MAGGIOR EFFICIENZA per il trattamento dei fanghi
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MAGGIOR EFFICIENZA per il trattamento dei fanghi
MAGGIO 2014 Anno 4 - Numero 14 In caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Roserio-Milano per la restituzione al mittente previo pagamento resi - ISSN 2039-9774 organo ufficiale Associazione Ingegneri ambiente e territorio CARBON FOOTPRINT FONTI RINNOVABILI MAGGIOR EFFICIENZA FOCUS del settore Tra riduzione degli incentivi per il trattamento Direttiva Quadro agro-alimentare e maturità del mercato dei fanghi di depurazione sulle Acque Motori, inverter, azionamenti, riduttori, motoridut-II a tori, sistemi di trasmissione della potenza, sistemi e dizion di attuazione oleoidraulica e pneumatica, strumene tazione di misura e controllo, sistemi di controllo e supervisione, software di analisi e dimensionamento, nto, software per la gestione dei carichi, diagnostica, sistemi di alimentazione, sistemi per la generazione e distribuzione di aria compressa, trasmissioni meccaniche, elementi di accoppiamento meccanici ecc. INDUS TRIAL D TECHNOLOGY A EFFICIENCY Y MARTEDÌ 24 GIUGNO 2014 IBM CLIENT CENTER SEGRATE Con il patrocinio di: PRODOTTI E SOLUZIONI TECNOLOGICHE NELL’AUTOMAZIONE: EFFICIENZA A LIVELLO DI SISTEMA PRODUTTIVO LA SESSIONE PLENARIA A CHI SI RIVOLGE Come concretizzare le potenzialità di risparmio energetico dei processi industriali: strategie, Audit, modalità gestionali, incentivi, tecnologie e Case History. A cura di Business International La giornata si rivolge ai protagonisti della filiera tecnologica che si occupano di progettare, realizzare, condurre, manutenere impianti produttivi in ambito manifatturiero e di processo: • Uffici tecnici • Tecnici della manutenzione • Direttori tecnici • Buyer • Progettisti • Ricercatori, tecnici e responsabili R&S • Tecnici e responsabili di produzione • OEM • Direttori di stabilimento • System Integrator • Manager aziendali • Utilizzatori finali • Energy Manager • Public utilities I SEMINARI LE SOLUZIONI L’agenda della giornata prevede una serie di seminari tecnici della durata di 30 minuti tenuti dai tecnici delle aziende partecipanti. Il programma degli incontri, i relatori e i titoli saranno aggiornati man mano che verranno confermati sul sito dell’evento. In uno spazio specifico sarà allestita un’esposizione a cura delle aziende partecipanti, in cui sarà possibile per il visitatore confrontarsi e approfondire tutti gli aspetti tecnici relativi a prodotti, tecnologie e sistemi attualmente disponibili. Si rinnova l’appuntamento con ITE Day delle aziende espositrici e i laboratori 2014 il 24 giugno, anche quest’anno organizzati dalle Redazioni in collaborazione a Milano. Dopo il riscontro positivo con primarie aziende del settore durante i registrato da parte delle aziende quali i visitatori potranno imparare veramente espositrici e dei partecipanti, Fiera qualcosa sui prodotti, come utilizzarli, e come Milano Media propone in linea con la realizzare vere e proprie applicazioni sotto la scorsa edizione una sessione plenaria guida di esperti. L’idea che sta alla base realizzata con l’autorevole contributo è continuare a fare ‘cultura’, permettendo di Business International, le sessioni così ai partecipanti di ampliare know-how e di presentazione dei prodotti ad opera competenze. Ma questo non è tutto… ORGANIZZATO DA: PARTNER The Executive Network Per aderire on line all’indirizzo ite.mostreconvegno.it La partecipazione ai seminari e alla mostra è gratuita, così come la documentazione e il buffet Per informazioni: Tel 02 49976533 – 335 276990 – Fax 02 49976572 [email protected] – ite.mostreconvegno.it MEDIA PARTNER: Motori, inverter, azionamenti, riduttori, motoridut-II a tori, sistemi di trasmissione della potenza, sistemi e dizion di attuazione oleoidraulica e pneumatica, strumene tazione di misura e controllo, sistemi di controllo e supervisione, software di analisi e dimensionamento, nto, software per la gestione dei carichi, diagnostica, sistemi di alimentazione, sistemi per la generazione e distribuzione di aria compressa, trasmissioni meccaniche, elementi di accoppiamento meccanici ecc. INDUS TRIAL D TECHNOLOGY A EFFICIENCY Y MARTEDÌ 24 GIUGNO 2014 IBM CLIENT CENTER SEGRATE Con il patrocinio di: PRODOTTI E SOLUZIONI TECNOLOGICHE NELL’AUTOMAZIONE: EFFICIENZA A LIVELLO DI SISTEMA PRODUTTIVO LA SESSIONE PLENARIA A CHI SI RIVOLGE Come concretizzare le potenzialità di risparmio energetico dei processi industriali: strategie, Audit, modalità gestionali, incentivi, tecnologie e Case History. A cura di Business International La giornata si rivolge ai protagonisti della filiera tecnologica che si occupano di progettare, realizzare, condurre, manutenere impianti produttivi in ambito manifatturiero e di processo: • Uffici tecnici • Tecnici della manutenzione • Direttori tecnici • Buyer • Progettisti • Ricercatori, tecnici e responsabili R&S • Tecnici e responsabili di produzione • OEM • Direttori di stabilimento • System Integrator • Manager aziendali • Utilizzatori finali • Energy Manager • Public utilities I SEMINARI LE SOLUZIONI L’agenda della giornata prevede una serie di seminari tecnici della durata di 30 minuti tenuti dai tecnici delle aziende partecipanti. Il programma degli incontri, i relatori e i titoli saranno aggiornati man mano che verranno confermati sul sito dell’evento. In uno spazio specifico sarà allestita un’esposizione a cura delle aziende partecipanti, in cui sarà possibile per il visitatore confrontarsi e approfondire tutti gli aspetti tecnici relativi a prodotti, tecnologie e sistemi attualmente disponibili. Si rinnova l’appuntamento con ITE Day delle aziende espositrici e i laboratori 2014 il 24 giugno, anche quest’anno organizzati dalle Redazioni in collaborazione a Milano. Dopo il riscontro positivo con primarie aziende del settore durante i registrato da parte delle aziende quali i visitatori potranno imparare veramente espositrici e dei partecipanti, Fiera qualcosa sui prodotti, come utilizzarli, e come Milano Media propone in linea con la realizzare vere e proprie applicazioni sotto la scorsa edizione una sessione plenaria guida di esperti. L’idea che sta alla base realizzata con l’autorevole contributo è continuare a fare ‘cultura’, permettendo di Business International, le sessioni così ai partecipanti di ampliare know-how e di presentazione dei prodotti ad opera competenze. Ma questo non è tutto… ORGANIZZATO DA: PARTNER The Executive Network Per aderire on line all’indirizzo ite.mostreconvegno.it La partecipazione ai seminari e alla mostra è gratuita, così come la documentazione e il buffet Per informazioni: Tel 02 49976533 – 335 276990 – Fax 02 49976572 [email protected] – ite.mostreconvegno.it MEDIA PARTNER: Salvaguarda la natura con Teknofanghi MONOBELT® SCRUDRAIN TEKNOBAG®- DRAIMAD® SCRUFILTER® POLYDILUTION Sludge Dewatering Le appare cchiature son in acciaio inox AISI 3 o realizzate 04 e costruite a normative >> TEKNOBAG DRAIMAD® Disidratazione e imballaggio fanghi con sacchi a perdere. >> MONOBELT® Nastro pressa per la disidratazione fanghi. >> SCRUDRAIN® Addensatori dinamici a coclea. Sistemi per la disidratazione fanghi Sludge Dewatering Equipment Via Brescia, 18 20063 Cernusco s/N (MI) - Italy Tel. +39.02.92143037 Fax +39.02.92143038 [email protected] www.teknofanghi.it >> SCRUFILTER® Microfiltrazione in continuo dell’acqua. >> POLIDILUTION® (POLVERE) Impianti di preparazione polielettrolita. >> POLIDILUTION® (EMULSIONE) Impianti di preparazione polielettrolita liquido. L’acqua è pura. Soluzioni integrate Mitsubishi Electric per il trattamento acque. Tutto è semplicemente come deve essere. MAPS iQ Platform Riduzione dei costi di ingegnerizzazione, visualizzazione e reportistica Trasparenza e reale Semplice connessione dei siti integrazione a 360° tra Motion remoti ai sistemi informativi centrali Control, Robot e PLC utilizzando le reti GPRS o EDGE ME-RTU-FX HMI GOT 1000 Inverter FR 700 Ottimale impostazione, visualizzazione, tracciabilità dei dati e manutenzione Gestione accurata di pompe e ventilatori con ottimizzazione dell’efficienza energetica Tecnologia, precisione, velocità ed efficienza energetica sono la nostra missione. • • • • • Soluzioni integrate per il trattamento acque con ottimizzazione dei consumi energetici Sistemi su misura per raccolta, depurazione e distribuzione dell’acqua Flessibilità ed affidabilità delle nostre soluzioni con riduzione dei costi di manutenzione Servizio tecnico di alto livello per consulenza, analisi, assistenza pre e post vendita Qualità e garanzia: 100% Mitsubishi Electric Forti di un’esperienza di oltre 90 anni, è anche nostro dovere garantire soluzioni per un utilizzo intelligente dell’energia. In questo modo salvaguardiamo il vostro budget e, nel contempo, le indispensabili e preziose risorse energetiche del nostro pianeta. Mitsubishi Electric Europe B.V. - Filiale per l’Italia - it3a.mitsubishielectric.com/fa/it 20 10 SOMMARIO 32 22 34 EDITORIALE Al lavoro per dare continuità al fotovoltaico 9 Emilio Cremona 38 44 IN PRIMO PIANO Da 70 anni all’avanguardia 10 ATTUALITÀ 14 a cura di Antonella Rampichini EXPO MILANO 2015 Wame & Expo2015 Energie & Ambiente Oggi è stampato su VERTAPURE 70g della cartiera Vertaris (Voreppe - Francia). Prodotto 100% riciclato, certi¿cato FSC e PEFC Vertaris trasforma e valorizza le carte da macero risultanti dalla raccolta selettiva di uf¿ci amministrativi ed imprese. CERTIFICAZIONE AMBIENTALE Il piano della pubblicazione della norma ISO 14001:2015 16 20 Stefano Schiavon, Roberta Gadia RASSEGNA RINNOVABILI Le fonti rinnovabili Tra diminuzione degli incentivi e maturità del mercato 22 Franco Pecchio La Legenda di Energie&Ambiente Oggi SOLUZIONI SOLARI Interventi di qualità nel fotovoltaico italiano 32 Silvio Della Casa RICERCA NORMATIVA SOLARE EVENTI AZIENDA ACQUA MERCATO EMISSIONI EFFICIENZA UNIONE ENERGETICA EUROPEA RIFIUTI EOLICO Per facilitare la lettura delle notizie di attualità e di prodotto abbiamo associato una serie di icone che identi¿cano la tipologia o il settore di provenienza dell’informazione. GEOTERM GEOTERMICO GESTIONE ENERGIA Il ‘free-cooling’ per migliorare le tecniche di condizionamento Acquedotto pugliese ottimizza i consumi energetici 38 IMPRONTA ALIMENTARE Impatto ambientale sull’atmosfera della produzione e consumo alimentare 44 Giorgio Nebbia 6 n.14 maggio 2014 34 Dario Dilucia La Perna 52 57 MAGGIO 2014 Anno 4 - Numero 14 organo ufficiale Associazione Ingegneri ambiente e territorio In caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Roserio-Milano per la restituzione al mittente previo pagamento resi - ISSN 2039-9774 48 CARBON FOOTPRINT FONTI RINNOVABILI MAGGIOR EFFICIENZA FOCUS del settore Tra riduzione degli incentivi per il trattamento Direttiva Quadro agro-alimentare e maturità del mercato dei fanghi di depurazione sulle Acque 62 IN COPERTINA NEXT GENERATION Qualità, af¿dabilità e innovazione rivolte al futuro Caprari Spa Via Emilia Ovest 900 41123 Modena Tel. +39 059 897 611 Fax +39 059 897 897 [email protected] www.caprari.com 68 Le emissioni in atmosfera della ¿liera agroalimentare soluzioni e s¿de 48 Riccardo Guidetti, Davide Facchinetti MONITORAGGIO EMISSIONI La stima delle emissioni di CO2 delle Università Il caso del Politecnico di Milano 52 Stefano Caserini, Sara Scolieri, Eleonora Perotto FOCUS ACQUA Direttiva Quadro sulle Acque 57 Stefania Erba, Andrea Buffagni, Romano Pagnotta SOLUZIONI ACQUA Resistere nel tempo anche in ambienti gravosi 72 72 76 62 Antonella Rampichini Microinquinanti, un rischio sottovalutato 68 Marco Di Luca END OF WASTE Ri¿uti oppure prodotti 72 Paolo Pipere GESTIONE RIFIUTI Il contenuto di riciclato nei serramenti, nelle facciate continue e negli accessori in alluminio 76 Maddalena Vitali NEWS 80 AIAT Il ruolo di Aiat nella Formazione continua degli ingegneri 82 n.14 maggio 2014 7 Noi siamo l’impulso dell’automazione. Noi siamo il vostro partner verso il successo. Noi modelliamo il futuro con voi. 6LFXUH]]D_6HPSOLFLWò_(IąFLHQ]D_&RPSHWHQ]D Un’azienda, per avere successo, ha bisogno di consolidare costantemente la competitività in ogni settore in cui opera. Lavoriamo insieme per raggiungere un JUDQGHRELHWWLYROnLQFUHPHQWRGHOODSURGXWWLYLWò6LFXUH]]DHIąFLHQ]DVHPSOLFLWòH competenza sono le qualità distintive dei nostri prodotti e servizi per l’automazione di processo e di fabbrica: a vostra disposizione ogni giorno in qualsiasi parte del mondo. 210x297_why_festo.indd 1 www.festo.LW 08/04/2014 14:02:05 EDITORIALE Al lavoro per dare continuità al fotovoltaico I l 2013 ha visto la fine dell’erogazione degli incentivi per i nuovi impianti fotovoltaici. Senza incentivi il settore deve essere in grado di dimostrare di poter raggiungere la piena competitività con le altre fonti. Gli incentivi erogati nel passato al fotovoltaico e alle altre rinnovabili elettriche hanno il pregio di aver contribuito in maniera determinante alla riduzione del costo della tecnologia. Ad esempio tra il 2008 e il 2013 il costo della tecnologia fotovoltaica si è ridotto del 72%. È evidente a tutti che ci sono stati errori nella gestione degli incentivi e credo sia giusto evidenziarlo per imparare, ma questo non deve in nessun modo permettere ai detrattori di ‘giustiziare’ il settore. Conti alla mano, grazie agli investimenti realizzati dalle aziende, nel settore delle rinnovabili e nel suo indotto lavorano oggi oltre 150 mila addetti, ovvero 150 mila famiglie. Gli incentivi per le rinnovabili, così come tante altre voci di costo, gravano sulla bolletta elettrica dei cittadini e delle imprese, seppur in maniera disomogenea, a discapito della competitività delle PMI. Non possiamo negare il fatto che l’importo annuo prelevato dalle bollette per incentivare le rinnovabili elettriche e termiche sia una voce importante: secondo le stime dell’Aeeg il picco massimo sarà raggiunto nel 2015 con 12,5 miliardi di euro (6,7 dei quali per il fotovoltaico). Non dimentichiamoci però che dal 2005 a oggi sono stati installati oltre 550.000 impianti fotovoltaici. Quasi il 90% di questi sono su tetti residenziali o di piccole e medie imprese creando un effetto trainante anche per il settore edilizio. Ciò significa che moltissime famiglie e imprese hanno abbattuto il loro impatto ambientale e i propri costi di energia grazie al fotovoltaico. Inoltre, possiamo stimare in circa 45 miliardi di euro gli investimenti realizzati in Italia dal 2010 ad oggi per il fotovoltaico. Tali investimenti hanno anche creato un gettito fiscale stimabile in circa 12 miliardi di euro. Tutto questo per dire che gli incentivi alle rinnovabili non rappresentano a mia veduta e in nessuna maniera un costo per la comunità ma sono un vero e proprio investimento per lo sviluppo sostenibile e per l’indipendenza energetica del nostro Sistema Paese. Non dimentichiamoci infine che i vari Conto Energia che hanno regolamentato gli incentivi negli anni passati non garantiscono oggi ai lavoratori del fotovoltaico stipendi per i mesi e gli anni a venire e nessuna rendita alle imprese che producono, distribuiscono, progettano e installano componenti e sistemi fotovoltaici, ovvero la filiera industriale che tutti i Governi promettono di sostenere. Il nostro impegno a supporto dell’industria fotovoltaica italiana è quello di garantirne l’esistenza nonostante negli ultimi due anni si sia perso il 50% della forza lavoro e gli investimenti delle aziende siano dimezzati. Dopo aver reso possibile la detrazione Irpef del 50% alle persone private che si dotano di un impianto fotovoltaico, il nostro obiettivo è estendere tale beneficio ai soggetti giuridici in modo che anche le PMI possano godere dei vantaggi fiscali legati all’autoconsumo anche abbinando i sistemi di accumulo. Parallelamente stiamo lavorando a stretto contatto con l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e con il Gestore dei Servizi Energetici affinché i Sistemi Efficienti di Utenza siano presto una realtà. Infine, per tentare di risolvere un grossissimo problema ambientale per il nostro paese stiamo negoziando facilitazioni per tutti coloro che decidono di sostituire i tetti in amianto con impianti fotovoltaici. La nostra attività a supporto delle aziende si muove in una direzione ben definita: nei mesi ed anni a venire il fotovoltaico sarà sempre più integrato nel sistema elettrico e con le altre tecnologie che ivi partecipano. Il ruolo della tecnologia solare è, e sarà, fondamentale per lo sviluppo dei sistemi di accumulo, quello delle smart grid e delle tecnologie elettriche (pompe di calore, piani cottura a induzione, scaldabagni elettrici, sistemi di condizionamento aria) che contribuiscono ad aumentare la quota di autoconsumo dell’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico. Emilio Cremona – Presidente Anie Gifi n.14 maggio 2014 9 IN PRIMO PIANO 7 DA 0 ANNI ALL’ A D al prelievo in pozzi profondi alla distribuzione nelle reti acquedottistiche, dalla raccolta di acque reflue, civili o industriali, depurazione e al riutilizzo, Caprari si distingue per l’eccellenza nella qualità dei prodotti, soluzioni e servizi disponibili in una gamma ampia e completa. Caprari mette a disposizione dei professionisti del ciclo integrato dell’acqua competenze ed esperienze specifiche sviluppate e consolidate nel settore in quasi 70 anni di storia. Nel 1945 Amadio Caprari, ha dato vita alla Idromeccanica Caprari, con sede a Rolo di Reggio Emilia; già nel 1950 produce la prima pompa ad asse verticale per pozzi profondi; l’anno successivo l’attività viene trasferita a Modena e sorge il nuovo stabilimento, in cui è riservato particolare riguardo all’attività di ricerca 10 n.14 maggio 2014 Il gruppo Caprari è tra le principali realtà internazionali nella produzione di pompe ed elettropompe centrifughe e nella creazione di soluzioni avanzate per la gestione del ciclo integrato dell’acqua. L’ AVANGUARDIA e sviluppo. Negli anni successivi viene potenziata la struttura organizzativa aziendale e iniziano le vendite all’estero. Nel 1965 viene inaugurata la nuova sede operativa in via Emilia Ovest a Modena, l’attuale quartier generale del gruppo. Nel 1968 viene prodotta la prima elettropompa sommersa per pozzi profondi; negli anni settanta vengono create le prime filiali all’estero, nel 1988 inizia la produzione per pompe per acque reflue e depurazione. All’inizio degli anni novanta la progettazione e la produzione avviene con sistemi CAD/CAM; negli stessi anni viene ottenuta la certificazione di qualità ISO 9001. L’azienda apre una nuova sede logistica e il Training Center, dando ulteriore impulso all’attività di formazione specialistica svolta fin dagli anni ’70. Caprari ha realizzato e mette a disposizione i più avanzati strumenti informatici e le tecnologie digitali per supportare al meglio i propri partner; a tale scopo Caprari ha realizzato il portale iPump®, un ‘contenitore’ web user-friendly e completo. Nel 2005 sono state prodotte le innovative pompe della serie K-Kompact per il trattamento ed il trasporto dei reflui. La nuova serie di pompe High Flow Line viene n.14 maggio 2014 11 IN PRIMO PIANO NUOVE POMPE SOMMERSE Caprari propone la nuova gamma che rappresenta un vero e proprio “passo generazionale” in termini di progettazione per le pompe sommerse. La gamma è frutto della filosofia aziendale orientata al risparmio energetico e al rispetto dell’ambiente; la progettazione Caprari rispetta tutte le direttive, i regolamenti e le normative relativi alla produzione di pompe da pozzo. La ricerca Caprari si concretizza in soluzioni tecniche e tecnologiche ad alto impatto, attraverso metodi all’avanguardia e nuovi processi produttivi. I prodotti della serie hanno dispositivi innovativi proprietari. E6P E E8P ƕ Rendimenti e prestazioni al vertice del settore ƕ Macchine conformi alla Direttiva 2009/125/CE (EcoDesign - ErP) ed al Regolamento 547/2012 ƕ Alti spessori dei componenti massivi e assenza di discontinuità (tipici della tecnologia di fusione): robustezza, durata e grande affidabilità. ƕ Torniture giranti specifiche: che permettono di realizzare curve di prestazioni centrate sul punto di lavoro ƕ Applicazioni con contenuti solidi fino a 100 g/m3 Ž cuscinetti protetti dall’ingresso di sabbia con labbro anti ricircolo Ž zona di accoppiamento giunto-motore protetta dall’ingresso di sostanze solide ƕ Defender® (Caprari International Patent). Protegge i componenti in ghisa dal fenomeno della grafitizzazione e quelli in acciaio inox che si passivano: garanzia di durata e affidabilità contro la corrosione 12 n.14 maggio 2014 lanciata nel 2012, si tratta di pompe multistadio e singolo stadio ad asse verticale e di superficie per alte portate. L’anno successivo viene ampliato lo stabilimento di produzione. Da impresa familiare a gruppo internazionale Caprari, nata come impresa familiare, oggi è un gruppo internazionale. Ha tre sedi produttive: il quartier generale a Modena, lo stabilimento per la produzione di motori sommersi a Rubiera (RE) e dal 2010 Caprari Pumps Shanghai, azienda dedicata al mercato cinese. A questi si aggiunge una quarta azienda, Fondmatic, fonderia di Crevalcore (Bo). Nove sono le filiali estere, 80 i paesi in cui è presente (sparsi nei cinque continenti). Grazie a un’estesa rete distributiva ha all’attivo oltre 600 distributori. Da sempre Caprari ha saputo fare della sostenibilità ambientale e della sicurezza un caposaldo della sua politica aziendale ottenendo l’acquisizione delle certificazione UNI EN ISO14001:2004 e della certificazione sicurezza BS OHSAS 18001. Nuove elettropompe verticali multistadio in-line serie CVX Dal 1 gennaio 2013 è entrata ufficialmente in vigore la Direttiva 2009/125/CE, meglio conosciuta come Direttiva ErP - EcoDesign. Questa Direttiva impone a tutti i costruttori di pompe di immettere sul mercato prodotti sempre più performanti dal punto di vista dell’efficienza energetica. Caprari ha lanciato la nuova gamma di elettropompe verticali multistadio in acciaio inox stampato con bocche di ingresso/uscita in-line. Questa nuova serie garantisce elevata efficienza dei gruppi elettropompa ai vertici del settore, un prodotto qualitativamente al top e una gamma estesa che soddisfa tutte le esigenze applicative. I motori accoppiati alle nuove idrauliche sono in classe di LINEA Nel 2011 Caprari ha promosso per la prima volta sul mercato le elettropompe sommerse da pozzo 4” Desert con l’obiettivo di rispondere alle applicazioni con forte contenuto di sabbia e sostanze solide. I risultati riscontrati e la crescente richiesta di elettropompe Desert hanno spinto Caprari ad ampliare la gamma con nuovi modelli 4” e con l’estensione alla grandezza 6”. Caprari offre così una linea completa per queste applicazioni estreme: la linea Desert. ƕ Sand-Out System (Caprari International Patent): sistema brevettato che permette di veicolare significative quantità di sabbia e contenuti solidi nelle 4” ƕ Smart Fix-System (Caprari International Patent): sistema di serraggio brevettato idoneo per alte pressioni E4XPD E E6XPD D Alcuni modelli della linea Desert, grazie alla struttura dei diffusori ancora più rinforzata e ai condotti idraulici più ampi, sono in grado di lavorare con contenuti di sostanze solide fino ƕ Rendimenti e prestazioni al vertice del settore a 450 g/m3. ƕ Macchine conformi alla Direttiva 2009/125/CE (EcoDesign - ErP) ed Sono macchine eXtra Performace al Regolamento 547/2012 appositamente studiate da Caprari per ƕ Bussole in materiale antisabbia applicazioni specifiche ad elevatissimo ƕ Cuscinetti protetti dall’ingresso di sabbia contenuto di sabbia. ƕ Giranti in tecnopolimero resistente all’abrasione ƕ Defender® (Caprari International Patent): soluzione per la passivazione dell’acciaio inox che garantisce massima durata e affidabilità contro la corrosione. E4XED E E6XD efficienza IE2, secondo la classificazione prevista per i motori di superficie normalizzati contenuta nel Regolamento 640/2009. I rendimenti della serie CVX Energy sono in linea o migliori di quelli della migliore concorrenza. Costruttivamente le macchine si caratterizzano per robustezza, inossidabilità e protezione delle parti massive: tutte le parti a contatto con il liquido sono in acciaio inox, le parti massive in ghisa sono protette e verniciate per cataforesi. Le macchine hanno tutte le certificazione per l’impiego in acqua potabile secondo le diverse legislazioni nazionali. È stato inoltre affinato il progetto delle flange che per facilitare il collegamento alle tubazioni sono di tipo flottante offrendo così maggior facilità d’installazione. Caprari ha introdotto la configurazione delle elettropompe CVX Energy con CapDrive integrato: il variatore di frequenza evoluto ed intelligente direttamente montato sulla macchina. www.caprari.com n.14 maggio 2014 13 ATTUALITÀ Antonella Rampichini INDUSTRIAL TECHNOLOGY EFFICIENCY DAY A GIUGNO LA 2° EDIZIONE Il prossimo 24 giugno all’IBM Center di Segrate (MI), Fiera Milano Media realizzerà la seconda edizione del convegno-mostra sull’efficienza energetica. L’obiettivo è quello di offrire al visitatore un quadro completo dell’offerta attualmente disponibile per la realizzazione di soluzioni a elevata efficienza energetica in ambito di impiantistica e automazione industriale. L’uso dell’energia nell’industria è ancora lontano dal potersi definire efficiente, non solo negli impianti ‘energivori’ per antonomasia (depurazione acque, siderurgia, cemento, chimica, carta, alimentare ecc.), ma anche nelle più svariate realtà manifatturiere (packaging, tessile, legno, assemblaggio, meccanica ecc.).Recenti studi hanno dimostrato che l’efficienza energetica è vista dalla dirigenza aziendale come fattore fondamentale (business critical) nonché stimolo per l’innovazione tecnologica. A questa interessante tematica è dedicata Industrial Technology Efficiency Day 2014, il convegno-mostra che Fiera Milano Media organizza per offrire un quadro quanto più completo possibile in relazione all’offerta attualmente disponibile per la realizzazione di soluzioni a elevata efficienza in ambito di impiantistica e automazione industriale. La giornata si rivolge ai protagonisti della filiera tecnologica che si occupano di progettare, realizzare, condurre, manutenere impianti produttivi in ambito manifatturiero e di processo: top manager, direttori tecnici, progettisti, tecnici e responsabili di produzione, direttori di stabilimento, energy manager, tecnici della manutenzione, buyer, ricercatori, tecnici e responsabili R&D, OEM, system integrator, utilizzatori finali. Particolare evidenza sarà data a prodotti e soluzioni dell’automazione, controllo e supervisione grazie ai quali sono possibili vantaggi in termini di efficienza energetica a livello di sistema produttivo: motori elettrici, inverter, azionamenti, avviatori, ri- duttori, motoriduttori, sistemi di trasmissione della potenza, sistemi di controllo, sistemi di supervisione, software di analisi e dimensionamento, software per la gestione dei carichi, diagnostica, sistemi di alimentazione, trasmissioni meccaniche, elementi di accoppiamento meccanici, sistemi di attuazione oleoidraulica e pneumatica, strumentazione di misura e controllo. Considerata la grande attualità del dibattito sul tema oggetto della manifestazione, grande risalto avrà la parte convegnistica curata dalle riviste di Fiera Milano Media (Energie e Ambiente Oggi, Automazione Oggi, Automazione e Strumentazione, Progettare, Rivista di Meccanica Oggi,) in collaborazione con le più rilevanti associazioni del settore e Business International, organizzatore di convegni e congressi del gruppo Fiera Milano Media. In particolare la sessione plenaria del mattino, curata da Business International con la collaborazione di alcuni tra i più autorevoli esperti del settore, traccerà il quadro di riferimento relativo all’efficienza energetica nel panorama dell’industria in Italia, facendo riferimento a strategie operative, opportunità e tecnologie disponibili anche con l’ausilio di testimonianze reali e casi di successo. Nel corso della giornata visitatori potranno partecipare a laboratori/corsi gratuiti sotto la guida di tecnici esperti. Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. www.mostreconvegno.it Ambarabà Ricicloclò: le filastrocche sul riciclo diventano litografie Si ispirano alla prima edizione del Premio nazionale Ambarabà Ricicloclò 2013, promosso da Ricrea (Consorzio Nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi Acciaio) e ideato e realizzato dalla rivista Andersen, le dieci litografie realizzate dall’artista e illustratore Enrico Macchiavello in mostra fino ai primi di giugno a Genova presso la Biblioteca Internazionale per Ragazzi Edmondo De Amicis. L’Iniziativa, che sarà riproposta anche quest’anno, invitava i bambini delle scuole primarie italiane a comporre filastrocche ispirate al tema del riciclo di barattoli, scatolette, tappi, fusti e bombolette in acciaio, ovvero oggetti d’uso quotidiano che, se opportunamente raccolti e riciclati, possono trovare nuova vita come le parole in una filastrocca. Tra centinaia di lavori pervenuti da scuole di tutta Italia (da Foggia a Torino, da Firenze fino a Barcellona 14 n.14 maggio 2014 Pozzo di Gotto), una giuria ha selezionato i dieci migliori componimenti che sono stati illustrati da Enrico Macchiavello e da domani saranno esposti nella biblioteca genovese. Tra le filastrocche premiate “Era quello ora è questo” della scuola “Giacomo Matteotti” di Pomezia (Roma), illustrata da Macchiavello attraveso un cittadino virtuoso capace di trasformare magicamente scatolette, barattoli e bombolette usate in acciaio in nuovi ri-prodotti come automobili, biciclette o navi. La mostra è realizzata grazie al contributo di Amiu, braccio operativo di Ricrea per la raccolta differenziata degli imballaggi in acciaio a Genova, della rivista Andersen e di International Tin Plate, che ha fornito i fogli d’acciaio su cui sono state realizzate le litografie. www.consorzioricrea.org WAME & EXPO2015 È stata recentemente presentata Wame & Expo2015 - World Access to Modern Energy & Expo 2015 - l’associazione frutto dell’alleanza tra Expo 2015 e otto grandi società energetiche italiane ed europee: A2A, Edison, Enel, Eni, E.ON Italia, Gas Natural Italia, GDF Suez Energia Italia e Tenaris. Da qui all’Esposizione universale di Milano, Wame & Expo2015 vuole sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale riguardo alla mancanza di accesso alle moderne forme di energia: promuovendo iniziative di ricerca scientifica, tecnologica, economica e sociale per eliminare e superare le barriere che rendono l’energia moderna poco accessibile; alimentando la conoscenza e la divulgazione delle buone pratiche e dei casi e progetti virtuosi già in essere nei territori. Ancora oggi un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’elettricità; e più del 40% della popolazione mondiale non ha accesso a infrastrutture energetiche con sufficienti standard di qualità e di efficienza. Questo stato di cose accentua le situazioni di povertà estrema e provoca forti impatti sui cambiamenti climatici. Inoltre, circa il 38 % della popolazione mondiale non ha accesso a una fonte di energia pulita per la cottura del cibo e per il riscaldamento e continua a ricorrere alla tradizionale combustione di legna, altri materiali vegetali e anche materiali di origine animale, con un conseguente inquinamento dell’aria entro le abitazioni che reca danno alla salute umana: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oltre 1,45 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno per questa causa. Incrementare le possibilità di accesso alle forme moderne di energia può contribuire a facilitare la disponibilità di risorse alimentari e acqua potabile, e a ridurre in modo significativo i livelli di povertà estrema nel mondo, rappresentando così un reale fattore di sviluppo per l’umanità. Wame apre il dialogo e la partecipazione al progetto al mondo delle ONG, delle Agenzie governative e internazionali e a tutti gli attori coinvolti nello sviluppo di questa tematica. Ogni contributo sarà validato scientificamente e reso accessibile e consultabile sul sito www.wame2015. org “Credo che sia un dovere e una responsabilità anche del settore industriale dell’energia a livello mondiale - ha commentato Pippo Ranci, Presidente di Wame & Expo2015 e Presidente del Consiglio di Sorveglianza di A2A - farsi forza trainante dell’ambizioso progetto avviato dalle Nazioni Unite di rendere universale l’accesso all’energia entro il 2030. È per questo che Wame & Expo2015 si propone come amplificatore divulgativo di questa emergenza e come fulcro di analisi e di progetti concreti per abbattere le barriere che precludono l’accesso all’energia moderna”. INDICATORI DI LIVELLO PER MATERIALI SOLIDI Applicazioni: materie plastiche, fertilizzanti, cereali, mangimi, polveri, ecc. MOD. F FASEAL MOD. F FASEAL CUCITRICE PORTATILE PERPER SACCHI MOD. F F CUCITRICE PORTATILE SACCHI MOD. Applicazioni: Applicazioni: sacchi di plastica, rafia, juta,juta, carta, ecc.ecc. sacchi di plastica, rafia, carta, per per qualsiasi contenuto qualsiasi contenuto 16 CPS_indicat_mo_P04-06 1 CPS_indicat_mo_P04-06 1 n.12 novembre 2013 Via Montecassino, 47 40050 Funo di Argelato | Bologna Tel. 051 6647979 - 6647980 | Fax 051 6647978 [email protected] | www.cpscucitrici.it FILATI FILATI ASSISTENZATECNICA TECNICA ASSISTENZA PEZZIDIDIRICAMBIO RICAMBIO PEZZI 15-03-2006 10:21:17 10:21:17 15-03-2006 efficienza energetica:Layout 1 09/04/14 15:17 Pagina 1 a division of Fiera Milano Media The Executive Network Forum Efficienza Energetica Sfide, strategie, modalità operative e strumenti finanziari per l’efficientamento energetico in azienda alla luce del recepimento della Direttiva UE e nel contesto economico attuale. Quali nuove opportunità per le aziende? Milano 19 giugno 2014 Grand Visconti Palace - Viale Isonzo, 14 Sponsor Save The Date Milano 24 giugno Con il patrocinio di ITE DAY 2014 Implementare l’efficienza energetica nelle aziende di produzione. Per informazioni ed iscrizioni riservate ai lettori di “Energia Ambiente oggi”: Cecilia Behmann - 06.845411 - [email protected] Ilaria Biasini - 06.84541.292 - [email protected] www.businessinternational.it (Energy & Utilities) The Executive Network CERTIFICAZIONE AMBIENTALE IL PIANO DELLA PUBBLICAZIONE Stefano Schiavon*, Roberta Gadia** DELLA NORMA ISO 14001:2015 La pubblicazione della nuova ISO 14001, posticipata a giugno del 2015, richiederà alle organizzazioni già certificate ai sensi della versione vigente, una ridefinizione e un approfondimento di numerosi aspetti del proprio Sistema di Gestione Ambientale. *Aplus srl, Padova **Aiat – Associazione Ingegneri Ambiente e Territorio 20 n.14 maggio 2014 Era l’anno 1996 quando è stata pubblicata, a livello internazionale, la prima norma sui Sistemi di Gestione Ambientale, la ISO 14001. Da allora, alla fine del 2012 avevano raggiunto la certificazione ambientale oltre 267.000 organizzazioni in 158 paesi. Al termine dello stesso anno, le organizzazioni italiane certificate erano più di 17.000 (6% del totale mondiale). L’ISO 14001 costituisce lo strumento più idoneo per le organizzazioni impegnate a raggiungere e a dimostrare un buon livello di prestazione ambientale, tenendo sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività, prodotti e servizi, coerentemente con la propria politica e con i propri obiettivi di miglioramento. La revisione della versione oggi in vigore L’ISO 14001:96 ha già subito un’importante revisione conclusasi 8 anni dopo con la pubblicazione della versione 2004. A distanza di circa 10 anni, nel corso della riunione dello scorso giugno dell’ISO/TC 207 “Environmental management” (il comitato tecnico internazionale incaricato della nuova revisione della norma), è stato adottato un nuovo piano di pubblicazione secondo il quale questa dovrebbe avvenire non più a gennaio 2015, termine inizialmente fissato, bensì a giugno dello stesso anno. Lo spostamento della data di pubblicazione della nuova versione della ISO 14001 è dovuto alla sua evoluzione. Il primo progetto di documento (CD1) creato dal comitato di esperti e pubblicato nel marzo 2013 è stato oggetto di numerose osservazioni da parte dei comitati nazionali, sia di natura formale sia di natura sostanziale, sulle quali sta lavorando il sottocomitato tecnico ISO/TC 207 SC1. Il nuovo calendario adottato che definisce le fasi di pubblicazione della nuova ISO 14001 è il seguente: ƕ ottobre 2013 - esame dei commenti sul documento CD1; ƕ novembre 2013 - pubblicazione del CD2; ƕ marzo-maggio 2014 - esame dei commenti sul documento CD2 e passaggio allo stadio di progetto di norma internazionale (DIS); ƕ settembre-novembre 2014 - voto sul progetto (DIS); ƕ marzo-aprile 2015 - voto sul progetto finale (Fdis); ƕ giugno 2015 - pubblicazione della norma ISO 14001:2015. Ad oggi è quindi possibile analizzare il solo progetto di documento CD2, sul quale potevano essere presentati commenti fino al 23 gennaio scorso. ISO 14001:2015: cosa cambia Confrontando il testo del documento con la versione attualmente in vigore, è possibile evidenziare alcune differenze significative. Struttura della norma Il progetto di documento CD2 è strutturato in 10 capitoli: 1) Scopo e campo di applicazione; 2) Riferimenti normativi; 3) Termini e definizioni; 4) Contesto dell’organizzazione; 5) Leadership; 6) Pianificazione; 7) Supporto; 8) Controllo operativo; 9) Valutazione delle prestazioni; 10) Miglioramento. La versione della norma attualmente in vigore ha invece una struttura sovrapponibile solo per i primi 3 capitoli mentre tutti i requisiti specifici sono contenuti nel capitolo 4, a sua volta suddiviso in 6 sottocapitoli: 4.1) Requisiti generali; 4.2) Politica ambientale; 4.3) Pianificazione; 4.4) Attuazione e funzionamento; 4.5) Verifica; 4.6) Riesame della direzione. La nuova struttura in 10 capitoli rispetta quanto stabilito da ISO nel 2012 al termine del lavoro volto ad assicurare una maggiore coerenza ed integrazione tra i futuri standard sui Sistemi di Gestione (qualità, ambiente, sicurezza, responsabilità sociale ecc.), il cui risultato è denominato “HLS High Level Structure”. alle risorse umane per contribuire all’efficacia dello stesso; ƕ l’eliminazione dell’obbligo di nomina di “un apposito rappresentante della direzione ... il quale, indipendentemente da altre responsabilità, deve avere ruoli, responsabilità e autorità definiti per: a) assicurare che il sistema di gestione ambientale sia stabilito, attuato e mantenuto attivo in conformità ai requisiti della presente norma internazionale; b) riferire all’alta direzione sulle prestazioni del sistema di gestione ambientale al fine del riesame, comprese le raccomandazioni per il miglioramento”, funzioni che, nella versione 2015, sono più semplicemente ‘da assegnare’, pur riconoscendo la prassi secondo cui le stesse sono assunte da uno o più rappresentanti (v. requisito 5.3); Requisiti specifici ƕ l’aggiunta, come input al processo Nella nuova versione della ISO di pianificazione, dei rischi e delle 14001 il numero di requisiti specifici opportunità organizzative che devono (32) è sensibilmente superiore a essere affrontati per assicurare che quello della versione 2004 (18). il Sistema di Gestione Ambientale Ciò deriva: da un lato, dalla sia in grado di raggiungere i risultati separazione in requisiti più dettagliati previsti, prevenire, o ridurre, gli di requisiti che nell’attuale versione effetti indesiderati, soddisfare gli sono più estesi (ad es. il requisito obblighi di conformità e conseguire 4.4.3 “Comunicazione” della ISO il miglioramento continuo (v. 14001:04, nel progetto di documento requisito 6.1); questa aggiunta della versione 2015 è separato in 3 rappresenta, senza dubbio, la requisiti: 7.4.1 “Requisiti generali”, novità più significativa della versione 7.4.2 “Comunicazione interna”, 2015 dell’ISO 14001 ed è volta ad 7.4.3 “Comunicazione esterna e integrare, nelle norme sui Sistemi reporting”); dall’altro, per l’introduzione di Gestione, i concetti di ‘risk di nuovi requisiti non presenti management’ già enunciati in una nell’attuale versione. Fra questi, si norma ISO dedicata (ISO 31000). evidenzia in modo particolare: Tale norma è, infatti, applicabile a ƕ l’enfatizzazione data alla tutte le organizzazioni che vogliono comprensione dell’organizzazione gestire ‘il rischio’ identificandolo, e del suo contesto (v. requisito 4.1) analizzandolo e valutando se nonché delle esigenze ed aspettative esso debba essere modificato delle parti interessate (v. requisito dal trattamento (del rischio) per 4.2), attività riprese successivamente soddisfare i propri criteri di rischio; come input per la pianificazione del ƕ un maggiore vincolo, per Sistema di Gestione Ambientale (v. l’organizzazione, nel considerare requisito 6.1.1); l’opportunità di comunicare all’esterno ƕ l’introduzione di un requisito le informazioni rilevanti per il Sistema specifico per l’alta direzione (v. di Gestione Ambientale, comprese requisito 5.1), la quale deve le proprie performance ambientali, dimostrare leadership ed impegno come stabilito al momento della per la tutela ambientale, l’avvenuta pianificazione delle attività di integrazione dei requisiti del Sistema comunicazione e come richiesto dagli di Gestione Ambientale nei processi obblighi di conformità legislativa (v. di business dell’organizzazione, requisito 7.4.3); nonché la direzione e il sostegno ƕ la riunione in un unico requisito, Definizioni All’interno del capitolo 3, dedicato ai termini e alle definizioni, le principali differenze tra il progetto di documento CD2 e l’attuale versione della norma riguardano: 1) un’estensione del concetto di organizzazione, che potrà ricomprendere anche una persona o gruppo di persone con proprie funzioni, responsabilità, poteri e relazioni; 2) l’aggiunta di numerose definizioni (requisito; obbligo di conformità; condizione ambientale; sistema di gestione; alta direzione; efficacia; politica; obiettivo; rischio; competenza; processo; performance; indicatore; outsourcing; monitoraggio; misurazione; conformità; correzione; catena del valore; ciclo di vita); 3) l’eliminazione di alcune definizioni (auditor; traguardo ambientale; azione preventiva). denominato “controllo delle informazioni documentate” (v. requisito 7.5.3), di quanto attualmente previsto per il ‘controllo dei documenti’ e per il ‘controllo delle registrazioni’ (v. requisiti 4.4.5 e 4.5.4 della versione 2004 della norma); ƕ l’aggiunta, come input al processo di definizione delle attività di controllo operativo, del concetto di ‘change management’ al fine di assicurare che, per tutte le modifiche progettate, siano esaminate le conseguenze anche non intenzionali e siano intraprese azioni per mitigare gli effetti negativi, se necessario (v. requisito 8.1); ƕ l’enunciazione delle attività di controllo da porre in essere verso fornitori ed outsourcers (v. requisiti 8.1 e 8.2). Certificazione secondo la versione 2015. Per quanto riguarda la certificazione secondo la versione 2015, al momento non è stata proposta alcuna modalità. L’ISO ha però già indicato un periodo di transizione della durata di 2 anni dalla pubblicazione della norma. Conclusioni La pubblicazione della nuova ISO 14001, attesa per il mese di giugno 2015, richiederà alle organizzazioni già certificate ai sensi della versione vigente, una ridefinizione e un approfondimento di numerosi aspetti del proprio Sistema di Gestione Ambientale. Le novità più significative riguardano, infatti, l’aggiunta come input al processo di pianificazione dei rischi e delle opportunità organizzative che devono essere affrontati per assicurare che il Sistema di Gestione Ambientale sia in grado di raggiungere i risultati previsti, con un approccio di ‘risk management’ già enunciato nella norma ISO 31000 dedicata, e l’obbligo di comunicazione esterna delle informazioni rilevanti per il Sistema di Gestione Ambientale. Questi nuovi requisiti comporteranno sicuramente una migliore efficacia del Sistema di Gestione Ambientale implementato e un maggiore riconoscimento da parte degli stakeholders. n.14 maggio 2014 21 RASSEGNA RINNOVABILI Tra diminuzione degli incentivi e maturità del mercato Le tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili sono sempre più parte integrante dello scenario energetico mondiale e nazionale ed è possibile trovare ambiti in cui tutte vengono utilizzate con profitto a favore di un’utenza finale. Franco Pecchio* *Energy & Environment - Independent Engineer - Energy Efficiency - Certified Expert ex UNI CEI 11339 22 n.14 maggio 2014 Ripercorrendo a ritroso il cammino delle fonti rinnovabili elettriche in Italia, e non solo, troviamo una miriade di interventi di incentivazione che hanno permesso un rapido sviluppo in termini numerici di installazioni e MW. L’effetto sul totale dell’energia prodotta è stato modesto anche se percepibile in particolari situazioni e configurazioni, l’effetto sul sistema produttivo del Paese, invece, è stato minimo. Sulla stabilità della rete elettrica, invece, l’impatto è stato elevato mettendo a nudo la mancanza di programmazione e ammodernamento della stessa alle nuove funzioni richieste da una rapida diffusione delle fonti rinnovabili. A prescindere da ogni giudizio di merito sulla modulazione degli incentivi, sulle politiche industriali e la storia degli stessi fino alla configurazione attuale si può concordare sul fatto che il comparto delle energie rinnovabili sia ormai un settore industriale a tutti gli effetti, con una sua maturità e una sua dignità. Le tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili sono sempre più parte integrante delle opzioni tenologiche in vari ambiti, dalla caldaia per acqua calda che offre la possibilità di integrazione con un pannello solare termico alla nuova villetta a schiera che per arrivare ad una certa classe energetica deve integrare un pannello fotovoltaico nel tetto e avere un riscaldamento efficiente a pompa geotermica. Certo, ciascuna tecnologia ha una forte dipendenza dagli incentivi associati, ma alcuni concetti sono assodati: la compatibilità ambientale delle fonti rinnovabili rispetto alle tradizionali e la prospettiva di lungo termine che deve essere associata quando si valuta un investimento che le coinvolge. Contemporaneamente gli scenari economici stanno cambiando velocemente o sono già cambiati. La crisi economica ha intaccato da un lato le tasche degli investitori, sia grandi che piccoli, dall’altro ha ridotto i regimi di incentivazione. Il risultato è, a livello mondiale, di una contrazione degli investimenti in fonti rinnovabili, di una rimodulazione degli investimenti che sono fluiti verso i paesi dove l’incentivazione è maggiore o più stabile, oppure le condizioni di sfruttamento sono migliori. In Italia la situazione è stata simile: se nel 2011 si erano installati quasi 9,5 GW di potenza fotovoltaica, l’anno seguente ne sono stati messi in esercizio solo 3,5 GW e nel 2013 ancora un terzo rispetto all’anno prima: 1,2GW. L’Italia era stata un caso emblematico di ‘bolla del fotovoltaico’ grazie alle favorevoli condizioni di sole e di incentivazione generosa dell’energia prodotta. Parallelamente i grandi investimenti in fotovoltaico di carattere industriale sono più che dimezzati, ora più del 50% delle installazioni è composto non più da impianti da MW ma da piccole (38% del totale sotto i 20 kW) e medie potenze (22% del totale tra 20 e 200kW): si tratta di impianti di dimensione famigliare e condominiale o a livello di piccola industria artigianale o impresa commerciale. In pratica una serie di concause hanno portato il settore ad una nuova e diversa maturità industriale e di mercato. Fotovoltaico e solare termico La tecnologia fotovoltaica è ora molto più conveniente di qualche anno fa in termini di prestazioni a parità di prezzo (euro/kWp), i regolamenti edilizi e la crisi del mattone tendono a premiare la classe energetica e quindi l’installazione di almeno una parte fotovoltaica di tetto, i meccanismi di vendita si sono affinati coinvolgendo il settore bancario su prodotti specifici. Queste ragioni insieme alla perdita degli incentivi sull’energia prodotta ma all’introduzione di nuove forme per favorire l’adozione del fotovoltaico (detrazione fiscale, titoli di efficienza energetica, premi in concessione edilizia) portano ad un incremento del mercato dei piccoli impianti che sono, con condizioni favorevoli di soleggiamento, vicini alla grid parity. Il medesimo ragionamento è stato fattibile anche per molti impianti con rinnovabili termiche, in primis il solare termico, il quale per i piccoli impianti è associabile alle tendenze del fotovoltaico mentre per i grandi impianti è favorito dal conto n.14 maggio 2014 23 co (1 RASSEGNA RINNOVABILI termico studiato apposta per renderlo tecnologicamente competitivo. Eolico Gli impianti eolici stanno subendo medesima sorte, con un progressivo spostamento verso quelli di piccola taglia: si parla di installazioni di decine di kW di potenza, non più di MW: il meccanismo delle aste e dei registri ha spostato l’attenzione sugli impianti più piccoli. Senza passare in rassegna tutte le singole tecnologie è un comparto intero che sta andando verso impianti di taglia più piccola con investimenti singolarmente inferiori ma con una maggiore diffusione e diversificazione territoriale. L’integrazione dei sistemi con quelli domestici o, in generale, con l’autoconsumo fa si che anche il comparto dell’elettronica e automazione si muova in questa direzione adattandosi alle nuove esigenze di mercato. L’attuale frontiera tecnologica I nuovi slogan nel mondo energetico sono ‘efficienza energetica’ e ‘smart grid’. Il primo è uno dei punti focali della battaglia per il rispetto del protocollo 2020-20 su cui si è operato ma in misura 24 n.14 maggio 2014 minore rispetto alle emissioni ed alle fonti rinnovabili; il secondo è il nuovo mantra per la soluzione dei problemi delle utilities che devono fare i conti con un mercato depresso, consumi in discesa e reti obsolete rispetto alle esigenze sopraggiunte velocemente con la diffusione di molti impianti di generazione distribuita e intermittente con priorità di dispacciamento. Al centro dell’attenzione vi è l’utenza, intesa in senso più ampio e generale del termine, ovvero partendo dalla famiglia intesa come consumatore energetico passando al condominio o al quartiere, all’immobile commerciale o a un gruppo di immobili parte di un investimento real estate, arrivando fino a comunità di utenti energetici o, come definiti recentemente dall’Autorità per l’Energia, Sistemi Efficienti di Utenza (SEU). Intorno a questa utenza ruotano gli interessi di efficienza energetica, smart grid ed energy management, generazione distribuita e fonti rinnovabili cui si aggiungono, ultime arrivate, le tecnologie per l’accumulo di energia e la mobilità elettrica. Sono tutti argomenti fortemente interconnessi i cui campi di specifica influenza sconfinano uno nell’altro. Ad esempio, parlando di generazione distribuita, ci si trova a dissertare di tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili, in diversa misura, per la produzione di energia elettrica oppure anche solo cogenerazione a gas oppure da biomassa. Invece nell’ambito dell’efficienza energetica si trovano sia le tecniche costruttive o di ristrutturazione che contribuiscono all’abbassamento dei consumi energetici, come pure tecnologie per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti che abbiano un miglior rapporto tra energia consumata e prestazioni fornite. Una terza linea d’azione è rappresentata da tutto quanto è, con abuso del termine, definito ‘smart’: smart metering, smart grid, smart energy management. Si tratta di tecnologie che, in diversi ambiti e con diversi scopi specifici, servono a rendere più intelligente una serie determinata di azioni. per la ‘smart home’ si tratta della domotica che permette di utilizzare e configurare più intelligentemente i consumi delle apparecchiature elettriche in una casa famigliare. Nel caso delle smart grids si tratta, invece, di tecnolgie sofisticate per il governo Fonte Heitor Carvalho Jorge Tab S T Q T Fonte Cerp Andy Beecroft O F re della rete elettrica di una utility nel caso di immissione di energia da parte di un autoproduttore. Sotto il medesimo cappello si trovano anche i sistemi di monitoraggio (smart metering) e i software di gestione dell’energia. Si tratta di un settore in fortissima espansione sia dal punto di vista di soluzioni tecniche, dove la cosidetta ‘fuzzy logic’ e i meccanismi di auto apprendimento sono in costante evoluzione, sia dal punto di vista di prodotti tecnici che svolgono le singole operazioni, di sistemi da integrare con altri in modo da poter agire con maggiore efficienza, non solo energetica. Se a questi tre maggiori ambiti accostiamo i sistemi di accumulo e la mobilità elettrica, che sull’efficienza delle batterie appunto si basa, si chiude un cerchio che racchiude la frontiera tecnologica di una parte del mondo energetico attuale. Interconnessione tra le tecnologie In questi ambiti non ci sono compartimenti stagni, ciascuno entra, almeno in parte, nel campo altrui. Ad esempio la gestione dell’energia è basilare per l’efficienza energetica che proprio sulla corretta impostazione delle azioni di management basa una parte del miglioramento di prestazioni energetiche che è in grado di fornire. Allo stesso modo sia le batterie stand-alone, siano esse accoppiate a un sistema di generazione o alla rete di trasmissione e distribuzione dell’energia, sia quelle associate a un veicolo elettrico possono essere parte integrante di un sistema elettrico efficiente. In pratica è possibile trovare ambiti in cui tutte queste tecnologie vengono utilizzate con profitto a favore di un’utenza finale individuata tra quelle elencate. Si può pensare a una singola casa e a una singola famiglia che installa un impianto fotovoltaico e uno solare per risparmiare sulla bolletta elettrica e su quella del gas, come ad una comunità di utenti, un sistema efficiente d’utenza, che afferisce a un medesimo impianto di generazione con le dovute distinzioni operate dalla normativa. I modelli di business associati alle varie configurazioni di questi ambiti non sono ancora definiti e standardizzati. Ciascuna azienda, a modo suo sta cercando il modo di vendere i propri prodotti in un mercato degli incentivi contingentati in cui il fattore vincente non è più, soltanto, la convenienza economica a breve ma una visione di come saranno le esigenze dei consumatori nel prossimo futuro. Il problema che sta emergendo attualmente è che l’offerta commerciale tende a proporre un frullato di tutte le tecnologie e soluzioni in modo da aumentarne l’appealing presso il consumatore finale. Logica vorrebbe che questi ambiti rimanessero separati almeno concettualmente, ovvero da un lato le tecnologie efficienti, quelle identificate per consumare meno energia mantenendo il medesimo livello di comfort, dall’altro le tecnologie per fornire questa energia ad un certo costo. La diminuzione degli incentivi sta portando l’azione commerciale di alcune aziende ad ‘aggredire’ il mercato con proposte integrate per favorire l’appealing sui clienti finali. Ad esempio, offrire impianti fotovoltaici per proporre efficienza energetica, è errato, al massimo si compie un’azione di risparmio energetico, se i conti economici sono congruenti. La casa efficiente è quella che consuma meno, non quella che produce una parte dell’energia da sé, anche se questo vuol dire pagare meno bolletta. n.14 maggio 2014 25 RASSEGNA RINNOVABILI ABB ABB presenta il nuovo relè di protezione d’in- terfaccia CM-UFD.M22 (SPI) conforme alla norma CEI 0-21, edizione giugno 2012 e successive varianti, che ha recepito l’allegato A70 Terna. Adatto a tutti gli impianti di produzione di energia elettrica (Generazione Diffusa) connessi in bassa tensione di qualsiasi potenza e media tensione con potenze fino a 30kW, è obbligatorio per impianti di produzione con potenze maggiori di 6kW o con più di tre generatori (per esempio tre inverter). Il relè CM-UFD.M22 presenta importanti vantaggi in un unico dispositivo, tra i principali: design compatto e modulare (installabile su guida DIN), alimentazione ausiliaria continua con tecnologia switching (24-240 Vca/Vcc) per favorire l’integrazione delle modalità di backup esterno di 5s (Lvfrt) mediante buffer di carica a ultracondensatori o UPS, uscita aggiuntiva ritardabile per comandare un secondo dispositivo d’interfaccia (DDI) o il motore di un interruttore con DEHN Dehncube YPV SCI, l’innovativo limitatore realizzato da Dehn, specialista nel settore dei sistemi di protezione da scariche atmosferiche e sovratensioni, rappresenta una valida e affidabile soluzione per la protezione del lato DC dei sistemi fotovoltaici contro picchi di sovratensione generati dalle scariche atmosferiche. Questo innovativo concetto combina per la prima volta molteplici vantaggi per i sistemi fotovoltaici in un unico dispositivo. Il limitatore di sovratensione di tipo 2 è infatti racchiuso in una custodia con grado di protezione IP65 e racchiude, in uno spazio ridottissimo, un circuito a Y testato e omologato con tecnologia brevettata SCI. È 26 n.14 maggio 2014 bobina di minima. Inoltre, elevata precisione di misura, derivata di frequenza selezionabile, monitoraggio del conduttore di neutro, tensione nominale selezionabile, impostazione delle soglie con valori assoluti e memorizzazione non volatile degli ultimi 99 eventi (causa dell’errore e cronologia). Dispone inoltre di una nuova funzione di autotest con feedback attivo ed è predisposto per la gestione dei segnali IEC/EN 61850 mediante convertitore esterno, adatto per sviluppi futuri come ad esempio le smart grid. Il dispositivo è certificato da un laboratorio accreditato. Il nuovo relè, utilizzabile per circuiti monofase e trifase con e senza neutro, controlla i parametri critici (tensione, frequenza) ciascuno con quattro soglie modificabili e tempi d’intervento indipendenti e impostabili; i valori preimpostati fanno riferimento alla tabella 8 della norma CEI 0-21. Il CM-UFD.M22 ha il compito di monitorare la tensione e la frequenza della rete del distributore separando la rete dall’impianto di produzione mediante il DDI ogni qual volta le il primo dispositivo di protezione contro le sovratensioni di tipo 2 per sistemi fotovoltaici installabile all’esterno e pertanto ideale per la protezione di inverter di stringa. Dehncube, con grado di protezione IP65 rappresenta la soluzione più geniale per la protezione di nuovi impianti fotovoltaici o di revamping di impianti precedentemente installati senza alcuna protezione. Dehncube YPV SCI è un limitatore di sovratensione compatto, con una corrente nominale di scarica In di 12.5 kA (8/20 s) per la protezione del lato dc degli impianti fotovoltaici. La tecnologia SCI ne è il cuore, grazie a diversi anni di utilizzo/installazione da parte dei maggiori produttori di inverter a livello mondiale, con un dispositivo combinato di interruzione della corrente di corto circuito a seguito del relativo intervento. In caso di sovraccarico, la funzione di protezione e di estinzione dell’arco è garantita grazie ad un sistema di commutazione con fusibile integrato sul ramo di cortocircuito, funzionamento questo specificamente progettato per i sistemi fotovoltaici. Dehncube è conforme ai requisiti di cui alla specifica tecnica prTS 50539-12 ed è testato come prodotto sulla base della normativa standardizzata EN 50539. Resiste ad una corrente di cortocircuito Iscpv di 1000 A misure effettuate siano oltre le soglie impostate. Le nuove funzionalità richieste agli SPI sono volte a migliorare la stabilità della rete stessa e al contempo assicurano la disconnessione dell’impianto in caso di guasto o di apertura della rete a monte, poiché la permanenza in rete potrebbe aggravare le cause del guasto o mettere in pericolo gli operatori del distributore. www.abb.it/lowvoltage dc, è preassemblato e quindi già pronto per la rispettiva installazione e disponibile con relativi cavi accessori di collegamento. Dehn propone la versione per uno o due Mppt. Grazie alle dimensioni ridotte e alla compattezza della sua custodia Dehncube può essere installato con la massima flessibilità nei pressi dell’inverter, rappresentando in tal modo una soluzione economicamente vantaggiosa per garantire la protezione dell’inverter e dei moduli fotovoltaici. Gli impianti fotovoltaici nuovi oppure quelli esistenti ma non precedentemente protetti, possono ora essere efficacemente protetti da sovratensioni con un minimo dispendio di risorse economiche ed installative. I terminali a molla consentono un facile e rapido collegamento anche senza l’utilizzo di utensili. Un ulteriore elemento di compensazione della pressione tramite una membrana a tenuta stagna anti-infiltrazione di aria e di acqua previene la formazione di condensa. Il dispositivo è completo di un indicatore di telesegnalamento, ovvero di corretto funzionamento/avaria, per la visualizzazione immediata dello stato operativo del limitatore di sovratensione. www.dehn.it EFA AUTOMAZIONE ENERGYKA Ideale per applicazioni dove sono richieste affidabilità, prestazioni eccellenti ma anche un effettivo contenimento dei costi, eWON Flexy è particolarmente indicato per l’impiego nel settore delle energie rinnovabili, dove le sue potenzialità di calcolo e memorizzazione dei dati rappresentano il cuore dell’architettura dell’intera struttura. Prodotto da eWON, produttore e sviluppatore di soluzioni per la teleassistenza PLC e telecontrollo, e distribuito in esclusiva per il territorio italiano dalla EFA Automazione di Cernusco S/N (MI), eWON Flexy è il primo router M2M modulare componibile, completamente flessibile di nome e di fatto. Flexy è costituito da moduli componibili: si scelgono le funzioni e i protocolli più adatti alle proprie necessità, si assemblano, e infine si personalizzano le applicazioni per il controllo e la gestione del flusso di dati, acquistando soltanto le funzionalità di cui si ha veramente bisogno e ottimizzando così i costi. L’integrazione e la messa in servizio sono semplici e immediate, l’aggiornamento dei componenti rapido; per effettuare l’upgrade (ad esempio da 2G a 3G), o modificare la connettività WAN basta semplicemente cambiare la card del modulo. Ai moduli di base 10x/20x è possibile affiancare fino a 4 extension card per la connettività del Flexy: Porte seriali doppie, WAN Ethernet, 3G+ Hsupa, WiFi, Pstn e Adsl. L’interfaccia Flexy Field supporta poi i principali PLC presenti sul mercato, permettendo la connettività immediata con i protocolli più diffusi: Modbus TCP/RTU, Unitelway, DF1, PPI, MPI (S7), Profibus (S7), FINS Hostlink/ TCP, Ethernet IP, ISO TCP, Mitsubishi FX, Hitchi EH, Ascii. Flexy offre inoltre una serie di servizi e applicazioni completamente scalabili (Accesso remoto a VPN sicure, Acquisizione dati, Gestione allarmi e notifiche, Data logging e Registro Dati, Web server HMI) che rendono possibile una produttività davvero efficiente e una personalizzazione massima delle prestazioni del router. Energyka si occupa di tutti gli aspetti inerenti alle energie rinnovabili è certificata ISO (UNI EN ISO 9001, UNI EN ISO 14001, Ohsas 18001) per la progettazione, produzione e installazione di pannelli e impianti fotovoltaici integrati architettonicamente e di eccellente stabilità ed elevata produzione di energia solare. Opera nei settori di sviluppo di green economy (sostenibilità ambientale e rinnovabilità delle risorse), blue economy (l’eliminazione del concetto rifiuto), biotech (produzione biologica di idrogeno da parte di alcune alghe tramite dispositivi bioreattori) e nanotech (sviluppo di materiali nanotecnologici per moduli fotovoltaici innovativi). La società con sede principale a Montebelluna in provincia di Treviso e con sedi anche in Francia, a Lione, in Brasile a Santa Caterina e in Marocco a Casablanca (in programma per il nuovo anno l’apertura di un nuovo ufficio anche in Kenya) è un produttore di moduli fotovoltaici flessibili in tecnologia Cigs privi di sostanze nocive quali cadmio e piombo, materiali presenti nella maggior parte dei moduli fotovoltaici in commercio. Si tratta dei prodotti ‘cadmium and lead free’, il cui processo produttivo innovativo utilizzato nella fabbricazione sostituisce i materiali nocivi con altri materiali non nocivi. Tale processo produttivo garantisce l’assenza di contaminazione con sostanze nocive dei residui di fabbricazione. Energyka ha intrapreso la certificazione dei moduli Cigs flessibili secondo la Direttiva 2011/65/CE sulla restrizione dell’uso di determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Un altro vantaggio è dettato dal minor utilizzo di energia nel processo di produzione dei moduli fotovoltaici flessibili in tecnologia Cigs Energyka. A confronto con le tecnologie tradizionali, il cui processo di produzione prevede un numero di fasi produttive inferiori a circa il 50% rispetto alle tecnologie tradizionali. L’Energy Payback Time EPT (il tempo necessario per generare la quantità di energia spesa nella produzione di un modulo) risulta più veloce rispetto alle tecnologie tradizionali e anche migliore di altri prodotti in tecnologia Cigs. Inoltre, il processo di produzione dei moduli fotovoltaici flessibili in tecnologia Cigs Energyka permette un consumo ridotto di materia prima fotovoltaica (solo 60 kg per produrre 2,5 MW di potenza) rispetto alle tecnologie tradizionali (7,5 tonnellate di materie prime per produrre la stessa potenza con tecnologia policristallina), con evidenti vantaggi ottenuti da una minore quantità di risorse impiegate sia per la costruzione del modulo fotovoltaico che sul trasporto dei materiali stessi. Altro vantaggio è dato dal peso ridotto del modulo fotovoltaico Cigs di Energyka rispetto alle tecnologie tradizionali che implica l’ulteriore risparmio sulle risorse impiegate per il trasporto del prodotto finito. Fondamentale caratteristica dei Cigs di Energyka è il sistema impermeabile in manto continuo con carico statico ridotto (trascurabile, dell’ordine di 5 kg/m2), sistema di fissaggio al manto in TPO brevettato e senza foratura del manto di copertura. L’installazione è possibile anche con inclinazioni di copertura minima, soluzione ideale per i tetti che hanno problemi di impermeabilizzazione. Nel corso del Workshop sui fotovoltaici integrati architettonicamente a Rabat in Marocco sono stati presentati in anteprima i nuovi pannelli a Cigs flessibile che a breve saranno sul mercato, e moderni pannelli organici flessibili trasparenti che lo staff di ingegneri dell’azienda sta sviluppando e che saranno pronti a breve. www.efa.it www.energyka.com n.14 maggio 2014 27 RASSEGNA RINNOVABILI FERRANIA SOLIS IBC SOLAR Ferrania Solis, situata vicino al porto di Genova a Cairo Mon- IBC AeroFix è un sistema di montaggio sviluppato specificamente tenotte (SV), produce e commercializza moduli fotovoltaici in silicio mono e poli cristallino e progetta e realizza impianti FV, anche chiavi in mano, per tutti gli usi in collaborazione con partner selezionati. I moduli Ferrania Solis sono ‘PID (Potential Induced Degradation) Free’ in accordo al draft std. IEC 62804 Ed 1.0 oltre che resistenti agli agenti chimici (ammoniaca e nebbia salina) secondo gli std. EN 61701 e IEC 62716 pertanto sono adatti anche agli usi in aree critiche (ad esempio zone costiere, allevamenti). I moduli Ferrania Solis sono stati provati nelle più critiche condizioni ambientali confermando la loro elevata stabilità e durata (simulazione 40 anni di vita ad alta temperatura/umidità) e le eccellenti proprietà per tetti piani che possono supportare bassi carichi statici. Il sistema possiede delle caratteristiche specifiche per garantire l’aerodinamicità, permette un utilizzo ottimale della superficie ed è facile da installare. IBC AeroFix è disponibile in tre diverse versioni ed è adatto per una vasta gamma di impianti di diversa taglia e configurazione. La sua installazione non richiede alcun fissaggio a vite sulla copertura del tetto, così la superficie rimane completamente intatta. Pertanto, IBC AeroFix può essere utilizzato anche per gli impianti fotovoltaici su tetti bituminosi e membrane plastiche. Il nuovo sistema di montaggio consente un elevato grado di prefabbricazione e dispone di una membrana integrata antiscivolo protettiva. In questo di reazione al fuoco (Classe I secondo la norma UNI 9177). Oltre all’intera gamma di moduli con celle in silicio policristallino (60 e 72 celle) ora sono disponibili anche moduli 48 celle (190-205 Wp) per piccole superfici, i nuovi moduli con celle in silicio monocristallino (60 celle 255-275Wp e 48 celle 200-215Wp) ed i nuovi moduli trasparenti per serre e per integrazione architettonica (80-255Wp). Tutti i moduli Ferrania Solis sono disponibili in configurazione ‘Silver’ (std.) o ‘Nera’ sia con e senza cornice e possono essere personalizzati in termini di dimensione e numero di celle; inoltre possiedono numerose certificazioni/attestazioni nazionali ed internazionali: Certificato di conformità (EN IEC 61215 - EN 617301&2) e Factory Inspection; “Made in EU Attestation” per Italia e Francia; Certificazione MCS per UK (Kitemark Licence BSI Nr. KM 597721); Registrazione Inmetro per il Brasile (Nr. 005673/2013). Il Sistema di Gestione Integrato di Ferrania Solis è certificato secondo i tre standard internazionali ISO 9001 (Qualità), ISO 14001 (Ambiente) e Ohsas 18001 (Salute e Sicurezza) per tutte le attività aziendali (inclusa l’installazione di impianti). Ferrania Solis, infine, possiede l’Attestazione SOA (Cat. OG9 – Class. IV) ed adotta un Modello Organizzativo conforme ai requisiti del DLgs 213/01. modo, i sistemi fotovoltaici possono essere installati facilmente e rapidamente, con meno fasi di montaggio. Il sistema non richiede pannelli esterni antivento, permettendo così una riduzione del peso e del costo. IBC AeroFix permette agli installatori di sfruttare in modo ottimale tutta la superficie disponibile sui tetti piani - dai tetti veramente grandi ai più piccoli, come, per esempio, i tetti dei garage. Ciò è reso possibile dai piccoli spazi tra le file dei moduli singoli e le brevi distanze tra i pannelli e i cornicioni degli edifici. Il sistema di montaggio versatile mostra la sua forza soprattutto negli impianti orientati ad est ed ovest. Per l’installazione e la manutenzione, l’accesso ai cavi e ai connettori sul retro dei moduli è facilitato grazie all’elevazione a forma di V. Gli installatori possono fare un uso ottimale della superficie esistente dal momento che lo schieramento del modulo può essere completato sia con una parete posteriore, sia con un’ulteriore fila di moduli. Il sistema ha vinto la sfida contro il tempo, in un test svolto in Germania dalla rivista Photovoltaic e dalla Società Tedesca dell’Energia Solare, risultando il più veloce tra i sistemi della stessa topologia: 8 moduli installati con la strutture IBC AeroFix in 8 minuti e 37 secondi. www.ferraniasolis.com 28 n.14 maggio 2014 www.ibc-solar.it PANASONIC Panasonic conferma il suo eco-impegno che combina innovazione con ecologia ampliando la sua gamma di componenti per il mercato solare. Per gli inverter il relè Alfg1 (22A 250VAC) – Alfg2 (33A 250VAC), con contact gap 1,8 mm è l’evoluzione della già esistente serie LF-G, senza dubbio tra i prodotti di maggior successo. Aumentando le esigenze di portata l’HE-Y5 (60A 250VAC), successore del modello tradizionale HE che, nella sua struttura compatta 38x33x36.3 con terminali da PCB si pro- pone come valida alternativa ai contattori. Sempre più richieste sono le soluzioni per il controllo di carici in DC, Panasonic consolida la sua presenza proponendo una gamma completa di relè in grado di commutare correnti dai 10A fino ai 300 A e tensione max 1.000 VDC. La serie AEP è stata recentemente ampliata con il modello AEP17 con portata in corrente 200 A. Questo relè si pone come scelta ideale per applicazioni in ambito fotovoltaico, per il controllo delle stringhe solari e lo stoccaggio dell’energia, argomento questo sempre più ricorrente, con una previsione di forte crescita nei prossimi anni. Restando sul fronte DC, il modello HEV, nato da brevetto Panasonic ed in grado di interrompere un carico di 20A 1.000 VDC in un formato di soli 50x41x39,40mm. Questo relè disponibile con 2 contatti NO e magnete permanente, grazie alla sua costruzione è in grado di gestire una tensione max 500 VDC attraverso due canali distinti, mentre, tramite collegamento in serie la tensione massima può raggiungere i 1.000 VDC. Anche la gamma dei contatori di energia Serie KW si arricchisce di un nuovo modello con l’introduzione del KW9M. Installabile a fronte quadro, presenta un involucro compatto da 96x96x70 mm e permette la misura dei consumi di energia attiva di utenze monofase e trifase per tensioni (collegamento diretto) e correnti rispettivamente fino a 500V AC e 4.000 A. È conforme alla norma IEC62053-21 classe 1 per l’energia attiva e IEC62053-23 classe 2 per l’energia reattiva. Tra le molteplici caratteristiche spicca la possibilità di conteggiare i valori bidirezionali per totalizzazione import/export dell’energia (ad esempio impianti fotovoltaici/eolici) e la capacità di leggere correnti fino ad 1 mA (0,1% del valore del TA) che consente di rilevare il consumo di energia elettrica di apparecchiature in stand-by. Il periodo di refresh delle misure rilevate è di 0,1 s. Integra una porta USB e una seriale RS485 (isolata) che consente il collegamento ad un PLC e/o altri dispositivi di automazione mediante i protocolli Modbus RTU e Mewtocol. Il KW9 come tutti i contatori della Serie KW può essere collegato ad una rete LAN mediante modulo FPWeb Server e FPWeb Expansion, in questo modo i consumi energetici sono monitorabili da remoto mediante pagine Html. Inoltre, i dati rilevati anche da più unità (fino a 99) possono essere salvati su SD Card (in file csv) e resi accessibili da un FTP Client. Sono inoltre disponibili una serie di strumenti software gratuiti che gestiscono la programmazione, visualizzazione e la registrazione dei dati di misura. www.panasonic-electric-works.it KACO NEW ENERGY Kaco new energy, azienda tedesca con sede in Neckarsulm-Germania, è il terzo produttore mondiale di inverter per l’alimentazione di rete a energia solare. La prima azienda, del settore fotovoltaico, a produrre i propri inverter Powador a zero emissioni di CO2. La vasta gamma prodotti, che l’azienda offre, include un vasto spettro di prestazioni per gli impianti destinati ad abitazioni unifamiliari come anche parchi ad energia solare che richiedono l’erogazione di diversi megawatt. Le tipologie di inverter disponibili vanno da quelli con collegamento alla rete e a batteria a quelli destinati alle centrali termoelettriche a blocco e ai moduli di concentrazione, fino a giungere a quelli integrabili nei sistemi di accumulo di energia per gli impianti solari. Kaco new energy presenta il nuovo Powador 60.0 TL3, con un rendimento del 98% e da tre inseguitori MPP indipendenti è possibile dimensionare il proprio impianto con il massimo della flessibilità, con una potenza CA di un pieno 49,9 kVA. È in grado di sostenere sia carichi simmetrici che asimmetrici. In questa maniera vengono soddisfatti tutti i tipici requisiti imposti dal complesso dimensionamento che la struttura disomogenea del generatore FV comporta. Ogni inseguitore MPP in grado di elaborare l’output di un massimo di cinque stringhe in una finestra di tensione di 200-850 V. Le unità sono dotate di un data logger integrato tra web server, un display grafico per la visualizzazione dei dati di esercizio e una porta USB per l’installazione di aggiornamenti del firmware. Il software di aggiornamento è disponibile per il download, gratuitamente all’indirizzo www. kaco-newenergy.com/it/download/fotovoltaici/ inverter-trifase-senza-trasformatore/powador6000-tl3/. I dati relativi alla produzione possono essere analizzati richiamandoli sia tramite porta USB, sia tramite web-server. Inoltre il data logger integrato può essere collegato direttamente al portale internet Powador-web per l’analisi e la visualizzazione dei dati provenienti dall’inverter. ll modello XL offre anche un collettore integrato stringa con fusibili di stringa e protezione contro le sovratensioni. www.kaco-newenergy.it n.14 maggio 2014 29 RASSEGNA RINNOVABILI SCHNEIDER ELECTRIC La PV Box di Schneider Electric è una soluzione per la conversione dell’energia plug and play, integrato in fase produttiva, testato e validato; è composto da due inverter Conext Core XC680, un Combiner Box DC, un trasformatore MT/BT e di un sistema di monitoraggio completo. Questo tipo di soluzione permette di ridurre i tempi di costruzione dell’impianto, grazie al suo design compatto e leggero, di diminuire i costi di installazione e di commissioning riducendo al minimo le operazioni di installazione on site e il tempo richiesto per renderlo operativo e di garantire una migliore continuità operativa, riducendo anche i costi di trasporto e scarico con la massima affidabilità e qualità. Negli impianti fotovoltaici, la PV Box viene posizionata fra il campo DC e il punto di connessione AC alla rete di media tensione, gestisce la concentrazione dell’energia DC proveniente dai moduli fotovoltaici, la conver- sione DC/AC e l’elevazione del voltaggio AC al livello di voltaggio della rete e assicura la protezione da rischi elettrici, quali cortocircuiti e fulmini, al personale che si occupa di manutenzione e installazione. La PV Box si caratterizza oltre che per la sua versatilità e facilità di installazione per garantire prestazioni migliori in quanto si gode di una soluzione già validata, qualificata ed affidabile. Le PV Box sono progettate e testate in accordo alla norma internazionale IEC 62271-20. A seconda del paese in cui la soluzione viene installata, SOCOMEC Il nuovo Sunsys HPS (Hybrid Power System) è un sistema ibrido di alimentazione che combina funzioni di generazione fotovoltaica e di immagazzinamento dell’energia. Grazie a Sunsys HPS, l’energia prodotta dal pannello fotovoltaico viene sia trasformata in corrente alternata, immediatamente utilizzabile, sia immagazzinata in apposite batterie per essere impiegata successivamente. Diffusi soprattutto in aree con difficoltà di approvvigionamento di energia come ad esempio luoghi non serviti dalla rete elettrica pubblica che si affidano a generatori diesel, aree in cui la rete elettrica è poco affidabile o regioni remote completamente non elettrificate, gli impianti fotovoltaici off-grid sono dotati di un sistema di accumulo di energia che consente di massimizzare l’indipendenza dai gruppi elettrogeni e dalla rete elettrica pubblica (quando presente) e di poter usufruire in maniera continuativa dell’energia autoprodotta. Sunsys HPS garantisce un’alimentazione ininterrotta e sicura anche in luoghi difficili da raggiungere e permette l’accesso a un’energia economica e ‘green’, la riduzione al minimo di costi energetici e utilizzo del generatore diesel. Grazie all’ampia gamma di potenze, standard da 40 a 200 kVA, e 30 n.14 maggio 2014 sono già prese in considerazione e applicate nella progettazione varie richieste degli standard locali. Le PV Box sono disponibili in diverse versioni (da 540 kW fino a 1.360 kW) e sono adatte a tutti i tipi di condizioni climatiche nella ‘sun belt’ mondiale; ad esempio, l’elemento di condizionamento della PV Box è fornito con inverter, filter box o condizionamento ad aria in funzione delle caratteristiche di impurità dell’aria e temperature del luogo in cui si trova l’installazione fotovoltaica. Un ulteriore elemento che consente un risparmio e rapidità nella messa in opera della soluzione è dato dalla disponibilità di Pv Box in due tipologie pensate specificamente (per dimensioni, caratteristiche costruttive) per essere trasportate via mare o via terra. www.schneider-electric.com/ all’architettura modulare configurabile in parallelo che consente la scalabilità della potenza fino a 1,2 MVA, garantisce massima flessibilità e personalizzazione. Semplice da installare, Sunsys HPS è una soluzione compatta e centralizzata, con costi di implementazione ridotti e facilmente integrabile in container. A garanzia del funzionamento e delle prestazioni globali, tutti gli elementi che costituiscono il sistema Sunsys HPS sono progettati e prodotti da Socomec: sistema a doppia conversione AC/ DC e DC/ AC, convertitore DC/DC, unità di protezione delle batterie e pannello di distribuzione elettrica. Oltre che sull’esperienza e competenza del servizio pre-vendita, Socomec si prende cura del sistema ibrido di alimentazione anche dopo l’installazione e la messa in servizio. Un team di esperti a disposizione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, un programma di manutenzione preventiva e il sistema di supervisione da remoto sono quanto di meglio per garantire la massima produzione energetica e affidabilità di Sunsys HPS. www.socomec.it TRINA SOLAR Trinasmart è una soluzione integrata prodotta da Trina Solar che ottimizza la potenza in uscita dei pannelli fotovoltaici, aumenta la sicurezza degli impianti, offre una messa in opera particolarmente rapida e richiede una quantità minore di componenti complementari. La tecnologia brevettata Trinasmart, conforme a tutte le norme di sicurezza internazionali, è una soluzione completa integrata nella scatola di giunzione del modulo che, oltre a offrire la tecnologia Smart Curve e una maggiore sicurezza, ottimizza la potenza e ne consente il controllo a distanza. Rispetto alle altre soluzioni infatti, Trinasmart permette il controllo e il monitoraggio dell’impianto fotovoltaico a livello del modulo, funzionando con qualsiasi inverter con singolo Mppt (non serve più il multi-MPPT). Trinasmart dotato di Smart Curve è totalmente coperto dalla garanzia decennale di Trina Solar e da una garanzia di prestazione di 25 anni. La versione migliorata della tecnologia Trinasmart è stata integrata nei nuovi moduli della gamma DC05A Honey M ad alto rendimento, dotati di celle monocristalline e di una cornice nera esteticamen- te piacevole. Il DC05A.28, in grado di produrre 265 Wp, viene fornito con un fondo posteriore bianco. La tecnologia Trinasmart è progettata anche per i moduli policristallini Trina Solar TSM-PC14, con una potenza fino a 300 W. Trinasmart aumenta inoltre la sicurezza degli impianti fotovoltaici disattivando automaticamente i moduli interessati da interruzioni di corrente (per esempio arco elettrico). Inoltre, in caso d’incendio, è possibile disattivare tutti i moduli in modo da sopprimere tutte le sorgenti di alta tensione e migliorare la sicurezza in caso d’intervento da parte dei vigili del fuoco. Con Trinasmart, tutti i moduli funzionano al loro punto di massima potenza (MPP); l’ottimizzatore regola automaticamente gli scompensi. Così facendo, in tutte le stringhe, ciascun modulo funziona ai massimi livelli e fornisce una produzione energetica ottimale e si ha conseguente effetto che ritarda l’invecchiamento dei moduli in una stringa, cosa ben utile se si tratta di impianti in autoconsumo atti a durare più di 20 anni. Con Trinasmart i progettisti possono utilizzare anche le parti di tetto normalmente non usate per ombreggiamenti o inclinazioni non ottimali, senza tuttavia perdere energia nell’intero sistema. Le performance del sistema possono inoltre essere monitorate e controllate in tempo reale mediante uno smartphone o un computer connesso a internet, grazie alla piattaforma di Trinasmart: www.trinasmart.com Siamo leader negli impianti di trattamento delle acque primarie: o s m o s i , p o t a l i z z a z i o n e, nella depurazione dei reflui civili e industriali. Costruiamo macchine e d a t t r e z z a t u r e. La garanzia: oltre duemila impianti installati, funzionanti e cer tificati. n.13 marzo 2014 31 SOLUZIONI SOLARI INTERVENTI DI QUALITÀ NEL FOTOVOLTAICO ITALIANO Silvio Silv Si lvio io Della D el ella la Casa* C as asa* a Supporto per gli aspetti tecnici, logistici e di gestione, individuazione dei prodotti appropriati e, dove necessario, realizzazione di soluzioni su misura: sono gli elementi fondamentali della collaborazione tra ABB, Graziella Green Power e Solarys che hanno portato alla realizzazione di alcuni dei più grandi impianti fotovoltaici italiani. In moltissimi casi applicativi l’esperienza ha dimostrato come un’efficace collaborazione tra aziende non solo conduce a eccellenti risultati, ma permette anche di adattare rapidamente le attività sia a condizioni progettuali non standardizzate, sia a eventuali possibili mutamenti di scenari in corso d’opera. Seguendo questa filosofia operativa, due aziende partner di Arezzo, Graziella Green Power e Solarys, hanno portato a termine con la collaborazione di ABB alcuni dei più grandi impianti fotovoltaici italiani, tra cui quelli di Ottana, in Sardegna, e di Malalbergo in Toscana. Graziella Green Power, attiva dal 2010, affonda le proprie radici imprenditoriali in una tradizione di oltre cinquant’anni, quando fu creata un’attività nel campo dell’arte orafa, cresciuta nel corso dei decenni e diversificatasi fino alla nascita di Graziella Holding che, attualmente, raggruppa più società attive in vari settori: gioielli e profumi, beni immobiliari, hotel e ristorazione, produzione d’energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso una trentina di impianti di proprietà. Per quanto concerne la realizzazione degli impianti fotovoltaici, l’ingegneria progettuale e la gestione dei cantieri viene effettuata in collaborazione con Solarys. La collaborazione con ABB, che per queste realizzazioni fornisce i prodotti per l’impiantistica elettrica sia di bassa che di media tensione, si è rafforzata nel tempo grazie a un rapporto di cooperazione che ha garantito l’adeguato supporto per gli aspetti tecnici, logistici e di gestione, oltre che per l’individuazione dei prodotti appropriati e, ove necessario, di soluzioni su misura che rispondessero alle esigenze del progetto, con l’obiettivo di rispettare comunque gli impegni economici 32 n.14 maggio 2014 preventivati. Infine, si è rivelata particolarmente preziosa pre pr e ziosa la tempestività degli interventi, volti a risolvere anche problemi generati da componentistica prodotta da fornitori diversi da ABB. Integrazione tra prodotti standard e personalizzati Per rispondere a quanto richiesto dagli impianti di Graziella Green Power, lo stabilimento ABB di Marostica ha appositamente modificato la serie standard dei quadri di campo intervenendo su diverse caratteristiche tecniche. Si è deciso, infatti, di ampliare la capacità dei quadri di gestire i moduli fotovoltaici portandola da 16 stringhe a 24 stringhe e aumentando la corrente nominale a 200A dai 128A originali; sono state quindi studiate le opportune soluzioni per l’inserimento nei quadri della componentistica necessaria a sopportare questa modifica e, in particolare, per assicurare la corretta dispersione del maggior calore prodotto. In dettaglio, i quadri di campo per queste applicazioni, cablati e certificati secondo la norma IEC 61439-2, sono stati equipaggiati con portafusibili e morsettiere adatti per una tensione di 1.000V, scaricatori di sovratensione, interruttori di manovra-sezionatori Tmax con tensione nominale massima di 1.100V. Tutti dispositivi, questi, di fornitura ABB, come i diversi componenti dal lato corrente alternata dove, per ogni impianto, sono installate mediamente nove cabine elettriche. In queste sono presenti trasformatori, quadri di media tensione, quadri generali e ausiliari di bassa tensione equipaggiati con interruttori automatici aperti Emax da 2.500A o 3.200A Foto in apertura. Impianto di Ottana, comprendente oltre 100 pannelli fotovoltaici con una potenza installata di circa 25 MW. Foto a Àanco. Impianto di Malalbergo, attualmente il più grande della Toscana. (secondo il tipo di inverter), interruttori scatolati Tmax XT, interruttori magnetotermici S200 e altri apparecchi modulari per barra DIN, tra cui contattori e relé. Un’altra caratteristica necessaria per questi impianti è la possibilità di dialogo tra il campo e il sistema di Graziella Green Power per il monitoraggio da remoto dei pannelli fotovoltaici. A questo scopo, i dati riguardanti le stringhe sono raccolti dalle unità d’ingresso presenti nei quadri in campo e trasferite via Modbus in modo tale da consentire la gestione degli allarmi per i malfunzionamenti di ogni singola stringa, l’abilitazione degli accessi agli impianti per le squadre di manutenzione e il controllo delle telecamere di sicurezza. Inoltre, si possono correlare le performance dei pannelli solari con le condizioni d’irraggiamento rilevate dalle stazioni meteorologiche installate negli impianti. Tutti questi dati rendono disponibile un ricco data base d’informazioni molto utili, oltre che per la gestione corrente, per conoscere in dettaglio l’evoluzione degli impianti durante la loro vita operativa, facilitando previsioni ed eventuali pianificazioni di interventi. Due progetti d’eccellenza I vantaggi della collaborazione tra le aziende aretine e ABB sono apparsi ben evidenti nei due impianti realizzati in Sardegna e in Toscana. L’impianto situato nella zona industriale di Ottana, in provincia di Nuoro, è uno dei più importanti in Italia, distribuito su una superficie di 70 ettari con una potenza installata di circa 25 MW, suddiviso in 24 sotto sezioni secondo un’organizzazione modulare che semplifica l’esercizio e la manutenzione. Nell’impianto sono stati installati più di 100.000 pannelli e impiegati 750 km di cavi elettrici. Il progetto ha richiesto una dettagliata analisi relativa sia alle necessità di risorse umane, reperite per scelta tra la manodopera locale, sia in particolare alle tempistiche, considerate tutte le implicazioni logistiche legate all’ubicazione geografica dell’impianto sull’isola, quando le priorità estive del trasporto marittimo sono destinate ai flussi turistici piuttosto che ai carichi commerciali. Per fare fronte a eventuali difficoltà logistiche di fornitura, e valutata la reperibilità immediata o meno del materiale in loco, è stato anche necessario acquistare prodotti di riserva, in eccesso rispetto a quanto strettamente richiesto. Quadri di campo customizzati a 24 stringhe e 200 Con una potenza installata di 10,5 MW l’impianto di Malalbergo, situato su un’area di circa 26 ettari nel comune di Cortona, è attualmente il più grande della Toscana. Anche in questo caso un’attenta collaborazione tra le aziende coinvolte ha permesso di superare efficacemente alcune particolari difficoltà sorte in corso d’opera a seguito dei provvedimenti legislativi che avevano modificato, anticipandola, la data di allacciamento dei nuovi impianti da doversi rispettare per usufruire degli incentivi. Questo ha comportato la ridefinizione di tutta la tempistica, imprimendo una considerevole accelerazione delle attività che è risultata incompatibile con le modalità operative di alcuni fornitori. Altri, invece, hanno accettato la sfida; tra questi ABB che, coinvolgendo le proprie fabbriche italiane competenti per la quadristica, gli interruttori automatici e gli apparecchi modulari per barra DIN, ha contribuito al pieno raggiungimento degli obiettivi che si sono concretati con l’allacciamento dell’impianto alla rete due giorni prima delle scadenze di legge. www.abb.it www.graziellagreen.it www.solarys-solutions.it n.14 maggio 2014 33 GESTIONE ENERGIA IL ‘FREE-COOLING’ PER MIGLIORARE LE TECNICHE DI CONDIZIONAMENTO Dario Dilucia La Perna* Per evitare l’uso dei compressori per il condizionamento o raffreddamento richiesto dai processi produttivi, in molti impianti industriali viene utilizzato il principio del ‘free cooling’. Nelle condizioni più favorevoli, è possibile ottenere interessanti risparmi energetici con tempi di ritorno inferiori ad un anno L’elemento di un sistema di refrigerazione che consuma più energia è il compressore del Àuido refrigerante; di conseguenza, limitare le ore operative di funzionamento del compressore signi¿ca risparmiare ingenti quantità di energia. Una soluzione già consolidata in numerosi impianti industriali del mondo consiste nell’applicazione del principio del free-cooling, quando le condizioni esterne lo consentono. Il termine letteralmente signi¿ca ‘raffreddamento gratuito’, in quanto sfrutta le condizioni termo-igrometriche esterne (quindi ‘gratuite’) per produrre acqua alla temperatura idonea all’utilizzo per condizionamento di ambienti o raffreddamento richiesto da processi produttivi, evitando il funzionamento dei compressori. Il principio che sta alla base del ‘free-cooling’ *Ingegnere ambientale, MWH SpA 34 n.14 maggio 2014 è la capacità dell’aria di ‘catturare’ l’umidità. Il contatto che si crea tra l’acqua di torre e l’aria ambiente ‘non satura’ all’interno della torre evaporativa porta, appunto, a evaporazione parte dell’acqua di torre che ‘carica’ l’aria d’umidità ¿no alla quasi-saturazione (95%). Muovendosi lungo la retta iso-entalpica del diagramma psicrometrico, la temperatura ¿nale dell’aria (temperatura di bulbo umido) risulta più bassa della temperatura iniziale (temperatura di bulbo secco). Nella Figura 1 è riportato un esempio di trasformazione iso-entalpica sul diagramma psicrometrico. L’aria ambiente con umidità relativa dell’84% e temperatura di bulbo secco di 5°C (condizioni medie nel mese di gennaio per la città di Milano) si porta a saturazione e la temperatura di bulbo umido risultante è 3,8°C, suf¿ciente per ottenere acqua refrigerata a 6-7°C. Tuttavia, nel periodo estivo il funzionamento dei chiller elettrici è inevitabile, in quanto i sistemi di refrigerazione e di condizionamento richiedono acqua refrigerata a temperature inferiori rispetto a quelle ottenibili con le torri evaporative. In particolare, il condizionamento estivo richiede temperature particolarmente basse (7°C), poiché è richiesta una deumidi¿cazione (umidità assoluta) molto spinta. Spesso è necessario post-riscaldare l’aria per ottenere parametri termo-igrometrici accettabili all’interno dell’ambiente. Figura 1 - Esempio di trasformazione isoentalpica sul diagramma psicrometrico (Fonte: Elaborazione MWH da software della Trane) Nella pagina a Àanco. Torri evaporative adibite a free-cooling invernale (Fonte riservata) Nei periodi primaverili, autunnali e invernali subentrano due fattori importanti che rendono praticabile il ‘free-cooling’: ƕ la necessità di deumidi¿care l’aria si riduce drasticamente, in quanto l’umidità assoluta diminuisce al calare della temperatura esterna. In questo periodo dell’anno, la temperatura dell’acqua refrigerata richiesta, a parità di condizioni termoigrometriche da garantire nell’ambiente, può essere settata a un valore più alto rispetto al periodo estivo. ƕ le condizioni termoigrometriche esterne consentono di ottenere temperature dell’acqua di torre più basse rispetto al periodo estivo. Durante questo periodo, i sistemi di refrigerazione e di condizionamento potrebbero richiedere acqua refrigerata a temperature superiori rispetto a quelle ottenibili con le torri evaporative (il fattore geogra¿co è decisivo). Il parametro da analizzare nella valutazione di fattibilità di un siffatto sistema è la temperatura esterna di bulbo umido, in quanto determina la temperatura di mandata alle utenze dell’acqua refrigerata. Nella Figura 2 è riportato un esempio di rappresentazione gra¿ca dei ‘trend’ di valori di temperatura di bulbo umido nell’arco dell’anno presso una località del Sud Italia. L’analisi permette di capire il numero di ore annue durante le quali è possibile applicare il free-cooling, imponendo come temperatura di bulbo umido massima accettabile 8°C. In termini d’ef¿cienza energetica, il sistema free-cooling permette una produzione d’acqua refrigerata con COP (coef¿cient of performance) complessivi elevati (20-30) se confrontati con i migliori ottenibili con chiller elettrici (COP massimo invernale pari a 12 con unità condensate ad acqua e a capacità variabile). Il COP di un impianto per ‘free-cooling’ è de¿nito come il rapporto tra la potenza frigorifera ottenibile e l’assorbimento elettrico dovuto ai ventilatori della torre di raffreddamento ed alle pompe in funzione. Con¿gurazioni di un impianto per ‘free-cooling’ Le con¿gurazioni di un impianto per ‘free-cooling’ sono le seguenti. In alto. Figura 2 - Rappresentazione graÀca dei trend di valori di temperature di bulbo umido per una località del Sud Italia (Fonte riservata) Figura 3 - Schema funzionale del ‘sistema indiretto’ (Fonte MWH) Il ‘sistema indiretto’ - Prevede l’installazione di uno scambiatore di calore acqua di torre/acqua refrigerata. Il ‘sistema indiretto’ non è particolarmente ef¿ciente (la presenza dello scambiatore di calore impone, a parità di condizioni al contorno, temperature di bulbo umido dell’aria più basse). Tuttavia, è ritenuta la soluzione più ef¿cace e af¿dabile, in quanto consente di isolare il circuito dell’acqua di torre dal circuito del chiller, preservando le caratteristiche chimico-¿siche dell’acqua refrigerata (Figura 3). Il ‘sistema con Àuido refrigerante’ - Prevede l’apertura della valvola, quan- n.14 maggio 2014 35 GESTIONE ENERGIA Impianto di Malalbergo, attualmente il più grande della Toscana. Figura 4 - Schema funzionale del ‘sistema con Áuido refrigerante’(Fonte MWH) do il chiller è spento, consentendo la migrazione del refrigerante in stato di vapore dall’evaporatore al condensatore e del refrigerante in stato liquido dal condensatore all’evaporatore. Tuttavia, il trasferimento di calore è limitato al cambiamento di fase del Àuido refrigerante. Inoltre, la temperatura massima di acqua di torre richiesta è pari a 7°C, limitando il funzionamento in modalità free-cooling a pochi periodi dell’anno (Figura 4). Il ‘sistema diretto’ - Prevede l’installazione di un sistema di by-pass del chiller elettrico che consente l’unione del circuito dell’acqua di torre e del circuito dell’acqua refrigerata. Nonostante questa soluzione sia più ef¿ciente rispetto alle precedenti (non ci sono le perdite di ef¿cienza dello scambiatore), dovrebbe comunque essere evitata. L’acqua refrigerata richiede tendenzialmente elevati gradi di purezza per evitare formazioni di depositi nelle batterie di scambio termico all’interno delle unità di trattamento aria (UTA). Il ‘sistema diretto’ causa la contaminazione dell’acqua refrigerata che potrebbe causare seri problemi di manutenzione e di gestione degli impianti (Figura 5). Esempio applicativo Nella Figura 6 è riportato un esempio di con¿gurazione di un impianto di free-cooling in modalità indiretta. L’impianto frigorifero esistente è costituito da 8 unità frigorifere condensata ad aria. L’investimento è costituito dall’acquisto della torre di raffreddamento, dello scambiatore di calore, della pompa dell’acqua di torre, dalla costruzione delle connessioni idrauliche e dall’installazione di un sistema di gestione e controllo. In tutti i giorni dell’anno in cui le condizioni termoigrometriche sono favorevoli, i chiller condensati ad aria sono completamente spenti e l’acqua refrigerata è ‘gratuitamente’ raffreddata dall’acqua di torre tramite lo scambiatore di calore. Nei giorni in cui le condizioni non si mostrano favorevoli, i chiller condensati ad aria entrano in funzione e la torre di raffreddamento è spenta. Un sistema di gestione e controllo servirebbero, poi, ad estendere il periodo 36 n.14 maggio 2014 Figura 5 - Schema funzionale del ‘sistema diretto’ (Fonte MWH) di sfruttamento del sistema, permettendo il passaggio dal regime ‘free cooling’ a quello convenzionale (soltanto chiller) e, viceversa, al mutare delle condizioni termoigrometriche esterne. Parametri ¿nanziari I parametri ¿nanziari di un progetto simile a quello descritto dipendono essenzialmente dai seguenti fattori: ƕ temperatura massima di bulbo umido accettabile (è strettamente correlata alla temperatura di mandata dell’acqua refrigerata); ƕ numero di ore annue con temperatura di bulbo umido esterna inferiori o uguali alla temperatura massima di bulbo umido accettabile (a elevate latitudini, l’opportunità di effettuare il free-cooling può raggiungere anche il 75% delle ore operative totali dell’impianto di condizionamento; a latitudini inferiori il contributo potrebbe essere inferiore al 20%); ƕ fattore d’utilizzo dell’impianto di condizionamento nelle ore in cui è possibile applicare il principio del free-cooling (fattore di processo); ƕ costo dell’elettricità; ƕ investimento dei componenti dell’impianto. Nelle condizioni più favorevoli, l’opportunità del free-cooling consente di ottenere interessanti risparmi energetici con tempi di ritorno inferiori ad un anno. A titolo esempli¿cativo, si riportano nella Tabella 1 i risultati preliminari tecnico-economici di un sistema a free-cooling proposto per il raffrescamento di aree adibite a laboratorio al posto di macchine frigorifere condensate ad aria nella zona del Fucino (centro Italia). L’utilizzo intensivo h24 del sistema di ‘free-cooling’ consente ottimi ritorni sull’investimento come si evince dalla Tabella 1. Conclusioni In conclusione, la soluzione del free-cooling è particolarmente idonea per impianti che richiedono temperature di acqua refrigerata alte, presentano Tabella 1 - Risultati preliminari per uno studio sull’applicazione di free-cooling (Fonte MWH) in una località del centro Italia Descrizione Valore Unità Potenza 850 kWfr COP 3,5 kWfr COP del free-cooling 20 kWfr Ore 2.500 ore Risparmio 75,000 € Investimento 150.000 € Tasso di 50 % Valore 530.000 € Tempo di 2,0 anni Figura 6 - ConÀgurazione di un impianto per free-cooling (Fonte MWH) un elevato fattore di utilizzo nelle ore in cui è possibile passare a regime di free-cooling e sono localizzati in aree geogra¿che favorevoli. In tutti gli altri casi, è consigliabile valutare il potenziale offerto dal ‘free-cooling’ del proprio sistema di refrigerazione e condizionamento quanti¿cando il risparmio energetico conseguibile per le diverse soluzioni progettuali individuate. www.mwhglobal.com GESTIONE ENERGIA ACQUEDOTTO PUGLIESE OTTIMIZZA I CONSUMI ENERGETICI Rockwell Automation fornisce ad Acquedotto Pugliese la piattaforma PlantPAx completa di soluzioni di controllo, visualizzazione, connettività e analisi energetica per una supervisione che massimizza l’Energy Saving. Significativo il contributo del System Integrator Intesis nello sviluppo e nella personalizzazione della piattaforma per l’impianto di potabilizzazione del Sinni. Acquedotto Pugliese (AQP) gestisce una delle più grandi infrastrutture di approvvigionamento idrico-potabile d’Europa, che si estende su una rete di 21mila km e serve 330 centri abitati, per un totale di oltre 4 milioni di abitanti. L’acquedotto attinge ‘acqua grezza’ dalle sorgenti naturali (Sanità di Caposele e il gruppo sorgentizio di 38 n.14 maggio 2014 Cassano Irpino), dagli invasi arti¿ciali presenti sul territorio pugliese, lucano e campano e dalla falda idrica sotterranea pugliese. Dalla sua sede principale nella città di Bari, la public utility gestisce una rete idrica complessa e articolata, basata su un sistema di acquedotti interconnessi che permettono di convogliare l’acqua nei diver- si ambiti territoriali, in base alle necessità. Complessivamente nella rete sono presenti cinque grandi schemi idrici (Sele-Calore, Fortore, Pertusillo, Sinni e Ofanto), cinque impianti industriali di potabilizzazione (Fortore, Sinni, Pertusillo, Locone e Conza) per la trasformazione dell’acqua proveniente dai bacini arti¿ciali, 328 serbatoi con capacità di stoccaggio di 3 milioni di m3 d’acqua e 184 impianti di depurazione. Cuore pulsante di AQP, al quale conÀuiscono le acque potabilizzate del Sinni e del Pertusillo, pari a più di un terzo della portata complessiva dell’acquedotto, è l’impianto di sollevamento di Parco del Marchese, il quale è in grado di sollevare ¿no a 7.000 L/s di acqua, grazie a una stazione di pompaggio di 16 MW, e ospita anche il primo parco fotovoltaico dell’acquedotto, con 5.000 pannelli distribuiti su una super¿cie di tre ettari. L’impianto di potabilizzazione del Sinni, situato in Agro di Laterza (TA), con una capacità di trattamento acqua di 4 m3/s e una portata media di 4.000 L/s, riceve l’acqua grezza dall’invaso lucano di Monte Cotugno, la convoglia in una vasca di accumulo, la potabilizza e successivamente ‘la solleva’ verso la stazione di pompaggio dell’impianto di sollevamento di Parco del Marchese, af¿nché sia poi distribuita in parte verso la zona del Salento e in parte verso la provincia di Bari, rispondendo a gran parte del fabbisogno idrico della Puglia centromeridionale. Il potabilizzatore del Sinni è dotato di sei pompe di sollevamento da 1 MW, di cui quattro sempre in funzione, ciascuna con portata media di 800 L/s. Quello del Sinni è un impianto altamente ‘energivoro’, soprattutto a causa del funzionamento continuo delle pompe, necessario a garantire il sollevamento meccanico dell’acqua al nodo idrico di distribuzione, anche per lunghe tratte di trasporto e in presenza di accentuati dislivelli che raggiungono, come nel caso di Parco del Marchese, gli 84 metri. Dati il particolare approvvigionamento e le caratteristiche dell’infrastruttura, l’energia elettrica necessaria al convoglio dell’acqua nella rete costituisce la maggiore voce di costo per AQP, basti pensare che la utility pugliese rappresenta, da sola, lo 0,02% del consumo nazionale di energia elettrica e spende all’anno circa 80 milioni di euro di elettricità. In particolare, solo per l’impianto di Parco del Marchese si spendono 1,8 milioni di euro al mese, mentre per l’impianto del Sinni la spesa mensile è di 900mila euro. La s¿da Obiettivo fondamentale per AQP è oggi più che mai quello di ottimizzare la spesa relativa all’energia elettrica, avviando iniziative per il recupero dell’energia nelle operazioni di sollevamento, trasporto e potabilizzazione, attraverso un ulteriore ef¿cientamento di macchine (motori, pompe, compressori) e processi, a partire da quelle in funzione negli impianti più energivori come il potabilizzatore del Sinni. “La s¿da cruciale per noi oggi è ottenere un ulteriore risparmio energetico da macchine già altamente ef¿cienti dislocate su impianti già pesantemente automatizzati”, dice Gianluigi Fiori, Responsabile di Esercizio di AQP. “Possiamo perseguire questo obiettivo incrementando l’ef¿cienza gestionale complessiva attraverso un puntuale monitoraggio di consumi e rendimenti: solo una misura corretta e precisa dei processi può sostenere un bilancio idrico ef¿ciente!”. Sin dall’inizio degli anni Ottanta AQP ha adottato soluzioni avanzate di controllo logico, visualizzazione e supervisione di tutto il ciclo idrico integrato (captazione dalle fonti di approvvigionamento, adduzione mediante il sistema acquedottistico, potabilizzazione, distribuzione nei centri abitati, oltre alla gestione e manutenzione dei sistemi fognari, la depurazione delle acque, lo smaltimento e il riutilizzo dei fanghi). Oggi sono presenti 3.500 sensori su tutta la rete e 600 postazioni: il telecontrollo consente la supervisione in remoto del Àusso degli schemi idrici e il monitoraggio dei principali indicatori di potabilità. In diversi punti dell’infrastruttura è anche possibile regolare i Àussi in rete, in remoto e in automatico. Fino al 2010, però, AQP non aveva fatto ricorso a soluzioni che abbinassero il telecontrollo al monitoraggio energetico. Agli Energy Mana- n.14 maggio 2014 39 GESTIONE ENERGIA ger mancavano strumenti idonei a conoscere, macchina per macchina, i consumi energetici, anche in un arco temporale molto ristretto, e a metterli contemporaneamente in relazione non solo con le fasce di tariffazione del gestore elettrico, ma anche con le misure di portata e livelli idrici, in modo da avere sempre sotto controllo i costi, il rendimento e il suo andamento nel tempo. “In passato utilizzavamo dei datalogger ma nessun sistema dedicato che si potesse interfacciare direttamente in rete con lo Scada per un’analisi energetica integrata con quella dei pro¿li idraulici provenienti dalla strumentazione di processo in campo”, aggiunge Fiori. “È proprio questa l’esigenza che abbiamo sin da subito illustrato a Intesis e a Rockwell Automation per il potabilizzatore del Sinni. Entrambi hanno colto in pieno le nostre criticità e ci hanno af¿ancati, in un vero e proprio lavoro di squadra, nello sviluppo di un progetto altamente integrato basato sulla piattaforma PlantPAx, il cui successo è stato determinato dall’ottima integrazione di automazione, monitoraggio idrico e analisi energetica”. La soluzione La piattaforma PlantPAx proposta da Rockwell Automation, sviluppata con il supporto di Intesis, per l’impianto di potabilizzazione del Sinni prevede una soluzione di automazione e controllo basata su due controllori programmabili di automazione Allen-Bradley ControlLogix in con¿gurazione ridondata con hotbackup, che funzionano come master controller, e 13 controllori programmabili di automazione Allen-Bradley CompactLogix L45 distribuiti sulle due linee Est e Ovest dell’impianto. A ognuno dei 13 CompactLogix compete infatti il controllo delle sequenze di ogni fase del processo: l’approvvigionamento iniziale dell’acqua grezza, la successiva fase di chiariÀocculazione (separazione del fango dall’acqua, per sedimentazione, in 8 vasche cilindriche semiconiche dotate di raschia, 4 sulla Linea Est e 4 sulla Linea Ovest), la ¿ltrazione (mediante 40 ¿ltri in sabbia di quarzo, regolati da oltre 280 valvole, 20 sulla Linea Est e 20 sulla 40 n.14 maggio 2014 Linea Ovest) e la clorazione ¿nale, l’accumulo dell’acqua potabilizzata prima del pompaggio verso l’impianto di Parco del Marchese. Ai controllori CompactLogix spetta anche la complessa gestione di tutte le sequenze di lavaggio dei 40 ¿ltri, che includono il drenaggio iniziale e ¿nale, il barbataggio, il controlavaggio ad acqua e/o ad aria e il recupero dell’acqua di controlavaggio. In¿ne, a un ulteriore CompactLogix è af¿data la gestione del post-ispessitore nel trattamento fanghi: al Sinni è infatti presente una linea parallela per la puri¿cazione, la disidratazione e il successivo stoccaggio dei fanghi residui generati nella fase di chiariÀocculazione. A ogni CompactLogix è associato un pannello HMI Allen-Bradley PanelView Plus 6 da 10”, per la visualizzazione e la supervisione locali di parametri, set-point e segnali acquisiti in campo, quali la regolazione delle portate di ingresso e uscita, la pressione idrica, il funzionamento delle pompe (accensione/spegnimento) e delle valvole (apertura/ chiusura), il livello di vasche e serbatoi, il dosaggio in ppm (parti per milione) degli additivi necessari al processo (ad esempio, biossido di cloro per la preclorazione e per la clorazione ¿nale, policloruro di alluminio e silice attiva per la chiariÀocculazione) e le caratteristiche dell’acqua (ossigeno, redox, temperatura, conducibilità, torbidità, PH, cloro). La piattaforma PlantPAx per AQP ha previsto anche l’installazione, in architettura client/server, di due Server con piattaforma FactoryTalk View in con¿gurazione ridondata con hotbackup e di un Server con FactoryTalk VantagePoint, dedicati alla supervisione centrale e al controllo dei parametri di conduzione dell’impianto, oltre a un Server con FactoryTalk Historian da 5mila tag, dedicato all’archiviazione dei dati storici. Per il monitoraggio dei consumi energetici del potabilizzatore del Sinni sono stati distribuiti nelle varie sezioni dell’impianto anche 19 misuratori di potenza Allen-Bradley PowerMonitor 1000 per l’analisi quantitativa dell’energia e un misuratore Allen-Bradley PowerMonitor 3000 per l’analisi qualitativa, comprensiva di analisi delle armoniche, oscillogra¿a e rilevamento transitorio. I PowerMonitor 1000 rilevano i dati elettrici di alcuni dei componenti più strategici dell’impianto: tre motori del controlavaggio, tre del sof¿aggio, tre del recupero dell’acqua di controlavaggio, sei motori del sollevamento e tre del recupero dell’acqua di canale. Le unità PowerMonitor sono direttamente connesse a ControlLogix, sono gestite e con¿gurate attraverso il software di Energy Management FactoryTalk EnergyMetrix, al quale spettano poi la raccolta e l’analisi di tutte le informazioni elettriche trasmesse dai misuratori. Le soluzioni hardware e software della piattaforma PlantPAx di Rockwell Automation ‘parlano tra loro’ attraverso un’unica rete ad anello Ethernet/IP in ¿bra ottica, comprensiva di 15 switch managed Industrial Ethernet Allen-Bradley Stratix 8000. Per la programmazione di tutte le soluzioni di controllo logico, supervisione e monitoraggio energetico sono stati utilizzati i due ambienti di sviluppo FactoryTalk View Studio SE e RSLogix 5000. Risultati “Abbiamo collaborato con Rockwell Automation allo sviluppo e all’integrazione software, con l’elaborazione integrata e la personalizza- zione dei parametri elettrici e idraulici per la piattaforma PlantPAx, in modo da consegnare ad AQP per l’impianto del Sinni una soluzione di automazione e supervisione direttamente connessa con il software di Energy Management, comprensiva di interfacciamento diretto verso il sistema informativo di telecontrollo aziendale Sismap”, dice Vincenzo Lanave, General Manager di Intesis. “In particolare, ci siamo concentrati sulla personalizzazione di FactoryTalk EnergyMetrix, in base alle esigenze di reportistica espresse da AQP, in modo che alla utility fosse possibile aggiungere all’elaborazione dei bilanci idrici e volumetrici dello Scada un ulteriore livello avanzato di analisi energetica. Questo ha permesso ad AQP non solo di avviare un vero e proprio programma di manutenzione predittiva, ma anche e soprattutto di regolare al meglio, nelle 24h, il funzionamento delle pompe e delle altre macchine altamente energivore in base alle tariffe del gestore elettrico”. Insieme alle funzionalità tradizionali di uno Scada, come quelle di diagnostica, visualizzazione, analisi dei trend in tempo reale e dei dati storici, la piattaforma PlantPAx propone l’integrazione completa del monitoraggio energetico, partendo dalle misure acquisite in campo dai PowerMonitor. “Lavorando su un software così aperto come FactoryTalk EnergyMetrix, abbiamo creato 100 pagine video sinottiche, aggregate e in dettaglio, che mettono in evidenza il rendimento per ogni singola macchina e ogni singola fase di processo, il suo trend in uno speci¿co arco temporale - anche inferiore a un’ora - o in una determinata fascia tariffaria, e permettono di tenere sotto controllo il sistema di rifasamento, distinguendo sempre tra i due diversi centri di costo del sollevamento o della potabilizzazione”, aggiunge Lanave. “Ciò permette ad AQP di determinare i rendimenti e gli indici prestazionali strategici per il controllo di consumi e costi, con la possibilità di supportare anche le simulazioni di funzionamento per la redazione dei budget di spesa energetica e dei bilanci di previsione”. La collaborazione con Rockwell Automation e Intesis ha consentito ad AQP di massimizzare l’ef¿cienza – su un impianto già ad elevato rendimento e tuttavia altamente energivoro come il Sinni – registrando una riduzione annua dei consumi energetici compresa tra l’1% e il 2%. Questo traguardo è possibile grazie all’integrazione dello Scada con il software FactoryTalk EnergyMetrix e all’ottimo grado di approfondimento e dettaglio nell’analisi energetica consentito da FactoryTalk Energy Metrix. “Per noi è più importante analizzare i trend che non i valori assoluti. Ciò permette di fare previsioni più realistiche a supporto delle fasi decisionali strategiche”, commenta Fiori. “Grazie alla personalizzazione di Intesis, i dati sono fruibili ai nostri interlocutori aziendali nel formato più idoneo e sono facilmente visualizzabili grazie alle videate estremamente user-friendly dei software FactoryTalk. Se non si misura correttamente, non si può perseguire un bilancio idrico ef¿ciente: con PlantPAx di Rockwell Automation riusciamo ad acquisire i dati energetici in tempo reale e usarli realmente per risparmiare!”. www.rockwellautomation.it n.14 maggio 2014 41 Intercettazione . Sicurezza . Regolazione . Scarico condensa per BIOENERGIA: L‘energia del futuro ... Centrale di Lienz, Austria ZESA® EURO-WEDI® ASTRA® FABA® SAFE STEVI® ... è rinnovabile, sostenibile e amica dell‘ambiente. di condensa. La centrale di Lienz in Austria è solo uno Oggi la BIOENERGIA diventa sempre più importante. degli esempi. E‘ il nostro contributo alla salvaguardia ARI propone una vasta gamma di prodotti per dell‘ambiente! l‘isolamento, la sicurezza, la regolazione e lo scarico ARI-Armaturen Italia S.r.l. & C. S.a.s., 20098 SAN GIULIANO MILANESE, VIA DELLA PACE 29, TEL. 02.9822991, FAX 02.9840169, Internet: http://www.ari-armaturen.it, E-mail: [email protected] Tecnica con futuro. VALVOLE TEDESCHE DI QUALITÀ IMPRONTA ALIMENTARE IMPATTO AMBIENTALE SULL’ATMOSFERA DELLA PRODUZIONE E CONSUMO ALIMENTARE Giorgio Nebbia Dal campo alla tavola, durante l’intero ciclo che va dalla produzione al consumo e al metabolismo alimentare, vengono generati rifiuti gassosi che in parte vanno a sommarsi alle altre emissioni di gas climalteranti. È possibile ridurne l’impatto inquinante? Nell’articolo precedente di questa serie (E&Aoggi, 2014, 13, 32), dedicata agli effetti della produzione alimentare sull’ambiente circostante, si è accennato al ciclo complesso delle attività che cominciano dai campi e finiscono nella nostra cucina per darci il cibo quotidiano. Le sostanze nutritive vegetali prodotte nei ‘campi’ seguono due diversi cammini: una parte è destinata all’alimentazione animale e l’altra alla trasformazione in prodotti commerciali nel complesso di attività dell’industria agroalimentare; i prodotti della zootecnica a loro volta vengono assorbiti dall’industria agroalimentare e trasformati nei prodotti commerciali. Ma anche i prodotti dell’agroindustria, prima 44 n.14 maggio 2014 di arrivare nelle nostre case e alla ristorazione collettiva - nel seguito chiameremo questi due centri di ‘consumo’ col nome di ‘famiglie’ - passano attraverso numerose operazioni di trasporto e di distribuzione, fino al negozio da cui acquistiamo i nostri cibi. Infine gli alimenti comprati nei negozi raramente vengono ‘mangiati’ come tali e sono sottoposti quasi sempre a operazioni di trasformazione e cottura. In tutti questi passaggi gran parte della materia entrata in gioco genera dei rifiuti gassosi; il protagonista di questi cicli complessi è l’elemento carbonio; anzi la produzione e l’uso degli alimenti umani rappresentano, in ciascun paese e nel mondo intero, una parte del ciclo del carbonio planetario, quella d’importanza ‘economica’ in quanto gli scambi di materia al suo interno sono gli unici accompagnati anche da scambi di denaro. Il ciclo del carbonio, com’è ben noto, comincia con l’anidride carbonica dell’atmosfera, fissata, grazie all’energia solare, insieme all’acqua, mediante la fotosintesi, nei vegetali, nelle innumerevoli molecole organiche presenti nelle foglie, nei semi, nei tuberi eccetera. La fotosintesi genera, come rifiuto, l’ossigeno che viene ceduto all’aria. Le molecole dei vegetali vengono ‘acquistate’ dagli animali - l’uomo è uno di questi che le trasformano nelle molecole del proprio corpo e in energia ‘acquistando’ ossigeno dall’aria e liberando, come rifiuto, anidride carbonica e altri gas. Anche le molecole delle scorie solide vegetali e animali vengono in gran parte trasformate, nel suolo e nelle acque, in sostanze gassose che finiscono nell’aria, il grande corpo ricevente. Le coltivazioni e l’atmosfera Le coltivazioni agricole, la base del ciclo alimentare, sono interessate da altri scambi con l’atmosfera, oltre a quelli dell’anidride carbonica e dell’ossigeno che comunque sono rilevanti, dell’ordine di varie tonnellate di ciascuno dei due gas, per ettaro all’anno. La preparazione dei terreni agricoli comporta l’immissione nell’atmosfera di gas e polveri. Le coltivazioni economiche richiedono l’apporto al terreno di concimi; quelli azotati hanno lo scopo di fornire al terreno i nitrati necessari alle piante per la formazione di proteine; tali concimi per lo più vengono utilizzati in una forma chimica, come sali di ammoniaca e come urea, che consente una lenta trasformazione in nitrati nel suolo. Una parte di questo azoto viene perduto nell’atmosfera sotto forma di ammoniaca o di ossidi di azoto. Si stima che il sistema agricolo italiano immetta nell’atmosfera circa mezzo milione di tonnellate all’anno di ammoniaca. Alcune piante, le leguminose, sono capaci di trarre l’azoto necessario per la loro sintesi proteica direttamente dall’azoto gassoso dell’atmosfera grazie a batteri azoto-fissatori presenti per lo più nelle radici. Le coltivazioni di riso, d’altra parte, immettono nell’atmosfera metano, in una quantità in Italia stimata di circa 20.000 tonnellate/ anno, equivalenti, come effetto serra, a circa 1,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Il metano, infatti ha un potere di riscaldamento dell’atmosfera per effetto serra circa 20 volte superiore, a parità di peso, rispetto al principale gas serra, l’anidride carbonica. Anche la protezione delle colture con pesticidi comporta la distribuzione in forma pulverulenta di questi agenti che in parte finiscono nell’atmosfera e possono essere nocivi agli stessi lavoratori. Zootecnia Gli animali destinati all’alimentazione umana si nutrono sia di vegetali presenti nei pascoli, ma soprattutto, nella zootecnia intensiva, di mangimi costituiti da prodotti e sottoprodotti agricoli; anche sottoprodotti contenenti cellulosa che può essere utilizzata come nutrimento da molti animali da allevamento. La crescita degli animali ha luogo con trasformazioni che usano l’ossigeno tratto dall’aria e liberano anidride carbonica. Ma questi sono soltanto alcuni dei gas coinvolti nella zootecnia. Una parte del carbonio presente negli alimenti viene trasformata in metano e anzi la zootecnia è una delle importanti fonti del metano immesso nell’atmosfera. Come ordine di grandezza si calcola che una mucca da latte immetta nell’atmosfera, sotto forma di flatulenze, da 50 a 100 kg all’anno di metano. In Italia nel complesso le emissioni enteriche di metano della zootecnia ammontano a circa mezzo milione di tonnellate all’anno, equivalenti, come effetto serra, a 10 milioni di tonnellate all’anno di anidride carbonica. La stalla ‘puzza’ perché nel metabolismo animale si formano altre molecole gassose, di odore sgradevole; inoltre, come nel caso di qualsiasi animale, il metabolismo produce rifiuti liquidi e solidi esposti a decomposizione con liberazione di composti gassosi, ancora principalmente anidride carbonica, ammoniaca e metano. Si stima che gli escrementi della zootecnia in Italia immettano nell’atmosfera circa 150.000 tonnellate all’anno di metano e circa 300.000 tonnellate all’anno di ammoniaca. Lo smaltimento degli escrementi animali richiede processi di trattamento e depurazione per evitare l’inquinamento atmosferico; in genere si tratta di processi di sedimentazione della frazione solida e di decomposizione microbica delle varie frazioni, con formazione di gas. Nei processi più razionali addirittura una parte del metano che si libera, in quantità, come si è visto, non trascurabile, viene recuperato e utilizzato come combustibile. Purtroppo una parte degli escrementi, in Italia, in Europa e nel mondo, viene immesso senza trattamento nell’ambiente e fornisce un contributo rilevante all’inquinamento atmosferico, oltre che a sgradevoli odori e al pericolo di contaminazione delle acque con cui può venire a contatto la popolazione. Agroindustria Se s’intende come industria agroalimentare l’insieme delle operazioni di trasformazione dei prodotti agricoli e degli animali nelle forme che vengono immesse al consumo finale, ci si trova di fronte a numerosissime attività, spesso intrecciate fra loro, ciascuna delle quali tratta, come materie prime, materiali continuamente variabili a seconda della provenienza e delle stagioni, o sottoprodotti di altre lavorazioni agroalimentari (per esempio il siero residuo della lavorazione del latte usato per l’alimentazione dei suini) e anche materiali agricoli e zootecnici di importazione. Il processo, per esempio, di macellazione, immette gas nell’atmosfera nelle fasi di separazione e smaltimento delle varie parti dell’animale, dal sangue, alle interiora, ai vari ‘quarti’ di carne che sarà distribuita alle macellerie. In questo, come in tutti gli altri casi dell’industria, vanno aggiunte le emissioni di gas associate all’uso delle fonti di energia necessarie per i vari cicli produttivi. Il latte, in parte prodotto Fonte: Giovanni Dall’Orto n.14 maggio 2014 45 IMPRONTA ALIMENTARE in Italia, in parte di importazione, usato in Italia in ragione di circa 100 milioni di tonnellate all’anno, in parte viene trasformato in burro e formaggi e in parte viene immesso al consumo direttamente in confezioni di vetro o di materia plastica o di tetrapak, a loro volta fabbricate con processi che producono inquinamento atmosferico, una quantità di gas che, a rigore, dovrebbe essere aggiunto alle emissioni del settore agroindustriale. Gli agrumi vengono in parte trasformati in succhi; il caffè viene tostato con emissioni di fumi; inquinamento atmosferico si ha nella produzione del pane e dei dolciumi, nella produzione di oli e grassi e delle conserve di pomodoro, per citare soltanto alcuni dei tanti settori di preparazione degli alimenti. I dati delle emissioni, stimati per il settore dell’industria degli alimenti e bevande, sono aggregati e non consentono di riconoscere il contributo all’inquinamento atmosferico di ciascun settore merceologico. In vista dell’Expo 2015 si stanno moltiplicando, anche a livello parlamentare, le inchieste sul settore agroindustriale ed è 46 n.14 maggio 2014 sperabile che, come sottoprodotto, vengano migliorati i rilevamenti dei dati statistici sull’intera ‘matrice’ dei complessi scambi del settore e dei relativi inquinamenti, sia idrici, sia atmosferici. Distribuzione e consumo Il ciclo degli alimenti continua nella fase di distribuzione; i produttori di alimenti raramente hanno contatto diretto con le ‘famiglie’ che si approvvigionano attraverso le numerosissime forme di distribuzione, dal piccolo negozio sotto casa, ormai sempre più raro, alla grande distribuzione che offre tutti insieme numerosissimi prodotti. La movimentazione degli alimenti e il relativo consumo di combustibili fossili ha effetti sull’aria tutt’altro che trascurabili, anche se nelle statistiche l’inquinamento dovuto a questa fase della catena alimentare sfugge, perché figura nei dati relativi all’inquinamento dovuto al settore dei trasporti. Eppure tale movimentazione riguarda diecine di milioni di tonnellate all’anno di merci, di alimenti e delle loro confezioni e imballaggi, talvolta più pesanti dello stesso contenuto; si pensi solo al trasporto attraverso l’Italia degli oltre dieci milioni di tonnellate all’anno di acqua in bottiglia. Dopo tanta strada, gli alimenti arrivano finalmente alle famiglie in cui gli alimenti vengono rielaborati e trasformati, anche in questo caso con immissione nell’aria, in spazi ristretti questa volta, di sostanze chimiche che si formano durante la cottura e la frittura. Il riscaldamento, infatti, provoca trasformazioni della materia organica con liberazione di gas spesso sgradevoli, che vengono poi dispersi nell’aria, costituiti da composti organici volatili diversi dal metano (COV come sono genericamente indicati nelle statistiche dell’inquinamento) di variabilissima e spesso sconosciuta o trascurata natura chimica; un esempio è l’acroleina che si forma nella frittura. Gas del metabolismo Anche nel caso degli esseri umani, come in quello del bestiame, come è ovvio, le molecole degli alimenti non scompaiono; in parte vengono assorbite all’interno dell’organismo contribuendo alla crescita del corpo, ma la quasi totalità ritorna nell’ambiente. Intanto come gas di respirazione, anidride carbonica e vapore acqueo: per una persona media circa 10.000 metri cubi al giorno, contenenti, in espirazione, da 0,5 a 1 kg di anidride carbonica. Ritorna così all’atmosfera in forma gassosa parte di quella anidride carbonica che era servita per ‘fabbricare’ i vegetali che sono all’inizio di questo ciclo. Con la differenza che, a differenza del ciclo del carbonio in natura, sostanzialmente chiuso, nel caso degli esseri umani solo una parte del carbonio contenuto nel cibo torna nell’atmosfera disponibile per altra fotosintesi, per altri vegetali, per altro cibo; una parte viene immobilizzata negli escrementi e nei rifiuti solidi. Ancora una volta, a differenza di quanto avviene in natura, gli escrementi non ritornano direttamente nel terreno ma sono (dovrebbero essere, per motivi igienici) convogliati nelle stesse reti di fognature e nei depuratori nei quali sono miscelati a molti altri rifiuti solidi e liquidi della vita ‘familiare’. Si pensi ai fastidiosi residui di olio di frittura, ma anche al cibo sprecato che in parte viene gettato nelle fognature e in parte finisce nei rifiuti solidi urbani. Tutta questa ricchezza di molecole contenenti carbonio e azoto genera ancora in parte anidride carbonica con processi microbiologici di decomposizione, in parte produce metano, composti organici volatili e ammoniaca. Anche in questo caso, come nelle discariche di rifiuti animali, una parte del metano può essere catturata e usata come combustibile, col che il carbonio potrebbe tornare come anidride carbonica nell’atmosfera, anche se una parte del carbonio originale non torna nell’atmosfera ed è ‘perduta’ come gas. È questo il prezzo che si paga per l’incapacità di operare, per motivi economici o per pigrizia o per ignoranza, imitando la natura che ne sa sempre più di noi! 01/09 a MASSIMA SICUREZZA NEI RAPPORTI CON L'AMBIENTE. B e M i n i n i Grazie a Plate Bag e a Eco Bag di Minini imballaggi, da oggi imballare e trasportare materiali contaminati è ancora più facile e sicuro. Rivestimenti in amianto, ceneri da termovalorizzatore, rifiuti della differenziata e compostaggio possono essere raccolti in comodi e protetti Big Bag, nel pieno rispetto dell’ambiente. Capaci di soddisfare tutte le diverse esigenze, sono realizzati per rispondere alle attuali direttive europee, omologazione UN, e sono disponibili in diverse misure e tessuti. Eco Bag Essere Minini: spazio ai contenuti, giusto in forma. m i n i n i . i t Plate Bag IMPRONTA ALIMENTARE LE EMISSIONI IN ATMOSFERA DELLA FILIERA AGROALIMENTARE SOLUZIONI E SFIDE Riccardo Guidetti*, Davide Facchinetti* A livello globale l’agricoltura è responsabile per circa il 25% delle emissioni di gas serra mentre in Italia il contributo varia dal 7 al 15%, ponendo comunque il settore agricolo al secondo posto dopo quello energetico. La filiera agroalimentare si caratterizza per diverse fasi che, per sua natura, integrano le logiche del mondo agricolo con quelle industriali. La produzione di alimenti, d’altra parte, sta diventando uno delle sfide planetarie legate all’incremento vertiginoso della popolazione. Ovviamente gli impatti in termini di atmosfera sono differenziati e dovuti alle tipologie di operazioni e trasformazioni eseguite. Se infatti in ambito agricolo si effettuano tutti i trattamenti per la lavorazione del terreno, per la gestione delle colture, delle piante e degli allevamenti, per le operazioni di raccolta, per ciò che riguarda le trasformazioni, invece, le esigenze diventano quelle di tipo industriale, senza emettere in atmosfera particolari sostanze, considerando che l’industria agroalimentare interviene sulla materia prima essenzialmente con operazioni 48 n.14 maggio 2014 termiche e/o raffreddamenti oltre che con fasi di packaging e di trasporto. Le fasi agricole Nell’accezione popolare a volte si pensa all’agricoltura come a quel particolare settore che, dato il fatto che produce derrate alimentari basate essenzialmente sulla coltivazione di specie vegetali, contribuisce alla fissazione di CO2 atmosferica, e quindi diminuisce l’impatto delle attività umane circa l’emissione in atmosfera di gas serra e di altre sostanze inquinanti. A conti fatti però, se si considera la Carbon Footprint (impronta del carbonio) cioè l’indice usato per esprimere la quantità di gas serra, tale astrazione risulta totalmente errata e, in realtà, una nutrita serie di studi hanno dimostrato che l’agricoltura è responsabile per circa il 25% delle emissioni di gas serra a livello globale, e questo sia per una massiccia deforestazione perpetrata nei Paesi in via di sviluppo, sia per l’utilizzo dei fertilizzanti e per la combustione di derivati del petrolio. Spostando l’indagine sull’Unione Europea a 27 Paesi e basandosi sui dati divulgati nel 2102 dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) il settore agricolo contribuisce alle emissioni di gas a effetto serra apportando circa il 10% dei 4.721 milioni di tonnellate di CO2-equivalente. Restringendo ulteriormente il campo d’indagine e basandosi sulle emissioni Italiane, diversi studi attribuiscono al settore agricolo dal 7 al 15% delle emissioni di gas a effetto serra, ponendo comunque il settore al secondo posto dopo quello energetico cui spetta un contributo dell’80% circa. I gas a effetto serra prodotti dal settore agricolo sono principalmente il metano e gli ossidi di azoto, e seppur a chi non è pratico del settore possa sembrare quasi incredibile, la maggior parte del metano presente in atmosfera è emesso dai ruminanti, e in minor parte proviene anche da incendi delle foreste e dalla coltivazione di riso in condizione di sommersione. Il settore zootecnico da solo, per via delle cospicue emissioni derivanti dai processi digestivi (specie dei ruminanti) e dalla *Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’università degli Studi di Milano successiva gestione delle deiezioni, contribuisce per circa il 50% al totale delle emissioni di gas serra dell’agricoltura, che sono imputabili soprattutto al metano. Il metano si produce quando la sostanza organica si decompone in un ambiente povero di ossigeno, ossia nelle fermentazioni ruminali e del grosso intestino, ma anche nel successivo stoccaggio degli effluenti di allevamento. I vari ossidi di azoto provengono invece sia dall’uso dei fertilizzanti e dalla trasformazione microbica dell’azoto che avviene nei suoli e dalle deiezioni animali, ma in secondo luogo anche dalle emissioni prodotte dai motori dei macchinari agricoli. Ad ogni modo è veramente difficile effettuare delle stime che rispecchino perfettamente la realtà, in quanto i fattori in gioco sono veramente molti e la variabilità degli stessi è davvero molto ampia. L’entità della produzione di metano da parte degli animali allevati dipende ad esempio moltissimo dal tipo di dieta utilizzata per l’alimentazione degli stessi, e nello specifico il metano è prodotto in modo inversamente proporzionale alla digeribilità della razione alimentare. Le emissioni di metano dalle deiezioni zootecniche, è invece proporzionale alla quantità di sostanza organica contenuta nelle deiezioni ed è fortemente influenzata dalla temperatura; le emissioni sono infatti pressoché nulle al di sotto dei 10 °C, mentre quando si supera questo valore la produzione di metano cresce in modo esponenziale. Anche la tipologia del materiale stoccato (miscela di deiezioni e materiale di lettiera), influenza l’entità delle emissioni, che si accrescono proporzionalmente all’aumentare della frazione liquida. È ovvio poi che in presenza di deiezioni che vengono inviate ad un digestore anaerobico per la produzione di biogas le emissioni di metano vengano pressoché annullate, ma è poi necessario andare a considerare le emissioni di CO2 derivanti dalla combustione del biogas. Le emissioni di protossido di Figura 1 - Spandimento letame e liquame: le fasi relative allo spandimento del letame e soprattutto dei liquami di origine zootecnica risultano molto critiche per quanto riguarda le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra. azoto (N2O) connesse alle attività agricole che derivano dalla gestione delle deiezioni e dei suoli vengono convenzionalmente distinte in emissioni dirette, che derivano dagli apporti di azoto con fertilizzanti, dalla decomposizione dei residui colturali e dalla mineralizzazione della sostanza organica del suolo; ed emissioni indirette, derivanti dalla deposizione di ammoniaca (NH3) e di ossidi di azoto (NOx) emessi in atmosfera (Figura 1). In questo caso solo le emissioni indirette sono preventivabili con una buona approssimazione mentre la variabilità per le emissioni dirette è molto ampia. Le emissioni di N2O dalla gestione delle deiezioni dipendono dal contenuto di azoto e carbonio dei prodotti stoccati, dalle modalità di stoccaggio e dalla sua durata e dal tipo di trattamento che precede lo stoccaggio (es. separazione). Le emissioni aumentano in ambiente anaerobico ove sono presenti sia i nitriti (NO2) sia i nitrati (NO3), che si formano solo quando le deiezioni sono esposte all’ossigeno. Per Le emissioni di gas serra Le emissioni di gas serra vengono espresse utilizzando come unità di misura l’unità equivalente di anidride carbonica (CO2-eq), che correla gli effetti dei diversi gas nel generare l’effetto serra rispetto a quelli che darebbe un analogo apporto in termini di CO2. Per effettuare questa conversione si fa riferimento al potenziale di riscaldamento globale denominati GWP (acronimo anglofono di Global Warming Potential). I GWP sono calcolati dall’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) e tengono conto sia della forza che hanno i vari gas nel trattenere le radiazioni, sia della vita degli stessi in atmosfera. Secondo le più recenti stime dell’Ipcc il protossido d’azoto (N2O) è un gas serra 298 volte più potente della CO2, mentre il metano (CH4) 25 volte. n.14 maggio 2014 49 IMPRONTA ALIMENTARE Figura 2 - Confronto delle emissioni in termini di particolato tra motori non emissionati rispetto ai moderni Tier 4 Ànal. Tabella 1 – Produzione di CO2 per alcune produzioni alimentari (R. Engström, 2004) Alimento kg o L gCO2 e Alimento kg o L gCO2 e Patate 610 Olio 2.670 Ortaggi 840 Frutta secca 3.020 Frutta 875 Cereali colazione 3.050 Pane 980 Carne avicola 3.730 Latte 1.260 Riso 3.885 Margarina 1.360 Uova 4.090 Legumi 1.550 Carne suina 4.660 Yogurt 1.570 Pesce 4.755 Biscotti 1.840 Burro 8.605 Dolci 2.155 Formaggio 9.460 Pasta 2.390 Carne bovina 2.5670 questo le emissioni aumentano nel caso di eluenti solidi rispetto a quelli liquidi. Le emissioni derivanti dall’utilizzo di fonti fossili, almeno in Italia, sono facilmente riconducibili ai quantitativi di gasolio agricolo utilizzato. Per esso è facile ipotizzare circa 2,5 kg di CO2 emessa in atmosfera per ogni kg di gasolio bruciato, ma risulta arduo stimare con precisione le emissioni in termini di NOx, in quanto il medesimo gasolio può emetterne in quantità molto variabili in funzione della tipologia di motore nel quale viene utilizzato. Passando ad esempio da un vecchio motore non regolamentato secondo le attuali 50 n.14 maggio 2014 normative anti-inquinamento a un recentissimo propulsore rispondente ai dettami del Tier 4 interim, le emissioni in termini di NOx passano ad esempio da circa 10 g per ogni kW/h prodotto a meno di 1 (Figura 2). Le fasi di trasformazione Il settore della trasformazione implica operazioni di tipo industriali che permettono alle materie prime (ingredienti) di diventare i prodotti alimentari che troviamo in vendita nei diversi canali distributivi. Si tratta d’interventi atti a preparare le produzioni agricole per trasformarle o in semilavorati che saranno ingredienti in altri processi industriali o prodotti finiti. I processi sono estremamente variegati e le specificità sono notevoli. Si tratta, in gran parte, d’interventi atti a ridurre fisicamente i prodotti agricoli e a processarli tramite trattamenti termici (pastorizzazione, sterilizzazione ma anche refrigerazione, congelamento) dove l’impiego principale è legato alle fonti energetiche previste nel processo. In atmosfera, pertanto, finiranno da una parte i residui di combustione e il calore inutilizzato dal processo, dall’altro, indirettamente, quello legato alla produzione di energia elettrica utilizzata. Anche per l’aspetto della trasformazione, comunque, il principale indice che viene assunto in termini di valutazioni sull’atmosfera si riconducono a bilanci di gas serra trasformati in grammi equivalenti di CO2 (Tabella 1). Si tratta di valori più o meno condivisi che ci permettono di avere un’idea della ‘gerarchia’ ambientale degli alimenti: tali discorsi, però, devono essere confrontati sempre con aspetti di tipo nutrizionale e sociale in quanto alcune conclusioni affrettate non portano a nessuna soluzione reale e, anzi, ad alcune aberrazioni. L’analisi del processo agroalimentare, porta spesso a fare delle valutazioni grossolane sul packaging e sul trasporto: studi di Life Cycle Assessment, comunque, evidenziano come l’impatto, e quindi il peso, di queste fasi sia diverso a seconda della filiera valutata: due studi condotti dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali sulla filiera del vino e su quella di produzione di prodotti di IV gamma (la frutta, la verdura e, in generale, gli ortaggi freschi, a elevato contenuto di servizio, confezionati e pronti per il consumo), hanno evidenziato come, per la prima, l’impatto della fase di imbottigliamento (fase di imbottigliamento in bottiglia di vetro) possa arrivare fino al 55% e del trasporto sia compresa tra l’8 % (distribuzione nazionale) e il 15% (distribuzione internazionale); per la seconda filiera, invece, i dati confermano una percentuale del 5% per il packaging e minore del 3% per il trasporto rispettivamente. Conclusioni Le produzioni alimentari costituiscono una delle filiere fondamentali per l’uomo. Il soddisfacimento dei bisogni primari rappresenta un dovere per l’intero sistema produttivo: lo sviluppo tecnologico e le diverse soluzioni adottate per le lavorazioni dei prodotti alimentari stanno cercando di mettere a punto soluzioni in grado di limitare le emissioni in atmosfera e contribuire significativamente alla riduzione dell’impatto ambientale complessivo della filiera. La strada da percorrere è ancora lunga in considerazione, specialmente, dei grandi numeri in gioco: ogni scelta deve sempre essere mediata con la crescita della popolazione e il diritto ad una alimentazione sana e corretta per tutti. Esempi di soluzioni tecnologiche adottate, che hanno portato a una riduzione delle emissioni in atmosfera senza limitare le prestazioni quantitative della filiera sono presenti: si pensi alle trasformazioni in atto in agricoltura in termini di adozione di pratiche di ‘lotta integrata’ entrata in vigore dal 1 gennaio 2014 o alla gestione dei fluidi frigorigeni dove le scelte tecnico/ politiche sono state scadenziate permettendo di ottenere risultati certi, in tempi compatibili con l’evoluzione tecnica. L’atmosfera non è un serbatoio infinito: dobbiamo cominciare a svuotarlo da tutte le sostanze che stanno manifestando un effetto di accumulo preoccupante; l’unica via possibile, per ciò che riguarda il contributo della filiera agroalimentare, è una gestione ragionata e ragionevole di tutte le singole fasi dei cicli produttivi. Barattoli, scatolette, tappi, secchielli, fusti e bombolette....oltre a proteggere e conservare in modo sicuro i prodotti, sono riciclabili al 100% e all’infinito! Per questo ti chiediamo di separare gli imballaggi in acciaio dal resto dei rifiuti, contribuendo al loro riciclo e ottenendo così nuova materia prima per la realizzazione di binari ferroviari, lamiere per auto o navi, travi e tondino per cemento armato… Chiedi al tuo Comune le informazioni sulla raccolta differenziata degli imballaggi in acciaio oppure visita il sito www.consorzioricrea.org. Seguici anche su: Energia & Ambiente_pomo_cm21x29,7.indd 1 24/07/13 11:42 MONITORAGGIO EMISSIONI LA STIMA DELLE EMISSIONI DI CO2 DELLE UNIVERSITÀ IL CASO DEL POLITECNICO DI MILANO Stefano Caserini*, Sara Scolieri*, Eleonora Perotto** Il presente articolo illustra la quantificazione delle emissioni di CO2 del Politecnico di Milano (Campus Città Studi), effettuata nell’ambito del progetto “Città Studi Campus Sostenibile”. I risultati ottenuti sono stati confrontati con quanto ottenuto da altri Atenei (nazionali ed internazionali) e sono stati utilizzati per proporre alcune strategie di riduzione. *Politecnico di Milano, Dica Sez. Ambientale **Politecnico di Milano, Servizio Sostenibilità di Ateneo 52 n.14 maggio 2014 Figura 1 - Ripartizione delle emissioni totali del Campus Città Studi nelle categorie analizzate. Un numero sempre maggiore di università europee ed extra-europee ha iniziato a monitorare i propri consumi energetici, redigendo inventari delle emissioni di gas serra al fine di valutare come rendere più sostenibili le attività. In tale contesto, nel 2011 il Politecnico di Milano e l’Università Statale di Milano hanno avviato il progetto “Città Studi Campus Sostenibile” (Cscs) [1] ed aderito all’International Sustainable Campus Network [2] con lo scopo di fare del quartiere universitario di Città Studi un esempio per qualità della vita e sostenibilità ambientale. In questo ambito, tra le diverse iniziative avviate dal Politecnico, si annoverano quelle per ridurre i consumi energetici e le correlate emissioni in atmosfera, in primis quelle di CO 2. In particolare, parallelamente alle attività di carattere impiantistico e progettuale da poco intraprese dalle aree tecniche dell’Ateneo per iniziare a monitorare e gestire i consumi energetici, sono state intraprese attività di sensibilizzazione verso studenti e personale (come la pubblicazione di un “Codice dei comportamenti di Ateneo”, sul sito del progetto Cscs – realizzato in modalità wiki) e studi sull’Ateneo stesso. In questo ultimo ambito ricade il lavoro oggetto del presente articolo, che origina da una tesi di Laurea magistrale che ha effettuato il primo inventario delle emissioni di CO 2 del Campus Città Studi, il campus più grande dell’Ateneo, con successiva proposta di azioni strategiche finalizzate alla riduzione delle emissioni [3]. Figura 2 - Emissioni di CO2 di accesso al Campus Città Studi suddivise per mezzo di trasporto. smaltimento dei rifiuti e delle acque reflue, dai gas refrigeranti e dai laboratori, e quelle derivanti dall’energia incorporata nei beni e nei servizi acquistati. La raccolta dati in questi settori risulta, infatti, difficoltosa ed imprecisa e la metodologia di stima è ancora in fase di sviluppo, come emerge dal confronto dei casi universitari analizzati, presi a campione, nel corso del Metodologia di stima e lavoro di tesi, ove si evince che raccolta dati le incertezze maggiori sono Oggetto dello studio è attribuibili a questi settori; tali il Campus di Città Studi emissioni risultano comunque del Politecnico di Milano, poco significative nei contesti che ricopre una superficie calpestabile di 185.990 m 2 analizzati. La CO2 è stato l’unico gas serra ed è frequentato da circa 20.000 persone, di cui circa considerato, in quanto in altri 17.000 studenti. I diversi lavori simili essa costituisce tipi di emissioni sono stati circa il 98% dell’emissione suddivisi secondo gli “Scopi” totale di un’università, e e le categorie definiti dal GHG il suo valore incrementa Protocol (WRI/Wbcsd) [4] e maggiormente quando si dalla serie ISO 14064 [5]. analizzano le emissioni Le categorie analizzate derivanti da combustibili secondo la suddivisione del fossili. La metodologia di stima GHG protocol, sono: delle emissioni si basa sulla scopo 1 - emissioni derivanti da seguente formula generale: fonti di proprietà o controllate dall’Ateneo; Etot = Yi (ADi ·EFi) (1) scopo 2 - emissioni derivanti da fonti energetiche acquistate dove: dall’Ateneo; Etot = emissione totale scopo 3 - emissioni derivanti ADi = dato di attività riferito alla da fonti che non appartengono sorgente i o non sono direttamente EFi = fattore di emissione controllate dall’Ateneo. riferito alla sorgente i Non sono state considerate le emissioni derivanti dallo Il fattore di emissione è definito come l’emissione d’inquinante di una data sorgente emissiva per unità d’indicatore della sorgente stessa. L’indicatore (dato di attività) è una quantità atta a descrivere nel modo migliore un’attività emissiva (ad es. consumo di combustibile nel caso della combustione). Questa formula è opportunamente adattata alla particolarità richiesta da ogni categoria. Pur se lo studio ha assunto come anno di riferimento il 2011, i dati di attività, ove possibile, sono stati raccolti anche per gli anni precedenti al fine di analizzarne la variabilità e i fattori che la causano. Per la redazione dell’inventario è stato necessario reperire una quantità notevole d’informazioni e di dati, attività molto laboriosa a causa della mancanza di un monitoraggio integrato dei consumi e d’informazioni sull’effettiva reperibilità degli stessi. La stima delle emissioni si è basata principalmente su dati raccolti in modo dettagliato presso molteplici strutture dell’Università e presso Società esterne che gestiscono alcuni servizi, ad esempio le centrali termiche di maggior dimensioni; laddove questi mancavano ci si è basati su dati fortemente correlati al dato di attività cercato o su elaborazione dei dati n.14 maggio 2014 53 MONITORAGGIO EMISSIONI dall’utilizzo del gasolio (74%) e in minor parte da benzina (19%), metano ( 5%) e GPL (2%). Infine, per gli spostamenti motorizzati degli studenti ‘Erasmus’, le emissioni totali di CO2 risultano essere pari a 0,34 ktCO2/anno e derivano principalmente da voli ‘short haul’, con tratte chilometriche inferiori a 3.700 km. Figura 3 - Emissioni di CO2 nel Campus Città Studi e intervallo di conÀdenza al 95%. Figura 4 - Confronto emissioni per unità di superÀcie da consumo elettrico e riscaldamento ediÀci (tCO2/m2). derivanti dai sondaggi o dai campionamenti. Ad esempio, nel caso del riscaldamento per alcune caldaie di piccole dimensioni è stato necessario ricavare i consumi di combustibile dalla potenza delle stesse e alle ore equivalenti lavorative. Nel caso dei trasporti sono stati elaborati i dati di un censimento effettuato nel 2010 dal Mobility Management dell’Ateneo [6], che ha permesso di quantificare gli spostamenti annui del personale docente, dei ricercatori, del personale amministrativo e degli studenti. È stata altresì condotta un’analisi campionaria presso un dipartimento (Dica) per stimare le emissioni derivanti dalle missioni del personale 54 n.14 maggio 2014 docente e dei ricercatori, da cui sono stati estrapolati i dati complessivi basandosi sulla dimensione del personale strutturato (comprensivo di docenti e ricercatori). I fattori di emissione per ogni tipo di combustibile e sorgente emissiva (es. automobili, treni aerei) sono stati reperiti in letteratura. Analisi dei risultati Le emissioni totali di CO 2 del Campus Città Studi risultano pari a 21,5 ktCO2/anno per l’anno 2011, con un valore procapite di 1,08 tCO 2/persona. Come mostrato in Figura 1, le categorie con la maggiore percentuale di emissione sono quelle relative ai consumi elettrici (47%), agli spostamenti motorizzati di Stima dell’incertezza delle emissioni La stima dell’incertezza di un’emissione deriva principalmente dalle incertezze accesso al Campus (29%) e al associate ai dati di attività; riscaldamento (15%). più limitate sono le incertezze Per quanto riguarda il relative ai fattori di emissione o riscaldamento, il 97% a parametri di trasformazione dell’emissione deriva come poteri calorifici, densità dall’utilizzo di gas naturale e, per quanto riguarda il settore dei trasporti, dei coefficienti di nelle centrali termiche, mentre occupazione dei veicoli. Per il 3% deriva dall’uso del gasolio, un dato costante negli stimare l’incertezza associata alla stima delle emissioni di ultimi 6 anni. Le emissioni degli spostamenti CO2 del Campus Città Studi si è fatto riferimento alla motorizzati di accesso al metodologia proposta dall’Ipcc Campus (6,4 ktCO2/anno) derivano per il 78% dal e utilizzata per gli inventari di contributo degli studenti GHG, basata sulla teoria di e per il 22% dai docenti, propagazione dell’errore [7]. ricercatori e personale tecnico- L’incertezza dell’emissione amministrativo. di CO2 totale del Campus è Il maggiore contributo risultata pari al 4%, con un alle emissioni da trasporti intervallo di confidenza al 95% (Figura 2) deriva dall’utilizzo dell’emissione totale stimato dell’automobile (55%) e del in 20.632 - 22.456 tCO 2/anno treno (36%); sebbene il treno (Figura 3). risulti essere il mezzo più Il maggior contributo utilizzato, le automobili, avendo all’incertezza deriva dal settore fattori di emissione nettamente dei trasporti, in particolare superiori e un coefficiente di dagli spostamenti motorizzati carico molto basso, hanno per accesso al Campus. Nel l’impatto ambientale più complesso il basso valore elevato. dell’incertezza è dovuto al fatto Le emissioni totali da missioni che, nonostante siano presenti universitarie, pari a 1,5 ktCO 2/ alcune categorie con elevata anno, derivano per l’87% incertezza, in due settori che dall’utilizzo dell’aereo, per il 9% contribuiscono maggiormente all’emissione totale (elettricità e dall’auto e per il 4% dal treno. Il consumo dei carburanti riscaldamento) i dati di attività sono quantificati con buona utilizzati per i veicoli di proprietà del Campus è molto precisione. limitato, seppur in crescita: le emissioni totali di questa Confronti con altre Università Le emissioni pro-capite categoria, pari a 41 tCO 2/ anno, derivano principalmente e per unità di superficie da consumi elettrici e da riscaldamento degli edifici stimate nel presente lavoro sono state confrontate con quelle di atenei stranieri e italiani. I dati utilizzati per il confronto sono stati raccolti da fonti bibliografiche e da informazioni inviate dagli Energy Manager degli Atenei, ottenendo un campione totale di 46 università, che è stato sottoposto ad analisi statistica per studiarne l’andamento e verificare la presenza di eventuali outliers. Dal confronto è emerso che le emissioni del Politecnico di Milano si posizionano su un livello medio/alto nel panorama italiano, ma risultano inferiori a quelle europee e nettamente inferiori a quelle extra-europee (Figure 4 e 5). Strategie di riduzione In base ai risultati ottenuti è stato possibile effettuare una prima valutazione delle possibili strategie per la riduzione dei consumi energetici e degli spostamenti motorizzati, e delle relative emissioni, attraverso interventi di risparmio energetico, di efficienza energetica e di miglioramento gestionale, nonché di minimizzazione degli spostamenti motorizzati. Le principali azioni previste sono un’estesa riqualificazione impiantistica finalizzata alla riduzione degli sprechi energetici (elettrici e termici), e l’introduzione di una centrale di trigenerazione, destinata alla produzione centralizzata di acqua calda per il riscaldamento, acqua refrigerata per il condizionamento ed energia elettrica. Sono state altresì previste misure per ridurre gli spostamenti aerei per le missioni, tramite l’utilizzo di videoconferenze e il maggior uso del treno. Per quanto riguarda gli spostamenti per l’accesso al Campus si è ipotizzato un’azione forte di sensibilizzazione per influire sui comportamenti di studenti e personale al fine di diminuire l’utilizzo dell’automobile. Si è stimato che le misure identificate siano in grado di ridurre del 24% le emissioni del Campus stimate per l’anno 2011. I soli interventi destinati all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili permettono di diminuire del 13% l’emissione stimata per l’anno 2011; i progetti di risparmio dei consumi elettrici e da riscaldamento negli edifici permettono invece di ridurre Figura 5 - Confronto emissioni pro capite da consumo elettrico e riscaldamento ediÀci dell’8% le emissioni. Le misure (tCO2/persona). individuate nel settore dei trasporti portano una riduzione limitata, pari al 3% delle emissioni di questo settore (Figura 6). Dall’analisi svolta si ritiene che queste riduzioni siano attuabili entro il 2020, superando quindi l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 20% identificato da molte università con riferimento all’anno 2020. La possibilità di incrementare le riduzione delle emissioni del Campus potrebbe essere ottenuta introducendo nell’analisi nuove categorie emissive, quali ad esempio le emissioni comprese nello Figura 6 - Strategie di riduzione dell’emissione totale. Scopo 3, derivanti dal ciclo di vita dei beni e servizi emissivo e quindi individuando BIBLIOGRAFIA acquistati dall’università e dallo le possibili strategie per [1] www.campus-sostenibile.polimi.it/ smaltimento dei rifiuti. diminuirne l’impatto. Tuttavia, web/guest. Tuttavia, la possibilità di ancora molti sono gli sforzi da [2] www.international-sustainablemisurare con facilità i consumi effettuare in questo campo. campus-network.org. elettrici, che rappresentano Si rende infatti necessario [3] S. Scolieri, “Stima delle emissioni la maggiore fonte (seppur innanzitutto sistematizzare di CO2 delle università: il caso del indiretta) di emissioni di CO 2, il monitoraggio dei consumi Politecnico di Milano Campus Città Studi permetterà di monitorare energetici, estendendoli inoltre - Politecnico di Milano, AA 2011/2012. all’intera realtà universitaria, con maggiore precisione il Relatore: S. Caserini; Correlatori: E. Perotto, M. Grecchi, 2012,. creando un database integrato raggiungimento di obiettivi [4] WRI/Wbcsd GHG Protocol: www. che fornisca in modo diretto ed di riduzione posti a diversi wbcsd.org. immediato i dati. orizzonti temporali. [5] ISO 14064-1:2006, Greenhouse gases Sarebbe inoltre auspicabile - Part 1, Part 2, Part 3. mantenere un accounting Conclusioni [6] www.mobility.polimi.it/index.htm. aggiornato delle emissioni, che Il lavoro svolto ha permesso [7] Ipcc (2000), Good Practice Guidance permetterebbe di monitorare di effettuare la prima and Uncertainty Management in quantificazione dettagliata delle il miglioramento continuo National Greenhouse Gas Inventories. Intergovernmental Panel on Climate emissioni di CO 2 del Politecnico delle prestazioni del Campus Change, Task Force on National e di raggiungere obiettivi di di Milano riferite al Campus Greenhouse Emission Inventories. riduzione maggiori. Città Studi, evidenziando il settore maggiormente n.14 maggio 2014 55 PROFICY DIVENTA MOBILE Proficy Mobile è utlizzabile su qualunque dispositivo mobile e fornisce un accesso facile e veloce ai dati di produzione, KPI, trend e allarmi. Proficy Mobile è un modulo della famiglia Proficy di GE Intelligent Platforms (iFIX, Historian, ...) per tablet e smartphone compatibile con tutti i sistemi HMI, SCADA e DCS di mercato PROFICY MOBILE È attivo il nostro nuovo Servitecno Web Store www.servitecnowebstore.it FOC U S ACQUA Sebbene per molti aspetti si sia arrivati ad un esaustivo raggiungimento degli obiettivi, lo stato di implementazione della Direttiva 2000/60/EC in Italia, in particolare in riferimento ai fiumi e alla componente bentonica, richiede ulteriori affinamenti. Alcuni spunti di approfondimento sono stati forniti dal progetto Life+ Inhabit. Stefania Erba*, Andrea Buffagni*, Romano Pagnotta* Direttiva Quadro sulle Acque Il punto sulle procedure per la classi¿cazione degli ambienti Àuviali *CNR-Irsa, Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche n.14 maggio 2014 57 FOCUS approccio pur risultando molto innovativo porta a dover affrontare problemi addizionali, se si vogliono portare a termine in modo efficace le attività di monitoraggio e la formulazione dei giudizi di qualità. Per esempio, le comunità biologiche mostrano una forte variabilità intrinseca, che può avere un’influenza determinante nelle valutazioni di qualità e dello ‘Stato Ecologico’. Questa Figura 1 - Schermata di avvio del Software MacrOper.ICM. Il software può essere variabilità, che può apparire scaricato dal sito www.life-inhabit.it/cnr-irsa-activities/it/download/software/ casuale, è in realtà legata macropericmsoft - oltre che a eventuali effetti delle attività umane limitata variabilità chimica, La Direttiva Quadro sulle - a un numero elevato di fisica e biologica. Sulla Acque (WFD, Water caratteristiche osservabili base di questo principio la Framework Directive negli ambienti naturali, 2000/60/EC) è una direttiva classificazione è effettuata che determinano come gli in termini di rapporto di chiave della legislazione organismi si distribuiscono qualità ecologica (EQR), europea che stabilisce in un determinato per esempio il rapporto tra un piano per impedire ambiente, in funzione degli le condizioni osservate e il deterioramento della habitat effettivamente quelle attese in condizioni qualità delle acque e per disponibili. prossime alla naturalità proteggere, o migliorare, 2) Se si escludono gli per lo stesso tipo. Inoltre, lo stato dei corpi idrici. effetti, potenzialmente al fine di giungere ad La WFD si pone come molto evidenti, di varie un’effettiva applicazione principale obiettivo il forme d’inquinamento dei principi enunciati in raggiungimento dello stato dell’acqua, per le quali tale testo normativo è di qualità almeno ‘buono’ le modalità di gestione opportuno considerare per tutti i corpi idrici entro alcuni degli aspetti elencati sono relativamente il 2015. Vi sono molteplici ben conosciute e aspetti innovativi contenuti nel seguito. già implementate, le 1) La WFD pone al centro nella Direttiva. Tra questi, della valutazione dello stato condizioni dell’habitat una delle novità più fisico sono l’aspetto che ecologico le componenti rilevanti è costituita dalla più influenza la presenza biologiche, che vengono modalità di classificazione e la distribuzione degli della qualità dei corpi idrici denominate ‘Elementi di organismi acquatici. Qualità Biologica’ (EQB) attraverso il confronto con La WFD considera tali e sono costituite dalle ambienti di riferimento, condizioni di habitat diverse comunità che definiti all’interno dello nella categoria generale si rinvengono nel corpo stesso tipo di corpo chiamata ‘idromorfologia’. idrico. Ad esempio, per idrico. I ‘tipi’ costituiscono Di fatto, le caratteristiche i fiumi, la WFD prevede gruppi omogenei idromorfologiche alla che vengano considerati per caratteristiche scala locale come la la flora acquatica, i orografiche, climatiche e macroinvertebrati bentonici presenza, la distribuzione geomorfologiche, nei quali e i tipi di micro- e mesoe la fauna ittica. Questo si può riscontrare una 58 n.14 maggio 2014 habitat, le condizioni di flusso, le caratteristiche del substrato, lo stato dei sedimenti sono ciò che definisce in modo diretto o indiretto molte delle condizioni di quello che chiamiamo comunemente ‘habitat’. Le condizioni idrauliche e morfologiche - ovvero idromorfologiche - sono cruciali nello strutturare gli habitat dove vivono gli organismi acquatici, in fiumi e laghi. Informazioni relative all’habitat dovrebbero sempre essere considerate nella caratterizzazione del corpo idrico, nell’interpretare la classificazione di qualità e nella definizione delle misure, data la sua indiscussa rilevanza per le componenti biologiche. Questo consentirà una ‘lettura’ comprensibile della risposta biologica alle pressioni (cioè ai diversi fattori di disturbo di origine antropica) e, di conseguenza, della classificazione dello stato ecologico, fornendo al tempo stesso indicazioni sulle fonti dell’incertezza di tale classificazione. Questa incertezza può essere dovuta, in misura notevole, alle condizioni di habitat e la sua quantificazione, con eventuali correzioni o integrazioni ai metodi in uso, potrà supportare la scelta di misure efficaci per riportare/mantenere i corpi idrici in buono stato ecologico. Il presente contributo sintetizza lo stato di implementazione della ACQUA WFD in Italia, con particolare riferimento alla componente macrobentonica fluviale e a alcuni aspetti chiave estesamente affrontati nel progetto Life+ Inhabit (LIFE08 ENV/IT/000413, www.life-inhabit.it). Implementazione della WFD in Italia A livello nazionale, la WFD è stata recepita, per i principali aspetti relativi al monitoraggio delle acque correnti superficiali, con il DLgs 152 del 1999 e con i decreti attuativi DM 131/2008, DM 56/2009 e DM 260/2010. In particolare, quest’ultimo Decreto Ministeriale rappresenta senz’altro un punto di arrivo ma non può essere considerato la conclusione del percorso iniziato. Sono infatti in previsione alcuni aggiornamenti a tale decreto, anche alla luce delle attività europee di intercalibrazione e in relazione al fatto che Regioni e Agenzie hanno implementato il pool di dati raccolti in conformità alle sopra citate normative, rendendo evidenti le necessità di un aggiornamento. Nello specifico, per i fiumi, gli obiettivi principali raggiunti includono: - definizione dei criteri per derivare i tipi fluviali riportati in DM 131/2008 e in [1]; - definizione dei criteri per la selezione di siti fluviali di riferimento [2] [3]; - definizione del metodo per la raccolta racc colta degli deg de g li invertebrati inverteb b rati fluviali flu u vii a lii [4] [4 4] e per i principali p rincipa a lii Elementi Ele lem m en nti Biologici Bioll o gici dii qualità q ua a lii tà [5]; [5]; - definizione definizio de o n e dei d e i metodi me e to tod di per p er la caratterizzazione c a r att te e r izzz az azio o ne e idromorfologica idromo o rf rfoll og o g ica a dei d e i fiumi fii umi um [6] e per p err la a valutazione va a lu u ta a z io o ne degli deg g li habitat ha a bii tatt [7]; [7 ]; - definizione deff inii z i o ne de e dei d e i criteri c r iterr i per pe la designazione de e sig g n azz io o n e dei de eii corpi c orr pi idrici i drr ici fortemente f o rte e m e nte te e modificati m o difi fica a ti [8]; [8] 8; - definizione d efin n izzione z i e dei d i metodi de m e to tod dii da a utilizzare utill izzz are e per p e r la pe a classificazione c as cl assifi fica a zi z i on o n e dello d e llll o de stato statt o ecologico st ecc o lo l og o g ic i c o per p e r gli pe gli gl invertebrati inve vert ert rtt eb e b ra a ti t i fluviali f luvi l u vi lu v i al vial a l i [4] [[4 4] [2] e, più e, p i ù in iù i n generale, g e ne ge n e ra r a lle rale e , per pe p er i principali priin n c i pa p a lii elementi pali e lem l e me le men ntti t i di di qualità qua qu alit ità it à biologica; biol bi i ol o l og o g iicc a; a; - stesura ste e sur ura ur a del d e l decreto de d e ccrr e de ett o monitoraggio nii toragg g io o (DM ( DM D M 56/2009) 5 56/ 6 / 20 6/2 6/ 2 0 09 200 0 9) 9) che sancisce i diversii tipi di monitoraggio e le frequenze; - definizione dei valori di riferimento per invertebrati bentonici fluviali, diatomee e macrofite, inclusi in DM 260/2010. Nel contesto generale di implementazione della WFD, il progetto Life+ Inhabit ha senz’altro fornito numerosi spunti che potranno, per varie tematiche, coadiuvare tale processo di implementazione sul territorio Italiano ma anche più in generale in ambito sud-europeo. Con riferimento al processo di recepimento effettivo della WFD, il progetto Inhabit ha posto l’accento sugli habitat come elemento chiave per la comprensione della funzionalità e dello stato ecologico dei sistemi acquatici. Inoltre, Inol In oltr ol t r e , attraverso a tt ttra r ve ra vers rso rs o la quantificazione q ua u ntt ific iff ic icaz azio az ione io ne dell’influenza dell’influen enza za degli d egli eg g li habitat h ab a it itat at sulle comunità bio biologiche, o lo logi gich che e, Inhabit ha proposto elementi utili per valutare l’efficacia delle misure di riqualificazione poste in essere. In sintesi, Inhabit ha fornito, per i fiumi, elementi conclusivi in merito a numerosi temi, alcuni dei quali sono brevemente elencati nel seguito. ƕ Inhabit, in contesti geografici molto diversi tra loro, ha fornito esempi concreti ed esaustivi di come gli impatti legati alle alterazioni di habitat possano essere quantificati. Gli elementi acquisiti in Inhabit potranno supportare un’efficace valutazione degli effetti delle misure di riqualificazione. ƕ Inhabit ha consentito di verificare veri ve rifi ri fica fi i ca care a re come c om m e una u a quota un q o qu ott a rilevante di variabilità rii leva rile vant va n e i v ar nt aria iabi ia b lilità bi tà osservata osse os serv e rv rvat v at a a nei ne e i siti s ti si t di di riferimento, o comunque rife ri i fe ri rime i ment e nt n t o, o , c om o un unqu que qu e in tratti t ratt ra a tt tti t i fluviali fluv fl l uv uvia ialili non ia n on on significativamente signif ific icat ativam am m en e n te t e alterati, a lt lter e at er atii , sia associata a fattori fattt or fa orii di d habitat, che sono rilevabili rileva vabi bilili e quantificabili. Si è potuto confermare che il carattere lentico-lotico (LRD) riveste un ruolo determinante nello strutturare le comunità degli invertebrati acquatici. Inhabit ha quindi definito un modello generale che mette in relazione la variabilità dello star_ICMi (e delle sue metriche componenti) con il carattere lenticolotico. Attraverso questo modello Inhabit ha quindi potuto definire quando sono necessarie correzioni nei valori di riferimento attesi, così contribuendo a migliorare l’accuratezza dei sistemi in uso per la componente n.14 maggio 2014 59 FOCUS 2) limiti di classe definiti all’interno del processo di intercalibrazione europeo; 3) valori numerici di riferimento tipo, specifici per sei metriche selezionate; 4) calcolo dell’indice Star_ ICMi. Inoltre, la corretta attribuzione ad una classe di qualità richiede che: 5) il campionamento della fauna macrobentonica sia effettuato in accordo a una tecnica multihabitat proporzionale (o per i grandi fiumi utilizzando i Substrati Artificiali). Lo Star_ICMi è stato sviluppato in contesto europeo e, oltre ad essere l’indice formalmente utilizzato dall’Italia per classificare i fiumi con la componente macrobentonica, è anche l’indice che in Europa è stato maggiormente utilizzato per confrontare i limiti di classe dei diversi stati membri. Lo Star_ICMi Stato ecologico dei fiumi è un indice multimetrico (sensu WFD) e sistema di composto da sei classificazione MacrOper In Italia, per il monitoraggio metriche opportunamente normalizzate e ponderate, della componente macrobentonica fluviale è in che forniscono informazioni in merito ai principali uso, secondo le normative vigenti di recepimento delle aspetti che la WFD chiede di considerare. L’indice non WFD, il sistema MacrOper. intende essere stressor Tale sistema consente specifico, ma è stato al di derivare una classe di contrario costruito per qualità per gli organismi valutare la qualità generale macrobentonici, utile per dei tratti fluviali. Le sei la definizione dello Stato metriche componenti lo Ecologico. Star_ICMi sono: Aspt, Tale sistema combina Log10(sel_Eptd+1), 1-Gold, le informazioni relative Numero di Famiglie di EPT, ai seguenti elementi Numero totale di Famiglie fondamentali: e indice di diversità 1) sistema tipologico di Shannon-Weiner. nazionale; macrobentonica. ƕ Inhabit ha portato alla selezione di metriche, dedicate a evidenziare specifici impatti o fattori ambientali, mediante le quali sarà possibile valutare l’efficacia di eventuali misure di ripristino. Esse ben si prestano al monitoraggio di sorveglianza e d’indagine e, comunque a una migliore comprensione nel quadro generale nel monitoraggio operativo. ƕ Inhabit infine ha fornito elementi innovativi per valutare gli effetti dei prelievi idrici nei fiumi. le relazioni definite da Inhabit tra metriche biologiche e carattere lentico-lotico possono essere usate in modo relativamente semplice per definire obiettivi di qualità legati ai cosiddetti deflussi minimi, in termini di raggiungimento dello stato ecologico buono. 60 n.14 maggio 2014 L’indice non intende essere stressor specifico, ma è stato al contrario costruito per valutare la qualità generale dei corpi idrici, viene direttamente espresso in Rapporto di Qualità Ecologica (RQE) e assume valori tra 0 e 1+. Alcune delle metriche componenti necessitano, per poter essere calcolate correttamente, di dati relativi all’abbondanza delle singole famiglie di organismi bentonici. L’indice Star_ICMi può essere agevolmente calcolato mediante il software MacrOper.ICM [9], sviluppato e distribuito all’interno del progetto Inhabit (Figura 1). I valori numerici di riferimento tipo-specifici per le sei metriche e per lo stesso Star_ICMi, sono riportati in DM 260/2010. Prospettive future Rimangono da approfondire, per quanto riguarda i fiumi e non solo, i seguenti argomenti: - classificazione dei corpi idrici fortemente modificati (Hmwb) in contesti diversi da quelli planiziali; - taratura delle condizioni di riferimento in funzione delle caratteristiche lentico-lotiche dei corpi idrici; - sviluppo di moduli specifici per l’individuazione degli effetti di particolari alterazioni antropiche in specifici contesti territoriali; - affinamento dei criteri per quantificare i flussi ecologici (ecological e environmental flows), in tema, soprattutto, di valutazione degli effetti della riduzione di portata. BIBLIOGRAFIA [1] A. Buffagni, M. Munafò et al., “Elementi di base per la de¿nizione di una tipologia per i ¿umi italiani in applicazione della Direttiva 2000/60/EC”, Notiziario dei Metodi Analitici Ist. Ric. Acque, Dicembre 2006: 2-19. [2] CNR-Irsa, “Direttiva 2000/60/EC (WFD), condizioni di riferimento per ¿umi e laghi, classi¿cazione dei ¿umi sulla base dei macroinvertebrati acquatici”, Notiziario dei metodi analitici, numero speciale 2008, 88 pagine. [3] A. Buffagni, S. Erba, “Linee guida per la valutazione della componente macrobentonica Àuviale ai sensi del DM 260/2010”, Ispra, Manuali e Linee Guida 107/2014, 99 pagine. [4] CNR-Irsa, “Macroinvertebrati acquatici e Direttiva 2000/60/EC (WFD)”, Notiziario dei metodi analitici n.1, marzo 2007, 118 pagine. [5] Apat, “Metodi biologici per le acque parte I” 2007, www.isprambiente.gov.it/it/ pubblicazioni/manuali-e-linee-guida/metodi-biologici-per-le-acque-parte-i [6] Ispra, “Implementazione della Direttiva 2000/60/CE. 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SOLUZIONI ACQUA RESISTERE NEL TEMPO ANCHE IN AMBIENTI GRAVOSI Antonella Rampichini Maggior efficienza per l’impianto di depurazione di Acque del Chiampo grazie all’inverter FR-F700 di Mitsubishi Electric: una soluzione affidabile e duratura anche nell’ambiente gravoso della linea dei fanghi provenienti dalla depurazione dei reflui del distretto conciario di Arzignano. 62 n.14 maggio 2014 Il distretto conciario di Arzignano, situato nella Valle del Chiampo in provincia di Vicenza, rappresenta il più importante centro nazionale ed uno dei principali poli europei nel settore della concia. Secondo i dati dell’Unione Nazionale Industria Conciaria, nel 2013 il fatturato del distretto veneto, che conta poco più di 8.000 addetti, è stato di circa 2,7 Mld di euro (52% rispetto al dato nazionale). Se da una parte l’attività conciaria è stata una vera e propria risorsa economica e occupazionale per il territorio circostante, il notevole impatto ambientale della produzione ha reso necessario la realizzazione di sistemi e impianti per prevenire e ridurre l’inquinamento delle risorse idriche, del suolo e dell’aria. Nel 1974 è nato così il Consorzio Fognatura Industriale con il compito di gestire lo smaltimento dei reÀui prodotti nell’ambito del comprensorio conciario e dei 7 comuni della Valle del Chiampo, attraverso un sistema centralizzato di depurazione. Nel 2000, in ottemperanza alla legge Galli (Legge n. 36 del 5 gennaio 1994), il Consorzio Fognatura Industriale è stato trasformato nella società per azioni Acque del Chiampo ed è diventato un ente gestore del servizio idrico integrato dell’ATO Valle del Chiampo. Si tratta dell’ATO più piccolo d’Italia come dimensioni ma molto impattante per la concentrazione degli inquinanti presenti nei reÀui conciari, che è circa 10-20 volte superiore rispetto a quella delle acque civili: se dal punto di vista idraulico il volume di acqua trattato corrisponde a 150.000 abitanti, il carico inquinante è pari a 1.500.000 ab/eq. Dal 1 gennaio 2009, Acque del Chiampo e Mbs, la società che gestiva i tre comuni di Montecchio Maggiore, Brendola e Lonigo hanno costituto una realtà unica per la gestione del servizio idrico. Acque del Chiampo ha un fatturato di oltre 40 mln di euro di cui quasi 30 derivano dalla depurazione industriale; ogni giorno l’impianto di depurazione di Arzignano tratta circa 30.000 m3 di reÀui provenienti dalle concerie che scaricano le acque in un condotto fognario in polietilene lungo 40 km, completamente dedicato all’industria della pelle. Le acque civili relative ai 40.000 abitanti del territorio e quelle di altre indu- strie minori vengono raccolte e convogliate al depuratore da un’altra fognatura. La concia I reÀui conciari sono caratterizzati da parametri particolari anche dal punto di vista chimico, perché la pelle viene conciata attraverso un certo numero di lavorazioni. Subito dopo l’abbattimento dell’animale, per evitare che durante il trasporto inizino i processi di putrefazione, le pelli vengono sottoposte a salatura con NaCl. Il sale, pure essendo un reagente chimico abbastanza innocuo, rappresenta un serio problema per l’impianto di depurazione a valle della conceria in quanto è molto solubile in acqua e, per separarlo, sono necessari processi molto costosi. Il depuratore, attraverso il condotto fognario, è considerato il punto ¿nale della lavorazione industriale e l’ef¿cacia del processo di depurazione, dipende fortemente dalle caratteristiche dei reÀui che riceve . “Il gestore del servizio idrico integrato deve rispettare i limiti allo scarico ¿nale previsti dalla legge - spiega Daniele Refosco, Direttore Area Depurazione di Acque del Chiampo -, e per ridurre il carico inquinante dei reÀui immessi nel depuratore, può inÀuire sulle lavorazioni della produzione industriale con delle prescrizioni: ad esempio, nel caso del sale, abbiamo richiesto che prima di iniziare le lavorazioni del ciclo della concia, venga effettuata la sbattitura delle Nella pagina a Àanco: vista aerea dell’impianto di Arzignano. Sotto: Silos di stoccaggio fanghi n.14 maggio 2014 63 SOLUZIONI ACQUA Inverter applicato alle coclee sotto ai silos Essiccatore pelli in modo da limitare notevolmente la concentrazione di sale nelle acque da depurare”, il sale quindi, in parte intriso nella pelle, ma in parte esterno, viene parzialmente eliminato attraverso l’operazione meccanica della sbattitura all’interno di un reattore aperto. Compreso negli oneri della depurazione che le concerie pagano, il sale recuperato viene ritirato da ditte specializzate che lo lavorano e lo disinfettano per altre applicazioni. Dove possibile, poi, viene chiesto di lavorare le pelli fresche evitando la salatura. “Le pelli devono essere quindi lavate e depilate con una sostanza che contiene solfuri, - aggiunge Refosco - che è responsabile dell’odore di uova marce che si sente nelle zone in cui ci sono le concerie. Poi la pelle è trattata con sali di cromo per renderla non putrescibile e subisce una serie di trattamenti come la tintura per colorarla, l’ingrasso per renderla morbida o dare caratteristiche di resistenza all’acqua e così via.” Il trattamento delle acque Le sostanze che ¿niscono nei reÀui sono sia di tipo organico, ad esempio grassi, proteine che derivano dalla pelle stessa, sia reagenti chimici (solfuri, cromo, tensioattivi usati sia per sgrassare sia come emulsionanti, anti muffa ecc.) che vengono aggiunti per la lavorazione e che sono sostanze che rendono poi ancor più complesso il processo di depurazione biologico. L’acqua di conceria infatti ha una Domanda Chimica di Ossigeno (COD) che varia da 5.000 a 6.000 mg/L, contro i 250-500 mg/L dell’acqua civile, e sono presenti, in concentrazioni elevate, sostanze come cromo, solfuri, che normalmente non si trovano nei liquami civili. Ci sono, inoltre, i solidi sospesi: ogni metro cubo di acqua che entra dalla linea industriale si porta dietro da 2 a 2,5 kg di sostanza secca sotto forma di fango. “Questa è la ragione per cui gli impianti di depurazione che trattano reÀui di conceria hanno una grossa produzione di fango - commenta Refosco - mentre nei liquami civili i fanghi sono presenti in concentrazioni molto più basse, dell’ordine di 1/10 rispetto a quelli di conceria”. Nell’impianto di Arzignano ogni anno vengono trattati circa 8 milioni di metri cubi di acqua di conceria e circa 4-5,5 milioni metri cubi di 64 n.14 maggio 2014 acqua civile. L’impianto è diviso su tre linee di trattamento: una per i liquami industriali, una per quelli civili, entrambe accumunate dal trattamento ¿nale di chiariÀocculazione, ed una per il trattamento dei fanghi che è importante ed è anche quella più problematica. Il personale del laboratorio di Acque del Chiampo assicura un controllo continuo e preciso della qualità e quantità degli efÀuenti (liquidi, solidi e gassosi) in tutte le fasi del ciclo idrico e particolarmente della depurazione. La linea acque Il ciclo di depurazione prevede una grigliatura e una disabbiatura iniziale. Segue l’omogeneizzazione che, oltre a rendere il reÀuo da trattare più omogeneo, grazie a dei grandi bacini di raccolta dei liquami in ingresso svolge la funzione di polmone idraulico. “In questo modo - spiega Refosco - il calo di afÀusso di liquame dovuto all’arresto dell’attività delle concerie, di notte e nel ¿ne settimana, viene compensato e il Àusso di reÀui da trattare resta costante consentendo all’impianto di lavorare 7 giorni su 7, presidiato da una cinquantina di persone dedicate alla conduzione e alla manutenzione dell’impianto”. Le vasche di omogeneizzazione sono coperte e aspirate per ridurre le emissioni odorigene dovute all’acido sol¿drico che si sviluppa dai solfuri presenti nei reÀui. “Grazie a un brevetto americano di abbattimento - spiega Refosco - trasformiamo l’acido sol¿drico in zolfo che viene poi riciclato da aziende che lo usano per la produzione di H2SO4 o di prodotti per l’agricoltura. In questo modo un inquinante gassoso viene trasformato in un prodotto industriale”. I liquami vengono quindi pompati dalle vasche di omogeneizzazione a quelle di sedimentazione e vengono addizionati di un Àocculante organico per facilitare la separazione della parte più pesante che si deposita sul fondo delle vasche. I fanghi così separati vengono pompati all’ispessimento della linea di trattamento fanghi, mentre la frazione chiari¿cata, viene avviata all’impianto di trattamento biologico dove una serie di microrganismi metabolizzano e ossidano le sostanze chimiche contenute nel liquame, trasformandole in composti innocui per l’ambiente e sempre biologicamente si riduce l’azoto nitrico formatosi in azoto elementare nella denitri¿cazione. Il fango biologico viene separato dall’acqua depurata nell’unità di Àottazione composta da 4 vasche circolari in cui viene introdotto un polielettrolita e, successivamente, viene addizionata di liquame chiari¿cato e pressurizzato con aria per facilitare la separazione del fango biologico, che af¿ora in super¿cie, dall’acqua depurata. “Le bollicine sprigionate dall’acqua sovrassatura di aria portano in super¿cie i fanghi con grande velocità e questo serve a evitare il problema della sedimentazione degli impianti a fanghi attivi - spiega Refosco -. La tecnologia qui utilizzata per separare i fanghi è poco in uso negli impianti civili ma è caratteristica degli impianti di depurazione industriali” I Àottatori possiedono dei grandi ‘cucchiai’ che girano e traslano sulla vasca, raccogliendo il fango biologico Àottato, ricco di microrganismi, che viene ri-pompato nell’impianto mentre l’acqua depurata viene avviata verso l’unità di chiariÀocculazione dove conÀuiscono le due linee di trattamento, civile e industriale, e con l’aggiunta di prodotti chimici avviene la chiari¿cazione. L’acqua depurata viene inviata al collettore fognario che raccoglie anche i reÀui depurati dagli altri impianti del territorio, per convogliarli e scaricarli previa disinfezione a raggi UV lontano dalle zone in cui avviene la ricarica delle falde. La concia è una lavorazione molto inquinante e secondo la direttiva Ippc dispone di un documento di riferimento per le BAT (Bref), che descrive sia le migliori tecniche disponibili per la lavorazione sia i risultati che debbono essere raggiunti con la depurazione. “Ad Acque del Chiampo - rivela Refosco - abbiamo raggiunto degli ottimi rendimenti di depurazione, superiori a quanto l’Europa impone. Ad esempio, il cromo (III) che nelle acque in ingresso nell’impianto è pari a 80-100 mg/L viene scaricato a 0,3 mg/L, un valore decisamente inferiore al valore di 1 mg/L indicato dal documento Bref europeo. Anche per l’azoto e il COD il rendimento dell’impianto di depurazione rispetta e supera i valori minimi richiesti.” La linea fanghi La depurazione delle acque comporta la trasformazione di sostanze inquinanti in gas (CO2, N2 e vapore acqueo) che ¿niscono nell’atmosfera. C’è poi l’acqua che esce depurata secondo i limiti di legge e, in¿ne, una parte dell’inquinamento viene concentrato nei fanghi che devono essere ridotti attraverso disidratazione ed essicamento, prima di essere smaltiti. Alla linea fanghi giunge una massa separata nella sedimentazione primaria dei reÀui conciari e un’altra proveniente dall’impianto biologico, che contiene circa un 5% di sostanza secca e il 95% di acqua. Questa miscela raccolta in due vasche coperte dette ispessitori, collegate al sistema di trattamento degli odori, va a un sistema di disidratazione con delle ¿ltropresse in cui il fango liquido viene pompato in pressione all’interno di camere che hanno una serie di piastre. Il pacco di piastre viene chiuso, l’acqua viene drenata attraverso delle tele e, a ¿ne ciclo, si arresta la pompa che immette il fango liquido, si aprono le piastre e cascano i pannelli di fango. Per la disidratazione dei fanghi si impiegano anche delle centrifughe ma si preferisce usare le ¿ltropresse perché consumano meno energia e reagenti chimici, cioè i Àocculanti necessari per condizionare il fango. “Quando c’è molto lavoro o le ¿ltropresse sono in manutenzione vengono usate anche le centrifughe” rivela Refosco. Inverter FR-F700 Mitsubishi Electric dedica particolare attenzione nel settore del trattamento acque, proprio per questo sono stati studiati prodotti con un’elevata aspettativa di vita (Long Life Time superiore a 10 anni), protezione IP54 o tropicalizzati come l’inverter FR-F700, garantendo caratteristiche di robustezza e protezione contro agenti aggressivi o condizioni ambientali gravose, come l’alta temperatura e l’umidità. Gli inverter FRF700 sono ideali per il controllo delle stazioni di pompaggio allo scopo di ottimizzare l’ef¿cienza del sistema e ridurre i consumi grazie alla particolare e speci¿ca funzione OEC (Optimum Excitation Current). Ideale per l’installazione in stazioni remote o non sorvegliate, la gamma dispone di Inveter installato a muro nell’ambiente gravoso della linea di essiccamento termico funzioni ‘Water’ dedicate, quali il controllo multi-pompe, l’eliminazione del ‘colpo d’ariete’, la ‘Sleep Function’ in grado di interrompere il funzionamento dell’inverter una volta raggiunta la stabilità del sistema, il settaggio PID con SetPoint diversi¿cati, il PLC integrato e la connessione in rete BACnet ecc., che la rendono adatta al mercato del trattamento acque e ad applicazioni di pompaggio in genere. Queste innovazioni permettono di aumentare le potenzialità e la Àessibilità dell’inverter, di migliorare il controllo del sistema, di sempli¿care le opere di installazione e di ridurne i tempi ed i costi. www.mitsubishielectric.it n.14 maggio 2014 65 SOLUZIONI ACQUA Stoccaggio del fango secco nei sacconi (big-bags) Il fango, nella forma cosiddetta palabile, esce dal sistema di disidratazione e viene trasportato da una serie di coclee ¿no ai due trasportatori a palette, tipo redler, che sollevano il fango ¿no alla sommità dei due serbatoi di stoccaggio da 100 m3, che servono da polmoni, prima di passare al successivo impianto dove il fango viene asciugato con aria calda per portarlo alla forma granulare e polverosa. I silos vengono continuamente raschiati per favorire l’estrazione del fango che avviene azionando una serie di coclee alla base dei serbatoi. Queste devono avere una coppia di spunto suf¿ciente per vincere il peso della colonna di fango sovrastante e la loro portata deve essere regolata in modo da alimentare correttamente i nastri che trasportano il fango verso l’impianto di essiccamento. “Un tempo il sistema di regolazione della velocità, installato sulla coclea, era di tipo oleodinamico perché le emissioni provenienti dalle vasche non permettevano l’installazione di inverter, essendo notoriamente quest’ultimi dispositivi con tanti componenti elettronici all’interno, che sono generalmente danneggiati da sostanze quali l’acido sol¿drico e l’ammoniaca. Anche il sistema oleodinamico però ogni tanto dava dei problemi e, dopo aver risolto il problema delle emissioni con la copertura delle vasche e aver installato dei sistemi di trattamento dell’aria nelle sale quadri, abbiamo pensato di eseguire una sperimentazione per la sostituzione del sistema meccanico con un inverter che prometteva diversi vantaggi” conclude Refosco. Una soluzione su misura “Per il sistema di estrazione e trasporto dei fanghi disidratati vengono utilizzate delle coclee. Tali coclee - interviene Romeo Fattori dell’Ingegneria di Manutenzione Area Depurazione - devono avere determinate caratteristiche elettromeccaniche per quanto riguarda la loro movimentazione, infatti poiché sopra di loro insiste una colonna di fango disidratato di circa 13 metri, al loro avviamento, che può essere a pieno carico, devono avere una coppia di spunto tale da permettere la messa in marcia senza problemi trasportando il fango verso i nastri di caricamento della sezione di essiccamento. In origine il loro comando, per ciascuna coclea, era costituito da un motore elettrico accoppiato ad un variatore oleodinamico e successivo riduttore, tale sistema risultava oneroso dal punto di vista di ef¿cienza energetica, di dif¿cile regolazione e costoso in termini di riparazione e di ricambi. 66 n.14 maggio 2014 Sulla base di queste considerazioni, si è pensato di intraprendere una sperimentazione utilizzando gli inverter, con grado di protezione IP54, della Mitsubishi Electric, puntando sulla loro af¿dabilità e performance poiché già installati presso altri nostri impianti da più di vent’anni, al posto dei variatori oleodinamici calettando direttamente il motore elettrico al riduttore. I risultati di questa sperimentazione sono stati molteplici: la realizzazione di un inverter ‘custom’ per le nostre esigenze, in quanto non presente a catalogo Mitsubishi Electric; un aumento di ef¿cienza energetica ed af¿dabilità del sistema, ottenuta eliminando il variatore oleodinamico dalla catena di trasmissione; un aumento della possibilità di regolazione del sistema in modo continuo e preciso; una diminuzione del valore immobilizzato a magazzino ottenuto diminuendo il costo dei ricambi ed ottimizzandone il numero; un aumento della disponibilità operativa delle attrezzature ottenuta con la diminuzione delle fermate per guasti o regolazioni. Successivamente abbiamo esteso tale applicazione alle coclee, presenti presso la linea fanghi ed alla linea essiccamento, che in origine montavano un variatore oleodinamico ottenendo gli stessi signi¿cativi risultati. È anche da ricordare che presso la sezione Àottazione della linea acque, sulle pompe monovite, avevamo già installato negli anni scorsi con successo degli inverter IP54 della Mitsubishi Electric, in questo caso avevamo sfruttato l’installazione dell’inverter per eliminare i variatori a cinghia presenti nelle catene di comando delle pompe stesse, ottenendo risultati positivi. Per testare nella maniera migliore l’af¿dabilità degli inverter Mitsubishi Electric, essi vengono installati a ‘muro’, fuori dalle sale quadri, direttamente nei reparti in prossimità della loro applicazione. Ad oggi, con circa una trentina di installazioni nel corso di 4 anni, non abbiamo ancora avuto guasti riconducibili agli inverter IP54 della Mitsubishi Electric, questo grazie alla loro af¿dabilità dimostrata nel tempo a fronte di un ambiente di lavoro che si avvicina in maniera signi¿cativa al settore petrolchimico piuttosto che al semplice settore industriale manifatturiero” conclude Fattori. La linea essiccamento Nella linea di essiccamento termico, i fanghi disidratati provenienti dai due silos vengono miscelati con del fango essiccato in modo da ottenere una miscela con una consistenza tale da essere veicolata dall’aria di trasporto. Il fango umido è riscaldato e l’acqua evapora per contatto con una corrente di aria calda ¿no a produrre un fango con un contenuto di secco di circa il 90%. L’aria umida viene quindi separata dalla frazione solida (polvere di fango) e quindi dopo la condensazione dell’acqua evaporata, subisce ulteriori trattamenti di deodorizzazione. Negli anni la riduzione in peso dei fanghi è stata ottenuta riducendo sempre più il quantitativo di acqua presente negli stessi ed attualmente i fanghi prodotti sono circa 25.000 tonnellate annue. Il trasporto del fango secco avviene mediante coclee ed elevatori a tazze ¿no allo stoccaggio in sacconi (big-bags) che successivamente vengono chiusi e caricati su container scarrabili, per il conferimento in discarica. La società sta studiando da anni un sistema per valorizzare i fanghi da un punto di vista energetico con lo scopo ¿nale di raggiungere l’obiettivo discarica zero. NON C’È NIENTE NELL’ARIA STASERA. SICK espone presso il Pad. 03 Stand C002 *HQHUD]LRQH GL FRUUHQWH HOHWWULFD SURGX]LRQH GL FHPHQWR WHUPRYDORUL]]D]LRQH GHL ULÀXWL R GLVWULEX]LRQH GHO JDV QDWXUDOH TXDQWR SL FRPSOHVVL VRQR JOL LPSLDQWL WDQWR PDJJLRUL VRQR L UHTXLVLWL SRVWL DOO’LQJHJQHULD GL VLVWHPD H DL VHUYL]L GL DVVLVWHQ]D SHU O’DXWRPD]LRQH GL SURFHVVR. NHO FDPSR GHO PRQLWRUDJJLR GHOOH HPLVVLRQL GHL ULOHYDPHQWL VXL JDV PLUDWL D XQD JHVWLRQH RWWLPDOH GHL SURFHVVL FRVu FRPH GHOOH PLVXUH FHUWLÀFDWH OXQJR OH SLSHOLQH SIC. q OHDGHU LQ WXWWL L VHWWRUL LQGXVWULDOL. *UD]LH D VROX]LRQL D SHU O’DQDOLVL GHL JDV OD PLVXUD]LR QH GHOOH SROYHUL H LO ULOHYDPHQWR GHOOD SRUWDWD SHUIHWWDPHQWH DGDWWDWH D FLDVFXQ DPELHQWH GL SURFHVVR. *UD]LH DOOD PDVVLPD GLVSRQLELOLWj GHL GLVSRVLWLYL DOOD VHPSOLFLWj G’XVR D YHUVLRQL FHUWLÀFDWH SHU OH ]RQH HVSORVLYH H DOOH DIÀGDELOL VROX]LRQL PHWURORJLFKH FDUDWWHUL]]DWH GD OXQJKL LQWHUYDOOL GL PDQXWHQ]LRQH. 4XDQGR VRQR ULFKLHVWH VROX]LRQL DFFXUDWH WXWWR LO PRQGR PLVXUD FRQ SIC.. NRL OD WURYLDPR XQD VFHOWD LQWHOOLJHQWH. SOLUZIONI ACQUA MICROINQUINANTI, UN RISCHIO SOTTOVALUTATO Marco Di Luca L’ozono è la soluzione più efficace per eliminare gli effetti devastanti di migliaia di sostanze pericolose anche se presenti in piccole quantità nelle acque reflue. Il termine microinquinanti induce, erroneamente, a sottovalutare il rischio che alcune sostanze possono avere sulla salute umana. Il prefisso micro-, infatti, appare quasi tranquillizzante, poiché piccole quantità, smaltite in grandi masse di acque come quella di un fiume o di un mare, sembrano destinate a ‘scomparire’. Una convinzione tutt’altro che corretta. Ad esempio l’istituto Mario Negri e l’Università di Firenze, analizzando il depuratore di La Spezia, hanno riscontrato che ogni giorno le sue acque reflue contengono circa 350 g di molecole di origine medicinale. Sostanze che, non intercettate dai comuni sistemi di depurazione, finiscono in mare, dove si accumulano ed entrano nella catena alimentare. A questi si aggiungono una serie di sostanze chimiche, come le policlorodibenzodiossine (Pcdd), i policlorodibenzofurani (Pcdf), i policlorobifenili (PCB), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e i polibromodifenileteri (Pbde), classificati con il nome di microinquinanti organici a causa della loro elevata tossicità potenziale anche a bassissime concentrazioni. In particolare Pcdd, Pcdf e PCB fanno parte di quelle sostanze definite come inquinanti organici persistenti (POPs Persistent Organic Pollutants), banditi dalla Convenzione di Stoccolma del maggio 2001. I microinquinanti organici, in particolare, sono composti chimici con proprietà nocive per la salute umana e per l’ambiente. Si propagano nell’aria, nell’acqua o nel terreno e, a causa della loro scarsa degradabilità, resistono nell’ambiente per lungo tempo. Il tutto a fronte di un inquinamento che oltrepassa le frontiere nazionali, rendendo indispensabile un intervento a livello internazionale. Ben si comprende, quindi, come il problema sia tutt’altro che trascurabile e richieda interventi in tempi rapidi. Dalle norme agli interventi La recente Direttiva 2013/39/UE ha identificato una serie di sostanze, ritenute particolarmente pericolose, da tenere sotto controllo. Si tratta, però, di indicazioni tese ad innalzare la soglia di attenzione, pur non prescrivendo specifici interventi o limiti di emissione, come invece avviene per altre sostanze che, essendo presenti in grandi quantità, vengono costantemente monitorate e limitate. In questo settore, la Svizzera vanta già una posizione d’avanguardia e ha varato alcuni Il container con l’impianto Wedeco è completamente preallestito con il generatore di ozono ed il sistema di distribuzione del gas, soluzione che sempliÀca e velocizza la realizzazione dell’impianto. 68 n.14 maggio 2014 interventi mirati a comprendere i dettagli del fenomeno. Per questa ragione, lo scorso febbraio, il convegno “Microinquinanti emergenti (MIE) nelle acque di rifiuto urbane”, promosso dal Politecnico di Milano, ha visto un interessante confronto tra le esperienze italiane ed elvetiche. In particolare, come ha sottolineato la professoressa dell’ateneo milanese Francesca Malpei, proprio sulla scorta della Direttiva 2013/39/UE, la Svizzera ha concentrato l’attenzione su cinque famiglie di sostanze principali. Si tratta di un lavoro particolarmente meticoloso e delicato, in considerazione del fatto che gli impianti di depurazione devono essere sempre più compatibili con l’ambiente. Ma, al tempo stesso, non devono immettere ulteriori sostanze nocive e, soprattutto, sono chiamati a contenere i costi d’esercizio. Piccole quantità, grandi rischi L’attività di ricerca è delicata, soprattutto in considerazione del fatto che la nostra società necessita di migliaia di sostanze chimiche che, dopo l’utilizzo, finisco irrimediabilmente nei condotti fognari. L’Ufficio Ambientale svizzero, ad esempio, ha individuato circa 30mila diverse sostanze chimiche rilevanti nei prodotti utilizzati quotidianamente. In questo ambito è immediato pensare a erbicidi e insetticidi. Ma, in realtà, dobbiamo considerare che sono frutto di complesse interazioni chimiche anche i detergenti, i profumi, i dolcificanti... A cui si aggiungono, ovviamente, i medicinali, così come gli ormoni di origine naturale e artificiale escretati da uomini e animali. Si tratta di molecole che attraversano quasi integralmente i depuratori, in quanto progettati per intercettare sostanze differenti, più facilmente degradabili o scarsamente idrosolubili. In particolare le molecole idrofobiche, seppur presenti in quantità nell’ordine dei nanogrammi per litro, non subiscono nessuna riduzione durante il loro passaggio negli impianti di trattamento delle acque reflue. Solo in alcuni casi, infatti, possono essere adsorbite, ma questo non contribuisce a limitare la loro efficacia, che può protrarsi per decenni. L’effetto di simili sostanze sulla catena alimentare, inoltre, è elevato anche per molecole caratterizzate da una rapida degradazione. Ad esempio una molecola che si degrada naturalmente in cinque giorni, ma che avanza a una velocità di 0,5 m/s nel recettore, sarà presente per 2 km a valle del depuratore. A valle del depuratore Uno dei principali esperti italiani in materia è Luigi Viganò, ricercatore presso il Cnr, che da 15 anni studia l’effetto dei microinquinanti sull’ecosistema acquatico. Recentemente, in particolare, si è occupato di analizzare le molecole che interferiscono con il sistema endocrino di vertebrati. Il sistema endocrino, infatti, possiede tessuti molto specializzati e delicati, che produco ormoni destinati a funzione specifiche e vitali per l’organismo. Un quadro di controllo permette di controllare tutto il processo e regolarne i parametri. L’esperimento, condotto nel bacino idrografico del Po, ha preso in considerazione i sedimenti del fiume Lambro. Lo studio, in particolare, ha analizzato le molecole accumulate, che diventano un serbatoio di inquinati per gli organismi vitali, con sostanze caratterizzate da effetti demascolinizzanti, antitirodei, neurotossici e mutageni. Emblematico, in questo ambito, il fatto che nel fegato dei barbo, un pesce presente nella maggior parte dei torrenti del nord Italia, la concentrazione di CYP1A mRNA (colpevole di lesioni premutagene) a valle di un depuratore sia ben sette volte maggiore rispetto a quanto riscontrato a monte. Un’analisi che dimostra come i depuratori, in cui convergono gli scarichi fognari provenienti dagli insediamenti umani, rappresentino una sorta di concentratore di simili microinquinanti. Ancora più inquietante, in questo ambito, il fatto che nelle gonadi del 22% dei pesci maschi siano state individuate cellule uovo che, in condizioni normali, dovrebbero essere presenti solo negli animali di genere femminile. Depuratori ‘inutili’ Questi esempi, che rappresentano solo alcuni dei risultati ottenuti dal team di Viganò, sono utili per comprendere il pericolo indotto dai microinquinanti, ma non aiutano ad arginare concretamente il fenomeno. Anche perché, come spiega lo stesso ricercatore, esistono oggi 800 differenti interferenti endocrini. Un numero che, come intuibile, rende impossibile effettuare interventi mirati. Proprio sull’efficacia degli interventi hanno lavorato i ricercatori svizzeri, tra cui Christian Götz, del laboratorio specializzato EnviLab. L’attività, basata sulla spettromeria di massa, ha analizzato in modo sistematico l’effetto delle soluzioni adottate dai più importanti impianti svizzeri. In particolare è emerso come, anche negli impianti più moder- n.14 maggio 2014 69 SOLUZIONI ACQUA rimosse e smaltite con metodi più efficaci. La nuova frontiera, sulla quale concordano gli esperti, è oggi rappresentata dall’ozonolisi. L’ozono, infatti, è formato da molecole triatomiche di ossigeno (O 3) che, possedendo un elevato potere ossidante, hanno la capacità di rompere la maggior parte dei legami chimici. In questo modo gli inquinanti vengono trasformati in atomi elementari, che possono essere agevolmente trattati e smaltiti. Si tratta di un processo che, però, deve essere realizzato attraverso impianti di produzione correttamente calibrati. Inoltre sono necessarie soluzioni per recuperare e abbattere l’ozono che, dopo aver attraversato i liquami, non sia tornato allo stato di ossigeno biatomico. L’impianto Wedeco di Bad Sassendorf per la rimozione dei microinquinanti. ni, sostanze come i residui farmaceutici attraversino immutati i depuratori. Emblematico, in questo ambito, il caso del Diclofenac, un farmaco anti-infiammatorio non steroideo che registra, nella sola Svizzera, vendite nell’ordine di 4mila kg all’anno. Considerando che solo il 16% viene metabolizzato dall’organismo, questo significata che quasi 3.600 kg finiscono immutati nei fiumi e nei laghi elvetici. Tecnologie a confronto Una situazione alla quale occorre porre rimedio partendo da un’attenta analisi del rapporto costi/benefici delle singole tecnologie. Un problema sul quale sì è concentrato Paolo Foa, della società di ingegneria svizzera TBF+Partner. Dagli studi presentati emerge come l’adsorbimento (tipicamente basato su carbone attivo) permette di trattenere parte dei microinquinanti, ma che devono poi essere trattati in impianti specifici. Inoltre l’efficacia risulta decisamente bassa nel caso delle sostanze di origine biologica. Ben più efficace, soprattutto sulle molecole di origine biologica, l’effetto di un’irradiazione attraverso i raggi UV, capaci di distruggere le molecole organiche senza rilasciare altre sostanze. Per l’efficacia dell’intervento su alcune sostanze è però necessario un doppio passaggio, che porta a un sensibile aumento dei costi. Ottimi risultati sono stati ottenuti anche dalla nanofiltrazione a osmosi inversa, capace di trattenere un’elevata percentuale di molecole. Il suo effetto, però, è quello di creare una sorta di filtro e, quindi, le molecole inquinanti devono comunque essere 70 n.14 maggio 2014 La soluzione è l’ozono Poche aziende al mondo possiedono le competenze per configurare correttamente simili impianti, ma i risultati, anche dal punto di vista economico, sono particolarmente apprezzati. È il caso del depuratore di Bad Sassendorf, nel Nord-Reno Westfalia. Dagli Anni ’90, infatti, in Germania sono state identificate grandi quantità di estrogeni nei fiumi, nei laghi e nei mari. Una situazione che induce la ‘femminilizzazione’ dei pesci maschi. Da qui la scelta di individuare soluzioni in grado di distruggere le molecole medicinali prima di reimmettere i reflui nel ciclo delle acque. In particolare gli studi dei laboratori tedeschi hanno individuato nell’ozono la tecnologia ideale per ridimensionare sistematicamente il problema in modo efficace e a costi concorrenziali. Una soluzione che, però, richiede un’elevata competenza dei tecnici coinvolti per ottimizzare tutti i parametri di funzionamento: dalla dimensione delle microbolle, immesse nei liquami, alla pressione d’esercizio, passando attraverso la gestione dei consumi. Per questa ragione i tecnici dell’impianto tedesco si sono rivolti a Wedeco, un’azienda parte del gruppo Xylem Water Solutions, che riveste un ruolo di primo piano nel settore e che ha già realizzato diversi impianti ozono dedicati alla rimozione dei microinquintanti in Svizzera e Germania. Inoltre, tra le proprie offerte, vanta un modello di impianto di produzione dell’ozono molto particolare. Dopo aver studiato le specificità dell’impianto di depurazione, infatti, l’intero sistema viene assemblato, in uno speciale container, all’interno dello stabilimento Wedeco. In questo modo la centrale di produzione dell’ozono e il sistema di controllo vengono consegnati al committente solo dopo aver superato severi test e aver ottenuto le necessarie certificazioni, mentre in loco sono realizzati solo gli intercollegamenti elettroidraulici. Una modalità che consente di ottenere le migliori prestazioni, in quanto l’intera attività è affidata a personale specializzato, e, contemporaneamente, di ridurre i tempi di installazione. www.xylemwatersolutions.com/it ,AUTOREVOLEZZA DI 3OLAREXPO ALLASUAa edizione, e l’integrazione di tutte le tecnologie energetiche innovative a The Innovation Cloud. Solarexpo | The Innovation Cloud, una mostra-convegno a carattere multi-tecnologico per: s LERINNOVABILIELETTRICHE s LETECNOLOGIEDELLACCUMULODIELETTRICITÌ s LETECNOLOGIEDELLERETIINTELLIGENTI s LAMOBILITÌELETTRICAEIBRIDA s LETECNOLOGIEPERLESMARTCITY s LERINNOVABILITERMICHE s LEFlCIENZAENERGETICANEGLIEDIlCIELARCHITETTURASOSTENIBILE s LEFlCIENZAENERGETICANELLINDUSTRIA … e la loro ibridazione per edifici, reti, città intelligenti. MOSTRA E CONVEGNO INTERNAZIONALE &)%2!-),!./2(/s-!'')/ www.innovationcloud-expo.com www.solarexpo.com END OF WASTE RIFIUTI OPPURE PRODOTTI Solo ciò che oggettivamente è un prodotto non è più un rifiuto: quanto stabilito dal regolamento End of Waste implica che solo ed esclusivamente quando, al termine del trattamento di recupero, le caratteristiche del prodotto generato sono tali da escludere, o da rendere molto remota, la possibilità che tale materiale o oggetto sia abbandonato, si può affermare che un rifiuto non è più tale. Paolo Pipere* La nozione di End of Waste (cessazione della qualifica di rifiuto) introduce un’importante innovazione nel dibattito sulla distinzione tra rifiuto e non-rifiuto. Fonte: Consorzio Ric rea Comprendere l’estensione e i confini dell’ambito di applicazione della disciplina sui rifiuti è, infatti, una questione di capitale importanza per assicurare la concreta efficacia degli strumenti legislativi necessari a conseguire gli obiettivi delle politiche ambientali comunitarie. La disciplina comunitaria sui rifiuti, volta a limitare i rischi per l’ambiente e la salute derivanti dall’abbandono o da una gestione non autorizzata *Responsabile del Servizio Ambiente ed Ecosostenibilità della Camera di Commercio di Milano 72 n.14 maggio 2014 degli scarti di produzione o di consumo, assume che per raggiungere tali finalità sia necessario assoggettare questi materiali, sostanze o oggetti a un rigoroso regime di controllo su tutte le fasi di gestione successive alla produzione di tali scarti. La registrazione dei rifiuti prodotti, la tracciabilità in fase di movimentazione, così come le autorizzazioni necessarie per svolgere le attività di trasporto, commercio, trattamento di rifiuti e intermediazione di servizi di recupero o di trattamento costituiscono un complesso sistema di elementi di garanzia per la collettività. Il ‘non rifiuto’ deve essere un prodotto La necessità di tali elementi di garanzia, però, viene meno quando, come esito di un processo di recupero di rifiuti messo in atto con modalità predefinite in un impianto debitamente autorizzato, si giunge a ottenere un materiale, una sostanza o un oggetto in tutto e per tutto conforme ai requisiti minimi previsti da tutte le norme cogenti applicabili ai prodotti. In altri termini, la cessazione della qualifica di rifiuto si deve poter avere solo ed esclusivamente nel caso in cui al termine del trattamento di recupero si generi un prodotto con caratteristiche tali da escludere, o da rendere molto remota, la possibilità che tale materiale o oggetto sia abbandonato. Questa è la portata innovativa della nozione di End of Waste, così come di quella, per questo aspetto assolutamente analoga, di sottoprodotto: un materiale, una sostanza o un oggetto non sono rifiuti, e conseguentemente non necessitano dell’insieme di vincoli finalizzati a garantirne una corretta gestione, soltanto se possono essere ritenuti a tutti gli effetti dei ‘prodotti’ domandati, qui e ora, dal mercato. Il processo di recupero e i suoi risultati A questo proposito è necessario affermare che il termine ‘End of Waste’ indica quegli specifici processi di recupero che sono in grado di trasformare rifiuti in prodotti, e in nessun modo, invece, i materiali, le sostanze o gli oggetti ottenuti al termine del trattamento. Quando si sostiene che il gestore di un impianto di recupero si (1) Paola Ficco, Claudio Rispoli, Produttori, come gestire i rifiuti speciali, Milano, Edizioni Ambiente, 2011, p. 16 configurerebbe come ‘produttore di end of waste’ (1), oppure che end of waste sarebbe il “termine che ha sostituito, nell’ordinamento italiano, quello più noto di ‘MPS’ o materie prime secondarie”(2), evidentemente si utilizza in modo improprio questa nozione, scambiando il vocabolo che indica il processo di cessazione della qualifica di rifiuto con il risultato del processo, che deve necessariamente essere un prodotto. Le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto Le condizioni che devono essere al contempo soddisfatte, ex art. 6 della Direttiva 2008/98/CE e art. 184-ter del DLgs 152/2006, per consentire il verificarsi della cessazione della qualifica di rifiuto al termine del trattamento di recupero avvalorano l’ipotesi interpretativa proposta. La prima condizione, “a) La sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici”, sancisce che la possibilità d’impiego degli output dei processi di recupero deve essere attuale, non semplicemente potenziale. Materiali, sostanze e oggetti devono poter essere ‘comunemente’ - quindi generalmente, di solito - utilizzati per ‘scopi specifici’, pertanto in ambiti applicativi noti e preventivamente individuati. Detto altrimenti: si deve trattare di prodotti diffusi e atti ad assolvere funzioni conosciute e definite. Ragionando a contrario: la mera delineazione di un ipotetico reimpiego non dà garanzie sufficienti a escludere alcunché dall’ambito di applicazione della normativa sui rifiuti. La seconda condizione, “b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto”, è auto esplicativa. L’esistenza di un mercato o di una domanda dimostra che il bene derivante dal processo di recupero difficilmente sarà abbandonato o smaltito illegalmente perché è ritenuto utile da una pluralità di soggetti disposti ad acquistarlo. Anche la terza condizione, “c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti”, ribadisce sia la necessità che gli output delle operazioni di recupero abbiano caratteristiche predeterminate (rispettino requisiti tecnici) e siano in grado di garantire le prestazioni richieste in concrete condizioni di utilizzo o di consumo (scopi specifici) sia che siano pienamente conformi tanto alla legislazione cogente applicabile (caratteristiche minime irrinunciabili di qualità o prestazione, tra le quali anche quelle volte ad assicurare la compatibilità ambientale, la salubrità, la sicurezza, il risparmio energetico) quanto alle norme tecniche (standard) (2) Fise Unire e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, L’Italia del riciclo 2013, parte 2 Regolamenti End Of Waste, p. 21 n.13 marzo 2014 73 END OF WASTE Fonte: Consorzio Ricrea relative a quel genere di beni (e altrettanto finalizzate a garantire la prestazione di un prodotto in un determinato contesto applicativo). L’ultima condizione, “d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana, da un lato in linea con quanto si è in precedenza esposto - ripropone la necessità che il risultato del processo di recupero del rifiuto offra in fase d’uso le garanzie ritenute irrinunciabili per assicurare la tutela della salute e dell’ambiente, dall’altro con la sua indeterminatezza (non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana) provoca rilevanti problemi applicativi. Quali impatti ambientali o rischi per la salute sono da ritenersi tollerabili? È necessario escludere ex ante che l’utilizzo porterà a impatti negativi significativi oppure ad un qualsivoglia tipo di impatto negativo di qualunque entità? Sotto questo profilo è senz’altro da ritenersi preferibile la precedente formulazione della norma, sia pur riferita alle condizioni necessarie per la sussistenza dei sottoprodotti (art. 183, comma 1, lettera p) DLgs 152/2006). Prima delle modifiche introdotte dal DLgs 205/2010, infatti, la condizione citata era la seguente: [è necessario che i sottoprodotti] “soddisfino requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il loro impiego non dia luogo ad emissioni e ad impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente diversi da quelli autorizzati per l’impianto dove sono destinati ad essere utilizzati”. Questa formulazione, a differenza dell’attuale, rendeva oggettivamente determinabile se gli impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana fossero da ritenersi tollerati o meno. Dalle materie secondarie ai prodotti Tertium non datur, per evitare qualsiasi possibilità di elusione della normativa sui rifiuti si deve giungere quanto prima a bandire dall’ordinamento giuridico nozioni quali quelle di ‘materie prime secondarie’, ‘materie secondarie’, ‘materiali secondari’ situate in un’area grigia collocata tra rifiuti e prodotti. Le ‘materie secondarie’, infatti, nell’ordinamento nazionale si configuravano come prodotti sub conditione: nel caso in cui non venissero effettivamente e oggettivamente impiegate ritornavano a dover essere qualificate come rifiuti. Meglio, allora, optare con decisione in favore del nuovo criterio: non è più rifiuto solo ciò che è oggettivamente divenuto un prodotto. Fonte: Consorzio Ricrea 74 n.14 maggio 2014 I regolamenti comunitari sull’EOW Il Regolamento (UE) N. 333/2011 del 31 marzo 2011 ha introdotto il primo insieme di criteri comunitari relativo alla cessazione della qualifica di rifiuto dei rottami di ferro, acciaio e alluminio, inclusi i rottami di leghe di alluminio. In seguito sono stati definiti il Regolamento (UE) N. 1179/2012 del 10 dicembre 2012 sui rottami di vetro e il Regolamento (UE) N. 715/2013 del 25 luglio 2013 sui rottami di rame. Il rispetto dei criteri contenuti nei regolamenti citati consente di dimostrare la sussistenza delle condizioni che consentono a un processo di recupero di rifiuti di giungere a trasformare un rifiuto in un prodotto. I criteri costituiscono quindi prescrizioni dettagliate volte ad assicurare che determinate operazioni di recupero conducano effettivamente alla generazione di prodotti e non di altre tipologie di rifiuti, sia pur più facilmente trasformabili in prodotti mediante successivi trattamenti. I criteri in primo luogo stabiliscono quali rifiuti possono essere utilizzati come materiale dell’operazione di recupero e quali, invece, non possono essere impiegati perché comprometterebbero, o rischierebbero di compromettere, le caratteristiche dei prodotti che l’impianto intende generare. In termini generali, i regolamenti: - impediscono in via generale l’utilizzo di rifiuti pericolosi per alimentare il processo di recupero, consentendolo solo nel caso in cui si dimostri di aver applicato metodi di trattamento e tecniche (definiti nel regolamento) atti ad eliminare tutte le caratteristiche di pericolo dei materiali in ingresso; - impongono obblighi minimi di monitoraggio, quali controlli di accettazione di tutti i rifiuti pervenuti e dei documenti che li accompagnano effettuati da personale qualificato, classificazione delle partite di materiali, analisi periodiche per determinare la quantità di materiali estranei presenti, monitoraggio della radioattività dei metalli; - prescrivono l’impiego di determinati processi e tecniche di trattamento, per esempio la separazione alla fonte dei rifiuti, il trattamento preliminare volto alla selezione delle diverse tipologie, la rimozione preliminare dei materiali estranei, l’effettuazione dei trattamenti meccanici (quali taglio, cesoiatura, frantumazione o granulazione; selezione, separazione, pulizia, disinquinamento, svuotamento) necessari per preparare i rottami al loro utilizzo finale direttamente negli impianti che li utilizzeranno in sostituzione delle materie prime convenzionali; - definiscono la qualità dei materiali ottenuti dall’operazione di recupero, che devono in ogni caso poter essere utilizzati direttamente nella produzione di sostanze o oggetti metallici nelle acciaierie e nelle fonderie o di prodotti in vetro nelle vetrerie; - prescrivono il rilascio di una dichiarazione di conformità; - impongono l’applicazione di un sistema di gestione della qualità allo scopo di assicurare la conformità alle prescrizioni dei regolamenti. In particolare, tale sistema deve prevedere una serie di procedimenti documentati riguardanti ciascuno dei seguenti aspetti: a) controllo di accettazione dei rifiuti utilizzati come materiale dell’operazione di recupero, b) monitoraggio dei processi e delle tecniche di trattamento, c) monitoraggio della qualità dei rottami metallici ottenuti dall’operazione di recupero (che comprenda anche campionamento e analisi), d) efficacia del monitoraggio delle radiazioni (per i rottami metallici), e) osservazioni dei clienti sulla qualità dei materiali ottenuti, f) registrazione dei risultati dei controlli effettuati, g) revisione e miglioramento del sistema di gestione della qualità, h) formazione del personale; impongono la verifica, “effettuata [ogni tre anni] da un organismo preposto alla valutazione della conformità di cui al regolamento (CE) n. 765/2008 […] che sia stato riconosciuto a norma di detto regolamento, o da qualsiasi altro verificatore ambientale di cui all’articolo 2, paragrafo 20, lettera b), del regolamento (CE) n. 1221/2009 (Emas)”, che il sistema di gestione della qualità soddisfi le disposizioni dello specifico regolamento. I criteri nazionali Il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 costituisce al momento l’unica disposizione italiana sulla cessazione della qualifica di rifiuto. La norma è finalizzata a disciplinare la cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS). Deve essere ricordato, infatti, che il CSS, pur essendo un combustibile derivato dai rifiuti, è qualificato come rifiuto e può essere utilizzato solo in impianti di recupero autorizzati. La particolarità di questa disposizione è quindi data dal fatto che l’input del processo di recupero che darà luogo al ‘CSSCombustibile’, definito come “il sottolotto di combustibile solido secondario (CSS) per il quale risulta emessa una dichiarazione di conformità”, è a sua volta un materiale ottenuto a seguito di un trattamento di recupero che non è stato in grado di trasformare il rifiuto in prodotto, ma si è limitato a creare le condizioni necessarie affinché ciò potesse eventualmente avvenire in un secondo processo di trattamento di rifiuti. Il decreto ministeriale segue in linea di massima l’impostazione dei regolamenti comunitari, ma prevede specifici obblighi di dichiarazione annuale e prescrizioni aggiuntive molto articolate in materia di deposito e movimentazione presso il produttore e l’utilizzatore, di trasporto e di impiego del CSS-Combustibile. Sembra, dunque, che (analogamente a quanto in passato avveniva per le ‘materie prime secondarie’) il raggiungimento degli standard qualitativi prescritti per i prodotti non sia sufficiente a liberare il CSS-Combustibile da vincoli simili a quelli previsti per la gestione dei rifiuti. Che si sia ritornati alla tradizionale impostazione secondo la quale ciò che dovrebbe essere diventato un non-rifiuto sia rimasto invece un non-prodotto? n.14 maggio 2014 75 GESTIONE RIFIUTI IL CONTENUTO DI RICICLATO NEI SERRAMENTI, NELLE FACCIATE CONTINUE E NEGLI ACCESSORI IN ALLUMINIO Maddalena Vitali* Per l’utilizzo di materiali riciclati, i produttori di serramenti, accessori e facciate continue hanno a disposizione numerosi strumenti legislativi per dimostrare il proprio impegno nei confronti della sostenibilità ambientale. L’utilizzo di materiali riciclati nel settore delle costruzioni presenta un duplice vantaggio dal punto di vista ambientale: prevenire lo sfruttamento di risorse esauribili e ridurre il quantitativo di materiale smaltito in discarica. Per questi motivi gli schemi di certi¿cazione per la sostenibilità degli edi¿ci (per esempio il sistema statunitense Leed o l’italiano Protocollo Itaca) premiano l’utilizzo di materiale da costruzione contenente quantitativi signi¿cativi di materiale riciclato. In maniera analoga, la legislazione italiana, attraverso il DM 25/07/11 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Mattm), ha dato la possibilità alle Pubbliche Amministra- *Aiat – Associazione Ingegneri Ambiente e Territorio 76 n.14 maggio 2014 zioni virtuose di poter acquistare nell’ambito dei propri appalti, serramenti sostenibili dal punto di vista ambientale. Infatti il Decreto contiene le modalità di utilizzo dello strumento volontario del Green Public Procurement - GPP (Acquisti pubblici verdi), per rispettare i criteri minimi ambientali da inserire nei bandi di gara. La norma tecnica internazionale UNI EN ISO 14021:2012 Etichette e dichiarazioni ambientali - Asserzioni ambientali auto-dichiarate (etichettatura ambientale di Tipo II), di riferimento per le asserzioni ambientali, fornisce indicazioni su come comunicare a tutte le parti interessate il dato relativo alla percentuale di riciclato nei serra- Figura 1 - Confronto tra contenuto di riciclato pre-consumo e post-consumo [Manuale Leed 2009 Italia Nuove Costruzioni e Ristrutturazioni] menti, pro¿li e accessori. Sono quindi molteplici gli strumenti legislativi a disposizione dei produttori di serramenti, accessori e facciate continue per dimostrare il proprio impegno nei confronti della sostenibilità ambientale. Indubbiamente dimostrare una fattiva attenzione produttiva nei confronti della sostenibilità ambientale rappresenta un’ottima opportunità per le aziende di distinguersi dai concorrenti, di valorizzare così la propria immagine e di guadagnare in competitività. La convalida da parte di un ente terzo - riconosciuto, autorevole e indipendente - fornisce maggiore autorevolezza e credibilità alle dichiarazioni in materia di sostenibilità ambientale approntate dai produttori. Considerato quanto sopra, Uncsaal ha stretto a luglio 2012 un rapporto di collaborazione con l’Istituto di Certi¿cazione e Marchio Qualità per prodotti e servizi per le costruzioni (Icmq) che ha portato alla pubblicazione del documento UX84 “Linee guida per la convalida del contenuto di riciclato nei serramenti, nelle facciate continue e negli accessori”. Uncsaal è l’Unione Nazionale Costruttori Serramenti Alluminio Acciaio e Leghe, unitasi il 1 gennaio scorso con Acai, Associazione fra i Costruttori in Acciaio Italiani. Dalla fusione è nata Unicmi Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei serramenti. Icmq è l’Istituto di certi¿cazione e marchio qualità per prodotti e servizi per le costruzioni. Dal momento che il documento rappresenta delle linee guida generali per la determinazione della percentuale di materiale riciclato presente nei prodotti serramentistici (serramenti, facciate continue, accessori), Uncsaal e Icmq hanno concordato di costituire un gruppo di lavoro con lo scopo di elaborare la procedura operativa per la convalida del contenuto di riciclato nei prodotti da costruzione sopracitati secondo la norma UNI EN ISO 14021. Il gruppo è costituito da soci Uncsaal quali produttori di sistemi, costruttori di serramenti e facciate continue in alluminio e produttori d’isolanti e i lavori sono ancora in corso. Termini e de¿nizioni Sono di particolare importanza le de¿nizioni riportate di seguito (alcune provenienti dalla norma UNI EN ISO 14021:2012). Asserzione ambientale - Dichiarazione che indica un aspetto ambientale di un prodotto, di un componente o di un imballaggio. Asserzione ambientale autodichiarata (in breve Asserzione) - Dichiarazione ambientale effettuata da fabbricanti, importatori, rivenditori o chiunque altro possa trarre bene¿cio da tale dichiarazione; Contenuto di riciclato - Proporzione, in massa, di materiale riciclato in un prodotto o in un imballaggio. Solo materiali ‘pre-consumer’ e ‘post-consumer’ devono essere considerati come contenuto di riciclato, conforme con l’utilizzo dei seguenti termini. Materiale ‘pre-consumer’ - Materiale sottratto dal Àusso dei ri¿uti durante un processo di fabbricazione. È escluso il riutilizzo di materiali rilavorati, rimacinati o dei residui generati in un processo e in grado di essere recuperati nello stesso processo che li ha generati. Materiale ‘post-consumer’ - Materiale generato da insediamenti domestici o da installazioni commerciali, industriali e istituzionali nel loro ruolo utilizzatori ¿nali del prodotto, che non può più essere utilizzato per lo scopo previsto. Ciò include il ritorno di materiale dalla catena di distribuzione. Materiale riciclato - Materiale che è stato processato da materiale recuperato (risanato) per mezzo di un processo produttivo e trasformato in un prodotto ¿nale o in un componente al ¿ne di essere incorporato in un prodotto. Materiale recuperato - Materiale che sarebbe stato altrimenti smaltito come ri¿uto o usato per il recupero di energia, ma che è stato raccolto e recuperato (risanato) come materiale in ingresso, al posto di nuova materia prima, per il riciclaggio o per un processo di produzione. Fabbricante - La persona ¿sica o giuridica responsabile della progettazione, della produzione, dell’imballaggio (quando applicabile) di un prodotto da costruzione o sue componenti in vista dell’immissione in commercio a proprio nome, indipendentemente dal fatto che queste operazioni siano eseguite da questa stessa persona o da un terzo per suo conto. Serramenti esterni - Finestre (apribili, ¿sse, verticali, orizzontali, inclinate, manuali e motorizzate), porte¿nestre, porte esterne pedonali, che delimitano l’edi¿cio verso l’esterno, comprensivi di telai ¿ssi e mobili, tamponamenti trasparenti o opachi. Accessori per serramenti - Tavellini, accessori di manovra, cremonesi/chiusure laterali per scorrevoli, dispositivi limitanti l’apertura delle ¿nestre, bracci a geometria variabile (con o senza sistema di frizionamento), cricchetti o nottolini, cerniere a frizione, bracci ad incernieramento per aperture autobilancianti, meccanismi per sporgere totalmente reversibili, meccanismi per ante totalmente reversibili, dispositivi di bilanciamento per saliscendi, chiusure a camma, carrelli e rulli per scorrevoli e aperture a libro o a ¿sarmonica, accessori per scorrevole alzante, accessori per vasistas scorrevole, dispositivi per scorrevoli. Facciate continue - Solitamente consiste in elementi strutturali verticali e orizzontali, collegati insieme e ancorati alla struttura portante dell’edi¿cio e tamponati, a formare un involucro leggero continuo che garantisce, di per sé o congiuntamente all’opera edilizia, tutte le funzioni normali di una parete esterna, ma che non assume alcuna delle caratteristiche portanti della struttura dell’edi¿cio. Chiusure oscuranti, tende interne ed esterne - Prodotto installato internamente o esternamente per fornire copertura supplementare e/o protezione di un’apertura (ad esempio ¿nestre, porte). Asserzione Ambientale Autodichiarata Il fabbricante deve predisporre un’Asserzione Ambientale Autodichiarata relativa al contenuto di materiale riciclato, secondo le indicazioni della norma UNI EN ISO 14021. L’Asserzione Ambientale Autodichiarata deve contenere almeno: n.14 maggio 2014 77 GESTIONE RIFIUTI Tabella 1 - Materiali Materiale Alluminio e leghe (ad es. leghe di zinco) a) Estrusi b) Laminati (o lamiera d’alluminio) Acciaio Vetro Materiali d’isolamento Laterizio, cotto, ceramica (ad es. nei sistemi di rivestimento per facciate ventilate) Nylon (negli accessori) Resine (negli accessori) Tabella 2 - Prodotti Prodotti da costruzione e componenti Finestra Facciata a cellule Accessori - il nome del fabbricante - l’indirizzo dell’unità produttiva in cui viene fabbricato il prodotto oggetto dell’Asserzione Ambientale Autodichiarata; - identi¿cazione (eventualmente anche tramite il nome commerciale) del prodotto oggetto dell’Asserzione Ambientale Autodichiarata; - indicazione del contenuto di materiale pre-consumer; - indicazione del contenuto di materiale post-consumer; - data di emissione dell’Asserzione Ambientale Autodichiarata. È pertanto opportuno per il produttore di serramenti, accessori e facciate continue, distinguersi dai concorrenti e poter eventualmente avvalersi di una terza parte indipendente al ¿ne di dimostrare il proprio impegno nei confronti della sostenibilità ambientale, valorizzando così la propria immagine e guadagnando in competitività. Il produttore, mediante la convalida da parte dell’Ente terzo (ad esempio Icmq), dimostra al committente che la propria dichiarazione è eseguita in conformità alla UNI EN ISO 14021, norma di riferimento per le asserzioni ambientali, ed è supportata da dati certi e da procedure. La convalida è attuata dall’Ente terzo, con riferimento ai requisiti espressi nella UNI EN ISO 14021 mediante un esame documentale e la veri¿ca sia degli impianti, delle apparecchiature di misurazione e prova, del personale addetto alle lavorazioni, sia delle regole gestionali del sistema, effettuati durante l’attività lavorativa in modo da raccogliere le evidenze dell’af¿dabilità dei dati oggetto della convalida. Criteri per la classi¿cazione dei materiali riciclati In relazione alle de¿nizioni fornite al paragrafo ‘Termini e de¿nizioni’, ai ¿ni della classi¿cazione di un materiale come pre-consumer o post-consumer occorre far riferimento all’ultimo processo (in ordine cronologico) che ha dato origine al materiale. Nelle Tabella 1 sono riportati i materiali che possono entrare nel processo produttivo dei prodotti serramentistici (Tabella 2). Al ¿ne di poter correttamente classi¿care un materiale come pre-consumer o postconsumer bisogna analizzare i processi di produzione distinti per i materiali presentati in Tabella 1. Deve poi seguire l’analisi relativa ai prodotti ¿niti. 78 n.14 maggio 2014 Contenuto di riciclato nei serramenti in alluminio A titolo esplicativo lo schema di Figura 1 rappresenta le fasi di riciclaggio preconsumo e post-consumo di porte con pro¿li in alluminio. Secondo la UNI EN ISO 14021, gli scarti rilavorati all’interno dello stesso stabilimento produttivo non devono essere conteggiati come contenuto di riciclo mentre possono essere conteggiati gli sfridi provenienti da altre lavorazioni effettuate in altri stabilimenti. La produzione di un kg di alluminio di riciclo (alluminio secondario o di seconda fusione) ha un fabbisogno energetico che equivale soltanto al 5% di quello di un equivalente kg di metallo prodotto a partire dalla materia vergine (alluminio primario o di prima fusione). Per questo motivo i rottami di alluminio hanno una valorizzazione economica positiva ed è economicamente conveniente il loro recupero e riciclo. Approfondimenti Ulteriori strumenti Uncsaal di approfondimento sull’argomento sono i documenti tecnici UX82 “I serramenti negli acquisti pubblici verdi (Green Public Procurement, GPP)”, UX74 “Il sistema Leed e i serramenti in alluminio – Sostenibilità delle costruzioni e protocolli certi¿cativi” e UX84 – “Linee guida per la convalida del contenuto di riciclato nei serramenti, nelle facciate continue e negli accessori in alluminio secondo Norma UNI EN ISO 14021”. Riferimenti normativi UNI EN ISO 14021 - Etichette e dichiarazioni ambientali - Asserzioni ambientali auto-dichiarate (etichettatura ambientale di Tipo II); - Decreto Ministeriale 25/07/2011 - Adozione dei criteri minimi ambientali da inserire nei bandi di gara della Pubblica Amministrazione per l’acquisto di prodotti e servizi nei settori della ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari e serramenti esterni (11A12078) (GU n. 220 del 21/09/2011); - Relazione di accompagnamento del Decreto Ministeriale 25/07/2011 - Documento di background sui criteri ambientali minimi per l’acquisto di serramenti esterni e assimilabili che delimitano l’edi¿cio verso l’esterno o verso locali non riscaldati da parte della Pubblica Amministrazione (http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/allegati/GPP/all. to_43_relazione_serramenti_esterni.pdf). BIBLIOGRAFIA Manuale Leed 2009 Italia Nuove Costruzioni e Ristrutturazioni. UX8 – Guida alla definizione prestazionale delle guarnizioni per serramenti e facciate continue. UX72 - Guida alla definizione prestazionale, alla scelta e alla messa in opera dei sigillanti per serramenti e facciate continue. UX74 – Il sistema Leed e i serramenti in alluminio. UX82 – I serramenti negli acquisti pubblici verdi Green Public Procurement – GPP. UX84 - Linee guida per la convalida del contenuto di riciclato nei serramenti, nelle facciate continue e negli accessori in alluminio secondo Norma UNI EN ISO 14021. Pagina- PUBBL_cop forno pirolitico 21/11/13 15:01 Pagina 1 oltre 40 ANNIdi SUCCESSI, TECNOLOGIA e PROFESSIONALITA’ OTTENUTI CON IL SUPPORTO di CLIENTI e COLLABORATORI Progettiamo il Vostro impianto e soddisfiamo le Vostre esigenze [email protected] - www.ventilazioneindustriale.it tel. 039 483498 / 2456105 - fax 039 2124019 NEWS LENZE Con i modelli c300 e p300 Lenze lancia sul mercato due nuovi motion controller, integrando con la fascia base la gamma di potenza già disponibile. I nuovi controllori, robusti e compatti, dispongono di una connessione Ethernet e di una porta USB di serie. Per il collegamento al bus di campo sono state integrate un’interfaccia fieldbus CANopen e una EtherCAT. Tramite i moduli di espansione sarà possibile in futuro ampliare la dotazione anche con interfacce Profibus e Profinet. I dati e le applicazioni sono memorizzati su una scheda SD per consentire una sostituzione dei dispositivi rapida e senza complicazioni. Per la protezione contro la perdita di dati in caso di interruzioni impreviste dell’alimentazione, il controllore dispone di una batteria integrata (UPS) e di una memoria ritentiva da 128 KB. Non necessitando dell’usuale batteria tampone e del ventilatore, questi controllori non richiedono manutenzione di alcun tipo. Per fini diagnostici e per una facile messa in servizio, offrono poi l’accesso diretto tramite browser web a tutti i parametri che vengono anche memorizzati in un file di log. Sul controllore c300 è possibile installare direttamente i moduli I/O del sistema I/O 1000, per consentire un adattamento ottimale all’applicazione specifica. Il Panel Controller p300, sviluppato specificatamente per l’utilizzo industriale, è dotato di un touch screen resistivo e può essere ordinato con frontale personalizzato. Inizialmente saranno disponibili le varianti con schermo da 4,3” (10,9 cm), 7” (17,8 cm) e 10,4” (17,8 cm). I nuovi con- trollori si integrano perfettamente nelle soluzioni di controllo e visualizzazione all’avanguardia di Lenze. Grazie a un portafoglio prodotti di controllori e sistemi di automazione scalabili, con Lenze è possibile realizzare soluzioni su misura per specifiche applicazioni. Specialista in Motion Centric Automation, Lenze offre dispositivi in ogni fascia di prestazioni, nelle versioni da quadro elettrico o da pannello, basati su un’unica piattaforma. La messa in servizio dei controllori è identica per l’intera gamma di prodotti. È possibile inoltre eseguire in pochi passi la portabilità dei dati di progetto, ad esempio da un controllore c300 o p300 ai controllori per applicazioni di media complessità, quali il 3200 C o il p500 di Lenze. Infine, per la programmazione sono a disposizione del costruttore di macchine l’Application Template Lenze Fast e i tool di engineering facenti capo al software Easy Navigator. Grazie alla loro versatilità e semplicità, i controller p300 e c300 di Lenze possono essere agilmente utilizzati per la potabilizzazione o il trattamento delle acque, per esempio per griglie di filtraggio, stazioni di rilancio delle acque o per la desalinizzazione dell’acqua marina in acqua di uso comune (non potabile). www.lenzeitalia.it SCHNEIDER ELECTRIC La nuova gamma di strumenti di misura Power Logic - PM5500 di Schneider Electric è altamente performante e permette l’analisi avanzata dei parametri elettrici in sistemi trifase con collegamento diretto delle tensioni fino a 690V fase-fase per installazioni conformi alla categoria III. Oltre ai parametri base quali lettura delle correnti e tensioni per fase, frequenza, fattore di potenza, energie e potenze, il PM5500 offre misure più avanzate quali la lettura della corrente di neutro, l’analisi armonica ordine per ordine fino alla 63esima e l’integrazione di altri vettori energetici (Wages) grazie ai 4 ingressi impulsivi configurabili. La consultazione di tutti parametri rilevati è possibile sia in locale, grazie al luminoso display antiriflesso che vanta caratteri di grande dimensione e una 80 n.14 maggio 2014 potente retroilluminazione, sia da remoto attraverso le pagine web precaricate o tramite il collegamento Modbus RS485 o le due porte Ethernet per il collegamento in daisy chain. Le misure, così come gli allarmi vengono registrati nella memoria interna dello strumento: fino a 14 parametri selezionabili con intervallo e durata e fino a 52 allarmi di diverso tipo (innescati da setpoint, digitali, booleani). La grande precisione del PM5500 è certificata dalla conformità alla norma IEC62053 classe 0,2S per l’energia attiva e classe 1 per l’energia reattiva. In particolare il modello PM5561 della serie è certificato anche secondo la direttiva MID (Allegato B + Allegato D). www.schneider-electric.it AUMA_ADV_AMBIENTE_01_210x297 02/05/11 10:37 Pagina 1 Auma, il valore dell’ambiente Decine e decine di saracinesche, valvole a farfalla, serrande e paratoie sono costantemente in funzione per valorizzare l’efficienza gestionale degli impianti di adduzione, trattamento, trasporto, distribuzione delle acque e degli impianti di depurazione aria e fumi. Gli attuatori elettrici azionano ininterrottamente gli organi di intercettazione e di regolazione tramite segnali che vanno dai sistemi di controllo elementare a quelli più sofisticati a bus di campo. Auma è la soluzione. AUMA ITALIANA S.R.L. Via delle Arnasche, 6 - 20023 Cerro Maggiore (MI) Tel: +39 0331 51351 Fax: +39 0331 517606 www.auma.it - [email protected] AUMA, il partner affidabile nel rispetto dell’ambiente Il ruolo di Aiat nella Formazione continua degli ingegneri Il ruolo di Aiat nella Formazione continua degli ingegneri La formazione continua per gli ingegneri: obbligo, dovere o piacere? La categoria professionale degli ingegneri si è adeguata a numerose altre categorie di professionisti prevedendo un percorso di formazione continua. Da gennaio 2014 gli ingegneri che svolgono una libera professione, devono dimostrare di essersi formati in modo da poter conseguire 30 crediti annui. Questo percorso può essere visto da molti come un obbligo, ma ritengo che debba essere visto anche come un dovere, per la tutela delle persone o enti a cui un ingegnere fornisce le sue competenze. Personalmente considero la formazione continua come un piacere, insito nel mio essere ingegnere, che mi spinge ad utilizzare il mio ‘ingegno’ per cercare la soluzione più giusta al problema che mi pone il mio committente. Il regolamento sulla formazione continua, elaborato dal CNI, prevede 3 tipologie di formazione: quella formale (corsi universitari, dottorati, master universitari), quella non formale (corsi accreditati dagli Ordini territoriali) e quella 82 n.14 maggio 2014 informale (l’autoformazione). Nell’ambito della formazione non formale, Aiat può fornire supporto agli Ordini e alle aziende per organizzare corsi, fornendo contenuti attuali e docenti competenti. L’esperienza di Aiat nella formazione Nella mission di Aiat, la formazione è un punto molto importante. Dalla sua costituzione (1999), Aiat ha organizzato numerosi corsi rivolti ai soci e ad esterni, spaziando dall’efficienza energetica ai sistemi di gestione ambientale, dalla conformità legislativa in ambito ambientale alla gestione della sicurezza dei lavoratori. La grande forza di Aiat è quella di avere tanti soci esperti di numerose tematiche ambientali ed energetiche e quindi di poter essere il punto d’incontro tra la domanda e l’offerta di formazione. L’accordo Aiat-CNI Il 6 maggio 2013 Aiat e il Consiglio Nazionale degli Ingegneri hanno firmato congiuntamente un Protocollo d’intesa per sostenere una pianificazione sostenibile dell’ambiente e del territorio. Il Protocollo d’intesa prevede la promozione e la diffusione della cultura del rispetto delle componenti ambientali anche attraverso l’organizzazione di seminari, convegni e corsi di formazione a vari livelli. Il CNI e l’Aiat si sono impegnati a promuovere la cultura della responsabilità ambientale tra i professionisti, al fine di garantire un alto livello di qualità della prestazione nell’interesse degli utenti dei servizi prestati e più in generale della collettività. In particolare sia il CNI che l’Aiat sono impegnati per organizzare e promuovere iniziative di comune interesse quali: - l’organizzazione di convegni, corsi di formazione a vari livelli, campagne di sensibilizzazione, riguardanti le molteplici problematiche ambientali; - l’organizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento, anche con l’ausilio della Scuola Superiore di Formazione del CNI, su tematiche legate all’Ambiente ed al Territorio, specificamente rivolti al personale della PA, Enti Pubblici e Privati che operano nell’omonimo settore o equipollente e alla collettività; - la promozione di pubblicazioni, anche con l’ausilio del Centro Studi del CNI, linee guida, manuali e simili da diffondere a tutti gli Ordini Provinciali degli Ingegneri, i quali provvederanno, a loro volta, a trasferirli ai propri inscritti; - la promozione di progetti speciali per la salvaguardia e la valorizzazione dell’ambiente e del territorio, in particolar modo presso le istituzioni scolastiche, gli Enti pubblici e privati e le Università; - l’affermazione e valorizzazione del ruolo strategico dell’Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio promuovendo incontri con le Istituzioni regionali, come ad esempio con gli Assessorati regionali del Territorio e dell’Ambiente, per collaborare alla redazione della normativa in materia di tutela e salvaguardia del territorio. La formazione delle Commissioni Ambiente all’interno dei diversi Ordini Provinciali e l’inserimento all’interno di queste anche di Ingegneri per l’Ambiente ed il Territorio, per la promozione delle iniziative a carattere ambientale del singolo Ordine. Alessandro de Carli, Vicepresidente Aiat AZIENDE ABB www.abb.it LENZE ITALIA 26, 32 www.lenzeitalia.it 80 AIAT www.ingegneriambientali.it MITSUBISHI ELECTRIC 82 it3a.mitsubishielectric.com/fa/it 62 CAPRARI www.caprari.com MWH 10 www.mwhglobal.com 34 DEHN ITALIA www.dehn.it PANASONIC ELECTRIC WORKS IT. 26 www.panasonic-electric-works.it 29 EFA AUTOMAZIONE www.efa.it RICREA 27 www.consorzioricrea.org 14 ENERGYKA ELECTROSYSTEM www.energyka.com ROCKWELL AUTOMATION 27 www.rockwellautomation.it 38 EXPO 2015 www.expo2015.org SCHNEIDER ELECTRIC 16 www.schneider-electric.it FERRANIA SOLIS www.ferraniasolis.com SOCOMEC ELETTROTECNICA 28 www.socomec.it 30 FIERA MILANO MEDIA www.¿eramilanomedia.it SOLARYS SOLUTIONS 14 www.solarys-solutions.it 32 GRAZIELLA GREEN POWER www.graziellagreen.it TRINA SOLAR ITALY 32 www.trinasolar.com 31 IBC SOLAR www.ibc-solar.it XYLEM WATER SOLUTIONS 28 www.xylemwatersolutions.com 68 KACO NEW ENERGY ITALIA www.kaco-newenergy.it 29 30, 80 INSERZIONISTI ABB POWER TECHNOLOGIES 41 43 ASEM 19 AUMA ITALIANA 81 75 CAPRARI I COPERTINA/15/61 CLOMAR 37 CONSORZIO NAZIONALE ACCIAIO 51 CPS 16 FESTO 8 GRAMAGLIA 31 MESSE FRANKFURT - SPS ITALIA 2014 17 MININI IMBALLAGGI 47 MITSUBISHI ELECTRIC 5 SERVITECNO 56 SICK 67 TEKNOFANGHI VENTILAZIONE INDUSTRIALE XYLEM II COPERTINA 79 IV COPERTINA n.14 maggio 2014 Sede legale • Piazzale Carlo Magno, 1 - 20149 - Milano Sede operativa ed amministrativa • SS. del Sempione, 28 - 20017 Rho (MI) tel. +39 02 4997.1 fax +39 02 49976573 - www.tech-plus.it Giampietro Omati • Presidente Antonio Greco • Amministratore Delegato Comitato Ivo Allegrini • Esperto Ambientale tecnico-scientifico Luigi Campanella • Università La Sapienza, Roma Alessandro de Carli • Associazione Ingegneri Ambiente e Territorio Marco Frey • Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Pasquale Giampietro • Avvocato in Roma, già consigliere di Cassazione Giorgio Nebbia • Emerito di Merceologia all’Università di Bari Romano Pagnotta • Istituto di Ricerca sulle Acque, Cnr, Roma Eleonora Perotto • Politecnico di Milano Franco Pecchio • Consulente Energetico Redazione Antonio Greco • Direttore Responsabile Antonella Cattaneo • Responsabile Area Automazione e Energia Antonella Rampichini • Coordinamento Editoriale tel. +390249976511 antonella.rampichini@fieramilanomedia.it Alessandra Pelliconi • Segretaria tel. +390249976509 alessandra.pelliconi@fieramilanomedia.it Collaboratori • Andrea Buffagni, Stefano Caserini, Emilio Cremona, Silvio Della Casa, Marco Di Luca, Stefania Erba, Davide Facchinetti, Roberta Gadia, Riccardo Guidetti, Dario Dilucia La Perna, Paolo Pipere, Stefano Schiavon, Sara Scolieri, Maddalena Vitali Grafica Franco Tedeschi • Coordinamento grafici e produzione tel. +39 02 49976569 • franco.tedeschi@fieramilanomedia.it Paola Queirolo • Progetto grafico e impaginazione tel. +390249976564 • paola.queirolo@fieramilanomedia.it Alberto Decari • Coordinamento DTP tel. +39 02 49976561 • alberto.decari@fieramilanomedia.it Prontostampa Srl uninominale - Zingonia BG • Stampa Nadia Zappa • Ufficio Traffico tel. +39 02 49976534 • nadia.zappa@fieramilanomedia.it III COPERTINA ARI ARMATUREN ITALIA 84 Direzione Pubblicità AMG IMPIANTI CAMLOGIC www.energiea-plus.it www.ambiente-plus.it www.tech-plus.it www.fieramilanomedia.it Abbonamenti Giuseppe De Gasperis • Sales Manager giuseppe.degasperis@fieramilanomedia.it tel: 02 49976527 • fax: 02 49976570-1 International Sales U.K. – SCANDINAVIA – NETHERLAND – BELGIUM Huson European Media Tel +44 1932 564999 - Fax +44 1932 564998 Website: www.husonmedia.com SWITZERLAND - IFF Media Tel +41 52 6330884 - Fax +41 52 6330899 Website: www.iff-media.com USA - Huson International Media Tel +1 408 8796666 - Fax +1 408 8796669 Website: www.husonmedia.com GERMANY – AUSTRIA - MAP Mediaagentur Adela Ploner Tel +49 8192 9337822 - Fax +49 8192 9337829 Website: www.ploner.de TAIWAN - Worldwide Service co. Ltd Tel +886 4 23251784 - Fax +886 4 23252967 Website: www.acw.com.tw N. di conto corrente postale per sottoscrizione abbonamenti: 48199749 - IBAN: IT 61 A 07601 01600 000048199749 intestato a: Fiera Milano Media SpA, Piazzale Carlo Magno 1, 20149 Milano. Si accettano pagamenti anche con Carta Sì,Visa, Mastercard, Eurocard tel: 02 252007200 • fax: 02 49976572 • abbonamenti@fieramilanomedia.it Abbonamento annuale: E 20,00 Abbonamento per l’estero: E 40,00 Prezzo della rivista: E 4,00 Arretrati: E 8,00 Testata associata • Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Fiera Milano Media è iscritta al Registro Operatori della Comunicazione n° 11125 del 25/07/2003. Registrazione del tribunale di Milano n° 129 del 7/03/1978. Tutti i diritti di riproduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti, disegni e fotografie non si restituiscono. Energia e Ambiente Oggi ha frequenza trimestrale. Tiratura: 10.000 - Diffusione: 9.820 6LVWHPLSHULOPRQLWRUDJJLRLQFRQWLQXRGHOOH HPLVVLRQL*DUDQ]LDGLTXDOLWjHFRQIRUPLWj $%%qOHDGHUPRQGLDOHQHOORVYLOXSSRGLWHFQRORJLHDQDOLWLFKHSHUOLTXLGLHJDV /HVROX]LRQLIRUQLWHGD$%%VRQRYROWHDPDVVLPL]]DUHODTXDOLWjGHLSURGRWWLD ULGXUUHDOPLQLPRODPDQXWHQ]LRQHGHJOLLPSLDQWLHVRGGLVIDQRSLHQDPHQWHOHSL VHYHUHQRUPDWLYHORFDOLHLQWHUQD]LRQDOLLQPDWHULDGLVDOYDJXDUGLDDPELHQWDOH &KHVLDSHULPSLHJRLQXQLPSLDQWRGLSURGX]LRQHHQHUJLDSHWUROFKLPLFRLQ XQ·DFFLDLHULDRSHUTXDOVLDVLDOWUDDSSOLFD]LRQHLQGXVWULDOHSRWUHWHWURYDUHODYRVWUD VROX]LRQHDOO·LQWHUQRGHOODYDVWDJDPPDGLVLVWHPLDQDOLVL$%% 3HUVDSHUQHGLSLFRQWDWWDWHFLRYLVLWDWHLOVLWR ZZZDEELWPHDVXUHPHQW $%%6S$ /%80HDVXUHPHQW3URGXFWV $QDO\WLFDO0HDVXUHPHQW 7HO (PDLOVLVWHPLDQDOLVL#LWDEEFRP A4.indd 1 3/14/2013 1:42:34 PM Xylem_Wedeco2012_UV_210x297_Layout 1 29/06/12 11.50 Pagina 1 80% di mercurio in meno Maggiore robustezza europlancommunication Amalgama innovativa Nuovo rivestimento di lunga durata Installazione plug & play negli impianti esistenti Ecoray elimina virus e batteri con la forza della luce UV. La nuova lampada Ecoray a bassa pressione garantisce maggiore durata, risparmio energetico medio del 20% e costi di gestione e manutenzione ridotti. Consente di eliminare in acqua più del 99,99% degli agenti patogeni senza l’ausilio di prodotti chimici disinfettanti garantendo emissione certificata di 150 W UV-C con una potenza elettrica di soli 285 W, soluzione che coniuga il benessere della salute umana con il rispetto ambientale. Tutto questo grazie alla continua ricerca Wedeco. Xylem Water Solutions Italia s.r.l. 20020 Lainate (MI) Via G. Rossini, 1/A Tel. 02.90358.1 Fax 02.9019990 [email protected] www.xylemwatersolutions.com/it