RICONOSCIMENTO PATERNITA` NATURALE

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DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DI PATERNITA’ NATURALE
Segnaliamo una interessante e recentissima sentenza della Suprema Corte di Cassazione su
un argomento di attualità. Spesso infatti, visto che il matrimonio non è più considerato una
priorità, i figli nascono non solo al dì fuori da questo istituto ma anche da coppie di fatto, da
relazioni extra coniugali, da avventure estive e perché no anche da rapporti sessuali occasionali.
A tal proposito è bene sapere che la nascita di un figlio, anche se il concepimento non è stato
deciso consensualmente ovvero è avvenuto con l’inganno, comporta l’assunzione per legge di
alcune responsabilità anche economiche alle quali non è possibile sottrarsi magari
rimanendo contumace nel giudizio con cui la madre richiede al giudice di accertare la paternità
oppure rifiutandosi di sottoporsi all’esame del DNA .
La Corte di Cassazione, I° sezione civile nella sentenza n. 25675/2015 ha stabilito che nel
giudizio
per la dichiarazione giudiziale di paternità naturale, il giudice può valutare
liberamente ex art. 116 secondo coma c.c.p. il rifiuto ingiustificato del padre di sottoporsi agli
esami ematologici (DNA) . Nel caso specifico la Corte ha rigettato il ricorso stabilendo che , il
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giudice di merito ha la facoltà di accogliere la domanda di riconoscimento di paternità anche su
prove presuntive.
Il presunto padre presentava ricorso in Cassazione assumendo che il giudice di merito aveva
errato nel ritenere
sufficiente la prova della paternità basandosi sulle dichiarazioni scritte
della madre dell'attrice e sull'ingiustificato rifiuto del convenuto di sottoporsi all'esame
del DNA. Secondo il ricorrente il rifiuto di sottoporsi all'accertamento ematico non poteva
costituire un elemento a sostegno della fondatezza della domanda avversaria.
Ma la Cassazione la pensa diversamente perché reputa che :
"la prova della fondatezza della domanda può trarsi anche unicamente dal comportamento
processuale delle parti, da valutarsi globalmente, tenendo conto delle dichiarazioni della
madre naturale e della portata delle difese del convenuto ..anche in assenza di prova dei
rapporti sessuali tra le parti, non derivando da ciò né una restrizione della libertà personale
del preteso padre, che conserva piena facoltà di determinazione in merito all'assoggettamento
o meno ai prelievi, né una violazione del diritto alla riservatezza, essendo rivolto l'uso dei dati
nell'ambito del giudizio solo a fini di giustizia, mentre il sanitario, chiamato a
compiere l'accertamento, è tenuto al segreto professionale ed al rispetto dalla disciplina in
materia di protezione dei dati personali".
Pertanto, non sussiste alcun ordine gerarchico delle prove riguardanti l'accertamento
giudiziale della paternità e maternità naturale e, d'altra parte, "l'inidoneità, sancita
dall'ultimo comma dell'art. 269 cod. civ., della sola dichiarazione della madre a costituire
prova della paternità stessa, non è assimilabile al divieto assoluto di utilizzazione di simili
dichiarazioni, non potendosi escludere, coerentemente con il disposto del secondo comma
dell'art. 116 cod. proc. civ. che il giudice possa utilizzarle, come argomento di prova, al pari di
tutti gli altri comportamenti tenuti dalle parti medesime in corso di giudizio, coniugandone il
contenuto con altri simili argomenti, così da fondare, sul risultato complessivamente ottenuto
in tal guisa, il proprio legittimo convincimento".
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