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Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Non sono una di quelle persone superficiali che parlano dell’amicizia come una cosa facile: essa
deriva dal desidero di trovare qualcuno con cui vivere, essere felici e con cui aprire il proprio
animo. La definizione che dà il dizionario di amicizia è relativamente semplice, essa è un
sentimento di scambievole affetto tra due persone. Fino a qui è facile, il problema sorge quando
bisogna metterla in atto: questo, infatti, richiede lealtà, amore, altruismo e sincerità, ma la natura
umana è fondamentalmente egoista. Quindi cercare di reprimere questo istinto, e dico istinto perché
non è parte della volontà, è davvero complicato.
Per questo l’amicizia è un bene prezioso, infatti è davvero arduo trovarla, quindi, per me, essa è un
dono, è amore e anche fortuna.
Recentemente ho letto un libro veramente piacevole intitolato “L’eleganza del riccio”. E’ un
romanzo molto profondo per le tematiche che affronta, inoltre trovo che insegni a guardare al di là
delle semplici apparenze. Le due protagoniste abitano nello stesso elegante palazzo parigino, ma
sono molto diverse per età e condizione sociale, quello che le accomuna è una mente brillante.
Renée Michel sembra una comunissima portinaia, in realtà è una intellettuale, amante dei romanzi
di Tolstoj e della letteratura russa, ma è costretta a mantenere le apparenze di una persona ignorante,
conformemente al lavoro che svolge. Paloma invece è una ricca ragazza di dodici anni, superdotata,
che non vuole mostrare la sua straordinaria sagacia. Ha preso una decisione: il giorno del suo
compleanno intende suicidarsi e dare fuoco al suo appartamento, per impartire una lezione ai suoi
genitori e a sua sorella, persone stereotipate, che vivono vite vuote e inutili, continuamente
impegnate soltanto nella ricerca del successo. Renée e Paloma sono accomunate da un grande
amore per la cultura giapponese, che si intensifica quando nel palazzo viene ad abitare il signor
Ozu, che fa emergere la profonda intelligenza e sensibilità delle due, le quali fanno amicizia,
essendo anime affini. Il signor Ozu riuscirà ad aprire il cuore della portinaia e a farne uscire i
sentimenti più profondi, insieme poi faranno capire qualcosa in più sulla vita a Paloma. Il titolo del
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romanzo dà un senso a tutta la vicenda, infatti il riccio è un animale spinoso che si nasconde, ma
che al suo interno è delicato. Ritengo che questa storia spieghi il significato dell’amicizia come un
dono: infatti due persone sole trovano insieme le risposte ai loro problemi e qualcuno con cui essere
ciò che sono, senza finzioni o stereotipi.
Sicuramente c’è un rapporto di amicizia tra il popolo italiano e quello brasiliano: Montese ne rende
una valida testimonianza, il nostro paese non può infatti dimenticare gli eroi della F.E.B., che lo
liberarono dall’invasore nazi-fascista al termine della Seconda guerra mondiale.
Nella zona di Maserno c’è un cippo dedicato ad un sergente della F.E.B., Max Wolff Filho. Era un
volontario venuto in Italia come comandante di una pattuglia del primo battaglione dell’undicesimo
reggimento, i cui soldati erano famosi per l’aggressività e l’audacia in combattimento. Il sergente
trovò la morte a trentatrè anni, il 12 aprile del 1945. Era noto ai suoi compagni come “O
Carinhoso”, ossia “amabile” ed era dotato di grande forza fisica e morale; in Brasile gli è stata
dedicata la scuola per sottufficiali dell’esercito e il ventesimo battaglione di fanteria blindata in
Curitiba, nello stato del Paranà, porta il suo nome.
Montese ha deciso di dedicargli un cippo, in località Serretta di Maserno, vicino al campo dove egli
cadde, inaugurato nell’anno 2001. Sulla lastra di pietra naturale è scritto: “Qui cadde combattendo
per la liberazione di Montese il secondo sergente della F.E.B.”.
Il comune di Montese ed il Lions Club Montese Appennino Modena Est hanno commissionato allo
scultore Italo Bortolotti la creazione di un’opera in memoria dei caduti brasiliani. L’artista afferma
che ha voluto raffigurare la guerra come donne piangenti, gente urlante, case distrutte ed animali
spaventati: si intravede la torre del paese a testimonianza di continuità della vita.
Nel giorno dell’inaugurazione dell’opera, nell’aprile del 1995, furono ringraziati i giovani brasiliani
che si trovarono a combattere qui nell’aprile del 1945 e si auspicò un cammino di pace duratura per
le nostre due nazioni e per tutto il mondo.
A testimonianza del nostro profondo legame, Montese ha dedicato ai giovani e coraggiosi eroi della
F.E.B., e a tutti i loro connazionali, Largo Brasile e Piazza Brasile. Largo Brasile si trova in via
Panoramica Bassa, che, come suggerisce il nome, offre una stupenda visuale dei territori e dei
monti che circondano Montese, inoltre qui si trova anche il monumento dedicato ai caduti brasiliani.
Piazza Brasile si trova invece vicino al vecchio campo sportivo.
“Con la firma del patto d’amicizia, rendiamo un riconoscimento storico e morale al Brasile:
ricordiamo il 55° anniversario della liberazione di Montese avvenuta il 14 aprile 1945 ad opera
della F.E.B. La firma del patto è un primo, importante passo verso un più approfondito scambio
reciproco, in campo sociale, civile ed economico fra le due realtà”.
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Queste sono le parole dell’allora (e attuale) sindaco di Montese, Luciano Mazza, durante la firma
del patto con il comune di Fortaleza, capitale dello stato del Cearà, avvenuta nel 1999. Il sindaco del
paese brasiliano ha ricordato, nella stessa occasione, i valori che uniscono i nostri popoli e come il
Brasile abbia accolto migliaia di immigrati italiani che si sono perfettamente integrati fra la
popolazione.
Il 19 aprile 2000 i sindaci dei due comuni hanno sottoscritto il medesimo documento a Fortaleza.
Nel patto è stato ricordato che Montese fu il primo comune italiano interamente liberato dai soldati
della F.E.B. Con tale atto i due municipi si impegnano a stringere rapporti tra le due
amministrazioni, a scambiarsi informazioni di comune interesse, insieme a documenti ed
esperienze; inoltre si impegnano a coinvolgere le scuole e altre realtà del territorio.
Da allora i rapporti si sono sempre più intensificati.
Ogni 25 aprile un gruppo di parenti e amici e gli stessi reduci della F.E.B. giungono qui per
partecipare alle celebrazioni in occasione della festa della liberazione.
Le persone con cui ho parlato ricordano i soldati della F.E.B. come uomini buoni che seppero capire
le difficoltà e i disagi della popolazione.
Quindi Montese e i suoi abitanti hanno più di un debito di riconoscenza verso il Brasile, a cui tutti
siamo molto grati.
Elisa classe 3a C
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Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Per me l’amicizia è qualcosa di molto importante che lega due persone che si vogliono bene e
hanno tra loro un rapporto basato sull’aiuto, sulla fiducia e sull’affetto reciproci.
Gli amici vanno distinti dai compagni, che invece sono tutti coloro con cui passiamo il tempo, ma
non condividiamo le cose più intime e i nostri segreti.
In una vera amicizia bisogna essere sinceri l’uno con l’altro e, anche se a volte non è piacevole, è
necessario fare notare ai propri amici i loro errori.
Tuttavia bisogna distinguere i veri amici dai “falsi” amici, che sono coloro che si approfittano
dell’affetto e della gentilezza delle persone.
Una storia di amicizia tra persone di cultura diversa, che mi ha particolarmente colpito, è quella
narrata in un racconto della mia antologia di seconda media, intitolato “C’era stato molto tra noi”.
Questa storia è autobiografica e l’autore, ormai adulto, racconta un’amicizia con un ragazzino zulù
in Sudafrica. Egli, un meticcio, da bambino era solito trascorrere i lunghi pomeriggi d’estate al
fiume, esplorandone ogni giorno un nuovo tratto. Un giorno incontrò il ragazzino zulù, di pelle
nera. Inizialmente si mostrò ostile e voleva combattere con lui con dei bastoni, ma quando capì che
il meticcio non era una minaccia, sorrise e si presentò allegramente. I due diventarono amici e il
ragazzino zulù insegnò all’autore a nuotare, a combattere con i bastoni e a fare cappelli con le
foglie.
Un giorno, egli venne invitato dallo zulù a mangiare a casa sua e qui conobbe sua madre ed il suo
fratellino. Questi giorni felici terminarono quando il padre del ragazzino morì e lui se ne dovette
andare con la sua famiglia.
I due amici si salutarono … l’autore afferma che tra loro c’era stato molto: questa storia di amicizia
è quella che preferisco tra tutte quelle che io abbia mai letto.
Anche tra le persone di Montese, di cui anch’io faccio parte, e il popolo brasiliano c’è stato e c’è
tuttora un fecondo rapporto: il nostro paese è legato da un patto d’amicizia alla città brasiliana di
Fortaleza (di cui un quartiere porta il nome di Montese), perché i soldati della Forza spedizionaria
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brasiliana, durante la Seconda guerra mondiale, combatterono per liberare dai tedeschi queste terre
e anche la nostra nazione. Il patto d’amicizia è stato firmato in entrambi i paesi dai rispettivi sindaci
in rappresentanza della popolazione fra degni festeggiamenti.
I due comuni, secondo il patto d’amicizia, si impegnano a stringere rapporti tra le rispettive
amministrazioni, ad approfondire la conoscenza delle rispettive radici culturali, attraverso la ricerca
storica e il coinvolgimento delle scuole del territorio, a stimolare scambi nel campo dell’istruzione,
dello sviluppo sociale e culturale, dell’economia e della tecnologia.
L’intervento della F.E.B. fu così importante che a Montese sono stati dedicati loro diversi
monumenti.
Uno è stato inaugurato il 12 aprile 2001 a Maserno, in località Serretta, per ricordare il secondo
sergente della F.E.B., Max Wolff Filho, che cadde combattendo per la liberazione di Montese il 12
aprile 1945.
Un altro monumento è stato eretto in Largo Brasile come omaggio ai caduti della F.E.B. e dedicato
al sessantesimo anniversario della presenza in Italia della forza di spedizione brasiliana, anche
Piazza Brasile ricorda il nome dei nostri liberatori.
Inoltre, il 25 aprile di ogni anno, si tiene una celebrazione per ricordare la liberazione di Montese.
In questo giorno la banda esegue un concerto, seguito dal ritrovo delle autorità, dei cittadini e delle
associazioni. Poi il corteo rende omaggio ai monumenti ai caduti e a Largo Brasile vengono
celebrate una cerimonia ufficiale e la messa.
Inizialmente il Brasile rimase neutrale nella Seconda guerra mondiale, ma quando alcuni
sottomarini tedeschi affondarono alcune navi mercantili brasiliane, il paese colpito si schierò dalla
parte delle forze alleate.
La F.E.B. allora adottò il motto “Il cobra sta fumando”, alludendo a un discorso di Getulio Vargas,
presidente del Brasile, che disse che sarebbe stato più facile vedere un cobra fumare che il Brasile
entrasse in guerra. Infatti questo popolo si dichiarava pacifico e non interessato alle questioni
internazionali. Perciò, quando il Brasile entrò in guerra, si diffuse il detto “il serpente fumò” con
destinazione Italia.
I brasiliani sbarcarono a Napoli nel luglio del 1944, ricevettero un breve addestramento a Pisa e
giunsero sull’Appennino nel novembre del 1944, dopo aver occupato alcuni territori a fianco degli
americani. Oltre alle difficoltà della guerra i brasiliani dovettero far fronte anche all’inverno. Infatti
essi non erano abituati a simili temperature e a condizioni ambientali così rigide come quelle degli
inverni delle nostre zone. Addirittura nell’inverno del 1945 si raggiunsero i 20 gradi sotto zero.
Inoltre la F.E.B. era mal equipaggiata per far fronte a questa situazione.
Il primo incontro tra la popolazione montesina e i brasiliani avvenne ai Ferlari (Maserno).
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Qui i montesini accolsero cordialmente i brasiliani e alcuni li invitarono nelle loro case.
Le donne del posto aiutarono i soldati della F.E.B. a difendersi dal freddo e i brasiliani distribuivano
cioccolata e davano da mangiare alla popolazione ogni genere di cose avessero con loro. Alcune
persone videro per la prima volta del cibo congelato.
I soldati della F.E.B. tornarono in Brasile alcuni mesi dopo la fine della guerra. Penso che il
contributo dato dal Brasile per la distruzione del nazi-fascismo sia stato fondamentale: il popolo
italiano è fortemente debitore nei confronti dei soldati della F.E.B.
In conclusione spero che i legami tra Montese e il Brasile continuino a sopravvivere nel tempo e
che il patto d’amicizia non venga mai dimenticato, appunto perché la liberazione dell’Italia dai
tedeschi la dobbiamo in gran parte ai brasiliani.
Giovanni classe 3a C
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Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Innanzitutto l’amicizia è uno dei sentimenti più belli che esistano ed è capace di unire persone
molto diverse tra loro, indipendentemente dall’età, dal sesso o dalla provenienza. Per me, essere
davvero amico di qualcuno non significa soltanto stare sempre insieme, ma significa condividere
con quella persona i momenti più belli della propri vita, sostenersi l’un l’altro e, soprattutto, aiutare
quell’amico quando si trova in un momento difficile. Un film riguardante l’amicizia che mi ha
davvero colpito è “Il bambino con il pigiama a righe”. Esso parla del legame che si crea tra un
bambino ebreo, prigioniero in un campo di concentramento, e un bambino tedesco, figlio del
comandante di quel campo. Questa storia tratta molto bene il tema dell’amicizia, facendo capire allo
spettatore che essa sa battere ogni barriera, anche quella del filo spinato.
Da molto tempo, ormai, anche tra i brasiliani e i montesini è presente un forte legame affettivo.
Tutto ebbe inizio nel 1944, quando il Brasile entrò attivamente nella Seconda guerra mondiale,
inviando in Italia un contingente militare di circa 25.000 uomini, che presero parte alla campagna
d’Italia, a fianco delle forze alleate contro quelle dell’Asse.
In particolare, la Forza Spedizionaria Brasiliana operò in Toscana, nella valle del Serchio, in
Versilia, in Garfagnana e sull’Appennino tosco-emiliano, nel quadro dell’offensiva di primavera del
1945, raggiungendo al termine del conflitto la città di Alessandria.
La guerra fu molto dura per i soldati brasiliani al fronte, a causa dell’equipaggiamento non adeguato
e anche delle rigidissime condizioni climatiche.
Arrivati in Italia i brasiliani non si comportarono come una forza di occupazione, i soldati non si
dimostrarono freddi e impassibili, ma sembrò che avessero capito la tragedia che la guerra aveva
portato sulla popolazione. I soldati della F.E.B. donarono alimenti, come caffé e cioccolata,
somministrarono vaccini, come l’antitetanica.
Per ringraziarli i contadini delle montagne davano loro del buon vino (che bevevano volentieri), e
costruivano rifugi dove potessero trovare riparo.
Nell’aprile del 1945, durante l’offensiva di primavera, ai soldati brasiliani venne affidato il compito
di liberare Montese. Fu una battaglia durissima, ma i brasiliani ce la fecero, nonostante la strenua
resistenza tedesca. Poco dopo la guerra finì. La F.E.B. rimase in Italia ancora qualche mese, da
vincitrice.
L’amicizia nata allora è stata coltivata negli anni e continua ancora ora: il nostro paese ha onorato i
brasiliani intitolando loro Piazza Brasile, Largo Brasile, in cui si trova un monumento ai caduti
brasiliani, mentre un cippo a Maserno ricorda il sacrificio del sergente Max Wolff Filho, caduto in
battaglia. Anche all’interno del Museo storico c’è una sala dedicata alla F.E.B.
Non posso dimenticare il patto d’amicizia tra Fortaleza e Montese con cui i cittadini dei due paesi si
impegnano a rafforzare il loro rapporto d’amicizia.
Ogni 25 aprile a Montese si tiene una cerimonia solenne per ricordare i nostri amici che ci hanno
liberato dal nazi-fascismo in cui noi ragazzi cantiamo gli inni italiano e spedizionario, in cui ci
stiamo già esercitando.
Sara classe 3a C
Storie di amicizia: dal Brasile a Montese
L’amicizia è un sentimento molto profondo che sa superare le barriere dello spazio, del tempo
e del pregiudizio. Che cosa significa per te essere amico di qualcuno?
Racconta un episodio, una vicenda in cui l’amicizia ha avvicinato due persone di culture
differenti o due popoli ispirandoti alla realtà che ti sta intorno, alla tua esperienza personale,
a qualche lettura…
Ricorda l’amicizia che lega il popolo brasiliano al popolo montesino, il momento storico in cui
sono entrati in contatto, le caratteristiche e le difficoltà di adattamento della FEB sulle nostre
montagne, la reciproca solidarietà…
Racconta, inoltre, come è stata coltivata questa amicizia dopo la Seconda guerra mondiale
rifacendoti ai monumenti ed alle piazze di Montese intitolate ai brasiliani, al Patto di amicizia,
alle ricorrenti cerimonie del 25 aprile…
Cercando di definire la parola “amicizia”, vengono in mente numerose interpretazioni differenti, ma
non sempre la vera amicizia è considerata la cosa più importante.
Qualcuno potrebbe preferire la carriera, lo studio, il successo, il denaro, l’amore.
Ma cos’è l’amicizia, se non il vero amore?
Amicizia è amore, amore verso chiunque, è un sentimento che non viene condizionato dall’aspetto
fisico, amicizia è stringere la mano a qualcuno che non la pensa come te, è sorridere a qualcuno che
ha un colore della pelle diverso dal tuo, è un immenso atto di accettazione verso colui che si sente
parte di te nonostante le differenze, e ti ascolta, ti consiglia, si fida di te e ti preserva in maniera tale
da farti capire quando hai sbagliato senza offenderti.
Un vero amico è quella parte di te da cui non ti separerai mai, è quella voce che torna alla mente
anche anni dopo averla sentita l’ultima volta, è quella persona per cui metti da parte un sorriso da
regalare anche dopo tutti quegli anni senza essersi visti, è quel fratello per cui conservi le lacrime da
spendere quando non ci sarà più.
L’amicizia può insegnarci parecchie cose, e un film che lo dimostra è “Antwone Fisher”, la vera
storia di un giovane marinaio di colore che viene discriminato dai suoi compagni per via delle sue
origini. Eccessivamente impulsivo, il ragazzo viene costretto dai superiori a farsi curare da uno
psicanalista. Se lui è solo al mondo, isolato dalla gente, pervaso da un profondo odio verso la vita, il
medico è felicemente sposato, interessato ai problemi altrui e a comprendere il significato
dell’esistenza, che però gli apparirà diversa dopo le sedute con Antwone. Gli scontri tra i due
uomini non mancano: le loro differenze, sia di pensiero che di modi di vita, li allontanano, ma allo
stesso tempo li aiutano ad avere una visione più ampia del mondo.
Mentre cercano di risalire alle cause del problema di Antwone, tra i due nasce un legame di
reciproca comprensione; il ragazzo non è solo un delinquente in cerca di guai: un tempo era un
bambino innocente, mai riconosciuto dalla madre ed affidato a due donne che lo maltrattavano e
abusavano di lui. La sua adolescenza trascorse senza amici fino a ritrovarsi solo, divenuto adulto.
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Lo psicanalista non è soltanto un uomo dall’invidiabile successo: è un marito distratto, che rischia
di essere lasciato dalla moglie, che non vede altro che pile di fascicoli ammucchiarsi sulla scrivania,
senza via di fuga. Alla fine i due si scoprono più simili di quanto pensino: sono entrambi uomini
persi, e lentamente, si sosterranno a vicenda diventando non solo amici, ma una famiglia.
E allora, come possiamo definire ciò che hanno fatto i brasiliani durante la Seconda guerra
mondiale per la gente del nostro paese, se non col termine “amicizia”?
Non hanno scelto loro di venire ad occuparsi del nostro territorio, e non avrebbero mai immaginato
che, durante un periodo così buio, sarebbero riusciti a donare un po’ di felicità alle persone,
diventando loro amici.
Le truppe della Força Expedicionaria Brasileira arrivarono sul nostro Appennino nel novembre del
1944: i soldati erano più o meno un migliaio di giovani provenienti da diverse parti del Brasile,
inviati dalla quinta armata statunitense, comandata dal generale Mark Clark.
La F.E.B. partecipò attivamente alla campagna d’Italia tra il mese di luglio del 1944 e il maggio del
1945: la forza combattente era formata da 25.334 uomini, sotto il generale di Divisone João
Baptista Mascarenhas de Morais.
Avrebbero dovuto svolgere una funzione ausiliaria o di appoggio, ma si ritrovarono invece in prima
linea, in un settore ristretto, ma non meno rilevante o impegnativo.
Erano mal equipaggiati e non avevano ricevuto un addestramento adeguato, dovettero convivere
con il gelo delle nostre montagne, al quale non erano abituati, durante un inverno freddissimo, sotto
la neve, che molti di loro non avevano mai visto.
Un testimone oculare racconta: “Sbarcarono a Civitavecchia e con le armi si erano portati chitarre e
mandolini, strumenti ben più cari a quei bravi giovani”.
Il costo umano a cui dovettero far fronte fu imponente: ci furono più di 2000 perdite tra morti, feriti
e dispersi, oltre che numerosi prigionieri. I soldati brasiliani collaborarono spesso con i partigiani e
le famiglie italiane, e tra loro si instaurò un clima di grande amicizia e calore umano.
Gli anziani ancora si ricordano della cioccolata che veniva regalata loro dai soldati, da quegli
uomini alti e neri che si fermavano a casa loro per la cena, cantavano insieme ai ragazzi e giocavano
coi bambini. Inoltre i soccorsi e i rifornimenti della F.E.B. furono spesso superiori a quanto
richiesto dagli Alleati.
Per onorare il forte legame che si allacciò con i soldati della F.E.B. e per ringraziarli dell’enorme
sacrificio, Montese ha dedicato loro, oltre la sala 5 del Museo Storico, due monumenti, una piazza,
Largo Brasile, in via Panoramica Bassa, dove si trova anche il monumento ai caduti brasiliani,
opera di Italo Bortolotti, un cippo in memoria del sergente Max Wolff Filho, caduto in battaglia.
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Inoltre è tuttora in corso un intenso rapporto di interscambio con Fortaleza, una città del nord est del
Brasile, dove un quartiere molto popoloso porta il nome di Montese.
Subito i caduti della F.E.B. furono sepolti nel cimitero militare brasiliano a Pistoia, poi nel 1960 i
corpi furono traslati in Brasile.
Per mantenere vivo il legame creatosi tra Montese e i Brasiliani, ogni anno, in occasione
dell’anniversario della liberazione italiana, alcuni rappresentati dell’esercito brasiliano, amici,
simpatizzanti, autorità si recano a Montese per celebrare insieme questo giorno, accompagnati dai
canti dei ragazzi delle scuole.
Nell’aprile del 1999, in occasione del 55° anniversario della liberazione di Montese da parte dei
brasiliani, avvenuta il 14 aprile 1945, venne stretto un patto di amicizia tra il nostro paese e
Fortaleza: la firma è stata apposta sia nel municipio di Montese che in quello di Fortaleza, l’anno
seguente, alla presenza dei cittadini e delle autorità.
Con questo patto si vuole ricordare il sacrificio dei soldati brasiliani della F.E.B. e portare loro
onore e gratitudine, per aver protetto e liberato Montese non solo come fosse stato un incarico, ma
come atto di solidarietà, come dimostrazione di amicizia.
Virginia classe 3a C
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