Rapporto annuale 2012 - amnesty :: Rapporto annuale

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Europa e Asia Centrale
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DUEMILA
Russia
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RAPPORTO 2012
A giugno, la Corte europea dei diritti umani ha chiesto al governo romeno di fornire informazioni sul caso
di Valentin Câmpeanu, un rom sieropositivo affetto da malattia mentale, morto nel 2004 nell’ospedale
psichiatrico di Poiana Mare. A quanto pare, l’inchiesta ufficiale sulle circostanze del decesso era stata
compromessa da irregolarità procedurali. Nessuna imputazione era stata avanzata nei confronti del personale degli istituti in cui era stato ricoverato negli ultimi mesi della sua vita. Il caso era stato portato dinanzi alla Corte da alcune Ngo, il Centro di risorse giuridiche e Interights, che chiedevano alla Corte di
adattare i propri criteri di ammissibilità così da permettere alle Ngo di avviare azioni legali per conto di
persone affette da disabilità, anche in assenza di un’autorizzazione specifica. Le Ngo hanno affermato
che le cure inadeguate e le condizioni di vita nell’ospedale psichiatrico avevano contribuito direttamente
alla morte di Valentin Câmpeanu.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato la Romania ad aprile, giugno, settembre,
ottobre e novembre.
Mind the legal gap: Roma and the right to housing in Romania (EUR 39/004/2011)
Romania must come clean over secret prisons (PRE 01/611/2011)
RUSSIA
FEDERAZIONE RUSSA
Capo di stato: Dmitry Medvedev
Capo del governo: Vladimir Putin
Pena di morte: abolizionista de facto
Popolazione: 142,8 milioni
Aspettativa di vita: 68,8 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni: 12,4‰
Alfabetizzazione adulti: 99,6%
Dopo i contestati risultati elettorali di dicembre ci sono state diffuse proteste e centinaia
di arresti di manifestanti pacifici. Per tutto l’anno, la libertà di associazione è stata
spesso violata in caso di proteste su temi politici, ambientali, sociali e di altro genere. I
mezzi d’informazione hanno continuato a operare tra molte restrizioni. Alcuni membri di
minoranze religiose hanno subito persecuzioni e sono perdurate le preoccupazioni per
l’uso arbitrario di leggi contro l’estremismo. Difensori dei diritti umani e giornalisti hanno
continuato a subire pressioni e non ci sono stati progressi per la maggior parte delle inchieste su aggressioni avvenute in passato. Malgrado riforme superficiali nella polizia,
denunce di tortura hanno continuato a essere frequenti. La situazione nel Caucaso set524
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tentrionale è rimasta instabile e gravi violazioni dei diritti umani sono state commesse
sia da gruppi armati, sia dalle forze di sicurezza.
CONTESTO
A fine anno, grazie agli alti prezzi del petrolio e ai significativi incentivi alla spesa del
governo, la Russia ha annunciato tassi di crescita relativamente alti. Tuttavia, la priorità
che il governo ha dichiarato di dare alla prosecuzione della modernizzazione, alla lotta
alla corruzione e alle riforme del sistema di giustizia penale ha portato pochi risultati
concreti.
Dopo le elezioni parlamentari compromesse da diffuse denunce e numerosi esempi documentati di voti manipolati, il partito al governo Russia unita (Edinaja Rossija) è tornato
al potere a dicembre, con una significativa riduzione del numero di seggi.
I risultati elettorali sono sembrati indicare una crescente richiesta di libertà civili e politiche e di diritti sociali ed economici invece della stabilità promessa, e generalmente
garantita dalla coppia Putin/Medvedev.
Le manifestazioni successive alle elezioni sono state le più grandi verificatesi nel paese
dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Le proteste sono state alimentate dal crescente
impegno civile dimostrato durante tutto l’anno da singole persone, gruppi di interesse e
comunità locali su temi quali la corruzione, il peggioramento dell’assistenza sociale, gli
abusi della polizia e la tutela dell’ambiente.
La televisione e gli altri organi di comunicazione di massa hanno continuato a seguire
la linea ufficiale. La critica più dura verso le autorità è rimasta confinata principalmente
nei piccoli mezzi d’informazione e su Internet, la cui influenza ha continuato a crescere.
LIBERTÀ DI RIUNIONE
Le autorità hanno continuato a limitare la libertà di riunione di movimenti della società
civile dissenzienti, pur permettendo l’organizzazione di alcune manifestazioni di protesta
che in passato erano state vietate. Tuttavia, sono state impedite numerose manifestazioni
e un certo numero di partecipanti a proteste politiche pacifiche sono stati ripetutamente
arrestati, alcuni a scopo preventivo (mentre si recavano alle manifestazioni), e spesso
condannati al fermo amministrativo.
Nei giorni successivi alle contestate elezioni parlamentari del 4 dicembre, in tutto il
paese ci sono state numerose manifestazioni pacifiche spontanee. Più di 1000 manifestanti sono stati arrestati e più di 100 condannati al fermo amministrativo, dopo procedimenti giudiziari che hanno spesso violato gli standard di equità processuale. Le
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successive manifestazioni autorizzate del 10 e 24 dicembre hanno portato in piazza più
di 50.000 persone a Mosca e decine di migliaia in altri luoghi del paese e si sono svolte
in modo pacifico.
Attivisti per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (Lgbt) hanno
continuato a rischiare molestie e aggressioni. A Mosca e San Pietroburgo, marce del
Pride e presidi a favore dei diritti Lgbt sono stati vietati e immediatamente dispersi
dalla polizia.
Sergei Udaltsov, capo del movimento Fronte di sinistra (Levyj Front), è stato arrestato più di una decina di
volte a Mosca mentre tentava di protestare in modo pacifico contro le politiche del governo. È stato ripetutamente ritenuto colpevole di reati amministrativi come la “disobbedienza a legittime richieste della
polizia” e a fine anno si trovava in detenzione dopo essere stato arrestato il 4 dicembre, per aver preso
parte a una manifestazione di protesta dopo le elezioni.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Lo stato ha mantenuto un saldo controllo sulle trasmissioni televisive e altri mezzi di
comunicazione di massa. È continuata a crescere l’importanza di Internet come fonte
alternativa d’informazione e un forum in cui scambiare commenti e opinioni. Sebbene
l’informazione in rete sia rimasta relativamente libera dall’ingerenza dello stato, vari
siti e blog conosciuti che avevano segnalato brogli elettorali sono stati oggetto di attacchi, sia prima sia immediatamente dopo le elezioni parlamentari di dicembre.
Non sono cessate le minacce e le aggressioni fisiche ai giornalisti che si occupavano di
temi politicamente sensibili, come la corruzione. Solo in rari casi tali attacchi sono stati
oggetto d’indagini o di procedimenti giudiziari.
Le leggi contro l’estremismo sono state spesso impiegate in modo arbitrario per imporre un giro di vite a chi esprimeva critiche nei confronti delle autorità. In risposta
a questo, a giugno la Corte suprema ha emesso una sentenza in cui ha chiarito che
criticare i politici o il governo non costituiva incitamento all’odio secondo le norme
antiestremismo. Minoranze religiose come i gruppi islamici non tradizionali o i testimoni di Geova hanno continuato a rischiare persecuzioni. Nella regione di Archangelsk
sono state adottate leggi che vietano “la propaganda dell’omosessualità tra i minori”.
Uno sviluppo positivo si è avuto a fine anno, grazie alla depenalizzazione del reato di
diffamazione.
Il 15 dicembre, il famoso giornalista Khadzhimurad Kamalov, fondatore e direttore del settimanale indipendente del Dagestan, Chernovik, noto per le critiche espresse nei suoi servizi, è stato ucciso davanti al
suo ufficio nella città di Machackala, nel Dagestan. Da anni i dipendenti di Chernovik subivano intimidazioni e molestie da parte delle autorità locali.
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A fine anno, le indagini sull’aggressione violenta contro il giornalista Oleg Kashin, avvenuta nel novembre
2010, non avevano dato alcun risultato, nonostante i più alti esponenti di governo avessero promesso di
portare i responsabili davanti alla giustizia.
Durante tutto l’anno, numerosi seguaci del teologo turco Said Nursi sono stati incriminati per appartenenza
all’organizzazione Nurdzhular, che è ritenuta estremista e vietata in Russia. Alcuni sono stati condannati
alla reclusione. Gli accusati hanno obiettato di non aver mai sentito parlare di tale organizzazione.
A dicembre, la Corte suprema della Repubblica dell’Altai ha prosciolto Aleksandr Kalistratov, testimone di
Geova, dall’accusa di incitamento all’odio verso altri gruppi religiosi. A ottobre era stato multato da un
tribunale di grado inferiore per aver distribuito opuscoli sui testimoni di Geova.
DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI
Le disposizioni restrittive imposte in passato alle Ngo sono state in parte attenuate e una
decisione della Corte superiore di arbitrato ha rimosso alcune limitazioni sulla raccolta
fondi all’estero per le Ngo. Ciò nonostante, difensori dei diritti umani e giornalisti hanno
continuato a subire molestie e minacce, anche da parte dei funzionari di cui avevano rivelato gli illeciti. Scarsi o del tutto assenti sono stati i progressi della maggior parte delle
inchieste su casi di omicidi e aggressioni del passato contro difensori dei diritti umani,
giornalisti e avvocati.
A giugno, un tribunale di Mosca ha assolto Oleg Orlov, direttore del centro per i diritti umani Memorial,
dall’accusa di diffamazione. Il capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov, che Oleg Orlov aveva indicato quale responsabile dell’omicidio di Natalia Estemirova, ha presentato appello contro la sentenza,
ma poi il reato di diffamazione è stato depenalizzato e le accuse sono state ritirate.
A luglio, un gruppo di difensori dei diritti umani ha pubblicato un rapporto sull’omicidio della loro collega
Natalia Estemirova, avvenuto nel luglio 2009. Il rapporto ha messo in luce le numerose omissioni e incongruenze dell’inchiesta ufficiale e ha concluso che non erano stati approfonditi in modo esauriente gli indizi
che collegavano la sua morte a funzionari delle forze di sicurezza cecene. Dopo la pubblicazione del rapporto, il capo della commissione d’inchiesta ha promesso che sarebbero stati esaminati tutti i possibili
indizi relativi all’omicidio, ma a fine anno non aveva ancora rivelato nuove informazioni.
Una nuova inchiesta sull’omicidio, avvenuto nel 2006, della giornalista Anna Politkovskaya ha portato,
nei mesi di giugno e agosto, all’arresto di due nuovi sospettati, uno dei quali ritenuto il possibile esecutore
materiale. Altri due identificati come sospettati, compreso uno di quelli assolti nel 2009, hanno continuato
a scontare periodi di reclusione per altri reati.
A maggio, un tribunale di Mosca ha condannato due attivisti di estrema destra rispettivamente all’ergastolo
e a 18 anni di carcere, per gli omicidi dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova, avvenuti nel gennaio 2009.
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TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
La nuova legge sulla polizia, entrata in vigore a marzo, ha introdotto la valutazione formale di tutti gli agenti e ne ha ridotto il numero. Tuttavia, non sono state previste norme
effettive per rafforzare il riconoscimento delle responsabilità della polizia o per combattere l’impunità per le violazioni commesse dagli agenti e i benefici della nuova legge
sono rimasti vaghi. Le denunce di tortura e altri maltrattamenti sono rimaste diffuse ma
sono state raramente oggetto di indagini efficaci e le ferite subite dalle vittime, se documentate, sono state spesso archiviate come conseguenze di un uso legittimo della
forza. I procedimenti giudiziari che hanno portato alla condanna dei responsabili sono
stati altrettanto rari. Anche la negazione di cure mediche adeguate durante la custodia
è stata ampiamente denunciata e, secondo quanto riferito, è stata utilizzata per estorcere
confessioni. I prigionieri condannati hanno spesso riferito di essere stati sottoposti a violenze, da parte sia degli agenti di custodia, sia degli altri detenuti, poco dopo il loro
arrivo in carcere.
A settembre è iniziato il processo di due agenti di polizia accusati di abuso di potere, anche per il caso
della detenzione illegittima e la tortura ai danni di Zelimkhan Chitigov nell’aprile 2010, il primo caso del
genere ad arrivare in giudizio in Inguscezia. Secondo quanto riferito, molte delle persone che avevano testimoniato contro i due agenti sono state vittime di una campagna di pressioni e intimidazioni.
Il 18 novembre, Armen Sargsyan è stato fermato dalla polizia a Orenburg perché sospettato di furto ed è
morto poche ore dopo, secondo la polizia per una grave insufficienza cardiaca. La famiglia ha presentato
fotografie del cadavere che mostravano ferite alla testa e in altre parti del corpo. A fine anno, due agenti
di polizia erano agli arresti in relazione al decesso, altri due erano sotto inchiesta e vari ufficiali superiori
erano stati raggiunti da sanzioni disciplinari.
PROCESSI INIQUI
Nonostante i tentativi in corso per migliorare l’efficienza e l’indipendenza della magistratura, la presunta ingerenza politica, la corruzione e la collusione di giudici, pubblici
ministeri e funzionari di polizia hanno continuato ad alimentare frequenti segnalazioni
di processi iniqui.
A maggio, il tribunale cittadino di Mosca ha confermato la seconda condanna di Mikhail Khodorkovsky e
Platon Lebedev basata su accuse a malapena distinguibili da quelle dei processi precedenti, a seguito di
procedimenti giudiziari profondamente scorretti. Questo ha indotto Amnesty International a considerarli prigionieri di coscienza. Anche tenendo conto delle lunghe condanne, entrambi avevano i requisiti per ottenere
la libertà condizionale alla fine del 2011, ma è stata loro negata.
INSICUREZZA NEL CAUCASO DEL NORD
La situazione della sicurezza nel Caucaso del Nord è rimasta instabile e discontinua.
Gruppi armati hanno continuato a prendere di mira funzionari delle forze di sicurezza e
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altri esponenti, mentre i civili sono rimasti vittime del fuoco incrociato e, talvolta, attaccati deliberatamente. Le operazioni di sicurezza in tutta la regione spesso sono state accompagnate da gravi violazioni dei diritti umani. Sono stati segnalati casi di intimidazione
di testimoni e di molestie e uccisioni di giornalisti, difensori dei diritti umani e avvocati.
CECENIA
La rapida ricostruzione seguita al conflitto è proseguita con il contributo di notevoli finanziamenti federali, nonostante la disoccupazione sia rimasta un problema. A confronto
con altre regioni del Caucaso del Nord, l’attività dei gruppi armati in Cecenia è diminuita.
Ci sono state denunce di gravi violazioni dei diritti umani legate alle operazioni delle
forze di sicurezza. In una lettera inviata alla Ngo per i diritti umani Comitato interregionale contro la tortura (Komitet protiv pytok – Kpp), un pubblico ministero di alto livello
ceceno ha riconosciuto l’inefficacia delle indagini sulle sparizioni forzate in Cecenia.
La comunità locale di difensori dei diritti umani ha continuato a essere scoraggiata a
causa dell’omicidio irrisolto di Natalia Estemirova, avvenuto nel 2009, e a subire intimidazioni e molestie.
Il 9 maggio, il meccanico Tamerlan Suleimanov è stato portato via, sotto la minaccia delle armi, dall’officina
in cui lavorava a Grozny, da vari uomini che si ritiene fossero agenti di polizia. Testimoni oculari avrebbero
reso una deposizione completa sull’episodio alle autorità. Il 18 maggio è stata avviata un’indagine penale
ma il caso è rimasto insoluto.
A giugno, Supian Baskhanov e Magomed Alamov, entrambi appartenenti al Kpp, sono stati arrestati a
Grozny dopo una manifestazione autorizzata contro la tortura. Hanno ricevuto ripetute minacce informali
da funzionari di polizia per la loro legittima attività in favore dei diritti umani.
È proseguita l’inchiesta sulla detenzione segreta e la presunta tortura di Islam Umarpashaev da parte di
agenti di polizia, andata avanti quattro mesi, a partire dal dicembre 2009. Secondo quanto appreso, la
sua famiglia e il gruppo d’investigatori federali ufficiali hanno ricevuto minacce dirette da un alto funzionario della polizia cecena. La polizia locale si è sistematicamente rifiutata di collaborare alle indagini e i
sospettati hanno continuato a svolgere il loro lavoro nella polizia.
Nel corso dell’anno, le autorità cecene hanno sgomberato da rifugi temporanei nella città di Grozny circa
100 famiglie, sfollate durante il conflitto. Molte hanno avuto un preavviso di sole 48 ore e non è stata
offerta loro alcuna sistemazione alternativa. Alcuni degli sgomberati sarebbero stati costretti da uomini
armati a firmare dichiarazioni nelle quali affermavano di allontanarsi dai rifugi volontariamente.
La rinascita delle “tradizioni cecene”, attivamente promossa dal capo della Repubblica
Cecena Ramzan Kadyrov, ha provocato l’aumento delle disuguaglianze di genere e accresciuto la vulnerabilità di donne e ragazze alla violenza domestica e sessuale.
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Zarema (nome di fantasia) ha dichiarato ad Amnesty International di essere stata sistematicamente sottoposta a violenza sessuale da un parente stretto per molti anni. Nel
2010 si è sposata e si è trasferita a Grozny, ma il marito la picchiava. A giugno 2011 ha
cercato di andare a vivere dalla nonna, ma i fratelli l’hanno riportata dal marito. Zarema
ha cercato l’aiuto del muftiat (l’autorità spirituale musulmana) e della commissione governativa per la risoluzione dei conflitti familiari, ma entrambi le hanno risposto che doveva ubbidire al marito. A fine anno, in stato di gravidanza avanzata è fuggita di casa e
si è nascosta fuori dalla Cecenia, per timore che dopo il parto il marito la consegnasse
ai fratelli, che hanno promesso di ucciderla.
DAGESTAN
Gruppi armati hanno continuato ad attaccare agenti delle forze di sicurezza, membri
delle amministrazioni locali e importanti personaggi pubblici, tra cui i mullah che predicavano l’Islam tradizionale. Sono giunte numerose denunce di sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e tortura, legate alle operazioni per il mantenimento della
sicurezza. Violazioni avvenute in passato con il presunto intervento di funzionari statali
di sicurezza non sono state né tempestivamente indagate, né perseguite in modo efficace.
Il 26 agosto, i fratelli Zaur e Kamilpasha Gasanov e il loro padre Murad sono stati arrestati mentre lavoravano nel territorio di Stavropol. Secondo quanto riferito, lo stesso giorno il padre è stato rilasciato, mentre
Kamilpasha è stato picchiato e poi abbandonato fuori città. Zaur Gasanov è rimasto in custodia, sospettato
di aver preso parte a un attentato contro la polizia, e quindi trasferito in Dagestan dove sarebbe stato picchiato e torturato con scariche elettriche. Inizialmente gli è stato impedito di incontrare il suo avvocato, a
quanto sembra perché quest’ultimo portava la barba e per questo poteva essere sospettato di appartenere
a un gruppo armato.
A maggio, tre agenti di polizia accusati di aver torturato, nel luglio 2010, il quattordicenne Makhmud
Akhmedov, sono stati condannati a periodi di reclusione con sospensione della pena. In tribunale, la famiglia del ragazzo ha dichiarato di aver subito vessazioni e intimidazioni nel corso delle indagini e delle
udienze e ha giudicato le condanne troppo clementi. A seguito di una revisione giudiziaria, il caso è stato
riaperto per ulteriori indagini.
INGUSCEZIA
Nella prima parte dell’anno, la situazione della sicurezza in Inguscezia è sembrata migliorare significativamente. Tuttavia, nei mesi successivi sono aumentati gli attentati di
gruppi armati e le denunce di gravi violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, soprattutto legate a sparizioni forzate.
Ilez Gorchkhanov è scomparso il 21 marzo mentre viaggiava in automobile. Alcuni testimoni hanno dichiarato di aver assistito al suo rapimento da parte di circa 15 uomini armati e a volto coperto nel centro della
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città di Nazran. Le autorità ingusce hanno negato ogni coinvolgimento nel sequestro. Il corpo senza vita
di Ilez Gorchkhanov è stato ritrovato il 19 aprile.
Il 23 marzo, circa 80 manifestanti hanno bloccato una strada di Nazran, chiedendo la verità sul destino
di Ilez Gorchkhanov e la fine delle sparizioni forzate; la polizia li ha dispersi. Più tardi, nello stesso
giorno, l’attivista della società civile Magomed Khazbiev e i suoi due fratelli sono stati arrestati nella
loro abitazione, per aver “disubbidito agli ordini della polizia” durante la protesta a Nazran. Magomed
Khazbiev ha dichiarato di essere stato picchiato; registrazioni video a circuito chiuso lo mostravano
mentre, durante l’arresto, veniva chiuso nel bagagliaio di un’automobile da alcuni agenti di polizia a
volto coperto.
KABARDINO-BALKARIA
A febbraio, due attentati di gruppi armati contro obiettivi civili in un villaggio turistico
nell’area del monte Elbrus hanno provocato tre morti. Nelle operazioni di sicurezza che
ne sono seguite, decine di sospetti appartenenti a gruppi armati sono stati uccisi e molti
sono stati arrestati. Ci sono state ripetute denunce di sparizioni forzate e tortura commesse dalle forze di sicurezza.
Il 25 giugno, la famiglia di Murat Bedzhiev ha denunciato la sua scomparsa a Tyrnyauz. Inizialmente le
autorità hanno negato il suo arresto ma due giorni più tardi l’hanno confermato. Un rapporto dell’ospedale
locale ha confermato che per tre volte, tra il 27 e il 28 giugno, dal centro di detenzione era stata chiamata
un’ambulanza per farlo visitare e ha documentato contusioni e gravi ferite alla testa.
OSSEZIA DEL NORD
Ci sono stati sporadici episodi di violenza. Le forze di sicurezza locali e federali, con
base in Ossezia del Nord, hanno lanciato operazioni di sicurezza nella repubblica e nella
vicina Inguscezia, a quanto risulta commettendo numerose violazioni dei diritti umani.
Secondo quanto riferito, il 18 marzo, nel villaggio di Chermen, i due adolescenti Ruslan Timurziev e Imeir
Dzaurov sono stati picchiati con il calcio dei fucili da circa 15 funzionari militari, alla presenza di numerosi
testimoni. I militari, che stavano attraversando il villaggio in due furgoni, erano scesi e avevano urinato
vicino a una casa privata. I ragazzi avevano protestato e i militari li hanno picchiati così duramente che
hanno dovuto essere ricoverati in ospedale. I loro genitori hanno ripetutamente reclamato con le autorità,
ma inutilmente.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Alcuni delegati di Amnesty International hanno visitato la Russia a maggio e giugno.
Briefing to the Human Rights Committee on follow-up to the concluding observations on
Russia’s sixth periodic report under the International Covenant for Civil and Political
Rights (EUR 46/007/2011)
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Beaten up for speaking out: attacks on human rights defenders in the Russian Federation
(EUR 46/038/2011)
SERBIA
REPUBBLICA DI SERBIA, COMPRESO
KOSSOVO
Capo di stato: Boris Tadić
Capo del governo: Mirko Cvetković
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Popolazione: 9,9 milioni
Aspettativa di vita: 74,5 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni: 7,1‰
Alfabetizzazione adulti: 97,8%
Ratko Mladić e Goran Hadžić sono stati arrestati in Serbia e trasferiti al Tribunale penale
internazionale per l’ex Jugoslavia (Tribunale). A Belgrado sono proseguiti gli sgomberi
forzati di rom da insediamenti informali.
CONTESTO
A seguito del trasferimento di Ratko Mladić e Goran Hadžić al Tribunale, a ottobre la
Commissione europea (European Commission – Ec) ha raccomandato che alla Serbia
fosse garantito lo status di paese candidato all’Eu.
A marzo, con la mediazione dell’Eu, sono stati avviati colloqui tra la Serbia e il Kossovo,
finalizzati a risolvere alcuni problemi tecnici relativi alla cooperazione regionale, inclusi
gli accordi doganali. I colloqui si sono interrotti a settembre, dopo che le autorità del
Kossovo a luglio avevano aperto postazioni doganali al confine con la Serbia. Le violenze
che sono seguite hanno innescato una crisi politica; a dicembre è stato trovato un accordo
sulla gestione congiunta del confine. A dicembre, il Consiglio d’Europa ha rinviato a febbraio 2012 la decisione sulla candidatura della Serbia, a condizione che raggiungesse
un accordo di cooperazione con il Kossovo.
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
A febbraio, l’ex vice ministro dell’Interno Vlastimir Đorđević è stato condannato a 27
anni di reclusione per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi in Kossovo
nel 1999 per persecuzioni politiche, razziali e religiose, omicidio, deportazione e trasferimenti forzati. La camera di prima istanza ha stabilito che Vlastimir Đorđević aveva avuto
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