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Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Essere amico di qualcuno per me in primo luogo significa volergli bene, ma anche saper superare
gli ostacoli con lui, sollevarlo quando è triste, rispettarlo ed essergli fedele. Avere un amico è come
andare su un altro pianeta: ci vuole un po’ per esplorarlo, ma quando lo conosci questo diventa
come la tua seconda casa. Quando hai un amico non è la gravità a tenerti attaccato alla terra, ma è
lui. Insomma essere amico di qualcuno è bellissimo. Io ho un’amica polacca che si chiama Klaudia.
E’ arrivata quest’anno in Italia e all’inizio non sapeva dire una parola in italiano. Credo che siamo
così legate perché, quando è arrivata a scuola, io mi sono messa nel banco vicino a lei e da quel
momento è scattata la scintilla. Visto che facciamo pallavolo tutte e due possiamo stare insieme
anche fuori da scuola. Quando si era appena trasferita l’unica conversazione che facevamo era
“ciech”che in polacco vuol dire ciao. Ora che sa la lingua, invece, posso parlare liberamente senza
gesticolare, per farmi capire.
Se penso al passato, pur non essendo una testimone diretta, mi sorprende e mi incuriosisce sempre
l’amicizia nata tra il popolo brasiliano e quello italiano, durante la seconda guerra mondiale.
All’inizio i brasiliani restarono neutrali, non si schierarono né dalla parte dei tedeschi né dalla parte
degli italiani. Soltanto quando le loro navi furono affondate dai tedeschi decisero di allearsi con noi.
I brasiliani erano molto gentili con gli italiani: questi ultimi davano ai primi il vino, mentre gli altri
per ricambiare davano loro il cioccolato. Un episodio che mi ha molto colpito è avvenuto d’inverno.
I brasiliani erano nascosti nei bunker e all’improvviso iniziò a nevicare: non ci crederete, ma
quando videro la neve iniziarono a urlare felici. Era strabiliante vedere come fossero rimasti
sorpresi da un fenomeno atmosferico che accade così frequentemente in Europa! Le persone italiane
si resero ben presto conto che i brasiliani non si erano adattati molto bene alle nostre montagne
perché, mentre qui c’erano meno due gradi, in Brasile c’era più quaranta!
La mia bisnonna Gina mi ha raccontato che quando i brasiliani andavano a casa sua, lei cucinava
loro le uova fritte di cui andavano ghiotti. In cambio davano a mio nonno il cioccolato e al mio
bisnonno le sigarette.
Credo che sia molto bello che, anche se c’era la guerra, questi due popoli abbiano trovato il tempo
per stare insieme e divertirsi. Questo profondo legame è stato coltivato per molti anni e dura ancora
oggi. Infatti ogni anno il venticinque aprile, i brasiliani vengono a Montese per festeggiare la
liberazione di questo paese e insieme cantiamo e recitiamo poesie. Siamo talmente uniti che in
Brasile hanno costruito un paese e lo hanno chiamato Montese. Qui ci
sono anche diversi
monumenti dedicati a loro. Quello che mi piace di più si trova lungo la Panoramica Bassa in largo
Brasile. Parlare della guerra non mi piace perché se penso alle cose brutte che sono successe e a
quante persone sono morte mi viene da piangere. Per questa occasione, però, ho fatto un’eccezione
perché sono consapevole di quanti sacrifici abbiano dovuto fare i brasiliani per venire a proteggerci.
Beh, in fin dei conti è bello che due popoli si siano conosciuti e che si vogliano bene.
Anna classe 2^ C
Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
L’amicizia è uno dei doni della vita, è un sentimento unico da vivere. Un vero amico deve aiutarti
nei momenti di difficoltà e soprattutto non deve mai tradirti. E’una persona unica al mondo con cui
ti puoi confidare e a cui non bisogna mentire. Un amico è una spalla su cui piangere. L’amicizia non
nasce per forza solo tra persone della stessa cultura, dello stesso sesso, dello stesso popolo o dello
stesso colore di pelle. Ho sperimentato io stessa questa bellissima esperienza che sto ancora
vivendo. Quando ero piccola, in estate, quando dovevo iniziare la quarta elementare, c’era una festa
a Montese e gli organizzatori avevano installato in piazza un gonfiabile enorme. Io mi divertivo un
sacco! Un bambino abbastanza paffutello che mi sembrava antipatico, mi aveva spinto giù per lo
scivolo del gonfiabile e mi ero arrabbiata. All’inizio della scuola scoprii che questo bimbo sarebbe
venuto in classe con noi e che era rumeno. In principio, come ho detto, mi sembrava antipatico, ma
poi si è rivelato tutt’altra cosa! Ora siamo molto amici e con lui mi posso confidare in tutto. Un
rapporto di amicizia molto bello è nato anche durante la storia, nella guerra.
Qui a Montese e nei luoghi circostanti gli abitanti sono stati liberati dai brasiliani che io vedo come
“angeli liberatori”. Facevano parte della coalizione degli alleati, guidata dagli statunitensi. Essi
erano giovani, non sapevano cosa erano le tecniche di combattimento e non sapevano come si
facesse la guerra moderna. Furono addestrati per un po’ di tempo in Brasile. Successivamente
furono trasferiti in Italia, a Napoli e da qui in Toscana, poi andarono a Pisa dove ricevettero armi.
Cominciarono a combattere nella zona di Pistoia nell’autunno del 1944. Già a partire da qui sorsero
dei problemi a causa del clima che era freddo, quindi era difficile per loro adattarsi visto che nella
loro terra il clima è tropicale. Quando videro cadere dei fiocchi di neve, il 24 dicembre, non
sapevano cosa fosse, erano meravigliati. Inoltre non erano equipaggiati benissimo, le divise infatti
non erano adatte al nostro clima. Il rapporto tra la popolazione e i brasiliani era molto buono, anche
se gli abitanti non avevano mai visto persone di colore diverso, quindi spesso rimanevano stupiti. I
“liberatori” fornivano agli abitanti molto materiale come coperte, sigarette, cioccolata, ma
soprattutto portavano allegria con le loro danze e i loro canti. Arrivarono a Montese molto tardi e
per liberarci impiegarono ben quattro giorni senza tener conto del Montello, da dove controllavano
il paese. Fecero una lunga battaglia, dove morirono molti soldati, ma queste persone eroiche
riuscirono a conquistare Abetaia, Monte Castello e Monte Belvedere e crearono così un passaggio
per venire a Montese.
La guerra ha segnato la vita di tutti sia positivamente che negativamente. Secondo me era molto
brutto e deprimente vedere delle persone morte e doverci passare sopra, per andare avanti. Ma
durante la guerra è nata questa amicizia molto importante. I brasiliani, quindi, in onore di Montese,
hanno dato questo nome a un quartiere di Fortaleza. In più hanno anche costruito un monumento a
Copa Cabana dove c’è una scritta che dice che la F.E.B. (Forza di Spedizione Brasiliana) ha liberato
Montese, il nostro piccolo paese. Ovviamente anche qui ci sono numerosi monumenti che non solo
ricordano la liberazione, ma testimoniano il rapporto di amicizia.
Michelle classe 2^C
Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Per me l’amicizia è un sentimento profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo e del
pregiudizio e, a mio parere, essere amico di qualcuno vuol dire vivere insieme i momenti più belli,
ma anche quelli più brutti, sopportarsi e consolarsi l’uno con l’altro. Io considero l’amicizia una
cosa speciale, è un qualcosa difficile da descrivere, è un qualcosa che ti fa provare felicità, gioia,
che ti rallegra quando sei triste. Io ho molti amici e fra loro ci sono Mohamed e Denis, uno
marocchino e l’altro rumeno. Quando sono arrivati, Mohamed in 1a e Denis in 4a, all’inizio non ci
giocavo, non parlavo mai con loro perché avevo un po’ di paura, ma con il passare degli anni li ho
conosciuti e mi sono diventati molto simpatici e adesso tra di noi c’è un fortissimo legame di
amicizia che ci unisce.
Di queste situazioni che io ho avuto la fortuna di sperimentare in prima persona ne ho visti
moltissime nei film, ma uno mi è particolarmente rimasto impresso nella mente. Nel film “Senza
destino” i tedeschi catturano il protagonista e lo portano nei lager. Lui arrivati lì, incontra una
persona che non conosceva e si aiutano a vicenda. Quando li liberano il ragazzo, prima di tornare a
casa sua, va alla casa dell’amico per sapere se è tornato. Questa vicenda mi porta a Montese
quando, durante la seconda guerra mondiale, in soccorso dei poveri abitanti di questo paese vennero
i brasiliani.
Nel 1944, 25.334 soldati brasiliani salparono per l’Italia, sbarcarono a Napoli nel luglio 1944,
quando arrivarono non si comportarono come un esercito di occupazione, ma come se avessero
capito la tragedia della popolazione italiana. Erano arrivati per aiutare l’esercito americano, furono
invece utilizzati in prima linea, combatterono da Lucca ad Alessandria, ma le due battaglie più dure
furono quelle di Monte Belvedere e di Monte Castello perché erano gli ultimi territori rimasti ai
tedeschi, nei pressi di Montese. Lì si trovarono contro dei veterani tedeschi con almeno cinque o sei
anni di esperienza, mentre loro non avevano mai combattuto una guerra vera e propria e, oltre a
questo, a loro svantaggio avevano anche il fattore adattamento che non riguardò i tedeschi, popolo
abituato ai climi freddi e rigidi. Nonostante tutto, con l’aiuto di alcuni montesini, l’esercito alleato
dei brasiliani riuscì a conquistare Monte Belvedere, Monte Castello e a liberare Montese.
Io considero tutto questo un’ impresa grandiosa e l’esercito del Brasile valoroso e temerario.
Alcune persone mi hanno raccontato che hanno ospitato dei brasiliani e che li hanno aiutati a
costruire dei rifugi e loro, in cambio, davano sigarette e cioccolato.
Ogni anno a Montese il 25 aprile si festeggia la festa della liberazione avvenuta da parte dei
brasiliani, è una ricorrenza con la quale tutto il paese ringrazia il popolo brasiliano.
In onore del Brasile a Montese ci sono un monumento in via Panoramica Bassa in memoria dei
caduti e una piazza di nome “Piazza Brasile”. Inoltre ho saputo che in Brasile c’è un paese che si
chiama come il nostro: Montese.
Niccolò classe 2^C
Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Amicizia: se cerchiamo questa parola sul dizionario troviamo “sentimento di affetto o di confidenza
tra due persone”. Ma per me vuole dire molto di più. Chi possiede la dote dell’amicizia sa aspettare,
sa ascoltare, sa voler bene, ma soprattutto non lascia mai da solo un amico nel momento del
bisogno. Chi ha trovato in una persona tutte queste caratteristiche può dire che ha trovato un vero
amico e, come dice il proverbio “chi trova un amico trova un tesoro”. Sviluppare questo sentimento
oggi giorno non è niente, ma al tempo della guerra era difficile. Mia nonna mi ha raccontato di
quando era piccola e di quando i brasiliani si erano accampati nel giardino di casa sua. Lei e sua
sorella Ores avevano paura dei soldati, perché pensavano che fossero tedeschi, e poi qualcuno era di
colore. Quando la mia bisnonna disse loro che erano soldati buoni si fecero avanti. La loro bontà
venne scoperta subito, infatti la mattina seguente portarono loro, per colazione, del mingao, barrette
di cioccolato e delle sigarette anche se non le potevano fumare. Quindi mia nonna e sua sorella Ores
fecero amicizia con questi soldati, anche se dopo qualche giorno dovettero andare via.
Il primo momento in cui i soldati della F.E.B. entrarono in contatto con la popolazione italiana fu
nel 1944, quando il Brasile, rimasto neutrale, entrò in guerra per l’affondamento di 30 navi
mercantili che i tedeschi avevano silurato. Allora vennero presi circa 25.000 soldati, e con essi si
formò la F.E.B. I militari arrivarono nel porto di Napoli e da lì scoprirono che dovevano combattere
in prima linea invece che dare assistenza agli americani. In seguito vennero portati con il treno a
Pisa dove ricevettero armi e l’equipaggiamento necessario a contrastare la 232° divisione
Wehrmacht. A Pistoia venne allestito il comando base, quello avanzato venne piazzato a Porretta
Terme. I soldati del cobra che fuma, durante l’inverno del 1944, forse il più rigido di tutto il secolo,
scoprirono che il freddo e il territorio impervio erano nemici terribili, quasi quanto i tedeschi.
Durante quei mesi freddi, i soldati carioca attaccarono Monte Castello quattro volte, con altrettanti
fallimenti, fino a quando il 21 febbraio del 1945 fu sfondata la linea gotica e fu preso Monte
Castello. Questi mesi, trascorsi al fronte, diedero ai brasiliani l’esperienza che non avevano. Da quel
momento mancava solo la presa di Montese, l’ultima offensiva in quota. I reduci dicono che proprio
per questo motivo la presa di Montese fu la più difficile, ma anche la vittoria più gloriosa in Italia.
Dopo la presa di questo paesino la strada per conquistare il resto dell’Italia fu tutta in discesa e non
solo perché dall’Appennino si andava alla pianura Padana.
Tutti qui a Montese hanno un bel ricordo dei brasiliani, qualcuno quando gli domandi di essi ha le
lacrime per il ricordo dei caduti o dei famigliari strappati ai propri cari, altri dicono: quelli con la
mostrina che fa vedere un cobra con la pipa? Ebbene sì, quello era un omaggio ironico al presidente
Getulio Vargas che aveva detto: “E’ più facile vedere un cobra che fuma che vedere il Brasile
entrare in guerra”. Infine vorrei ringraziare tutti i 25.343 soldati che combatterono per liberarci, e
un ringraziamento ancora più sentito a tutti quelli che hanno perso la vita per questa causa.
GRAZIE MILLE!!!!!!
Riccardo classe 2^C