anche tu come Gesù

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anche tu come Gesù
rivista trimestrale di animazione missionaria
n°4/11
periodico trimestrale • anno 6 • n. 4 ottobre/dicembre 2011 • poste italiane spa - sped. abb. post. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n°46) art.1 c.2, DCB roma • aut. trib. roma n. 534/2005 • via aurelia, 796 • 00165 roma
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Periodico trimestrale
anno 6, n. 4 (ottobre/dicembre 2011)
poste italiane spa - sped. abb. post.
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004, n°46)
art.1 c.2, DCB roma
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n. 534/2005
Direttore responsabile:
Giulio Albanese
Editore:
Amici della Propaganda Missionaria
Via Aurelia, 796 - 00165 Roma
Invio gratuito agli iscritti
Tiratura:
copie 40.000
Progetto grafico:
MISSIO
via aurelia, 796 - 00165 roma
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Fotografie:
Archivio MISSIO
Stampa:
SO.GRA.RO. Spa - Roma,
Con approvazione ecclesiastica
Finito di stampare nel mese di:
NOVEMBRE 2011
L’intuizione pedagogica che sta alla base della fondazione della Pontificia Opera
dell’Infanzia Missionaria – oggi per noi Missio Ragazzi – fu l’affermazione che i
ragazzi sono non solo oggetto dell’intervento educativo, ma soggetto nella relazione educativa. Nel nostro caso i ragazzi non sono solo destinatari di un’informazione missionaria che accresca in loro la sensibilità al tema, ma soggetti missionari essi stessi, capaci di professare la fede e di diffonderla ai loro coetanei e
testimoniarla agli adulti.
Proprio la “relazione educativa” è uno dei temi portanti degli
Orientamenti decennali 2011 – 2020 dei Vescovi Italiani Educare alla vita
buona del Vangelo. Pur nella distinzione dei ruoli, ciascuno è capace di arricchire l’altro delle proprie riflessioni ed esperienze e favorisce un cammino comune
di comprensione della vita buona, diventando “Vangelo” ossia “Buona Notizia”
l’uno per l’altro; così può accadere sia tra coetanei sia tra soggetti appartenenti a diverse generazioni.
Anche tu come Gesù è la proposta della Giornata Missionaria dei Ragazzi
2012: non occorre attendere la maturità per entrare di cuore nel mistero della persona di Gesù – che tra l’altro fu anche lui ragazzo, chiamato a crescere in “età,
sapienza e grazia”, cioè in tutte le dimensioni umane – e per esserne testimoni. E
quanto più l’età dei ragazzi appare complicata nei tempi attuali dalle mode e
dalle tecnologie tanto più confidiamo che lo Spirito susciti in essi non “piccoli” cristiani, ma veri cristiani e veri apostoli, capaci di districarsi nelle complessità e di
svelare al mondo adulto percorsi nuovi di fede e di apostolato.
Naturalmente questo non dispensa genitori, educatori, animatori e il
mondo adulto in genere dall’essere appassionati testimoni di Gesù, del Vangelo e
della missione. Spesso sono loro la voce dello Spirito che suggerisce ai ragazzi e
ai giovani la possibilità di essere anche tu come Gesù. Allo stesso tempo, affinché
la vita gridi la testimonianza delle nostre parole, sentiremo come essenziale per il
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presentazione
presentazione
presentazione
compito educativo coltivare la relazione con Gesù fatta di preghiera, di ascolto,
di ricerca del suo volto.
Sappiamo che Testimoni di Dio – come già richiama la Giornata
Missionaria Mondiale del 23 ottobre 2011 – sono i missionari e le missionarie
sparsi nel mondo, le loro comunità spesso sofferenti per povertà, violenza, persecuzione, le Chiese locali con i loro percorsi pastorali, i giovani desiderosi di edificare una civiltà di pace e riconciliazione. Anche i nostri ragazzi e le nostre
ragazze accompagnano questi cammini con la preghiera, la solidarietà, la condivisione. A partire da qui riconoscano che in tutta la vita sono chiamati a essere testimoni di Dio, a vivere ogni giorno anche loro come Gesù.
presentazione
Don Gianni Cesena
Direttore Nazionale
Sul sito www.poim.it è possibile scaricare i suggerimenti per l’animazione del
periodo di Avvento, la GMR e il sussidio annuale.
INDICAZIONI PER UTILIZZARE IL SUPPORTO “WEB”
1. connettetevi al sito www.poim.it;
2. entrate nella sezione “download”;
3. scaricate il file desiderato.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
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come Gesù
(di p. Andrea Rossi sx)
Lo slogan della Giornata Missionaria dei Ragazzi e del sussidio per l’animazione missionaria dei più piccoli intende richiamare i più giovani a diventare protagonisti della loro
vita sentendosi indirizzati verso scelte di vita fatte alla “maniera” di Gesù. Richiama, inoltre,
la nostra attenzione su uno dei capisaldi della spiritualità cristiana di ogni tempo e di ogni
discepolo del Regno, quello della imitazione di Cristo.
I testi evangelici evidenziano che il discepolato cristiano si fonda sulla risposta alla chiamata, sulla sequela di Gesù e l’imitazione di lui. Basti pensare alla pericope giovannea del racconto della lavanda dei piedi (Gv. 13, 1-20): è intenzione di Cristo stesso, nella sua pedagogia salvifica, che i suoi discepoli imitino le sue intenzioni, i suoi atteggiamenti, i suoi gesti.
Al termine del gesto, simbolico e reale al contempo, del lavare i piedi dei suoi discepoli in
segno di amore gratuito e totale, infatti, Gesù ne spiega la portata e la valenza, dicendo: «Vi
ho dato l’esempio perché, come ho fatto io, facciate anche voi. Sapendo queste cose sarete
beati se le metterete in pratica» (Gv 13,15.17).
La beatitudine promessa al discepolo che lo imita è data dal fatto stesso che egli agisce nella
stessa forma di Cristo. Il Nuovo Testamento modifica profondamente l’accezione del termine
discepolo. Il rapporto che unisce discepolo e maestro non è più soltanto di ordine intellettuale. Il discepolo del Vangelo non è più soltanto colui che si mette alla scuola di un maestro e
si lega alla sua dottrina: seguire Gesù significa legarsi inscindibilmente alla sua persona e
pertanto ricalcare la propria condotta sulla sua e conformare la propria vita a quella del salvatore (Mc. 8, 34 s; 10, 42-45) . Perciò colui che segue Cristo è detto beato.
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Cfr., A. FEUILLET, Discepolo, in X. LEON-DUFFOUR, Dizionario di Teologia Biblica, Marietti, Genova, 2003,
288-291.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
Il discepolo, pertanto, è colui che porta in sé gli stessi sentimenti di Gesù; non cerca soltanto di fare quello che lui fece, ma forma-educa se stesso ad avere i suoi stessi sentimenti di
amore gratuito in spirito kenotico di servizio. In tal modo diventa necessariamente testimonemissionario di Cristo che ha dato la vita per la salvezza del mondo. Egli imita, infatti, i sentimenti del suo Maestro con la sua stessa finalità: far conoscere a ogni popolo che Lui è il
Salvatore e il Cristo, colui che ha già instaurato nel mondo il Regno di Dio che ancora attendiamo nella speranza.
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Cfr., U. VANNI, Filippesi, in P. ROSSANO, G. RAVASI, A GHIRLANDA, Nuovo Dizionario di Teologia Biblica,
San Paolo, Cinisello Balsamo, 1988, 554-560.
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spunti di riflessione
Un altro testo molto significativo del Nuovo Testamento, a questo riguardo, è il II capitolo
della Lettera ai Filippesi. Paolo affina la teologia dell’imitazione trasponendola in categorie
filosofico-teologiche più complesse che ne fanno risaltare in modo sublime il legame esistenziale alla vita concreta. Esortando la comunità di Filippi, infatti, Paolo non si accontenta di
proporre dei comportamenti, anche se nobili, che però rischiano di rimanere astratti, senza
impatto nella vita delle persone. Egli non chiede dunque ai suoi destinatari soltanto di imitare Gesù, nel senso di ri-fare quello che lui fece, ma piuttosto di avere gli stessi sentimenti
(phroneite) che hanno ispirato la sua stessa vita: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo
Gesù» (Fil. 2, 5). Per presentare concretamente qual è stato il modo di pensare di Gesù, il
modello dei sentimenti che i discepoli di Filippi devono avere, inserisce a questo punto il
molto noto inno cristologico (e missionario) di Fil 2, 6-11. L’aspirazione fondamentale di
Cristo che ne emerge è quella di servire-amando gli altri fino al dono totale di sé. Egli sceglie la via del servizio: “svuota” se stesso divenendo il modello ideale per le scelte degli uomini2. Attraverso questa opzione fondamentale affronta la kenosi (abbassamento, svuotamento)
totale della morte e giunge così all’elevazione più completa della risurrezione «affinché al
nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio degli esseri celesti, terrestri e sotterranei e ogni lingua
confessi che Signore è Cristo Gesù» (Fil. 2, 10-11a).
spunti di riflessione
Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la giornata Missionaria Mondiale dello scorso
ottobre affermava: «La missione universale coinvolge tutti, tutto e sempre […] E questo donoimpegno è affidato non soltanto ad alcuni, bensì a tutti i battezzati». Non è difficile leggere
in queste parole una rilettura di uno dei concetti fondamentali del Decreto sull’Attività
Missionaria della Chiesa del Concilio Vaticano II, l’Ad Gentes: «La Chiesa per sua natura è
missionaria» (AG, 2). Se la Chiesa, la comunità dei discepoli-imitatori dei sentimenti di Cristo
è tutta missionaria, allora anche i piccoli sono missionari.
A noi parroci, a tutti i catechisti e animatori della Chiesa Italiana, in questo decennio dedicato all’Educazione, il compito di educare coloro che sono stati affidati alle nostre cure pastorali, e particolarmente i fanciulli ed i ragazzi alla dimensione missionaria della nostra fede.
Dovremmo aiutare ogni ragazzo a comprendere e sentire che egli è chiamato a vivere la propria vita “come Gesù”, e quindi, ad essere come Lui, testimone dell’immenso amore misericordioso di Dio per ogni uomo. La dimensione missionaria, come abbiamo visto, non è una
dimensione secondaria rispetto alle nostre molte attività, ma ne è il cuore in quanto senza
questa dimensione lo stesso impianto dell’azione pastorale è svuotato in profondità: la comunione ecclesiale o è missionaria o non lo è3.
3
Cfr., G. COLZANI, Teologia della missione, Messaggero, Padova, 1996, 182-185.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
Tempo di AVVENTO-NATALE
ANIMAZIONE
PER IL PERIODO DI
AVVENTO-NATALE
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Dalle Pontificie
Opere Missionarie
Internazionali
Intervista alla dottoressa
Jeanne Baptistine
Ralamboarison,
nominata Segretaria
Generale della Santa Infanzia
il 1 Dicembre 2010,
per il quinquennio
2010-2015.
progetti & offerte
Cara Baptistine, lei è la prima donna e soprattutto la prima laica a ricoprire
l’incarico di Segretaria Generale della Santa Infanzia. Che significato può
avere per l’Opera e come è stata accolta la sua nomina nei vari Paesi? Come
vive l’esperienza di coordinare i ragazzi missionari di tutto il mondo?
Mi sento fortunata perché ho ricevuto lettere di congratulazioni per la mia nomina dalle
Nunziature, dai Vescovi e da direttori nazionali da tutte le parti del mondo e quindi voglio pensare che la mia presenza a capo della Pontificia Opera della Santa infanzia sia stata ben accolta.
Il fatto che io sia la prima donna e la prima laica a ricoprire questo incarico è stato rilevato
ed interpretato da molti come un’apertura dato che, finora, i miei predecessori sono sempre
stati sacerdoti. Nello specifico è una novità anche se non va dimenticato il ruolo significativo
che le donne hanno avuto e hanno nella chiesa. Essenziale per chi è chiamato a ricoprire
questo incarico è l’impegno a fare del suo meglio per promuovere sempre più quest’Opera,
bellissimo dono di Dio. M’impegnerò pertanto in tal senso con tutte le mie forze pregando
Dio di essere sempre al mio fianco.
Preoccuparsi e occuparsi dei bambini e dei ragazzi missionari, attori e testimoni importantissimi della Chiesa di oggi che guideranno la Chiesa di domani, così come la società stessa,
è un compito delicato, impegnativo e non facile ma affascinante.
Sappiamo che da poco ha visitato l’Argentina. Com’è organizzata l’Infanzia
Missionaria? Come vivono i ragazzi il senso della missione? E in Madagascar,
suo Paese di origine?
Sono rimasta molto entusiasta dalla mia prima esperienza in terra latinoamericana. I membri
della I.A.M. (Infancia y Adolescencia Misionera, come viene chiamata da loro) vivono davvero lo spirito missionario con tanto zelo e sempre in allegria. La Pontificia Opera
dell’Infanzia Missionaria non è soltanto parole ma realtà. Sono veramente consapevoli del
ruolo che devono svolgere. Questo significa che gli animatori e i responsabili dell’Infanzia
missionaria hanno saputo educare, far crescere questi bambini e ragazzi.
La I.A.M. in vari paesi dell’America latina è sviluppata sotto forma di movimento. Ho ricordato loro che l’Opera dell’Infanzia Missionaria è uno spirito e quindi al di sopra di ogni tipo
di movimento, che ogni bambino battezzato ne è membro. Però se è necessario utilizzare la
struttura del movimento per far passare meglio il messaggio, questo non è un problema.
Spetta ad ognuno scegliere il modo più adatto. L’essenziale è far capire loro il senso
dell’Opera che a livello dei bambini, si può riassumere in una parola: CONDIVISIONE
dell’Amore donato da Gesù con il battesimo.
Il Madagascar è ancora ai primi passi. Ma è un paese pieno di bambini e ragazzi, quindi
con buone prospettive di crescita per l’Opera.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
Grazie alle offerte dei ragazzi di tutto il mondo che alimentano il Fondo Universale
dell’Opera, ogni anno vengono sostenuti circa 2.500 progetti soprattutto nei territori di missione. Ci sono due tipi di contributi: i sussidi ordinari destinati essenzialmente alle attività promosse dalle diocesi per lo sviluppo dell’Opera, concessi su richiesta espressa del
Vescovo che deve dimostrare il proprio impegno a far crescere l’Infanzia Missionaria e i sussidi straordinari concessi per progetti specifici nel campo di educazione cristiana, scolastica, di protezione della vita (orfanotrofi, centri sanitari, ecc.) e destinati ai bisogni diretti dei
bambini.
Nel 2013 la Pontificia Opera della Santa Infanzia compirà 170 anni. Siamo
lieti di annunciarle che Missio - Ragazzi in Italia parteciperà al
Concorso Internazionale
progetti & offerte
Le offerte della Giornata Missionaria dei Ragazzi, raccolte da tutti i Paesi del
mondo convergono nel Fondo Universale di Solidarietà delle Pontificie Opere
Missionarie. In base a quali criteri vengono distribuite? Quanti progetti vengono finanziati ogni anno?
?
COSA VORRESTI FARE
CON L’INFANZIA MISSIONARIA
*
Vorrei dire GRAZIE di cuore ai ragazzi missionari italiani per l’apporto indispensabile, sia
spirituale che materiale, che danno all’Opera. Ricordatevi che la Chiesa è e sarà quello che
voi volete che sia collaborando con impegno con tutti i vostri coetanei del mondo intero.
Osate quindi, e sempre in allegria !
Grazie Baptistine per la sua disponibilità
a nome di tutti i ragazzi missionari italiani.
* Per conoscere il concorso consulta il sussidio di Missio Ragazzi alla pagina 58.
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$ 118.900
$ 6.182.800
$ 1.041.400
$ 11.339.800
progetti & offerte
$ 277.700
“Attraverso un Fondo di Solidarietà, le Pontificie Opere Missionarie
sostengono in modo prioritario le Chiese
in situazioni difficili e di maggiore necessità,
aiutandole, con rispetto, a far fronte ai loro bisogni pastorali e missionari
fondamentali in vista della loro progressiva autonomia,
e per metterle in grado di corrispondere, a loro volta,
alle necessità degli altri”.
(dallo Statuto delle PPOOMM)
SUSSIDI DISTRIBUITI NEL 2010 dall’Infanzia Missionaria
$ 18.960.600,00 pari a circa € 14.036.532,00
ai quali i Ragazzi Missionari delle diocesi italiane hanno contribuito con
$ 1.680.847,30 pari a circa € 2.232.837,00
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
L’Avvento rappresenta per tutti i cristiani l’inizio dell’anno. Ogni volta è come se fosse una
nuova partenza in compagnia di Gesù.
Come attività, per quest’anno, proponiamo alle ragazze e ai ragazzi missionari di percorrere queste settimane insieme a 4 “coppie” di missionari e missionarie in partenza per
l’Africa e l’America Latina.
celebrazione di AVVENTO
TESTIMONI IN AVVENTO...
La LUCE, simbolo di questo periodo, ci accompagnerà in questo percorso.
Ogni inizio di settimana mettete in un luogo ben visibile della casa o anche sulla
finestra una luce, candela, del colore che il missionario/a vi avrà indicato.
La Giornata Missionaria Mondiale con lo slogan “Testimoni di Dio” ci ha voluto ricordare, fra
le altre cose, che ognuno di noi ha in sé un piccolo seme piantato da Dio. Perché questo seme
possa portare frutto deve diventare luce per le persone che direttamente o indirettamente
incrociano il nostro cammino.
Anche tu come Gesù puoi farti luce per gli altri annunciando la sua Parola.
Il cammino può essere fatto sia da soli che durante gli incontri di gruppo. Sul sito www.poim.it
alla sezione video saranno disponibili anche 4 “interviste-doppie” ai missionari che ci accompagneranno durante questo nostro cammino.
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1 SETTIMANA (27 novembre – 3 dicembre)
IN ASCOLTO...
celebrazione di AVVENTO
La nostra è una famiglie come tante: due ragazzi, appassionati della vita, che si
vogliono bene e che decidono di fare il grande passo, sposarsi, e cominciare così a
muovere i primi passi – titubanti - come famiglia.
Ed è proprio imparando ad essere marito e moglie, ad accettare faticosamente i
pregi e i difetti dell’uno e dell’altro, ma anche scoprendo la gioia del sentirsi amati,
che abbiamo compreso che la felicità più vera sta nell’altro, sta nell’aprire la coppia
all’altro, nel voler essere una famiglia con uno sguardo aperto sul mondo. Così è
nata l’idea di partire...
Pronti per il grande salto, abbiamo scoperto che non saremmo partiti in due, ma in
tre… fra poco arriverà Marta!
A febbraio voleremo aldilà dell’oceano: da Milano a Barra Do Corda, nello stato
brasiliano del Maranhao, un minuscolo puntino nel continente sud americano. Anche
noi all’inizio, impauriti da questa immensità, abbiamo dovuto aprire un atlante geografico e cercare con la lente di ingrandimento questa città, che - per i prossimi tre
anni - sarà la nostra casa.
Che bello poter partire come famiglia! Spesso ci sentiamo dire che la missione più
che un “fare” è un “essere” …ecco noi desideriamo essere famiglia tra famiglie! Fare
la spesa, andare a messa, cantare, lavorare, ridere, faticare e, a volte, anche piangere insieme. È nelle piccole cose, nelle faccende quotidiane e ordinarie della vita
che si conosce l’altro, si impara a far posto all’altro rinunciando a qualcosa di sé, si
impara a vedere la bellezza e l’unicità dell’altro. Con occhi nuovi cercheremo di
cogliere la “buona notizia” che ognuno di noi, in quanto essere umano, porta con sé.
Per conoscere veramente il povero (l’oppresso, l’indigeno, la donna maltrattata,…)
dovremo essere noi a farci poveri, spogliarci del superfluo che ci portiamo appresso
e fare un pezzo di strada insieme, camminando fianco a fianco, condividendo il
“pane quotidiano”.
Difficile? Sì, ma ci proveremo e faremo del nostro meglio.
Buona strada!
Fabio, Manuela e… Marta
IN PREGHIERA...
Signore, insegnaci ad ospitare e ad essere ospitati, ad accogliere ed essere accolti,
ad essere uomini e donne incarnati così come hai fatto tu.
IL COLORE...
Arancione • Vogliamo essere una famiglia arancione, aperta e accogliente,
una famiglia, dove chiunque possa sentirsi compagno di strada e ospite gradito.
L’arancione ricorda il calore di un fuoco, delle quattro chiacchiere scambiate bevendo un thè caldo mentre la legna crepita. Ricorda il sole accecante del Brasile durante una partita di calcio. Ricorda il divano della nostra casa a Milano dove tanti si
sono seduti raccontandoci di paesi lontani. Ricorda una cappella con una Madonna
incinta e tanti amici pronti a partire.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
2 SETTIMANA (4/10 dicembre)
Pace e bene, io sono suor Barbara, francescana missionaria del Sacro Cuore,
vivo a Gemona del Friuli, sono infermiera e collaboro con la diocesi nella pastorale
vocazionale.
Sono fra Salvatore, minore Cappuccino, attualmente sono in fraternità a Cremona
il mio servizio è l’accoglienza e assistenza ai poveri.
“Bara mo” è il saluto che sentiresti uscire dalla labbra e dal cuore di chiunque ti
incontrerebbe camminare sulle strade rosse dei piccoli villaggi della Repubblica
Centro Africana. Questo è il luogo verso cui mi sto preparando a partire.
Mi sto preparando a vivere la nuova missione che mi è stata affidata in Camerun
dove con i miei confratelli collaborerò nella formazione iniziale dei giovani che si
avvicinano alla vita religiosa francescana ed anche nella pastorale caritativa.
Una cosa nella mia valigia non potrà mancare: lo spazio libero per accogliere quanti il Signore mi donerà di amare nel servizio.
Parto con me nel cuore il desiderio di condividere un incontro che ha rinnovato la
mia vita: quello con Cristo. “Abeni” è il mio arrivederci per te.
IN PREGHIERA...
Signore Gesù insegnaci ad aprire i nostri occhi perché possiamo accorgerci che non
solo chi vive con me mi è fratello, ma tanti, nel mondo, lo sono. Che la mia piccola
preghiera ci ricordi che tutti siamo figli dello stesso Padre, Dio.
IL COLORE...
Azzurro • perché siamo tutti fratelli sotto lo stesso cielo.
3 SETTIMANA (11/17 dicembre)
celebrazione di AVVENTO
IN ASCOLTO...
IN ASCOLTO...
Ciao ragazzi,
ci incontriamo in questa nuova tappa del cammino verso il Natale di Gesù.
Ci presentiamo: siamo Anna ed Emanuela, 2 CONsacrate, 2 CONsorelle, 2
CON...Gesù! Cioè siamo due donne che hanno scelto di donare la loro vita a Gesù
e alla sua Chiesa.
Perché? Semplicemente, crescendo nelle nostre parrocchie fra gioco, preghiera,
vacanze insieme, catechesi, esperienze di gruppo e di servizio…abbiamo incontrato la Parola di Gesù e abbiamo capito di essere “infinitamente” amate da Lui. Così
abbiamo deciso di seguirLo!
Apparteniamo alla comunità delle Ausiliarie Diocesane di Milano… Viviamo in piccole comunità e ci prendiamo cura della vita delle persone laddove le persone vivono, con il desiderio di testimoniare il Vangelo perché tutti possano incontrarlo. Siamo
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presenti nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nei
luoghi della carità...e in collaborazione con mamme, papà, preti, giovani, educatori… abbiamo a cuore la crescita spirituale e umana della comunità cristiana.
Cercando di vivere “sempre più come Gesù” stiamo allargando lo sguardo e il cuore
per raggiungere il mondo intero. Che bello sapere che l’amore di Gesù non ha confini e che possiamo condividere la vita e la fede anche con persone che vivono in
paesi molto lontani. Ci stiamo preparando a partire per l’ Africa, esattamente per il
Camerun, nella diocesi di Garoua. È il nostro Vescovo che ci chiede di andare
perché possiamo portare il dono della nostra chiesa di Milano e accogliere il dono
della chiesa di Garoua.
Vi proponiamo uno scambio di regali: il giorno di Natale dite una preghiera per noi
e noi la diremo per voi perché possiamo essere sempre più testimoni di Gesù.
IN PREGHIERA...
celebrazione di AVVENTO
Signore Gesù, tu hai scelto di abitare in mezzo a noi. Aiutaci a fare del nostro cuore
e della nostra vita una casa accogliente in cui fare spazio a Te e a tutti.
Rendici capaci di guardare con simpatia ogni persona che incontriamo perché attraverso la nostra amicizia possa riconoscere Te come l’Amico più prezioso.
IL COLORE...
Giallo • Come il Sole: illumina, scalda i nostri giorni più tristi e dona gioia da
diffondere. È la luce di Gesù!
4 SETTIMANA (18/24 dicembre)
IN ASCOLTO...
Piacere! Siamo Alice e Teresa, 24 e 20 anni. Siamo cresciute in famiglie molto
diverse, abbiamo frequentato scuole e amici molto diversi. Fino a gennaio non sapevamo l’una dell’esistenza dell’altra, ma intanto tutte due ci facevamo domande molto
simili, senza saperlo. Entrambe poi, dopo un’esperienza di campi missionari, abbiamo espresso il desiderio di passare un po’ della nostra vita su una terra lontano da
qui, dove le strade sono rosse e il sole scalda molto. Si sono presentate tante possibilità per realizzare questo sogno, ma tutte e due abbiamo scelto di partire per il
Burkina Faso, un Paese dell’Africa che tanto piccolo poi non è, come missionarie.
Quindi ci siamo incontrate al Centro Missionario della diocesi di Modena e grazie
a tanti incontri ed esperienze abbiamo scoperto, a fatica e con tanta disponibilità a
capire, che in realtà non eravamo noi a scegliere, ma qualcuno aveva scelto noi e
noi stavamo decidendo di rispondere a questa chiamata. Non è stato facile capire;
insomma, nessuno ci aveva chiamato sul cellulare o spedito una lettera. Grazie a
tante persone che ci hanno accompagnato in questo cammino di preparazione, è
stato chiaro che il Signore ci stava chiedendo di partire, di lasciare le nostre case, le
nostre famiglie e i nostri amici. Questo, per noi, è un modo per vivere la nostra vita
in pienezza, accettando di “scomodarci” dal nostro Paese semplicemente per spendere il nostro tempo con la gente di Toma, il villaggio in cui vivremo. Questo è quel-
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
lo che faremo: vivere in mezzo ai burkinabè, come vivremmo qui in Italia, senza fare
grandi cose, ma condividendo le giornate con quelli che sono i “poveri per il
mondo”. È una gioia poi scoprire le loro infinite ricchezze e, ancora più grande,
vedere che sono disposti a condividerle con noi!
Non smettiamo di dire GRAZIE! al Signore per il dono prezioso della partenza e le
tante persone che ha messo sulla nostra strada.
IN PREGHIERA...
Ti ringraziamo Signore perché, semplici e per nulla straordinarie, ci hai scelte e mandate nel mondo a parlare di Te; ti ringraziamo perché ci ami e ci fai sentire amate.
Ti affidiamo tutte noi stesse: aiutaci ad ascoltare, a guardare, a stare con le persone
affinché loro possano vederti riflesso in noi.
IL COLORE...
Verde • In tutte le sue tonalità per la ricchezza e la diversità che incontreremo e
NATALE DEL SIGNORE (25 dicembre)
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che
abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. (Dalla Prima lettura, Isaia 9,1-6)
celebrazione di AVVENTO
per la speranza di essere capaci di accoglierle.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano
tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. (Dal Vangelo, Luca 2,1-14)
accendiamo una candela bianca
come simboGesù è la nostra luce,
lo della venuta di Gesù in mezzo a noi e con la certezza che ognuno di è chiamato a portare la stessa luce in giro per il mondo.
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Novena
di Natale
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Tempo di AVVENTO
natale
Nei nove giorni che precedono il Natale viene chiesto di realizzare un semplice presepe (le
istruzioni sono riportate sul libricino della Novena) in cui, per ogni giorno, si conosce un personaggio che ha incontrato e conosciuto GESU’ DA BAMBINO.
I disegni per realizzare il presepe sono disponibili nell’area download del sito www.poim.it
ma se desiderate rendere il vostro presepe unico e originale potete disegnare i personaggi a
vostro piacimento.
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Seminatori
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TESTIMONI
di Stelle
È ormai tradizione l’incontro dei Seminatori di stelle con le famiglie del quartiere. I Ragazzi
Missionari sono testimoni e annunciatori della Buona Notizia di Gesù Bambino.
Muniti di fogli di stelle adesive, tessera del Ragazzo Missionario e salvadanaio, girano per
le vie della Parrocchia presentando un canto, una poesia, chiedendo una piccola offerta per
i ragazzi meno fortunati di loro nel mondo intero.
Scaricate la celebrazione di INVIO dei Seminatori di stelle dal sito www.poim.it area download.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
GIORNATA MISSIONARIA
DEI RAGAZZI 2012
I veri protagonisti della missione in questa giornata, in tutto il mondo, sono i Ragazzi
Missionari, testimoni dell’amore misericordioso di Dio, impegnati a vivere la missione alla
maniera di Gesù: ANCHE TU COME GESU’!
PREPARAZIONE
SVOLGIMENTO
I ragazzi missionari, all’ingresso della chiesa, distribuiscono ai fedeli l’immaginetta e la bustina delle offerte.
Prima di iniziare la celebrazione si ricorda all’assemblea l’importanza della Giornata
Missionaria dei Ragazzi, ponendo l’attenzione anche all’aspetto economico e al contributo
di Missio Ragazzi in Italia al Fondo Universale di Solidarietà (vedi pag.12).
Le preghiere dei fedeli vengono preparate e lette dai ragazzi. Se ne può proporre una per
ciascun continente facendo riferimento ad un disagio sociale dell’area in questione.
Al momento dell’offertorio i ragazzi, oltre al Pane e a al Vino, portano all’altare diversi oggetti provenienti da tutto il mondo spiegandone il significato.
Al termine della Messa, prima della benedizione finale, un ragazzo dall’ambone invita l’assemblea a recitare insieme la preghiera stampata sul retro dell’immaginetta.
l’animatore missionario • 4/11
GMR 2012
Il periodo di Avvento-Natale è il più fervido nelle attività dei ragazzi missionari. Già in
Avvento iniziate a preparare la celebrazione della giornata esponendo il manifesto nella
bacheca della vostra chiesa.
Preparate con cura la celebrazione eucaristica, base e culmine dell’attività missionaria di
ogni cristiano. I ragazzi stessi possono curare i canti, le preghiere dei fedeli, la processione
offertoriale.
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formazione
La centralità della formazione
e dell’educazione alla missionarietà
nei ragazzi
di don Alberto Brignoli, Ufficio Cooperazione Missionaria tra le Chiese
Chiunque, a diverso titolo, vive la realtà della missione “ad gentes” avverte la forza trasformante dell’amore di Dio che la missione accende in ogni credente.
Volti incontrati tra le diverse culture del mondo, fratelli e sorelle di fede (ma a volte anche di
“Credo” differenti) da cui abbiamo ricevuto testimonianze vive di ricerca dell’Assoluto,
Chiese sorelle che nella loro povertà ci hanno insegnato la coerenza tra fede e azione e la
riscoperta dell’essenzialità e della sobrietà di vita: sono tutti esempi concreti di quanto la missione ci abbia educato e continui a farlo nell’ottica della cooperazione missionaria.
Se poi pensiamo, come nel nostro specifico, all’impatto fortemente educativo e pedagogico
che la missione suscita nel cuore delle giovani generazioni, non possiamo esimerci dal cercare alcuni punti di riferimento entro i quali progettare attività di carattere formativo per i
bambini e i ragazzi che frequentano gli ambiti della nostra pastorale giovanile (scuola, oratorio, centri giovanili, associazioni sportive, ecc.). In questo senso, è inevitabile il riferimento
a quanto la tradizione delle Pontificie Opere Missionarie, in particolare con la Pontificia
Opera dell’Infanzia Missionaria, ci consegna relativamente alla maturazione della coscienza cristiana, ecclesiale e missionaria dei ragazzi, ottenuta attraverso la testimonianza, il
gioco, la preghiera e la condivisione.
È importante, perciò, aprire uno spazio di riflessione sui vari aspetti in cui si può concretamente declinare la dimensione missionaria dell’azione educativa della Chiesa in questo determinato periodo del panorama ecclesiale italiano, caratterizzato dalla promulgazione degli
Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, dal titolo “Educare alla vita buona del
vangelo”. Da notare che, al delineare le dimensioni dell’azione educativa dello Spirito affidata alla Chiesa, il documento citi in primo luogo la dimensione missionaria (cfr. n. 24).
Sulla base di questo stimolo, allora, ci permettiamo di offrire un contributo al cammino pastorale del decennio relativamente alla formazione missionaria delle giovani generazioni.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
Proporrei fondamentalmente una triplice scansione, che risuona anche nella Teologia della
speranza di Moltmann. La missione della Chiesa risponde “alla forza dello Spirito” in una triplice dimensione: quella dell’annuncio (Kérigma), quella della comunione (Koinonìa) e quella del servizio-solidarietà (Diakonìa). In ognuna di queste tre dimensioni possiamo individuare alcune tracce per un cammino di formazione missionaria dei nostri ragazzi.
Educare alla dimensione dell’Annuncio
Dobbiamo avere il coraggio di tornare a educare le nuove generazioni a un annuncio di
Gesù Cristo e del Vangelo che si possa dire tale. Non si tratta di essere integralisti, ma di far
capire in maniera chiara e inequivocabile a coloro che si aspettano da noi qualcosa di significativo che questo “qualcosa” non è altro che il messaggio di Cristo. La metodologia migliore nell’ambito dell’annuncio resta quella della testimonianza: rendo credibile l’annuncio del
messaggio di Cristo nella misura in cui con la vita mostro al fratello che io credo in Lui, che
in Lui ho posto la mia speranza, che amo ogni uomo come Egli ama me.
Direttamente collegato a questo, è il concetto di “ecclesialità”. È bene far comprendere ai
ragazzi che non tutti quelli che operano in paesi in via di sviluppo sono missionari. Si può
definire “missionario” solamente chi opera in nome della fede che professa e quindi, per noi
discepoli di Cristo, in nome di una Chiesa che ci invia pur nella varietà delle forme e dei carismi. È il sapere di essere inviati ad annunciare il Vangelo e a condividere la nostra fede con
i fratelli all’interno di un contesto ecclesiale che fa di noi un popolo di “missionari”. È la
cooperazione tra due Chiese sorelle che dà autenticità alla nostra missione. È la nostra vicinanza a un popolo in nome della ricevuta che risponde adeguatamente alla chiamata comune di ogni battezzato a essere “missionario”, ovvero testimone del Vangelo.
L’Annuncio all’interno di una dimensione ecclesiale si declina innanzitutto nell’aspetto liturgico ed eucologico. Occorre fare in modo che i nostri ragazzi riacquistino dimestichezza con
la liturgia, con la preghiera, con ogni forma di spiritualità (sfruttando ad esempio anche la
dimensione mistagogica e simbolica dell’arte) che li rimandi all’importanza del legame con
l’Assoluto come fondamento di ogni attività, anche di quella missionaria. Ciò deve avvenire
con forme assolutamente nuove e a essi piacevoli, magari sfruttando anche elementi culturali multietnici (una messa animata con canti africani, piuttosto che una tenda della preghiera
addobbata con elementi di artigianato sudamericano), coinvolgendo in questo i loro coetanei appartenenti non solo ad altre culture ma anche ad altre espressioni religiose.
Quanto più il ragazzo si appassiona a una sana vita liturgica e spirituale, tanto più sente crescere in sé anche il fuoco della missione, la quale rischia invece di rimanere un puro elemento etnico e folclorico se non è corroborata da un rinsaldamento dei valori dello spirito.
l’animatore missionario • 4/11
formazione
Il percorso formativo missionario proposto ai ragazzi si snoda innanzitutto a partire dal tema
dell’Annuncio, che è il tema iniziale della vita cristiana. Era una tendenza di alcuni anni fa,
nei centri giovanili parrocchiali e negli oratori, presentare percorsi catechetici e educativi che
cercassero – se non proprio di nascondere – quantomeno di “non dire Gesù Cristo” esplicitamente; non perché non ci si credesse, ma perché si aveva quasi il timore che le giovani
generazioni, che confluivano alle nostre strutture più per motivi aggregativi che per motivi di
fede, di fronte alla figura di Gesù Cristo si potessero allontanare, frustrati da un messaggio
che ritenevano “obsoleto”. Perciò, invece di preoccuparci di trovare forme nuove per “dire
Gesù Cristo” si è fatta spesso la scelta di “dire altro”, con un taglio più antropologico-esistenzialista che kerygmatico.
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Abituare a fare Comunione
formazione
“La presenza testimoniante della comunità è già di per se stessa una proclamazione silenziosa, ma forte e stimolante, della Buona Novella”: così l’Episcopato Italiano, già nel 1986,
esprimeva il concetto di comunione ecclesiale come fondativo della dimensione kerygmatica
e missionaria del Vangelo (Comunione e Comunità Missionaria, Documento Pastorale, nr.
35). Come declinare questo concetto-chiave della pastorale di animazione missionaria per
ragazzi cresciuti in un contesto di individualismo e che sono abituati a vivere le relazioni in
un mondo più virtuale che reale? Mi orienterei in tre direzioni:
a) Educare alla relazione fraterna
I ragazzi vanno abituati a lavorare insieme, sfruttando un concetto a loro caro come quello di “social network”, con la preoccupazione di restituirlo alla sua dimensione originale
dell’entrare in relazione fraterna. Ogni attività compiuta per e insieme con loro va collocata in un lavoro di rete, con il quale essi abbiano la consapevolezza di sentirsi parte di una
realtà più grande, da quella parrocchiale a quella comunale, da quella provinciale a quella planetaria. Vanno abituati al rispetto del ruolo fondamentale e protagonista di ognuno
di loro, senza il quale il mosaico della comunione non può essere costruito. Rimane urgente la riscoperta del ruolo del “leader” o dell’autorità, necessaria per lo svolgersi di una funzione educativa basata sull’autorevolezza più che su uno sterile autoritarismo.
b) Educare all’interculturalità
Una rete ampia come il mondo conduce alla scoperta delle culture “altre” nelle quali
siamo immersi, e che le giovani generazioni assimilano in modo molto più naturale di noi,
vivendolo come fatto quotidiano. L’elemento educativo gioca la sua funzione facendo passare i ragazzi da un’idea di “invasione delle culture” a un’idea di “immersione nelle culture”. Il diverso da me con il quale condivido il banco a scuola o il posto in autobus o lo
spogliatoio in palestra non può essere “tollerato”, va innanzitutto “conosciuto”. Ecco allora la necessità di studiare – in coordinazione con le diverse realtà educative, a partire
dal mondo scolastico - percorsi di educazione alla mondialità e all’interculturalità, fatti di
studio della geografia, della storia, della lingua, della cultura, delle tradizioni, degli usi
e costumi, della religiosità dei popoli da cui provengono i loro pari età. Se tutto questo
studio viene attuato attraverso una metodologia più ludica che nozionistica (è sufficiente
inserire nel motore di ricerca del web i termini “giochi di mondialità” per rendersi conto
della ricchezze a nostra disposizione), il risultato è assicurato.
c) Educare al dialogo
“Chiarezza” – “Conoscenza” – “Consapevolezza” – “Carità”: mi piace pensare a un percorso di educazione al dialogo come alla costruzione di un edificio basato su queste quattro “Colonne”.
Innanzitutto, “chiarezza” sulle terminologie adottate. A noi innanzitutto, ma ancor più ai
nostri ragazzi vanno spiegate le differenze tra dialogo ecumenico, dialogo interreligioso
e dialogo interculturale. L’ora di Insegnamento della Religione Cattolica rappresenta in
questo una grande opportunità didattica e insieme pastorale.
Ne consegue il richiamo alla necessità della “conoscenza”. Non posso pensare di entrare in un dialogo che sia proficuo per me e per il mio interlocutore se entrambi ci ignoriamo, in quanto l’ignoranza è la peggior nemica delle relazioni interpersonali. Qui l’importanza dell’operatore scolastico di formazione cattolica si rivela fondamentale ben oltre
l’ora d’insegnamento della religione.
La consapevolezza della ricchezza della propria tradizione religiosa e dei gesti che ne
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
conseguono è direttamente proporzionale alla consapevolezza della ricchezza di un
Credo “altro”. Sterili crociate a difesa dell’identità cristiana del proprio gruppo di appartenenza da parte di chi non sa assolutamente nulla e tantomeno professa i fondamenti
della propria religione vanno tenute ben alla larga della mentalità dei nostri ragazzi,
naturalmente predisposti all’integrazione e al rispetto dell’amico.
Da ultimo, non si può non ribadire la necessità di un dialogo che, per quanto chiamato
da una parte e dall’altra ad annunciare la Verità del proprio credere, rimanga comunque
sempre fondato sul principio della Carità. Lo ricorda pure Benedetto XVI nell’Enciclica
Caritas in Veritate (cfr. nr. 4). Verità e carità non possono escludersi a vicenda nella ricerca di un dialogo sincero e produttivo che abbia come frutti l’uguaglianza e la pace.
Non ci saremo mai spesi a sufficienza per educare i nostri ragazzi alla gratuità, al dono
generoso di sé, alla ricerca di motivazioni profonde che diano significato al loro “spendersi” per gli altri, soprattutto per i meno fortunati. L’abbiamo già ricordato in precedenza: viviamo in un ambiente sociale, dove la parola “gratuità” è lasciata ai margini del nostro vissuto
quotidiano, dove tutto ha un tornaconto, dove ciò che fa notizia non è il bene, ma la capacità di “farla franca” scavalcando gli altri ad ogni costo.
Credo si possa partire proprio da quest’aspetto: la visibilità del bene. Bombardati come siamo
dalla spettacolarizzazione del negativo, assume una grande valenza pedagogica enfatizzare
la visibilità mediatica del bene. Sapere e far saper che il bene esiste, e che non è quantitativamente insignificante, è un’urgenza inderogabile, volta anche a dare nuovo impulso a quella “vita buona” cui la Chiesa Italiana ci esorta. Questo non per “pubblicizzare” o “rinfacciare” il bene compiuto, ma per iniettare una linfa di speranza nelle vene inaridite di un mondo
troppo spesso bollato solo come individualista ed egoista; e soprattutto, per aiutare i ragazzi
a comprendere che si può diventare dei “divi”, dei “miti” (per usare un gergo a loro caro)
anche mettendosi a servizio degli altri, non solo di se stessi e della propria immagine.
In secondo luogo, è necessario aiutare sin da piccoli i nostri ragazzi a “aprire gli occhi alle
necessità dei fratelli”, in altre parole a saper riconoscere nei luoghi della loro vita abituale i
segni della presenza dei poveri e a fare per loro un’opzione preferenziale. Occorre aiutarli da
subito a comprendere che l’emarginato non è un motivo di disturbo, ma un’opportunità di compiere il bene; che il senzatetto non è un fannullone, ma il risvolto negativo di una società opulenta; che lo straniero non è un delinquente, ma un fratello; che il povero non è un’eccezione,
ma la triste realtà del 35% della popolazione mondiale e del 12 % di quella italiana. Occorre,
in buona sostanza, aiutare i ragazzi a non provare ribrezzo o paura per i poveri, anche attraverso esperienze forti (adeguate alla loro età e sensibilità) di contatto con la realtà del disagio.
Da ultimo, ritorniamo al mai superato concetto di “sacrificio”, guardato attraverso la lente d’ingrandimento della libertà. Possiamo farlo attraverso il noto slogan: “Liberi da – Liberi per”.
Liberarsi da ciò che è superfluo per aiutare altri a liberarsi da situazioni di povertà restituisce
al sacrificio e alla rinuncia la giusta dimensione del valore che essi testimoniano. E in questo
campo, le declinazioni pratiche si sprecano: dal classico binomio “fioretto-salvadanaio” proposto ai bambini nei tempi forti dell’Anno Liturgico, all’adesione ai progetti che la POIM
annualmente propone, alle campagne di sensibilizzazione missionaria proposte dalle singole
diocesi, alla coscientizzazione legata ai nuovi stili di vita… chi più ne ha, più ne metta.
Lo stimolo a continuare ci viene dalla consapevolezza che, nonostante tutto, i nostri ragazzi
sono ancora un campo in cui possiamo “mettere un seme buono”, e che ogni piccolo o grande tentativo volto ad aprirli alla triplice dimensione di annuncio-comunione-solidarietà non è
mai tempo sprecato.
l’animatore missionario • 4/11
formazione
In un atteggiamento di Servizio solidale
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g
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Sostegno
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o
S a distanza…
per amare da vicino
sostegno a distanza
Milioni di bambini vivono in condizioni di estrema povertà
materiale e morale.
Il Sostegno a distanza è il modo più efficace
per assicurare loro il presente e il futuro,
migliorare le loro condizioni di vita senza sradicarli
dal proprio ambiente e mettere in pericolo l’equilibrio
del loro sistema socio-culturale.
SIO
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l’impegno del Sostegno
• propone
a distanza di un bambino in un
Paese del Sud del mondo per
garantirgli una casa dignitosa,
l’assistenza sanitaria, la formazione
scolastica e religiosa.
tramite diretto con i missionari
• èresponsabili
dei Progetti sostenuti;
BUTO
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CON
ANNU
0
€ 26
un Certificato di sostegno
• assicura
con la foto di un bambino o di un
gruppo;
con un Notiziario periodico
• informa
grazie alle testimonianze dei
missionari che permettono
aggiornamenti sui Progetti sostenuti.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
PROGETTI IN CORSO
salute, nutrizione,
istruzione, evangelizzazione.
AFRICA
Camerun
Rep. Dem. del Congo
È uno dei Paesi più arretrati del Continente africano. La maggior parte della popolazione vive in condizioni
di estrema povertà. La situazione più critica riguarda i bambini: la mortalità è altissima, molti rimangono orfani senza punti di riferimento, non possono andare a scuola e si arrangiano facendo piccoli lavori. Le Suore
Angeliche di S. Paolo nella missione di Kavumu si impegnano ad offrire il necessario per la loro sopravvivenza: cibo, vestiario, assistenza sanitaria, scolastica e tutti i mezzi possibili per ridare loro dignità e speranza.
Guinea Bissau
È una piccola nazione dell’Africa occidentale, una tra le più povere e svantaggiate del mondo. Da tanto
tempo si trova in una condizione difficile tra guerre civili, colpi di stato, povertà e violenza. Le Suore
Benedettine della Divina Provvidenza hanno aperto nella cittadina di Catiò un Centro di accoglienza per
bambini in difficoltà ai quali offrono assistenza, nutrimento e istruzione per offrire la speranza di un futuro
migliore nella realtà del proprio Paese.
Tanzania
sostegno a distanza
La periferia di Yaoundè, capitale del Paese, è popolosa e disordinata. Le famiglie, molto povere, sono occupate in vari lavori per sopravvivere: vendita di acqua, di frutta in banchetti improvvisati lungo le strade, trasporto di materiali… I bambini sono tantissimi e hanno bisogno di tutto. Le Suore Maestre Pie Venerini ogni
giorno accolgono nella loro scuola oltre 200 bambini per fornire loro assistenza, nutrimento ed istruzione
per garantire non solo una crescita sana ed equilibrata, ma offrire la speranza di un futuro migliore.
L’AIDS è una malattia che sta decimando in Tanzania le generazioni più giovani lasciando migliaia di orfani che non hanno più punti di riferimento e mezzi per sopravvivere. Le Suore Missionarie della Consolata
accolgono nel Centro Casa della gioia bambine orfane, abbandonate che hanno bisogno di tutto: cibo,
vestiario, assistenza sanitaria e scolastica per garantire condizioni di vita, di crescita sana ed equilibrata.
ASIA
Bangladesh
La comunità parrocchiale di Satkhira è composta da 15 villaggi: è una delle aree più depresse del
Bangladesh. I Padri Saveriani hanno promosso numerose scuole materne ed elementari a favore di bambini
e adolescenti del gruppo fuoricasta Rishi/Muci. Moltissimi sono orfani, altri con situazioni familiari di estrema povertà materiale e morale. È necessario promuovere il loro sostegno sociale e scolastico per offrire la
possibilità di uscire da una situazione di emarginazione e permettere la futura difesa dei loro diritti.
Filippine
La periferia di Manila, capitale del Paese, è affollata e caotica. Le famiglie, molto povere, sono occupate in
vari lavori per sopravvivere, abitano in casupole di legno senza acqua ed elettricità. I bambini sono tantissimi e hanno bisogno di tutto. Le Suore Missionarie Domenicane si impegnano a offrire istruzione scolastica,
umana e religiosa per migliorare la loro vita futura.
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Myanmar (ex Birmania)
La regione orientale di Shan, un lembo di terra montuosa incuneato tra Cina, Laos e Tailandia, è abitata da
famiglie di contadini poverissimi. Qui l’agricoltura praticata con mezzi ancora rudimentali offre risorse appena sufficienti per la sopravvivenza. I bambini si ammalano frequentemente sia per la cattiva nutrizione, sia
per malattie tropicali. Sono molto deboli e la mortalità è molto alta. Le Suore della Provvidenza ospitano nei
loro ostelli bambini abbandonati, orfani, portatori di handicap, vittime di violenza di vario genere… Hanno
bisogno di tutto: dal cibo ai vestiti, alle medicine e al materiale scolastico.
Sri Lanka
Alla periferia di Kandy, una città tra le montagne al centro dell’isola, i Padri Somaschi hanno aperto una
casa per ospitare circa 80 bambini. Sono orfani, abbandonati, vittime di situazioni familiari difficili… Sono
seguiti in tutti gli aspetti della vita: salute, studio, educazione scolastica e religiosa. Il Progetto promuove il
loro sostegno sociale e scolastico per garantire non solo una crescita sana ed equilibrata, ma offrire la speranza di un futuro migliore.
sostegno a distanza
Thailandia
La Missione di Mae Suay (“Mamma Bella”) si trova in un piccolo paese nel nord della Thailandia nella provincia di Chiang Rai a circa un’ora di distanza dal Myanmar in una vallata circondata da verdi montagne.
La maggioranza della popolazione cattolica non ha la cittadinanza thailandese, né documenti d’identità,
così non può possedere nulla, non ha diritti nel campo sanitario e scolastico, è facilmente sfruttata e messa
ai margini della società. I Missionari del Pime accolgono nei loro ostelli bambini e ragazzi per garantire loro
l’istruzione scolastica, umana e religiosa, per ridare loro dignità e speranza.
AMERICA LATINA
Haiti
Dopo il catastrofico terremoto del gennaio 2010 migliaia di bambini hanno perso i loro genitori, sono rimasti senza una famiglia. La situazione dei sopravvissuti è drammatica: mancano di tutto dal cibo al vestiario
e all’assistenza sanitaria. I Padri Somaschi stanno creando un progetto di accoglienza, di scuola e di lavoro per centinaia di orfani che hanno bisogno di cure, di attenzione, di dignità e di speranza per un domani migliore.
Bolivia
Alla periferia di Cochabamba, una città al centro della Bolivia sulla Cordigliera delle Ande, le Suore
Missionarie del Santo Rosario hanno aperto una casa (Hogar Wasinchej) per ospitare bambine e ragazze
dai 4 ai 18 anni. Sono orfane, abbandonate, vittime di violenza di vario genere e con situazioni familiari
difficili… Sono seguite in tutti gli aspetti della vita: salute, studio, educazione, aiuto psicologico.
Brasile
Alla periferia di Lagarto il quartiere Campo da Villa si estende ogni giorno di più a causa di nuovi arrivi di
famiglie poverissime materialmente e moralmente. Vivono in abitazioni provvisorie costruite con materiali trovati nelle discariche: legno, stracci, plastica… La maggior parte dei bambini non sono iscritti alla nascita:
non possono andare a scuola, avere assistenza sanitaria, non hanno diritti. Ogni giorno le Maestre Pie
Venerini accolgono nel loro Centro 500 bambini per offrire loro assistenza, nutrimento e istruzione.
Colombia
Nelle bidonville di Bogotà sono tantissimi i bambini che vivono per strada: senza casa, senza famiglia,
senza punti di riferimento in cerca di solidarietà e di una soluzione per vivere e sopravvivere. Li chiamano
“topolini”, perché sono piccoli, si infilano dappertutto e ogni giorno devono escogitare qualche mezzo per
arrangiarsi a mangiare… Le Suore Cappuccine sentono la necessità di creare un piccolo Centro di accoglienza diurno per offrire loro cibo, vestiario, istruzione e avviarli ad una vita dignitosa.
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
Sr Elisa Maria Sacchettini
Missionaria della Consolata
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tanzania
Iringa
Sostegno alimentare
e scolastico per bambine
abbandonate
sostegno a distanza
In questi ultimi decenni si sta verificando in
Africa, in particolare in Tanzania, una
situazione del tutto nuova. Prima del
dilagare dell’AIDS, secondo la tradizione
africana della famiglia allargata, i bambini
che perdevano i genitori erano accolti nelle
famiglie di parenti e considerati al pari dei
loro figli. Ora genitori, zie e zii stanno
morendo…Così bambini, orfani di entrambi
i genitori, vivono con i nonni già anziani
(qui la vita media è scesa sotto i 50 anni!),
consumati dalle difficoltà, senza entrate in
un Paese in cui non esiste alcun sistema di
previdenza sociale. È una forma di
sopravvivenza disperata soprattutto per i
bambini ai quali vengono a mancare i diritti
fondamentali: amore, nutrizione, istruzione,
gioco. La Casa della gioia è un piccolo
centro di accoglienza per bambine orfane dai
tre ai diciotto anni prese tra le situazioni più
tristi e disperate. Ecco la storia di Elisa: otto
anni, molto intelligente, ma segnata dai
traumi passati. Alla morte dei genitori venne
ospitata da una bisnonna, fattucchiera, che
in seguito morì. Quindi si trasferì a casa di
lontani parenti dove visse miseramente
imparando a rubacchiare per mantenersi.
Ma un giorno, sorpresa a cuocersi la
polenta, fu rimproverata e picchiata… a
questo punto scappò e si presentò al nostro
Centro di accoglienza. Era di una tristezza
incredibile per una bambina della sua età,
denutrita, trascurata, con il volto segnato
dalla paura e dal sospetto. Oggi ha
riconquistato il suo sorriso infantile,
frequenta la scuola con buoni risultati, è ben
inserita nel gruppo e chiama
spontaneamente “mamma” la persona che fa
da mamma a tutte le bambine accolte nella
Casa. Grazie di cuore a tutte le persone di
buona volontà che condividono e
sostengono il nostro Progetto!
testimonianza
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fine
●
La Casa della gioia è organizzata come
una ”casa famiglia” dove le bambine
(attualmente 27) vivono come in casa
propria con una “mamma”, una “sorella
maggiore”, una “zia”. Le bambine più
grandi, secondo lo stile africano, hanno
il compito di aiutare le piccole e anche i
lavori di casa (cucina, lavanderia, orto)
sono condivisi tra loro. Tutte le
bambine frequentano la scuola dalla
materna alla secondaria e professionale
perché un giorno, conseguito il titolo di
studio, potranno iniziare la loro vita
indipendente.
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Mae Suay
sostegno a distanza
Sostegno scolastico
e formazione cristiana
per ragazzi di etnia Akha
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● Da alcuni anni è attivo presso la
Missione di Mae Suay il Progetto
“Spirito Datore di vita” a
sostegno dei bambini disabili e
delle loro famiglie. Infatti in un
passato nemmeno molto remoto
per le popolazioni tribali avere un
figlio disabile significava essere
colpiti da una disgrazia, avere una
bocca in più da sfamare e due
braccia in meno per lavorare nei
campi, una vergogna da
nascondere…L’arrivo del
cristianesimo con i suoi valori di
attenzione all’uomo al di là delle
sue condizioni psicofisiche sta
aiutando la gente tribale a
maturare e a modificare il suo
atteggiamento nei confronti delle
persone disabili.
testimonianza
thailandia
La Missione di Mae Suay si trova in un
piccolo villaggio situato nel nord del Paese al
confine con il Myanmar (ex Birmania) in
una vallata circondata da montagne ricche
di vegetazione. È dedicata allo Spirito Santo
che nel giorno di Pentecoste scese sugli
apostoli trasformandoli in annunciatori
convinti e coraggiosi nel nome di Gesù e che
ora conduce l’annuncio del Vangelo in
questo piccolo angolo dell’Asia! La
maggioranza della gente cattolica della
Missione è di etnia Akha, una delle tribù dei
monti, seminomadi con usi, costumi e
lingua propria che, vivendo in modo
itinerante, è priva di documenti di identità e
di diritti civili. Così grandi e piccoli sono
messi ai margini della società, facilmente
sfruttati, sono i “ più poveri dei poveri” dato
che la condizione della loro vita è molto
precaria sfiorando i limiti della
sopravvivenza . Molte famiglie si
mantengono con la coltivazione di riso e
mais e il lavoro nei campi dei figli anche
piccoli è considerato più importante che
avere un’istruzione. Il nostro Centro di
accoglienza ospita bambini e ragazzi che
provengono dai villaggi più isolati della
foresta, distanti molti chilometri dalle scuole
pubbliche che non avrebbero altrimenti
nessuna opportunità di frequentare per
motivi economici e culturali. Il nostro
impegno si concretizza nella loro formazione
umana, scolastica e cristiana con l’obiettivo
di aprire nuove possibilità di sviluppo non
solo per i ragazzi, ma per tutte le loro
comunità di provenienza. E tutto questo è
reso possibile dal vostro generoso aiuto e
sostegno. Grazie! Abbiamo bisogno anche
della vostra preghiera e amicizia. Come
diceva il nostro Beato Giovanni Paolo II:
“La fede si rafforza donandola”. Anche noi vi
assicuriamo la nostra preghiera, amicizia e
vicinanza.
Padre Raffaele Pavesi
Missionario del Pime
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
Grazie, India!
Nel febbraio scorso con il mio gruppo missionario parrocchiale siamo stati protagonisti di un’esperienza unica: la
visita a Jyoti Niketan (Casa della luce), una scuola convitto per bambini ciechi in Assam nel nord dell’India fondata dalle suore Maestre Pie Venerini. I bambini appartengono
a famiglie molto povere, schiave di superstizioni fino al punto
di considerare l’handicap dei figli come una punizione di Dio
e non causata invece da mancanza di igiene, malattie e carenze alimentari. Così i genitori si vergognano di mostrare i loro figli ciechi condannandoli a restare in casa nell’ignoranza e nell’abbandono o a chiedere la carità
nelle strade, esposti ad umiliazioni e sofferenze. Quanti talenti sarebbero andati persi
se questi bambini non fossero approdati alla Casa della luce! Il lavoro delle suore e degli
insegnanti è intenso e delicatissimo. I bambini al loro arrivo sono disorientati, incerti, timidi e soprattutto in condizioni di salute molto precarie. È necessario rassicurarli, infondere
fiducia, dare tanto amore ed attenzione, affinché nel nuovo ambiente possano raggiungere un’autonomia sufficiente per svolgere ogni attività personale. Casa della luce: un
nome appropriato per la luce che si coglie sui volti dei bambini, luce che
continuerà a diffondersi anche quando un giorno molti di loro
diventeranno “maestri” di altri bambini ai quali sapranno
offrire l’amore riflesso di Dio. Grazie, India!
a
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a
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Un gesto di condivisione di ideali
di fraternità e giustizia insieme
a parenti e amici per donare
la speranza di un futuro migliore
a tanti bambini nel Sud del mondo.
sostegno a distanza
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Bom
Rosanna Moretti
Parrocchia S. Salvatore
Casalbordino (CH)
!
* Le bomboniere sono oggetti artigianali
realizzati nei Paesi di missione
* Ogni bomboniera è accompagnata
da un biglietto di ringraziamento personalizzato
con i dettagli del Progetto di solidarietà.
MISSIO
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carità!
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NATALE: il sogno di…
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“Jyoti Niketam” : Casa della luce. In Assam, una regione nel nord dell’India, il nome
di questa scuola, fondata dalle Suore Maestre Pie Venerini, ha un grande significato, perché
ha lo scopo di dare luce a chi, senza alcuna colpa, vive nel buio. I bambini ospitati, anche
piccolissimi, sono molto intelligenti, hanno un’ottima memoria, imparano presto a leggere e
scrivere con il metodo Braille, ad autogestirsi in tutto: igiene personale, bucato, pulizia degli
ambienti, cura del giardino e i più grandi imparano a servirsi dell’autobus per raggiungere
la Scuole superiori…Hanno una particolare inclinazione per la danza e la musica: imparano facilmente a suonare non solo gli strumenti tradizionali indiani, ma anche quelli occidentali come pianoforte e chitarra. In questa casa c’è tanta serenità e gioiosa fraternità, perché
la conquista di ognuno è la conquista di tutti!
Per donare
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MISSIO • organismo pastorale della CEI
NATALE: il so
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In Colombia il 60% della popolazione è costituita da minorenni : per loro qui è difficile
vivere, anzi sopravvivere. Nelle città, nei villaggi si devono arrangiare per mantenere se stessi e dare una mano alla famiglia. Alla periferia di Bogotà finite le strade eleganti, i viali alberati, i moderni grattacieli ci si ritrova tra misere bidonville : a perdita d’occhio non si vedono che baracche di latta e cartone, sentieri che quando piove si trasformano in torrenti….
Niente elettricità, acqua potabile: metà della popolazione di Bogotà “abita” qui. La condizione dei bambini è precaria: sono quasi sempre soli per la strada, abbandonati a loro stessi, perché i genitori non sono mai in casa per trascorrere l’intera giornata alla ricerca di qualche lavoro per il mantenimento quotidiano della famiglia.
Le Suore Missionarie Cappuccine sentono la necessità di creare un piccolo Centro di accoglienza diurno per ospitare 50 bambini: un ambiente di fraternità e di formazione lontano
dalla violenza delle strade e dall’abbandono familiare. I piccoli ospiti avranno assistenza alimentare, scolastica e riceveranno l’annuncio del Vangelo fatto di “Parola” e carità.
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