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Nr. 163
28/02/2007
Pidocchi: come venirne a “capo”
La parola “pidocchi” viene ancora oggi pronunciata con imbarazzo e l’errato convincimento che si tratti di un
marchio infamante induce a quegli atteggiamenti di omertà che, insieme alla resistenza agli antiparassitari e ai
trattamenti non corretti, sono alla base degli insuccessi nel controllo dell’infestazione. La ritardata od omessa
segnalazione da parte dei genitori dei bambini infestati alle comunità frequentate dai figli favorisce, infatti, la
propagazione del contagio. I medici hanno l’obbligo di notifica dei casi di pediculosi diagnosticati al Servizio di
Igiene Pubblica; la pediculosi rientra tra le condizioni per le quali sono applicabili “misure di profilassi per esigenze
di sanità pubblica” che permettono l’interruzione della catena di trasmissione. Spesso, però, è il farmacista il primo
operatore che viene consultato; il farmacista non ha alcun obbligo di notifica, ma riveste un ruolo decisivo nel
consigliare i prodotti da utilizzare e nel motivare i genitori ad informare i responsabili della comunità e il medico
curante.
Il parassita e le modalità di trasmissione
Il pidocchio è un piccolo insetto di colore grigio-marrone, dotato di arti coi quali si lega saldamente ai capelli e di un
apparato buccale col quale si nutre del sangue dell’ospite. La femmina vive 3-4 settimane e depone giornalmente una
decina di uova (lendini) che fissa alla base del capello. Le lendini si schiudono in 10-14 giorni, liberando le ninfe che
raggiungono la maturità in 9-12 giorni. Il pidocchio non è in grado di saltare da una persona all’altra e si trasmette per
contatto diretto “testa a testa”. Maggiormente colpiti sono i bambini in età scolare che, per modalità di gioco e stretta
convivenza, trascorrono molte ore vicini. Condizioni di promiscuità e affollamento possono favorire la diffusione del
contagio anche tra gli adulti. Lontano dall’uomo, il parassita può sopravvivere per poco tempo (1-3 giorni) e la
trasmissione indiretta, tramite spazzole, pettini, indumenti, è più difficile e meno frequente.
Identificazione
L’infestazione si presenta in modo silente in quanto priva di sintomi. Il prurito causato da una reazione allergica alla
saliva del parassita si manifesta solo in una minoranza di casi (dal 15% al 36%) e può comparire tardi, anche dopo 3
mesi dall’inizio dell’infestazione. Nelle persone con prurito, la pelle del cuoio capelluto può presentarsi arrossata, con
lesioni da grattamento.
La diagnosi certa di infestazione in atto richiede il reperimento di insetti vivi e non di sole uova, perché le uova adese
al capello a distanza superiore a 1 centimetro possono non essere vitali, in quanto maggiore è la distanza dal cuoio
capelluto, minore è il calore di cui dispongono, e il calore è un fattore decisivo per la loro schiusa. Nei bambini, i
capelli devono essere controllati ad ogni lavaggio, soprattutto nella zona della nuca e retroauricolare, anche tutti i
giorni se è in corso una infestazione nella comunità che il bambino frequenta. In caso di pediculosi accertata, vanno
sottoposte a controllo tutte le persone che nell’ultimo mese hanno avuto uno stretto contattato col soggetto infestato.
L’ispezione del cuoio capelluto va effettuata in un luogo ben illuminato con luce diffusa (la luce diretta può rendere
più difficoltosa l’individuazione), pettinando ciocca per ciocca i capelli inumiditi con un pettine a denti molto fitti;
tenendo la testa sopra un foglio di carta si può più rilevare la caduta dei pidocchi, mentre per verificare la presenza
delle uova (bianche, translucide) si può passare il pettine su un tessuto scuro.
Trattamento
Gli studi che hanno valutato i vari insetticidi sono numerosi, ma di piccole dimensioni e poco rigorosi. Una revisione
sistematica della Cochrane del 2006 conclude che le pietrine (sole o associate a potenzianti come il
piperonilbutossido) e il malathion sono efficaci per il trattamento della pediculosi del capo; nel complesso, l’efficacia,
è superiore al 95% e non vi sono prove di superiorità di un principio attivo su un altro. Le pietrine bloccano la
ripolarizzazione dei canali del sodio delle cellule nervose dei pidocchi, causandone la morte; il malathion inibisce le
colinesterasi, provocando un accumulo di acetilcolina a livello recettoriale, con successiva paralisi respiratoria. Il tipo
di formulazione gioca un ruolo determinante ai fini del successo del trattamento. Gel, lozioni e schiume, che vanno
applicati sui capelli asciutti, sono da preferire per il maggiore potere penetrante nelle uova. Gli shampoo andrebbero
evitati per il contatto troppo breve e la minore concentrazione del principio attivo che viene inevitabilmente diluito
dall’acqua. Le polveri sono considerate poco efficaci, in quanto non garantiscono un contatto uniforme con i capelli e
il cuoio capelluto; inoltre possono essere facilmente inalate.
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Le preparazioni più idonee sono: Nix emulsione (permetrina 1%), Mom gel (fenotrina 0,4%), Milice schiuma
(piretrine 0,15% + piperonilbutossido 1,5%), Cruzzy lozione (bioalletrina 0,15% + piperonilbutossido 0,6% + DEET
0,6%) e Aftir gel (malathion 0,5%). I pediculocidi devono essere applicati in quantità adeguata e in modo uniforme
sul cuoio capelluto e sui capelli per l’intera lunghezza, con l’aiuto di un pettine, lasciati in sede per 30 minuti e
risciacquati. L’applicazione va ripetuta dopo una settimana per prevenire la nascita dei pidocchi da eventuali uova
sopravvissute; non esistono dati che documentino l’efficacia di schemi di trattamento alternativi. In caso di fallimento
o reinfestazione, per il trattamento successivo va usato un insetticida diverso da quello precedente.
Uno studio indica che l’associazione tra trimetoprim/sulfametossazolo (es. Bactrim) e permetrina all’1% è
leggermente più efficace dei singoli farmaci nell’eradicare l’infestazione. Il sulfamidico, ingerito dal pidocchio dopo
un pasto ematico, agisce probabilmente eliminando la flora batterica dell’intestino, con conseguente deficit di
vitamina B e morte dell’artropode. La superiorità della terapia combinata non è, però, tale da giustificare il rischio di
effetti indesiderati che l’uso di un sulfamidico orale comporta.
In caso di infestazione, a scopo precauzionale, spazzole e pettini vanno lavati con sapone e acqua calda o immersi per
10 minuti nella soluzione dell’antiparassitario usato per i capelli. I capi di abbigliamento e la biancheria del bagno e
del letto possono essere lavati a 60° gradi; ciò che non è lavabile in lavatrice va richiuso in un sacchetto di plastica
per una decina di giorni (in questo modo muoiono anche le ninfe nate dalle uova presenti) o riposto in freezer per 48
ore (tempo sufficiente per uccidere uova e pidocchi).
Effetti indesiderati
I pediculocidi risultano generalmente ben tollerati, privi di effetti sistemici. Gli eventi avversi si limitano a reazioni
locali di modesta entità (prurito, bruciore, eritema, formicolio). Le formulazioni alcoliche (Cruzzy lozione) non
dovrebbero essere utilizzate nei bambini molto piccoli, nei pazienti asmatici (per il rischio di broncospasmo) e in
presenza di eczema grave del cuoio capelluto.
In gravidanza e in allattamento, l’insetticida più sicuro per ridotto assorbimento sistemico (la parte assorbita viene
rapidamente idrolizzata), assenza di teratogenicità e scarso passaggio nel latte materno (in test su animali) è la
permetrina. Se il trattamento chimico desta qualche ingiustificata, se pur comprensibile, apprensione, si possono
proporre metodi di rimozione meccanica.
Rimozione meccanica
La rimozione meccanica consiste nell’eliminare le lendini e i pidocchi tramite pettinatura con un pettine a denti fitti.
Assy è un pettine in acciaio con denti fitti, microscanalati; Combylice è in metallo e plastica, con microtessitura dei
denti; Lendix è in acciaio. I pettini elettrici (es. Babyliss) non presentano vantaggi rispetto a quelli tradizionali;
devono essere utilizzati a giorni alterni, risultano molto più costosi e sono controindicati nei soggetti affetti da
epilessia e malattie cardiache, e nei portatori di pacemaker.
I capelli, bagnati con abbondante shampoo, vengono pettinati per l’intera loro lunghezza finché non si raccolgono più
insetti. L’operazione va ripetuta ogni 3-4 giorni per 2 settimane, tempo massimo di schiusa delle lendini. Alcuni
piccoli studi randomizzati hanno valutato la rimozione meccanica rispetto all’impiego di antiparassitari con esiti
contraddittori. L’efficacia di questa tecnica è documentata, ma sembra dipendere in larga misura da una scrupolosa
esecuzione del trattamento che è piuttosto laborioso, richiede un impegno costante e una forte motivazione personale.
Prodotti alternativi
In commercio sono disponibili prodotti a base di principi attivi naturali, come estratti di noce di cocco, oli essenziali
di anice e ylang-ylang (es. Paranix, SOS Pidock) che vantano la proprietà di uccidere i pidocchi per soffocamento. In
mancanza di studi che ne abbiano dimostrato l’efficacia, non possono essere ritenuti una alternativa agli insetticidi
tradizionali. Le affermazioni relative ad alcuni prodotti (PreAftir, Mom lozione), secondo cui creerebbero un
ambiente sfavorevole all’insediamento dei pidocchi, evitando così il contagio, sono fuorvianti e non dimostrate.
L’inefficacia di questi prodotti può tradursi in un minor controllo regolare dei capelli, che rappresenta la migliore
forma di prevenzione. Shampoo e lozioni, come Aftir e Step 2, promossi come specifici per la detersione dei capelli
dopo l’uso dell’antiparassitario, non offrono vantaggi sui comuni shampoo delicati e costano molto di più.
A cura del dott. Mauro Miselli
Bibliografia
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- Daves M. Combing and combating head lice. BMJ 2005; 331:362-3.
- Giroldini R. La pediculosi del capo. IsF 2006; 30:103-5.
- Hill N et al. Single blind, randomized, comparative study of the Bug Buster kit and over the counter pediculocide treatments against head lice in the
United Kingdom. BMJ 2005; 331:384-7.
- Ronaldo B. Head lice infestation: single drug versus combination therapy 1% permethrin and trimethoprim/sulfamethoxazole. Pediatrics 2001; 107:E30.
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