Gente – 12 Maggio 2015
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Gente – 12 Maggio 2015
01/05/2015 Gente - N.18 - 12 Maggio 2015 Pag.60 (diffusione:372741, tiratura:488629) quando allo zoo le bestie erano loro caccia al nero la terribile foto, scattata alla fine dell’ottocento, di un africano imprigionato dentro una rete usata per la caccia. trattato come un animale, era destinato a essere esposto in uno “zoo umano”. l’immagine è tratta da Uomini nelle gabbie di Viviano domenici. uomini e donne messi in mostra nelle gabbie come animali esotici. una tragedia durata Fino al 1958. che non dobbiamo dimenticare mai di marco Pagani o ggi siamo tutti attoniti spettatori della terribile tragedia dei migranti che a centinaia vengono inghiottiti dal mare, intrappolati su barconi fatiscenti su cui vengono ammassati da mercanti di uomini senza pietà, mentre fuggono dalla miseria dei loro Paesi alla disperata ricerca sulle nostre coste di un’àncora di salvezza capace di ridare dignità alle loro vite. Prigionieri, anche, dei rimpalli di responsabilità tra chi dovrebbe accoglierli e non trova l’accordo per farlo. Ma c’è stato un tempo in cui di quell’umanità dolente il mondo occidentale andava scientemente alla ricerca: per sfruttarla in modo ancora più indegno. Lo svela, adesso, Uomini nelle gabbie (17 euro), scritto da Viviano Domenici ed edito da Il Saggiatore, un libro scioccante. Già, perché non racconta di gente colpevole di orrendi crimini e per questo giustamente im- 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il razzismo può anche essere curiosità morbosa. ce lo ricorda un libro choc 01/05/2015 Gente - N.18 - 12 Maggio 2015 Pag.60 (diffusione:372741, tiratura:488629) prigionata. Tratta, invece, della pratica più vergognosa che la cosiddetta civiltà si sia inventata: comprare uomini e donne, provenienti dalle zone più remote del nostro pianeta, per metterli in mostra a pagamento sfruttando il colore della loro pelle e le loro caratteristiche fisiche per stimolare la curiosità morbosa degli spettatori. Il caso peggiore fu quello di Sarah, sudafricana portata in Europa nel 1810 e per cinque anni esposta in una gabbia siccome i suoi tratti “l’accomunavano alle scimmie, in particolare all’orangotango”, rivela il libro. La poveretta morì alcolizzata nel 1815. Si scopre così che ad inventare gli “zoo umani” è stato, tra il 1875 e il 1876, Carl Hagenbeck, commerciante ad Amburgo, in Germania, di animali selvaggi con cui riforniva i giardini zoologici di mezza Europa. Venne a lui l’idea di esporre alcuni indigeni dell’isola di Samoa e dei lapponi presentandoli come “individui allo stato di natura”. E poi mise in mostra dei nubiani insieme con i loro dromedari. I risultati furono al di là di ogni più rosea aspettativa: un milione di visitatori accorse a vedere quegli esseri umani esposti nelle gabbie. L’argomento diventa d’attualità pensando all’Expo 2015 in corso in questi giorni, e fino al 31 ottobre, a Milano. Manifestazione che ovviamente non ha in programma nulla di simile. Ma gli “zoo umani” diventarono proprio una delle attrazioni maggiori delle prime Esposizioni universali: a Londra, nel 1851, in un apposito spazio recintato furono messi in mostra hindu e thug dell’India; a Parigi, nel 1889, venne ricostruito un “villaggio negro” con 400 africani; a Bruxelles, nel 1897, 267 uomini e donne del Congo finirono ammassati in capanne circondate da cartelli che avvertivano i visitatori di “non dare da mangiare ai negri, sono nutriti”. E a St. Louis, negli Stati Uniti, nel 1904, furono organizzate perfino delle gare in cui gli indigeni in esposizione dovevano cimentarsi in sport mai praticati prima, dal baseball al lancio del peso: con risultati deludenti, che il presidente dell’esposizione sottolineò essere la prova dell’inettitudine fisica delle razze inferiori. Disgrazie antiche, di- l’esposizione indecente New York (Stati Uniti). ota Benga, il pigmeo che nel 1906 era esposto insieme con una scimmia in una gabbia dello zoo della città americana. rete. Sbagliato. Un’altra volta a Bruxelles, nel 1958, gli organizzatori fecero arrivare 700 congolesi, ospitandoli in un ambiente fatto di capanne e animali imbalsamati. Fa rabbrividire la foto, pubblicata nel libro, di un’elegante signora che offre qualcosa a una bimba chiusa nel recinto, come se desse una nocciolina a un elefante. E l’ultimo caso europeo di questa aberrante usanza è addirittura datato 2005: ad Augusta, in Germania, fu inaugurato un african village nello zoo locale. La spiegazione data dalla direttrice: «È il posto giusto per trasmettere un’atmosfera esotica». Uomini nelle gabbie fa capire che anche da semplici turisti ci si può trasformare in voyeur razziali: andando, per esempio, nelle favelas di Rio de Janeiro per vedere come vivono i suoi poveri abitanti; o in Thailandia dalle donne giraffa, per il collo avviluppato da colonne di anelli lunghe 30 centimetri, che in realtà sono costrette ad indossare. Ora l non si può più fare finta di niente. La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato trattata da scimmietta Bruxelles. Una signora offre cibo a una bimba congolese chiusa in un recinto, sotto gli occhi del pubblico, all’esposizione universale del 1958 nella capitale del Belgio.