Animali che soffrono

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Animali che soffrono
3 Esperienze di vita – Con gli animali
Konrad Lorenz
Animali che soffrono
In questo brano Konrad Lorenz, illustre studioso del comportamento degli animali, rileva la grande sofferenza di alcuni animali nei giardini zoologici.
1. Schönbrunn: grande parco alla periferia
di Vienna.
2. in cattività: in pri-
gionia.
3. moto: movimento.
4. esente: priva.
Ascoltando i commenti del pubblico in un grande giardino zoologico, per esempio a Schönbrunn1, ci si accorgerà che sono fatti oggetto di compassione sentimentale certi animali che stanno benone,
mentre quasi nessuno coglie la vera sofferenza, pure presente in
moltissimi giardini zoologici. Vengono soprattutto compatiti quegli
animali che, a causa di certe loro caratteristiche, hanno da sempre
colpito la fantasia e la sensibilità dei poeti, come il leone o l’aquila.
Il «re del deserto», in condizioni di severa prigionia, soffre assai meno di molti animali feroci perché in lui è meno intenso il bisogno di
muoversi.
Diremo anzi che il leone è quasi il più pigro di tutti gli animali da
preda: egli soffre di una pigrizia veramente invidiabile. Quando si
trova in libertà può anche coprire enormi distanze per andare in
cerca di cibo, ma lo fa evidentemente solo sotto la spinta della fame,
non per un impulso interiore al movimento.
È assai raro vedere un leone in cattività2 percorrere incessantemente la gabbia in lungo e in largo, come fanno per ore e ore le povere
volpi e i poveri lupi. Se ha accumulato abbastanza bisogno di moto3
per decidersi ad andare un poco su e giù, la sua sarà una placida passeggiatina digestiva, del tutto esente4 da quella frenetica fretta con
cui i canini sfogano il loro intenso bisogno di moto.
Nello zoo di Berlino si è costruito per i leoni un imponente recinto
con sabbia del deserto e gialli declivi rocciosi, ma questa dispendiosa costruzione è risultata del tutto inutile: sarebbe andato altrettanto bene un finto scenario cinematografico con leoni imbalsamati,
tanto testardamente pigre giacevano le bestie qua e là in mezzo al romantico paesaggio.
E ora passiamo all’aquila! Mi dispiace proprio di demolire le fantasiose leggende che circondano questo uccello maestoso, ma devo attenermi alla verità: tutti gli uccelli rapaci sono, rispetto agli uccelli
canori e ai pappagalli, animali assai stupidi, e l’aquila reale, l’aquila
per eccellenza delle nostre montagne e dei nostri poeti, è uno dei più
stupidi di tutti, assai più di una qualunque pollastrella!
Se si potesse intervistare questo uccello rinchiuso nel giardino zoologico e interrogarlo sui suoi desideri o sulle sue lagnanze, risponderebbe pressappoco così: «Qui noi soffriamo soprattutto perché
viviamo in uno spazio sovrappopolato. Appena io e mia moglie aggiungiamo un nuovo ramo al nostro nido in costruzione, soprag-
Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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3 Esperienze di vita – Con gli animali
5. arroganti: superbe,
presuntuose.
6. condor: grosso uc-
cello rapace.
7. profani: non inten-
ditori.
8. vengono amputati… ala: viene loro tolta,
eliminata, l’estremità di
un’ala.
9. sbatacchio: sbatte-
re, dibattersi.
giunge uno di questi disgustosi avvoltoi a portarcelo via. Inoltre mi
dà ai nervi anche la compagnia delle aquile di mare, più forti di noi,
e così terribilmente arroganti5. Per non dir nulla di quell’antipatico
tipo del grosso condor6. Il trattamento è buono, ma c’è un po’ troppa carne di cavallo, e io preferirei di gran lunga un bel coniglio tutto intiero, pelo e ossa compresi». Neppure una parola sulla nostalgia per la «sì cara» libertà!
Quali animali sono dunque veramente infelici e degni di compassione in prigionia? In primo luogo quelle creature intelligenti ed evolute che in gabbia non trovano sfogo alla loro vivacità e al loro bisogno di moto; inoltre tutti gli animali dominati da impulsi assai forti
che in cattività non possono trovare sbocco.
L’esempio più evidente, che colpisce anche il non intenditore, è
quello degli animali che in stato di libertà percorrono grandi distanze e quindi hanno un bisogno assai intenso di cambiare continuamente di posto. Le volpi e i lupi, che a Schönbrunn e in molti altri
giardini zoologici non moderni sono tenuti in gabbie troppo strette,
con il loro insoddisfatto bisogno di moto sono tra gli animali dello
zoo più degni di compassione.
Uno spettacolo particolarmente triste per chi se ne intende, che però
viene notato da pochissimi profani7, è quello dei cigni selvatici all’epoca delle migrazioni.
Come la maggior parte degli altri uccelli acquatici, nei giardini zoologici anche questi animali vengono amputati dell’estremità di un’ala8 per essere resi permanentemente inabili al volo. Gli uccelli non si
rendono ben conto che non potranno volare mai più, e ci si provano sempre di nuovo. Io non posso sopportare la vista degli uccelli
acquatici mutilati all’ala: la mancanza della sua estremità e lo spettacolo ancor più triste offerto dall’uccello quando apre le ali mi rovinano tutta la gioia che mi procurerebbero quegli animali, anche se
appartengono a una specie che non soffre per la mutilazione.
Per esempio i cigni selvatici, in generale, non ne soffrono, e, se sono
appropriatamente curati, dànno prova del loro benessere covando le
uova e allevando la prole. Ma all’epoca delle migrazioni le cose cambiano: sempre di nuovo gli uccelli raggiungono a nuoto la sponda
dello stagno che si trova sottovento, per poi cercare di prendere il
volo disponendo di tutta la superficie dell’acqua, e sempre di nuovo
intonano il loro sonoro segnale del volo, cercando di sollevarsi, e
sempre di nuovo questi grandi preparativi finiscono in un miserevole sbatacchio9 di quell’ala e mezzo: è proprio uno spettacolo triste!
Ma, nelle condizioni in cui di solito li si tengono nei giardini zoologici, i più infelici sono, di gran lunga, gli animali intelligenti e vivaci.
Essi però non suscitano quasi mai la compassione dei visitatori dello zoo, e tanto meno queste creature intelligenti ed evolute fanno
pietà quanto più, sotto l’influsso della severa prigionia, si riducono
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3 Esperienze di vita – Con gli animali
10. adepte: iscritte, fa-
centi parte.
11. cacatua: particola-
re specie di pappagallo.
12. psichico: mentale.
13. antropoidi: grandi
scimmie, scimpanzé somiglianti all’uomo nell’aspetto.
14. cagionare: causare.
15. Robert Yerkes:
scienziato americano,
studioso delle grandi
scimmie.
16. igiene mentale: salute psichica, mentale.
ad essere dei poveri idioti, delle miserevoli caricature di se stessi.
Mai nel pubblico ho còlto un segno di compassione di fronte alle
piccole gabbie dei grossi pappagalli. Le vecchie signore sentimentali, le fanatiche adepte10 della lega per la protezione degli animali difficilmente trovano qualcosa da ridire nel vedere un pappagallo cinerino, o dell’Amazzonia, o un cacatua11, rinchiuso in una gabbia per
lui minuscola o addirittura legato a un supporto.
E proprio i grossi pappagalli sono non solo intelligenti, ma anche incredibilmente vivaci, in senso sia fisico sia psichico12, e assieme ai
grossi corvi sono forse gli unici fra gli uccelli a conoscere quella forma di sofferenza che tormenta anche l’uomo in stato di cattività, la
noia. Eppure nessuno compiange il destino veramente degno di
compianto di questi animali martoriati nelle loro gabbie a forma di
torre o di campana.
Ma ancora molto più infelici di tutti gli altri animali in condizioni di
severa cattività sono le scimmie, e soprattutto i grossi antropoidi13,
gli unici animali cui le sofferenze psichiche possono anche cagionare14 gravi danni fisici.
A volte le scimmie antropoidi si annoiano letteralmente a morte, soprattutto quando sono da sole in gabbie troppo piccole. È per questo e soltanto per questo che i giovani scimmiotti prosperano e crescono magnificamente fin che sono in mano di privati e fanno vita
comune con la famiglia, mentre cominciano subito ad ammalarsi e a
intristire quando, divenuti grandi e pericolosi, vengono trasferiti
nelle gabbie del più vicino giardino zoologico.
Ho qui accanto a me il magnifico libro sugli scimpanzé di Robert
Yerkes15, il miglior conoscitore di questa specie di antropoidi, secondo il quale per mantenere sani questi animali, che sono i più simili all’uomo fra tutte le creature viventi, l’«igiene mentale16» ha importanza non minore dell’igiene fisica. E tenere delle scimmie antropoidi isolate e in gabbie piccole come quelle del nostro zoo di
Schönbrunn è una crudeltà che andrebbe punita dalla legge.
(da L’anello di Re Salomone, Bompiani, Milano, rid. e adatt.)
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Rosetta Zordan, Il quadrato magico, Fabbri Editori © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education