“La rivoluzione è far ballare e dare gioia a tutto il mondo”

Transcript

“La rivoluzione è far ballare e dare gioia a tutto il mondo”
la Repubblica
SPETTACOLI
GIOVEDÌ 11 APRILE 2013
&TELEVISIONE
■ 54
L’artista algerino, ambasciatore della
Fao contro la fame, sarà a Milano
il 22 aprile per partecipare al
concerto dell’Earth Day. Sul palco
con lui anche Fiorella Mannoia
La
T
erra
diKhaled
Diretta streaming
poi in tv su Sky
CARLO MORETTI
ROMA
on la sua musica ha
anticipato di molti
anni la Primavera
araba. Grazie a canzoni come Didi, mirabile incontro tra il raï algerino
e i suoni occidentali, ha alimentato il vento di cambiamento annunciando l’immagine di una
donna disinibita e moderna. Le
sue canzoni esaltano da sempre
i piaceri e le gioie della vita: ma
nel 1992 in Algeria in tanti non
gradirono, le minacce di morte
lo costrinsero all’esilio a Parigi.
Venti anni dopo, Khaled è sempre il re del raï: il 22 aprile parteciperà al Concerto per la Terra
organizzato da Earth Day Italia al
Teatro della Luna di Assago. Con
lui, sul palco, ci sarà Fiorella
Mannoia: «Sono stato nominato
ambasciatore della Fao, che dà il
suo patrocino al concerto» spiega il musicista algerino, nato ad
Orano 53 anni fa, «sarà un’occasione importante per dire al
mondo che è tempo di agire per
la tutela del pianeta».
Khaled, la musica raï ha sempre rappresentato la voglia di
cambiamento. Possiede ancora
la sua forza rivoluzionaria?
«Io credo che la musica sia fatta per essere cercata. La tradizione non è un museo, è materia viva, e quando si è un artista e si
viaggia in tutto il mondo è del
tutto normale intendere la musica come un linguaggio universale. Il mio stile è rivoluzionario nel
senso che si adatta a tutte le città,
a tutte le lingue, a tutte le musiche del mondo. Io guardo al
cambiamento come ad un fattore positivo, non come a qualcosa
da evitare».
Didi è diventata un manifesto
per le donne ma nel mondo arabo le donne vivono ancora in
una condizione subalterna, in
Tunisia Amina Tyler rischia la
lapidazione.
«Io ero, sono e sarò sempre fiero della Tunisia, il paese nel quale c’è stata la Primavera araba,
che ha vissuto e innescato una
trasformazione straordinaria. In
Tunisia la gente è più aperta e
moderna di quanto non si creda,
le cose stanno diversamente.
Anche in Algeria le donne si sono
battute per la libertà e per il cambiamento. Del resto neanche in
Europa le donne possono dirsi libere al 100 per cento, dunque
non parliamo soltanto delle
donne arabe: parliamo delle
donne in generale. In India ragazzini stuprano le donne sugli
autobus, sono arrivati ad ammazzare una ragazza: sono storie inaudite. Il problema è globale non solo del mondo arabo».
C
Il Concerto per la Terra
realizzato con il patrocinio
della Fao si terrà lunedì 22
aprile al teatro della Luna di
Assago (Milano) in diretta
alle 20.45 sul sito di Earth
Day Italia, organizzatrice
dell’evento, e in differita alle
24.10 su SkyUno e SkyUno
HD. Khaled e Fiorella
Mannoia verranno
presentati sul palco da
Carlo Massarini
“La rivoluzione
è far ballare
e dare gioia
a tutto il mondo”
Primavera araba
Femen
Mannoia
La gente si è battuta
per la libertà e per
scacciare chi rubava
i suoi soldi e la sua vita
e adesso si ritrova
dei dittatori al governo
In Tunisia e in Algeria
le donne si sono battute
per il cambiamento, la
lotta per la liberazione
riguarda tutte non
solo le donne arabe
Sono ambasciatore della
Fao e con Fiorella
Mannoia partecipo ad
un’occasione importante
per ribadire la necessità
di salvare il pianeta
I temi
Cosa pensa dei risultati raggiunti dalla Primavera araba?
«La Primavera araba è stata
una cosa positiva, si è lottato per
una politica moderna, per cambiare la giustizia, per imporre
una questione morale. Ma ora
piango perché in molti paesi la
gente si è battuta per la libertà e
per scacciare chi rubava i suoi
soldi e la sua vita e adesso si ritrova dei dittatori al governo. In
tanti sono morti, tanti sono stati
feriti: erano solo giovani che volevano la democrazia contro i
dittatori ma le persone che sono
C’EST LA VIE
La copertina dell’ultimo
album di Khaled “C’est la vie”
uscito alla fine del 2012
subentrate al governo sono anche peggio. Quindi cosa vuole
che io pensi della Primavera araba, tenuto conto che sono arabo?
Non posso dirle niente nel merito perché non voglio avere conseguenze».
Un anno fa fece molto rumore una sua intervista in cui lei
parlò della possibilità di difendere Gaza con le armi. Crede ancora necessario rispondere con
la violenza alla violenza?
«Noi arabi non abbiamo mai
avuto problemi a convivere con
nessuno, ma quando c’è chi si
deve battere per poter vivere, e in
un paese che si chiama Gaza vi si
rinchiudono dentro gli abitanti
come ostaggi, e li si uccide,
quando vediamo pubblicate sui
giornali le foto di bambini anche
piccoli uccisi o sfigurati in viso,
insomma è normale esplodere e
pensare di imbracciare le armi e
andare a difendere quei bambini. Io ho tantissimi amici ebrei e
del resto se lei va in Israele e chiede un parere alla gente, scopre
che l’80 per cento della popolazione vuole vivere in pace. Vuole
la pace. Vorrei riformulare le co-
se quindi: il problema è uguale a
quello della Tunisia, di qualsiasi
altro paese. Il vero problema dipende da chi ha le redini del potere e di coloro che sono estremisti. A prescindere dalla religione.
Che si tratti di ebrei, cristiani o
islamici… non ha importanza. È
l’estremismo il vero male».
Khaled, lei ha tenuto un concerto in Marocco, a Casablanca,
per i bambini malati di cuore.
«Sì, e prima di venire in Italia
andrò a tenere un altro concerto
di beneficenza in Marocco e in
Israele per sostenere gli studi
delle ragazze che andranno all’università».
Khaled il suo ultimo album
contiene molta più musica dance. Pensa che la dance music sia
il nuovo linguaggio della musica internazionale?
«In questo periodo un po’ tutti gli artisti soffrono per i problemi che ci sono in Europa. E anche
nel settore della musica ci sono
problemi. C’è richiesta di cantanti allegri, perché credo che si
ha voglia di gente che aiuti a dimenticare almeno un po’ tutti i
problemi economici e le preoccupazioni legate al lavoro. Per
me è tutta questione di trasmettere gioia. Oggi a questo mondo
non c’è altro che questo: aiutare
a dimenticare per un po’ le nostre preoccupazioni, e quindi
noi cerchiamo di parlare un altro
linguaggio. Di dare gioia a chi ci
ascolta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA