veterinaria all`università `la sapienza` di roma: utopia di un`offerta
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veterinaria all`università `la sapienza` di roma: utopia di un`offerta
VETERINARIA ALL’UNIVERSITÀ ‘LA SAPIENZA’ DI ROMA: UTOPIA DI UN’OFFERTA DIDATTICA L’Università La Sapienza di Roma, che è considerata uno dei più grandi Atenei d’Europa per numero di studenti iscritti e che nel 2003 ha festeggiato i suoi 700 anni di vita, non annovera fra le sue Facoltà quella di Veterinaria. Ma è mai esistito un progetto didattico in tal senso? Per ritrovare qualche traccia storica bisogna risalire alla fine del ‘700, quando in tutta Europa si assistette ad un fervido interesse per gli studi scientifici e naturalistici che promossero mutamenti nell’organizzazione didattica e strutturale delle Università. Dietro la scia delle idee rivoluzionarie francesi, il 10 febbraio 1798 a Campo Vaccino, fu proclamata la Repubblica Romana. Il Papa Pio VI andò in esilio e il governo dell’Università La Sapienza che, dalla sua fondazione nel 1303 da parte di Bonifacio VIII, era sempre stato posto sotto la diretta dipendenza dei Papi, venne affidato ad un professore. Prese la carica il docente di Matematiche miste Gioacchino Pessutti. Apparentemente non fu registrato nessun cambiamento nella legislazione universitaria e nel funzionamento dell’Archiginnasio: la struttura rimase aperta con le norme già esistenti, ma ai docenti venne imposto, alla fine dell’anno scolastico, il Giuramento civico di fedeltà al nuovo governo di “Odiare la Monarchia e l’Anarchia, di essere fedele e affezionato alla Repubblica e alla Costituzione”. La Repubblica Romana durò circa un anno e, con il ripristino della monarchia papale, i nuovi organi di governo allontanarono immediatamente quasi tutti quei professori che avevano aderito alla Repubblica e quindi ritenuti pericolosi per la diffusione di eventuali idee sovversive. Il 14 marzo 1800, nell’isola di San Giorgio a Venezia, il collegio dei cardinali elesse Pontefice, con il nome di Pio VII, Barnaba Chiaramonti (1800-1823) che dette all’Università un nuovo impulso. Quando Pio VII venne a Roma nel 1801 trovò l’Ateneo praticamente chiuso: la maggior parte dei docenti con un editto del Rettore erano stati interdetti dall’insegnamento sia pubblico che privato. Pio VII, uomo di vedute abbastanza liberali, con l’aiuto del nuovo Rettore Morelli riaprì l’Università e richiamò tutti i professori a riprendere il loro lavoro. Sulla spinta delle nuove scoperte scientifiche e a seguito delle idee innovatrici manifestate dal Papa, il medico naturalista Luigi Metaxà, in una memoria letta all’Accademia dei Lincei nel 1802, avanzò la necessità di avere in Roma una scuola di Veterinaria. Papa Pio VII, con la bolla “Uberes dum menti nostrae” del 13 novembre 18041, dette l’avvio alla costituzione del primo nucleo di un Gabinetto scientifico di scienze naturali, iniziando nel contempo la raccolta di quello che sarebbe poi diventato il Museo di Mineralogia dell’Archiginnasio. Con il Breve “Inter multiplices cura” del 4 febbraio 1806, istituì la cattedra di Veterinaria chiamando come primo lettore il medico e scienziato Giuseppe Oddi che aveva studiato veterinaria nelle due famose scuole francesi di Alford e Lione. Dal 1808 inizia il periodo napoleonico che durò 7 anni. La riforma scolastica di nuovo modificò l’assetto delle Università. Per l’ Ateneo romano, poiché Roma era stata individuata come sede dell’ Accademia Imperiale, si cercò di studiare la migliore ubicazione e qui fu inviato il legato francese di origine italiana, Giovanni Ferri de Saint Constant2 per esaminare le varie ipotesi. Il Ferri esaminò attentamente il Palazzo della Sapienza e il vicino Collegio Romano, sede dell’Università Gregoriana. Da Cfr. N. Spano, L’Università di Roma. Roma, 1935. p. 64. Giovanni Ferri già Rettore dell’Accademia di Anger, nacque a Fano nel 1755. Formatosi in Francia, viaggiò a lungo in Europa, prima di rientrare in Francia e nel 1809 venne nominato Rettore dell’Accademia di Anger. Grazie alle sue origini italiane e alla fedeltà verso l’imperatore, egli venne proposto come rettore dell’istituenda Accademia Imperiale di Roma. Il Ferri, che non accettò immediatamente l’incarico, giunse a Roma alla fine di ottobre del 1811, per esaminare le istituzioni scolastiche e universitarie pontificie. (Per una biografia esaustiva del Ferri, si veda P. Alvazzi del Frate, Università napoleoniche negli “Stati romani”. Il Rapport di Giovanni Ferri de Saint Constant sull’istruzione pubblica (1812), Roma, Viella, 1985. p. xxv, nt. 80, e la bibliografia lì indicata. 1 2 1 una lettera dell’11 gennaio 1812 del Prefetto di Roma Camille de Tournon al De Fontanes3, parve chiaro che il silenzioso Collegio Romano era di gran lunga preferibile al Palazzo della Sapienza. Quest’ultimo era situato al centro di stradine rumorosissime e molto affollate, tra due mercati, quello di S. Eustachio e l’altro molto importante di Piazza Navona (cristiano ed ebreo), che impedivano il tranquillo svolgimento delle lezioni4, dato che le finestre delle aule erano tutte su strada. Inoltre la sede dell’Università Gregoriana era molto grande e comprendeva anche il Palazzo del Gesù, mentre la Sapienza aveva solo otto aule per tutte le facoltà; numero decisamente insufficiente che obbligava a fare le lezioni nelle ore più impensate. Nonostante tutto ciò il Palazzo della Sapienza venne destinato come sede dell’Accademia Imperiale5. Fu dato subito un assetto provvisorio all’Università La Sapienza articolandola nelle Facoltà di Teologia, Giurisprudenza, Medicina, Scienze e Belle Lettere. Nel corso del 1812 il Ferri proseguì l’organizzazione dell’Accademia di Roma richiedendo a tutti i docenti la formale adesione alla nuova istituzione, pena l’esclusione dall’insegnamento6. Dall’Etat des Professeurs de la ci-devant Université de la Sapienza del 1 dicembre 18127, ricaviamo il quadro dei docenti della facoltà di Medicina per l’anno accademico 1812-1813, tra i quali ritroviamo i professori Giuseppe Oddi per la Veterinaria e Luigi Metaxà come professore aggiunto. Nel 1813 fu istituita la cattedra di Anatomia comparata. Nel 1815, si concludeva il periodo napoleonico e Pio VII riprese a governare l’Archiginnasio romano. Nel 1817, accanto alla cattedra di Veterinaria, fece confluire l’insegnamento della Zoologia che affidò al Prof. Metaxà, autorizzandolo nel 1823 a fondare il Museo Zoologico dell’Archiginnasio, al fine di raccogliere le donazioni pervenute al Pontefice dalle varie missioni cattoliche. Lo stesso Metaxà aggiungerà a queste raccolte il proprio Museo privato. Malgrado l’interesse dimostrato con l’istituzione di Gabinetti scientifici, il governo dell’Università non provvedeva ai finanziamenti necessari per mantenerli, come testimoniato dal canonico Giuseppe Settele, professore di Astronomia che, il 3 marzo 1822, annotando nel suo Diario le lamentele dell’ambiente universitario circa le carenze strutturali degli impianti scientifici, riportava lo sfogo del Metaxà: “lo stipendio dei professori universitari era così irrisorio che non ci si poteva rifornire dei libri necessari […] che il Rettorato arricchisse la Biblioteca [si riferisce all’Alessandrina] invece di buttare i soldi nell’acquistare migliaia di farfalle che andavano in polvere a causa delle tarme”8. Pio VII aveva preparato una riforma con il nome di “Metodo Generale” che venne attuata da Leone XII della Genga (1823 – 1829). Una congregazione di studio composta da cinque cardinali e un segretario preparò la nuova Costituzione “Quod Divina Sapientia omnes docet” del 28 agosto 1824. Cfr. P. Alvazzi del Frate, Università napoleoniche negli “Stati romani”. Il Rapport di Giovanni Ferri de Saint Constant sull’istruzione pubblica (1812), Roma, Viella, 1985. p. xxv, nt. 80. 4 Provvedimenti per limitare il rumore derivante dai mercati e dal passaggio nelle vie attigue al Palazzo della Sapienza erano già stati presi precedentemente e ribaditi, ad esempio, dall’editto del 20 giugno 1802 del Rettore Giuseppe Morelli e dal successivo editto 12 gennaio 1807 dello stesso Rettore (ASR, Collezione dei Bandi, b. 465/bis). 5 Decreto imperiale del 27 luglio 1811: “Art. 2) L’Academie de l’Université impériale dans notre bonne ville de Rome sera établie au Collège de la Sapienza. Art. 3) Deux Lycée seront établis à Rome l’un au Collège Romaine et l’autre aux Jésuites”, in Arch. Nat., F. 117, doss. I/a, f/14. Cit. in P. Alvazzi del Frate, Università napoleoniche negli “Stati romani”. Il Rapport di Giovanni Ferri de Saint Constant sull’istruzione pubblica (1812), Roma, Viella, 1985. p. xxv, nt. 80. 6 Lettera del 16 gennaio 1812: Il Rettore dell’Accademia di Roma ai Signori Rettori e Professori dei Seminari capi reggenti dei collegi, maestri di scuola elementare, istitutori e a tutti gli altri agenti della pubblica istruzione, nei Dipartimenti di Roma e del Trasimeno, Roma 1812: “Il decreto di S.M. l’Imperatore, in data dei 7 Settembre 1808, che ha preceduto lo stabilimento dell’Università imperiale, prescrisse già a tutti gli Agenti della Pubblica Istruzione di dichiarare a S. E. il Gran Maestro se erano nell’intenzione di formar parte dell’Università imperiale, e di contrarre le obbligazioni imposte ai suoi membri. […] Quei che trascureranno di prestarsi a simile invito, alla data di oggi ai 20 del prossimo Febbraio, non saranno approvati da S.E. il Gran Maestro, e non potranno perciò continuare l’esercizio dell’istruzione, quando saranno stabilite le leggi dell’università. […] (Bibl. Alessandrina, Misc. Leggi 391-II e Bibl. Casanatense, Misc. B.203.6). 7 Arch. Nat. F.17, b. 162, doss. 3 f. 222. 8 Cfr. J. Vernacchia Galli, L’Archiginnasio romano secondo il diario del Prof. Giuseppe Settele (181-1836), Roma , Ed. dell’Ateneo, 1884 (Studi e fonti per la storia dell’Università di Roma, 2), p. 136. 3 2 Questa riforma universitaria rimase in vigore fino al 18709. Con essa, gli embrionali Gabinetti scientifici promossi da Pio VII acquistarono una valenza ufficiale. Metaxà, considerata la gran quantità di bestiame presente nello Stato Pontificio, ribadì l’esigenza di costituire una facoltà di Veterinaria e propose al Rettore, con una lettera del 21 febbraio 1825, un suo progetto per un corso completo di studi individuando anche le soluzioni per minimizzare al massimo le spese: “In quanto alla riduzione la più economica possibile del mio progetto veterinario, ecco ciò che si è combinato insieme con il Prof. Oddi: 1°- Un Professore Veterinario (in cui può riunirsi l’ufficio di Direttore) 2°- Un Professore Chirurgo-Veterinario (che può anche incaricarsi della Ferratura) 3°- Un Preparatore anatomico (che potrebbe anche dirigere la farmacia, e servire al museo della Sapienza 4°- Due mozzi o palafrenieri 5° - Un giardiniere. Fra gli allievi potranno sciegliersi gli altri impiegati secondo le loro abilità; gli allievi saranno mantenuti a carico delle delegazioni. Una sorgente d’introito per la scuola sarà la Farmacia veterinaria normale e privativa. Il maestro di cavallerizzi si farà pagare da quelli che vorranno istruirsi. In quanto al locale mi sono subito occupato di trattare con cautela e riserva col Sig. Vagnuzzi; dopo due congressi tenuti col medesimo ho rilevato: 1° che il Principe Poniatowschi non avendo eredi naturali preferisce la vendita all’enfiteusi 2° Ch’egli venderebbe o ambedue i corpi insieme (vigna e villa) o la vigna separatamente […]che non serve alla scuola, potrebbe la Camera indennizzarsi sul proprio totale che sborsa. […] Qualunque risoluzione sia per prendere la E.V.I. dev’essere sollecita, perché il Principe Borghese che ha già comperato quelle adiacenze, ha interesse di formare tutto un corpo […]”10. In merito alla sede del nuovo Stabilimento, il Cardinale Giovanni Soglia, con lettera in data 13 ottobre 1825, proponeva: “[…]Ho parlato con Monsignor Maggiordomo intorno al Palazzo ed annessi di Papa Giulio. Esso acconsente, che vi sia stabilita la Veterinaria, salvo il canone dovuto al Palazzo Apostolico,e quelle condizioni che potranno convenire. Ma siccome è bene di determinare fin d’ora tali condizioni, così mi ha detto che preghi lei di fare un progetto, sotto il quale Esso porrà il suo consenso in iscritto, qualora lo trovi conveniente, come tiene per certo: anzi mi ha fatto conoscere molta propensione, affinché il nostro Istituto possa stabilirvisi.[…]”11. Nel 1824 si aprì la Scuola di Veterinaria. Si stabilì come sede la villa di Papa Giulio III disegnata dal Vignola (ora sede del Museo Etrusco) in contrada Arco Scuro12 nei pressi della via Flaminia e si affidò l’insegnamento all’ormai celebre Luigi Metaxà. Il corso durava due anni per “l’esercizio della mascalcìa” e quattro per la professione di Veterinario. Alla Scuola era annesso un collegio che, all’inaugurazione dell’anno accademico 1828/29, contava 7 alunni interni (ospitati in camere singole), oltre agli esterni. Ogni provincia, a sue spese, avrebbe dovuto mantenere uno o due studenti, i quali, una volta terminati gli studi, avevano l’obbligo di prestare servizio per almeno due anni nella Provincia che aveva pagato la borsa di studio13. Dalle Disposizioni generali che si propongono pel nuovo Stabilimento Veterinario : Art. 1 Il Pubblico Stabilimento di Veterinaria eretto in conformità dell’art. 302 della Bolla di N.S. Papa Leone XII = Quod Divina Sapientia = formerà parte dell’Università della Sapienza, e sarà la sola scuola veterinaria di prima classe dello Stato Pontificio. Art. 2 Per conciliare l’economia col buon servizio dello Stabilimento e col vantaggio dell’arte Veterinaria, si propone, che da ciascuna delegazione venga prescelto un giovane alunno, ed inviato alla scuola, per ivi compire la carriera Veterinaria, ed occuparsi nel tempo stesso in servizio della scuola fino Questa riforma fu una delle più complete e organiche leggi sugli studi universitari: divisa in 27 titoli e 319 articoli, fu dettata per tutti gli stati pontifici. 10 Arch. Di Stato - Università - Misc. 1763-1852, b.1081, f. carte relative alla fond. Ist. Vet. 11 Arch. Di Stato - Università - Misc.1763-1852, b.1081. f. carte relative alla fond. Ist. Vet.. 12 Accesso di un’antica galleria a destra del palazzo per collegare due vigne e nell’interno di essa vi era una cappellina (1797)la cui cura era tenuta da un eremita 13 Cfr. N. Spano, L’Università di Roma, Roma, 1935, p. 72. 9 3 al conseguimento della matricola. Le rispettive incombenze, ed officii saran ripartiti fra i giovani, altri nella Notomia, nel servizio degli ospedali, nella custodia dell’Orto Botanico, del Museo, della Biblioteca. I più meritevoli, ed istruiti suppliranno i professori col grado di ripetitori. Art. 3 Gli alunni non avran meno di 16 né più di 20 anni: saran preferiti a cose uguali i figli di Maniscalchi, i Romani, i sudditi dello Stato. Dovranno esser di buon costume, iniziati in qualche modo negli studii preliminari. Art. 4 Il corso completo degli Studii Veterinari, non potrà esser più breve di quattro anni; nell’ultimo de’ quali avrà luogo l’esercizio pratico delle operazioni e della Mascalcia. Art. 5 Due gradi saranno conferiti durante il corso: il Magistero dopo il primo biennio; la Licenza, o Matricola dopo il secondo. Basterà il semplice magistero pel solo esercizio della Mascalcia: sarà necessaria la matricola per la facoltà di esercitare la medicina Veterinaria. Oltre la collazione dei gradi nel termine di ogni anno scolastico si distribuiranno dei premi in ciascuna Facoltà. Art. 6 Tanto il Magistero, quanto la Matricola, o Diploma di abilitazione all’esercizio, saran conferiti esclusuvamente dai Professori che compongono la Scuola Veterinaria. Art. 7 I Maniscalchi attuali dentro un determinato tempo esibiranno al direttore dello Stabilimento i loro nomi, i titoli di abilitazione, e l’indicazione delle loro officine: sarà loro permessa la continuazione dell’esercizio,qualora con privato esame saranno riconosciuti sufficientemente idonei. Art. 8 Dall’apertura dello Stabilimento in poi, non sarà permesso aprir nuove officine in Roma, o altrove, ed esercitare in qualunque modo l’arte veterinaria, senza esserne formalmente autorizzati. Art. 9 Vi sarà una Farmacia dentro lo Stabilimento: in questo soltanto saranno esclusivamente preparati, e spediti i medicamenti, che si prescriveranno dai Maniscalchi, e Veterinari di Roma per uso degli animali. Art. 10 In coerenza di ciò, è proibito a tutti i Maniscalchi comunque approvati (come lo è a tutti i medici per la specie umana) di comporre, vendere,e ritenere medicamenti nelle loro officine. Art. 11 Perché l’arte Veterinaria decaduta, e resa spregevole presso di noi, torni a ravvisarsi, e venga ripristinata all’antico splendore dove ne vi sia deficienza di malati alla Scuola, si prega umilmente la Santità di N.S. affinché si degni concedere, che i cavalli malati del corpo delle Guardie Nobili de’ Dragoni, de’ Carabinieri, del Pubblico officio della Posta, vengano trasportati allo Stabilimento, e così i bovi che fossero introdotti malati nel campo, o nella Ammazzatola, le vacche,e le capre, che circolano nell’interno della Città. Osando sperare altresì, che la Santità Sua, per dar credito, e nome alla scuola le renderà l’onore di essere consultata nelle malattie, che potranno avvenire nelle scuderie Pontificie. Art. 12 Per lo stesso oggetto si farà invito ai mercanti, e possessori di bestiame, affinché in caso di malattia, faccian condurre i loro animali allo Stabilimento, dichiarando, che la Scuola dovrà essere soltanto indennizzata dei foraggi, dei medicinali, e dei ferri: l’assistenza dei Professori sarà gratuita. Art. 13 La Scuola Veterinaria avrà il diritto di far condurre direttamente allo Stabilimento i cadaveri di quegli animali, che giudicherà necessari alla pubblica istruzione: l’affittuario di Porta Leone dovrà somministrare i cavalli, che occorreranno per le dimostrazioni anatomiche. Art. 14 Per incoraggiare gli allievi, e dar loro gli opportuni compensi, e le risorse corrispondenti, dovranno aversi principalmente in condizione, ed essere preferiti a cose eguali gli allievi della scuola Veterinaria nella scelta dei Veterinarii delle Delegazioni, dei Grascieri di Roma, non che dei Periti dei Tribunali della Grascia e della Consulta per quel che riguarda il trattamento delle malattie epizootiche, e contagiose, e la salubrità delle carni e delle sostanze animali in generale14. L’epoca d’ingresso degli allievi nello stabilimento restava fissata non più tardi del primo Novembre di ciascun anno. Dal Prospetto per l’ammissione degli allievi si ricavava anche il corredo da portare: Corredo, ed Uniforme Tutti gli Allievi a tenore dell’Articolo… del Regolamento dovranno esser provveduti del corredo seguente: Un abito di panno Nazionale di colore… con fodera simile, fatta …con bottoni di metallo, aventi nel centro lo stemma della R.C.A. e nel contorno l’iscrizione = Scuola Pontificia Veterinaria. -Un gilè con pattine dello stesso panno, e piccoli bottoni eguali eguali a quelli dell’abito, ed altri tre a loro 14 Arch. Di Stato – Università - Misc.1763-1852, b. 1081, f. carte relative alla fond. Ist. Vet. 4 piacere -Due paja di calzoni da inverno, uno di Panno eguale all’abito, ed altro paro a loro piacere. Altre due paja simili da estate, uno di Nankin, che servirà per l’Uniforme, e l’altro scuri a loro piacere, ch’essi dovranno portare giornalmente. -Tre paja di mutande ti tela di lino. -Due camiciole, o soprabito, od altro a loro piacere, ch’essi dovranno portare giornalmente dentro lo stabilimento. -Un cappello appuntato alla Francese -Un Berretto di Panno, o d’altro. -Un pajo di mezzi Stivali, e due paja di scarpe. -Quattro Crovatte,due di Musolino bianco, e due negre o di altro colore -Sei Camicie nuove. -Sei Fazzoletti da naso. -Quattro asciugamani. -Due paja di Lenzuola lunghe almeno palmi… e larghi… Due Foderette. -Due Zinali di tela scura. -Quattro paja di Calze. -Tre Berette da notte. -Una scopetta per vestiti. -Due pettini,uno stretto e l’altro largho. -Una Posata completa di ottone, od anche di acciaro (escluso sempre l’argento). -Un Libro di Divozione. -Gli Uffizi della B.V. e della Settimana Santa. -Le Istituzioni di Mascalcia del Conte Franco Bonzi. -Un Dizionario di termini di Medicina, e Chirurgia. Un Calamajo, Carta, Penne, ed un Temperino. -Una mezza borsa di Ferri Chirurgici Veterinari, composta delle tre foglie di Salvia, due Nenette, due bisturini, uno retto, e l’altro panciuto, un ago da setole, due paja di forbici, uno rette, e l’altro curve, un pajo di Pinzette, una Sonda scannellata, un Salasso a due lame. -Gli stromenti da ferratura, cioè Incastro, martello, tenaglie, e coltellaccio”15. La Veterinaria di Roma (contemporaneamente era sorta un’altra facoltà a Perugia) voleva diventare il fiore all’occhiello di tutte le Università dello Stato Pontificio. Si legge nelle riflessioni di un cardinale al Rettore: La maggior parte degli articoli del regolamento veterinario sono copiati dai Regolamenti Veterinari delle Scuole di Francia fatti dal celebre Bougelat, il quale avendo il primo nome di Veterinario per le opere pubblicate fu nominato Direttore dei Stabilimenti di Lione e di Alfort e di tutti gli altri che si sarebbero eretti in seguito, e perciò fu incaricato di formare le leggi che compongono un grosso volume intitolato Reglements e. Queste leggi non ebbero vigore finché non furono sanzionate dal Re. Avendo io visitato i principali Stabilimenti di Europa ho veduto molta differenza fra quelle scuole in grande, e la nostra piccola e nascente attuale.Nelle scuole di Francia vi sono centinaia di allievi presi ordinariamente dal basso ceto;cioè giovani di Maniscalchi ferranti, rozzi, con poco costume, e niuna educazione alle lettere. Al contrario la nostra scuola è composta di non più di 16 giovani che hanno fatto i loro studi in regola fino alla Filosofia: sono tutti di natura civile e ben costumati. Quindi le leggi di Francia non sono applicabili alla nostra scuola: son tutti quelli appelli nominali prescritti nell’art. 78 ai quali si vuole obbligare il Rettore e i Professori: il condannare alla carcere per ogni menoma mancanza è un rigore fuori di luogo; e certi delitti sono appena suscettibili in questi giovani come quello in cui si parla all’art.101 dell’ubbriachezza, supponendo che questi giovani andavano a ubriacarsi per le bettole, mentre non escono mai soli. Questa scuola dovrebbe considerarsi come un piccolo collegio: vi sono de collegi in Roma con cento e più alunni; e tutto come bene con un Rettore, Vice Rettore e Prefetto, e non vi sono né carceri né Direttori. Si richiede bensì che il Rettore e il Vice Rettore dimorino dentro il Collegio, affinché mancando uno resta l’altro, e così si prevengono i disordini non lasciando mai soli gli alunni. In quanto all’organizzazione degli studi, siccome nel 1° Art. si dice che questa scuola è parte della Sapienza, così dovrebbe essere regolata colle leggi stesse della Sapienza, cioè colla Costituzione Quod Divina Sapientia. Dove questa ha provveduto non occorreva fare innovazione, anzi era temerarietà disporre al contrario; per esempio all’Art. 137 si dispone che i professori possono essere rimossi per insufficienza di Dottrina, l’Art. 71 della Costituzione lo proibisce espressamente. […] In vigore di ciò siccome il corso della Facoltà di Veterinaria non è diverso dal corso di Medicina Umana, converrebbe insegnarle con quell’ordine col quale si prescrive nell’Art.210 della Costituzione medesima16. Il 31 marzo 1829 fu eletto Papa Pio VIII (1829 – 1830), che restò in carica per soli 20 mesi. Di carattere sospettoso, per timore che il collegio veterinario così lontano dalla città diventasse centro di “Carbonari”, decise di chiudere il Palazzo di Papa Giulio, di trasferire la Facoltà al palazzo della 15 16 Arch. Di Stato – Università - Misc.1763-1852, b. 1081, f.carte relative alla fond. Ist. Vet. Arch. di Stato – Università - Misc. 1763-1852, b. 1081, f. atti costit. e soppr. di Villa Giulia. 5 Sapienza, sistemarla in due locali al piano terra17, e di destinare alle lezioni l’aula dell’accademia Teologica al primo piano. Il 24 settembre 1829 il Card. Camerlengo dalla Divisione III dell’Archiginnasio romano, con n.di prot. 49249, spedì 5 lettere: la prima al Tesoriere generale avvisandolo che sarebbe arrivato dal Palazzo Camerale di Papa Giulio tutto ciò che era del Museo di anatomia veterinaria per essere collocato nel Museo di Storia naturale dell’Archiginnasio e le piante graminacee e medicamentose per portarle all’Orto botanico alla Longara18; la seconda al Rettore per ufficializzare il trasferimento della Veterinaria al Palazzo della Sapienza, la terza al Presidente del Collegio Medico-Chirurgico per dare disposizione ai “Professori di medicina umana che si vogliano compiacere di aggiungere ai loro trattati in forma di appendice le differenze che intercorrono fra la medicina degli uomini e quella de bruti, affine di facilitare agli studenti di Medicina l’acquisto accessorio della Veterinaria senza prolungare e complicare il corso dei loro studi medici e che la scienza veterinaria nel corso di Medicina sarà un requisito molto valutabile per ottenere in prelazione le condotte mediche ed altri impieghi sanitari”, la quarta al Prof. Metaxà confermandogli la cattedra di Anatomia e Fisiologia e quella di Zoologia e pregandolo di stimolare gli studenti di Medicina a studiare veterinaria. L’ultima era per il Prof De Angelis obbligandolo ad eseguire le operazioni chirurgiche, insegnare la ferratura ordinaria e patologica nella propria officina. Dal Quirinale, il Card.Albani comunicò al Card. Camerlengo Arcicancelliere della Sapienza il trasferimento dello Stabilimento Veterinario con la lettera del 26 settembre 1829 prot. N.49249: “La Santità di Nostro Signore dopo aver esplorato il sentimenti degli Em. Sig.ri Cardinali ch’Essa suole consultare negli affari di pendente Sistemazione, e dopo i primi maturi esami, considerando che lo Stabilimento di Veterinaria che ha eretto nel Palazzo Camerale detto di Papa Giulio non la rassicura abbastanza e circa la convenienza di lasciare esistere più lungamente in quel luogo segregato dalla città de giovani alunni, e che per la sua lontananza dalla città toglie poi affatto il comodo ai Maniscalchi apprendisti di Roma, ed ai Medici studenti dell’Università della Sapienza di potervi apprendere, i primi la Chirurgia e Mascalcia propriamente detta, ed i secondi la Medicina Veterinaria, la quale non erroneamente si suppone collegata con la umana, e perciò a portarla de soli Medici, è ad essi essenzialmente necessaria per rimediare a questi disordini, ha comandato al sottoscritto Card, Segretario di Stato di partecipare a Nostra Eminenza anche come Arcicancelliere dell’Università le seguenti sue sovrane determinazioni, cioè che sia interamente soppresso lo Stabilimento suddetto, restituito il locale alla Camera Apostolica cui apparteneva ed appartiene con tutti i suoi annessi, e qualunque ragione vi fosse acquistato di più e consegnato il medesimo a Mons. Tesoriere che avrà cura di separare quanto possa riferirle al Museo di Anatomia Veterinaria per essere unito a quello di Storia Naturale della Sapienza con anche le erbe, e le piante graminacee e medicamentose per essere collocate nell’Orto Botanico alla Lungara e formarvi se già non esiste una classe distinta sotto il Prof. Direttore di quell’orto. Che nell’Università stessa di Roma sia trasferita la Cattedra di Anatomia e Fisiologia Unite, la quale rimarrà affidata al Sig. Prof. Metaxà, conservandovi al medesimo come al presente, quella Zoologia che da anni egli professa. Che i giovani apprendisti si esercitino durante il loro corso nella Chirurgia tecnico-pratica e nella ferratura patologica dei cavalli sotto la direzione del Sig. Nicola De Angelis Veterinario Romano, riservando alla S. Congregazione degli Studi la nomina del Professore effettivo di questo ramo d’insegnamento. Che i rispettivi Professori di Medicina Umana s’invitino ad aggiungere a loro trattati in forma di appendice le differenze tra la medicina degli uomini e quella dei bruti ad oggetto di facilitare gli studenti A piano terra del Palazzo della Sapienza si erano liberati dei locali perché era andata via la Tipografia Salvini dopo una lite durata ben otto anni (l’Università l’accusava di causare lesioni al palazzo con le vibrazioni delle sue macchine); la drogheria dei Fratelli Rondoni che si era trasferita in Via del Teatro Valle nel locale della Marchesa Maccazani, ed infine non vi era più la Libreria Galanti. 18 L’orto botanico fondato da Alessandro VII nel 1660 era uno dei più ricchi di specie botaniche d’Europa. Clemente XI con il denaro personale acquistò alcuni prati vicini ,fino alla fontana dell’acqua Paola al Granicolo per coltivare le piante esotiche e, fece costruire un edificio i cui portici vennero trasformati in serre e, al piano superiore un’ampia sala serviva da aula per le lezioni di Botanica. 17 6 di Medicina l’acquisto accessorio della Veterinaria senza prolungare e complicate il corso dei loro studi medici. Che il Sig. Nicola De Angelis sia obbligato a fare le operazioni chirurgiche, ed insegnare tanto la ferratura ordinaria quanto la patologica, e prevalendosi degli animali da portarsi a medicare nella sua officina istruisca gli allievi nella clinica. Che il Professore di Anatomia faccia la sua dimostrazione nel teatro anatomico dell’Università. Che i Maniscalchi non possino essere patentati dal Collegio Medico-Chirurgico senza aver fatto l’intero corso veterinario in Sapienza, e subito ‘esame’ a forma dei regolamenti degli studi. Che i medici studenti sieno eccitati ad intervenire alle lezioni di Anatomia e Fisiologia Veterinaria, e fare anche il corso Veterinario onde poter avere tanto in Roma che nelle condotte mediche dello Stato Pontificio abili persone per prevenire e riparare alle epizozie alcune delle quali si comunicano anche alla specie umana, e perciò la istituzione Veterinaria per i Medici essendo di pubblico e non già di privato interesse, vuole Sua Santità che lo studio fatto della Scienza Veterinaria sia un requisito molto valutabile per le condotte stesse, e per altri impieghi di Sanità. Che finalmente per questa volta i giovani alunni scelti dalle rispettive provincie, ed a carico delle medesime, avvisati prima del loro convitto a Papa Giulio, possino ritornare in Roma per compiervi il corso Veterinario non più che trimestrale,come ai medesimi era stato promesso, vivendo in pensionati particolari da approvarsi dal Rettore dell’Università, e dando prova della loro morigeratezza, ed applicazione.[…] P. Card. Albani19 e con la lettera del 26 novembre 1829 n S7403: “Le pregiate cure di Vostra Eminenza espresse nel foglio 49613 sono state soddisfatte come era conveniente dal Cardinale Segretario di Stato, il ha il piacere di annunziarle in ritorno : 1- che per la Scuola di Anatomia e Fisiologia Veterinaria si è già assegnata la gran sala dell’Accademia Teologica20, la quale rimane libera tutte le mattine di ciascun giorno scolastico. 2- che si sono destinate due vaste sale nel piano terreno dell’Archiginnasio Romano, riconosciute per ben acconcie all’uopo da Mons. Rettore, e dal Sig. Prof. Metaxà, in cui potranno farsi comodamente le dimostrazioni anatomiche, e stabilirsi l’officina incisoria. Se le grandi macerazioni non possono in queste praticarsi, nulla vieta che si effettuino altrove essendo anzi conveniente che ciò abbia luogo lungi dallo abitato. 3- che l’angustia del Museo Zoologico non può per ora prendersi in considerazione, essendo questa sua angustia comune a tutti gli altri Musei, e Gabinetti scientifici, e riparabile in qualche modo nella stessa guisa temporaneamente sì in quello che in questi quando dunque il Governo sarà in circostanze opportune prenderà in considerazione questa generale ristrettezza, ed i diversi progetti che vi sono ideati per rimuoverla 4- l’onorario da fissarsi[…] Compito il dovere che gli incombeva di portare il fin qui espresso a notizia di V. Eminenza il Sottoscritto si pregia di confermare i sentimenti[…]Card. Albani21”. Con nota del Segretario di Stato del 26 novembre 1829, fu licenziato e liquidato con una somma pari a metà dello stipendio annuo tutto il personale docente e non docente ad eccezione del direttore Metaxà e del titolare di Chirurgia veterinaria professor De Angelis, come documenterà successivamente nel 1852 il Prof. Combari in una sua lettera al Rettore: “Il sottoscritto con foglio del 18 aprile dello scaduto 1851 informava questo Ministero sull’ordinamento in forma sull’insegnamento veterinario che aveva luogo in questa romana Università reclamando una migliore sistemazione del medesimo per istallarlo da quella saggezza in cui si trovava e portarla se non a quell’altezza delle altre scuole veterinarie esistenti nel regno […] Il progetto era il seguente: esiste un locale fuori della Porta del Popolo chiamato col nome di Papa Giulio, che nell’anno 1827 il Pontefice Leone XII perché vi fosse istituita una scuola speciale teorico-pratica della medicina degli animali domestici ove vi formassero dei capaci veterinari […] dello Stato Pontificio in vantaggio Arch. di Stato – Università - Misc. sec. XIX, b. 1090, f. Carte riguardanti lo Stab. Vet. Odierna sala di studio dell’Archivio di Stato 21 Arch. Di Stato – Università - Misc. sec. XIX, b.1090, f. Carte riguardanti lo Stab. Vet. 19 20 7 dell’industria agricola e della pastorizia. Fu ridotto diffatti il detto locale in modo che per l’ampiezza degli ambienti servibili […] di prati spaziosi e di cortili e per essere capace di alloggiare i necessari inservienti, gli alunni studenti che sia di nove province dovaria iniziare a mantenere a proprie spese perfettamente uguale al grande Stabilimento Veterinario di Alfort in Francia. Disgraziatamente però ebbe la durata di soli 18 mesi, una sentita istituzione doppocché morto che fu il Leone XII alcuni mestatori per i loro fini particolari di ambizione, o d’interesse rappresentarono al nuovo Pontefice Pio VIII che quell’Istituto era un’adunanza di Carbonari. Bastò una simile maligna insinuazione perché di botto venisse soppresso, e colla soppressione andassero in fumo più di 50 mila scudi romani, che si erano spesi per ridurlo o provvederlo di tutto quanto era necessario.[…]”22. La Facoltà di Veterinaria era così scomparsa e la Veterinaria entrava a far parte degli studi di Medicina e costituiva un punteggio aggiuntivo per ottenere le condotte mediche. I libri di medicina si incrementarono di appendici dedicate alla veterinaria. La professione di maniscalco, la mascalcia, richiedeva un esame di abilitazione oltre la laurea in medicina. Con questi provvedimenti, gli studi veterinari persero sempre più d’importanza anche se tutti riconoscevano la necessità di questo insegnamento in una regione ricca di bestiame come il Lazio. Luigi Metaxà, tornato alla Sapienza, si dedicò quasi esclusivamente al Museo (quello di Veterinaria e quello di Zoologia della Sapienza ormai fusi), incrementando le collezioni con materiali avuti in dono da Gregorio XVI (vertebrati raccolti dallo stesso Pontefice, esperto cacciatore), da cacciatori, diplomatici, missionari e dal Kedivé d’Egitto. In questo lavoro fu aiutato da persone volenterose. Si ha testimonianza di ciò in una lettera del luglio del 1831 che Metaxà invia all’avvocato concistoriale Lippi chiedendo “di pagare il Sig. Giuseppe Ponzi che da cinque anni con il suo lavoro ha arricchito il museo di Storia Naturale e quello di Anatomia veterinaria (Zoologia e Anatomia comparata)”23. La situazione del Museo zoologico intorno al 1853 era quella di un Museo abbastanza ricco (era uno tra i più grandi Musei universitari italiani) e ben ordinato, come fanno fede un catalogo manoscritto del tempo e alcune incisioni che rappresentano le due sale, con affreschi alle pareti raffiguranti paesaggi di varie parti del mondo ed animali tipici di quei luoghi24. Quei trecento metri quadrati del secondo piano (allora si trovava al 2° piano verso via degli Staderari) pur essendo l’orgoglio dell’Achiginnasio, non avevano nessuna funzione di centro di aggregazione né di produzione di cultura scientifica. Per molto tempo l’Archiginnasio restò chiuso a causa dei moti universitari, (Repubblica di Saffi, Armellini e Mazzini) per cui gli studenti preferivano seguire le lezioni private o a casa dei professori o nelle loro città e sostenere gli esami davanti ai propri vescovi. Quando Pio IX, nel 1851, visitò la Sapienza venne ricevuto solo dal Rettore e da qualche professore, perché gli studenti erano o a casa, o imprigionati, o esiliati. Quando l’Università tornò a funzionare regolarmente, tutti i professori di Zoologia, Veterinaria, Anatomia comparata, Mascalcia e materie affini si riunirono e presentarono un progetto di un corso di studi veterinari accompagnato da osservazioni, particolarmente articolato e approfondito nelle materie medico-chirurgiche. I requisiti richiesti per l’ammissione agli studi risultavano meno rigidi dei precedenti, manifestando quindi un’attenzione maggiore dei professori alle tendenze liberali dell’epoca. Due esempi molto significativi sono i due articoli che riguardano l’ammissione all’Alta Veterinaria e alla Bassa matricola ossia alla Mascalcia. Il primo dice: “I giovani per esservi ammessi dovranno essere muniti dei soliti certificati degli studi fatti, ma specialmente della Fisica sperimentale come condizione necessaria” e tra le osservazioni si legge: “Meglio sarebbe dire, per essere ammessi allo studio dell’alta Veterinaria, saranno necessarii i medesimi requisiti per essere ammessi agli altri studj Universitarii. Solo se si stabilisse (come è da desiderare) che all’esame di ammissione fosse sostituito il licenziato in Filosofia sarebbe a diventare, Arch . Di Stato - Università - Misc. 1753-1852, b. 1081, f. su gli atti costit. e la soppr. di Villa Giulia Arch. Di Stato - Università - Misc. 1753-1852, b. 1081, f. carte riguardanti fond. Ist. Vet. 24 Cfr. A. Vigna Taglianti, I musei zoologici Romani, Associazione Nazionale Musei scientifici. Atti del 3° Congresso Trento, 1114.6.1980. 22 23 8 saper lo studio della Veterinaria bastar portasse il solo Baccalaureato, e gli attestati d’aver anche studiato la Fisica e l’Etica”. Il secondo articolo riguarda l’ammissione alla bassa matricola: “La bassa matricola avrà due anni di corso. Per essere ammessi, i giovani dovranno esser muniti dei soli attestati, e daranno saggio di saper bene leggere e scrivere” e tra le osservazioni si legge: “Sarebbe buono che i bassi Veterinari sapessero leggere e scrivere, però non credo che sia sempre attuabile ;vi sono moltissimi paesi anche vicino alla Capitale, nei quali non solo i bassi Veterinari ma le prime Autorità non sanno né leggere né scrivere. Se ciò si prescrive per i Veterinari, cosa s’avrà a prescrivere per le Levatrici quasi tutte illerate? […] A ciò è da aggiungersi che ove molti si dassero nell’Università a questo studio di bassa Veterinaria, essendo per lo più l’ultima classe del popolo che vi si dedica, bisognerebbe alle leggi Universitarie aggiungere un’altra. Non si entra se non decentemente vestiti”25. Come ubicazione si pensò di nuovo alla Villa di Papa Giulio: “Questo locale esiste anche attualmente e non abbisognerebbe di restauri e modificazioni: Il medesimo è di proprietà governativa e non costerebbe all’erario che le spese per le necessarie riparazioni. Presentemente è scomparso dal Ministero della Guerra tenendovi l’artiglieria da campagna. Sembra allo scrivente che si potesse trovar modo di concordarsi tra il ministero della Pubblica Istruzione e quello della Guerra e divenire ad un componimento qualunque che lavorasse per il ritorno in qualche locale per un Istituto Veterinario. Il continuare più oltre nella Romana Università l’attuale insegnamento Veterinario non è decoroso” […] 26. Dopo queste testimonianze, negli Archivi non risultano altri documenti, ogni progetto sembra svanito nel nulla e nella successiva Regia Università di Roma non fu mai dato seguito alla realizzazione del progetto auspicato di istituzione della Facoltà di veterinaria. A tutt’oggi, nell’Università La Sapienza, non è possibile studiare Veterinaria. Dal 1999 è stato istituito un Corso di Laurea di Medicina Veterinaria nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, ma non è stato ancora attivato. Maria Antonietta Castaldi 25 26 Arch. di Stato -Università - Misc. Sec. XIX, b. 1090, f. carte riguardanti lo Stab. Vet. Arch. di Stato - Misc. 1763-1852, b. 1081, f. su gli atti costit. e la soppr. Di Villa Giulia. 9