scheda 2 - Diocesi di Forlì
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Diocesi di Forlì-Bertinoro ANNO PASTORALE 2012-2013 ANNO DELLA FEDE SCHEDA 2 “Signore, aumenta la nostra fede” DIO CREATORE E PADRE Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili 1. PREGHIERA INIZIALE Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito consolatore, vieni e consola il cuore di ogni uomo che piange lacrime di disperazione. Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito della luce, vieni e libera il cuore di ogni uomo dalle tenebre del peccato. Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito di verità e di amore, vieni e ricolma il cuore di ogni uomo, che senz’amore e verità non può vivere. Vieni, Spirito santo, vieni, Spirito della vita e della gioia, vieni e dona a ogni uomo la piena comunione con te, con il Padre e con il Figlio, nella vita e nella gioia eterna, per cui è stato creato e a cui è destinato. Amen. 2. LETTURA E RIFLESSIONE SUI TESTI SAPIENZA 13,1-5 Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice. Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce, la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo essi considerarono come dei, reggitori del mondo. Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dei, pensino quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore. Il libro della Sapienza affronta in questi versetti il problema dell’esistenza di Dio e, applicando il principio di causalità, giunge ad affermare che l’uomo è capace di arrivare alla conoscenza di Dio. v. 1-2. Innanzitutto c’è un giudizio di condanna per coloro che vivono nell’ignoranza di Dio, cioè non conoscono Dio (sono dichiarati vani per natura) e adorano come dei le cose create, perché gli uomini sono capaci con la loro intelligenza di esaminare le opere create presenti nell’universo e da esse risalire al creatore. v. 3. Gli uomini restano affascinati dalla bellezza del creato; l’autore del libro della Sapienza invita a risalire dalle cose belle che ci sono nel creato a Dio stesso principio e autore della bellezza. v. 4. Gli uomini restano colpiti da stupore di fronte alla potenza ed energia delle cose create; allora si deve risalire alla straordinaria potenza di colui che li ha creati. v. 5. È la conclusione del ragionamento fatto precedentemente: partendo dalle cose create l’uomo è capace di arrivare a conoscere l’esistenza di un Dio creatore, autore della bellezza ed onnipotente. DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA 31 - “Creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l’uomo che cerca Dio scopre alcune “vie” per arrivare alla conoscenza di Dio. (…) Queste “vie” per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo creato e la persona umana”. 32 - “Il mondo: partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall’ordine e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine dell’universo. San Paolo riguardo ai pagani afferma: “Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto. Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rom 1,19-20). E Sant’Agostino dice: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo, (…) interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un inno di lode. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello in modo immutabile?”. MATTEO 11,25-30 In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. Questi versetti sono preceduti da condanne contro la generazione contemporanea a Gesù e contro le città di Corazin e Betsaida e soprattutto contro Cafarnao, perché, pur in presenza di miracoli e prodigi grandi, non hanno voluto credere al Signore e non si sono convertite. Come pure dopo questi versetti continuano rimproveri e polemiche contro i farisei per la loro durezza di cuore. In mezzo ci stanno questi versetti che sono invece una lode al Padre per la sua offerta generosa di salvezza ai piccoli e un’indicazione delle virtù necessarie per accogliere il l’annuncio del regno di Dio e corrispondere così al progetto di salvezza del Padre. v. 25. La rivelazione del Padre si apre ai piccoli e si chiude ai sapienti di questo mondo. Il Padre, che viene pure definito come Signore del cielo e della terra, ha rivelato il Vangelo nella sua pienezza (cioè la sua volontà salvifica che si realizza per tutti gli uomini in Gesù) ai “piccoli”, cioè a coloro che non hanno una particolare posizione sociale, culturale e religiosa (non necessariamente i bambini), mentre lo ha nascosto alle élites religiose di Israele, ai rabbini e ai farisei, che restavano ciechi di fronte alla chiarezza delle parole di Gesù e irritati di fronte alla sua predicazione in favore dei poveri. v. 26. Questo modo di fare è corrispondente allo stile di Dio che gratuitamente offre la sua salvezza a tutti gli uomini e non si lascia condizionare da considerazioni meschine e chiuse. v. 27. Solo il Figlio è capace di rivelarci il vero volto del Padre, solo in Gesù abbiamo la piena e completa rivelazione del mistero di Dio (cfr. anche Gv 1,18). vv. 28-30. Segue allora un invito a tutti coloro che sono “stanchi e oppressi”, coloro cioè che da una parte vivevano in condizioni sociali ed economiche ristrette e dall’altra penavano sotto le intollerabili e complicate prescrizioni della legge farisaica e che si sentivano smarriti di fronte alla dottrina, difficile e sottile, dei rabbi e dei farisei. Gesù invita costoro a cercare nel suo vangelo e nel suo esempio la vera volontà di Dio: una volontà esigente, senza dubbio, ma anche lineare e semplice, alla portata di tutti. Gesù si definisce “mite ed umile di cuore”. Questi due aggettivi indicano l’atteggiamento di Gesù in tutto docile alla volontà del Padre e di attenzione verso tutti: lineare, coraggioso, ma non violento, misericordioso, tollerante, pronto al perdono, ma anche esigente e severo. Questo atteggiamento deve essere quello del vero discepolo di Gesù, per scoprire il vero volto del Padre e comportarsi da vero figlio di così grande Padre. DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA 239 - Chiamando Dio con il nome di «Padre», il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d’amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l’immagine della maternità, 284 che indica ancor meglio l’immanenza di Dio, l’intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all’esperienza umana dei genitori che, in certo qual modo, sono per l’uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umane, 285 pur essendone l’origine e il modello: 286 nessuno è padre quanto Dio. 240 - Gesù ha rivelato che Dio è «Padre» in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,27). Chiediamoci: Dio vide che ciò che aveva creato era “buono e bello”. Siamo consapevoli che l’uomo è sì signore del mondo, ma deve mantenere e rafforzare la bontà del dono di Dio condividendo le risorse della terra e tutelandone le ricchezze? Dai vangeli sappiamo che Gesù quando nomina Dio lo chiama quasi sempre col nome di Padre, in quella forma che nella lingua aramaica è Abbà. Le parole del Padre nostro ci fanno entrare nei sentimenti e nei pensieri di Gesù e sono connesse con la nostra esperienza di figli di Dio. Ma noi, quale immagine abbiamo di Dio? La preghiera del Padre nostro con l’espressione sia fatta la tua volontà ci impegna ad essere solidali con la sofferenza del mondo, le catastrofi naturali, il dolore innocente. Siamo capaci di credere che Dio è partecipe al gemito dell’uomo perché è Amore ed è “infinitamente” Padre? 4. PREGHIERA FINALE Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.