Visualizza PDF - Studio d`Arte GR
Transcript
Visualizza PDF - Studio d`Arte GR
J orrit Tornquist allo studio G.R. Studio d’Arte G.R. - Sacile www.studioartegr.com Lo sponsor 1 giugno - 29 luglio 2012 Il colore come Studio d’Arte G.R. interpretazione della natura Viale Zancanaro, n. 44 - Sacile - PN A cura di: Studio d’Arte G.R. Coordinamento scientifico: Alberto Pasini Coordinamento tecnico: Maria Lucia Fabio Gaspare e Giancarlo Lucchetta Si ringraziano: Cortney Lane Steel Fotografie: Archivio Studio G.R. Archivio Tornquist Jorrit Tornquist: Flavia Artico Galleria Poliart Alberto Pasini di Giovanni Granzotto Rosella Tornquist Ugo Granzotto Elsa Dezuanni L’arte oltre le intenzioni” Antonio, Fiorenzo, Duilio Dal Fabbro Giovanni Granzotto “Biasi e Tornquist: Un particolare ringraziamento a: Direzione: Testi in catalogo: di Alberto Pasini L’intersezione tra colore e pensiero di Cortney Lane Stell Giorgione Renzo Limana Anna Mascorella Opere Daria Patrucco Le origini Massimo Pignat Ennio Pouchard Opus, senza titolo e luci 1964-1980 Anselmo Villata Pieghe sfumature e stracci anni ’80 e ’90 Progetto grafico: Ketty Gallucci Con il sostegno di: Ultimo periodo Trasporti: Fabio Ianna Flavio Fasan Cenni biografici e percorso artistico di Elsa Dezuanni Finito di stampare nel mese di Maggio 2012 presso le Grafiche De Bastiani - Godega di S. Urbano - TV © Dario De Bastiani Editore, Vittorio Veneto 2012 ISBN 978-88-8466-269-9 il gruppo euromobil Dal 1985 il Gruppo Euromobil ha caratterizzato tutta la propria attività accompagnandola alla promozione dell’arte moderna e contemporanea. Motivato e sostenuto dalla personale passione e sensibilità dei fratelli Lucchetta, titolari dell’azienda, l’intervento si è gradualmente articolato e differenziato nel tempo: dal sostegno all’attività espositiva di artisti contemporanei, al contributo alla realizzazione di importanti rassegne storiche, alla produzione editoriale. Il prodotto di Industrial design del Gruppo, d’avanguardia nelle linee e nella scelta dei materiali, trova il suo naturale partner comunicativo nell’arte contemporanea, campo nel quale l’innovazione, anche estrema, non rinnega la tradizione. Antonio, Fiorenzo, Gaspare, Giancarlo Lucchetta Alberto Pasini Alchimista, biologo, designer, fisico, professore e anche un po’ artista…Jorrit Tornquist è noto a livello internazionale per l’originale ricerca, intrapresa oltre cinquanta anni fa, sul Il colore come tema del colore. Tale soggetto, già ispezionato fin nei minimi dettagli da numerose correnti interpretazione artistiche, è in realtà indagato dal maestro austriaco, non solo attraverso gli ormai abusati della natura studi prettamente tonali ed emotivi, caratteristici del settore creativo, ma esattamente sotto la guida specifica di ognuno degli appellativi attribuitogli all’inizio del periodo precedente. Come biologo studia i fattori che determinano la percezione del colore, analizza gli elementi del regno naturale ed animale e il loro rapporto con le varie tinte, le mutazioni, le interazioni, il mimetismo e ogni particolarità che la natura e gli organismi viventi possiedono in relazione a questo soggetto; forte di tali apprendimenti giunge alla totale padronanza degli effetti possibili e delle proprietà del pigmento. Grazie al coinvolgimento con il mondo del design infonde all’elemento cromatico una dimensione quotidiana, in grado di dialogare continuamente con la vita e le abitudini i tutti i giorni; e proprio tale particolarità avvicina le sue produzioni alla cultura popolare, le rende più semplici da comprendere e, dall’altro lato, ne fa prevedere il risultato. Un altro aspetto fondamentale è quello di fisicoscienzato, attraverso questo l’artista è in grado di conoscere le innumerevoli reciprocità che si vengono a creare tra gli agenti esterni e il colore stesso, primo di tutti la luce; tale nozione risulta di fondamentale importanza per la creazione di opere d’arte in grado di interagire e di rapportarsi con l’ambiente in cui vengono collocate e di modificarsi di conseguenza. La qualifica di professore indica poi la riconosciuta padronanza delle teorie che formano il “comportamento” del colore e la capacità di trasmetterle, nonché di applicarle, in maniera semplice e stimolante. Per concludere si è detto, non senza una buona dose di ironia, che Tornquist è anche un po’ artista, ovviamente è per questo suo titolo che questa mostra è stata organizzata e che ora stò scrivendo queste righe, ed è esattamente per lo stesso motivo che è conosciuto in tutto il mondo. La verità in fondo però è che Jorrit risulta solo alla fine essere un artista, infatti la sua attitudine verso la creatività e l’innata capacità tecnica gli conferiscono la rarissima possibilità di trasmettere una forma compiuta, e direi, anche decisamente gradevole, al colore e a tutte le teorie e sfumature che stanno alla base di questo. Questa breve descrizione, rappresentativa di questo grande e preparatissimo artista, appare ovviamente scarna e piena di lacune. Si potrebbero così citare le fondamentali nozioni di psicologia che permettono di associare ad una combinazione i colori determinate sensazioni, quelle di chimica, che rendono possibile un particolare effetto e una sfumatura, grazie alla fusione di particolari elementi, o la grande manualità che è richiesta per la realizzazione di queste opere. Abbiamo inoltre tralasciato le doti di paesaggista e urbanista che entrano in gioco nel momento in cui si cimenta nella colorazione di edifici come i colori, la relatività di un punto di vista, la luce, primariamente come elemento che o monumenti su scala ambientale e persino di interi quartieri. Senza stare a dilungarsi in determina il processo visivo, e le più svariate particolarità del mondo bio-chimico, siano elenchi noiosi di qualifiche e definizioni fine a loro stesse, sono convinto che “alchimista”, realmente i piloni portanti di un’elegantissima opera d’arte che apparentemente non sem- il primo appellativo attribuito all’artista, appaia incredibilmente azzeccato; egli infatti, forte bra trovar giustificazione se non in sé stessa. di rigide e fondamentali leggi scientifiche, di altre conoscenze di base ottenute attraverso Giunto a tale primario risultato, Tornquist inizia a sperimentare febbrilmente tutte le poten- lo studio e l’esperienza e per mezzo di materiali d’uso comune, dà forma e vita a raffina- zialità dell’elemento cromatico in relazione alla struttura che definisce il modello dell’ope- tissime opere d’arte, apparentemente grazie ad una strampalata magia. ra: colore e modulo si compenetrano e si fondono insieme dando origine a composizioni Una simile raffigurazione, che sintetizza idealmente le peculiarità e la compiutezza che giocano sulla destabilizzazione visuale del riguardante. Malgrado i numerosi punti in dell’artista-scienzato, funge da introduzione ideale a questa completa mostra antologica, comune non si tratta comunque di Optical Art in senso proprio, la struttura è infatti pen- omaggio che lo studio d’arte G.R. dedica a Jorrit Tornquist dopo un decennio esatto di sti- sata non per creare interferenze attraverso l’accostamento di differenti forme geometriche molante collaborazione. Fino ad ora la “parata” espositiva delle opere dell’artista austriaco ma per sfruttare al massimo la possibilità di dialogo e lo studio delle varie tinte. prendeva inizio con la tela origine della luce del 1961, il cui contenuto è perfettamente Superato il periodo della formazione e compiutosi anche il riconosciuto approdo nel mon- sintetizzato da queste righe: -Poi cominciai ad usare materiale bianco, inteso come luce do del jet set artistico, forte dei primi successi avviene il passaggio agli anni’ 70, momento strutturata. Nel centro del bianco sorgevano intesi come elementi del bianco stesso, i del primo basilare cambio di tendenza verso un’estetica più intellettuale e minimalista. colori; in modo che dal bianco che simbolizza la luce, potessero nascere colori che sensi- Nel decennio precedente la produzione era essenzialmente identificata da due soggetti: bilizzavano il bianco stesso, strutturandolo con rientranze e protuberanze, in maniera che colore e forma (geometrica), ora invece avviene il sostanziale superamento della forma in apparisse trasparente-trascendente e così anche captabile come luce. Da questo fondo favore del colore. Sulla scia delle nuove tendenze di pensiero e delle ultime derive dell’arte originario penetrava colore strutturato1-. Per la prima volta in quest’occasione, tale capo- e del disegno industriale, Tornquist semplifica (a livello visivo) la sua produzione a livelli lavoro chiuderà la prima sezione della mostra e saranno presentate alcune opere inedite estremi creando una serie di opere, identificate solo dal titolo opus (“opera” in latino), risalenti alla fine degli anni ’50, che ci aiuteranno a comprendere ancor più approfondita- che relegano nell’oblio qualsiasi riferimento oggettivo al modulo geometrico così come mente il complesso iter storico e creativo dell’artista. ogni estenuato collegamento ai moti dell’anima. Questi dipinti prendono le sembianze Si tratta perlopiù di opere su carta esteticamente complesse e visivamente poco attraenti, di un quadrato monocromo, a ben guardare però la monocromia è solo apparente e si realizzate attraverso l’accumulo di cera e bruciature, collage di carta velina e altri mate- percepisce una leggera sfumatura che raggiunge il massimo contrasto tra l’angolo in alto riali, il tutto armonizzato e reso comprensibile da esili disegni a china e a matita. Queste a sinistra e quello in basso a destra; persino il telaio è sagomato verso l’interno in modo composizioni, alla creazione delle quali contribuiscono altre svariate tecniche e materiali, che non possa in alcun modo interferire con l’opera. Osservando con maggior attenzione, sono caratterizzate da forme che assumono a tratti l’aspetto di elementi naturali e in par- si nota però che questi opus sono formati da una serie di venticinque quadrati più piccoli, ticolar modo vegetali. Questi quadri sono dunque rigorosi studi artistico-scientifici che ri- ognuno colorato a tinta unita ed ognuno accostato ad un altro di colore talmente simile da coprono il ruolo fondamentale di trait-d’union tra la dura ricerca sperimentale, tipica dello non distinguerne la differenza, se non nella visione d’insieme. In altri casi, più rari, i qua- scienziato-biologo, e quella sublime e raffinata che definisce l’artista. Tale esercizio crea- drati monocromi vengono combinati inserendo quello più chiaro al centro ed ottenendo tivo funge insomma da anello mancante tra le analisi teoriche e gli insegnamenti appresi una sorta di croce. I colori più frequentemente utilizzati sono l’azzurro, il rosa e il grigio sulla natura, e gli splendidi risultati formali che, proprio con origine della luce, segnano e rimandano velatamente al cielo da cui prendono ispirazione. L’indicazione dell’artista è l’esordio vero e proprio nel mondo dell’arte. Come già accennato, appare ora molto più quella di esporli alla luce naturale, in questa maniera è possibile notare un radicale cam- chiaro come la natura funga da primaria ispirazione per l’opera di Tornquist, e soprattutto biamento di tinta al variare delle condizioni luministiche cui è esposto questo schermo di colore puro, il dialogo con la natura e le numerose variabili presenti in essa contribuiscono 1 Jorrit Tornquist, Contenuto simbolico, materiale smaterialiazzato da Analysis di una krisis, 1978 sia alla creazione che alla fruizione dell’opera. Di certo gli anni ’70 non si esauriscono in questo ciclo di opere, ma è quello fondamentale e di maggior portata creativa, da cui gli Nel periodo successivo continua a sperimentare, portando alle estreme conseguenze altri prendono ispirazione. l’idea di tridimensionalità in un’opera da parete e i riferimenti ad una superficie concreta, Scandendo la carriera di Tornquist per fondamentali periodi, esattamente in relazione naturale e quotidiana. Sono così ideati gli stracci, protagonisti di un ciclo pittorico unico parallela alla scelta espositiva divisa in sezioni, è il momento di passare agli anni ’80 e e attualissimo che fugge dalla bidimensionalità e si avvicina alla vita comune. Un telaio alle grandi innovazioni che questa fase ha determinato. Dopo le Sfumature, virtuoso ciclo rinforzato, coperto da una sottile tela di lino neutro, funge da base di appoggio per una pittorico che riprende le forti variazioni cromatiche presenti nel cielo al tramonto, o in altre serie di pseudo-corde del diametro di un paio di centimetri, ottenute attraverso l’intreccio variabili, Tornquist si rende conto che la superficie pittorica piatta non sembra essere più di stracci. Queste sono fissate una accanto all’altra sulla superficie e sono imbevute di co- sufficiente a contenere tutte le possibilità racchiuse nel colore. Il primo esperimento si lore acrilico che anche in questo caso è pensato per ottenere una ben precisa variazione concretizza nella piegatura di un ritaglio di tessuto dalla forma rettangolare su sé stesso, cromatica. La caratteristica del materiale, con le sue scavature, le sporgenze, gli spazi che al fine di ottenere un determinato numero di parti uguali. Ognuno dei rettangoli ricavati, si formano tra una corda e l’altra, i lembi imperfetti e i fili che rompono la composizione come nel caso degli opus, è colorato con una tinta differente, spesso viene utilizzata del piano, si presta perfettamente agli effetti cangianti che offre la luce in corrispondenza anche una vernice metallica per accentuare la mutevolezza dell’opera e l’incisività della del pigmento; l’effetto è dunque potenziato ma non in termini complessi o accademici, gli sfumatura. La stoffa non è poi fissata ad alcun supporto ma è lasciata svolazzante in stracci sono infatti un materiale che è talmente d’uso comune da essere comprensibile da modo da sottolinearne la tridimensionalità ottenuta attraverso le pieghe; queste “garze” tutti e vicino ad ogni interpretazione. Le tinte e le sfumature non seguono poi uno schema dialogano continuamente con l’ambiente circostante e con la luce che ne modifica la fisso ma si adattano di volta in volta all’effetto ricercato, concretizzandosi in monocromi percezione di continuo. Dopo una serie di nuovi esperimenti, il risultato compiuto è ot- quanto più in virtuosi cangianti multiformi. Un principio molto simile è poi applicato anche tenuto attraverso le pieghe, in questo ciclo, poi protratto fino ad oggi, la tela non viene alla cartapesta, trattata in maniera da ottenere un più o meno fitto reticolo dal modulo fatta aderire completamente al telaio ma ne lascia libera una parte ed è arrotolata su sé quadrato, viene colorata, anche in questo caso senza seguire uno piano fisso, e le tinte stessa dando origine ad una serie più o meno vasta di pieghe. La colorazione della tela prendono intonazioni variopinte e mutevoli in corrispondenza dei pieni o dei vuoti. è di norma tendenzialmente monocroma ed assume una vaga sfumatura in prossimità La ricerca di Jorrit Tornquist continua imperterrita ad innovarsi senza tregua così come delle pieghe, queste invece sono impregnate di colore dalle tinte differenti e dalla compo- la sua produzione avanza e si protrae fino ad oggi, ma credo che a questo punto non sizione metallica. La dura ricerca ha dato i suoi risultati e l’effetto ottenuto è folgorante: la abbia senso insistere su descrizioni forzate, quando un solo sguardo è in grado di chiarire luce scivola sulla superficie piatta, si modifica in corrispondenza del cambio di cromia ed meglio di molte parole il soggetto trattato. Spero però di avere fornito una chiave di lettura inizia a danzare imprevedibilmente quando incontra le nuance mutevoli delle grinze, per chiara per l’interpretazione di questa complessa forma d’arte che prende origine dalla poi spegnersi nel buco lasciato dal telaio vuoto e continuare a comunicare con il sito in scienza e si avvicina in maniera comprensibile all’uomo e alla vita inseguendo il sogno di cui è collocata l’opera. Al fine di ottenere differenti effetti, tale produzione è diversificata ricreare la natura. attraverso l’accumulo di pieghe che pur non scoprono il telaio o di strappi sulla tela, che danno origine a nuove forme. Con questa intuizione l’opera, un po’ come nel caso dell’arte Programmata, è sempre mutevole a seconda del punto di vista, della posizione, della luce e persino del muro su cui è poggiata, tale spettro di variazioni non ha però bisogno della collaborazione del riguardante ma esiste fin tanto che esiste l’opera. La similitudine con la natura, con le increspature dell’acqua provocate dal vento, e la luce del tramonto che scintilla e gioca a contatto con queste onde, è facilmente riscontrabile. Tali innovazioni decretano un radicale abbandono di ogni intellettualismo a favore di una formula più vicina alla vita e alla natura. Giovanni Granzotto […] Anche per Tornquist la stimolante stagione degli anni sessanta aveva significato il portare l’elaborazione intellettuale all’interno del mondo fenomenico; ma per lo studioso austriaco — allora non aveva ancora intrapreso gli intricati sentieri dell’arte — il campo d’azione era inteso in una visione molto più dilatata, generale, onnicomprensiva; ed il piano operativo era quello di scandagliare i valori e le misure della luce per poter riconoscere tutti i portati dello spettro cromatico, e conseguentemente poterne elaborare una strategia operativa, di comunicazione e di soddisfazione sensoriale. Davvero Tornquist, per strade molto rigorose, stava battendo l’altro versante della “gestalt”, quasi in bilico fra scienza e utopia, in una crescente perlustrazione del crinale sottile della percezione cromatica, delle sue componenti strutturali e delle sue mutevoli manifestazioni. L’ambizioso progetto, in parte comunque realizzato con lo sviluppo della sua ricerca, di costruire una teoria sperimentale sulle regole fondanti la definizione dei rapporti fra i pigmenti e su quelle sottostanti alla loro manifestazione, e, inoltre, sulle modalità della percezione del colore, sulle sue possibilità espressive e sulle sue potenzialità nell’influenzare la psicologia individuale, non prevedeva inizialmente digressioni nel mondo della creatività. Le prime opere pittoriche di Tornquist, datate inizio anni sessanta, nascevano infatti come testimonianza empirica, soggette però a coordinate di ordine strettamente scientifico, dei suoi studi e delle sue teorizzazioni. Tutti gli Opus ed i Senza titolo di quei primi anni sessanta, anche quello in bianco e nero del 1965, presente in mostra — dove comunque i due colori non esprimono una condizione ed una manifestazione neutra, bensì un preciso passaggio percettivo — inizialmente non aspiravano alla dignità di opera d’arte, e nemmeno a quella proto artistica di oggetti d’arte. Si limitavano a testimoniare, ad offrirsi come delle dimostrazioni, come degli esempi concreti. […] Dunque, come avevamo già notato, pur con premesse molto lontane — Biasi era tentato da una fenomenologia empirica che doveva guidarlo verso tanti nuovi e liberi approdi; Tornquist era invece interessato all’edificazione di una teoria generale del colore, sostenuta da una ben strutturata impalcatura razionalista, anche se costantemente posta a confronto con le prove dell’esperienza sensibile — nella prima parte della loro ricerca entrambi i Maestri si erano disinteressati alle problematiche di natura estetico-formale dell’opera d’arte; anzi avevano proprio preso le distanze dall’opera d’arte stessa. Ma così come Biasi aveva mutato rotta in corso d’opera, anche Tornquist, quasi a sua insaputa, inizia a consolidare un nuovo tipo di rapporto con le testimonianze dirette, concrete, della sua ricerca: con i suoi dipinti, con le sue tele, con le sue tavole, con i suoi materiali. Pian piano, il controllato distacco dello studioso e del ricercatore va lasciando il campo ad una partecipazione più attiva, più emotivamente sostenuta, quasi ammirata, comunque fortemente attratta dalle potenzialità espressive ed ammaliatrici dell’opera. Fra Tornquist Cortney Lane Stell ed il prodotto della sua fatica viene istaurandosi un cortocircuito affettuoso, che spinge La musica potrebbe essere il linguaggio universale, ma il colore è qualcosa di molto più infinito laddove si lega alla psiche umana. Lo sviluppo delle nostre retine deter- infine l’artista a mettere in gioco anche la propria istintività, la propria carica emozionale, e Jorrit Tornquist: mina la tavolozza che usiamo per dipingere, e i filosofi si sono a lungo interrogati non solamente la propria dimensione ed il proprio ruolo di osservatore e ricercatore. Ecco L’intersezione sull’affinità della percezione del colore fra individuo e individuo. Ed è proprio il rap- sopraggiungere in opere come Riflessi, e altre, la materia, la distonia cromatica, perfino il tra colore e pensiero porto umano universale con il colore quello che su cui indaga il pittore austriaco Jorrit gesto! E poi i materiali, tessuti, gesso, cartapesta, tutti supporti, elementi funzionali a far Tornquist. I colori che vediamo sono luce riflessa di una ristretta porzione di tutte affiorare le prerogative, le costanti, le potenzialità e le sorprese del colore, si trasformano le onde luminose elettromagnetiche disponibili; nel momento in cui una particolare anche in occasioni per un rapporto sempre più personale e coinvolgente fra l’artista ed lunghezza d’onda colpisce la retina del nostro occhio, vediamo quella precisa sensa- il suo manufatto. Quando poi Tornquist inizia il ciclo, estremamente ricco e articolato, zione di colore. Mentre non possiamo vedere se non una porzione dell’intero spettro delle Pieghe, allora la partecipazione fra l’artista e l’opera si fa particolarmente eccitante. luminoso, ciò che abbiamo fatto con il nostro cerchio cromatico unico è altrettanto Entrano in scena le pulsioni sensoriali ed emotive, le attrazioni e le curiosità per aspetti profondo quanto il cerchio stesso. Gli ultimi cinque decenni di pittura di Tornquist della vita quotidiana e della cronaca, che diventano spunti per una operazione artistica agiscono come un prisma, esponendo la luce nelle sue parti separate e indagando il capace di coniugare il colore nella sua versione tattile e materica, con inquadrature della nostro rapporto con il colore. realtà atemporali, scenografiche, letterarie, tese a procurare un particolare senso di stra- Jorrit Tornquist: L’intersezione tra colore e pensiero è la prima retrospettiva dell’opera niamento in chi le osserva. Anche con Tornquist, dunque, il filo rosso dell’arte ha concluso dell’artista che si terrà negli Stati Uniti. La mostra presenta una selezione di oltre ven- il proprio percorso di avvolgimento e conquista. ticinque opere realizzate dal maestro dal 1959 ad oggi. La prima mostra di Tornquist negli Stati Uniti si tenne nel 1978 presso il Museo di Arte Moderna di New York. da: “Biasi e Tornquist: L’arte oltre le intenzioni” L’esposizione era composta sia da dipinti geometrici astratti minimalisti che da qua- Catalogo mostra “Alberto Biasi - Jorrit Tornquist” dri su tele sagomate. Trentatré anni dopo, questi generi rimangono il punto centrale Treviso - Musei Civici di Santa Caterina della sua opera. L’intersezione tra colore e pensiero segue una disposizione più o meno cronologica, guidati dai distinti gruppi di opere realizzati da Tornquist nel corso degli ultimi cinque decenni. La mostra comprende lavori che enfatizza l’intersezione tra luce e colore, l’abbraccio della struttura della tela (telai), e l’esplorazione delle tecniche di impasto. Attraverso questi svariati stili, l’opera di Tornquist ha assimilato teorie metafisiche e scientifiche al fine di descrivere accuratamente ed interpretare le informazioni raccolte dalla percezione umana della luce e del colore. Noto architetto e designer di professione, Tornquist trasferisce nella tela anche la sua conoscenza funzionale in ambito spaziale, cromatico e luministico. La visione fornita dalla retrospettiva di un’artista non è dissimile da uno scavo archeologico intrapreso al fine di portare alla luce ed esporre materiali del passato. Contemplare il lavoro di una vita, bisogna prendere in considerazione il fatto che negli ultimi cinque decenni vi è stata un’evoluzione nella teoria dei colori. Nella vita di Tornquist, il colore ha visto una miriade di cambiamenti culturali e scientifiche. Egli ha vissuto le prime trasmissioni della televisione a colori, lo sviluppo di un sistema per la misurazione quantitativa del colore, nonché la scoperta e lo studio dei coni recettori cromatici presenti negli occhi. Tali sviluppi, a loro volta, permeano e dirigono il lavoro quadrato. Qui, Tornquist nega la purezza del lavoro di Malevich e trasforma il quadrato dell’artista. nero in un oggetto del mondo. Qui, Tornquist trasforma la famosa forma di Malevich Nato a Graz, in Austria, nel 1938, tre anni dopo l’invenzione della pellicola Koda- in un oggetto fisico. chrome, Tornquist apparteneva ad una generazione che vide il modo di intendere e Prendendo degli oggetti rappresentativi dalla tela, Tornquist isolava la sua indagine l’uso del colore cambiare drasticamente. Negli anni ‘50 studiò biologia ed architettura nelle varie proprietà del colore: valore, lunghezza d’onda e tonalità. Per molti aspetti, presso l’Università di Graz, una delle maggiori istituzioni di istruzione superiore in i primi lavori che si concentrano sulla forma, il colore e la luce diventano, in qualche Austria che vanta l’impressionante numero di ben sei vincitori del premio Nobel tra modo, “immateriali”, trascendendo i limiti della tela e fungendo da composizioni ra- il suo corpo docente. La sua formazione lo portò a Cagliari e, successivamente, a zionali di colore puro. Successivamente alle sue prime austere composizioni in bian- Milano, dove ha insegnato la teoria del colore e della luce presso l’Istituto Europeo di co e nero, nel 1959 Tornquist iniziò a concentrarsi sulla fenomenologia del colore Design (European Institute of Design). Negli anni 1950, in concomitanza con gli studi (ciò, proprio mentre l’attenzione del mondo dell’arte americana si stava allontanando biologia, Tornquist dava inizio alla sua esplorazione del colore e della luce attraverso dall’Espressionismo Astratto per orientarsi verso Minimalismo). Gli studi iniziati attor- la pittura. no ai vent’anni influenzarono la carriera di tutta una vita dedicata alla ricerca sulla consapevolezza e gli oggetti dell’esperienza diretta in relazione al colore. LE OPERE INIZIALI: i primi lavori di Tornquist si basano su forme strutturali, e più L’opera L’Origine della Luce Opus II, del 1961, è un’analisi descrittiva della luce. precisamente sul quadrato. In questo periodo, il colore non era la forza dominante L’opera demolisce tutte le frequenze cromatiche percepibili dall’occhio umano, unifi- della tela. Omaggio a Malevich, del 1959, mostra un uso forte della forma per creare candole a livello centrale attraverso l’utilizzo di uno sfondo di bianco, ovvero il colore la struttura dell’immagine. In questo dipinto, un grande quadrato nero riempie la tela che è il riflesso di tutte le lunghezze d’onda della luce visibile. Collocati contro questo nera, circondato da quattro rettangoli marroni. L’opera rende omaggio al Quadrato campo bianco, due anelli di quadrati multicolori si irradiano da un cerchio al pari di Nero, importante creazione del pittore e teorico dell’arte russo, Kasimir Malevich, pio- un cerchio cromatico esploso. Il lavoro ne risulta in movimento; il colore potrebbe es- niere dell’astrattismo geometrico degli inizi del ventesimo secolo. Ed è la serie radicale sere percepito come irradiantesi all’esterno o in movimento all’interno verso il cerchio di dipinti di Malevich ad aver liberato i pittori dal loro far riferimento alla realtà esterna, centrale. Il titolo dell’opera, L’Origine della Luce, fa pensare che la luce vi stia traendo consentendo agli artisti di concentrarsi esclusivamente sulle forme e i colori puri. Scri- origine, che sia, per così dire, il luogo di nascita della luce. La questione evocata è di vendo a proposito della propria motivazione riguardo alla creazione di opere astratte, tipo esistenziale: da dove proviene la luce, innanzi tutto? Quest’opera illustra chiara- Malevich spiegava: “È emersa in me con chiarezza la consapevolezza della necessità mente l’approccio di Tornquist nei confronti della pittura, coniugando studi intuitivi e di creare nuove strutture di colore puro basandosi su ciò che il colore richiede ed scientifici al fine di indagare l’esperienza umana in termini di colore e di luce. anche del fatto che il colore, a sua volta, dovesse passare dalla mescolanza pittorica Le maggiori influenze subite da Tornquist nel corso della sua vita spaziano da Charles ad una unità indipendente, una struttura nella quale sarebbe stato ad un tempo in- Darwin ad Oscar Wilde, passando per Johann Wolfgang Goethe. Tutti questi pensa- dividuale in un ambiente collettivo e individualmente indipendente.”1 Senza questo tori sono stati dei capofila creativi nei loro rispettivi campi, dallo sviluppo della teoria movimento di fondamentale importanza, noto come Suprematismo, Tornquist non dell’evoluzione alla teoria letteraria, fino alla teoria dei colori. Nel 1810, Goethe pub- avrebbe potuto sentirsi liberato per esplorare la forma, il colore e la luce come unici blicò la Teoria dei Colori, in cui qualificava il colore come il risultato dell’interazione tra soggetti del suo lavoro. In questo quadro, Omaggio a Malevich, Tornquist reagisce al luce e buio. Dopo la traduzione in inglese del testo, le osservazioni di Goethe influen- Quadrato Nero aggiungendo quattro rettangoli marroni simili nastro agli angoli della zarono largamente le successive teorie dei colori, che continuano a pervadere il mon- forma minimalista, in maniera tale da far sì che il quadrato nero dia l’impressione di do dell’arte contemporanea. Goethe fu il primo a dedicarsi ad una ricerca metodica essere stato applicato alla tela con del nastro, appunto. L’atto di aggiungere del nastro sugli effetti psicologici dei colori, che portò allo sviluppo del cerchio cromatico – alla fa sì che il suo quadro rappresenti qualcosa di più di una semplice immagine di un base delle indagini di Tornquist. Il contrasto è stata una proprietà fondamentale nella scoperta delle caratteristiche all’interazione tra l’esperienza umana e il colore; ad esempio, negli studi medici si della luce e del colore; ed è stato anche al centro di molte delle opere iniziali di dovrebbero usare dei colori calmanti per la sala d’attesa ed una forte illuminazione Tornquist. In Opus 45, del 1965, una composizione astratta a scacchiera copre lo bianca per i locali destinati ai trattamenti. In alcuni edifici, come l’Istituto Afroasiatico sfondo della tela, mentre delle linee gialle, verdi e rosse formano su di esso un motivo di Leechgasse, a Graz, la preoccupazione principale di Tornquist era quella di creare a griglia. Quest’opera dinamica ricorre alla piattezza della tela e, allo stesso tempo, un equilibrio psicologico derivante dagli effetti della luce uniforme. Il risultato, secon- attraverso quel motivo, dà l’impressione di due piani tenuti in una giustapposizione do i critici, era che l’edificio si convertiva in un cerchio di luce. La struttura in legno tesa e contraddittoria. A causa del processo della visione, le linee gialle, verdi e rosse esterna dell’Istituto è decorato con colori scelti per evocare l’ambiente naturale e creano delle immagini residue positive, mantenendone il colore originale. Questo di- un’energia edificante. All’interno, Tornquist usò il rosso per simboleggiare la battaglia pinto, come del resto molte delle opere di Tornquist degli anni ‘60, è un esercizio di della vita e dell’amore, ricorrendo invece, sulla parte esterna del palazzo, ai blu e ai comprensione del rapporto esistente tra visione e percezione, unificate dalla purezza verdi per evocare il paesaggio circostante. Nel suo lavoro di progettazione, egli mette a della geometria matematica e dalla teoria dei colori. frutto le proprie conoscenze sugli effetti del colore per creare impostazioni ambientali, In quel periodo Tornquist stava iniziando a guardare alla percezione della luce come rendendo così il pubblico cosciente del colore che lo circonda. Nei suoi progetti, così soggetto, la scienza cambiò radicalmente la teoria dell’origine del mondo grazie all’in- come nei suoi dipinti, Tornquist utilizza il colore come forma unificante, dando prova venzione di strumenti in grado di percepire la luce invisibile ad occhio nudo. Nel di una profonda preoccupazione per il rapporto e l’interazione tra l’esperienza umana periodo compreso fra gli anni ‘40 e ‘60, con l’aiuto di un radiotelescopio per osservare e il colore. questa luce, gli scienziati Arno Penzias e Robert Woodrow riuscirono a fornire una prova sperimentale a sostegno della teoria del Big Bang. Questi studi ci hanno aiutato LO SPAZIO AMPIO: Negli anni ‘70, Tornquist esplorò l’impiego della tela sia come spa- a capire meglio i limiti della percezione umana, con una conseguente migliore com- zio ampio che come spazio contenuto. Questa esplorazione è testimoniata dall’attenta prensione del mondo che ci circonda e dei limiti del nostro stesso corpo. Mentre gli considerazione del rapporto ottico tra figura e sfondo, così come dall’uso di molteplici scienziati ricorrevano all’uso della luce per studiare l’origine dell’universo, Tornquist oggetti in relazione gli uni agli altri. In lavori come Senza titolo, 1974, egli si è cimen- si spingeva all’interno, nel tentativo di usare la pittura per trasmettere gli effetti psico- tato con le sottigliezze dell’interazione tra spazio positivo e negativo. Qui, una griglia di logici del colore. puntini bianchi è disseminata su di una tela di colore blu scuro. Un singolare puntino bianco campeggia, brillante come una stella nel cielo, nella sezione centrale di destra IL PROGETTO CROMATICO: I Color Projects sono dei progetti di collaborazione che della composizione. Nessuna linea o forma è estranea, in quest’opera; l’applicazione integrano la luce e il colore all’interno della funzione dello spazio architettonico. Tor- della pittura stessa e la giustapposizione degli elementi, tutto contribuisce al raggiun- nquist crede che il suo lavoro faccia parte del proprio impegno nei confronti del gimento di un’intensa armonia euclidea. L’acuto senso della proporzione, il senso mondo, ed afferma che le sue opere d’arte prendano forma non già interpretando il dello spazio, e la nozione di ordine si fondono per fare di questo dipinto un complesso mondo, bensì ascoltando e reagendo ad esso. Il procedimento pittorico di Tornquist esempio, finemente armonico, della capacità del pittore di trasmettere l’ordine e la si riflette nell’attenzione alla luce, allo spazio ed al colore che trova applicazione nella percezione in un unico lavoro. Quest’opera potrebbe essere letto in molti modi, dal- sua prassi progettuale. Mentre la carriera architettonica di Tornquist aveva già attra- la pura astrazione ad una interpretazione dell’ordine dell’universo. La sensibilità di versato gran parte della sua vita, egli portò a termine il suo primo Progetto Cromatico Tornquist per il peso delle varie forme colloca questi dipinti lontano dall’astrazione solo nel 1966. geometrica, all’interno di un genere di opere più teorico. Collaborando con altri studi di architettura, egli progettò molti spazi pubblici e pri- Senza titolo, 1971 è un’opera monocromatica composta da due quadri sospesi in una vate, che vanno dai municipi agli impianti industriali. Nella sua attività nel campo cornice di legno. Ciascuna pittura monocromatica presenta l’immagine fantasma di dell’architettura e del design, egli attribuisce una grande importanza al rapporto e una griglia quadrata, in parte presente ed in parte assente, quasi a rappresentare il ricordo di un’immagine. La cornice è integrata nella composizione da un colore az- La delicata transizione del colore uniforme in opere come questa evoca un paesaggio, zurro unificante, che la rende parte del quadro stesso. Il ricorso ad un unico colore ma nega qualsiasi oggetto riconoscibile, lasciando lo spettatore in un sublime spazio unifica i dipinti con la cornice, evidenziando, nel contempo, le differenze esistenti di contemplazione. La gradazione espansiva del colore nella pittura implica l’infinito, nella consistenza dei materiali. Quest’opera fa parte di una serie più ampia che af- sebbene il bordo della tela funga sia da barriera che da contenitore. A differenza dei fronta la questione delle sottili distinzioni rese disponibili attraverso la semplificazione pittori americani del campo colore (Color Field), Tornquist incorniciava la sua com- dell’interazione tra spazio positivo e negativo. Un’altra opera appartenente a questa posizione, contenente la tela rettilinea. Dotando di un margine l’espansività di questo serie, Senza titolo, del 1971, riguarda la stessa struttura di base. Due dipinti si librano ‘paesaggio cromatico’ (colourscape), lo spazio percepito del dipinto risulta limitato, in una cornice a teca, sebbene il colore neutralizzare, nella fattispecie, sia il bianco. provocando una tensione tra espansione e compressione. La scala dell’opera aumen- Questo dipinto rafforza ulteriormente il collegamento tra Tornquist e le composizioni ta ulteriormente questa tensione. La maggior parte dei pittori del campo di colore suprematiste di Malevich. Il quadro infame di Malevich, Composizione Suprematista: dipingevano su tele grandi abbastanza da riempire il campo visivo dello spettatore, Bianco su Bianco, del 1918, è inteso come il primo quadro monocromatico. Senza inserendo letteralmente lo spettatore all’interno del paesaggio del dipinto. Senza titolo titolo, del 1971, prende in considerazione il bianco monocromatico da un’angolazione è una tela relativamente piccola che presenta con un telaio di finestra simile ad un leggermente diversa, collocandolo in una posizione spaziale. La tela monocromatica fregio. Restringendone la scala ed inserendovi una cornice, la pittura diventa un’espe- di Tornquist è quasi scultorea; la tela diventa un oggetto tridimensionale poco profon- rienza cromatica non immersiva. do in cui il gioco di luci e ombre ne definisce fortemente la forma. Forse a causa della formazione dell’artista nel campo del design, la sperimentazione di Tornquist con la tela ed il telaio di supporto cominciò anch’essa negli anni ‘80. In IL PROFESSORATO: Tornquist è stato docente della teoria del colore e della luce pres- una storia più recente della pittura, la tela sagomata è divenuta una celebratissima so l’Istituto Europeo di Design (IED) dal 1980 al 1997. L’IED è un centro universitario icona dell’artista Frank Stella, che, abbandonando la profondità illusionistica, ha op- in cui si svolgono corsi di laurea e di specializzazione in design, moda e comunica- tato per nuove forme della tela, come la L, la U, la T o il poligono. Al pari di Stella, zione visiva. L’IED possiede varie sedi, distribuite in dodici città (Milano, Torino, Vene- Tornquist ha scelto di abbracciare la materialità e la forma della tela inserendo la zia, Cagliari, Firenze, Roma, Barcellona, Madrid, San Paolo, Rio de Janeiro, Pechino struttura sottostante nella composizione. Tuttavia, a differenza di Stella, Tornquist ha e Shanghai), e Tornquist ha insegnato nei campus di Milano e Cagliari. L’elemento scelto di rivelare letteralmente la struttura sottostante della tela. Le opere di queste se- centrale delle sue lezioni era la teoria del colore in relazione all’esperienza umana. rie coniugano le qualità estetiche e strutturali del dipinto. In opere come Senza titolo, Per Tornquist, il materiale “è il mezzo, non il messaggio.”2 Il suo insegnamento è del 1989, la tela viene tesa dal telaio, mostrando tutte le parti del dipinto. Il supporto stato orientato verso le professionalità commerciali e l’uso applicato del colore. Egli in legno diventa parte dell’estetica di questo oggetto, un dipinto posseduto dalla sua ha attuato una interpretazione del colore attinente alla moda, al design industriale e stessa struttura. In queste opere, Tornquist infrange la gerarchia dei materiali; il telaio all’architettura. Questa esperienza ha rafforzato ulteriormente, in Tornquist, i valori costituisce una parte integrante dell’opera d’arte tanto quanto lo è la pittura stessa. della creazione del colore come un importante elemento della vita quotidiana. Allontanandosi dalla rappresentazione del mondo fisico, Tornquist è in grado di immaginare una nuova realtà usando il colore come il suo soggetto. Ma alcune opere I NUOVI SVILUPPI DEGLI ANNI ‘80: La conoscenza e l’esplorazione del colore da degli anni ‘80 e oltre mostrano i segni evidenti di una narrazione personale. Profumo parte di Tornquist ha continuato a svilupparsi per tutti gli anni ‘80. In questo periodo, di Pelle, del 1989, è un esempio di questo mutamento negli stili di lavoro. Come ‘cilie- egli inizia ad interessarsi alla sua ulteriore esplorazione del colore e dello spazio at- gina sulla torta’, quest’opera mostra un’adesione alla materialità della pittura. Il titolo traverso composizioni a campi di colore e nuove tecniche di stiramento della tela. In dell’opera, Profumo di Pelle, fa riferimento all’esperienza personale, un’interpretazio- opere come Senza titolo, 1985, il colore oscilla tra l’uniforme ed l’espansivo. Un velo ne visiva della memoria di un profumo, appunto. Sebbene lo stile di Tornquist non si di colore, come un tramonto, va sfumando da un azzurro pallido ad un rosso fuoco. fondi, in genere, sull’espressione individuale, in quanto l’artista evita la presenza della propria impronta individuale, qui vediamo l’esperienza intima, soggettiva, insinuarsi una risposta descrittiva alla lunghezza ed al colore dell’opera. L’approccio al tessuto nella sua opera. Queste opere di stile ad impasto racchiudono sia l’impronta umana acrilico utilizzato in questo lavoro consente di far riflettere la luce in uno schema stria- che l’esperienza personale. to, dando a Tornquist un ulteriore controllo sul gioco di luce del dipinto. Jorrit Tornquist: L’intersezione tra colore e pensiero mostra la ricca diversità di stile I DIPINTI SCULTOREI: Tornquist ha iniziato a sperimentare dipinti in cui abban- e di intenti estetici che caratterizza questo vasto filone di astrazione contemporanea. donava l’ordinaria configurazione rettangolare, uniforme degli anni ‘80. Queste tele La diversità di approccio alla pittura che si può osservare in tutta questa retrospettiva conservavano la loro uniformità, passando, tuttavia, ad altre forme geometriche come testimonia la profonda risonanza che la forma geometrica e la struttura hanno avuto gli ovali e i triangoli, incanalando ancora una volta l’opera di Stella. Al di là di ogni sia sugli spettatori che su Tornquist stesso. Con chiarezza, tranquillità e senso della considerazione estetica, vi sono considerazioni di carattere tecnico che andrebbero forma, l’operta della sua vita distilla luce, colore e forma nella sensazione visiva. Que- fatte al momento di abbandonare la forma tradizionale. Il fatto di lasciar da parte il sta indagine lucida ed illuminante sulla carriera di Tornquist sfida il rapporto tra tela quadrato rappresentò un’ulteriore incitamento, per Tornquist, a proseguire sulla via e struttura, mettendo in evidenza lo studio del colore e della luce condotto per tutta dell’esplorazione della tela in quanto materia. In questi casi, le pitture su tele sago- la vita dall’artista. mate si muovono nella direzione della scultura. Tornquist ha affermato che le tele sagomate sono “oggetti estremamente fisici, la cui realizzazione è una verifica del mio rapporto con me stesso e con il mondo che mi circonda.”3 1 Kaiser Malevich, citato in Charles Harrison and Paul Wood eds., Art in Theory 1900 2000 (Malden, MA: Blackwell Publishing, 1982), 292-293. In Con Burqa, del 2009, l’artista tira la tela al centro del dipinto dai lati dello stesso, 2 Jorrit Tornquist, messaggio e-mail a Cortney Stell, 16 agosto 2011. il che implica un movimento. Il titolo dell’opera “Con burqa” fa riferimento al burqa, 3 Ibid. un indumento indossato da certe donne di fede islamica per coprire il proprio corpo nei luoghi pubblici. Il titolo di quest’opera evoca il tessuto inteso come una barriera o schermo. Le pieghe verticali nella tela sono in diretto contrasto con le pieghe orizzontali create dalla stoffa di un burqa. Il tirare la tela raccogliendola assieme in questo modo fa pensare, piuttosto che ad un abito, ad una vagina, suggerendo che qualsiasi cosa la mente umana faccia per distogliere l’attenzione dal corpo umano, il corpo è sempre presente. Tornquist ha cominciato a cimentarsi con il tessuto acrilico su tela negli anni Novanta. Questi dipinti offrono un diverso tipo di qualità scultorea proprio. La comparsa di queste opere è strettamente legata al processo tessile, dando spesso una esperienza di leggera profondità. In Il verde non può essere mai lungo abbastanza, del 1997, Tornquist esplora questo processo su grande scala. Con una lunghezza di poco meno di cinque metri, il dipinto è il pezzo più lungo in esposizione. Il titolo, Il verde non può essere mai lungo abbastanza, consente molteplici interpretazioni dell’opera tanto in senso letterale quanto metaforico. Il verde può essere una metafora di molte idee, tra cui: la novità, la stagione primaverile, l’erba, il denaro, la crescita o, semplicemente, il colore stesso. Il titolo potrebbe implicare la sensazione di una nostalgia della gioventù, o di un sentimento verso la natura fugace della primavera, o ancora, semplicemente, le origini 1. Senza titolo 1957 - Acquarello, cartavelina, bruciature su carta cm 31 x 58,3 1 4. Senza titolo 1958 - china, pastello, bruciature su carta cm 50 x 36 4 2. Senza titolo acquerello su carta cm 34 x 16,5 5. Senza titolo 3. Senza titolo acquerello su carta cm 34 x 16,5 2 3 1958 - china, acquarello, cera, carta velina su carta cm 50 x 65 5 6. Senza titolo 1959 - china, pastello, bruciature su carta cm 65 x 50 6 8. Senza titolo 1961 - materiali vari su tela cm 67 x 77,5 7. Senza titolo 1959 - china, pastello, bruciature su carta cm 65 x 50 7 8 9. Senza titolo 1962 - materiali vari su tela cm 55 x 71 9 10. Senza titolo 1961 - materiali vari su tela cm 77,5 x 67 10 11. Origine della luce 1961 - tempera su tela applicata su tavola cm 89 x 116 opus, senza titolo e luci 1964-1980 12. Senza titolo 1964 - acrilico su tela cm 110x110 12 13. OPUS 42 1965 - olio su tela applicata su tavola cm 80 x 80 13 14. OPUS 257 1969 - acrilico su tela cm 80 x 80 14 15. OPUS 207 1969 - acrilico su tela cm 80 x 40 15 17. senza titolo 1971 - acrilico su tela applicata su tavola cm 29 x 53 17 16 16. OPUS 260 1969 - acrilico su tela cm 40 x 80 18. OPUS 420 1971 - acrilico su tavola cm 29 x 53,5 18 20. opus 461 1973 - acrilico su tela cm 80 x 80 20 19. senza titolo 1972 - acrilico su tela cm 120 x 120 19 21. opus 461 1973 - acrilico su tela cm 80 x 80 21 22. opus 475 1973 - acrilico su carta cm 40 x 40 22 24. riflesso rosso 1980 - acrilico su tela cm 29 x 30 24 23. opus 483 1974 - acrilico su tavola cm 40 x 40 23 25. luce-ombra 1980 - acrilico su tela cm 69,5 x 62 sfumature pieghe e stracci anni ’80 - ’90 26. senza titolo 1980 - acrilico su tessuto cm 115 x 36,5 27. senza titolo 1980 - acrilico su tessuto cm 115 x 39,5 26 27 28. senza titolo 1981 - acrilico su tessuto cm 94 x 40,5 28 29. sfumature 1985 - acrilico su tela cm 58 x 33 30. senza titolo 1985 - acrilico su tela cm 80 x 40 29 30 31. sfumature 1985 - acrilico su tela cm 81 x 56 31 32. SOMMERTAG IN TRACHTENLOOK 1990 - pieghe-acrilico su tela cm 160 x 160 x 160 32 33. venus 1990 - pieghe-acrilico su tela cm 130 x 130 x 130 33 34. DOUBLE FACE VIRGIN 1991 - pieghe-acrilico su tela cm 69 x 40 35. DOUBLE FACE 1989 - pieghe acrilico su tela cm 160 x 80 34 35 36. Vestito cerimoniale della mongolia 1992 - pieghe e acrilico su tela cm 120 x 70 36 37. Fica d’orata 1987 - pieghe acrilico su tela cm 24 x 18 37 36. Vestito cerimoniale della mongolia particolare 1992 - pieghe e acrilico su tela cm 120 x 70 36 38. senza titolo 1987 - pieghe acrilico su tela cm 24 x 18 38 39. quadrato rosso 1990 - pieghe e acrilico su tela cm 110 x 110 39 40. Pieghe 1991 - pieghe e acrilico su tela cm 120 x 60 40 41. Il silenzio del viola 1997 - acrilico su tela cm 60 x 40 41 42. senza titolo 1998 - acrilico su tela cm 40 x 20 42 43. Senza titolo 1999 - acrilico su tela cm 32 x 24 43 44. Senza titolo 1995 - stracci acrilico su cartapesta cm 100 x 50 44 45. Senza titolo 1995 - stracci acrilico su cartapesta cm 100 x 50 45 46. Senza titolo 1996 - stracci-acrilico su cartapesta cm 100 x 50 46 ultimo periodo 47. Senza Titolo 2006 - pieghe e acrilico su tela cm 100 x 100 47 48. Senza Titolo particolare 2006 - pieghe e acrilico su tela cm 100 x 100 48 49. homage a 2009 - pieghe e acrilico su tela cm 50 x 50 49 51. burqua 2009 - pieghe acrilico su tela cm 100 x 100 50. Senza titolo 2005 - pieghe acrilico su tela cm 50 x 50 50 51 52. Dark golden sea 2009 - pieghe-acrilico su tela cm 20 x 100 52 54. Senza Titolo 2009 - pieghe acrilico su tela cm 40 x 200 54 53. Golden sea 1 2009 - pieghe acrilico su tela cm 20 x 100 53 55. Senza Titolo 2009 - pieghe acrilico su tela cm 45 x 200 55 56. Senza titolo 1975-2010 - acrilico su tela cm 50 x 50 56 58. Senza titolo 1972-2008 - acrilico su tela cm 100 x 100 57. Senza titolo 1975-2010 - acrilico su tela cm 80 x 80 57 58 elsa dezuanni Jorrit Tornquist è nato a Graz, in Austria, il 26 marzo del 1938. Nella città natale, nel 1956 si è iscritto all’università frequentando i corsi di biologia, passando due anni dopo Cenni biografici al Politecnico per studiare architettura. Nel 1959, ventunenne, iniziava la sua ricerca e percorso artistico artistica scientificamente incentrata tutta sul colore, sulle relative modalità di percezione visiva e le possibilità espressive, pur tenendo saldo il dato estetico. Nel ‘64 decideva di stabilirsi definitivamente in Italia (otterrà la cittadinanza nel 1992, mantenendo comunque quella austriaca), senza interrompere i contatti con Graz che in quegli anni era diventata il centro culturale più importante dell’Austria, in cui maturarono nuovi fermenti, scaturiti dal bisogno di riflettere la realtà secondo una visione aperta verso il futuro, e che nel fare arte favorirono la formulazione di linguaggi inediti. Qui, già nel ‘66 ha realizzato, per la Caffetteria dell’Università Cattolica, il suo primo colorproject architettonico a destinazione pubblica; nello stesso anno è entrato a far parte del Forum Stadtpark (la principale istituzione che dal ‘58 animava la vita culturale della città stiriana, e raccoglieva artisti, letterati, architetti). Nel 1967, sempre a Graz, venne invitato alla rassegna Trigon, curata da Wilfried Skreiner, riservata alle nuove proposte di artisti austriaci, italiani e jugoslavi (commissario per l’Italia era Umbro Apollonio e per la Jugoslavia Zoran Krzisnik). E qui, nello stesso anno, è stato tra i fondatori dei gruppi Ricerche su griglie di impulsi, Austria e Graz-A. Nel frattempo, un primo riconoscimento gli era arrivato nel ‘66 con l’assegnazione del Premio Wittmann a Vienna. I dipinti del suo primo periodo presentavano forme di derivazione geometrica, spesso elaborate con rimandi al suprematismo di Malevic. Fu dopo un’incursione nell’informale, con opere di rilevante matericità, che la sua ricerca andò assestandosi nel corso del 1964 su approfondite sperimentazioni dei parametri di valutazione dei colori primari (rossogiallo-blu), e sull’analisi degli effetti di complementarità, sia per accostamento sia per sovrapposizione. Ne risultarono costruzioni geometriche dai contrasti brillanti, elaborate secondo schemi logici, varie ma coerenti. Dal ‘66 tali sperimentazioni si arricchirono della componente tridimensionale, in particolare con la realizzazione di Colonne, strutturate da moduli colorati, poi di pannelli con elementi aggettanti e di gabbie modulari in metallo denominate Xyz. Allo scadere del decennio la tavolozza timbrica si allargava, spostando nei primi anni Settanta la grammatica del colore dalla saturazione alla sfumatura, ovvero orientandosi verso una sintesi tonale sviluppata in composizioni che al primo impatto sembrano dei monocromi — dal colore freddo, caldo o neutro — ma a ben guardarle sono invece costituite da riquadri di materia magrissima colorati con varianti così sottili che l’occhio le percepisce appena, da cui l’impressione della tinta unita; di fatto l’esito finale — che si ripresenterà nelle opere future — fu di trasformare il colore in un generatore di luce. pittura luminosità in un gioco finissimo di luci e ombre. Da qui il percorso si è sviluppato in una full-immersion in quella ricerca che ha caratterizzato Era il preludio a quella che sarebbe diventata la sua cifra futura, ovvero dilatare la tela per tutta la sua carriera, facendo allora di lui un anticipatore della futura figura professionale panneggiarla in un certo punto, preferibilmente lungo l’asse centrale, oppure drappeggiarla di color-designer. Su tale nuovo orientamento applicato all’architettura, nel 1972 a Milano mettendo a nudo una porzione di telaio, così accrescendo il valore dell’opera con lo spazio dava vita al gruppo di lavoro Team-color. esterno ad essa; ed è nelle pieghe in cui il colore si concentra, nel cui garbato rigonfiarsi Intanto, cogliendo le pulsioni di quanto gli accadeva intorno, nel ‘73 a Tokyo diventava si accentra la forma, che va a situarsi il punto vitale dell’opera; ancora una volta il colore- membro del Colour Center e nel 1977 a Milano partecipava alla fondazione del movimento luce è l’energia dinamica di tutta l’immagine. internazionale multidisciplinare Surya (Sole in sanscrito) insieme ad altri sette intellettuali L’intera produzione, dagli anni Sessanta del secolo scorso ai nostri giorni, si presenta con e all’ideatore Hsiao Chin, pittore cinese attivo dal ‘59 nella città meneghina, inserito un notevole variare di proposte, ma è evidente che l’artista non ha mai ricercato uno stile, nell’ambiente di Lucio Fontana e della Galleria Azimut (aperta e gestita da Piero Manzoni essendo il suo obiettivo la sperimentazione delle possibilità linguistiche del colore. ed Enrico Castellani). Il 1995 è l’anno in cui è entrato a far parte del comitato scientifico del Laboratorio di Riconosciuto quale conoscitore e interprete delle più avanzate tecniche d’uso del colore colore del Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura, corso di laurea in Disegno e delle implicazioni psicologiche che esso può avere applicato a spazi abitativi, in Industriale) e ha aperto lo studio Color & Surface, attivo tra Barcellona-Milano-Vienna, rapporto all’ambiente, nel 1979 riceveva l’incarico di colorista per il Piano Regolatore che si occupa a tutt’oggi di progetti cromatici pubblici e privati. Nella pluridecennale e della città di Torino. intensa attività di color-designer ha avuto molte committenze pubbliche (asili nido, case Sul versante pittorico, verso il 1980 la pennellata riprendeva corposità nel creare delle texture di riposo, ospedali, municipi, scuole, case popolari, impianti industriali, ponti, sovrappassi vigorose e molto materiche, fatte di campiture compatte rese vibratili da un andamento ondoso pedonali, arredi urbani) e private (abitazioni, alberghi, negozi, gallerie, stand) che ha chiaroscurale, che coprivano tutta la tela salvo rarefarsi in un angolo in basso prendendo assolto nella piena considerazione dell’habitat circostante. Operando nel convincimento altre tonalità, cosÏ generando uno squarcio di luce improvvisa. La sperimentazione si estese che il colore è “una frequenza elettromagnetica che si unisce al rumore di fondo di un anche all’utilizzo della carta, spiegazzandola o modellandola, e in altri artifici. Si trattava di luogo e in quanto tale, colto dai nostri sensi, interferisce sul nostro stato d’animo”, interpretazioni più spigliate dell’elemento cromatico, e tuttavia non deviate, nè incoerenti ha coniugato la tecnologia alla sensibilità, elaborando una propria teoria del colore in rispetto alle proposte precedenti, bensì più mirate sull’indagine psico-emotiva dell’insieme cui il valore strutturale-cromatico va a coniugarsi con il valore sensitivo-affettivo (l’ultima dell’opera. Erano esperienze che segnavano il passaggio allo studio del rapporto luce-ombra, pubblicazione è del 1998, Colore e luce. Teoria e pratica). indagato in parallelo nella nuova versione delle Colonne ora denominate Stele. Dei tanti color-project, per cogliere l’importanza di suoi interventi sono da ricordarne in Le esplorazioni di quel decennio proseguirono con l’adozione di materiali differenti per particolare due di essi: il Progetto Giotto del 1985-88, per una casa di riposo a Graz, investigare le diverse possibilità di assorbimento e di rifrazione della luce, allo scopo di dove i corridoi di un ex ospedale sono stati acutamente trasformati in stradine inserendo creare strutture cromatiche variabili. In questa fase è giunta l’idea di sostituire la tela facciate di casette dai colori confortanti che li costeggiano in modo da dare la sensazione con la stoffa per avere luminosità più liriche e per ottenere più sottili vibrazioni di luce all’anziano di abitare in una piccola via urbana illuminata e di non sentirsi isolato dal resto attraverso il colore. del mondo; e il termoutilizzatore di Brescia del 1996-99, che ha vinto il primo premio Poliedrico nel suo proporsi, dal 1980 iniziava un’intensa attività didattica: all’Istituto Europeo Wtert 2006 Industry Award della Columbia University di New York, e che appare come del Design a Milano, alla Facoltà di Architettura dell’Università di Graz, all’Accademia una vera e propria scultura, alta più di 120 metri, per la quale ha studiato un’armonia di Carrara di Bergamo e al Politecnico di Milano presso la Facoltà di Disegno Industriale, colori perfettamente integrata con il paesaggio circostante. portando il frutto delle sue ricerche. A questo proposito merita osservare che tutta la sua ricerca, volta a sviscerare Gli anni Novanta furono caratterizzati dal rendere plastica la tela, increspandola totalmente anatomicamente il colore in ogni sua possibilità, non può prescindere da un’osservazione in modo tale che il supporto stesso diventasse materia che si aggregava per creare con la attenta della natura e da una passione per essa. Un riconoscimento del suo lavoro gli arrivava nel 1998 con la nomina a direttore scientifico 1974 1978 dell’Istituto del Colore di Milano. Palazzolo S/O., Studio F 22 Alessandria, Sala Comunale La sua attività espositiva, di artista-scienziato del colore, è cospicua, con la presenza Como, Centro Culturale Serre Ratti Brà, Galleria L’Angolo in oltre trecento mostre. Sue opere sono state acquisite in numerosi musei d’Europa, Milano, Team-colore Novara, Centro Culturale UXA Giappone, Sud e Nord America. La Spezia, Teatro civico “Le quattro stagioni” in collaborazione con i musici 1979 1971 di Roma, Livorno, Galleria Giraldi Macerata, Pinacoteca Comunale Milano, Galleria Vismara Genova, Galleria il Salotto Sassoferrato, Pinacoteca Comunale Bergamo, Ponteur, Abstracta 1975 1980 1965 Milano, Biffi, Galleria Vittorio Emanuele Bergamo, Galleria dei Mille Firenze, L‘Indiano Grafica Graz, Afro-Asiatische Institut Genova, Galleria La Polena Milano, Cassina Graz, Neue Galerie Milano, arte Graz, Old Inn Venezia, Galleria Barozzi Modena, Effemeridi struktura St.Gallen, Galerie Look Torino, Centro Ti Novara, Centro Culturale UXA Bari, Cooperativa Esperienze Culturali 1966 Frankfhurt, Galleria Lichter Rapperswil, Galerie Seestrasse Wien, Galleria Basilisk Bruxelles, Disque Rouge Salò, Centro d’arte Santelmo 1981 Graz, Schauspielhaus Milano, Club dei Bibliofili Graz, Katholische Hochschulgemeinde Como, Centro Culturale Serre Ratti Roma, Studio FL Foggia, Laboratorio arti visive 1972 La Spezia, Studio 17 München, Galerie von Braunbehrens 1967 Pesaro, Galleria Il Segnapassi St.Gallen, Galerie Look Firenze, Galleria Vera Biondi Trieste, Centro Feltrinelli Zagreb, Museum Suvremene Umjetnosti Attività Espositiva Mostre Personali: Novara, Centro Culturale UXA Milano, Galleria Vismara Schwäbisch Gmünd, Galerie Edith Köln, Galerie Reckermann 1976 1968 Verona, Galleria Ferrari Berlin, Galerie Bossin Wien, Galerie nächst St. Stephan Salò, Centro d’arte Santelmo Genova, Galleria La Polena 1986 Venezia, Galleria del Cavallino Castellanza, Galleria del Barba Schwäbisch Gmünd, Galerie Edith Palazzolo S/O., Studio F 22 Graz, Möbelhaus Ertl St.Gallen, Galerie Look Wahlandt Neuenkirchen, Galerie Falazik Buchberg, Schloss Buchberg, Exakte Osnago, La Cappeletta Arezzo, Galleria Quarta Dimensione Tendenzen 1969 Padova, Studio d’arte Eremitani Milano, arte struktura Graz, Ecksaal des Joaneums Venezia, Galleria del Cavallino Wahlandt 1987 1977 Graz, Neue Galerie, Studio 1973 Alassio, Galleria Galliata Graz, Katholische Hochschulgemeinde, Milano, Cenobio Visualità Genova, Galleria d’Arte Parodi Firenze, L‘Indiano Grafica Münzgraben Brescia, Galleria Sincron Zürich, Galerie Suzanne Bollag St.Gallen, Galerie Look Rimini, Galleria Sincron Graz, Neue Galerie 1970 Graz, Forum Stadtpark 1987 Graz, Galerie Glacies Graz, Hauptplatz, Aktion: apARTheid 1988 1998 2006 2012 Monza, Libreria Manzoni Cultura Milano, Galleria Vismara Cesena, Galleria Comunale d’Arte, Denver, Philip J. Steele Gallery, Rocky Wien, Galerie Gajetan Grill St.Gallen, Naturparkzentrum Palazzo del Ridotto - Cesena, Galleria Mountain College of Art + Design, “Jorrit Spital am Pyhrn, Galerie an der Fabrik Kulturverein Gazoldo degli Ippoliti, Free Time Club - Brescia, “Color- Tornquist, The Intersection of Color and Museo D’Arte Moderna Works”, Palazzo della Loggia, Salone Thought” 1989 Salò, Centro d’arte Santelmo Vanvitelliano Brescia, “Color-Works” 1999 Lagorio Arte Contemporanea Sondrio, Galleria del Credito Valtellinese, Mostre Collettive: 1990 Palazzo Sertoli 2007 Graz, Neue Galerie Verbania, Galleria d’arte Verbania Pordenone, Galleria Tarozzi 1966 Klagenfurt, Kärntner Landesgalerie Palazzolo S/O., Studio F 22 Milano, Museo Fondazione Matalon, Stutgard, Galerie am Jakobsbrunnen “Jorrit Tornquist. La forma e il suo Graz, Forum Stadtpark, Maler ei und Labirynthus” Grafik aus Österreich Budapest, Galèria Dorottya Graz, Galerie Glacies 2000 Cornate D’Adda, Torre di Colnago 1992 Cortina D’Ampezzo, Spazio Cultura 2008 1967 Palazzolo S/O., Studio F 22 Furstenfeld, Elektro Franz Sommer Oeg Roma, Musei di San Salvatore in Lauro, Graz, Fondazione gruppo A Albissola, Galleria Anna Osemont “Jorrit Tornquist. Viaggio a Roma” Milano, Palazzo del Turismo, Presenze 1993 Montichiari, Fiera d’arte, Expoarte 2000 Bergamo, BidArt, Fiera d’arte, Galleria a Sesto Graz, Bratislava, Künstlerhaus, 2009 Trigon 67 Wien, Galerie nächst Valente Verona, Galleria Linea ’70 2001 Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, St.Stephan, Accrochage Milano, Galleria Graz, Galerie Glacies Milano, Galleria Vismara “Jorrit Tornquist. Viaggio a Perugia” Ariete, Luce & movimento 2010 1968 Genova, Museo di Palazzo Reale, “Jorrit Torino, Eurodomus II 2002 Tornquist, Viaggio a Genova” Hamburg, Kunsthaus, Public Eye Osnago, “Color-Works” Festa dell’unità Pordenone, Fiera, “Omaggio a Jorrit Milano, Scultura internazionale Tornquist” L’ Aquila, Museo Civico, Alternative 3 Milano, Palazzo della Triennale, Colore 1994 Casa Palazzolo S/O., Studio F 22 Milano, arte struktura Novara, Centro Culturale UXA 1995 Palazzolo S/O., Studio F 22 2003 Cernusco sul Naviglio, Galleria Zozos Graz, Galerie Lendl, Red color-works.it 2011 Valenza Po, Galleria R. Costa, Jorrit Abano Terme, Galleria Comunale d’Arte 1969 1996 Tornquist Contemporanea, “Jorrit Tornquist, Oltre Zagreb, Modern Museum Suvremene Como, Galleria Il salotto 2004 il Colore” Umjetnosti Graz, Trigon 69, n° 4 Tokyo, Plaza Gallery Palazzolo S/O., Studio F 22, Red & Blue Cappella Maggiore, Galleria Comunale, Innsbruck, Alternativen Milano, Napoli, “Jorrit Tornquist, Il Colore Universo” Mikro 69 Graz, Neue Galerie Milano, Galleria V ismara 1970 Antwerpen, Multicenter 1977 1982 Wien, Tangenten 70 Graz, Neue Galerie, Österreichische Buchberg an der Kamp, Schloss Graz, Stadtmuseum, Analyse Graz, Schloss Eggenberg, Malerei Venezia, Galleria del Cavallino, Buchberg, Geometrica 77 Österreichische Kunst 70 Faites votre jeu Milano, Studio Marconi, Colore 1983 Wien, Galerie nächst St. Stephan Roma, Palazzo Taverna, Incontri Graz, Neue Galerie, 10 Jahre Steirischer Ascoli Piceno, Civica Gallerria d’Arte Internazionali Neuenkirchen Herbst Contemporanea, Palazzo Malaspina, 1970 Galerie Falazik, AktionHeidebild München, Hofheim, Miniaturen Roma, Palazzo delle Terme 1972 Saint- 1978 International Graz, Internationale Vincent, 1°Rassegna d’arte, Arte e Modigliana, Forlì, Lodi, Cantù, Parola 1986 Malerwochen Zagreb, Modern Museum Società Graz, Neue Galerie, Zeitige Kunst in Venezia, XLII Biennale d’arte, Colore Suvremene Umjetnosti, Paris, Museè d’art moderne, VI festival Steiermark Buchberg an der Kamp, Schloss Nuove tendenze 4 de la peinture Rapperswil, Galerie Seestrasse, Konkrete Buchberg, in Poskartenform Kunstraum-Raumkunst Morbide trame 1971 1973 Zürich, Kunsthaus, Schubladenmuseum Friedberg, Galerie Hoffmann, Die Ecke, Bruxellles, Gallerie Disque rouge, Berlin, fiera internazionale d’arte New York, Museum of modern art Beograd, Pittura moderna in Stiria Recherches objectives Basel, fiera internazionale d’arte Graz, Neue Galerie, Rahmen meine Novara, Centro Culturale UXA, Rapporto Kansas City, Museum Welt, hommage a Luigi Crippa 1987 naturale Torino, Centro Ti. zero Monza, Mostra internazionale Ameno, Collezione Calderara Buchberg an der Kamp, Schloss Basel, fiera internazionale d’arte Kõln, dell’arredamento, Milano, Centro S. Fedele, SURYA Buchberg, Geometrien fiera internazionale d’arte Arte del colore Eisenstadt, Schloss Esterhazy, Landes Graz, Neue Galerie, geschichtliche Museum Joanneum, Zeitgenössische Documentation, Animal art Kõln, Galerie Teufel, Accrochage 1974 Kunst aus der Steiermark 1972 Münster, Westfählischer Kunstverein, Zagreb, Modern Museum Suvremene Geplante Malerei 1979 Fulda, Galerie new space, Null- Umjetnosti, N°4 Kõln, Rotwei, Stadtfest, Künstler machen S. Martino dei Lupari, V° Biennale dimension fiera internazionale d’arte Fahnen d’arte Sassoferrato, Palazzo Olivia, XXIX Basel, fiera internazionale d’arte Cagnes sur mer, 6° Festival international Edizione rassegna G.B. Salvi Düsseldorf, fiera internazionale d’arte de la peinture Düsseldorf, Galerie Mayer-René, Accrochage Brescia, Grafica 1975 internazionale Modigliana, Didattica St. Gallen, Galerie Loock, Accrochage 1988 1989 Gmünden, Hipp-Halle, Null-dimension 1980 Graz, Künstlerhaus, Aus grazer Darmstadt, Staatstheater, Grazer Malerei Sammlungen Braunau, e Schloss Ratschendorf, 1981 Amsterdam, Galerie Swart 1976 Graz, Neue Galerie, 70-80, 11 Jahre Gent, Galerie Fonke Modigliana, Colore Kunst Steiermark Augen weid 1990 Faenza, L’apprendista stregone 1991 1998 2003 Zagabria, Il Cinetismo dalle origini ad Wien, Museum moderner Kunst Lecco, Arte festival Graz, Kunsthaus am Landesmusem oggi - Cervia, Antichi Magazzini del Joanneum, Einbildung das Sale, On l’Opera Nuda dentro e oltre le 1999 Wahrnemehnen in der Kunst apparenze Gazoldo degli Ippoliti, Museo d’Arte Milano, fiera internazionale d’arte National Gallery in Prague, International 1992 Moderna, Les couleurs de la memoire, MIART, Galleria Vismara triennale of Contemporary Art, Moviment Torino, Chiesa maggiore di S.Filippo 1968-1998 Neri, Dioce Graz, Wien, Steirischer Milano, Galleria Credito Valtellinese, 2005 Herbst, Identität und Differenzen Refettorio delle Stelline, Collezione Cortina d’Ampezzo, Casa delle Regole, 2009 Calderara Titolo e Sottotitolo Treviso, Musei Civici di Santa Caterina, 1993 Matera,I^ Biennale internazionale di Arti Torino, Museo Internazionale delle Arti “Arte, Scienza, Progetto, Colore: Alberto Torino, Chiesa Maggiore di S.Filippo Applicate, Mater Materia Applicate Oggi, Miaao’s super craft Biasi, Jorrit Tornquist” Neri, Dioce, Ecbatana Roma, Salò, Klatovy, Civica raccolta del disegno Accademia di Romania, Scuderia di di Salò, Arte contemporanea italiana Graz, Lyon, Un museé en voyage, la Neue Galerie Graz, a Lyon as a message Brescia, Fondazione Ambrosetti, 2006 “Spazio, Colore, Immagine. Emblemi Catania, Galleria Virgilio Anastasi, Arte d’ arte contemporanea: da Hartung a 2000 Contem- poranea, Color-Works Fontana da Tàpies a Warhol” 1994 Palazzolo S/O. Studio F22, Forme San Petersburg, The State Hermitage Neue Galerie, Graz, “Prinzip Farbe” Brescia, Palazzo Martinengo, dimeraviglia Museum, Alberto Biasi, Testimonianze Big & Great Montichiari, fiera d’arte, Expoarte 2000, del cinetismo e dell’arte programmata in 2012 Studio F22 Italia e in Russia. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Palazzo Ruspoli, DIA + LOGOS ’93 1995 Napoli, Palazzo Reale, Cartoline per Torino,Palazzina Stupiningi, Napoli Barcelona,Museo Diocesano La sindrome di Leonardo Moderna, “Arte Programmata e Cinetica, 2007 Ivrea, Officine H, I Cinetismo subalpino, 2001 Buenosaires, 10° Ferìa de galerìas de 1996 arte, Budapest, Ludwig Museum, Jenseits arte struktura, Arte BA 2001 von Kunst Montorfano,Convento 2002 dell’Annunciata,Geometrie dell’universo Frankfuhrt, fiera internazionale d’arte, Galleria Vismara, Black&white 1997 Roma, Complesso monumentale S. Dozza, 17 Biennale del muro dipinto Salvatore in Lauro, Le Parc, Garcia Salò, La civica raccolta del disegno Rossi, De Marco, e altretestimonianze Graz, Neue Galerie, Jenseit von Kunst del cinetismo in Francia e Italia arte programmata ieri e oggi, da Munari, a Biasi, Colombo e…”