speciale privacy

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speciale privacy
NUMERO 2 - NOVEMBRE 2003
WWW.MAKADAM.IT
SPECIALE PRIVACY
TUTTO QUELLO CHE SI PUÒ FOTOGRAFARE CON IL TELEFONINO
LA PAROLA AL GARANTE
IO PAPARAZZO...
BACI RUBATI
UNA SPIA NEI CAMERINI
EDITORIALE
Quando abbiamo cominciato a pensare al progetto
Makadam, ci siamo detti: finiremo tutti in galera. Tale è
diventata la paura di chi, fotografo, agente di fotografi,
giornalista, editore si trovi a voler raccontare con le
immagini il mondo. La paura di sbagliare rispetto alle
leggi sulla privacy e i diritti delle persone fotografate.
La paura di finire vittime di speculazioni economiche e
che il diritto di cronaca riguardi ormai una casistica
limitata. Bastava mettere a confronto le icone che
hanno reso celebre il fotogiornalismo (da CartierBresson a Doisneau a Capa) con gli spettri evocati dalla
legge per farci abbassare il capo: non si può più fare
nemmeno una foto! Vedete tutte queste facce con gli
occhi coperti su Makadam? Abbiamo voluto scherzare
su cosa potrebbe diventare un giornale governato dalla
paura.
Poi la voglia di giocare ha prevalso. Abbiamo chiesto la
consulenza di chi di questi diritti se ne intende e ci
siamo accorti che ci sono molti aspetti da chiarire. E
proprio perché Makadam si muove da pioniere in una
frontiera ricca di opportunità e rischi, a un secondo di
distanza tra evento, scatto fotografico, soggetto, pubblicazione sul sito, abbiamo deciso di vederci chiaro. E
tutto questo numero è dedicato alle fotografie scattate
con il telefonino e la privacy.
Si comincia con un’intervista a Mauro Paissan, componente del Garante per la protezione dei dati personali
uno dei difensori della privacy (ma anche della libertà
di espressione) dentro il castello del Garante. Le sue
dichiarazioni ci hanno sorpreso. Alcuni dei pregiudizi
più comuni sono stati spazzati via. C’è da riflettere. Per
continuare a farlo, l’ intervista al re dei paparazzi, il
“teleobiettivo di Dio”: Massimo Sestini. Abbiamo chiesto a un gruppo di studenti di ripetere il celebre
“Bacio” di Robert Doisneau in tempo di privacy.
Illuminante. Makadam ha un forte desiderio di svelare
il mondo privato dei lettori attraverso le testimonianze
fotografiche degli stessi lettori. La sezione centrale del
magazine ospita in questo numero due minireportage
in tema: i vostri bagni descritti da voi e un test ad alta
problematicità di privacy: quali sono i migliori camerini
dei negozi di abbigliamento della Capitale?
Ricordate: ogni foto pubblicata da Makadam è stata
scattata con un cellulare. Intanto grazie per le fotografie che arrivano al sito. Sono sempre più belle e
numerose. E in caso, ricordatevi di portarci le arance!
La redazione di Makadam
Come pubblicare le vostre fotografie
Collegatevi al sito www.makadam.it e registratevi. Da quel momento potrete inviare via MMS gli scatti fatti con il vostro telefonino. Per
ottenere la maggiore qualità possibile settate la fotocamera incorporata nel vostro cellulare al massimo della qualità. Anche l’invio dovrà
essere fatto settando l’opzione “invia in qualità alta”. Tutte le foto che la redazione giudicherà idonee verranno pubblicate quotidianamente nel sito. Molte di quelle verranno scelte per essere utilizzate nei prossimi numeri di Makadam. Occorre ricordare che tutte le persone ritratte nelle vostre immagini devono aver dato il loro consenso alla pubblicazione ai sensi di legge ed in particolare ai sensi dell’art.
10 del codice civile (Abuso dell’immagine altrui), della legge 22 aprile 1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’autore e della legge 31
dicembre 1996, n. 675 sulla tutela dei dati personali. Pur esercitando il massimo controllo Makadam non è responsabile di eventuali false
dichiarazioni degli autori, che con l’invio dell’immagine si assumono
ogni responsabilità sul contenuto della foto stessa.
PER CONOSCERE I TEMI DEL PROSSIMO NUMERO COLLEGATEVI A WWW.MAKADAM.IT
SOMMARIO
Mensile - Anno 1, Numero 2, Novembre 2003
“SIAMO GARANTI NON CENSORI”
6
IO LA PRIVACY LA SFIDO TUTTI I GIORNI
10
UN AMORE DI BINARIO
14
BACI RUBATI
16
I MIGLIORI AMICI DEL TELEFONINO
19
CAMERINI CON VISTA
20
RIUNIONE DI GABINETTI
24
LA CENSORA
27
SCATTI FACILI
28
SOTTO ESAME
29
PERRY MASON
30
Ideatori Michele Neri e Marcello Mencarini
X
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Hanno collaborato
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Makadam è un mensile Free Press
Reg. Trib. Milano n° 550 del 30/09/2003
Responsabile trattamento dati
(legge 675/96) Marcello Mencarini
Tutte le immagini pubblicate su questo giornale
sono state scattate con i telefonini e non hanno
subito particolari alterazioni.
“SIAMO GARANTI,
NON CENSORI”
Regole e precauzioni per fotografare nel rispetto della privacy,
raccontate da chi se ne intende. Abbiamo incontrato Mauro Paissan,
componente del Garante per la protezione dei dati personali.
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In quali casi serve l’autorizzazione scritta per fotografare qualcuno e pubblicarne l’immagine?
Quasi mai. Soprattutto quando c’è di mezzo l’attività giornalistica o equiparata. L’autorizzazione serve soltanto
quando trasmetto dati sensibili. Sono considerati dati sensibili le informazioni riguardanti la fede, la salute,
l’etnia, le scelte politiche e l’orientamento sessuale. Il consenso serve solo quando parlo di questi argomenti.
Per il resto no.
Ad esempio se io ho una tessera politica di un partito, questa non può essere fotografata e pubblicata su un
giornale senza il mio consenso.
Un’altro esempio. Il mio ufficio dà su Piazza Montecitorio. Se io scatto una foto dalla finestra e nella mia
immagine vengono riprese le persone che sono nella piazza io non violo la loro privacy e quindi non ho bisogno
della loro autorizzazione per pubblicare quell’immagine. Diverso è se due di quelle persone si stanno baciando
e nella mia fotografia si vede il gesto e sono riconoscibili.
E se riprendiamo dei bambini? Un gruppo di bambini che gioca in un asilo…
Se il mio scopo è quello di illustrare come i bambini vivono in asilo, come sono felici, come giocano io non vedo
problemi per pubblicare quell’immagine.
Quindi non serve l’autorizzazione del genitore?
No, no. Diversamente se io faccio una foto davanti al Bambin Gesù, l’ospedale romano che cura i minori, io
chiedo dieci consensi ai genitori prima di pubblicarla. Questo perchè fotografandolo davanti all’insegna dell’ospedale è un modo indiretto per dire che è un bambino malato e perciò in quel caso dico di no.
Quindi fotografare bambini non è vietato? Mi spieghi meglio. Io posso tranquillamente riprendere dei bambini che giocano in un parco e pubblicarli in un giornale? Senza nessuna autorizzazione?
Si, assolutamente si! In questo caso non vedo proprio quale problema ci sia.
Importante è non usare foto di bambini per illustrare servizi sugli adulti. Una cosa è che io riprendo, ad esempio, un politico che gioca al parco con il figlio. Una cosa diversa è che mi intrufolo nella scuola del figlio e faccio la foto a questo bambino isolato e poi la pubblico dicendo che questo è “il figlio di” e ti sbatto la faccia del
minore nel servizio. Su questo ultimo caso io avrei dei problemi…
E il viso di un bambino estrapolato dal contesto?
Dipende molto da cosa voglio illustrare con quella faccia. Se pubblico la faccia di un bel bambino per illustrare
un servizio sull’infanzia violata, capirà che è un uso abnorme di quell’immagine. E’ come se dicessi che quello
è un bambino violato. Se invece voglio illustrare come la scuola funziona in Italia e pubblico facce di bambini
allora non c’entra più nulla la privacy. Potrebbe però scattare un altro problema, che non riguarda quest’ufficio, che è il diritto d’autore. Si potrebbe sostenere che anzichè pagare un piccolo fotomodello sono andato in
una scuola, ho rubato un’immagine e l’ho usata come illustrazione di un servizio. Ma le ripeto, sarebbe un problema di diritti d’autore, non certo di violazione della privacy.
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E se riprendo personaggi noti?
Se ripresi durante eventi pubblici non c’è problema e
anche nei momenti privati il personaggio pubblico ha
molte meno tutele e protezioni delle persone normali.
Naturalmente devo sempre rispettare la dignità della
persona. Non è che posso ritrarla mentre è al bagno o
in altre situazioni del genere e devo sempre stare molto
attento quando si parla di salute e di sesso. Ma anche in
questi casi per i personaggi pubblici ci sono delle eccezioni. Infatti anche in questi casi se le immagini hanno
una relazione con la loro attività le cose cambiano. Le
racconto un caso da manuale. Un politico di una grande
città, che si segnala particolarmente per la battaglia
contro gli extracomunitari, è stato sorpreso dai vigili
urbani in macchina con un viado. Cosa assolutamente
leggittima e che permetterebbe, se fosse capitata a un
comune cittadino, di invocare il rispetto della privacy e
quindi la non diffusione della notizia. Questo non vale
per il politico che si espone proprio su questo tema. In
questo caso io sono infatti legittimato a svelare anche
questo suo aspetto privato perché mi serve a metterlo
in contraddizione con la sua campagna politica.
Fotocamere e telefonini rispondono alle stesse norme?
Non facciamo distinzione tra fotocamere, telecamere e
telefonini. A noi interessa cosa si fa con questi strumenti. Il telefonino è assimilabile agli altri mezzi con un
di più. Una invasività maggiore. Io cittadino che ho
davanti a me qualcuno che maneggia un cellulare non
sono automaticamente informato che quello mi sta
facendo una foto. Questo, unito a una potenzialità di diffusione massiccia se poi la mette in rete, rappresenta
una maggiore pericolosità.
Io le ho portato delle foto che a diverso titolo hanno
segnato tappe importanti nella storia della fotografia e
di questa epoca. Si tratta di fotografie di Robert
Doisneau, Tazio Secchiaroli, Robert Capa, Henry
Cartier Bresson, Nick Ut. La legge sulla privacy permetterebbe di fare queste foto?
Tutte. Sono tutte lecite. Anche quella con la famosa
Aiché Nana che si esibisce nuda.
E gli spettatori. Non potrebbero protestare?
No, perché sanno benissimo di essere fotografati. Noi
abbiamo dei ricorsi di alcune signore che si lamentavano di essere state riprese durante uno spettacolo di
spogliarello maschile. Gli abbiamo risposto che erano
andate in un luogo pubblico, in un teatro, a vedere quel-
lo spettacolo e non è che erano state riprese nella stanza da letto mentre guardavano un uomo. Così abbiamo
respinto il ricorso.
La foto di Henry Cartier Bresson del bambino con le
bottiglie?
Se questa foto fosse utilizzata e sparata nella prima
pagina de L’Espresso per illustrare l’alcolismo infantile
la stessa foto cambierebbe natura. In quel caso sarei
contrario alla pubblicazione perchè significherebbe
inchiodare questo ragazzo. Ma se questa foto si limita
ad esprimere la bellezza di un bambino felice come mi
pare oppure la vita di un quartiere non ci sono problemi.
E la bambina vietnamita che fugge dal napalm?
Serve per descrivere una situazione storica drammatica. Anche certe foto delle Twin Towers possono essere
state pesanti per chi si e visto ritratto, ma il diritto di
cronaca deve prevalere. Certo se vedo un corpo fatto a
pezzi dico che il diritto di cronaca non può arrivare a
tanto perche si deve salvaguardare la dignità anche del
cadavere, ma se è rispettosa della dignità e non indugia
sulla nudità della bambina per quanto ci riguarda
sarebbe permessa la pubblicazione. Di questa come di
tutte le altre foto che mi ha mostrato.
Ma allora contro di voi si fa terrorismo? Il senso comune vi paragona spesso a rigidi censori. Si dice che limitate la libertà di espressione. Sono meravigliato…
Questa la considero una leggenda metropolitana contro
la quale abbiamo appena pubblicato un libro. Spesso
noi veniamo utilizzati come schermo per nascondere
altre cose. Innanzi tutto il diritto d’autore. Le paure che
hanno in questo momento i fotografi non riguardano
solo la privacy, riguardano il fatto che, come succede
negli Stati Uniti, molti cittadini che si vedono ritratti
provano a farsi dare un po’ di soldi. Ma soprattutto
veniamo utilizzati contro la trasparenza. Molti poteri si
rifiutano di dare informazioni giustificandosi con la
legge sulla Privacy. Per il 99,98% delle volte è una balla.
E’ che non vogliono dare informazioni.
La redazione di Makadam
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FOTOGRAFIE DI
HENRI CARTIER BRESSON, MARC RIBOUD E ROPERT CAPA
NICK UT
BAMBINA VIETNAMITA CHE FUGGE
DOPO UN BOMBARDAMENTO AL NAPALM
TAZIO SECCHIAROLI
SPOGLIARELLO DI AICHÉ NANA AL RUGANTINO, ROMA 1958
HENRI CARTIER BRESSON
RUE MOUFETTARD, PARIS 1954
IL CONSIGLIO DI MAURO PAISSAN
“Visto che avete questo strumento vorrei consigliarvi un settore di intervento. Documentare i disastri ambientali
che ci sono in giro a partire, magari, dallo sfacelo indotto dal condono edilizio. Così facendo si potrebbe unire una
piccola battaglia civile alla voglia di fare fotografie.”
Consiglio accolto. Inviate a www.makadam.it foto dei piccoli disastri che vi circondano
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IO LA PRIVACY
LA SFIDO TUTTI I GIORNI
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.30 AM
MASSIMO SESTINI ESCE DI CASA
Intervista a Massimo Sestini re dei paparazzi.
Con tanto di paparazzata.
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.32 AM
ATTRAVERSA VIA BORSIERI
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.35 AM
ALL’EDICOLA
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.40 AM
COLAZIONE AL NORDEST
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.55 AM
ALLA CASSA DEL PARCHEGGIO
Tu sei un paparazzo?
Si. Paparazzo sono e paparazzo rimango. Le immagini
che preferisco fare sono quelle rubate. Mi dà piacere,
mi intriga, mi diverte. E’ come rincorrere una donna che
ti sembra irraggiungibile.
E poi sono sicuro che saranno queste le fotografie che
rimarranno nella storia.
Aldo Moro ritrovato nella R4 è un’immagine rubata ed è
una delle immagini più importanti dei nostri anni. Quella
foto ha mostrato a tutti la crudeltà delle Brigate Rosse.
E ti ricordi quanto ci apparve più umano il papa polacco,
dopo averlo visto sciare o mentre passeggiava lungo i
torrenti dell’Adamello? Sono queste le immagini che
raccontano la storia del mondo. Molto più di una bellissima copertina con un primo piano di Bush, Clinton o
Berlusconi.
Un grande ritrattista come Helmut Newton ha fatto storia con la sua arte fotografica ma altri, i paparazzi ad
esempio, hanno narrato la storia. Con meno arte ma
più contenuti.
Quindi per te invadere la privacy…
Lo faccio quasi con regolarità quotidiana.
E ti senti mai in colpa?
No mai. Neppure quando scoppiò il rapido 904 nella
galleria di San Benedetto Val di Sambro e io, spacciandomi per uno della scientifica, riuscii ad arrivare al
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treno
e fotografai le vittime di quella tragedia. La gente deve
vedere cosa provoca un attentato. Cerco di evitare le immagini
trucide e macabre, ma credo che la sofferenza vada narrata. La
gente deve capire, sapere.
Lo so, a volte possono sembrare vigliaccate, ma io riproduco la realtà.
La realtà quotidiana.
Come quando fotografai la Bonaccorti che si era sposata con Arnaldo Del Piave
all’insaputa di tutti. Pensa che non lo sapeva neppure la madre. E Guido Carretto
direttore di Eva Express, malgrado lei si fosse raccomandata di non far uscire subito quelle foto, ci fece copertina e 10 pagine. Una grandissima vigliaccata.
Altre furono il bikini di lady Diana, Michele Zaza arrestato perché nelle foto che gli
avevo fatto durante la latitanza si vedeva via e numero civico dove viveva, la volta che
entrai non invitato al funerale di Casiraghi e fotografai Carolina in lacrime.
E’ vero sono delinquentate, vigliaccate. Ma le rifarei di corsa.
Insomma proprio nessun pentimento…
Una volta sola. Avevo iniziato da poco. Ero a Rimini in una discoteca e stavo fotografando alcune ragazze in minigonna. Entrò un carabiniere in divisa e gli chiesi di unirsi al
gruppo. Lui accettò e, sentendosi Bacco beato tra le donne, iniziò a giocare con loro
mordendo un grappolo d’uva.
La foto venne pubblicata su Epoca in doppia pagina e il povero carabiniere che viveva
a Riccione con la famiglia, venne punito e trasferito a Eboli.
E’ stata l’unica volta che mi sono pentito.
Hai mai scoperto qualcosa che poi non hai pubblicato?
Si quando morirono a Imola Roland Ratzenberger, e Ayrton Senna. Avevo comprato le foto dei cadaveri fatte all’obitorio da un infermiere dell’ospedale di
Bologna. Sul corpo di Senna un mazzo di rose gialle e verdi come I colori del
Brasile. Le foto erano talmente turpi e trucide che insieme a Andrea Monti
allora direttore di Panorama decidemmo di non pubblicarle.
Uno scoop che vorresti fare.
Il Papa… Il nuovo Papa quando lo faranno. Un’immagine privata del
nuovo Papa ci parlerà di lui meglio di qualsiasi ritratto posato.
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.05 AM
SCENDE DALL’AUTO
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.06 AM
ESTRAE IL TELEOBIETTIVO
La redazione di Makadam
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 7.58 AM
INSEGUIAMO MASSIMO
MILANO, 30 OTTOBRE ORE 8.06 AM
INQUADRA QUALCOSA
QUESTA VOLTA È SOLO UN GIOCO
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di Gino Ferri
A
UN MORE
DI BINARIO
BRESCIA - MILANO ANDATA E RITORNO
La storia di Filippo e Roberta
Il “7 e 41” è un treno fatto di pendolari. Roberta
e Filippo, studenti in tecnologie agrarie a
Milano, si sono conosciuti un anno fa e su quel
treno il loro amore ha già fatto molti chilometri.
Lei sale ogni mattina a Brescia e prende posto
nella solita carrozza.
Lui aspetta sempre nello stesso punto della
banchina di Rovato, la stazione successiva.
Se la composizione del treno e il punto di arre-
sto sono regolari lui ha già davanti la porta giusta per salire e ritrovarsi accanto a lei. Parole,
sguardi e tanta musica condivisa con lo stesso
auricolare. Poi dormono fino a Milano dove li
aspettano due scassatissime biciclette..
La sera si incontrano a Lambrate, legano le bici e
il Milano – Brescia delle 18 e 21 li riporta a casa.
E’ così da un anno.
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BACI RUBATI
di Ivano Mansueto e Simona Maj
Parigi. La strada. Due amanti. L’icona dell’amore in un bacio reso famoso nel mondo dalla foto di
Robert Doisneau. Una delle immagini più note, copiate, contestate (da chi si riconosceva negli amanti e
voleva guadagnarci) e sfruttate da libri, giornali, pubblicità. Il bacio più celebre del secolo è stato fissato per sempre nel 1950. Oggi quella foto non sarebbe più possibile, come tante altre della storia
della fotografia, a causa delle disposizioni in materia di privacy. Makadam ha voluto comunque ripetere l’esperimento. Con le dovute precauzioni.
SOTTO “IL BACIO” DI ROBERT DOISNEAU. NELLE ALTRE FOTO IL REMAKE IN PIAZZA DELLA SCALA A MILANO
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I MIGLIORI
AMICI DEL
TELEFONINO
I lettori di Makadam ci hanno inviato queste fotografie dei loro animali. E noi le
pubblichiamo. Ma dati i tempi, abbiamo protetto anche la loro, di privacy.
LA MICIA PIÙ BELLA DEL MONDO!!!ED È MIA!
ANDY
PETER
MICHELA
IL MIO GATTO PREFERITO
VITA ALLA GRANDE NEL RETTILARIO
PABLO IPNOTIZZATO
MIGUELO
SISSI
SOFIA
STELLA
ANGE
CAVALLO 2
ANGE
GEA
ANGE
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Un altro mirabolante MAKADAM TEST
CAMERINI
CON VISTA
di Monica Di Giacinto
e Lucia Lafuenti
Le test-women
Due amiche in giro per shopping a Roma, tra le boutiques di via Condotti e dintorni.
Obiettivo
Rinfrescare il guardaroba, ma anche farsi un’ idea
del tasso di privacy in circolazione. Come?
Semplice
Testando il livello di riservatezza dei camerini di
prova. E già che c’eravamo abbiamo dato un occhio
anche alla loro comodità e alla discrezione dei commessi.
Ma non è stato facile
Assolutamente vietato fotografare. Questione di privacy, guarda un po’. Il nostro piccolo photo phone
era visto malissimo, così abbiamo fatto tutto di
nascosto. Per violare soltanto la nostra, di privacy.
O non va bene neanche questo? E se una volesse il
parere del marito sul bustier sadomaso che la tenta,
per capire via mms se lui lo trova sexy o esagerato?
I negozi
Armani Jeans, via del Babuino 70/A. Benetton, via
del Corso 420. Costume National, via del Babuino
106. Dolce & Gabbana, piazza di Spagna 94. Just
Cavalli, piazza di Spagna 82. Max Mara, via Condotti
17. Prada, via Condotti 92.
La riservatezza
A meno che non siate esibizionisti consapevoli, la
porta è fondamentale. Da Armani Jeans c’è, ma piuttosto trasparente e, nel caso particolare, pure rotta.
Da Prada, Costume National e Max Mara è solida e
protettiva. Da Benetton, invece, i più pudichi si troveranno a combattere con una tenda che ai lati lascia
intravedere abbastanza. Idem da Just Cavalli. Da
D&G la tenda c’è uguale, ma si chiude meglio.
La comodità
La dimensione minima e piuttosto opprimente è
standard. Un po’ più ampi gli spazi di Max Mara.
Ovunque gli attaccapanni ci sono sembrati pochi
(forse perché eravamo in due e cappotto-munite...).
Per appoggiarsi al massimo un pouf o, da Benetton,
niente. Da Costume National manca lo specchio
all’interno e per vedersi bisogna per forza uscire. Un
appunto alla fredda illuminazione esalta-difetti di
Benetton. Da evitare se avete problemi di autostima.
L’estetica
Trionfa il minimalismo. Vagamente optical quello di Prada, total white da
Costume National. Stile più caldo e
legno chiaro da Max Mara. Anonimo da
D&G. Più trasandato da Benetton e Just
Cavalli.
I commessi
Da Benetton e Armani Jeans vengono
solo se interpellati. Negli altri negozi
abbiamo sempre avuto intorno tipi
molto solerti, tutti asetticamente gentili,
competenti e disponibili.
Particolarmente sensibili e attenti da
D&G. Meticolose le signore di Max
Mara. Da Just Cavalli la commessa è
imperdonabilmente entrata nel bel
mezzo della prova. Ma sicuramente perché il camerino non era per niente isolato rispetto al resto del negozio e per
scattarci le foto stavamo facendo un
casino troppo sospetto.
And the winner is...
La lotta è stata dura tra Max Mara e
Prada. Max Mara offre spazi comodi e
protettivi. Ma non è consentito entrarci
in due. Da Prada lo spazio più ristretto è
stato compensato dalla disponibilità del
personale. Per noi l’ha spuntata Prada.
RIUNIONE DI
GABINETTI
a cura di Barbara Seghezzi
hanno collaborato
Ivano Mansueto e Simona Maj
Dopo Duchamp e la pubblicità anche
Makadam scopre l’estetica del WC.
Abbiamo violato il santuario della privacy e
quell’oggetto freddo, bianco e solitario è
diventato il protagonista di un museo virtuale. Cosa aspettate a esporre anche il vostro?
L’indirizzo è www.makadam.it
>RUBRICA
>LA CENSORA
Commenti e scelte dell’acida
che controlla le vostre foto
Tempi incerti per i censori. Nell’antica Roma se la passavano bene -vedi Catone. Erano magistrati che rappresentavano lo Stato -la cosa pubblica- e ce l’avevano
con tutto quello che poteva minacciarne l’integrità. Per
il privato cittadino adeguarsi era inevitabile. Non per
niente in latino ‘censere’ significa ‘valutare’: controllare
che non si vada oltre i princìpi e le regole di comportamento che a un sistema di potere permettono di continuare a esistere tale e quale. E poi la Chiesa dal
Medioevo in avanti: Inquisizione o Sant’Uffizio e Index
librorurum prohibitorum. Un’altra storia. Il declino è
iniziato lentamente con la Rivoluzione francese e la
Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Il Pubblico da una
parte, il Privato dall’altra con tutto un crescendo di
rivendicazioni tipo libertà di opinione e libertà di stampa. E di che ci si può scandalizzare dopo il ‘68, con la
storia della libertà sessuale e il resto? Tutela dei minori a parte, quasi tutto sembrerebbe concesso. La censura ha conservato una dignità istituzionale solo con le
dittature. O finché la Chiesa ha mantenuto un certo
appeal politico-elettorale, quando ci si ingegnava a
stigmatizzare lo spreco di burro in Ultimo tango a
Parigi. E mettiamo anche che invece censura politica ci
sia e sia evidente, comunque in una democrazia non è
che potrebbe essere proprio sbandierata ufficialmente
come tale. Non c’è più un criterio rivendicabile esclusivamente dall’alto. Semmai ci si può appellare a paure
latenti e ai soliti tabù ancestrali -tipo pornografia,
morte, violenza- che ancora turbano i sogni del normale benpensante. Come di solito fanno i media anche da
soli, a colpi di autocensura. Ma non è tutto qua.
Tempi nuovi per i censori. I mezzi di comunicazione, gli
archivi informatizzati e i moderni sistemi di sicurezza
sono diventati sempre più diffusi potenti invadenti. Si è
LA FOTO DI QUESTO MESE: ANDY
sentita una nuova esigenza di un limite e di un controllo. Stavolta non nell’interesse del Pubblico -dello Stato
e del suo potere- ma del Privato, cioè dei singoli cittadini e della loro intimità. Rivoluzione copernicana. E il
pubblico censore divenne garante del privato, o meglio
della privacy. Fino a qua tutto bene. Solo che qualche
volta per la gente ‘privacy’ diventa una parolina magica
da pronunciare a sproposito. Una specie di prepotenza
di singoli privati contro il pubblico diritto di conoscere e
di raccontare, soprattutto per immagini. Sotto la minaccia di infinite richieste di risarcimento. Così, tempi
totalmente nuovi per i censori.
I tempi di makadam (per esempio). Quando per evitare
guai diventa inevitabile un controllo da parte di chi le
immagini le pubblica e la presenza di qualcuno che lo
metta in pratica. Eccomi. Niente in confronto ai fasti dei
vecchi censori. E’ un ruolo tutto aziendale, difensivo
modesto defilato. Ormai più da masochista che da sadico. Pieno di grane potenziali. Però vi avverto, non ci provate con la storia del risarcimento, vi direbbe male.
Sono nullatenente e vendicativa. Chiudiamola qua.
Invece, mettiamo che voi fate i bravini e pensate soltanto a mandare belle foto. Le migliori saranno pubblicate
in questa rubrica.
SPECIALE PRIVACY _ 28
>PAGINE “NOIOSE”
SCATTI FACILI #2
SIAMO TUTTI PAPARAZZI
Era il 19 agosto del 1958. Nella prima pagina del Giorno
apparve la cronaca di una notte romana particolarmente movimentata:
“Un fotografo ha vissuto momenti drammatici, venerdì
notte, in via Veneto, assalito prima da un ex-re, Faruk
d’Egitto, poi da un attore, Anthony Franciosa. La storia è
cominciata alle 2 della notte di Ferragosto, sulla rive
gauche, al Café de Paris, (...)”.
Quel fotografo che, poco dopo, quella stessa sera,
venne assalito anche da Anthony Steel sorpreso con
Anita Ekberg, era Tazio Secchiaroli.
Quella notte nasceva la cronaca rosa.
Da quel momento Tazio Secchiaroli e molti altri come
Marcello Geppetti, Elio Sorci, Sergio Spinelli, fino a Rino
Barillari che ancora oggi
perlustra le notti romane,
sarebbero stati i testimoni
spesso indesiderati degli
amori, delle liti e dei tradimenti di star cinematografiche e televisive. Primi spettatori di una realtà raccontata senza tanti fronzoli o
ricerche stilistiche. Professionisti che nel momento
dello scatto privavano quei personaggi di qualsiasi difesa. Bastava un colpo di flash al momento giusto per
dissacrarli, per metterli a nudo. Forse, con una inconsapevole voglia di rivincita.
Facevano un mestiere scomodo, faticoso, spesso accusati e derisi dai loro stessi colleghi, fotografi e giornalisti che avevano scelto di informare il pubblico su altri
temi considerati più seri.
Gisèle Freund in “Fotografia e società”, edito da
Einaudi, li ha definiti “una razza di fotografi le cui gesta
deprezzano ancora di più il mestiere”. Un articolo di
Lietta Tornabuoni nel Corriere della Sera Illustrato
dell’11 febbraio 1978, venne pubblicato con il titolo “Li
trovo infami, i Savonarola del click” e nell’introduzione
del libro “Photojournalism” di Time Life del 1983 sono
stati definiti come una “sottospecie di giornalista”.
E’ vero, troppo spesso le fotografie dei giornali rosa
raccontano vicende completamente inventate. Sono
“montate” come si dice in gergo. Troppo spesso i direttori di questi giornali tollerano e incoraggiano i falsi
scoop. È questo che allontana i paparazzi dagli altri
fotogiornalisti. Non gli inseguimenti o gli appostamenti.
Anzi.
Come dice in questo stesso numero di Makadam
Massimo Sestini, paparazzo tecnologico, a raccontare
la storia sono quasi sempre le fotografie rubate, scattate senza chiedere prima l’autorizzazione e , a volte,
senza chiederla neanche dopo.
E oggi con i telefonini con fotocamera incorporata,
paparazzi lo stiamo diventando un po’ tutti. Almeno non
ce la prenderemo più tanto con quei professionisti che,
con la macchina fotografica nascosta sotto la cravatta o appostandosi per
ore e ore su un albero, ci
hanno raccontato i processi famosi, le abitudini e le stravaganze dei reali, gli
amori e le passioni delle attricette che popolano i nostri
schermi televisivi.
Oggi con i telefonini possiamo provarci tutti. Basta disinserire il sonoro –è imbarazzante sentire un click quando
si vuol far credere che stiamo solo telefonando– anticipare l’azione in modo da compensare il ritardo dello
scatto e abituarsi a fotografare senza inquadrare.
Negli anni ’60 usavano Rollei e flash –un duecentocinquantesimo undici e chi passa passa, dicevano– poi
sono arrivati i teleobiettivi, gli elicotteri, i radiocomandi.
Con il telefonino i risultati non saranno gli stessi, ma a
volte il caso aiuta.
Oggi con i telefonini
possiamo provarci tutti.
SPECIALE PRIVACY _ 29
>PAGINE “NOIOSE”
SOTTO ESAME
NOKIA 7250i
Piccolo, leggero, compatto e con una “i” nel nome che
ne denota la propensione alla comunicazione internet.
Stiamo parlando del 7250i cellulare Tri-Band della
seria 40 Nokia dal design accattivante e dalle molteplici
funzionalità.
Con la fotocamera integrata permette di scattare foto a
352x288 pixels (non grandi come i cugini della serie 60:
7650 e 3650, dotati di fotocamera VGA) e di visualizzarle
sullo schermo di 128x128 pixels a matrice passiva con
4096 colori.
La scelta dello schermo a matrice passiva di discreta
qualità porta comunque un vantaggio notevole per
quanto riguarda il consumo della batteria. Non ci potevamo credere, quattro giorni di autonomia, anche se
utilizzato in maniera più che moderata!
Notevole inoltre la memoria a disposizione ben 4 MB
che possono essere riempite di applicazioni e giochi
java, suonerie polifoniche, MMS, SMS, immagini.
GPRS e IrDa sono le tecnologie a disposizione per la
connessione ad internet e per lo scambio di dati tra altri
cellulari e/o il computer oltre al cavo USB. Si sente però
in questo modello la mancanza della tecnologia bluetooth ormai diventata uno standard.
Il software di sistema non sarà il più famoso Symbian
ma in compenso sono state introdotte moltissime funzionalità molto comode come per esempio l’editing
basilare sulle immagini scattate, lo zoom 2x sull’immagine registrata, la possibilità di lavorare sul contrasto
della stessa, lo slideshow delle immagini contenute
nella memoria del telefono (una cosa molto pratica
quando si vuole mostrare le foto agli amici). Ed ancora:
la possibilità di far scattare in un determinato orario
l’impostazione del telefono voluta, la gestione delle
immagini di background a pieno schermo, l’utilizzo del
tasto destro non solo per accedere alla rubrica ma
come pulsante attivo e contestuale alla navigazione
all’interno dei menù.
Un telefono che offre comunque dei buoni strumenti
per la gestione degli applicativi e dei giochi Java, per la
Ogni mese un telefonino messo alla
prova da un fotografo professionista.
navigazione internet e per la gestione dei contenuti
multimediali, non perdendo di vista ma addirittura
potenziando le funzionalità del telefono cellulare “classico” di fascia medio/alta.
Caratteristiche tecniche
Dimensioni
Peso: 92 g (batteria inclusa)
Misure: 105 x 44 x 19 mm, 73 cc
Display
Alta risoluzione, display grafico a colori a matrice passiva
Supporta 4096 colori, 128 x 128 pixel
Regolazione della luminosità del display
Fotocamera digitale integrata
Cattura immagini alla risoluzione 352x288 pixels
Editor Immagine: aggiunge testo, cornici e clip art alle foto
Zoom su immagini salvate nella galleria
Controllo automatico del contrasto
Toni di chiamata
21 toni polifonici e 10 toni monofonici preinstallati
PERRY MASON #2
>PAGINE “NOIOSE”
QUALE USO PUÒ ESSERE FATTO DELLE FOTOGRAFIE
SCATTATE IN LUOGO PUBBLICO? E POI, CHE COSA SI
INTENDE PER “LUOGO PUBBLICO”?
Le strade, le piazze, le spiagge, qualunque zona aperta -quando la fotografia serve per usi di polizia
in cui si possa accedere liberamente è senza dubbio -quando vi siano scopi scientifici, didattici o culturali
qualificabile come luogo pubblico. Ma sono tali anche -quando la fotografia è collegata a fatti, avvenimenti,
teatri, cinema, locali dove si possa entrare senza alcuna cerimonie di interesse pubblico
formalità o controllo (ad esempio, in occasione di un -quando la fotografia è collegata a fatti, avvenimenti,
comizio pubblico in luogo chiuso); oppure un’aula di tri- cerimonie svoltisi in pubblico.
bunale ove si svolga un processo penale che, nella sua Ognuno di questi casi richiederebbe un esame approfase del dibattimento e salvo i rari casi di processi a fondito: ad esempio, il concetto di “notorietà” non è poi
così pacifico, al di fuori dei casi di personaggi veramente
porte chiuse, è pubblico.
Se la fotografia riguarda la riproduzione del luogo pub- famosi. Ma limitiamoci, per ora, ad esaminare gli ultimi
blico in sé, non vi è alcun limite. Se invece la fotografia due casi sopra elencati: le foto collegate ad avvenimenti
di interesse pubblico o svoltisi in
riguarda persone che si trovano in
luogo pubblico, bisogna distingueSe la fotografia riguarda la pubblico.
Il concetto di interesse pubblico è
re caso per caso.
riproduzione del luogo
sufficientemente chiaro, anche perLa regola generale, che deve essepubblico in sé, non vi è
ché spesso analizzato dai tribunali in
re sempre tenuta presente, è che il
alcun limite. Se invece la
relazione al diritto di cronaca, semritratto di una persona non può
fotografia riguarda perso- pre esercitabile. Sono di interesse
essere esposto, riprodotto o messo
pubblico quegli avvenimenti che
in commercio senza il consenso di
ne che si trovano in luogo
riguardano fatti essenziali per la forquesta. Quindi se io scatto una
pubblico, bisogna distinmazione della pubblica opinione in
fotografia di una persona, potrò
guere caso per caso.
quanto attinenti alla vita della colletfarlo unicamente per tenerla come
tività e del paese nei suoi vari aspetti
ricordo, senza alcun utilizzo: ma
anche qui c’è un limite. La persona ritratta potrà negar- politici, sociali, di costume, culturali ed artistici. Quindi
mi il consenso alla fotografia anche per uso esclusiva- sono certamente di interesse pubblico i comizi, le manimente personale: in questo caso, non posso scattare la festazioni culturali o politiche, le gare sportive, le sagre
foto, pena la violazione, quanto meno, del diritto all’im- di paese, il carnevale di Viareggio, le fiere e via dicendo.
magine e delle norme della legge sulla privacy relative Quanto agli avvenimenti “svoltisi in pubblico” (che ben
possono essere anche quelli sopra esemplificati), il crial trattamento dei dati personali.
Se invece ho il consenso della persona ritratta all’utiliz- terio è che, nel momento in cui ci si espone al pubblico,
zazione anche non solo personale, allora potrò esporre si accetta di poter essere fotografati: così, ad esempio,
la foto, farne commercio, riprodurla: nei limiti del con- una cerimonia (un matrimonio) che si svolge in pubblico
senso ottenuto (che, ad esempio, potrà escludere l’uso presuppone nei partecipanti un implicito consenso ad
essere fotografati in quell’occasione.
pubblicitario).
Quando potrò fotografare persone senza il loro consen- La legge, nel porre la distinzione tra fatti , avvenimenti
e cerimonie “di interesse pubblico” e fatti avvenimenti e
so? La legge afferma che questo è possibile:
cerimonie “svoltisi in pubblico”, sembrerebbe autoriz-quando si tratti di persone note
-quando si tratti di persone che ricoprono uffici pubblici zare la libera divulgazione di immagini che, pur essendo state acquisite in luogo privato, sono tuttavia di inte-quando la fotografia serve per usi di giustizia
resse pubblico così spiccato da consentire la loro libera
divulgazione: si pensi al caso di una foto ritraente un
noto uomo politico nell’atto di ricevere una somma di
denaro illecito o di una foto di un omicida all’atto di
sferrare il colpo mortale, che, anche se fossero riprese
in luoghi privati, sono di interesse pubblico tale da consentire la loro libera divulgazione.
L’utilizzazione delle immagini appena citate senza il
consenso della persona ritratta è sempre possibile per
scopi informativi (diritto di cronaca). L’interesse pubblico all’informazione è infatti tale da sacrificare l’interesse del singolo alla propria immagine e alla propria
riservatezza.
L’uso senza consenso di immagini di persone note o
ritratte in luoghi pubblici non è invece consentita quando lo scopo dell’utilizzazione dell’immagine altrui sia
meramente lucrativo, come nel caso dell’uso pubblicitario dell’immagine di persona nota (ma anche non
nota) a scopo promozionale di un prodotto. Si pensi
all’uso dell’immagine di un noto sportivo per pubblicizzare un marchio o un particolare modello di scarpe o di
abbigliamento sportivo.
In tal caso, la persona ritratta può vantare un danno
economico consistente nel compenso che avrebbe ottenuto dallo sfruttamento commerciale della propria
immagine, ove questa fosse stata consentita.
Alcuni usi “decontestualizzati” di immagini di persone
note o ritratte in occasioni di avvenimenti pubblici possono anche ledere l’identità personale della persona
ritratta: si pensi al caso (realmente accaduto) di un
sacerdote celebrante, la cui immagine sia utilizzata a
sua insaputa da un noto movimento politico nei propri
manifestini elettorali al fine di convincere l’elettorato
cattolico a votare quel partito. Il sacerdote, reputando
affatto estranea alle proprie scelte di vita l’ideologia di
quel partito, ha agito vittoriosamente per la tutela della
propria immagine e della propria identità personale.
Luca Boneschi e Annagrazia Sommaruga, avvocati