si utilizza per studiare le relazioni tra grandezze misurate, deve tenere conto di questa indeterminazione; perciò è necessario indicare sempre qual è il campo di validità di un risultato o di una deduzione. Quando misuriamo la lunghezza di un oggetto con un righello, una riga o una squadra graduati al millimetro commettiamo un errore di valutazione di quasi mezzo millimetro (0,5 mm). Questo errore è dovuto a più fattori: il nostro occhio non può distinguere due puntini se questi sono più vicini di 0,1 mm (capacità di risoluzione)*; nel disporre il righello vicino all’oggetto da misurare facciamo un errore nell’allineamento della linea corrispondente allo zero (a sinistra) e un errore nella lettura della misura (a destra); le linee sul righello hanno uno spessore; facciamo un errore di parallasse, tanto maggiore quanto più il nostro punto di vista si distanzia dalla perpendicolare dei due punti di lettura; se l’oggetto da misurare ha estremi definiti in modo grossolano o comunque incerto questo aumenterà sicuramente l’entità dell’errore. In parte, come si può capire, l’errore è legato all’esperienza e ad alcune caratteristiche dell’operatore (per esempio capacità visiva, condizioni fisiche, etc.); è chiaro che questa parte può essere ridotta dalla pratica e da una maggiore attenzione di chi prende le misure. Tuttavia, come prima affermato, una misura non potrà mai essere esente da un certo livello di imprecisione, di incertezza. * La letteratura oculistica mondiale concorda sul fatto che l'occhio umano, in condizioni ottimali di contrasto, può distinguere alla distanza minima di messa a fuoco (20-30 cm) fino ad un massimo di 10 linee per millimetro. Le unità di misura Una grandezza fisica è una caratteristica misurabile; pertanto se voglio esprimere certe caratteristiche di un fenomeno (es. la lunghezza di un oggetto) lo faccio utilizzando un valore seguito da una unità di misura (es. l = 2,37 m). Ogni popolo ha definito delle proprie unità di misura; se ciò poteva andare bene in un mondo con pochi contatti interculturali, sicuramente ha posto maggiori problemi nel momento in cui le popolazioni hanno esteso le proprie reti di comunicazione. Con la Rivoluzione francese è iniziata anche una rivoluzione nel campo delle misure: si è cercato di definire delle unità di misura “oggettive”, universali, che permettessero la comunicazione fra le genti senza rischi di confusione. È così, per esempio, che nasce il metro, decimilionesima parte della distanza fra equatore e polo nord (1793) misurata sul meridiano passante per Parigi (attualmente, dal 1983, viene definito come spazio percorso dalla luce nel vuoto in un tempo corrispondente a 1/299792458 di secondo). Nonostante il tentativo di raggiungere una universalità per le unità di misura, tuttora esistono diversi sistemi. Uno dei più condivisi è il Sistema Internazionale (S.I.). In questo sistema sono definite 7 grandezze fondamentali dalle quali, con varie combinazioni, si possono ottenere le altre grandezze, dette derivate (es. lunghezza e tempo sono fondamentali; la velocità, una distanza [lunghezza] percorsa in un determinato tempo, è derivata). Per ogni grandezza si ha una unità di misura. Tavola delle grandezze fondamentali per il Sistema Internazionale (SI): Nome grandezza Simbolo grandezza l m t I T nB I lunghezza massa tempo corrente elettrica temperatura termodinamica quantità della sostanza B intensità luminosa Nome grandezza lunghezza udm m massa kg tempo s corrente elettrica A temperatura termodinamica K quantità della sostanza B mol(B) intensità luminosa cd Nome unità di misura base metro chilogrammo secondo ampere kelvin mole di B candela Simbolo u.d.m. m kg s A K mol(B) cd Simbolo dimensionale [L] [M] [T] [I] [ ] [N] [J] Definizione u.d.m. Il metro è la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo di 1/299 792 458 di secondo. (17a CGPM*, 1983) Il chilogrammo è la massa del prototipo internazionale conservato al Pavillon de Breteuil (Sevres, Francia). (3a CGPM, 1901) Il secondo è la durata di 9 192 631 770 periodi della radiazione emessa dall'atomo di Cesio 133 nella transizione tra i due livelli iperfini (F=4, M=0) e (F=3, M=0) dello stato fondamentale 2S(1/2). (13a GCPM, 1967) L'ampere è la corrente che, se mantenuta in due conduttori paralleli indefinitamente lunghi e di sezione trascurabile posti a distanza di un metro nel vuoto, determina tra questi due conduttori una forza uguale a 2x10 -7 newton per metro di lunghezza. (9a CGPM, 1948) Il kelvin è la frazione 1/273,16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell'acqua. (13a CGPM, 1967) La mole è la quantità di sostanza che contiene tante entità elementari quanti sono gli atomi in 0.012 kg di Carbonio 12. Quando si usa la mole, deve essere specificata la natura delle entità elementari, che possono essere atomi, molecole, ioni, elettroni, altre particelle o gruppi specificati di tali particelle. (14a CGPM, 1971) La candela è l'intensità luminosa, in un'assegnata direzione, di una sorgente che emette una radiazione monocromatica di frequenza 540 x 1012 Hz e la cui intensità energetica in tale direzione è 1/683 Watt per steradiante. (16a GCPM, 1979) *GCPM: Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure 2 Per comodità si possono usare multipli e sottomultipli delle unità di misura: essendo le dimensioni di una particolare cellula corrispondenti a 0,000085 m potrà essere più comodo dire (e scrivere) che la cellula ha lunghezza uguale a 85 micrometri (85 μm). Per ogni multiplo o sottomultiplo esiste un prefisso da anteporre alla unità di misura di base; ad ogni prefisso corrisponde un simbolo. Tavola dei prefissi moltiplicativi (SI): (Il S.I. codifica l'uso dei prefissi moltiplicativi secondo le potenze di 1000. Sono previsti anche prefissi per multipli e sottomultipli per fattori 10 e 100, per esempio: centi-, deci-, etc.) denominazione simbolo equiv. I equivalenza II equiv. III Ym 24 10 m 1000000000000000000000000 m zettametro Zm 21 10 m 1000000000000000000000 m exametro Em 1018 m 1000000000000000000 m petametro Pm 1015 m 1000000000000000 m Tm 12 10 m 1000000000000 m Gm 9 10 m 1000000000 m megametro Mm 6 10 m 1000000 m chilometro km 103 m 1000 m hm 2 100 m 1 10 m 10 m 10−1 m 0,1 m 1/10 m 0,01 m 1/100 m 0,001 m 1/1000 m yottametro terametro gigametro ettometro decametro dam metro m decimetro dm centimetro millimetro cm mm 10 m −2 10 m −3 10 m −6 micrometro (micron) μm 10 m 0,000001 m 1/1000000 m nanometro nm 10−9 m 0,000000001 m etc. Ångström Å 10−10 m 0,0000000001 m picometro pm −12 10 −15 m 0,000000000001 m m 0,000000000000001 m femtometro (Fermi) fm 10 attometro am 10−18 m 0,000000000000000001 m zeptometro zm 10−21 m 0,000000000000000000001 m yoctometro ym 10 −24 m 0,000000000000000000000001 m Come si può osservare i simboli utilizzati per i multipli superiori a chilo- sono scritti con lettere maiuscole, mentre gli altri sono indicati con minuscole. Quindi è necessario fare molta attenzione quando si scrivono tali simboli, per evitare di confondere, per esempio, millimetri (mm) e megametri (Mm): chi scrive normalmente tutto in maiuscolo dovrà rivedere il proprio modo, almeno quando fa esercizi in campo scientifico. Un altro aspetto da tenere in considerazione nella scrittura è che le lettere utilizzate sono simboli e non abbreviazioni, quindi non vanno mai seguite da punti (per esempio il simbolo di centimetro non è cm. bensì cm) a parte il caso in cui si trovino alla fine di un periodo. Dalla tabella precedente si può rilevare anche che c’è una unità di misura (un sottomultiplo per la precisione) particolare: Ångström (Å) = 10−10 m; tale u.d.m. pur non facendo parte del S.I. viene 3 comunque utilizzata per misure relative alle dimensioni degli atomi. Per il resto si nota invece che, a parte multipli e sottomultipli vicini al metro (dm, hm, …), gli altri si distanziano per un fattore 103. I prefissi (sia il simbolo sia l’espressione che si utilizza nella pronuncia) non sono esclusivi per la lunghezza, ma valgono per tutte le grandezze e quindi per tutte le corrispondenti unità di misura: si parlerà perciò di nanometri (nm) come di nanosecondi (ns), di nanoampere (nA), etc. Tutte le unità di misura “di partenza” non hanno prefissi, con l’unica eccezione dell’unità di misura della massa, il chilogrammo (kg). I termini micron, Ångstrom e Fermi sono invece esclusivi per la lunghezza, come d’altra parte la tonnellata (t ; 1 t = 103 kg), non prevista dal S.I., è caratteristica per la massa. Il S.I. prevede, per le unità di misura, anche delle regole di scrittura, di seguito elencate: • I nomi delle unità di misura vanno sempre scritti in carattere minuscolo, privi di accenti o altri segni grafici. Es: ampere, non Ampère. • I nomi delle unità non hanno plurale. Es: 3 ampere, non 3 amperes. • I nomi delle unità si usano solitamente nei testi, mentre i simboli nelle operazioni di calcolo. • I simboli delle unità di misura vanno scritti con l'iniziale minuscola, tranne quelli derivanti da nomi propri. Es: mol per la mole, K per il kelvin. Una eccezione è il simbolo per il litro che può essere sia "L" che "l", cioè una lettera maiuscola o minuscola. • I simboli non devono essere seguiti dal punto (salvo che si trovino a fine frase). • I simboli devono sempre seguire i valori numerici. Es: 1 kg, non kg 1. • Il prodotto di due o più unità va indicato con un punto a metà altezza o con un piccolo spazio tra i simboli. Es: J = N·m oppure N m ma non Nm; [Mi è capitato spesso che studenti abbiano interpretato il simbolo ms (millisecondo, lettura corretta) come metro moltiplicato secondo (lettura scorretta). Metro moltiplicato secondo si scrive correttamente m s oppure m·s]. • Il quoziente tra due unità va indicato con un segno di frazione orizzontale, con una barra obliqua o con esponenti negativi. Es.: W = J/s oppure J s-1; N = m kg s-2 = m·kg·s-2 ma non: mkgs-2). Se il quoziente è più complesso bisogna fare molta attenzione e usare per esempio le parentesi, associate o no a esponenti negativi. Es: R = 0,0821 atm·L/(mol·K) = 0,0821 atm·L·(mol·K)-1 = 0,0821 atm·L·mol-1·K-1 e non atm·L/mol·K oppure atm·L/mol/K in quanto di interpretazione non univoca. L’incertezza e le cifre significative Come accennato in premessa, ogni misura è affetta da un certo grado di indeterminazione. Messa da parte la componente “umana” rimane l’incertezza legata alle qualità dello strumento di misura. Supponiamo di misurare la larghezza di una tavola con alcuni metri a nastro, lunghi 3 metri ciascuno. Il primo strumento avrà una tacca ogni decimetro, il secondo ogni centimetro e il terzo ogni millimetro. Utilizzando il primo strumento potremmo osservare che la misura della tavola è compresa fra la tacca corrispondente a 1,7 m e quella corrispondente a 1,8 m. Potremmo quindi scrivere che 1,7 m < l < 1,8 m. Tuttavia, anche se in questo caso sembra di esagerare un po’ troppo, potremmo avere commesso un errore anche nell’accostare lo 0 (zero) vicino al margine sinistro (inizio) della tavola; pertanto l’incertezza sarebbe raddoppiata: non sarebbe più di 0,05 m (0,1 m/2), bensì di 0,1 m, praticamente uguale alla sensibilità dello strumento. Questo valore di 0,1 m ci indica quindi la sensibilità dello strumento e contemporaneamente l’incertezza della misura. Se la lettura fosse più vicina a 1,7 m dovremmo quindi scrivere l = (1,7 ± 0,1) m; se al contrario fosse più vicina a 1,8 m scriveremmo l = (1,8 ± 0,1) m. [N.B.: il numero di cifre dopo la virgola coincide: non abbiamo scritto, per esempio, l = (1,75 ± 0,1) m]. 4 Passando al secondo strumento, con precisione al centimetro, per analogia possiamo affermare che anche l’incertezza sarà corrispondente a 1 cm. Supponiamo che la lettura sia 1,72 m < l < 1,73 m, ma più vicina a 1,73 m. Scriveremo: l = (1,73 ± 0,01) m. Con il terzo strumento otteniamo la lettura l = 1,730 m, quindi scriviamo: l = (1,730 ± 0,001) m. Come si può osservare abbiamo conseguito, per lo stesso oggetto, tre diverse misure, corrispondenti a tre diversi livelli di precisione. Nel primo caso (l = 1,7 m) abbiamo scritto 2 cifre, nel secondo caso (l = 1,73 m) 3 cifre e nel terzo caso (l = 1,730 m) 4 cifre. È necessario tenere presente che lo zero dell’ultima misurazione è importante, è significativo, perché la misura non vale né 1,729 m, né 1,731 m, ma proprio 1,730 m, precisa al millimetro. Le cifre che abbiamo scritto, legate alla precisione della misura, vengono dette cifre significative (c.s.). In realtà se abbiamo scritto, per esempio, l = (1,73 ± 0,01) m non siamo molto sicuri del 3 che troviamo al termine del valore, per cui possiamo dire che la prima cifra incerta coincide con l’ultima cifra significativa. Le due scritture l = (1,73 ± 0,01) m e l = (1,730 ± 0,001) m possono sembrare equivalenti: se lo sono dal punto di vista matematico non lo sono però se la matematica viene applicata alla scienza. È necessario a questo punto riassumere con chiarezza in quali casi noi dobbiamo considerare significativi gli zeri (di seguito vengono indicati in grassetto): uno zero è sempre significativo quando è compreso fra due cifre diverse da zero (208 ; 0,0208); quando si trova al termine di un valore, ma dopo la virgola (208,0 ; 0,02080). Non sono significativi gli zeri che precedono la prima cifra diversa da zero (di seguito vengono indicati sottolineati): 0,0002080. Rimane un caso: quello in cui gli zeri si trovano a destra rispetto all’ultima cifra diversa da zero e non ci sono virgole, per esempio: 3250000. Ci sono, in questo caso, quattro zeri: saranno tutti significativi? Lo sarà solo il primo, oppure nessuno dei quattro? Se il valore è scritto senza alcuna precisazione (per esempio: la precisione del rilevamento è in migliaia) noi non possiamo sapere di nessuno zero se è significativo per cui, nel dubbio, non ne consideriamo significativo nessuno: nel nostro esempio 3250000 avremo 3 c.s.. Se invece noi conosciamo il valore di partenza da cui abbiamo ottenuto un arrotondamento, possiamo determinare quante sono le c.s.: studiamo il seguente esempio. Se si chiede a un passante il valore della velocità della luce è probabile che risponda con il valore 300000 km/s. Ma sono 300000 km/s precisi o, invece, circa 300000 km/s? Se cerchiamo su una tabella scientifica che riporti alcune costanti fisiche troviamo il valore 299792458 m/s. Quindi 300000 km/s è il risultato di un arrotondamento: quante cifre significative dobbiamo considerare? Per convenzione quando si compie un arrotondamento se la cifra da eliminare è 5 o > 5 si arrotonda in eccesso (2,37 sarà arrotondato a 2,4; 2,65 arrotondato a 2,7) mentre se è < 5 si arrotonda in difetto (2,34 viene arrotondato a 2,3). Se partendo da 299792458 (9 cifre significative) vogliamo arrotondare a 8 cifre significative scriveremo: 299792460; infatti 299792458 è più vicino a 299792460 piuttosto che a 299792450. Vediamo di seguito tutta la serie di arrotondamenti che possiamo ottenere, diminuendo di una alla volta le cifre significative: 299˙792˙458 m/s 9 cifre significative 299˙792˙460 m/s 8 cifre significative 299˙792˙500 m/s 7 cifre significative 299˙792˙000 m/s 6 cifre significative 299˙790˙000 m/s 5 cifre significative 299˙800˙000 m/s 4 cifre significative 300˙000˙000 m/s 3 cifre significative in questo caso se si parte da 299792458 si ottiene 299792000, ma se si partisse dall’arrotondamento precedente si otterrebbe 299793000. 5 Abbiamo quindi scoperto che il valore di 300000 km/s per la velocità della luce ha 3 c.s., ma lo abbiamo potuto determinare in quanto conoscevamo il valore preciso al m/s. A volte, con una notevole frequenza, nel mondo scientifico si trovano valori grandissimi o, al contrario, piccolissimi. Prendiamo per esempio la definizione del concetto di mole, dalla seconda tabella di pagina 2: La mole è la quantità di sostanza che contiene tante entità elementari quanti sono gli atomi in 0.012 kg di Carbonio 12. Quanti sono gli atomi in 0,012 kg di Carbonio 12 (12C)? Questo valore (numero di Avogadro) è NA = 602˙200˙000˙000˙000˙000˙000˙000 mol-1. È evidente che non è agevole lavorare con numeri che presentano tante cifre, peraltro inutili (non saranno sicuramente significativi tutti quegli zeri); il rischio di sbagliare ad ogni passaggio il numero degli zeri sarà alto. Inoltre le normali calcolatrici non danno la possibilità di scrivere tante cifre (24 nel nostro caso!). L’uso della notazione scientifica potrà agevolare i nostri calcoli e eliminare i dubbi su quante cifre, in un numero, possiamo considerare significative. La notazione scientifica La notazione scientifica è una modalità utilizzata per esprimere i numeri, solitamente associati a delle unità di misura, quindi i valori di misure. Per esprimere un valore in notazione scientifica bisogna conoscere e saper utilizzare le proprietà delle potenze. Pertanto bisogna applicare alcune regole. 1ª regola La prima cifra di un numero espresso in notazione scientifica è diversa da 0 (zero); dopo la prima cifra si inserisce una virgola. (es.: 27350000000 = 2,73……. ; 0,00006258 = 6,25….) 2ª regola È ovvio che 27350000000 non è uguale a 2,73…; pertanto, per fare sì che il nostro numero di partenza corrisponda al risultato finale, sarà necessario moltiplicare il valore per una potenza di 10. Per definire l’esponente da utilizzare bisognerà contare di quante posizioni si è spostata la virgola. Nel nostro primo esempio la virgola non c’è, o meglio non è evidente; pertanto dovremo immaginare che dopo l’ultima cifra (in questo caso è uno zero) ci sia una virgola: 27350000000 = 27350000000, = 2,735 · 1010 Il numero considerato è “grande”, pertanto l’esponente avrà valore positivo. Come è noto qualsiasi numero elevato alla 0 (zero) dà come risultato 1 (uno). Pertanto quando avrò un valore n° < 1 l’esponente a cui verrà elevato 10 sarà negativo: 0,00006258 = 6,258 · 10-5 Riassumendo: si mette la virgola dopo la prima cifra diversa da zero; si conta di quante posizioni si è spostata la virgola: quello sarà l’esponente da utilizzare; se il numero è “grande” (n° > 1) l’esponente sarà positivo; se il numero è “piccolo” (n° < 1) l’esponente sarà negativo. Tornando all’esempio del numero di Avogadro avremo: NA = 602˙200˙000˙000˙000˙000˙000˙000 mol-1 = 6,022 · 1023 mol-1 Alcuni dei vantaggi nell’uso della notazione scientifica sono quindi i seguenti: si utilizzano numeri più corti, senza troppe cifre; tutte le cifre che si scrivono sono significative. Come dovremo scrivere, in notazione scientifica il valore della velocità della luce (c), ora che sappiamo che 300000 km/s ha 3 c.s.? Sarà: c = 3,00 · 105 km/s, oppure c = 3,00 · 108 m/s. Il valore con 9 c.s. sarà invece c = 2,99792458 · 108 m/s. 6 La notazione scientifica e i calcoli Quando troviamo dei calcoli (in particolare moltiplicazioni e divisioni) con numeri piuttosto grandi e/o piuttosto piccoli è conveniente utilizzare la notazione scientifica. È opportuno, prima di fare qualsiasi operazione di calcolo, esprimere tutti i valori sotto forma di notazione scientifica e, se sono presenti unità di misura, fare in modo di uniformarle tramite equivalenze: 2576000000 m · 7459000 dm 0,0004578 cm 2576000000 = 2,576 · 109 7459000 = 7,459 · 106 0,0004578 = 4,578 · 10-4 Per quanto riguarda le u.d.m. decidiamo di utilizzare il metro, quindi esprimeremo anche i dm e i cm come metri: 1 dm = 1 · 10-1 m 1 cm = 1 · 10-2 m Il passaggio successivo è quello di trascrivere l’espressione di partenza sostituendo con i valori sopra ottenuti: 2576000000 m · 7459000 dm ‗ 2,576 · 109 m · 7,459 · 106 · 10-1 m 0,0004578 cm 4,578 · 10-4 · 10-2 m Altra operazione utile è di suddividere il tutto in tre operazioni: una che riguarda i numeri, una le potenze e la terza le u.d.m.: 2,576 · 109 m · 7,459 · 106 · 10-1 m ‗ (2,576 · 7,459) . (109 · 106 · 10-1) . (m · m) ‗ 4,578 · 10-4 · 10-2 m (4,578) (10-4 · 10-2) (m) ‗ 4,19711315 . 1014 . m2 ‗ 4,19711315 . 1020 . m 10-6 m A questo punto rimane un dubbio: le cifre che mi ha dato la calcolatrice sono tutte da scrivere? Sono tutte significative? È accettabile, lo si può dimostrare, che, in caso di moltiplicazioni e/o divisioni, il numero di c.s. nel risultato sia coincidente al numero di c.s. del numero meno preciso utilizzato: nel nostro caso tutti i numeri in partenza hanno 4 c.s., quindi anche il risultato avrà 4 c.s.: 4,19711315 · 1020 · m = 4,197 · 1020 · m Vediamo un altro esempio che presenti unità di misura di diverse grandezze: 475,3 mg k 2 0,0729 cm · 3219500 μm Procediamo con il metodo utilizzato nell’esempio precedente: 475,3 mg i‗ 4,753 · 102 · 10-6 kg i‗ 0,0729 cm · 3219500 μm2 7,29 · 10-2 · 10-2 m · 3,2195 · 106 · 10-12 m2 ‗ 4,753 . 102 · 10-6 . kg i‗0,20251251 . 10-4 . kg i‗ 0,20251251 · 106 . kgi -2 -2 6 -12 (7,29 · 3,2195) 10 · 10 · 10 · 10 m · m2 10-10 m3 m3 7 Si fa notare un aspetto nei passaggi seguiti: non si è cercato di trasformare, come purtroppo fanno alcuni studenti, una massa (kg) in lunghezza (m) né viceversa; sappiamo che esistono grandezze derivate e quindi è normale che si possano moltiplicare o dividere fra di loro (certo non potremmo mai addizionarle o sottrarle). Altra osservazione: partendo dai μm2 si è passati ai m2 e non ai “metri normali” (espressione purtroppo usata) e facendo questo passaggio si è dovuto considerare che: 1 μm = 10-6 m (1 μm)2 = (10-6 m)2 1 μm2 = 10-12 m2 cioè se fra m e μm c’è un fattore 6, quando elevo al quadrato avrò un fattore 12 e al cubo 18. La grandezza che abbiamo ottenuto si chiama densità, data dal rapporto fra massa e volume di un oggetto: d = m/v, con u.d.m. ufficiale kg/m3. È quindi una grandezza derivata. Si vuol dare qui anche un suggerimento sull’uso della calcolatrice, utile nel caso di divisioni con più denominatori moltiplicati fra di loro: se il calcolo viene svolto con una calcolatrice normale (non scientifica) nel nostro caso dobbiamo scrivere come segue 4,753 diviso 7,29 diviso 3,2195 e non 4,753 diviso 7,29 per 3,2195. Nel caso invece in cui si abbia a disposizione una calcolatrice scientifica si potrà utilizzare la stessa scrittura di prima (4,753 diviso 7,29 diviso 3,2195) oppure utilizzare le parentesi e scrivere 4,753 / (7,29 x 3,2195). Rimangono tuttavia ancora alcune cose da fare: il risultato non è in notazione scientifica (la prima cifra è uno zero); le cifre sono ancora tante, bisognerà ridurle secondo le indicazioni date in precedenza: 0,20251251 · 106 . kg i m3 Il numero dovrà iniziare con una cifra diversa da zero e sarà seguito subito da una virgola; le cifre da scrivere (c.s.) saranno 3, poiché 4,753 ha 4 c.s., 7,29 ne ha 3 e 3,2195 ne ha 5: come detto bisogna adeguarsi al numero con precisione minore, cioè con minore numero di c.s.. Bisognerà fare attenzione, nell’arrotondamento, alla cifra successiva (per noi, in questo caso la quarta: se ≥ 5 l’arrotondamento sarà in eccesso, se < 5 sarà in difetto). Quindi: 0,20251251 · 106 . kg ‗ 2,03 · 10-1 · 106 . kg i ‗ 2,03 · 105 kg/m3 m3 m3 Quando nei calcoli si hanno più numeri (qualcuno al numeratore, qualcuno al denominatore) è meglio raccogliere i fattori e eseguire un’unica operazione con la calcolatrice, ma soprattutto è opportuno arrotondare un’unica volta al termine dei calcoli: infatti ogni volta che arrotondo io commetto “di proposito” un errore; pertanto, se arrotondo una sola volta, lo commetto una sola volta. Nel caso di arrotondamenti multipli si possono ottenere risultati diversi sull’ultima cifra significativa e in certi casi, dopo molti passaggi, anche sulla penultima. 7,2453 · 5,39 · 7,217 ‗ 5,790086613 ‗ 5,79 9,37 · 5,1949 [una operazione di calcolo + un arrotondamento] 7,2453 · 5,39 · 7,217i‗ 39,052167 · 7,217 ‗ 39,1 · 7,217 ‗ 282,1847 i‗ 282 i‗ 9,37 · 5,1949 9,369 · 5,189 9,369 · 5,189 9,369 · 5,189 9,369 · 5,189 ‗ 30,09926353 ‗ 30,1 ‗ 5,800732318 ‗ 5,80 5,189 5,189 [quattro operazioni di calcolo + quattro arrotondamenti] 8 Una precisazione sugli arrotondamenti “Nel caso particolare in cui il numero si trovi esattamente a metà strada, esso verrà arrotondato alla cifra pari più vicina. Quindi 43,55000 diventerà 43,6 se consideriamo solo 3 c.s.. Se ancora manteniamo 3 c.s. 1,42500 diventerà 1,42 mentre 1,42501 diventerà 1,43. Il criterio che sta alla base dell’arrotondamento alla cifra pari più vicina è quello di evitare di aumentare o diminuire sistematicamente i risultati attraverso successivi errori di arrotondamento: in media metà degli arrotondamenti dovrebbe avvenire per eccesso e l’altra metà per difetto.” Harris, Daniel C., Chimica analitica quantitativa, 1991, Bologna, Zanichelli Quando i calcoli consistono in addizioni e/o sottrazioni si può agire essenzialmente in due modi: non usare la n.s. oppure esprimere tutti i numeri con lo stesso esponente. Il primo metodo può essere utilizzato se abbiamo espresso le nostre misure con multipli o sottomultipli, il secondo se invece abbiamo mantenuto, per esempio, l’unità di misura di riferimento e abbiamo usato le potenze: 32,15 μm + 0,312 mm + 1250 nm = 32,15 μm + 312 μm + 1,25 μm 032,15 μm + 312 μm + 001,25 μm = 345,40 μm 32,15 μm + 0,312 mm + 1250 nm = 0,3215 · 10-4 m + 3,12 · 10-4 m + 0,0125 · 10-4 m 0,3215 · 10-4 m + 3,12 · 10-4 m + 0,0125 · 10-4 m = 3,4540 · 10-4 m In entrambi i casi siamo arrivati a un risultato che non può considerarsi definitivo: evidentemente le misure sono state rilevate con diversi strumenti, con differente livello di precisione. In questo caso (somme e differenze) non conta tanto il numero di c.s., bensì la posizione dell’ultima cifra significativa. Il primo e il terzo valore sono precisi al centesimo di micron, mentre il secondo è preciso al micron. Anche in questo caso mi dovrò affidare alla più bassa precisione: se leggo che fra due città ci sono 237 km di distanza posso pensare che tale spazio sia fra le due piazze al centro dei due abitati; se aggiungo che nella città B il cinema dista dalla piazza 125 m non posso comunque scrivere che dista dalla piazza di A 237,125 m, perché l’incertezza della prima misura (237 km) è di 1 km, maggiore rispetto alla seconda misura (125 m). Pertanto quando eseguiamo una somma o una differenza è meglio se, dopo avere espresso tutte le misure con la stessa u.d.m., mettiamo i valori in colonna; dopo di ciò tagliamo il risultato in corrispondenza dell’ultima cifra della misura meno precisa, con una linea verticale (materialmente o idealmente, è lo stesso): 0,32 15 · 10-4 m + 3,12 · 10-4 m + 0,01 25 · 10-4 m = 3,45 40 · 10-4 m 9 Il risultato da considerare sarà quindi 3,45 · 10-4 m o, se utilizziamo i micron, 345 μm. Anche in questo caso dobbiamo tener conto di cosa c’è dopo l’ultima cifra considerata, per cui il nostro risultato va bene; se invece avessi avuto 3,4574, avrei dovuto scrivere, come risultato finale, 3,46. La propagazione dell’incertezza Nel paragrafo precedente abbiamo utilizzato un modo “empirico” per esprimere l’incertezza, decidendo di tagliare i risultati a un certo punto. Come accennato, questa modalità non è campata in aria, i risultati sono effettivamente accettabili. Tuttavia se si vuole affrontare in modo più scientifico il tema dell’incertezza, è necessario fare ancora qualche calcolo. In primo luogo bisogna distinguere fra incertezza assoluta e incertezza relativa. Se esprimo la lunghezza lA = (1,73 ± 0,01) m (esempio pag. 5), l’incertezza assoluta coincide con il livello di precisione dello strumento (non sono sicurissimo di quel 3). Se utilizzando uno strumento con lo stesso livello di precisione misurassi la lunghezza di un salone [lB = (13,48 ± 0,01) m] e di una matita [lC = (0,14 ± 0,01) m] l’incertezza assoluta non sarebbe cambiata: 0,01 m. È evidente però che un errore di 1 cm su 13,48 m (1348 cm) è meno consistente rispetto allo stesso errore su 14 cm. Il valore che si ottiene dal rapporto fra incertezza assoluta (ia) e valore della misura si chiama incertezza relativa (ir): ir = ia/mis. Nel nostro esempio avremo quindi: irA ‗ iaA ‗ 0,01 m ‗ 0,005780346821 lA 1,73 m irB ‗ iaB ‗ 0,01 m ‗ 0,0007418397626 lB 13,48 m irC ‗ iaC ‗ 0,01 m ‗ 0,071428571 lC 0,14 m L’incertezza relativa non ha unità di misura e spesso viene espressa in percentuale: ir%A = 0,005780346821 x 100/100 = 0,578 % ir%B = 0,0007418397626 x 100/100 = 0,074 % ir%C = 0,071428571 x 100/100 = 7,142 % L’incertezza relativa ci dà quindi un’informazione maggiore sull’attendibilità della misura, perché mette in relazione l’incertezza con la misura stessa. Quando abbiamo delle addizioni e/o sottrazioni fra misure l’incertezza assoluta del nostro risultato sarà uguale alla somma delle incertezze assolute delle singole misure. Supponiamo di misurare la larghezza di un banco usando un righello da 10 cm, con precisione a un mm; la misura risulta 62,4 cm. È chiaro che avremo appoggiato il righello sul banco 7 volte, facendo magari una tacca ogni volta per tenere il segno. Ogni volta abbiamo misurato con un’incertezza di 1 mm, cioè: lbanco = (10,0 ± 0,1) cm + (10,0 ± 0,1) cm + (10,0 ± 0,1) cm + (10,0 ± 0,1) cm + (10,0 ± 0,1) cm + + (10,0 ± 0,1) cm + (2,4 ± 0,1) cm Poiché abbiamo fatto 7 misure l’incertezza di ogni misura va sommata: ia banco = 0,7 cm e quindi: lbanco = (62,4 ± 0,7) cm 10 Lo stesso discorso va fatto per una sottrazione. Supponiamo che una persona cammini su una linea retta disegnata, andando avanti e indietro a suo piacimento; ogni volta che si ferma viene misurato il percorso partendo dalla sosta precedente: l = 12,38 m + 6,43 m – 5,12 m + 8,24 m – 16,17 m Qual è la distanza dal punto iniziale? Ogni misurazione ha evidentemente un’incertezza di 0,01 m: l = (12,38 ± 0,01) m + (6,43 ± 0,01) m – (5,12 ± 0,01) m + (8,24 ± 0,01) m – (16,17 ± 0,01) m In questo caso le operazioni di misurazione sono state 5 per cui, poiché le incertezze di ogni misurazione sono le stesse, scrivo: ia percorso = 0,05 m e quindi: l = (5,76 ± 0,05) m Come si può notare nel caso di sottrazione non posso sottrarre anche l’incertezza, ma devo comunque aggiungerla. Non è che misurando nella direzione opposta diminuisca l’errore della mia misura! Se uso diversi strumenti di misura, con differente precisione, il metodo non cambia. Prendiamo l’esempio di pag. 9: l = 32,15 μm + 0,312 mm + 1250 nm = (32,15 ± 0,01) μm + (312 ± 1) μm + (1,25 ± 0,01) μm ia = 0,01 μm + 1 μm + 0,01 μm = 1,02 μm 032,15 μm + 312 μm + 001,25 μm = 345,40 μm 345 μm ± 1,02 μm 345 1 μm ± μm e quindi: l = (345 ± 1) μm Nel caso di moltiplicazioni e/o divisioni, invece, l’incertezza relativa del risultato è uguale alla somma delle incertezze relative dei singoli fattori. Bisogna quindi fare qualche calcolo in più: A·B=C irC = irA + irB = iaA/A + iaB/B 11 Vediamo un esempio: calcolare la superficie di un rettangolo con lati l1 = 12,3 cm e l2 = 45,0 cm. L’incertezza delle due lunghezze è quindi ia = 0,1 cm. s = l1 · l2 = (12,3 ± 0,1) cm · (45,0 ± 0,1) cm A questo punto è necessario separare il calcolo in due parti: la prima che riguarda le misure, la seconda che riguarda l’incertezza. Il primo calcolo è quindi: s = 12,3 cm · 45,0 cm = 553,50 cm2 Il secondo calcolo: irs = irl1 + irl2 ‗ ial1 + ial2 ‗ 0,1 cm + 0,1 cm ‗ 0,00813 + 0,00222 = 0,01035 l1 l2 12,3 cm 45,0 cm Abbiamo ora l’incertezza relativa sulla superficie; tuttavia, se vogliamo esprimere la superficie con la sua incertezza, non possiamo aggiungere o togliere (±) un numero, bensì una misura con la stessa u.d.m.. Poiché per definizione irA = iaA/A, posso scrivere anche che iaA = irA · A. Per cui: ias = irs · s = 0,01035 · 553,50 cm2 = 5,728725 cm2 Adesso dobbiamo mettere tutto insieme: le misure di partenza avevano entrambe 3 c.s.: la superficie dovrà essere espressa con 3 c.s.. Quindi: s = 554 cm2 L’incertezza deve avere lo stesso livello di “precisione” del risultato quindi dovrà essere in cm2, senza cifre dopo la virgola: ias = 5,728725 cm2 = 6 cm2 Infine: s = (554 ± 6) cm2 Un errore frequente, da parte degli studenti, si riscontra nel caso di calcolo dell’incertezza di volumi di cubi o sfere: se dobbiamo calcolare il volume di un cubo con lato l = (2,47 ± 0,01) cm, avremo: v = l3 = l · l · l = (2,47 cm)3 ± iav iav = irv · v irv = 3 · irl = 3 · ial/l = 3 · (0,01 cm/2,47 cm) = 3 · 0,004048582996 = 0,012145748 v = (2,47 cm)3 = 15,069223 cm3 = 15,1 cm3 iav = irv · v = 0,012145748 · 15,069223 cm3 = 0,183026985 cm3 = 0,2 cm3 e quindi, con gli arrotondamenti: v = (15,1 ± 0,2) cm3 Spesso gli allievi dimenticano che l3 = l · l · l e che quindi l’incertezza sulla lunghezza va moltiplicata per tre: irv = 3 · irl. Stesso discorso vale per la sfera e per le altre moltiplicazioni in cui sono coinvolte più volte le stesse grandezze, per esempio nel calcolo di una superficie. 12