Jonio - Parrocchia Aci Sant`Antonio

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Jonio - Parrocchia Aci Sant`Antonio
LA Jonio
VOCE
Anno LX- N. 1
Domenica, 26 febbraio 2017
� 1,00
Spedizione in a.p. 45%
Autorizz. Dir. Prov. P.T. CT.
Scuola
Libera per tutti, miracolo
d’ogni giorno nelle aule
dell’
www.vdj.it
[email protected]
Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio
RICORDO
LIBRI
TESTIMONIANZA
Antonio Prestinenza
fine letterato
giornalista e artista
a 50 anni dalla morte
Nino Blandini
Presentata a Dagala
la ricca antologia
di poesie - preghiere
di Maria Pia Risa
Padre Salvatore Arcifa
esemplare sacerdote
formatore di coscienze
e direttore spirituale
2
don Roberto Strano
2
Domenico Strano
3
Diocesi Il solenne annuncio, la gioia della comunità in attesa, la consacrazione a Tindari
Mons. Giombanco vescovo di Patti
Da anni ho in mente di scrivere un breve saggio di micro-sociologia scolastica; ma non trovo
mai il tempo e l’energia. Probabilmente non ne
sarei neanche capace: ci vorrebbero armi affilate, un robusto etno-antropologo e quattro guide
esperte per inoltrarsi nella giungla dove vivono
tutti i popoli della scuola, indigeni ed emigrati,
divisi per tribù (e tabù).
Così rimando sempre, e mi accontento con
poche righe, ma sentite.
Durante le vacanze di Natale ho visitato Napoli (stupenda): sapevo del miracolo di san Gennaro, santo Patrono, che una volta o due l’anno
fa liquefare il sangue in un’ampolla; non sapevo
di santa Patrizia, santa compatrona (a Napoli si
contano ben 52 santi protettori! ), che fa lo stesso
miracolo una volta l’anno, ma lo farebbe anche
tutti i martedì o addirittura su richiesta.
Ancora in tema di santi: sant’Ignazio di Lojola,
il fondatore dell’ordine dei Gesuiti e della Ratio
atque institutio studiorum Societatis Jesu (fondamento degli odierni licei), pare sia il santo protettore della scuola.
Ed è a lui che dobbiamo, allora, i miracoli che
avvengono ogni giorno nelle scuole. E’ un miracolo infatti che migliaia di bambini e adolescenti, che si fa fatica a tenere assieme nelle feste di
compleanno a dieci o a venti per volta, coabitino
sotto lo stesso tetto, le stesse regole, condividendo tacitamente ed esplicitamente un progetto
organico di vita. E’ un miracolo anche che non
crolli una scuola al giorno (Dio non voglia).
E’ un miracolo che raramente avvengano a
scuola atti di bullismo, vandalismo, risse, spaccio di droga o sopraffazioni varie (salvo quelli
immediatamente resi noti all’opinione pubblica,
davvero residuali nelle pagine di cronaca).
E’ un miracolo che tutti i giorni ci si dia appuntamento alla stessa ora per andare avanti
tutti insieme, provvedendo alla crescita culturale
ed all’attivazione sociale di intere generazioni di
giovani adulti.
Ma il miracolo più grande e meno noto è quello che a scuola, ogni giorno, si “sciolgono” i lunghi silenzi degli adolescenti, le batterie dai cellulari, tanti ma tanti pregiudizi.
La scuola libera da ogni costrizione, democratica, pluralista, pubblica, al netto delle situazioni problematiche particolari legate ad alcuni
professori assenteisti, poco preparati o vessatori
(pochi, pochissimi, sempre meno),
Riccardo Biasco
dirigente scolastico
(continua a pag. 2)
Nino De Maria, Domenico Pantaleo, Domenico Strano, don Roberto Strano e Francesco Vasta - Foto di Fabio Consoli e Nino De Maria (alle pagine 4 e 5)
ACI SANT’ANTONIO La ricca esperienza dell’emittente parrocchiale un esempio concreto di solidarietà
Radio Tau porta nelle famiglie la “buona parola”
Si chiama “Radio Tau”, ha la
sua sede nella Parrocchia di Aci
Sant’Antonio, è nata per consentire a quanti sono impossibilitati
di seguire ugualmente le funzioni religiose. Ma poi ha ampliato
la propria attività ed è diventata
strumento e luogo di confronto
e di proposte su temi di carattere sociale, oltre che religioso. Ha
pochi mezzi ma ampio respiro e
DIOCESI
DIOCESI
Azione Cattolica
Eletti i 20 consiglieri
Presentati i tre nomi
per la presidenza
Annalisa Coltraro
6
Ordinato diacono
dal Vescovo in Cattedrale
il giovane linguaglossese
Raffaele Stagnitta
don Alfio Privitera
7
Carnevale: non solo carri allegorico - grotteschi
nazionale, tanto che il carnevale di Acireale è ormai
giudicato il terzo a livello nazionale (dopo Viareggio e Venezia) e addirittura il decimo al mondo, e
questo a giudizio dell’autorevole quotidiano inglese
“The Guardian”. I festeggiamenti carnascialeschi
sono stati aperti con la consegna della chiave della
città, da parte del sindaco Roberto Barbagallo, a Re
Burlone e alla Regina del Carnevale, impersonati
dal “florido” Santo Di Mauro e dalla deliziosa Anais
Pettinato. Una chiave enorme, in carta pesta come i
mastodontici carri, e buona per aprire il Castello dei
sogni e la Città dell’allegria, che è ciò che diventerà
Acireale fino al 28 febbraio sotto il governo di siffatti
sovrani.
Circa 35mila le persone che hanno seguito i corsi mascherati delle prime due giornate, affollando
fin dal mattino le strade della città, mentre dome-
Rita Messina
(a pagina 8)
SANTA VENERINA
ACIREALE L’edizione 2017 lancia la città nel panorama europeo anche grazie al processo di destagionalizzazione
È stato un successo il primo week end del Carnevale di Acireale, edizione 2017. Nel pomeriggio
di sabato 18 febbraio si è svolta la prima sfilata dei
nuovi carri allegorico-grotteschi, per i quali c’era
grande attesa dopo la pausa forzata dello scorso
anno, quando, com’è noto, non fu possibile per i
carristi approntare nuovi manufatti. E l’attesa non è
andata delusa, perché gli otto nuovi carri, per i quali
i maestri carristi hanno lavorato incessantemente
per otto mesi, si sono presentati lungo il circuito in
tutta la loro maestosità e bellezza. Sono stati due
giorni di festa, di allegria, di gioia, di sano e puro divertimento, non solo per gli acesi, ma – soprattutto
– per i numerosi turisti giunti da tutta la Sicilia, dalla Calabria ed anche da altre regioni d’Italia, venuti
appositamente per partecipare a questo evento che
ha assunto sempre più rilevanza nazionale e inter-
un motore eccezionale: l’entusiasmo e lo spiritio di solidarietà dei
suoi operatori, tutti volontari guidati dal vicario parrocchiale don
Andrea Sciacca: Antonio Manuel
Castro, Manuela Cordaro, Valerio Scamporrino, Chiara Michelle
Messina,Rosario Pulvirenti.
nica erano più di 100 i pullman turistici posteggiati
nell’area riservata in zona Tupparello. E per i giorni “clou” della manifestazione, quelli che vanno dal
giovedì grasso 23 febbraio a martedì 28, si prevedono cifre da capogiro.
Ma il Carnevale di Acireale non significa solo sfilate di carri, perché ci sono pure le bande musicali,
le maschere singole ed i testoni, i gruppi scolastici
che sfilano il 23 pomeriggio ed il 25 mattina, i concerti serali con i più noti gruppi musicali del momento. E tante altre manifestazioni di contorno, tra
cui la mostra-concorso dei carri in miniatura nell’ex
Collegio Santonoceto, che quest’anno si fa in due
con un’altra esposizione presso il Palazzo Corvaja di
Taormina;
Nino De Maria
(continua a pag. 2)
Adottato dal commissario
il Piano regolatore
Il sindaco Greco: “Era
un bisogno primario”
Domenico Strano
8
2
In Seconda
26 febbraio 2017
dell’
Jonio
RICORDOA 50 anni dalla scomparsa di Antonio Prestinenza, uomo di cultura nativo di Acireale
TESTIMONIANZASu padre Salvatore Arcifa
Lo scorso 13 febbraio, si sono compiuti 50 anni dalla morte improvvisa
all’età di 72 anni, dopo breve malattia,
di Antonio Prestinenza, giornalista
e scrittore, per 19 anni, dal 1 maggio
1948, direttore del quotidiano “La Sicilia” della cui redazione già faceva parte
dal 1946, nella sede dell’ex monastero
benedettino “Sant’Agata” di via Santa
Maria del Rosario. Nella direzione sarebbe subentrato il dottor Mario Ciancio e in qualità di condirettore il dottor Piero Corigliano: un sodalizio che
sarebbe durato sino al 30 giugno 1987.
Martedì 14 febbraio 1967 il giornale
uscì con la testata listata a lutto.
Nato ad Acireale il 28 settembre
1894, a 16 anni aveva conseguito il diploma magistrale e successivamente
la “patente” di abilitazione all’insegnamento. Tra studio e poesia, nel 1914,
dopo la licenza liceale, frequentò la
facoltà universitaria di Legge ed iniziò
anche la collaborazione col giornale
“Corriere di Catania”. Espletò il servizio
militare di leva al fronte di guerra italo-austriaco.
Scrivono i giornalisti Giuseppe Di
Fazio e Giuseppe Farkas in “Un giornale, un’’isola: La Sicilia di Domenico Sanfilippo, Alfio Russo e Antonio
Prestinenza, 1945/1967” (Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia editore,
2005) che insegnò per tre decenni, con
qualche interruzione, nelle scuole elementari catanesi. Alla “Cesare Battisti
<diede vita a interessanti esperimenti
didattici, sia collaborando a una rivista pedagogica (“La scuola bella”), sia
producendo testi da far rappresentare
ai ragazzi. Prestinenza partecipò alla
grande guerra come sottotenente nel
141° fanteria “rimanendo prigioniero
per oltre due anni nei campi di internamento di Mauthausen, Ostffyassonifa,
Spratzen e Marketrenk”, compreso il ricovero a Laiback. Tornato dalla guerra,
con notevoli sacrifici riprese l’insegnamento, vinse il concorso primo in graduatoria per passare di ruolo e in meno
di due anni, come ricorda Sebastiano
Catalano in “Protagonisti a Catania
tra Ottocento e Novecento” (Catania,
CUECM, 1997), si laureò in Giurisprudenza, il 15 dicembre 1921, con una
tesi di Diritto internazionale, relatore
il prof. Eduardo Cimbali, e diede inizio
alla sua intensa attività di giornalista,
anche come inviato speciale all’estero.
Era stato anche redattore culturale
di diversi periodici, tra i quali “Rivista
delle Signorine” con Titomanlio Man-
La morte del carissimo
padre Salvatore Arcifa ci addolora profondamente e genera un vuoto difficilmente
colmabile in quanti abbiamo
beneficiato del suo esemplare
ministero sacerdotale.
Era nato ad Acireale il 25
settembre 1928. Compiuti
gli studi nel nostro Seminario Diocesano fu ordinato
sacerdote il 10 marzo 1951.
Per volere del vescovo, mons.
Salvatore Russo, si iscrisse
all’Università di Catania, nella
Facoltà di Lettere, per conseguire la Laurea. Insegnò nel
nostro Seminario Diocesano e, successivamente, quale
vincitore di concorso statale,
prima nella scuola Media e
poi nell’Istituto Tecnico Commerciale “A. Majorana” di
Acireale, dove concluse la sua
brillante carriera di docente. Dotato di una intelligenza
non comune, trasmetteva agli
alunni, con passione e competenza, la materia che insegnava, lasciando in ognuno
ricordi indelebili che il tempo
non è riuscito mai a scalfire,
né a cancellare. Fu Assistente
diocesano della Gioventù maschile di A.C. , per un breve
periodo vice parroco a Milo
accanto
all’indimenticabile arciprete mons. Concetto
Fichera e per lungo tempo
Cappellano all’Istituto Buon
Pastore.
Laddove è emerso particolarmente il suo Ministero
sacerdotale è stato nella formazione delle coscienze attraverso la Direzione spirituale e
il Sacramento della Penitenza,
a cui ha dedicato ampia parte della sua vita, fino a pochi
giorni fa. Lo ricordiamo, con
grata ammirazione, negli anni
’70 nella parrocchia di San Paolo Apostolo ad Acireale, poi
nella Basilica dei SS. Apostoli
Pietro e Paolo, nella chiesa di
San Martino e nelle sue mura
domestiche, sempre pronto,
disponibile ed accogliente.
Dotato di un carattere forte,
di una disciplina ascetica irreprensibile, apparentemente
sembrava difficile poter in-
Fine letterato, giornalista e artista Grande direttore spirituale
zella, “Rivista di
Sicilia”, “L’Ascesa”,
“Rinascenza scolastica”, “Il Polline”,
“Farfalle”,
“Prodanselmo”, “Giornale dell’Isola”, del
cui
prestigioso
supplemento letterario era stato
collaboratore con
il
giovanissimo
Giorgio La Pira e
la “giovane pleiade” (Natale Scalia,
Ferdinando Caioli,
Giuseppe Patanè,
Ercole Patti e Vitaliano Brancati, che
avrebbe frequentato la redazione de
“La Sicilia” quando
Prestinenza
era direttore), dal
1929 al 1930, “Il
Popolo di Sicilia
dal 1931 al 1937,
lavorando alla cronaca e in terza pagina. Intellettuale pacato e affabile, mite
e cordiale, sorridente e di poche parole
fin dai tempi della giovinezza (allorché
frequentava il Caffè Brasile luogo di incontro con gli amici artisti Aniante, Villaroel, Patti, Gandolfo, Nicolosi, Bruno)
avrebbe mantenuto con passione e dedizione tale stile per tutta la vita.
Nel 1939 ricoprì la carica di ispettore della Federazione catanese dei fasci e
nel dopoguerra, dalla Commissione per
gli illeciti del fascismo, fu sospeso per
3 anni dall’elettorato attivo e passivo
e interdetto dai pubblici uffici. Ciò gli
avrebbe impedito di succedere subito,
come avrebbe voluto l’editore Domenico Sanfilippo, nell’autunno del 1946,
nella direzione de “La Sicilia” a quel
giornalista di altissimo livello che fu Alfio Russo che aveva preferito diventare
a Roma caporedattore del “Risorgimento liberale”. Fece parte della redazione
di “Catania, rivista del Comune”.
Nel 1940 fu richiamato alle armi
col grado di capitano di fanteria e prestò servizio militare in Sardegna per oltre tre anni. Fu decorato nel 1941 della
Croce di guerra. Dal 1944 al 1949 tornò
ad insegnare al Circolo didattico “Cesare Battisti”. Nel 1946 apparvero i primi
articoli su “La Sicilia”, che “dimostrano
la flessibilità” scrive Catalano “la varia e
molteplice esperienza, il retroterra spirituale dell’autore...dal 1947, e per un
decennio, fu l’estensore della rubrica
<Tre>” di prima
pagina, che distillava dalla congerie di
avvenimenti vicini
e lontani tre notizie
condensate, mettendo in evidenza
con increspata ironia le contraddizioni e l’utopia”. Scrive di lui Carmelo
Musumarra in “Per
un bilancio di fine
secolo Catania nel
Novecento”, Catania Società di Storia
Patria per la Sicilia Orientale 2002,
“Egli passò dalla
cronaca alla critica,
dopo un’esperienza
sempre più e meglio caratterizzata.
Il giornalismo fu,
per
Prestinenza,
soltanto uno stimolo a cimentarsi in
altri percorsi artistici e culturali, nel
senso assai determinante di una personalità poliedrica ma sempre consapevole, mai dispersiva”. Fu anche pittore,
appassionato di musica sinfonica e da
camera.
. Letterato di razza, fecondo narratore, romanziere e novelliere, esordì
con “Bambina, l’amore!” 1923, “La città
dalle cento campane” 1929 in cui descrisse Acireale, “Il principe senza regno” 1931, “Primavera borghese” 1933,
“Amore all’antica” 1934, “Gli Inglesi a
Malta” 1935, “Mària” 1936, “La collina degli innamorati” 1939. Nel 1971 fu
pubblicato postumo l’ultimo racconto
emblematico “Contrasto con l’ombra”,
con prefazione di Vittorio Frosini.
Lo colse ancora attivo e nella piena
maturità dell’impegno culturale la morte. Giovanissimo, nel 1913, aveva scritto
su “La bara” versi struggenti: “Dolente
folla si prosterna, il cielo/ è tutto azzurro, eppur passa una bara,/ attorno ad
essa come diaccia e amara/ folata greve
è de la Morte il gelo”.
Chi scrive questo ricordo era presente, la mattina di martedì 14 febbraio
1967, in una gremita chiesa “San Michele ai Minoriti” in Catania alla celebrazione della s. messa esequiale in suffragio di Antonio Prestinenza.
dell’
Jonio
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Italiana Settimanali Cattolici
fatte salve le famiglie che non remano nella stessa direzione (pochissime o poche, ma, ahimè in aumento), escludendo presidi autoritari o
inesistenti (spero, pure, in numero
ridotto), la scuola, dicevo, c’è.
Ed è per tutti…. libera per tutti.
P. S.: Per i giovani che non lo sapessero, la formula” libera per tutti!” è tratta da un gioco popolare di
movimento, temo desueto, detto
“nascondino” (ammuccia-ammuccia), tanto semplice quanto, nel caso
nostro, emblematico. Una squadra
si nasconde, ognuno in un luogo diverso, ed un singolo, nemico, deve
avvistare e fare prigionieri i componenti avversari, al grido “Visto!”,
seguito dal nome dell’intercettato.
Ogni fuggiasco latitante ha facoltà, però, toccando, generalmente in
corsa, un luogo convenuto di liberare tutti gli altri. Gli abbinamenti
e le metafore possibili le lascio: mi
piace pensare però, che quel luogo
convenuto, liberatorio, magico, sia
la scuola.
Riccardo Biasco
Il Carnevale di Acireale
Il progetto prevede di rendere abitabile il pried il Concorso dei bambini
in maschera venerdì 24 al teatro “Turi
Ferro”. E se i carri infiorati sono stati
Nella sede di Acireale del Credito Siciliano,
gruppo Credito Valtellinese, nei giorni scorsi
è stata presentata “Bancaperta”, uno sportello
telematico self service, aperto lo scorso mese
di dicembre al “Sicilia Outlet Village”, in cui il
cliente attraverso il collegamento video può effettuare diverse operazioni bancarie in tempo
reale come, ad esempio, fare versamenti, prelevamenti, dare disposizioni firmate digitalmente, pagare utenze, compiere deleghe e altre
operazioni che prima dell’avvento tecnologico
era possibile espletare soltanto con l’operatore
bancario face to face.
Saverio Continella, amministratore del Credito Siciliano, nel comunicato stampa ha tra
l’altro commentato: “Con questa sfida la banca intende sottolineare come la filiale rimanga
principale segno di presenza sul territorio, ma
con una modalità di nuova generazione che
consente di estendere la localizzazione ed i periodi di apertura di una banca già orientata a
soddisfare le future esigenze della clientela”.
Nella nuova filiale di “Sicilia Outlet Village” operano140 brand internazionali e, come
spiega nel comunicato stampa Victor Busser,
General Manager della società che gestisce il
Village, “c’è la volontà di garantire ai milioni di
visitatori la possibilità di godere vantaggi reali e concreti per i propri acquisti e la presenza di ‘Bancaperta’ rafforza la formula vincente che caratterizza ‘Sicilia Outlet Village’, una
shopping experience esclusiva per le esigenze
di clienti, che sono sempre più alla ricerca di
prodotti di qualità e di tendenza e che hanno
un’attenzione crescente e attenta ai costi e ai
servizi offerti”.
Il “Sicilia Outlet Village” è raggiungibile lungo l’autostrada A19 Catania-Palermo-Catania.
Salvatore Cifalinò
Don Roberto Strano
Antonino Blandini
dalla prima
Scuola libera per tutti
staurare un rapporto di amicizia, ma dietro quell’apparente
durezza si nascondeva un
cuore amabile, comprensivo
e paterno, che ispirava fiducia.
Possedeva una carica di umanità non comune che lo portava ad essere sempre presente soprattutto nei momenti di
dolore e di apprensione.
La sua vasta cultura l’ha
messa a disposizione di tutti nei suoi pregevoli scritti.
Opere monumentali, quali la
biografia di mons. Michele
Cosentino che, nel ripercorrere la vita del mai dimenticato
padre spirituale del Seminario
acese, padre Arcifa ha offerto
anche una abbondante storia
della Diocesi. L’ultima fatica,
veramente monumentale, è
stata il “Dizionario antologico
del pensare cristiano”, frutto
di una raccolta di brani di autori antichi e contemporanei,
da lui schedati nella sua vita
sacerdotale. L’8 settembre
scorso, di buon mattino, egli
venne in Cattedrale a farmi
dono di questa preziosa opera. Lo fece, come sempre, con
grande umiltà. Volle anteporre una dedica al libro in cui
scrisse di essere “l’infimo dei
parrocchiani, affettuosamente
devoto”. Di quest’opera, con il
suo permesso, ho avuto modo
di scrivere su questo giornale
mesi fa.
Nella ristrutturazione delle
Parrocchie del 2008, la parrocchia di Odigidria fu accorpata alla Cattedrale e padre
Arcifa divenne “parrocchiano” ! Egli manifestò la sua appartenenza con grande gioia
e, memore dell’antica amicizia
che lo legava alla mia famiglia
(era stato anche professore di
mio fratello), mi fece dono di
alcune confidenze, soprattutto in prospettiva della sua
morte.
In occasione del mio XXV
anniversario di vita sacerdotale mi regalò un oggetto da
lui ricevuto dall’indimenticabile e compianta sorella, la signorina Anna. Me lo accompagnò con queste parole che
difficilmente dimenticherò:
“Con amore mi è stato donato, con altrettanto amore te
lo regalo”. Se mai ce ne fosse
stato bisogno, ho compreso
ancor meglio che padre Arcifa mi voleva, veramente, un
gran bene !
Quando il 9 ottobre 1958
il Santo Padre Pio XII morì,
mons. Russo nel comunicarlo alla Diocesi scrisse: “Sembrava non dovesse morire
mai, tanto l’umanità ha avuto
bisogno di Lui”. Lo stesso potremmo ripetere tutti coloro,
e sono tanti in Acireale, che
abbiamo beneficiato della
sua saggezza e della sua guida
spirituale. Siamo altresì certi
che dal cielo egli sarà nostro
intercessore e continuerà a
vegliare con la sua discrezione sulle nostre vite, indicandoci il cammino che ci condurrà all’incontro definitivo
nella Casa del Padre.
A Dio, Padre carissimo,
ricevi la corona promessa ai
servi buoni e fedeli del Vangelo e riposa in pace.
spostati ad un’altra apposita manifestazione che si terrà dal 29 aprile al 1°
maggio, lunedì 27 febbraio (giornata
tradizionalmente dedicata al corso dei
fiori) ci sarà una ricostruzione storica con carrozze dell’Ottocento e auto
storiche dei primi del ’900, addobbate
di fiori come si faceva all’epoca.
Altra novità importante del Carnevale 2017 è la collaborazione con
l’emittente nazionale Rds, la cui squadra tecnica capeggiata da Claudio
Guerrini ha aperto la parata di sabato
18 con un carro allegorico realizzato
appositamente e ispirato a “Tutti Pazzi per… Rds”. Questo partenariato servirà a lanciare sulla ribalta nazionale
la manifestazione acese e contribuire
al raggiungimento di uno degli obiettivi perseguiti dal sindaco Roberto
Barbagallo, dall’assessore al Turismo
Antonio Coniglio e dal presidente
della Fondazione del Carnevale Antonio Belcuore, e cioè uscire dal circuito
regionale. Altro obiettivo perseguito
è quello della destagionalizzazione
del Carnevale acese: in questo senso
si muove infatti la Festa dei fiori realizzata in piena primavera, oltre al già
collaudato Carnevale estivo tenuto
all’inizio d’agosto.
Appuntamento, quindi, alle sfilate
dei carri di sabato 25, domenica 26 e
martedì 28, ma anche a tutte le altre
manifestazioni in programma. E se
qualcuno vuole tentare la fortuna, c’è
pure la Lotteria del Carnevale di Acireale.
Nino De Maria
Sportello telematico
del Credito Siciliano
dell’
Cultura e Società
Jonio
26 febbraio 2017
3
LIBRI Introdotto da Salvo La Rosa e da don Roberto Strano il trezzoto Sandro Barbagallo presenta la sua opera
Musei Vaticani, storia, arte e cultura
La Basilica cattedrale di Acireale,
così ricca di storia e opere d’arte, è
stata la perfetta cornice per la presentazione del libro del dott. Sandro Barbagallo dal titolo “Musei
vaticani, arte, storia,curiosità”.
Opera di grande pregio artistico
e storico con approfondimenti su
parti di questo enorme complesso
museale poco conosciuti al pubblico. Scoprire cosa succede nelle sale
di restauro, dove le innumerevoli
opere d’arte riprendono a “vivere” o
vengono amorevolmente mantenute nel loro splendore, è un viaggio
emozionante.
La serata ha avuto inizio con i
saluti ai numerosi ospiti in sala del
presentatore Salvo La Rosa e del
rettore della Basilica Cattedrale padre Roberto Strano. Il pubblico ha
poi potuto immergersi nella fantastica atmosfera di una visita ad uno
dei musei più visitati al mondo, primo in Italia, anche se, ad onor del
vero, trovandosi nella Città del Vaticano non è in territorio italiano.
L’autore, prima di iniziare la sua
presentazione, ha invitato il pubblico ad assistere ad un breve docu-
mentario, che ha illustrato le parti
salienti di cui è composto l’intero
complesso, con le sue magnifiche
sale aperte al pubblico dal lontano 1771 per volere dell’allora Papa
Clemente XIV, al secolo Giovanni
Lorenzo Ganganelli. Ma il documentario fa conoscere anche la
parte “nascosta”, quella che il pubblico non vede, ma che possiamo
immaginare come il luogo dove
le opere d’arte ritornano a vivere,
sotto la cura di esperti restauratori,
che con il loro sapiente e certosino
lavoro tolgono la patina del tempo
che inevitabilmente oscura la loro
bellezza. Quanta storia e quan-
ta arte c’è nei 7 km di percorso.
Al suo interno circa 800 persone
svolgono quotidianamente il loro
lavoro per offrire ai circa 6 milioni
di visitatori annui, provenienti da
ogni parte del globo, un affascinante viaggio nell’arte e nella storia che
difficilmente potranno dimenticare.
Il dott. Barbagallo ha illustrato,
dopo la visione del breve documentario, il contenuto del suo libro
attraverso l’aiuto di fotografie che
riproducevano gli interni dei musei. La raccolta inizia la sua lunga
storia per volere di uno dei Papi
più conosciuti e forse più temuti,
Giulio II, al secolo Giuliano Della
Rovere, il cosidetto Papa guerriero,
che non si faceva certo pregare ad
indossare l’armatura al posto della
candida veste bianca per combattere i suoi nemici. Dobbiamo a lui la
Cappella Sistina come l’ammiriamo
oggi, ma i musei vaticani non sono
soltanto la Cappella Sistina ma
sono un lungo percorso che spazia
dalla cultura degli antichi egizi alle
opere d’arte più recenti, con la presenza di capolavori dei più grandi
maestri dell’arte di tutti i tempi.
Il dottore Sandro Barbagallo,
nato e cresciuto ad Aci Trezza, si
diploma nel 1998 a Roma in Conservazione dei Beni Archivistici
presso l’archivio Segreto Vaticano,
consegue poi la laurea in Storia
dell’arte contemporanea a Siena e
da lì la sua carriera è stata costellata
da grandi successi professionali che
lo hanno portato a collaborare con
i massimi esperti del settore.
Collabora come critico d’arte per
l’Osservatore Romano e ha curato numerose mostre, come quelle
al museo Vittoriano di Roma su
Degas, Toulouse-Lautrec, Matisse
e Bonnard, Renoir, Picasso e tanti altri. Attualmente è il curatore
delle collezioni storiche dei Musei
Vaticani e direttore del museo del
tesoro della patriarcale Basilica di
San Giovanni in Laterano in Roma.
Salvo La Rosa ha concluso la serata con gli immancabili saluti e i
ringraziamenti a tutti coloro che
hanno collaborato per l’organizzazione e la realizzazione della conferenza.
Gabriella Puleo
SANTA VENERINA Presentata nella chiesa parrocchiale di Dagala l’antologia di Maria Pia Risa
”Poesie - preghiere” e pure musica
“Un incontro pieno di spiritualità dove poesia, preghiera e musica hanno testimoniato la
bellezza del creato”. Così domenica scorsa 19
febbraio ha voluto introdurre don Santo Leonardi, parroco di Dagala del Re, la presentazione
del volume “Poesie-preghiere da San Francesco
ad oggi” di Maria Pia Risa, che raccoglie 209
opere di 58 autori diversi. L’autrice ha svolto la
ricerca quasi interamente presso la Biblioteca
Apostolica Vaticana sotto la guida di don Santino Spartà e ha incluso nel suo lavoro autori
tra i più noti della letteratura italiana come San
Francesco, Petrarca, Dante, Boccaccio, Pascoli,
Ungaretti, autori considerati anti-clericali – ma
che, alla luce dei testi, potremmo definire diversamente clericali – come Leopardi, Montale
D’Annunzio, donne di grande spessore di cui
Santa Caterina da Siena e Vittoria Colonna ne
sono un esempio, grandi papi come san Giovanni Paolo II. Il merito della Risa è quello di aver
dato vita ad una raccolta poderosa che consente
uno sguardo ampio non solo su autori meno conosciuti ai più (come Lorenzo de Medici e Antonio Fogazzaro) ma su una vera e propria antologia che può essere consultata facilmente per
usi didattici o personale grazie ad un cospicuo
glossario di nomi in coda al libro.
“Il testo raccoglie opere che non vanno considerate né poesie né preghiere. Si tratta piuttosto
di opere che accanto alla parte letteraria presentano una parte contemplativa” ha specificato
Nino De Maria, valido collaboratore della nostra testata a cui è stato affidato il compito non
facile della presentazione dell’opera nella chiesa
Maria SS. Immacolata di Dagala. Il relatore ha
letto alcune di queste opere esaltandone la bellezza ermeneutica e la portata spirituale. La
preghiera di san Bernardo alla Vergine, XXXIII
canto del Paradiso della Divina commedia di
Dante Aligheri, “è tra le cose più alte e raffinate che ci siano nella letteratura italiana” ha aggiunto Nino De Maria, che l’ha letta per rendere
omaggio alla comunità parrocchiale di Dagala
molto devota alla Vergine.
L’incontro ha acquisito un respiro in più grazie alle suggestive melodie di Gesuele Sciacca e
la sua band che hanno musicato alcune poesie.
Molto apprezzata l’esibizione de “Il cantico delle
creature” di San Francesco, eseguita in apertura. L’incontro di Dagala è uno dei tanti momenti
che si stanno svolgendo nelle parrocchie della
diocesi ma l’intenzione è andare oltre: “Siamo
giornale della Chiesa tra la gente. Per questo
motivo vogliamo portare questo lavoro anche
nei luoghi meno scontati, come le carceri e gli
ospedali”, ha annunciato il direttore de La Voce
dell’Jonio Giuseppe Vecchio. L’autrice, alle ultime battute dell’incontro, ha ringraziato per l’ospitalità la comunità di Dagala nella persona del
suo parroco don Santo Leonardi. L’opera si avvale della prefazione di Antonino Blandini, giornalista ed esperto di diritto canonico, ed è stata
edita dalla casa editrice Agorà.
Domenico Strano
Recensioni
L’opera di don Sturzo per portare
la luce elettrica a Caltagirone
Francesco Failla
I lampioni di Caltagirone. Don Luigi
Sturzo e la luce elettrica in Sicilia”, edizioni EDB Lampi,
Bologna 2016.
Francesco Failla,
curatore di ricerche
e autore di pubblicazioni sulla vita e
sul pensiero di don
Luigi Sturzo, nonché
coordinatore
della
riorganizzazione e
catalogazione dell’archivio e della biblioteca della
casa natale della famiglia Sturzo-Boscarelli, racconta le peripezie del sacerdote calatino verso la
realizzazione del difficile progetto di illuminare
Caltagirone mediante l’elettricità.
Luigi Sturzo, figlio di Felice di Altobrando e
di Caterina Boscarelli, nacque nella Caltagirone
della seconda metà dell’Ottocento ed ereditò dal
padre i “ sentimenti profondamenti cristiani” che
lo condussero verso una vita dedita al sacerdozio, da principio in bilico tra l’attività pratica e la
forte aspirazione per la filosofia.
Nel 1895 “ a Roma , in mezzo al fervore degli
studi” don Luigi Sturzo diede una svolta alla sua
vocazione sacerdotale indirizzandola verso l’attività cattolico-sociale “…quel che mi fece più
impressione fu la vista di miserie inaudite in un
quartiere popolare di Roma…tosto mi procurai
della letteratura sociale, cercai di sapere…”
Sturzo, profeta nel suo tempo, grazie ai suoi
studi, dispose di modelli a cui ispirarsi e non
meno di coraggio nell’agire. Fede in Dio e fiducia
nell’uomo animarono le sue azioni.
Convinto che un buon governo derivi da programmi e criteri stabiliti e non solamente dalle persone, Sturzo si presentò, alle elezioni del
1899, con un programma articolato in quattordici punti confacenti i reali bisogni della città di
Caltagirone tra i quali: la necessità della realizzazione dell’impianto di illuminazione elettrica.
La narrazione scorrevole e al contempo ricca
di particolari che illustrano le numerose dinamiche politico-sociali nascoste dietro la realizzazione di un progetto dal forte impatto economico, rendono l’opera del Failla, direttore della
Biblioteca diocesana Pio XI di Caltagirone, attuale e spunto di riflessione per chi fa politica ma
sembra ignorare la buona politica.
Vanessa Giunta
ACIREALE “ Open Day” all’Istituto della Congregazione dell’Oratorio diretto dal prof. Giovanni Vec chio che presenta la sua offerta formativa
Due giornate di incontri ed eventi al “San Michele” per conoscerlo e apprezzarlo
“Benvenuti al San Michele” - Istituto San Michele: il
suo liceo e la sua città.
Questo lo slogan con cui,
in occasione del recente
‘Open Day’, il Liceo Scientifico Paritario dell’Istituto San Michele, diretto dai
padri della Congregazione
dell’Oratorio di san Filippo
Neri, apriva le proprie porte
alla città (e non solo) ed ai
propri potenziali nuovi utenti, con una manifestazione
suddivisa in due ‘tempi’ (per
dirla in gergo calcistico). Un
primo ‘tempo’, la mattina di
mercoledì 8 gennaio scorso, era dedicato alla visita
ed alla conoscenza dei locali
scolastici e ad un approccio
preliminare con i docenti,
che illustravano le attività
didattiche ordinarie ed extracurriculari, ma anche al’inaugurazione della nuova aula
multimediale LIM, con ‘buffet’ finale nei locali del grande refettorio dell’Istituto. Un
secondo momento, invece,
fissato per le ore pomeridiane di mercoledì 25 gennaio
e brillantemente condotto
dal professore Salvo Fichera,
docente di Educazione Fisi-
ca dell’Istituto, con l’attenta
regia del dirigente scolastico
professore Giovanni Vecchio,
era un ‘mix’ di informazione, cultura e spettacolo per
il quale, nella grande sala teatro in stile liberty dell’Istituto, si alternavano interventi
musicali, di recitazione, video, testimonianze e progetti
che evidenziavano una scuola viva ed al passo coi tempi.
Brillanti le recitazioni di poesie da parte di attuali alunni
dell’Istituto, erano di seguito
riproposte sotto forma musicale dal m° Gesuele Sciacca.
La manifestazione di mercoledì 25 gennaio, anche
in questo caso con buffet
per gli ospiti, era introdotta dall’esecuzione dell’inno
nazionale ‘Fratelli d’Italia’ e
dell’Inno della Regione Siciliana da parte della corale
polifonica ‘Don Antonino
Maugeri’ diretta dal m° Mario Licciardello, alle tastiere
il m° Angelo Valenti. Era poi
il momento del saluto del Direttore dell’Istituto san Michele, padre Alfio Cantarella
con il benvenuto alle autorità
civili e religiose ed al pubblico. Ed ancora, la proiezione
di un video sul ‘San Michele’,
a cura di alunne dell’Istituto;
di seguito, l’intervento del
dirigente scolastico professore Vecchio. Dopo l’intervento del coro dell’Istituto
Comprensivo Statale ‘Paolo
prevedono, infatti, nuove
attività di ‘lettorato’, affidate
a docente di madrelingua.
Particolarmente interessante l’intervento del professore Sebastiano Manzoni (ex
alunno dell’Istituto e pre-
Vasta’ di Acireale, introdotto dalla dirigente scolastica
professoressa Nunziata Di
Vincenzo, era il momento
della professoressa Iolanda
Lanzafame la quale, docente
di Lingua Inglese dell’Istituto, illustrava le novità che
la sua disciplina propone ai
discenti dell’Istituto: le tradizionali lezioni settimanali
sidente della Federazione
Regionale Scherma, nonché
figlio del compianto professore Raffaele Manzoni, con
il quale ex docente dell’Istituto questa disciplina sportiva proprio al ‘San Michele’
nacque ed ebbe successivo
sviluppo in Acireale.
Dopo il momento poetico-musicale, affidato ai di-
scenti dell’Istituto ed alla
musica del m° Sciacca, il
quale curava anche la promozione del proprio CD
‘Sentieri dell’anima’ (il ricavato della cui vendita è stato
destinato alle spese necessarie per mettere a norma
la sala teatro dell’Istituto),
il saluto del vice presidente
dell’Associazione “Ex-alunni” dell’Istituto prof. Nando Costarelli e della prof.
ssa Giuseppa Rita Scuderi,
presidente del Consiglio d’istituto del ‘San Michele’, i
momenti conclusivi della riuscitissima manifestazione
erano affidati al prof. Rosario
Faraci il quale, Ordinario di
Economia e Gestione delle
Imprese presso l’Università di Catania, illustrava con
l’ausilio di apposite slides il
progetto ‘Alternanza scuola-lavoro’ quest’anno proposto nell’Istituto, ad un’esibizione musicale del tenore
Orazio Monaco e del soprano Angela Aleo, ed infine
all’attesissimo ed applauditissimo intervento della cantante siciliana Lilla Costarelli
la quale, notissima vocalist
per ben 11 anni al Festival di
Sanremo, ma anche ospite
fissa di numerosi altri programmi Rai e non solo, eseguiva due brani tra gli scroscianti applausi del pubblico
in sala.
Era palpabile la soddisfazione generale tra gli organizzatori per l’ottima riuscita
di una manifestazione che,
inedita per l’Istituto, aveva, comunque, ottenuto un
buon consenso di pubblico;
l’auspicio generale è che l’iniziativa possa avere un seguito concreto in termini di
numerose iscrizioni di alunni perché il ‘San Michele’
possa continuare a vivere e
prosperare ancora ‘ad multos
annos’, nel solco di una consolidata tradizione culturale
che continui ad attualizzare
una storia fatta d’amore, dedizione e sacrificio, per una
comunità educativa a dimensione familiare ove ogni
alunno, seguìto con gore ma
allo stesso tempo con amorevolezza, secondo il gioioso metodo di san Filippo
Neri, possa coronare con
successo i propri studi.
Nando Costarelli
4
26 febbraio 2016
Speciale Chiesa
dell’
Jonio
L’ANNUNCIOIl vescovo di Acireale comunica l’elezione di mons. Guglielmo Giombanco a vescovo di Patti
Grande gioia per la Chiesa acese
Il primo messaggio del Vescovo eletto alla sua nuova comunità in attesa del Pastore
“Vorrei rinfrancarni con voi nella fede comune”
Sorelle e fratelli carissimi, con immensa gioia nel cuore mi rivolgo a voi con le parole
dell’apostolo Paolo: «Ho un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la
fede che abbiamo in comune, voi ed io» (Lettera ai romani, 1,11-12). Quando mi è stata
comunicata la volontà di papa Francesco di nominarmi vescovo della Chiesa di Patti, ho
subito pensato all’icona del pastore buono, così forte ed insieme così
dolce, scelta da Cristo per definire la sua persona e il suo rapporto con
noi. Il pastore buono, ci ha detto Gesù, conosce le sue pecore, cioè le
ama perché sono sue, perché gli appartengono, e offre la vita per loro.
Carissimi, vengo a voi per conoscervi, cioè per amarvi e farvi dono della mia vita. Voi siete la mia nuova famiglia, noi ci apparteniamo! Insieme seguiremo Lui, il pastore buono, perché riconosceremo la sua voce
ed Egli ci guiderà verso gli orizzonti sconfinati della verità e dell’amore. Per così grande dono ringrazio Dio, che con la sua luce illumina ed
orienta i passi del mio cammino. Esprimo profonda e filiale gratitudine
al santo Padre Francesco che, senza alcun mio merito, mi ha chiamato
al servizio episcopale. A lui prometto il costante ricordo nella preghiera
e il sempre rinnovato impegno di comunione e di docile obbedienza.
Saluto con rispetto e stima il vescovo Ignazio Zambito, che ha amato
e servito la nostra Chiesa con un lungo, fecondo e appassionato ministero pastorale. A
lui va la nostra profonda gratitudine e prego con voi il Signore, che conosce i cuori e
vede nel segreto, perché lo ricompensi per tutto il bene compiuto. Al Signore chiedo di
benedire tutte le famiglie della nostra diocesi, con speciale attenzione a quelle provate
da sofferenze fisiche e morali: penso alla povertà dei valori, alla mancanza di lavoro, alla
precarietà nelle scelte di vita, alla solitudine degli anziani e dei sofferenti... Ringrazio Dio
per i genitori attenti, per la saggezza degli anziani, per la gioia dei bambini e per l’esuberanza dei giovani che sono il presente e il futuro della nostra Chiesa, per i laici generosi
che, a vario titolo, sono impegnati nella costruzione del Regno di Dio... Con tutti desidero realizzare rapporti di amicizia e di ecclesiale corresponsabilità. Con grande affetto
mi rivolgo ai voi presbiteri e vi chiedo di farmi spazio nel vostro cuore perché, insieme,
possiamo amare e servire la comunità cristiana. «Ciascuno dei presbiteri, ci ha ricordato
il Concilio, è... unito ai suoi confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e della
incondizionata collaborazione, manifestando così quella unità con cui Cristo volle che
i suoi fossero compatti come una cosa sola, affinché il mondo sappia che il Figlio è stato inviato dal Padre» (Presbyterorum ordinis, 8). Lo stile autentico di comunione, ricco
di accoglienza, di confronto aperto e costruttivo, di preghiera comune e di convivialità,
diventa così la nostra prima testimonianza, che fa crescere la comunione in tutta la nostra Chiesa e lascia realmente trasparire che è Cristo l’unico pastore. Alle consacrate e
ai consacrati auguro di essere sempre più profezia del Regno, perché ci ricordino che
anche oggi è possibile condurre una vita animata dalla gioia, dono di Dio a chi lo segue con cuore sincero, e dalla passione per la fraternità; una vita, quindi, “diversa” da
quella che il “mondo” ci propone. I cari seminaristi rispondano con gioia alla chiamata
del Signore, con la chiara consapevolezza che progettare e vivere nella dimensione del
dono è veramente esaltante. Un cordiale saluto rivolgo alle sorelle e ai fratelli delle altre
confessioni religiose presenti in diocesi e chiedo al Signore il dono del discernimento
perché possiamo individuare, attraverso l’ascolto reciproco e il dialogo fraterno, percorsi
comuni di fede e di testimonianza. Agli amministratori dei quarantadue comuni presenti nel territorio della diocesi e a quanti sono impegnati, a vario titolo, nella tutela e
nella promozione del bene comune, rivolgo l’augurio di pieno successo del loro servizio
a favore delle persone, mentre assicuro la leale collaborazione della comunità ecclesiale.
Affido voi e me alla materna intercessione della Vergine santissima, delle sante e dei santi che veneriamo nelle nostre comunità. Ci ottengano dal Padre, datore di ogni bene, i
doni necessari perché possiamo percorrere i sentieri della storia custodendo nel cuore la
gioia del vangelo. «Essere Chiesa, scrive papa Francesco, significa essere Popolo di Dio,
in accordo con il grande progetto di amore del Padre. Questo implica essere il fermento
di Dio in mezzo all’umanità. Vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo
nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino,
che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luogo
della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo» (Evangelii gaudium, 114). Pregate
per me perché io possa annunciare il vangelo con franchezza, come è mio dovere (cfr.
Lettera agli efesini, 6,19-20). Vi saluto cordialmente e invoco su di voi le più ampie benedizioni del Signore. Acireale, 1 febbraio 2017
Gugliemo Giombanco
Vescovo eletto
TESTIMONIANZAL’augurio dell’arciprete della Cattedrale
“Risplenda in te il fulgore della santità”
La nomina di un nuovo Vescovo è una
gioia per la Chiesa che assicura , nella
Successione Apostolica, la continuità
dell’annuncio del Vangelo; è gioia per
la Chiesa locale che riceve in dono una
nuova Guida, immagine di Cristo Buon
Pastore, che accompagna il popolo di
Dio pellegrinante nel tempo incontro a
Cristo; è gioia e orgoglio per la Chiesa locale da cui viene scelto l’eletto che nella
comunione consegna ad una Chiesa sorella un suo Presbitero.
Questi sentimenti mi sgorgavano dal
cuore, mercoledi scorso, 1 febbraio,
mentre nella nostra Chiesa Cattedrale,
Mons. Vescovo annunciava l’elezione
a Vescovo di Patti del carissimo Mons.
Guglielmo Giombanco, nostro stimato
Vicario Generale.
A noi non è necessario sapere il “curriculum vitae” di Mons. Giombanco, lo
conosciamo bene e sappiamo come si sia
speso interamente a servizio della Diocesi, nei delicati incarichi che nei suoi venticinque anni di Sacerdozio gli sono stati
affidati, dai Vescovi che si sono succeduti
nel governo pastorale della Diocesi. La
nomina a Vescovo è il suggello della sua
indiscussa rettitudine, cultura, profondità spirituale, dimensione pastorale, umanità che tutti abbiamo sperimentato.
Lo accompagniamo con l’affetto e la
preghiera verso l’Ordinazione episcopale
e l’inizio del suo ministero pastorale nella
Chiesa di Patti. Lo affidiamo alla Madonna di Tindari, il cui Santuario è posto nel
territorio della Sua nuova Diocesi, perché lo custodisca sotto il suo materno
manto.
Gli diciamo grazie per il bene profuso
nella nostra Diocesi di cui resterà sempre figlio. Personalmente sono grato per
la oltre trentennale amicizia che ci lega,
sin dagli anni del Seminario, rafforzata in
questi anni di quotidiana frequentazione.
L’augurio più bello lo formuliamo con
le stesse parole del Rito dell’Ordinazione
episcopale al momento dell’imposizione
della mitria: “ … risplenda in te il fulgore
della santità, perché quando apparirà il
Principe dei Pastori, tu possa meritare la
incorruttibile corona di gloria”.
Auguri, Eccellenza ! Ad multos et plurimos annos !
Don Roberto Strano
“Una grande gioia per la Chiesa di Acireale”, ha annunciato mons. Antonino Raspanti alle ore 12 dello
scorso mercoledì 1° febbraio, in una Cattedrale gremita di folla fino all’inverosimile, nel corso di un’assemblea straordinaria appositamente convocata d’urgenza. Dopo la recita dell’Angelus, il vescovo ha letto
infatti la nota pontificia con cui si comunicava l’elezione a vescovo di Patti di mons. Guglielmo Giombanco, vicario generale della nostra diocesi, a seguito
dell’accoglimento delle dimissioni, per raggiunti limiti
di età, di mons. Ignazio Zambito.
L’annuncio è stato accolto da
uno scrosciante applauso, partito spontaneamente, prima ancora della fine della lettura, da parte di tutti i presenti – presbiteri,
religiosi, autorità, laici –, tra i
quali erano pure presenti alcuni
dei vescovi emeriti residenti nella nostra diocesi: il card. Paolo
Romeo (arcivescovo emerito di
Palermo), mons. Giuseppe Malandrino (arcivescovo emerito
di Noto ed ex vescovo di Acireale), mons. Pio Vigo
(vescovo emerito di Acireale) e mons. Paolo Urso (vescovo emerito di Ragusa). Visibilmente emozionato,
ha preso quindi la parola don Guglielmo Giombanco,
rivolgendo un particolare pensiero di saluto e di ringraziamento al Santo Padre Francesco,
al suo predecessore
mons. Zambito, al
nostro vescovo mons.
Raspanti e a mons.
Giuseppe Malandrino, il vescovo che lo
ha ordinato presbitero
nel 1991 e che gli ha
fatto dono della croce
pettorale, da lui subito indossata; lo stesso
mons. Malandrino,
alla fine dell’annuncio
ufficiale, quando tutti
i presenti si sono accalcati attorno al neo-vescovo per fargli gli auguri, gli
ha posto sul capo il suo zucchetto vescovile. La nomina di mons. Giombanco era nell’aria già da qualche
tempo, e alcuni segni inequivocabili l’avevano fatta
capire in anticipo nel corso della mattinata, dal momento in cui era stata diffusa la convocazione urgente per le ore 12. Qualcuno, conoscendo il significato
di queste convocazioni improvvise (che ad Acireale
negli ultimi decenni sono avvenute più volte), aveva
fatto un rapido giro delle diocesi vacanti in Sicilia e
nei dintorni, ed era arrivata la notizia che c’era stata
una convocazione simile anche a Patti, dove il vesco-
vo mons. Zambito aveva comunicato al Santo Padre
le sue dimissioni proprio il 25 gennaio scorso, al compimento del 75° anno di età. La presenza in Cattedrale – nei primi posti – della mamma e della sorella di
don Guglielmo, aveva poi dato la certezza di quanto
si è puntualmente verificato alle 12, ora canonica per
questi annunci, che vengono resi pubblici quando
esce ufficialmente “L’Osservatore Romano”, l’organo
ufficiale della Santa Sede, in contemporanea con l’annuncio nella sala stampa vaticana.
Tutti conoscono ad Acireale mons. Guglielmo
Giombanco, cinquantenne, originario di Piedimonte Etneo, ordinato sacerdote il 7 settembre 1991 da
mons. Giuseppe Malandrino, dopo avere effettuato
gli studi teologici presso il Seminario di Acireale ed
il Pontificio Seminario Romano Maggiore. A Roma
ha pure frequentato la Pontificia Università Lateranense dove ha conseguito il Baccellierato in Teologia
e il Dottorato in “Utroque Iure”. Dopo avere ricoperto
in diocesi vari incarichi (tra cui quello di rettore della
basilica dei santi Apostoli Pietro e Paolo dal 2001 al
2012), il suo “cursus honorum” è cominciato con la
nomina a vice cancelliere e poi cancelliere della Curia
diocesana e, dal 2012, a Vicario generale. È stato anche docente di Diritto canonico e di Teologia dogmatica presso l’Istituto di Scienze Religiose “S. Agostino”
di Acireale ed è in atto docente di Diritto canonico
presso lo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania e
giudice presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale di
Palermo; incarichi,
questi ultimi, che
dovrà sicuramente
lasciare diventando
Vescovo.
Significativo
è
il messaggio che
mons. Giombanco
ha inviato alla Chiesa locale di Patti, da
lui stesso definita la
sua “nuova famiglia”,
e si è affidato a Gesù
Buon Pastore perché guidi i suoi passi. Nel messaggio
– che ha letto pure
nella nostra Cattedrale dopo l’annuncio della sua nomina – egli rivolge un pensiero affettuoso per tutte le
componenti della diocesi di Patti: famiglie, presbiteri,
consacrate e consacrati, seminaristi, sorelle e fratelli
delle altre confessioni religiose, amministratori dei
quarantadue comuni presenti nel territorio della diocesi. Egli conclude quindi il suo messaggio affidando
“voi e me alla materna intercessione della Vergine
santissima, delle sante e dei santi che veneriamo nelle
nostre comunità.”
Nino De Maria
PATTILa gioia e l’attesa del Vescovo emerito mons. Ignazio Zambito
“Tutta la Diocesi dà un caloroso benvenuto”
La comunità ecclesiale di Patti è in
fervente attesa per accogliere e abbracciare mons. Guglielmo Giombanco,
scelto dal santo padre Francesco quale centoduesimo pastore della Chiesa
pattese. Un comitato, sorto per l’occasione, è già a lavoro per preparare al
meglio la solenne celebrazione eucaristica programmata per il pomeriggio
di giovedì 20 aprile al santuario della
Madonna Nera di Tindari, durante la quale il vescovo
eletto riceverà l’ordinazione episcopale. Alla solenne
celebrazione eucaristica, che dovrebbe essere concelebrata dai vescovi delle 18 diocesi di Sicilia, oltre ai
fedeli della diocesi pattese, prenderanno parte il clero
e i fedeli della diocesi di Acireale, e in particolare di
Piedimonte Etneo, città d’origine di mons. Giombanco. Il giorno dell’ordinazione rappresenterà il primo
momento in cui i fedeli di Patti si potranno stringere intorno al nuovo vescovo per manifestargli filiale
devozione e amicizia, così com’è stato fatto in questi
ultimi 28 anni con mons. Ignazio Zambito. Giunto a
Patti il 22 luglio del 1989, il vescovo Zambito è uno
dei pochi pastori che ha servito la Chiesa pattese per
un considerevole numero di anni. Ben quattro visite
pastorali in questi 28 anni hanno permesso a mons.
Zambito di amministrare i sacramenti a un numero
rilevante di fedeli. Tanti di quei ragazzi che hanno
conosciuto l’allora giovane vescovo Zambito, oggi
sono padri e madri di famiglia. Alcuni di quei bambini sono divenuti sacerdoti, maturato la vocazione
proprio accogliendo l’invito del padre vescovo Ignazio durante le frequenti visite alle 84 parrocchie della
diocesi. Momenti d’incontro che non si limitavano
alla visita pastorale; mons. Zambito, quasi quotidianamente, in questi anni ha girato instancabilmente
in lungo e in largo la porzione di chiesa pattese per
amministrare sacramenti e predicare ai fedeli. E questa sua particolare operosità pastorale, oggi, alla no-
tizia della rinuncia per raggiunti limiti
d’età al governo pastorale della diocesi,
e della nomina di un nuovo vescovo,
è salutata dai fedeli con speciale gratitudine. Tanti i sindaci, che, facendo
proprio il sentimento dei fedeli delle
rispettive comunità, hanno espresso
pubblicamente il proprio grazie, manifestandolo anche attraverso i social
network, per gli insegnamenti e il verbo loro donato durante i vari momenti d’incontro.
Adesso, però, la Chiesa pattese, mentre ringrazia il
Signore per il dono in questi anni di mons. Zambito, gioisce con la comunità acese per la scelta di un
loro figlio a vescovo di Patti. A esprimere gioia, per
primo è stato proprio il vescovo Zambito, che Papa
Francesco ha voluto nominare amministratore apostolico sino all’ingresso ufficiale in diocesi di mons.
Giombanco, coadiuvato da mons. Giovanni Orlando
nominato Delegato ad omnia. «Patti tutta, battezzati,
associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, religiose,
clero – ha detto Zambito - dà il più caloroso benvenuto al suo nuovo Pastore, lo attende con vivi e santi
desideri, tutti incardinati nella fede, gli porge filiali auguri e, fin da ora, gli assicura fedele e diligente
collaborazione». La medesima gioia è stata espressa
dal vescovo eletto, desideroso di iniziare questo nuovo servizio alla chiesa di Patti. «Carissimi - ha scritto
Giombanco nel messaggio rivolto ai fedeli di Patti -,
vengo a voi per conoscervi, cioè per amarvi e farvi
dono della mia vita. Voi siete la mia nuova famiglia,
noi ci apparteniamo! Insieme seguiremo Lui, il pastore buono, perché riconosceremo la sua voce ed
Egli ci guiderà verso gli orizzonti sconfinati della verità e dell’amore. Per così grande dono ringrazio Dio,
che con la sua luce illumina ed orienta i passi del mio
cammino».
Domenico Pantaleo
dell’
Jonio
Speciale Chiesa
26 febbraio 2017
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INTERVISTAMons. Guglielmo Giombanco, vescovo eletto di Patti, ci parla di questa “ulteriore chiamata”
“Sono convinto che la chiamata di un presbitero all’episcopato sia frutto della vivacità della chiesa dalla quale proviene”.
Sono parole di gratitudine quelle di mons. Guglielmo Giombanco, vescovo eletto di Patti, la cui cerimonia di ordinazione
episcopale si terrà il 20 aprile prossimo nel santuario a Tindari, cuore pulsante della diocesi di Patti. Tutta la Chiesa acese ha gioito per il nuovo incarico pastorale di mons. Giombanco e sono tante le realtà che si stanno organizzando per
partecipare alla celebrazione d’insediamento nel Santuario
della Madonna Nera. Prima che iniziasse la nostra intervista
il vescovo eletto ci ha raccontato i retroscena della nomina a
vescovo di Papa Francesco: “In quel momento sono stato invaso da una grande emozione. Mi è stato chiesto dal Nunzio
Apostolico se intendessi accettare. E ho risposto: come si può
non obbedire al Papa! E così ho accettato inviando la lettera
di accettazione, rigorosamente scritta a mano, così come prevede il rito.”
Cosa si prova a risvegliarsi vescovo?
“Si provano sentimenti di gioia profonda perché è un ulteriore chiamata che conferma le prime. Dopo il dono della
fede con il battesimo e il sacerdozio, ora con l’episcopato Dio
mi chiede di essere testimone del Vangelo e di annunciare
la sua presenza con responsabilità maggiori. Di orante trepidazione perché umanamente ci si trova dinanzi un impegno che non è facile. Dico orante perché tutto va letto in una
prospettiva di preghiera.
Solo la preghiera ci dona
uno sguardo più ampio, ci
aiuta ad uscire dai nostri
parametri umani e dai nostri progetti per inserirci in
quelli di Dio che sono sempre di amore. Umanamente
ci si sente impari dinanzi al
compito a cui si è chiamato.
Chi è chiamato non deve
però concentrare tutto su se
stesso ma spostare l’attenzione su Cristo Gesù, vero
pastore a cui affidarsi.”
Questo sembra un richiamo alla sobrietà, tema
tanto caro a Papa Francesco. Non è così?
“Il Papa vuole che ogni battezzato abbia come prima preoccupazione quella di avere la ricchezza necessaria, cioè la relazione con la persona di Cristo. Questa si ottiene attraverso un
cammino di interiorità, di preghiera e di ascolto della Parola.
La povertà evangelica è una espressione di questa adesione
piena a Cristo. Non si tratta di rifiutare il necessario per vivere; quello che Papa Francesco condanna non è l’uso di certi
beni ma l’abuso. Io sono convinto che la vera ricchezza di una
Chiesa consiste nella incarnazione della povertà evangelica.”
Come se lo immagina un dialogo tra Gesù e un vescovo
eletto?
“Mi viene in mente la conversazione di Gesù e Pietro sul
lago di Tiberiade. Gesù pone per tre volte una domanda che
è determinante per la vita dell’apostolo: “Mi ami tu più di
costoro?”. E quando c’è la conferma dell’amore di Pietro per
Cristo, il Signore lo invita a pascere il suo popolo. Penso che
in questi momenti il Signore dona un supplemento di amore
perché quando il servizio nella Chiesa si svolge con l’atteggiamento dall’amore le preoccupazioni e le fatiche diventano
amabili e si affrontano con fiducia e coraggio.”
Cosa si porta dentro da Acireale?
“Ho vissuto un’esperienza ecclesiale e umana bella e ric-
ca. Acireale è la chiesa che mi ha generato alla fede, dove ho
maturato il mio cammino di formazione cristiana e umana e
dove ho scoperto, grazie all’aiuto di tante persone, la bellezza della chiamata al sacerdozio. Devo tanto a questa chiesa.
Qui, grazie ai cinque vescovi con i quali ho collaborato, mi
sono formato una coscienza di chiesa come popolo di Dio in
cammino. Sono grato alle tante amicizie e ai momenti di confronto che ho avuto con i presbiteri, i consacrati e i molti appassionati fedeli laici dai quali ho ricevuto molti stimoli. Ciascuno di loro mi ha arricchito. Sono convinto che la chiamata
di un presbitero all’episcopato sia frutto della vivacità della
chiesa dalla quale proviene.
E dalla Chiesa di Patti cosa si aspetta?
“Alla chiesa di Patti, che mi accingo a guidare, chiedo generosa collaborazione e unità. Tutti siamo legati dall’unica fede:
clero e laici, che sono la parte più numerosa del popolo di
Dio. Uniti tutti dobbiamo percorre il cammino di grazia con
tanta fiducia, umiltà e capacità di ascolto.”
Spesso lei ci ha detto che l’aspetto cristiano non può
scindersi da quello umano. Ci spieghi meglio.
“Questo concetto mi ha sempre guidato sin dagli anni del
sacerdozio. La fede noi la viviamo attraverso la nostra umanità. Dio ci ha chiamato alla vita e ci ha donato un’umanità
concreta e visibile ma senza la fede non avrebbe alcun senso tutto ciò. E come si può realizzare questa integrazione tra
umanità e vita interiore?
Mettendo tra noi e le persone che incontriamo e le cose
che facciamo la persona di
Cristo. È un compito impegnativo che richiede vigilanza su se stessi ma anche tanta umiltà. E questo significa
fare molto spazio dentro se
stessi per incontrare Cristo”
A quali figure di vescovi-santi s’ispira?
“Uno è Sant’Agostino. Un
uomo che ha testimoniato
Cristo attraverso una relazione costante con il suo
popolo, cercando di leggerne l’evoluzione culturale ed
illuminandolo con l’annuncio del Vangelo. C’è un suo testo
che dice: “Non mi spaventa la responsabilità del governo ma
la fedeltà al Vangelo”. E questo è un po’ il compito di un vescovo: restare fedele al Vangelo. Un altro vescovo è San Francesco di Sales. Vescovo della dolcezza a cui faccio spesso riferimento si è reso protagonista di un impegno pastorale non
comune.”
Il prossimo 20 aprile si terrà la sua ordinazione episcopale nel santuario di Tindari. Perché questo luogo?
“Ci sono due motivi. Tindari è il cuore della diocesi di Patti,
meta di tanti pellegrini e polo di preghiera verso la Vergine
Madre. È un gesto bello di attenzione verso i fedeli che dovrò servire. Potevo ordinarmi nella diocesi di provenienza ma
non sarebbe stata una scelta giusta nei confronti dei fedeli di
Patti con i quali voglio subito incamminarmi lungo i sentieri
della storia. E poi c’è un significato teologico: sono convinto
che un vescovo deve ricevere l’ordinazione episcopale nella chiesa dove è stato mandato. Perché il pastore è generato
dalla fede di un popolo. Nella tradizione antica era il popolo
che acclamava al vescovo e gli riconosceva l’autorità datagli
da Cristo.”
Domenico Strano
A PIEDIMONTE
”Come si può non obbedire al Papa”
I familiari commossi
La festa per monsignor Guglielmo Giombanco nominato vescovo di Patti è stata anche e specialmente la festa
di Piedimonte Etneo, paese natale del religioso. Fra i fedeli, non appena giunta la notizia, sono state subito numerosissime le manifestazioni di gioia e gli auguri rivolti al
concittadino «Guglielmo» che ha sempre mantenuto un
costante contatto, fatto di regolari presenze formali ed informali, con la sua comunità d’origine.
Ma è stato anche un fiorire di aneddoti fra amici e
conoscenti, racconti di esperienze condivise e ricordi
più o meno lontani nel tempo. Accomunati tutti da un
aspetto: quella di Giombanco è stata una vita da «predestinato della fede». È per questo che la madre Vincenza
si sofferma sul legame con i figlio, ne ricorda l’infanzia,
come parti di un percorso germogliato e sviluppatosi con
naturalezza: «Lo dico da sempre, la vocazione è nata con
lui» dice risoluta la donna, conosciuta da tutti in paese e
per lungo tempo, in passato, impegnata in politica e nel
sociale. «Quando ci ha detto di voler iniziare il seminario non ci siamo sorpresi, ma lo abbiamo sostenuto con
grande gioia, come sempre poi abbiamo fatto negli anni
- rivela ancora Vincenza – d’altronde fin da piccolo mio
figlio giocava addirittura a fare il prete, ma davvero da
piccolo, a quattro o cinque anni».
Il racconto di processioni e celebrazioni imbastite per
gioco dal giovanissimo don Guglielmo fa il paio con quello richiamato da tanti altri concittadini, commentando
l’elezione a vescovo: «Una bella notizia, ma non c’è da
stupirsi, quando era ragazzo diceva sempre con sicurezza
che un giorno sarebbe diventato persino Papa». Sono dimostrazioni d’affetto e testimonianze che ci restituiscono
un affresco di genuinità quasi d’altri tempi, un carattere,
questo, rimasto forte nella figura di Guglielmo Giombanco anche nel corso di una carriera ecclesiastica tanto prestigiosa quanto – è la sensazione di molti, a Piedimonte
- affrontata con sobrietà.
Francesco Vasta
Il sindaco Puglisi: “Onorati”
«Per noi è un grandissimo onore, don Guglielmo è
il primo piedimontese che riceve un così grande riconoscimento, il nostro paese può festeggiare». Questo
il commento a caldo del primo cittadino di Piedimonte
Etneo, Ignazio Puglisi, presente all’assemblea straordinaria diocesana durante cui è stata annunciata l’elezione di
Giombanco a vescovo di Patti. «Siamo certi che, anche
in questa nuova veste, egli troverà il modo di essere sempre vicino, come d’altronde sempre accaduto finora, alla
nostra comunità». Tanti i fedeli che saranno presenti in
gran numero alla cerimonia di insediamento del concittadino, fissata per il prossimo 20 aprile a Tindari. A coordinare i preparativi il parroco della chiesa Santa Maria
del Rosario di Piedimonte, don Salvatore Cassaniti, che
anche preannunciato come il saluto finale di monsignor
Giombanco in qualità di vicario generale della Diocesi di
Acireale alla sua comunità natale verrà dato durante la
domenica di Pasqua, alla presenza delle autorità cittadine. In quell’occasione la parrocchia offrirà in dono al
neovescovo una croce pettorale. È inoltre già in cantiere
la prima visita a Piedimonte di Giombanco in qualità di
vescovo, forse tra primavera ed estate.
STORIADal catenoto mons. Salvatore Bella, che fu anche vescovo di Acireale, al piedimontese mons. Guglielmo Giombanco
La Diocesi acese terra di vescovi donati alle altre Chiese
Sembrava già vescovo a tutti gli effetti, don Guglielmo Giombanco,
alla fine dell’assemblea in Cattedrale nel corso della quale, il 1° febbraio
scorso, era stato dato l’annuncio della sua elezione a Vescovo di Patti.
Indossava, infatti, la croce pettorale, donatagli da mons. Giuseppe Malandrino (il vescovo che lo ha ordinato sacerdote nel 1991) e lo zucchetto rosso paonazzo, messogli sul capo dallo stesso mons. Malandrino
che gli ha donato il suo. Gli mancavano solo la mitria (che gli è stata donata qualche giorno dopo dalla comunità parrocchiale di San Michele),
il bastone pastorale e l’anello: sono questi i simboli dell’autorità episcopale che gli verranno consegnati durante la cerimonia di ordinazione
(o consacrazione) episcopale, che si svolgerà il prossimo 20 aprile nel
Santuario della Madonna di Tindari.
Don Guglielmo (chissà per quanto tempo ancora continueremo a
chiamarlo così, data la conoscenza e l’amicizia che a lui ci legano da
vecchia data) è l’ultimo vescovo, in ordine di tempo, che la diocesi Acireale ha “donato” alla Chiesa universale dalla sua istituzione ad oggi. Vediamoli brevemente, a cominciare da mons. Salvatore Bella, originario di Acicatena, che prima di diventare il terzo vescovo
di Acireale nel 1920, fu vescovo di Foggia dal 1909 in poi. Abbiamo poi mons. Giovanni Pulvirenti,
nato ad Aci Sant’Antonio, vescovo di Anglona-Tursi dal 1911 al 1922 e successivamente di Cefalù
fino al 1933. Originario di Sant’Alfio (quando era ancora frazione di Giarre, nel 1855) era mons.
Sebastiano Nicotra, che tra il 1916 ed il 1928 fu nunzio apostolico in Cile, in Belgio, in Olanda e in
Portogallo. Era invece propriamente giarrese mons. Carmelo Patanè, prima vescovo di Otranto (dal
1918 al 1930) e successivamente arcivescovo di Catania, fino al 1952. E come non ricordare mons.
Angelo Calabretta, acese (platanese, per l’esattezza), che per circa 35 anni fu vescovo di Noto (dal
1936 al 1970). Nel 1961 viene nominato vescovo titolare di Binda e inviato come nunzio apostolico
in Cile mons. Gaetano Alibrandi, originario di Castiglione di Sicilia e già in servizio presso la Segreteria di Stato vaticana; verrà poi successivamente nominato in Libano e in Irlanda, fino al 1989. E
arriviamo agli anni ’70 del secolo scorso, con i due vescovi che prima di uscire dalla nostra diocesi
furono ausiliari di mons. Pasquale Bacile: mons. Ignazio Cannavò (originario di Fiumefreddo), già
vicario generale, nominato vescovo nel 1970 e rimasto nella nostra città
fino al 1976, quando fu trasferito a Messina in qualità di coadiutore con
diritto di successione, divenendone poi arcivescovo dal 1977 al 1997; e
mons. Giuseppe Costanzo, originario di Carrubba di Riposto, nominato ausiliare mentre era rettore del Seminario vescovile nel 1976, quindi
assistente generale dell’Azione Cattolica dal 1978 al 1982, poi vescovo
di Nola dal 1982 al 1989, ed infine arcivescovo di Siracusa dal 1989 al
2008, di cui è attualmente emerito. Anche Pio Vigo, acese purosangue,
da vicario generale nel 1981 viene nominato ausiliare del vescovo di
Catania, per diventare poi titolare di Nicosia dal 1985 al 1997 e successivamente arcivescovo di Monreale fino al 2002, anno in cui torna ad
Acireale, mantenendo il titolo personale di arcivescovo; è emerito dal
2011. Nel 1983 viene nominato vescovo un altro acese, mons. Paolo Romeo, che già si trovava in attività presso il Servizio diplomatico della
Santa Sede; viene inviato come nunzio apostolico ad Haiti, e poi in Colombia, in Canada e infine in Italia e San Marino (fino al 2006); nominato quindi arcivescovo di
Palermo, nel 2010 Benedetto XVI lo crea cardinale (il primo acese); divenuto emerito nel 2015, è
tornato a risiedere nella nostra città. Nel 2002 è un altro vicario generale, anche lui acese, che diviene vescovo di Ragusa: mons. Paolo Urso, anche lui rientrato nella nostra città da quando è divenuto
emerito, nel 2015. E infine, nel 2011, è il turno del catenoto mons. Giuseppe Sciacca, già in servizio
a Roma come prelato uditore della Sacra Romana Rota, che viene nominato titolare di Vittoriana e
segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; vescovo titolare di Fondi
nel 2012, nel 2013 papa Francesco lo nomina segretario aggiunto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica e nel 2016 ne diviene segretario.
Sono dodici, per l’esattezza, i vescovi originari della nostra diocesi che hanno svolto la loro attività pastorale non solo in Italia, ma anche in varie parti del mondo. Anche mons. Guglielmo Giombanco – ne siamo sicuri – saprà ben figurare in questo nutrito elenco.
Nino De Maria
6
Chiesa e Società
26 febbraio 2017
dell’
Jonio
AZIONE CATTOLICAEletti i 20 componenti del nuovo Consiglio diocesano, si va verso la nomina del presidente
Il Vescovo sceglierà fra i tre proposti
I 20 CONSIGLIERI
5 adulti, 5 giovani, 5 Acr e 5 Lista unitaria
Si è appena concluso lo spoglio delle schede votate nel corso della XVI assemblea diocesana elettiva di Azione Cattolica. Questi i componenti del nuovo
consiglio diocesano per il triennio 2017-2020 che, convocati dal presidente Anna
Maria Cutuli, si riuniranno per proporre al nostro Vescovo, Mons. Antonino Raspanti, una terna di nomi per la nomina del nuovo presidente diocesano di AC.
Settore Adulti
•
Aleppo Marco  65 voti
•
Spinella Maria Vera  58 voti
•
Russo Lucia  53 voti
•
Scaccianoce Edoardo  29 voti
•
Tringali Elio  28 voti
Settore Giovani
•
Romeo Andrea  78 voti
•
Raciti Mariano  68 voti
•
Leonardi Angelo  47 voti
•
Borello Alessia  33 voti
•
Cristaudo Giulia  23 voti
ACR
•
Sciuto Gabriele  54
•
Sgroi Claudio  52
•
Montemagno Liliana  47
•
Consoli Virgina  33
•
Lomeo Alessandra  32
Lista Unitaria
•
Cutuli Anna Maria  65 voti
•
Salerno Ninni  63 voti
•
Torre Adriana  45 voti
•
Scandura Nelly  19 voti
•
Leotta Mario  18 voti
“Fare nuove tutte le cose” è il tema
che ha guidato i lavori assembleari
dell’Azione cattolica diocesana che nello
scorso weekend è stata impegnata, tra
l’altro, nell’elezione del nuovo consiglio
diocesano per il triennio 2017-2020.
Con il sotto tema “radicati nel futuro, custodi dell’essenziale” l’assemblea,
ospitata nei locali del seminario vescovile, si è aperta lo scorso sabato 11 febbraio con il momento di preghiera iniziale
curato dall’assistente Don Vittorio Rocca e l’intervento dei consiglieri nazionali Rita e Stefano Sereni, una famiglia
a servizio del’Ac, i quali hanno portato i
saluti della presidenza nazionale e ricordato il cammino nel quale l’Ac è impegnata lungo quest’anno verso i 150anni
dalla fondazione. Sul senso dell’adesione
all’Ac è stato il loro intervento: “È bello
condividere una bella storia e questa lo
è. Con tutte le difficoltà e le gioie ma
importante è riscoprirsi Ac come famiglia”. Ma cos’è il nuovo? “Il più recente, il
nuovo modello”, ma chi cerca il nuovo in
queste cose, ha detto don Vittorio Rocca, “spesso s’inganna”. Non è tanto una
questione di recente o vecchio: “Il nuovo non deve essere per forza diverso, ma
può essere lo stesso senza diventare per
questo uguale”. Poi è stata la volta della
lettura del documento assembleare il
cui filo rosso, così come afferma il testo,
è l’impegno pieno, concreto e gratuito di
ciascun laico. Come? Rimanendo radicati al futuro consapevoli che “la voglia
di fare si deve necessariamente confrontare con le forze disponibili, per cui è indispensabile la scelta dell’essenziale”.
Su questi punti è tornata la presidente
diocesana in carica Anna Maria Cutuli
con la relazione. Dopo uno sguardo ai
4 polmoni associativi (nazionale, parrocchiale, diocesano ed ecclesiale) ha
consegnato ai soci parole di coraggio
per sfuggire al pessimismo sterile: “Non
lasciamoci paralizzare dalla sfiducia.
È vietato dire “non ce la farò mai”. Siamo piccoli, fragili, inadeguati, ma guai
a perdere la speranza”. La
giornata di domenica è stata aperta dalla celebrazione
eucaristica presieduta dal
vescovo mons. Antonino
Raspanti. Dopo i saluti e le
relazioni prima del presidente dell’assemblea Raffaele Gurrieri, già presidente
dell’Ac diocesana di Siracusa
e dopo di Anna Maria Cutuli i lavori sono entrati nel
vivo: a seguito della discussione sugli emendamenti
d’indirizzo al documento
assembleare si sono svolte le operazioni di voto per il nuovo consiglio diocesano 2017-2020 e le relative operazioni
di scrutinio. I venti consiglieri eletti (5
per ogni settore: adulti, giovani, Acr e
lista unitaria) si sono già riuniti lo scorso martedì 21 febbraio per un primo e
importante compito: la composizione di
una terna di nomi che è già stata consegnata al vescovo mons. Raspanti. Ora, il
pastore della diocesi, da questi tre nomi
individuerà il nuovo presidente diocesano nominandolo per il triennio 20172020. Auguri, allora, all’Azione cattolica
diocesana e…ad maiora!
Annalisa Coltraro
SOLIDARIETÀLa riflessione di una bambina alla Giornata mondiale
OTIUM ET NEGOTIUM - 7Festa di S. Giuseppe
L’Associazione Italiana Follereau, fondata nel
1961,s’ispira agli ideali del
francese Raoul Follereau,
che insieme alla moglie
Madeleine visse una vita
evangelica, impegnando
le sue energie nel dare dignità non solo ai lebbrosi,
nel passato emarginati
e in condizioni penose,
ma in generale ai colpiti da “lebbre”. Negli anni
Ottanta, per merito di un
medico scandinavo, scoperto il virus della lebbra,
la malattia diventò curabile a prezzi molto modesti;
da sottolineare che il virus
si sviluppa nel degrado,
quindi tra le popolazioni più povere del nostro
pianeta; inoltre lo stigma
di tale malattia millenaria
spesso permane, impedendo o ostacolando dopo
la guarigione l’inclusione
dell’ex lebbroso nel mondo del lavoro. L’Aifo lotta
nei Paesi africani, in alcuni dell’India o del Brasile, per
aiutare le famiglie di lebbrosi a superare le difficoltà e
inserirsi positivamente nel sociale.
Novità del 2017, l’istituzione della Fondazione
“FONDAIFO ONLUS”, dove sono trasferiti i beni
mobili o immobili, fondi, finanziamenti, finalizzati ai
progetti dell’Associazione, garantendone la protezione.
Il gruppo Aifo di Acireale, di recente, ha realizzato due incontri, a cura dei professori Giuseppe Vicari
e Mauro Pulvirenti: a Santa Maria Ammalati, parroco don Marcello Pulvirenti, con i ragazzi e i bambi-
La riflessione di stavolta del nostro Nino
Ortolani è dedicata a
San Giuseppe, il Padre
putativo di Gesù, del
quale celebreremo tra
qualche settimana la
ricorrenza. È una delle
figure più presenti nella
devozione popolare, in
particolare in Sicilia,
a cui vengono tributati
particolari festeggiamenti nei numerosi
santuari a lui dedicati.
”Eppure sulla lebbra vincerà il coraggio” Uomo felice e privilegiato
ni; l’altro, al Santissimo
Salvatore, parroco don
Marcello Zappalà, con gli
adulti partecipanti alla
“lectio divina”.
La 64° Giornata Mondiale dei Malati di lebbra,
effettuata domenica 29
gennaio, in Piazza Duomo, è stata vissuta intensamente; proficua, la
collaborazione del l’Associazione “Misericordia”; la
vendita di barattoli di miele, con la scritta “Grazie
per aver contribuito alla cura dei malati di lebbra”,
ha fruttato 840 euro; inoltre, 300 euro di offerte. Si
è verificato un momento emozionante, inaspettato, quando, accompagnata dal papà, si è presentata
la bella bambina novenne, Sofia Urso, che, sensibilizzata dall’incontro Aifo nella parrocchia di Santa
Maria Ammalati, ha consegnato nelle nostre mani
un suo significativo appello, scritto a mano, avente per firma il disegno di un cuore, nel cui centro
spicca la parola ‘ lebbra’; testualmente lo riportiamo, secondo la promessa:
“ La lebbra
“ (in inchiostro rosso)
“La lebbra è una malattia che può colpire tutto il
corpo. Per me la lebbra si può curare, (oltre ai medicinali) con la forza di volontà, ciò vuol dire che
nonostante la malattia, si abbia un po’ di coraggio e
con quel po’ di coraggio si passa da una malattia fino
ad aiutare gli altri. Noi uomini non vogliamo starci vicino, ma io sì perché voglio aiutarli e farci compagnia.
Anche se non sono vicina a loro, sono con loro con
il mio cuore; questo ( scritto) l’ho fatto per AIFO in
modo che pian piano la lebbra si distrugga e vincerà il
coraggio. Grazie AIFO! Lottiamo contro la lebbra! W
AIFO - Grazie anche a Raoul Follereau! “
Letterina preziosa, dono d’amore di Sofia.
Anna Bella
Carissimo lettore,
“Madre mia Immacolata, San Giuseppe, padre e signore mio, angelo mio
custode, intercedete per me.” Questa è
l’invocazione con cui cominciava e completava le sue orazioni San Josemarìa
Escrivà e ha insegnato a ripeterla ai suoi
innumerevoli figli spirituali. Grande era
la sua devozione per il Santo Patriarca
come lo era stata per tanti santi come
Santa Teresa d’Avila, San Francesco di
Sales e moltissimi altri.
La festa di San Giuseppe, che si celebra
il 19 di marzo, è la più importante delle
feste dei santi che precedono la Pasqua;
essa è considerata una solennità nella
liturgia. Fino a non molto tempo fa era
attesa nel mondo della scuola perché si
faceva vacanza, poi, ai tempi di Craxi, è
stata abolita assieme a tante altre feste
religiose tra cui l’Epifania. È stata la protesta dei romani a salvare la festa del 6
gennaio, perché non si doveva toccare la
popolare tradizione della befana. Ma per
San Giuseppe, purtroppo, non è andata così.
La sua festa è preparata,
da molti fedeli, già dalla fine di gennaio con
la devozione delle sette
domeniche di San Giuseppe. In tutti gli esercizi
commerciali e artigianali
(le “putìe”), specie le botteghe di falegnameria, si
trovava ben in vista un
quadro di San Giuseppe: lo sanno bene i collezionisti di immaginette che lo trovano
sempre o con un bastone fiorito o mentre lavora il legno, ma sempre accanto al
Bambinello.
A proposito delle immaginette, si può
“...non essere d’accordo con il modo tradizionale di raffigurare san Giuseppe
come un vecchio, anche se bisogna riconoscere la buona intenzione di dare risalto alla verginità perpetua di Maria” – sostiene san Josemarìa –. “Io lo immagino
giovane, forte, forse con qualche anno
più della Madonna, ma nella pienezza
dell’età e delle forze fisiche” (dall’omelia
“Nella bottega di Giuseppe”, in “È Gesù
che passa”).
Bene è rappresentata la figura del capo
della Sacra famiglia nella seguente preghiera: “O beato Giuseppe, uomo felice,
cui fu concesso che quel Dio che molti
re vollero vedere e non videro, sentire e
non sentirono, fosse da te non solo visto
e sentito, ma portato in braccio, baciato,
vestito e custodito, prega per noi.”
Cari saluti da
Nino Ortolani
La festa di San Valentino a San Sebastiano: venti coppie unite per la vita dinanzi a Dio
San Valentino è il protettore degli innamorati. Su tale Santo del terzo secolo, vescovo di
Terni, le notizie biografiche sono poche, ma
scavi archeologici intorno agli anni Ottanta rivelano i ruderi della chiesa a lui dedicata nella
via Flaminia a Roma, come apprendiamo da “Il
libro dei Santi” di Piero Lazzarin, delle edizioni
Messaggero Padova 1987. Il Santo a Roma assisteva con grande amore i cristiani perseguitati:
condannato alla decapitazione, si racconta che
riuscì a convertire il carceriere e la famiglia.
Quest’anno nella Basilica di san Sebastiano,
in Acireale, don Vittorio Rocca ha celebrato la
Festa di san Valentino, invitando i fidanzati a
parteciparvi. Dopo la Santa Messa, ha accolto
una ventina di coppie ai piedi dell’altare, per
impartire a ciascuna una speciale benedizione.
E’ stato un momento di profondo ed emozionante raccoglimento, una viva testimonianza
cristiana al Cuore di Gesù, proiettandosi ogni
coppia verso la realizzazione del sogno della famiglia, nell’anno in corso.
Con alcune di queste coppie scambiamo delle opinioni sul matrimonio e su attuali problematiche della vita a due.
-Il matrimonio religioso quale ricchezza
apporterà alla vostra futura vita di coppia?
“Con tale matrimonio viene sancito e sigillato dal Signore quel contratto civile che si basa
soltanto sull’amore umano, mentre riteniamo
che, nella libertà del credere, il Signore ci guida
nel nostro cammino di coppia, seguendo l’insegnamento della famiglia di Nazareth, fondato
sull’amore reciproco, incondizionato. Io, donna
di 30 anni, desidero avere almeno due figli, perché i figli unici, crescendo, non avranno nessuno con cui condividere le esperienze della vita”.
-Secondo voi, il lavoro della donna sposata
aiuta il buon funzionamento della famiglia o
no?
“Non è di ostacolo il suo lavoro alla vita coniugale, perché la donna, per essere se stessa, si
deve sentire realizzata sul piano professionale,
altrimenti, se è costretta dal marito a stare in
casa, ciò provoca una frustrazione che si ripercuote sul rapporto coniugale”.
- I femminicidi, purtroppo fenomeno dei
nostri tempi, come vanno combattuti secondo l’aspetto giuridico?
“Si dovrebbero adottare delle restrizioni più
incisive rispetto a quelle esistenti, anche se
spesso è impossibile impedire ad un soggetto di
natura violenta di controllare il proprio istinto
e riuscire a stabilire un equilibrio sano con la
propria compagna”.
-Cosa ne pensate delle coppie che scelgono la convivenza , rifiutando il matrimonio
religioso o civile?
“Non è una scelta di polso: se due persone
vogliono stare insieme, è giusto che il legame
sia definito in modo chiaro e rispondente alla
loro fede. In caso di persone atee, il matrimonio civile dovrebbe essere non d’obbligo, ma di
scelta spontanea, anche per la tutela di eventuali figli. I diritti delle persone dovrebbero essere riconosciuti, in ogni caso”.
Anna Bella
dell’
Chiesa e Società
Jonio
26 febbraio 2017
DIOCESIL’ultimo passo del giovane linguaglossese prima del sacerdozio
Raffaele Stagnitta è diacono
Venerdì 10 febbraio è stato
ordinato diacono il seminarista Raffaele Stagnitta. La
celebrazione si è svolta nella
Basilica Cattedrale di Acireale ed è stata presieduta dal
Vescovo Mons. Antonino Raspanti, alla presenza di tanti
sacerdoti, alcuni compagni
dell’Almo Collegio Capranica
di Roma, di cui è attualmente alunno, i parenti, gli amici
e tanti fedeli convenuti per la
lieta circostanza.
Raffaele ha 27 anni e proviene dalla parrocchia “S.
Maria delle Grazie” di Linguaglossa. Nel 2010 è entrato
in Seminario. Nel 2014 è stato inviato a proseguire la formazione a
Roma dove ha completato gli studi teologici. Dal 2015 è iscritto al
Pontificio Ateneo S. Anselmo per conseguire la licenza in Liturgia.
Con l’ordinazione diaconale, che costituisce il primo grado
dell’ordine sacro, Raffaele ha compiuto un decisivo passo verso il
sacerdozio. Il diaconato infatti, configura l’eletto a Cristo servo ed
egli a sua volta si offre per tutta la vita al ministero nella Chiesa. È
per questa ragione che durante il rito sono state poste all’ordinando
precise domande sulla volontà di abbracciare gli obblighi del suo
nuovo stato: servire il popolo
di Dio, annunziare il Vangelo,
vivere nel celibato, adempiere alla preghiera, conformare la vita a Cristo. Seguono
l’imposizione delle mani e la
preghiera consacratoria, che
sono il centro del rito di ordinazione.
Nella sua omelia Il Vescovo
ha parlato del ministero del
diacono alla luce delle letture
bibliche del giorno: il racconto del peccato originale (Gen
3, 1-8) e la guarigione di un
sordomuto da parte di Gesù
(Mc 7, 31-37). L’uomo corrotto dal peccato – ha detto il
Vescovo – è reintegrato dall’azione di Cristo che manifesta la sua
salvezza attraverso le guarigioni; egli continua oggi la sua opera attraverso la Chiesa, e in particolare attraverso i suoi ministri, come
i diaconi.
A questa grande opera don Raffaele – come va chiamato d’ora in
poi – comincia a dedicare concretamente la sua vita. Con la grazia
del sacramento e nell’esercizio del ministero egli si prepara al dono
grande del presbiterato.
don Alfio Privitera
Siciliani’s
Karma
frecciatina ed elogio
vita di Gesù e di Maria, in numero da 50 a
150. Soltanto nel 16° secolo si arrivò al Rosario di 5 o 15 Paternoster e 10 Ave Maria per
ogni posta, e 5 o 15 misteri. Nel 1876, Bartolo Longo fondò a Pompei il celebre santuario,
dedicato alla Madonna del Rosario. Recentemente papa Giovanni Paolo II vi ha aggiunto
i Misteri della luce, che completano l’intera
vita di Gesù e di Maria.
La traduzione o la composizione dei Misteri del Rosario nel nostro dialetto, teologicamente corretta e probabile opera di un
antico ecclesiastico, evidenzia la chiara conoscenza e l’affetto verso la vita di Gesù e di
Maria, che il popolo cristiano della nostra
terra possiede. Soprattutto emerge il fatto
che il popolo si appropria di questi misteri
e di questa preghiera, legandoli, come cosa
propria, alla sua stessa esistenza. Pertanto, il
dialetto, lingua madre con le sue varianti, è
rappresentazione e affermazione sincera di
fede. E’ atto di fede, di amore.
Canonico prof. Salvino Pappalardo
Annalisa Coltraro
Preghiera semplice molto sentita in Sicilia
(1571), istituì la festa del Santo Rosario. Ma
in realtà la devozione del Rosario andò sviluppandosi un po’ alla volta tra il secolo 12° e
il 16°. Persone pie dell’Ordine Domenicano e
Cirstercense usavano già da tempo recitare
con una corona di perle diversi Pater e Ave
Maria. Erano 50, 100, 150 alternati, ricalcando il numero usato da secoli nella recita
dei salmi. Poi, intorno ai secoli 14° e 15° vi si
aggiunse la contemplazione dei misteri della
Dopo-Festival
Non è un semplice tormentone come
tanti. Con “Occidentali’s karma” Francesco
Gabbani ha creato qualcosa di originale
che mette insieme spiritualità e umorismo.
Persino il cardinale Gianfranco Ravasi,
sempre attento agli ultimi trend, ne ha riconosciuto lo spessore su Twitter: “Essere
o non essere, il dubbio amletico contemporaneo”.
In realtà quello di Gabbani è un testo
plasmabile dove ciascuno può inserirsi ex
professo, cioè con cognizione di causa; del
resto, l’inizio shakespeariano della canzone
è una sferzante frecciatina all’uomo di oggi.
Ho provato a farmene un’idea e giocando
un po’ con la fantasia ho elaborato questa
parodia che vuol essere sia una frecciatina
che un elogio all’uomo “siciliano” di oggi.
“Meccanico o gommista, Il dubbio amletico, Contemporaneo come una buca
sull’asfalto, Nella tua auto 2x3 mettiti comodo, Politici nei caffè, Fannullonologi,
Soci onorari degli assenteisti anonimi,
L’intelligenza è démodé, Risposte facili?,
Dilemmi inutili, AAA cercasi voglia di lavorare, Sperasi, Comunque vada non uscirei, E la macchina salverei, Lezioni di Nirvana, Ogni richiesta è vana, Che situazione
strana! La Nostra, La folla è preoccupata,
La ruota è bucata, La gente perde la calma,
Siciliani’s karma”.
Non è un caso che nel testo originale
troviamo il verbo “vendesi” che richiama un po’ la provincia. Già la provincia.
Quell’ente che dovrebbe garantire la manutenzione delle nostre strade ma che non
esiste più. Cioè esiste ma solo nei ricordi.
Ma vabbé, lasciamo perdere e lasciamo
parlare Eraclito: ”Comunque vada panta
rei”. E comunque vada Francesco Gabbani
l’ha combinata grossa: infatti, Occidentali’s
karma rappresenterà l’Italia all’Eurovision
Song Contest 2017 a Kiev, in Ucraina.
Se avete voglia di farvi qualche sana risata e riscoprire, invece, il karma siciliano
visitate la pagina Facebook “Sicilianinside”.
Santo Rosario. Teologicamente corretta la traduzione in dialetto
Il Santo Rosario è la preghiera più facile
per tutti e tuttora la più diffusa. E’ strumento
di grazie, è meditazione della vita di Gesù e
di Maria. E’, per tutti, contemplazione, conforto, letizia e speranza. Brevemente accenniamo alla sua storia. Poiché la sua nascita è
dovuta alla pietà popolare ed è strettamente
legata al culto della Madonna. Secondo le
prescrizioni di Carlo Magno (768 – 814), i
laici dovevano conoscere a memoria, come
preghiere rituali, il Pater e il Credo.
Poi, verso la fine del 11° secolo, viene ad
aggiungersi l’Ave Maria, che consisteva soltanto nelle parole dell’angelo ad Elisabetta.
Nel secolo 13°, fu aggiunta la parola Gesù e
nel 15°, anche la petizione di una buona morte. La forma attuale appare per la prima volta
nel 1563, in un breviario certosino, divenendo uso comune verso la metà del Seicento.
Ne seguì, con graduale sviluppo, quello che
poi si chiamò Rosario, di cui erroneamente, in epoca più tarda, fu ritenuto inventore
o primo diffusore, San Domenico. Papa San
Pio V, invece, dopo la vittoria di Lepanto
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PARROCCHIEAl Cuore Immacolato di Maria le due Giornate celebrate insieme, l’omelia di mons. Urso
Pace - Vita, binomio inscindibile per il bene dell’umanità
Pace, Vita: un binomio inscindibile
per il bene dell’umanità. Potrebbe sembrare un azzardo, ma non è così.
La prima domenica di Febbraio, giornata nazionale per la Vita, tanta gente
ha partecipato alla “festa” che don Gaetano Caltabiano ha organizzato, come
fa da molti anni, nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria. E se la gente
comune ci ha creduto vuol dire che,
secondo il detto popolare «voce di popolo, voce di Dio», qualcosa di fondato
dovrà pur esserci.
Se riflettiamo serenamente dobbiamo
ammettere che i due termini debbono
coesistere: il concetto è stato brillantemente esposto da Mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, nella sua omelia durante la celebrazione della Santa
Messa. Non può esistere la Pace senza la Vita (ci sarebbe solo la
pace eterna, la pace dei morti) e non può esistere la Vita senza
la Pace, intendendo per Pace quella che il buon Dio ci ha donato: la convivenza tranquilla con i nostri simili, l’esistenza felice con i nostri figli, genitori, amici, con i nostri simili. Cosa e
come possa essere definita Vita quando non c’è Pace lo stanno
vivendo quotidianamente i popoli del vicino medio oriente residenti in paesi come la Siria, il Libano, l’Afghanistan, ecc., dove
la Pace non c’è e la Vita si perde facilmente.
Certo la Vita è qualcosa di molto più complessa di come la
intendiamo diuturnamente. La Vita non è solo l’esistenza di
uomini che mangiano, respirano, gioiscono o piangono durante il giorno. Vita è tutto ciò che ci circonda: i nostri simili,
gli animali, gli alberi, l’erba, i fiori, il sole, la luce, il vento.
Questa realtà della vita (la natura) è
stata dimostrata da Padre Caltabiano
piantumando un altro albero (lo fa da diversi anni) nel quartiere di Piazza Dante.
L’albero, simbolo della Vita, è stato piantato quest’anno davanti alla cittadella del
carnevale.
Un’altra forma di Vita (la coesistenza)
l’hanno dimostrata con la loro testimonianza le responsabili dell’associazione
“Via Pacis”. Un contributo importante
per la conoscenza della Vita è stato fornito dagli scouts (sia i giovani dell’AGESCI, sia i meno giovani del MASCI) con
la loro predisposizione al servizio, l’amore per la natura e ciò che ci circonda.
Fin qui una somma di simboli che attengono alla Vita: la coesistenza (l’amore per il prossimo), l’amore per il creato,
l’albero (simbolo duraturo della vita).
Ma i vescovi ci mettono sotto il naso la Vita vera: l’accoglienza del concepito. E con una citazione che merita una riflessione a parte richiamano l’affermazione di Santa Teresa di
Calcutta «Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato»
facendoci superare così la cultura dello scarto e la logica della
denatalità.
Il concetto ci riporta alla Genesi facendoci vedere l’impronta di Dio, che libera l’uomo da quella malattia mortale che è la
solitudine “Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo: voglio
fargli un aiuto che gli sia simile” “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschi e femmine li creò.
Dio li benedisse e disse loro «Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra; soggiogatela».
Il tema è troppo grande e particolarmente impegnativo.
Non basterebbe l’intero giornale per poterlo affrontare in maniera completa. Bisogna però precisare che il tema della Vita
è troppo importante perché lo si possa trascurare. Tutti dobbiamo affrontarlo con serietà ed approfonditamente. I giovani
ne hanno bisogno.
I vescovi nel loro messaggio lo dicono espressamente “Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che
guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona
umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”.
Facciamo tesoro di questa esortazione.
Pippo Sorrentino
dell’
Jonio
Cronaca
8
26 febbraio 2017
ACI S. ANTONIOLa preziosa esperienza dei giovani che gestiscono l’emittente parrocchiale col vicario don Sciacca
Il suo nome si rifà
alla lettera dell’alfabeto
greco: il tau “τ”, simbolo
di S. Antonio Abate ed
anche di S. Francesco
d’Assisi. Radio Tau, infatti, è nata per offrire
un servizio di solidarietà
alla comunità di Aci
Sant’Antonio, per portare la parola di Dio nelle
case di chi non poteva recarsi in Chiesa, perché impossibilitato fisicamente. Oggi si estende oltre questo territorio,
avendo, perfino, contatti oltre oceano.
La sua storia ha inizio alla fine degli anni settanta, dalla
sensibilità di Padre Vincenzo Torrisi, allora parroco della
Chiesa Madre Sant’Antonio Abate, che ha rivolto la sua attenzione a quei fedeli desiderosi di partecipare ai momenti
di preghiera comunitari, come il Santo Rosario o la Celebrazione Eucaristica. La ferma volontà supera infiniti ostacoli ed il prodigarsi di Padre Torrisi, per riuscire nell’impresa, con il valente ed affettuoso aiuto tecnico del fotografo
Alfio Coco, porta la radio ad esistere, seguita in FM nella
frequenza 98.8 Mhz, intraprendendo da quel momento un
cammino regolare negli anni. La musica trasmessa durante
la giornata si alternava con le dirette radiofoniche degli appuntamenti religiosi, costituendo un punto fermo e di riferimento per chi si univa ai momenti di fede della comunità.
Nel novembre 2014, Padre Vittorio Rocca, Parroco della
Chiesa Madre, e Padre Sebastiano Battiato, Vicario Parrocchiale, non soltanto diedero continuità al lavoro svolto ma
si impegnarono per ampliare il servizio offerto dalla radio
e dar vita ad un ulteriore momento associativo, che coinvolgesse ancor più l’uditorio. Nacque così “Spazio giovani”,
grazie alla volenterosa adesione alle richiesta del parroco,
di Antonio Manuel Castro e della moglie Manuela Cordaro, che organizzarono e condussero l’appuntamento settimanale pomeridiano. Oggi “Spazio giovani” è al suo terzo
anno di vita. Grazie al lavoro certosino portato avanti con
amore e spirito di solidarietà dai due giovani conduttori è
stato riconfermato dall’attuale Parroco Padre Angelo Milone e dal Vicario Don Andrea Sciacca. Il lunedì pomeriggio
dalle 16 alle 17,30 lo staff, ampliato da altri quattro componenti, ovvero Valerio Scamporrino, Chiara Michelle Messina, lo stesso Don Andrea Sciacca e Rosario Pulvirenti per
la parte tecnica, si riunisce in un clima di sana e costruttiva
aggregazione per affrontare un tema specifico di ogni puntata.
L’unione dei sei ragazzi, che nulla traggono dal loro spendersi se
non la grande gioia dello
stare insieme e del confrontarsi su importanti
argomenti, è ciò che si
evince immediatamente
nel visitare la sede della radio, all’interno del
complesso della Chiesa
Madre di Aci Sant’Antonio. Il loro coinvolgimento nell’invitare chi sta a casa a partecipare, ad intervenire alle dirette, a poter comparare le loro esperienze, è determinante.
“Facciamo in modo che davanti al microfono ci siano realtà
diverse, per testimoniare che tutto quello che diciamo in
questa sede è vita, vita vera, vissuta e non solo parole”. ha
dichiarato Don Andrea Sciacca, che vistosamente coinvolto esprime il senso degli incontri radiofonici: “È una chiacchierata tra amici, quelli consueti e quelli che invitiamo, attraverso la quale vogliamo portare nelle case, nelle auto di
chi ci ascolta la presenza di Gesù. Portiamo la testimonianza del Vangelo vissuto, con le storie della gente, con le esperienze all’interno della parrocchia, le esperienze di volontariato che molti portano avanti con impegno, esprimendo
totalmente il farsi prossimo agli altri. All’interno delle nostre puntate ci si aspetta che si recitino le preghiere. Anche
questo avviene, però è importante portare a chi ci ascolta
un sorriso, una testimonianza, il bene che si fa agli altri”.
Durante le giornate, nella frequenza 98.8 Mhz, sono
trasmesse puntualmente le celebrazioni, gli eventi religiosi che avvengono all’interno della parrocchia. Nel raggiungere spazi più ampi e lontani, oggi la radio è agevolata
dall’avanzata tecnologia. Oltre, infatti, ad intervenire telefonicamente alle dirette del lunedì pomeriggio di “Spazio
giovani”, con il numero 095 89 98 442, ci si può servire di
WhatsApp 3315772452, Skype –radiotau.web e, per raggiungerla da tutto il mondo, dello Streaming (1): http://
radiotau.listen2myradio.com/, Streaming (2): http://treontheweb.listen2myradio.com/. Una “missione”, dunque,
quella di Radio Tau, come è stata definita dagli stessi protagonisti, che dona la possibilità di abbattere gli ostacoli e
stare insieme solidalmente, scambiare le proprie riflessioni,
aprire la propria mente alle diverse possibilità che ci stanno
intorno, anche per sentire di non essere soli nel vivere le
esperienze del quotidiano.
Rita Messina
SANTA VENERINAIl commissario adotta lo strumento urbanistico
Ecco finalmente il Piano regolatore
Una lunga attesa ma un risultato importante: Santa Venerina,
dopo decenni di trattative, adotta il suo primo Piano regolatore Generale della storia. Con la delibera n. 5 del 9 febbraio 2017 – annuncia l’ente in un comunicato stampa – il commissario ad acta Pietro
Coniglio, con le attribuzioni del Consiglio Comunale, ha adottato
il Prg redatto dall’ingegnere Alfonso Arena, il cui incarico risale al
2007. Ora le tavole e gli atti del Piano sono depositati in segreteria
comunale e saranno a disposizione per le osservazioni per un tempo
massimo di sessanta giorni, a decorrere dal 24 febbraio, data della
pubblicazione in Gazzetta ufficiale della Regione siciliana. “L’adozione del piano regolatore generale – afferma il
sindaco Salvatore Greco – era un bisogno primario di questo paese e un obiettivo fondamentale
dell’amministrazione che mi onoro di guidare.”
Il piano adottato presenta alcune significative
modifiche rispetto a quello depositato dal progettista, Alfonso Arena. Già nell’ultima proposta di
adozione – si legge nel comunicato – il responsabile del settore tecnico aveva proposto di fare
salve le deliberazioni di Consiglio riguardanti varianti urbanistiche il cui iter risultava non ancora concluso presso l’Assessorato Regionale. Sono
state quindi integrate: la realizzazione di un insediamento produttivo in via Presti; la localizzazione di un distributore di carburante
sulla via Provinciale tra gli abitati di Santa Venerina e Linera; l’ampliamento di uno stabilimento industriale in via Luminaria; la delocalizzazione di un edificio di via Felicetto reso inagibile dal sisma e
da ricostruire altrove.
Il commissario, nella sua delibera di adozione, oltre a recepire la
proposta dell’ufficio stralcia le zone C6 (residenziali stagionali) nei
due ambiti in località San Michele, ritenendo di dover fare prevalere
la peculiarità di quelle aree ricadenti in zona di produzione vinicola
DOC. La cancellazione delle zone C6 dal territorio di San Michele era stata una bandiera dell’amministrazione guidata dal sindaco
Salvatore Greco che considerava la scelta precedente uno scempio
paesaggistico.
L’incarico all’ingegnere Arena e l’adozione dello schema di massima del PRG da parte del Consiglio Comunale (delibera n. 64) risalgono al 2007. Sin da allora il piano ha subito un lungo travaglio
perché il progettista ha dovuto recepirvi gli esiti di diversi studi preordinati che si sono resi necessari o sono stati introdotti dalla legge:
ha introdotto le previsioni derivanti dagli approfondimenti geologici per tener conto degli effetti prodotti dagli eventi sismici del 2002;
ha recepito i vincoli ambientali discendenti dalla carta ricognitiva
dei boschi elaborata dalla Soprintendenza e dallo studio agricolo
forestale; ha tenuto conto dello studio di valutazione ambientale
strategica (VAS) nel frattempo redatto; ha tenuto conto dello studio
di micro zonazione sismica del centro abitato di Santa Venerina tra-
smesso dal Dipartimento di Protezione Civile.
Sul finire della scorsa consiliatura (aprile 2013), il piano risultava
munito di tutti i pareri necessari per essere adottato dal Consiglio
Comunale, ma rimaneva da pubblicare la VAS che l’ufficio tecnico
riteneva propedeutica all’adozione del Piano.
Dopo le elezioni amministrative del 2013, il nuovo sindaco Salvatore Greco ha rilevato che pubblicare la VAS avrebbe significato
esporre anche le planimetrie del piano prima della loro adozione e
in mancanza di norme di salvaguardia, aprendo – secondo il sindaco – a una inevitabile speculazione edilizia che avrebbe messo a
rischio almeno una parte delle previsioni di piano.
Nonostante la presentazione di alcune mozioni
consiliari che impegnavano l’amministrazione a
pubblicare la VAS, l’amministrazione ha resistito
ed, infatti, a seguito di una richiesta di chiarimenti
alla Regione, tramite l’ufficio tecnico comunale,
l’amministrazione ha ottenuto finalmente la conferma che era possibile adottare prima il Prg in
Consiglio e poi procedere alla pubblicazione della
VAS e alla contestuale pubblicazione degli elaborati del Prg. A questo punto, è il luglio 2014, l’amministrazione passa il piano all’analisi del Consiglio Comunale. Da qui è partito un lungo lavoro di analisi degli
elaborati in commissione consiliare.
“Sono felice di avere contribuito a togliere il Prg dalle incertezze
procedurali in cui era finito – ha detto il sindaco Greco – e scongiurare i rischi di una speculazione edilizia derivante dalla pubblicazione della VAS prima dell’adozione. Ottenuto il pronunciamento
in tal senso da parte della Regione, l’amministrazione ha potuto
passare il Prg al consiglio già tredici mesi dopo il suo insediamento:
sono orgoglioso e grato dell’attento lavoro fatto in sede consiliare e
mi spiace che questo non sia stato valorizzato compiutamente dalla
dichiarata incompatibilità da parte di otto dei quindici consiglieri
che ha quindi determinato l’azione sostitutiva da parte del commissario ad acta”.
Nel febbraio 2016, l’Assessore Regionale al Territorio, con suo
decreto, ha nominato commissario ad acta l’architetto Pietro Coniglio che, insediatosi, ha constatato che l’amministrazione aveva già
trasmesso il Prg al Consiglio Comunale. La Commissione consiliare,
che nel frattempo aveva finito il suo lavoro, ha rimandato la proposta di delibera all’aula, arricchita degli esiti del lungo lavoro di approfondimento.
Ma quando il piano è arrivato in aula, otto consiglieri su quindici
si sono dichiarati incompatibili ad analizzarlo. Il Commissario ha assunto, quindi, i poteri del Consiglio ed è giunto al provvedimento di
adozione, appunto, lo scorso 9 febbraio.
Domenico Strano
INTERVISTE
“Radio Tau”, per non restare soli
Antonio Manuel e Manuela: “In radio
scopri il valore di un sorriso ricevuto”
Conoscere da vicino qualcosa permette di concretizzarne l’idea che di essa
si ha, di delinearne i contorni, di avere interesse a scoprirne le particolarità.
L’incontro e il piacevole scambio di opinioni avuto con i conduttori di Radio
Tau, emittente radiofonica seguita in FM
nel territorio di Aci
Sant’Antonio, frequenza 98.8 Mhz ed in Streaming in tutto il mondo, ha delineato con
chiarezza e naturalezza
il volto della radio.
Antonio
Manuel
Castro e la moglie,
Manuela Cordaro, costituiscono lo staff di
“Spazio giovani”, appuntamento settimanale del lunedì pomeriggio, insieme a
Don Andrea Sciacca, Vicario parrocchiale della Chiesa Madre Sant’Antonio
Abate, Valerio Scamporrino, Chiara Michelle Messina e Rosario Pulvirenti,
per la parte tecnica. I due conduttori ci hanno “presentato” la radio ed i vari
“perché” di detta realtà.
- Perché avete denominato questo spazio pomeridiano di diretta “Spazio giovani?”
-Cordaro: Abbiamo creato questo nome insieme a Don Sebastiano Battiato, perché noi consideriamo tutti “giovani”, a prescindere dall’età, anzi proprio
a dispetto dell’età anagrafica. Una persona anziana, sebbene possa annoverare
tanti anni, può avere l’animo di un ragazzino e può trasmettere questa positività a chiunque, a chi, magari, vive la sua vita, la sua quotidianità con tristezza.
Questo nostro appuntamento del lunedì si estende, quindi, a tutti, senza limiti
o remore alcune.
-Castro: Noi dedichiamo questa ora e mezza settimanale a tutti i “giovani
dentro”, per la loro voglia di esserci nella vita, per la loro gioia di vivere. Cerchiamo di raccontare, in qualche modo e nel totale rispetto, le loro realtà, la
loro esperienza, perché crediamo che sia bello riportare il Vangelo vissuto, in
forme diverse, nella propria vita.
-Questo è il terzo anno di vita di “Spazio giovani”ed il terzo consecutivo della vostra conduzione. Quale ricordi avete degli esordi?
-Cordaro: Ricordo che abbiamo iniziato con un microfono e con le cuffie
dell’auricolare. Abbiamo iniziato con pochi mezzi ma tanta voglia e buona volontà, insieme a Don Sebastiano Battiato, Chiara Messina e Antonio Castro,
poi anche i componenti lo staff sono aumentati.
- Castro: Prima di creare “Spazio giovani” la sede della radio era in altra
zona della parrocchia, dove all’interno c’era lo spazio dei vinili, era una realtà
diversa. Con il tempo è cambiato un po’ tutto. Noi operiamo in questo spazio, all’interno della Chiesa Madre, che il Parroco, Padre Angelo Milone, ci ha
concesso. È proprio l’archivio della parrocchia il “cuore” delle azioni vissute
e noi ne siamo onorati. Ricordo del mio esordio tanta emozione, che ancora
oggi continua in ogni puntata.
-Cosa spinge dei giovani come voi a portare avanti con spirito di volontariato questo spazio radiofonico, dovendolo conciliare con il vostro
lavoro, con il vostro privato, con la vostra famiglia?
-Cordaro: Ciò che ci spinge a continuare ma che ci ha anche fatto intraprendere questo progetto è l’amore verso Dio. Lo dimostriamo anche attraverso i microfoni. Inoltre, ci spinge a proseguire anche la forte unione che c’è
tra noi, tra i componenti dello staff, il piacere di stare insieme. Noi diamo il
nostro contributo gratuitamente, con amore e dedizione. Ci coinvolge la partecipazione della gente da casa, di coloro che vengono ospiti in trasmissione e
si crea un piacevole clima di serenità.
- Castro: La cosa bella e particolare è l’atteggiamento di tutte le persone che
vengono in radio per le dirette settimanali. Tutte loro escono da qui con un
sorriso, dandoci un abbraccio; noi li riceviamo e li custodiamo nei nostri ricordi. Certamente non è facile per ognuno di noi conciliare l’ attività con il
privato, chi è mamma, chi papà, chi studia, chi lavora, però il lunedì la voglia
è grande di ritrovarci in questa stanza e stare insieme. È uno spazio anche di
divertimento che coinvolge gli ascoltatori.
-Qual è la risposta che avete dall’uditorio, il grado di partecipazione da
casa, gli interventi telefonici e le presenze in studio durante le puntate?
-Cordaro: Noi diamo modo alla gente di telefonare ed intervenire durante
la puntata, oltre di usufruire degli altri mezzi quale WhatsApp, facebook etc.
E’ una bella possibilità di esprimere il proprio pensiero sui diversi argomenti, di trasmetterci le proprie emozioni. La gente è presente e risponde bene.
Quando intervengono alla nostra diretta si emozionano e quasi non riescono
a parlare, perché si coinvolgono tanto, in relazione agli argomenti trattati. Chi
viene, come ospite della puntata, esprime il desiderio di voler tornare, ci ringrazia per lo spazio avuto, per aver potuto parlare della propria realtà ed essersi, allo stesso tempo, divertiti. Noi siamo soliti invitare varie associazioni di
volontariato della parrocchia, per far conoscere oltre il territorio la nostra realtà ed esse rispondono positivamente. È come un ritrovarsi tra amici, durante il quale si esprime la propria opinione, tra una risata e l’altra. Recente ospite
è stato anche Mons. Raspanti, il Vescovo di Acireale e la gente che ascolta mostra chiaramente di apprezzare il nostro servizio.
-Castro: La risposta è il sorriso di cui le parlavo prima, l’abbraccio che
immancabilmente riceviamo a fine puntata o per strada, dalle persone che
incontriamo in chiesa, fuori dalla parrocchia. La risposta è quel senso di riconoscenza che la gente ci offre per il semplice fatto di essere stati in nostra
compagnia. Molte persone anziane ce ne danno conferma e ci ringraziano per
la piacevole ora trascorsa insieme. Questo vale per noi più di ogni altra cosa e
siamo felici di poter contribuire a dare un po’ di serenità agli altri.
Al termine della costruttiva chiacchierata, qui riportata, con i due conduttori di “Spazio giovani”, che certamente ringraziamo, ciò che emerge con chiarezza è il grande lavoro profuso dai comaponenti dello staff per portare avanti
questa realtà radiofonica con, ancora, tanta voglia di crescere. Lavoro svolto
con applicazione e grande desiderio di spendere un po’ di sé per gli altri, di
dare attenzione agli altri, per il puro piacere di ricevere in cambio un sorriso.
Grande esempio, dunque, di come ognuno possa dare il proprio contributo
per costruire qualcosa di buono intorno a sé .
R. M.