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SEZIONE 1 – ALLE RADICI DELL’ITALIA MODERNA
Capitolo 3 – Giosue Carducci tra poesia e filologia
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Rime e ritmi
Piemonte
L’ultima raccolta carducciana, costituita da poesie di metro tradizionale e “barbaro”, comprende sia componimenti roboanti
e retorici sia testi d’intonazione intimistica e malinconica, che sembrano precorrere certo Decadentismo.
Il testo di seguito riprodotto appartiene al primo gruppo, quello del Carducci cantore ufficiale delle glorie risorgimentali:
Piemonte è la più famosa delle odi patriottiche che hanno assicurato al poeta successo in vita, ma non più presso i lettori
d’oggi, maggiormente attratti dalla sensibilità del Carducci “decadente”.
L’ode fu «pensata e sentita» a Ceresole Reale negli ultimi giorni di luglio del 1890 e finita di comporre a Bologna nel settembre dello stesso anno. Nelle intenzioni del poeta, doveva rappresentare qualcosa di nuovo, un esempio di «ode epica»,
ma, a suo stesso giudizio, egli non era riuscito nell’intento (lettera a Piero Bonini del 21 dicembre 1891).
ode in 33 strofe saffiche rese da Carducci con 3 endecasillabi piani, quasi sempre accentati su 4a, 8a
e 10 sede, più un quinario.
metro:
a
Su le dentate scintillanti vette
salta il camoscio, tuona la valanga
da’ ghiacci immani rotolando per le
selve croscianti:
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ma da i silenzi de l’effuso azzurro
esce nel sole l’aquila, e distende
in tarde ruote digradanti il nero
volo solenne.
Salve, Piemonte! A te con melodia
mesta da lungi risonante, come
gli epici canti del tuo popol bravo,
scendono i fiumi.
Scendono pieni, rapidi, gagliardi,
come i tuoi cento battaglioni, e a valle
cercan le deste a ragionar di gloria
ville e cittadi:
la vecchia Aosta di cesaree mura
ammantellata, che nel varco alpino
1. dentate: acuminate.
4. croscianti: che emettono frastuono
all’abbattersi della valanga.
5. effuso: vasto.
7. tarde … digradanti: lenti giri che
scendono avvicinandosi sempre più a
terra. 䡲 nero: allusione al colore delle
piume dell’aquila.
10-11. come … bravo: come i canti di
guerra del valoroso popolo piemontese.
12. scendono i fiumi: nota il soggetto
posto alla fine del periodo.
15-16. cercan … cittadi: [i fiumi] cer-
cano le città, pronte a ricordare le antiche glorie. Si noti l’iperbato provocato dalla posposizione del complemento
oggetto (ville e cittadi).
17. cesaree mura: costruite da Cesare
Augusto (Ottaviano) che fondò la città.
18. ammantellata: circondata.
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èleva sopra i barbari manieri
l’arco d’Augusto:
Ivrea la bella che le rosse torri
specchia sognando a la cerulea Dora
nel largo seno, fosca intorno è l’ombra
di re Aduino:
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Biella tra ’l monte e il verdeggiar de’ piani
lieta guardante l’ubere convalle,
ch’armi ed aratri e a l’opera fumanti
camini ostenta:
Cuneo possente e pazïente, e al vago
declivio il dolce Mondovì ridente,
e l’esultante di castella e vigne
suol d’Aleramo;
e da Superga nel festante coro
de le grandi Alpi la regal Torino
incoronata di vittoria, ed Asti
repubblicana.
Fiera di strage gotica e de l’ira
di Federico, dal sonante fiume
ella, o Piemonte, ti donava il carme
novo d’Alfieri.
Venne quel grande, come il grande augello
ond’ebbe nome; e a l’umile paese
sopra volando, fulvo, irrequïeto,
– Italia, Italia –
19. barbari manieri: castelli medioevali.
21-23. Ivrea … seno: il castello dai
mattoni rossi e dalle quattro torri, che
Ivrea fa specchiare nelle acque azzurre
della Dora, fu fatto costruire da Amedeo VI di Savoia nella seconda metà del
Trecento. Il verbo sognando allude al carattere quasi irreale del paesaggio.
24. re Arduino: il marchese d’Ivrea Arduino, incoronato re a Pavia nel 1002,
lottò per anni contro l’imperatore Enrico II di Baviera, finché, abbandonato
dai feudatari che l’avevano eletto, si ritirò a Ivrea. La sua ombra è triste (fosca)
per il fallimento dei suoi ideali.
26. ubere: fertile; latinismo.
27-28. armi: attrezzi da lavoro; latinismo. 䡲 a l’opera … camini: camini fu-
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manti di fabbriche, in piena attività di
lavoro.
29-30. al vago … ridente: Mondovì
sembra sorridere all’ameno declivio su
cui sorge, immersa in un paesaggio collinare. Da notare l’articolo maschile il
che accompagna Mondovì, mentre tutte le altre città sono al femminile.
32. suol d’Aleramo: il Monferrato,
terra ricca di borghi e di vigneti che si
stende tra il Po e l’Appennino ligure.
Aleramo fu, nel X secolo, il primo dei
marchesi del Monferrato.
33. Superga: una delle colline torinesi,
sulla quale sorge la famosa basilica fatta erigere da Vittorio Amedeo II di Savoia per ricordare la vittoria riportata
dal principe Eugenio di Savoia nel
1706 sui francesi, che assediavano To-
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rino. 䡲 festante coro: le Alpi che circondano Torino sembrano un coro che
intoni inni di gloria alla città.
34. regal: perché capitale del Regno di
Sardegna e poi di quello d’Italia (fino al
1865, anno in cui la capitale venne trasferita a Firenze).
35. incoronata di vittoria: Torino
sembra incoronata di vittoria da Superga (complemento d’agente), cioè la nota basilica appare come una corona di
vittoria posata sul capo della città.
36. repubblicana: perché Asti fu un
importante comune nel Medioevo e difese spesso la sua libertà con determinazione.
37-38. Fiera … Federico: Asti è fiera
della resistenza opposta ai goti di Alarico (nel 403) e a Federico Barbarossa,
che la saccheggiò e incendiò due volte
(nel 1155 e nel 1163) per la sua adesione alla Lega lombarda. 䡲 sonante
fiume: il Tanaro che scorre vicino alla
città, detto sonante per il rumore della
corrente.
39-40. carme novo: la poesia di Vittorio Alfieri (1749-1804) è considerata
innovatrice, soprattutto per gli ideali
eroici che la ispirano.
41-42. come … nome: Alfieri, nel sonetto Sul nome suo, fa derivare il suo cognome da aquilifer, il legionario romano che portava il vessillo dell’aquila,
emblema della legione. 䡲 umile paese:
l’Italia, sottomessa allo straniero.
43. fulvo: dai capelli rossi.
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egli gridava a’ dissueti orecchi,
a i pigri cuori, a gli animi giacenti.
– Italia, Italia – rispondeano l’urne
d’Arquà e Ravenna:
e sotto il volo scricchiolaron l’ossa
sé ricercanti lungo il cimitero
de la fatal penisola a vestirsi
d’ira e di ferro.
– Italia, Italia! – E il popolo de’ morti
surse cantando a chiedere la guerra;
e un re a la morte nel pallor del viso
sacro e nel cuore
trasse la spada. Oh anno de’ portenti,
oh primavera de la patria, oh giorni,
ultimi giorni del fiorente maggio,
oh trionfante
suon de la prima italica vittoria
che mi percosse il cuor fanciullo! Ond’io,
vate d’Italia a la stagion più bella,
in grige chiome
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oggi ti canto, o re de’ miei verd’anni,
re per tant’anni bestemmiato e pianto,
che via passasti con la spada in pugno
ed il cilicio
al cristian petto, italo Amleto. Sotto
il ferro e il fuoco del Piemonte, sotto
di Cuneo ’l nerbo e l’impeto d’Aosta
sparve il nemico.
45. dissueti: non più abituati a sentire
il nome d’Italia.
46. giacenti: prostrati [dall’avvilente
condizione servile].
47-48. l’urne … Ravenna: ad Arquà
si trova la tomba di Petrarca e a Ravenna quella di Dante, i primi grandi
poeti che avevano invocato il nome
d’Italia.
49-52. e sotto … ferro: le ossa di tutti i morti d’Italia si levano dai sepolcri,
si ricompongono e si armano di ferro e
di ira per combattere i tiranni della patria.
55-57. un re … la spada: Carlo Alberto di Savoia (1798-1849), re votato (sacro) alla morte nel pallore del viso e negli ideali patri che nutriva in cuore, promosse la prima guerra d’indipendenza
(1848). 䡲 anno de’ portenti: allusione
alle rivoluzioni del Quarantotto.
58. primavera de la patria: nel marzo
1848 scoppiò la Prima guerra d’indipendenza.
59. ultimi … maggio: i giorni delle
vittorie di Curtatone e Montanara (29
maggio), di Goito e Peschiera (30 maggio).
62. fanciullo: Carducci aveva allora 12
anni.
63. vate … bella: cantore delle glorie
italiane negli anni giovanili.
66-69. re … italo Amleto: già Mazzini aveva paragonato Carlo Alberto al
principe danese, simbolo della volontà
minata dal dubbio, a causa del suo
comportamento incerto e contraddittorio, che gli procurò l’ostilità sia dei rivoluzionari sia dei conservatori. Il cilicio è la ruvidissima cintura stretta attorno al corpo e portata per penitenza,
che indica la fervida religiosità di Carlo Alberto.
70-72. sotto … nemico: allusione alla
vittoria di Goito, ottenuta grazie al fuoco dell’artiglieria della brigata Piemonte, alla forza della brigata Cuneo e all’impeto della brigata Aosta.
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Languido il tuon de l’ultimo cannone
dietro la fuga austrïaca moría:
il re a cavallo discendeva contra
il sol cadente:
e gli accorrenti cavalieri in mezzo,
di fumo e polve e di vittoria allegri,
trasse, ed, un foglio dispiegato, disse
resa Peschiera.
Oh qual da i petti, memori de gli avi,
alte ondeggiando le sabaude insegne,
surse fremente un solo grido: Viva
il re d’Italia!
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Arse di gloria, rossa nel tramonto,
l’ampia distesa del lombardo piano;
palpitò il lago di Virgilio, come
velo di sposa
che s’apre al bacio del promesso amore:
pallido, dritto su l’arcione, immoto,
gli occhi fissava il re: vedeva l’ombra
del Trocadero.
E lo aspettava la brumal Novara
e a’ tristi errori mèta ultima Oporto.
Oh sola e cheta in mezzo de’ castagni
villa del Douro,
che in faccia il grande Atlantico sonante
a i lati ha il fiume fresco di camelie,
e albergò ne la indifferente calma
tanto dolore!
Sfaceasi; e nel crepuscolo de i sensi
tra le due vite al re davanti corse
75. discendeva: dall’altura Somenzari,
sulla quale era rimasto durante la battaglia.
79-80. trasse: avanzò. 䡲 un foglio …
Peschiera: lesse il dispaccio che annunciava la resa di Peschiera.
82. ondeggiando: mentre sventolavano.
87. il lago di Virgilio: il lago di Garda, cantato da Virgilio (Georgiche, II,
159-60).
91-92. fissava: teneva fissi. 䡲 vedeva
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… Trocadero: la gioia della vittoria era
offuscata dal ricordo della partecipazione all’assedio del Trocadero (fortezza
spagnola presso Cadice). Per espiare la
“colpa” di avere concesso la costituzione nel 1821, Carlo Alberto aveva partecipato a una spedizione francese contro i liberali di Spagna, nel 1823.
93-94. E … Oporto: allude alla sconfitta dei piemontesi presso la nebbiosa
(brumal) Novara, il 23 marzo 1849, in
seguito alla quale Carlo Alberto abdicò
C. Bologna, P. Rocchi, Rosa fresca aulentissima © Loescher Editore - Torino
in favore del figlio Vittorio Emanuele
II e partì in esilio verso la città portoghese di Oporto, presso la foce del
Duero (Douro), ultima meta del suo
triste vagabondare di esule.
96. Douro: nome portoghese del fiume Duero.
99. albergò: ospitò.
101. Sfaceasi: Stava morendo. 䡲 crepuscolo: ottenebramento.
102. le due vite: quella terrena e quella celeste.
una miranda visïon: di Nizza
il marinaro
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biondo che dal Gianicolo spronava
contro l’oltraggio gallico: d’intorno
splendeagli, fiamma di piropo al sole,
l’italo sangue.
Su gli occhi spenti scese al re una stilla,
lenta errò l’ombra d’un sorriso. Allora
venne da l’alto un vol di spirti, e cinse
del re la morte.
Innanzi a tutti, o nobile Piemonte,
quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria
diè a l’aure primo il tricolor, Santorre
di Santarosa.
E tutti insieme a Dio scortaron l’alma
di Carl’Alberto. – Eccoti il re, Signore,
che ne disperse, il re che ne percosse.
Ora, o Signore,
anch’egli è morto, come noi morimmo,
Dio, per l’Italia. Rendine la patria.
A i morti, a i vivi, pe ’l fumante sangue
da tutt’i campi,
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per il dolore che le regge agguaglia
a le capanne, per la gloria, Dio,
che fu ne gli anni, pe ’l martirio, Dio,
che è ne l’ora,
a quella polve eroïca fremente,
a questa luce angelica esultante,
rendi la patria, Dio; rendi l’Italia
a gl’italiani.
(G. Carducci, Rime e ritmi, in Opere di Giosue Carducci,
vol. IV, Bologna, Zanichelli 1944)
103-106. di Nizza … biondo: Garibaldi. 䡲 dal Gianicolo … gallico: Garibaldi spronava il suo cavallo sul Gianicolo, nucleo della difesa di Roma
contro l’assalto delle truppe francesi,
intervenute nell’aprile 1849 a sostegno
del papa, un vero insulto (oltraggio) al
diritto del popolo italiano alla libertà.
107. piropo: minerale di colore rosso
vivo.
109. stilla: lacrima.
111. un vol di spirti: le anime dei morti per la causa dell’indipendenza italiana.
114-116. quei … Santarosa: il patriota piemontese Santorre di Santarosa
(1783-1825) aveva guidato i moti del
marzo 1821, facendo innalzare per primo la bandiera tricolore ad Alessandria,
centro dell’insurrezione (12 marzo).
Esule, morì combattendo per l’indipendenza dei Greci contro i Turchi e
venne sepolto a Sfacteria, isoletta situa-
ta di fronte al Peloponneso.
118-119. Eccoti … percosse: Eccoti,
o Signore, il re che ci ha esiliati, il re
che ci ha perseguitati.
122. Rendine: Restituisci a noi e al re.
123-132. A i morti … italiani: O Dio,
restituisci la patria a coloro che sono
morti per la libertà e ai vivi, in nome del
sangue versato su tutti i campi di battaglia, per il dolore che rende uguali regge e capanne, per la gloriosa storia d’Italia, per le attuali sofferenze, a quella
polvere degli eroi che ancora freme, alla luce esultante di queste anime (di
Carlo Alberto e degli altri martiri), restituisci l’Italia agli italiani. Da notare la
predominanza dell’anastrofe in questo
lungo periodo di 10 versi.
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GUIDA ALLA LETTURA
◗ Un’ode patriottica
Quest’ode patriottica, tra le più famose, trabocca di
ammirazione per i Savoia. Venne composta nell’estate
del 1890 a Ceresole Reale, una stazione alpina dalla
quale si possono ammirare le vette del Gran Paradiso.
Nella fantasia del poeta l’arco alpino si amplia fino ad
abbracciare tutte le Alpi piemontesi e a seguire nel loro corso tutti i fiumi che bagnano le città del Piemonte, scaturendo dai ghiacciai. La menzione di Asti comporta il riferimento a Vittorio Alfieri che, in qualità di
cantore di valori eroici, suscita in Carducci il ricordo
della prima guerra d’indipendenza.
La figura di Carlo Alberto domina tutta la seconda
metà della poesia (vv. 55-132), venendo annoverato,
dopo la morte, tra gli spiriti degli eroi piemontesi sacrificatisi per la libertà, i quali, guidati da Santorre di
Santarosa, scortano l’anima di Carlo Alberto fino al
cospetto di Dio, cui chiedono di rendere «l’Italia a
gl’italiani».
Lo stile del componimento, alto e solenne, si dispiega in periodi molto lunghi, ricchi di inversioni e
di latinismi: ubere (v. 26), armi (v. 27), esultante
(v. 31), miranda (v. 103). Da notare l’ipallage ai versi
7-8 («il nero volo»): il colore nero, riferito grammaticalmente a volo, si collega, in realtà, semanticamente ad
aquila, per il colore delle penne del rapace e per l’oscurità del cielo. Un ampio iperbato contraddistingue
i versi 15 e 16, nei quali l’ordine delle parole è spezzato e invertito; dal verso 17 inizia, invece, la lunga enumerazione delle città e delle contrade del Piemonte.
Da notare, nei versi 67-72, la consonanza con un
brano, su Carlo Alberto, dei Miei ricordi (1889) di
Marco Minghetti, che Carducci lesse, tra gli altri, per
documentarsi storicamente prima di comporre quest’ode: «Si diceva che per fervente devozione portasse il
cilicio sulle carni, e frequentemente digiunasse».
L’invocazione finale a Dio, che si protrae per una decina di versi (vv. 122-32), richiama la chiusa della poesia
Le tre fanciulle del romantico Aleardo Aleardi (181278), nella quale il poeta prega un angelo, «peregrino Spirito cortese», di far giungere sino a Dio il pianto del popolo italiano oppresso e desideroso di indipendenza.
LABORATORIO SUL TESTO
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Comprensione
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Dividi la lunga lirica in blocchi e riassumine il contenuto.
A quali avvenimenti storici si fa riferimento nella poesia?
Quali personaggi storici vengono evocati da Carducci e perché?
Che genere di motivazioni adduce Carducci, rivolgendosi a Dio, perché restituisca la patria agli italiani?
Analisi e interpretazione
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Rintraccia le principali figure retoriche presenti nell’ode.
Tra le particolarità dello stile carducciano si segnala l’attenzione per il cromatismo, cioè l’insistenza sui colori. Analizza la lirica sotto questo profilo, rintracciando i versi in cui questa attenzione è più marcata ed esaminandone gli effetti sul piano connotativo.
C. Bologna, P. Rocchi, Rosa fresca aulentissima © Loescher Editore - Torino