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Settimanale d’informazione Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi ANNO LV- N. 11 Euro 1 DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145 Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi domenica 23 marzo 2008 Pasqua di Resurrezione E’ risorto: siate riconoscenti per averlo incontrato C osa sarebbe la nostra vita se il Signore non fosse risorto! Qualche volta mi ci fermo a pensare, ma subito mi prende la tristezza. Una vita senza il Risorto è come una esistenza senza amore, senza luce, senza futuro, senza speranza, insomma una vita senza gioia. Eppure sembra così difficile credere! Anzi, spesso gli uomini vivono come se Gesù non fosse risorto. E allora rincorrono cose che danno una gioia effimera, di un attimo, lasciando poi il cuore vuoto e incupito. Il Signore è risorto per davvero! E’ la bella notizia che ci è stata data e che siamo chiamati a dare. Effettivamente non è possibile tacere quando un incontro cambia l’esistenza. Non è possibile tenere soltanto per sé la notizia più bella che abbiamo udito. Portare il Vangelo, donare la testimonianza di un incontro: ecco la missione che ci è stata data. Sabato scorso, 15 marzo, ho incontrato tanti giovani della diocesi, con loro ho dialogato soprattutto su questo: essere missionari, essere testimoni. Ho risposto alle loro domande, ho provato ad incoraggiarli e alla conclusione ho presentato il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù. E’ un messaggio nella forma rivolto ai giovani, ma che alla fine è per tutti. E’ un invito a testimoniare il Risorto, la Vita, la gioia del vivere, il fatto che, appartenendo al Risorto, la nostra vita acquista senso. Il Papa si sofferma anzitutto a contemplare Maria e gli apostoli nel cenacolo, in attesa del Dono del Risorto: lo Spirito Santo. E proprio dal dono dello Spirito nasce una missione coraggiosa, la missione di dire a tutti che solo nel Vivente c’è salvezza. Sappiamo bene che tanti rifiutano per paura, per pigrizia o altro questo incontro. Che fare? Non siamo noi a toccare i cuori: è lo Spirito Santo che converte. E allora è proprio necessario accogliere Gesù e permettergli di essere il nostro Maestro interiore, così che Egli ci conduca alla Verità tutta intera. E’ necessario lasciarci illuminare e incoraggiare da Lui, così da trovare coerenza di vita, lucidità di pensieri, limpidezza di parola per raccontare la nostra fede e dire che il Risorto ci ha affiancati nel cammino della nostra vita e ora ci accompagna facendo ardere il cuore pur nella durezza e nella fatica di ogni giorno. L’augurio per tutti L’augurio di Buona Pasqua che voglio rivolgere a tutti i lettori, alla Chiesa diocesana e Pasqua anche a chi parte di questa Chiesa non si sente, vuol avere Gesù, tu il mattino di Pasqua proprio questo siappari alla Maddalena gnificato: che il Sie la chiami per nome. gnore Risorto possa Tu hai tutto dimenticato di lei. sorprenderci e stuLa chiami. Dunque, pirci. Per mezzo del così è anche per ciascuno di noi? suo Spirito possa Se abbiamo deciso d’amarti, concederci di entratu non ricordi più nulla? re o di approfondire E ci chiami per nome? una forte relazione Come allora preoccuparci del nostro con Lui, incontro passato? che fuga ogni paura Non sei, ora, il Gesù di allora? e ogni tristezza. Chiara Lubich E a chi ha avuto la gioia di incontrarCon questo pensiero di Chiara Lubich lo auguro di vivere auguriamo Buona Pasqua ai lettori di l’esperienza della Voce della Vallesina e desideriamo riMaddalena il matcordare la semplicità, la generosità e tino di Pasqua e l’amore di Chiara che da pochi giorni l’esperienza dei Divive nella Gloria del Padre. scepoli di Emmaus la sera di quello Voce sospende la pubblicazione per una stesso giorno: corsettimana. Tornerà ai lettori il 3 aprile. rete, correte a dirlo che avete incontrato Lui. Non sottraetevi alla missione, anche se difficile: lo Spirito ci è donato per questo. Non è facoltativo evangelizzare: è un dovere, perché c’è un diritto di tutti gli uomini, anche se a volte inconsapevole, di incontrare e accogliere Gesù che salva. Il Papa conclude il suo messaggio ai giovani dicendo che bisogna essere missionari autentici, coerenti, veri: in altre parole bisogna essere Santi. Ecco allora la conclusione del mio augurio pasquale: permettiamo allo Spirito di Gesù di trasformarci e renderci santi. Santi perché forti nella fede, santi perché decisi nel vincere il male che è nel cuore di ciascuno, santi perché generosi nella carità, santi perché fiduciosi e sereni nel cammino verso l’incontro pieno con il Signore. BUONA PASQUA! E, direbbe san Paolo, siate riconoscenti (cfr Col 3.15). Infatti una sorte più bella di quella di avere fede nel Risorto non ci poteva essere donata! Gerardo Rocconi, Vescovo Le persecuzioni tra politica e religione in Birmania e in Tibet La Cina può allentare sulle Olimpiadi, no sull’imperialismo S e appena tre anni fa la Cina ha approvato una legge che autorizza la guerra pur di recuperare alla madre patria l’isola di Taiwan (resasi autonoma politicamente dopo l’avvento di Mao), figuriamoci se oggi, diventata una grande potenza sotto molteplici aspetti fino a dare del filo da torcere, sul piano economico, sia agli Usa che all’Europa, intende cedere un boccone così appetitoso come il Tibet. Trattasi di un immenso altopiano con un’estensione di oltre quattro volte l’Italia, cinque milioni di abitanti, la barriera difensiva ad est della catena himalaiana: insomma un territorio dalle ricchezze naturali incalcolabili in prospettiva, prima fra tutte, un serbatoio, secondo gli strateghi di Pechino, di oltre quaranta milioni di cinesi da trasferire gradualmente in quelle terre perché siano sfruttate a dovere e a favore di chi oggi gode già di dieci milioni di chilometri quadrati di territorio e di un miliardo e trecento milioni di cittadini. Se poi si tiene presente che Mao invase il Tibet ancor prima che raggiungesse il potere definitivo a Pechino, appare chiaro fin dagli anni ’50 il disegno della potenza cinese in Asia. Tanto è vero che, stando alle cronache del tempo, sembra che durante la Rivoluzione Culturale (1966’76) furono uccisi un milione di tibetani e distrutti oltre 6000 monasteri. Nel frattempo il Da- lai Lama, massima autorità politica e religiosa, era stato costretto, per salvare la vita, a rifugiarsi in India e, successivamente, a percorrere tutte le vie del mondo per invocare il recupero della sovranità tibetana o, almeno, di una sua ampia autonomia amministrativa. Niente da fare. *** Come venti anni fa in Tibet e come pochi mesi or sono in Birmania, anche oggi nella terra del Dalai Lama la rivolta è pacifica e guidata dai monaci. Una rivolta alla Ghandi della quale la Cina non vuol nemmeno sentir parlare. E i morti sono già molti. Oggi Pechino regge una ferrea dittatura di tipo oligarchico in simbiosi perfetta con lo sviluppo di un’economia profondamente sere politicamente diviso e, posliberista e tale da permettergli sibilmente, per scannarsi. una concorrenza spietata con Quanto in Birmania, in Tibet tutto l’Occidente. E’ grande po- e nelle recenti persecuzioni in tenza che naviga in tanta ric- Medio Oriente, l’odio religioso chezza quanto gli Usa annaspa- si intreccia con quello politico no nei debiti. Non cederà di un ed etnico? Credo che l’intreccio millimetro sul Tibet. Non teme sia profondo, come lo è sempre il boicottaggio delle Olimpiadi stato nella storia. Chiara Lubich perché, se avvenisse da qualche lo aveva capito appena ventenne. parte, risulterà una semplice Ha fatto cose meravigliose per divagazione come già accaduto “rovesciare” la storia introdudue volte tra Unione Sovietica e cendo il metodo del dialogo con Usa. Molti paesi parteciperanno tutti, ma proprio con tutti. Epcomunque ai Giochi sia per in- pure le incomprensioni ataviche teresse sia perché convinti che il restano. Il mondo è sordo. criterio politico non deve preva- Ma guai se i Ghandi, le Malere su quello sportivo poiché il dre Teresa, le Lubich venissero mondo come ieri, come oggi e meno. come sempre, è così “bravo” da Vittorio Massaccesi trovare abbondanti cause per [email protected] 2 Cultura e società 23 marzo 2008 Parrocchia di San Giuseppe: inaugurazione della Cappella del ‘900 Del più e del meno Tornano gli strilloni (ma a Parigi) di Giuseppe Luconi La notizia, di qualche giorno fa, campeggia su sei colonne: “A Parigi sono tornati gli strilloni e i giornali seguono i viaggiatori fino al treno”. La mente corre subito alla stazione di Jesi, dove non solo i giornali non seguono i viaggiatori fino al treno, ma l’edicola della nostra stazione è “l’edicola che non c’è” perché da mesi continua a rimanere chiusa, dimenticata, ignorata. Poi si fa strada il ricordo dell’ultimo strillone jesino, Renato Magnalardo, una delle figure più popolari. Lo strillone: un personaggio nato con i giornali, quando la radio non esisteva, la televisione era di là da venire e Internet era pura fantascienza. Gli strilloni, ovvero i giornalai itineranti. Erano gli ambasciatori dell’informazione stampata, i postini della notizia da recapitare casa per casa. E poiché la notizia doveva essere fresca, di giornata, il loro pellegrinaggio di quartiere in quartiere, di strada in strada, non ammetteva pause, rinvii, pena la scadenza del prodotto e magari la perdita del cliente. Renato discendeva da una famiglia di giornalai. Capostipite Guglielmo Magnalardo, un ex garibaldino del Sessantasei che, deposta la camicia rossa, era stato il primo propagandista jesino della carta stampata a domicilio. E come strillone non aveva avuto rivali: arguto, spigliato, la voce possente e squillante, era impareggiabile nell’annunciare i fatti del giorno. La sua affermazione in una gara nazionale tra i più forti strilloni della penisola è entrata nella leggenda: attorno al 1895 - alcuni dicono a Milano, altri a Roma – era riuscito a vendere più di tutti i concorrenti, spacciando per nuovi anche giornali vecchi. Il figlio Giuseppe non aveva potuto raccoglierne l’eredità perché stroncato dalla “spagnola” nel ‘18. La raccolse l’altro figlio, Raffaele, di cui i meno giovani ricordano sicuramente il portamento eretto, il passo slanciato, la voce alta e perentoria, mentre per le vie del centro o sulla soglia del negozio che aveva aperto lungo il corso, annunciava le ultime notizie, notizie che con lui diventavano sensazionali anche se sensazionali non erano. E infine Renato. Renato aveva il suo “campo base” nell’atrio della vecchia stazione ferroviaria: all’inizio una specie di baracchetta, in un angolo quasi nascosto. Poi rinnovò l’edicola e sembrava già un lusso quella che, nel dopoguerra, era addossata alla parete di sinistra, entrando. Il progresso non cammina allo stesso modo per tutti. Prima a piedi, poi con una bicicletta appesantita e sbilanciata da un portapacchi sul manubrio sovraccarico di stampati. Infine, quando ormai il prossimo si muoveva solo sulle quattro ruote, lui si difendeva col suo moto- scooter che, oltre alla ruota, aveva anche i giornali di scorta: un giorno che li pesò erano quasi centoventi chili. Il suo “...aliiii! “ - che valeva per “giornali” – era caratteristico e inconfondibile. Lo si sentiva da lontano. Mio padre si preparava a ricevere i1 giornale aspettandolo sull’arco del negozio, perché Renato non perdesse tempo: i conti si regolavano poi, a fine settimana. Sulle prime, l’edicola della stazione restava aperta solo nelle ore di punta, in coincidenza con l’arrivo dei treni e il flusso dei viaggiatori; cosi Renato poteva, fra un treno e l’altro, fare e completare il suo giro quotidiano. In seguito le cose cambiarono; anche l’edicola della stazione doveva rimanere aperta a tempo pieno e allora in soccorso di Renato, che non voleva mancare all’appuntamento con i clienti sparsi per le vie di mezza Jesi, vennero le figlie: Mirella, appena undicenne, e Fiorella, ancora più piccola, tanto che doveva farsi aiutare dal facchino Piccioni perché non arrivava ad aprire la porta dell’edicola. Dalle quattro del mattino - doveva aspettare l’arrivo dei treni coi pacchi dei giornali - e fino a notte, tutti i giorni, per mezzo secolo, Renato Magnalardo continuò a vendere e distribuire giornali e riviste. Un giro, il suo, che seguiva un itinerario quasi codificato e con soste ben precise: al bar di Faustina per il “cappuccino” di prima mattina, al vecchio locale di Vignaroli per un piatto di minestra a pranzo, poi su per la salita del Mulino per un flash distensivo con gli amici: una partitella a “6 col re bello”, due smazzate per farsi un “cicinello” ovvero un cognacchino, per tenersi su - diceva - e - aggiungeva - per combattere l’influenza. E di nuovo in cammino, fino ai punti di vendita più remoti, su al ricovero dei vecchi o verso l’Agraria, per consegnare magari una sola copia, ma soprattutto per non tradire il cliente che aspettava il “suo” giornale. Fu per lui un dolore, perciò, il giorno che gli imposero di sospendere le vendite a domicilio, perché lo strillonaggio ora era un reato. Nel 1971, in una calda giornata d’agosto, improvvisamente il male se lo portò via: le malattie non rispettano le leggi dell’informazione. Così, dietro il banco dell’edicola, alla vecchia stazione, era rimasta la figlia Mirella a continuare l’attività iniziata più di un secolo prima da un garibaldino del Sessantasei. (Nel disegno: Raffaele Magnalardo, visto dal pittore Corrado Corradi; nella foto: Renato Magnalardo con lo scooter, suo inseparabile compagno negli ultimi anni dello strillonaggio) E Si ripete la Caminada in ricordo di Paolo rano gli anni 60 e la parrocchia San Giuseppe era l’unico luogo del quartiere dove i giovani si ritrovavano. Ricordo ancora la gita a Fonte Avellana e il costo del pullman. Era parroco don Giuseppe Palmolella e da poco era arrivato don Attilio Pastori, giovane vice parroco. Paolo Pirani, di diversi anni più grande di me, era l’animatore dei giovani e noi più piccoli eravamo tutti intorno a lui per giocare a pallone. Ogni sera e fino a tardi, giocavamo dietro la chiesa in quel campo senza erba, con le porte senza rete, con i confini disegnati solo nella nostra mente, con un pallone pieno di pezze. Altri tempi! Diversi, forse è moralistico pensarlo! Eravamo giovani e felici con poco. Paolo si dava da fare per organizzare la gite e noi tutti intorno a lui, da lui dipendevamo. Un giorno tanto atteso, partimmo. Alla mattina presto il pullman ci aspettava di fronte al piazzale della chiesa. Io e mio fratello salimmo e insieme a noi giovani c’erano Paolo e don Attilio. Arrivammo a Fonte Avellana, quasi di fronte al monastero. Alcuni rimasero nei viottoli circostanti, altri vollero arrivare in cima. Noi che ci sentivamo forti seguimmo quelli più grandi. Non l’avessimo mai fatto! Ritornammo distrutti a tal punto che io e mio fratello ci addormentammo uno vicino all’altro. Don Attilio ci coprì con la sua tonaca, per poi portarci dentro il pullman. Arrivammo a Jesi che ancora dormivamo. Paolo e don Attilio ci presero in braccio e ci portarono a casa. Nostra madre dapprima si impressionò e poi ci portò in camera per continuare il nostro riposo fino al giorno seguente. Il mondo che cambia Il giorno di S. Giuseppe è il giorno della “caminada” diventato “evento cittadino”. Cittadini di tutte le età e famiglie si mettono in fila per percorrere diversi tragitti. Paolo istituì questa manifestazione con lo scopo di creare, con lo sport, un’occasione di amicizia tra le persone di diverse generazioni. Le parrocchie non sono più luogo di ritrovo, ma la società non ha creato alternative valide. Anzi oggi vediamo e tocchiamo con mano quanto sia distante il mondo degli “anziani” con quello dei “giovani”! Si offrono a pagamento servizi per stare insieme, ma non si riesce a coinvolgere. La cultura percorre vecchie strade, non lascia autonomia, non si “fida”, di un mondo che conosciamo solamente come pericoloso e non come “opportunità”. Ma una società che non guarda ai giovani si invecchia sempre più! A Jesi i giovani sono relegati in “riserve indiane” che sono i due posti” il “Tnt” e il circolo “Rebeille” lasciati soli senza una struttura accogliente, senza un progetto, una verifica, con l’impossibilità per i giovani di accedere ai luoghi pubblici, perché essi sono deputati, in concet- to aziendale, a creare profitti. Ma la cultura è un investimento più che profitto! Come lo sport, vuole luoghi in cui poter organizzare, sperimentare, comunicare. Invece lasciamo i giovani in quei posti con una musica assordante, con alcool, e anche qualcosa di più. Siamo di fronte ad una generazione che, secondo psicologi, sociologi e filosofi non riesce a gestire l’emotività e la comunicazione. I giovani sono soli anche nella loro intimità, all’interno delle loro famiglie che preoccupate di dare si dimenticano di comunicare e si trovano figli sconosciuti perché non riescono a decifrare le loro paure. Per questo parlare con loro, giocare con loro, emozionarsi con loro diventa terapeuticamente formativo per uomini veri. I telegiornali e i giornali ci mettono paura dicendoci che il consumo di droga si sta abbassando sempre più; le stragi del sabato sera ci dicono che è impellente aiutare i giovani a difendersi e offrire opportunità di vivere la loro giovinezza. La caminada di San Giuseppe Paolo con la Spes si era dedicato allo sport come mezzo per far incontrare i giovani. La manifestazione della “camminata” non è nient’altro che il proseguimento di quest’idea dell’incontro. Passeggiando si incontrano famiglie che provengono da diversi quartieri della città. Ricordare Paolo a tre anni dalla sua scomparsa e la manifestazione da lui voluta e seguita fa parte della storia di S. Giuseppe e della città. Lui con la sua generosità cercò di animare con passione il mondo dei giovani, e quando c’era bisogno li portava anche in braccio….. Remo Uncini Nell’ambito della festa di san Giuseppe, sabato 29 marzo alle ore 17, sarà inaugurata la Cappella del ‘900 che accoglie dieci pannelli del pittore jesino Luciano Antonio Collamati in memoria di grandi nomi ed eventi del secolo scorso e di coloro che hanno tanto hanno dato per impegno apostolico, sociale e benefico alla parrocchia e alla diocesi. La celebrazione prevede l’esecuzione musicale della Corale Pergolesiana, la benedizione del Vescovo, la presentazione dell’opera da parte di Armando Ginesi, il saluto di mons. Giuseppe Quagliani e del parroco don Giuliano Fiorentini. Alle ore 18,30 sarà celebrata la Santa Messa animata dalla Pergolesiana e diretta da mons. Roberto Vigo. Domenica 30 marzo saranno celebrate Sante Messe alle ore 8; 10; 11,15 e 18,30. Alle ore 9,30 prenderà il via la Caminada de San Giuseppe. Alle ore 15,30 la staffetta di calcio a cinque e giochi. Durante le manifestazioni sarà aperta la pesca di beneficenza. 3 Cultura 23 marzo 2008 Conclusa la Stagione degli ‘Amici della Musica’ SCUSATE IL BISTICCI O (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it DON ABBONDIO... POST-FREUDIANO I Promessi Sposi, cap. xxvi. Parla il card. Federigo: “Ma guai s’io dovessi prender la mia debolezza per misura del dovere altrui, per norma del mio insegnamento! [ ... ] Ebbene, figliuolo e fratello... se voi sapete ch’io abbia, per pusillanimità, per qualunque rispetto trascurato qualche mio obbligo, ditemelo francamente, fatemi ravvedere [...] rimproveratemi liberamente le mie debolezze...”. “Oh che sant’uomo! ma che tormento! - pensava don Abbondio: - anche sopra di sé: purché frughi, rimesti, critichi, inquisisca: anche sopra di sé”. Oggi forse don Abbondio avrebbe detto: “Sua Eminenza non è soltanto un sadico della più bell’acqua. E’ anche un masochista con i controfiocchi”. NERO WOLFE? MAIGRET? Cambio di consonante Il potere lubrificante (per gli ingranaggi cerebrali) che può avere, in certi casi, un lento pranzetto. Il famoso detective, che si era inutilmente lambiccato il cervello per ore e ore per risolvere un caso complicato, sedutosi a tavola, ha la folgorazione giusta: UN BEL PIATTO DI GIALLO XXXXXXX ED IL GIALLO - DI COLPO! - E’ XXXXYXX ! *** Soluzione del gioco precedente: bismuto LaCitazione a cura di Riccardo Ceccarelli La battaglia comune La battaglia comune che ci attende in Italia, in Occidente e nei paesi musulmani, è essenzialmente un battaglia di idee affinché trionfino i valori in grado di cementare una comune civiltà dell’uomo. Sono i valori del primato della vita, delle centralità dell’individuo, del rispetto dei diritti fondamentali della persona. Magdi Allam, Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano ?, Mondadori, Milano 2006, p. 290. Tamburi della jungla e armonie celesti U n’assoluta novità l’ultimo concerto della Stagione degli “Amici della Musica”, conclusa alla grande, il 9 marzo, con l’Italian Percussion Ensemble, un complesso di quattro giovani solisti, tutti marchigiani e diplomati al Conservatorio di Pesaro con il massimo dei voti, che stanno oggi mietendo successi nei più importanti festival internazionali. I loro nomi, innanzi tutto. Sono Giacomo Sebastianelli, Marco Roveti, Matteo Fratesi e Marco Pacassoni. Audace era apparsa a qualcuno l’idea di inserirli nella rassegna jesina, ma il direttore artistico, il M° Di Chiara, non ha avuto dubbi. Conosceva bene l’abilità degli interpreti ed era giustamente convinto che il teatro Studio si sarebbe prestato ad accogliere una manifestazione simile più appropriatamente della sede dello scorso anno. Si sarebbe potuto credere che fosse da ascoltare semplicemente della musica etnica istintiva, lontana da regole e strutture codificate. Ci si è accorti invece che quella proposta, anche se attingeva prevalentemente dal folklore afro asiatico o caraibico, pur lasciando spazio all’improvvisazione rielaborava con molta arte e perizia tecnica le suggestioni di suoni e ritmi esotici, ancestrali, tradizionali o di nuova invenzione. Il complesso non ha tenuto conto del programma di sala. Ha presentato una serie di brani liberamente scelti, stilisticamente diversi e appropriatamente accostati e alternati. Diversi gli strumenti: non solo tamburi e batterie, ma anche un fascinoso vibrafono e una marimba, di una soavità trascendentale, che sono stati suonati con strabiliante abilità ri- spettivamente da M. Fratesi e da G. Sebastianelli. Dai primitivi, incalzanti ritmi africani inizialmente evocati con le misteriose voci della jungla, percorrendo un itinerario ideale sono stati att r av e r s at i secoli e secoli di musica fino a giungere al ‘900 e allo swing americano più tipico. Anche oltre: l’ultimo brano eseguito è stato di uno dei componenti del complesso, Marco Roveti, che in esso ha elaborato per tamburi tipici e ‘campane’ festosi motivi del carnevale cubano. Nessun artificio tecnico in scena: solo la bravura dei quattro ragazzi che sono stati accolti con applausi in crescendo da un pubblico sempre più convinto. Si può credere che un concerto così coinvolgente avrebbe potuto benis- simo essere presentato anche in uno spazio più ampio, magari all’aperto e, ne siamo ugualmente convinti, avrebbe mandato in visibilio folle di giovani. Fotoservizio Augusta F. Cardinali Stagione Teatrale del Pergolesi: Una famosa commedia di Aristofane al Pergolesi La città ideale, gli Uccelli e la cicogna C hi ha definito ‘irrappresentabile’ il teatro di Aristofane ha diritto a qualche giustificazione. Molti significati, molte situazioni, molti riferimenti possono sembrare oggi incomprensibili ad uno spettatore che non tenga conto del luogo, della situazione sociale, della cultura del tempo. Possono così sfuggire la validità di una satira politica, filosofica, letteraria molto salace; i richiami a fatti e personaggi ormai molto lontani nel tempo; il gusto di un linguaggio fantasioso cosparso anche di doppi sensi alquanto volgari: persino l’armonia stilistica di quella verseggiatura varia, euritmica, duttile tanto ammirata da Platone che di questo teatro scrisse: “Le Grazie cercando un tempio che non dovesse cadere lo trovarono nell’anima di Aristofane”. Restano comprensibili però la bizzarria e la fantasia sbalorditiva, anche paradossale delle invenzioni sceniche e l’attualità di alcuni temi, come la condanna aperta della guerra. Ingiusta e ingiustificata è invece l’avversione per la filosofia, in particolare per quella di Socrate, ritenuto responsabile del degrado morale di Atene perché dalle sue teorie erano derivate deleterie dottrine sofistiche; come pure l’antipatia per Euripide del quale Aristofane non comprese affatto né la valenza poetica, né la profonda umanità.. Di queste riserve ha te- nuto conto il regista Federico Tiezzi che de “Gli Uccelli” ha inteso cogliere soprattutto quanto di più comprensibile oggi vi fosse nella commedia da lui rappresentata nelle nuove vesti di una favola fantasiosa e grottesca. In essa i personaggi-uccelli simbolicamente ed emblematicamente continuano a rappresentare come allora l’instabilità e la leggerezza umana. Nubicuculina, la città utopica da loro vagheggiata, è non solo quella di molti idealisti di ogni tempo, dei grandi pensatori, filosofi, teorici della politica, ma anche quella della gente più semplice che si illude, sogna, ha sognato e continuerà a sognare l’avvento di una civiltà e di una società perfette. Lo spettacolo, in scena al Pergolesi il 1° e il 2 marzo, è stato visivamente accattivante, simpaticamente interpretato, ma non sempre facile da seguire, anche perché gli insistenti richiami canori degli ‘uccelli’ hanno spesso interferito sulle parole. Ha incontrato relativo favore da parte degli spettatori, che se ne sono usciti di teatro un po’ ‘a becco asciutto’; come la cicogna della favola di Fedro che, invitata a cena dalla volpe, si vide presentare la cena su una scodella dove il cibo per lei era praticamente inafferrabile. Riuscì così a mandar giù solo pochi bocconi, e se ne andò delusa. A.F.C. Scuole medie di San Marcello La scrittrice Gina Basso incontra gli studenti O spite d’onore per gli alunni della scuola media dell’Istituto comprensivo “Rossini” di San Marcello, Morro d’Alba e Belvedere Ostrense. La giornalista, conduttrice radiofonica e soprattutto scrittrice Gina Basso il 27 marzo incontra gli studenti, in una mattinata di confronto e dialogo. L’autrice è ben nota ai ragazzi, visto che gli alunni di terza media hanno letto durante l’anno scolastico un suo libro, Un fucile troppo grande, storia di pace in terra di guerra e odio, con un’amicizia tra un ragazzo palestinese e due ragazzi israeliani nel Medio Oriente in fiamme. Un intreccio che dà ai giovani lettori l’occasione di calarsi nella vita quotidiana dei loro coetanei, in un contesto conosciuto altrimenti solo attraverso i media. E anche i più piccoli delle prime e seconde classi hanno avuto modo di conoscere brani della scrittrice di origini crotonesi. Con le tematiche che tratta nei suoi testi, la Basso è una vera e propria operatrice sociale nel mondo della narrativa contemporanea, rivolta soprattutto ai giovani. Le sue sono testimonianze di un forte impegno morale e di un grande desiderio di capire la realtà, di coglierne i vari aspetti con occhio attento e vigile. La droga, la mafia, il razzismo, l’amore adolescenziale sono i problemi al centro della sua riflessione e vengono affrontati con partecipazione, ma anche con il chiaro intento di lanciare un messaggio di speranza. Dal suo Il coraggio di parlare è stato tratto l’omonimo film, alla regia di Leandro Castellani, che ha vinto trentasei premi, tra i quali Giffoni e Mosca. Da anni Gina Basso è anche voce radiofonica cara ai nostri connazionali all’estero (dedicato a loro il suo primo romanzo, La siepe dei fichi d’India), e ideatrice e curatrice di programmi radio-televisivi di carattere socio-culturale, come “C’è posta per tutti” e “Pianeta donna”. Simona Santoni 4 Attualità 23 marzo 2008 nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli* “Convegnite” e mobilità forzata La rimozione di Riccardo Ceccarelli O nore delle armi al Presidente Romano Prodi che ha annunciato di lasciare la politica italiana e forse anche la politica. Uno dei pochi casi nella storia della Repubblica. Onore delle armi da parte di tutti. Non vale la pena ripetere quanto molti hanno già detto e di come le sue parole sicure e traboccanti tranquillità dei mesi scorsi siano state contraddette dai fatti, viste la coalizione di cui era a capo e la difficile navigazione di cui si era reso protagonista. Da ricordare pure come la coalizione, la cosiddetta “Unione”, si sia sfaldata in pochi giorni non appena si è intravista ed accertata la possibilità di andare alle urne e con il Partito Democratico che aveva annunciato di correre da solo. Pochi parlano dell’attuale governo ancora in carica, ne fa cenno solo l’opposizione. Anche Veltroni, salvo rimandi di convenienza ai risultati ottenuti, sembra che parli come uno dell’opposizione e che il governo Prodi non ci sia mai stato. Da quanto si va dicendo da quelle parti sembra proprio che il governo Prodi sia stato una fantasia quasi. Eppure lo osannavano e lo sostenevano e difendevano con forza: ricordiamo le sempre precise, energiche e puntuali parole dell’On. Anna Finocchiaro di qualche settimana fa. Sono parole ora svanite nel nulla che forse neanche quanti le hanno pronunciate in coro le ricordano più. Qualcuno potrebbe disconoscerne la paternità se non fossero scritte negli atti parlamentari. Il fatto è stato analizzato da Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della Sera” del 9 marzo e lo annovera nel più ampio fenomeno della rimozione che riguarda “quella parte del Partito Democratico che affonda le radici nel comunismo”. “Su tutto ciò che del passato appariva di volta in volta negativo, o comunque contraddittorio rispetto alle esigenze dell’oggi, era d’uso stendere il velo del silenzio, […] bisognava fare come se nulla fosse, dimenticare; e ricordare semmai solo quando il tempo trascorso avesse reso politicamente innocuo il ricordo”. Ciò accadde, scrive Galli della Loggia, per il contrasto tra Gramsci e Togliatti, per i fatti di Porzus, per le implicazioni con lo stalinismo. “A Prodi, insomma, tocca la stessa sorte toccata a Bordiga, a Cucchi e Magnani, a Occhetto: semplicemente non è mai esistito”. Eppur “sono stati Prodi e i cattolici cosiddetti democratici, è stata la loro presenza, la sponda da loro offerta, che ha consentito agli ex Pci di non diventare ciò che a nessun costo la maggioranza di essi, in obbedienza al proprio codice genetico, voleva diventare: socialdemocratici. Che cioè ha evitato quello che altrimenti sarebbe stato l’esito ovvio, direi inevitabile, della fine della loro vicenda”. A traghettamento avvenuto, nel nuovo partito “Prodi e i cattolici ‘democratici’ hanno sì potuto trovare posto, ma come soci di minoranza, e per giunta privi di accesso a due strumenti decisivi come le risorse economiche e l’apparato organizzativo”. Rimossi Prodi, nonostante sia ancora presidente del Partito Democratico, ed il suo governo c’è da osservare ed attendere se non sia in corso la rimozione anche dei cattolici democratici come lo furono un tempo altri cattolici, nella seconda parte degli anni Settanta, come La Valle, Romanò, ecc., nelle fila dell’allora PCI. Sono cambiati gli anni, è vero, sono cambiati i nomi e pure le sigle, molti i protagonisti rimasti. Il traghettamento senza alcuna “rivoluzione” fa pensare che molto della sostanza, se non tutto, sia rimasto, nonostante la congerie di tante parole buoniste ed “americane”. Quello che conferma e che dovrebbe far pensare è proprio il fenomeno della rimozione, quella di Prodi e di quello che ha significato, “consegnato ad un oblio imbarazzato e timoroso”. Prodi lascia la politica italiana. Rimosso dai suoi e dimenticato in poco tempo: cos’altro poteva fare? Onore delle armi al Presidente Prodi. Qualche mese fa Alberto Statera, sulle pagine della sua rubrica Oltre il giardino [La Repubblica Affari & Finanza, 11 giugno 2007], segnalava come fossimo – dati alla mano - un Paese dove si organizzano ben 280 convegni al giorno. Un numero veramente significativo ed emblematico di quella infiammazione particolare e tipica della società dell’informazione e dello show business che si chiama “convegnite”. Proviamo a immaginare, soltanto in termini di mobilità, cosa significhi una tale mole di eventi in giro per l’Italia; una vera e propria “transumanza” di ospiti, assistenti, uffici stampa, amici, club di affezionati che non si vogliono, o in realtà “non possono”, perdere cosa dirà il loro beniamino, sponsor, top manager e così via. Una abitudine e un vero e proprio costume sociale che, malgrado qualche grido di allarme su un calo nel 2006 rispetto all’anno precedente, sembrano aver ritrovato nuova linfa e risorse nel 2007, registrando incrementi significativi delle presenze –-come segnala Vincenzo Chierchia - che rappresentano l’indicatore più rappresentativo di un business di oltre venti miliardi [Il Sole 24Ore, 1 ottobre 2007]. I temi che un simile fenomeno pone all’attenzione sono molti. Certamente c’è quello del rapporto quantità e qualità. L’esperienza e il comune buon senso infatti ci dicono che laddove abbonda la prima, molto spesso difetta la seconda. E come noto è difficile confutare l’esperienza e il buon senso. La “convegnite” dunque ci invita a selezionare, a inserire “filtri” nella posta elettronica, a ricorrere al parere di persone che stimiamo. Ci spinge però anche a fare, magari inconsapevolmente, un’altra cosa: ricercare o almeno guardare con generosità tutto ciò che ci appare – in questa standardizzazione dell’offerta - diverso, originale, unico. E’ indubbiamente una buona leva per districarsi in questo ginepraio di seminari, convegni, festival e forum. Il rischio che si corre però è quello di diventare troppo morbidi e consentire così il trionfo della novità giustificata per il suo livello di eccentricità. C’è anche un altro aspetto su cui la “convegnite” da cui siamo partiti può sollecitare una riflessione. Si tratta della scelta del “luogo” appropriato. Non intendiamo riferirci alla località più o meno bella, accogliente o intrigante in cui possono essere organizzati e proposti gli eventi, quanto piuttosto alla diversa questione se gli stessi rappresentino sempre la sede giusta o opportuna per trattare temi, per proporre approfondimenti o altro. Sempre più spesso capita infatti di rimanere disorientati nel venire a conoscenza di importanti punti di vista, di prese di posizione o altro in contesti – come quelli di cui stiamo parlando - che non sembrano essere quelli appropriati e quindi apparire “fuori luogo”. Fuori per esempio di un Consiglio di Amministrazione, di una riunione di Gabinetto, di un incontro con il Management e così via. Forse questa infiammazione potrebbe trovare allora già un primo medicamento nella scelta almeno delle “sedi giuste”, da parte di coloro che, per responsabilità e competenze, non possono sottrarsi a questo costume, per dire le cose e fare annunci, senza costringere “frotte” di persone a doverli inseguire tra un forum e un talkshow magari per ascoltare ciò che avrebbero dovuto o potuto già conoscere nelle sedi appropriate. (*) Docente Università LUISS Guido Carli Oltreadriatico – I Paesi balcanici non sono più dimenticati: un excursus storico di Frittelli, inviato Rai (6) Le contraddizioni del Kosovo e il nazionalismo N egli anni Ottanta il Governo regionale del Kosovo (in forza della riforma costituzionale del 1974) proseguiva nella sua politica di “albanizzazione” della regione. I contatti con l’autorità centrale di Belgrado diventavano sempre più difficili e, dopo dieci anni di “resistenza pacifica” sostenuta dall’LDK di Ibrahim Rugova, i massimalisti kosovari dell’UCK imbracciano le armi e tra i bersagli altri albanesi: i militanti della moderata Lega di Rugova. Le norme della Costituzione degli anni Settanta avevano apportato migliorie nello Stato federale jugoslavo e il Kosovo è stata, forse, la regione che ne ha beneficiato di più ma, per la crisi economica innescata dopo la morte di Tito, quelle migliorie si andavano vanificando e ciò produceva malcontento e agitava gli animi, soprattutto nelle aree meridionali della Federazione. Con le “redini del potere” in mano a Slobodan Milosevic e ai suoi “fedelissimi”, e quando lo status, che la “disciplina titina” garantiva alla comunità albanese del Kosovo, da Belgrado è faziosamente rivisto e ristretto, il nazionalismo radicale albanese, rafforzato, esplode. Negli anni Novanta anche i separatisti albanesi dell’UCK, l’Esercito di Liberazione del Kosovo, hanno organizzato e gestito operazioni di “pulizia etnica” ai danni delle comunità meno numerose della regione secessionista: i serbi (popolazione per lo più vicino al confine con la Serbia) e i non albanesi. In quegli anni incandescenti la repressione federale s’inasprisce poi, ad affiancare i reparti di polizia, entrano in campo le forze paramilitari degli estremisti serbi. Il nazionalismo di Belgrado e quello di Pristina si scontravano: i serbi avevano aperto la caccia agli albanesi e i secessionisti albanesi incominciavano ad ammazzare i serbi. Nel Kosovo ciò che più contava e continua a contare, e ciò che ha diviso e che continua a dividere è l’intensità della forza del nazionalismo del gruppo più nu m e ro s o ; il nazionalismo albanese nella ex Jugoslavia è stato, ed è, uno dei più forti nazionalismi dei Balcani. Nel campo avverso, l’intransigente aggressività serba si è resa responsabile non solo delle guerre balcaniche degli anni Novanta e della dissoluzione della Jugoslavia, ma anche, a partire dagli anni Ottanta (con la limitazione delle concessioni del 1974), della crescita di sentimenti radicali in altre popolazioni della Federazione. Un nuovo “nazionalismo bosniaco” è nato durante la guerra in Bosnia-Erzegovina del 1992-1995 e lo sciovinismo degli albanesi del Kosovo ha raggiunto l’apice, a danno oltre che dei serbi, dei bosniaci, degli zingari rom e dei turchi della regione, in seguito alle operazioni Nato contro la Serbia del 1999. La disgregazione della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia ha colpito la maggior parte dei suoi cittadini e quelli di etnia turca sono stati, ancora una volta, emarginati e perseguitati per lo più nella Repubblica macedone di recente indipendenza e nel Kosovo. L’antipatia nei confronti dei turchi, “simboli della dominazione ottomana”, è tradizional- mente generale nei Balcani ed era già capitato che fossero oggetto anche di discriminazioni. Subito dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, la posizione della Repubblica di Turchia nell’Alleanza occidentale e le inclinazioni generalmente anticomuniste dei turchi avevano portato il regime socialista jugoslavo a perseguitarli politicamente, così che fino al 1951, in quel nuovo Stato federale, ufficialmente i turchi non esistevano. La pratica dell’occultamento e del cambiamento dell’identità nazionale - che ci appare quanto meno singolare - è stata usata spesso dalle minoranze e non solo in Jugoslavia, dove sembra sia cessata solo negli anni Novanta. In quel periodo, comunque, i turchi del Kosovo hanno preferito registrarsi come albanesi e passare per tali. Con l’accordo del 1953 tra la Turchia e la Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia (incluso in quello più ampio dell’Alleanza balcanica) veniva consentita l’emigrazione volontaria dei turchi che, per un prodigio della politica, erano ricomparsi in Jugoslavia. Così, mentre alcune famiglie rientravano in Turchia altre rimanevano in Kosovo. Il reale numero di turchi nella regione kosovara è ancora oggetto di dispute e distorsioni e la loro vicenda è significativa del “clima balcanico”. Per i turchi del Kosovo, e nonostante i diritti previsti dalle norme costituzionali, il periodo 1974-1989 non è stato facile. Tanto meno quando la maggior parte delle “nazionalità jugoslave” è diventata nazionalista e i turchi, nel complesso, si sono mantenuti distanti e dal nazionalismo etnico e, specialmente, da quello separatista. In Kosovo l’antipatia era diventata risentimento dopo il 1989 e in particolare nel 1991, quando gli albanesi hanno perso i posti di lavoro e i turchi, meno riottosi, hanno continuato a mantenere i propri. A indicare quanto le contraddizioni e il livello di fibrillazione hanno avvelenato il territorio kosovaro, emblematico è il fatto che, per questa “minoranza nella minoranza”, poter frequentare le scuole serbe è stato un modo per mantenere la propria identità turca. L’accusa che i kosovari albanesi hanno rivolto ai turchi, divenuta consuetudine, è quella di collaborazionismo con il regime serbo e opportunismo, e lì molti turchi non si sentono più a casa. Un elemento, tuttavia, accomuna albanesi e turchi ed è la religione musulmana. L’Islam è da tempo uno strumento prezioso nelle mani dei “nazionalisti radicali albanesi”, che per altri versi non sono necessariamente religiosi. Gli “jugoslavi di etnia turca” in Kosovo e in Macedonia hanno patito perché si sono ritrovati costretti tra il nazionalismo della maggioranza e quello della minoranza, in conflitto tra loro. Se tre sono gli elementi costitutivi dello Stato - il popolo, il territorio, il governo - è sul primo requisito che i kosovari e i macedoni allora stavano intervenendo. Il non sentirsi più a casa per i turchi del Kosovo, come per le altre minoranze della regione, è una condizione che è perdurata anche quando in altre aree etniche dell’ex Jugoslavia s’incominciava a beneficiare di una progressiva democratizzazione ed ora, con la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo da Belgrado, subito riconosciuta da Washington, si vedrà. (continua) Massimo F. Frittelli 5 Cultura 23 marzo 2008 MOIE – Progetti ecosostenibili: la campagna “È ora di raccoglierlo” Le questioni: inquinamento, rifiuti e acqua L’ incontro, presso il Centro 6001, organizzato dall’Amministrazione comunale di Maiolati Spontini e moderato dall’Assessore Comunale all’Ambiente Fabrizio Mancini, ha introdotto la campagna per la raccolta e il recupero degli oli esausti domestici (Maiolati è il primo Comune in Vallesina a promuovere tale progetto), ma si è soffermato anche sulle cruciali tematiche che riguardano la raccolta differenziata domestica e il risparmio dell’acqua. All’iniziativa hanno risposto diverse classi dell’Istituto comprensivo “Carlo Urbani”. Molti i relatori. Il sindaco Giancarlo Carbini ha richiamato l’impegno degli adulti al fine di lasciare, alle nuove generazioni, un ambiente sano, e l’impegno dei ragazzi a farsi esempi di rispetto per l’ambiente e di risparmio idrico. Al ruolo dei giovani come agenti di sensibilizzazione hanno fatto appello anche i saluti del dirigente dell’istituto comprensivo, Nicola Brunetti, e dell’assessore comunale alla Pubblica Istruzione, Stefania Bartolucci. L’assessore Provinciale all’Ambiente, Marcello Mariani, ha ricordato la necessità di diminuire le emissioni di anidride carbonica, causa primaria del riscaldamento globale, e come il ciclo dei rifiuti possa servire per il controllo di queste emissioni. L’ Ha auspicato il passaggio dalla tassa sui rifiuti alla tariffa, che farebbe apprezzare un ritorno economico per i cittadini e sarebbe incentivo a produrre meno rifiuti e a differenziare. «Ho convocato per il 31 marzo» precisa Mariani «comuni, aziende, consorzi e sindacati al fine di considerare la situazione: c’è la proposta di legge regionale che mette in moto meccanismi premiali, c’è la partita delle sanzioni della Comunità Europea che potrebbero essere fortissime, c’è la questione dell’introduzione dell’Autorità d’Ambito che modificherà il quadro attuale e quella dell’aggiudicazione dei servizi, che molto probabilmente sarà unica per l’intero territorio provinciale». Mariani ribadisce, inoltre, come la condotta di responsabilità assunta dal Consorzio Cir33, nella gestione dei rifiuti della provincia, non sia stata supportata da eguale impegno da parte dell’altro Consorzio (Conero Ambiente). Giorgio Tanoni, della Adriatica Oli, la ditta che si occuperà della raccolta degli oli residui da cucina (olio di frittura, olio di conserve de- amministrazione comunale di Cupramontana ha in serbo una serie di novità da attivarsi prossimamente. In proposito, qualche tempo fa, abbiamo incontrato il sindaco, l’avvocato Fabio Fazi, e da lui ci siamo raccontare che cosa “bolliva” in pentola (l’intervista è visibile al sito www. vallesina.tv). La prima cosa importante è la riqualificazione dell’ex Fornace, sita in via Paganello, nei pressi del Colle Elisa. Gli interventi, per un valore 5,02 milioni, rientrano nelle opere previste nel “Contratto di Quartiere II”. Ricordiamo che quella di via Paganello è solo l’ultima delle tante fornaci che esistevano a Cupramontana. Que- gli alimenti), spiega i danni che essi producono se buttati nei lavandini: problemi alle tubature, alle reti fognarie, agli impianti di depurazione, aumento dell’inquinamento e dei costi di depurazione delle acque. Il loro recupero, invece, contribuirebbe alla produzione di biodiesel, energia elettrica, glicerina per saponificazioni, lubrificanti vegetali per macchine agricole. Angelo Avenali, tecnico della Multiservizi – la società partecipata che si occupa del ciclo completo dell’acqua in un territorio che copre quasi tutta la provincia di Ancona – parla dell’acqua come bene pubblico e primario, ricordando che il 22 marzo sarà la Giornata Mondiale dell’Acqua, occasione per richiamare «il dovere morale di garantire l’acqua potabile a tutti gli esseri umani». Avenali sottolinea che «nonostante l’alta qualità e i controlli sull’acqua di Moie (come di tutta la provincia), solo il 30% della popolazione beve acqua di rubinetto» e auspica un’attenzione particolare agli sprechi, considerando anche i lunghi periodi di scarse precipitazioni. Alla stessa Multiservizi arriva l’invito dell’assessore Mariani ad arginare la grande dispersione di acqua. Il presidente dell’associazione Monsano Informa – dal 2001 attiva nel campo della tutela ambientale – ha dimostrato, con l’ausilio di diversi strumenti, l’effettivo risparmio di acqua (fino al 50%) dovuto all’uso del riduttore di flusso per i rubinetti. Facile da montare, il riduttore sarà consegnato nelle case. Simone Cecchettini, presidente del Cir33, illustra il progetto della raccolta differenziata porta a porta, che a Maiolati partirà tra qualche mese. Il bidone marrone, dove ognuno raccoglierà i rifiuti organici (la componente umida) si dovrà esporre davanti alle abitazioni due volte a settimana, e il gestore si occuperà di prenderlo e recuperarlo. Il bidone bianco conterrà la carta (pulita) e sarà ritirato una volta alla settimana, così come il bidone verde, destinato al vetro. La busta o il bidone gialli – a seconda delle dimensioni dell’abitazione – serviranno per la plastica e i materiali di imballaggio (che devono essere schiacciati), mentre il bidone grigio, corrisponde all’attuale cassonetto stradale (che non ci sarà più), sarà riservato al cosiddetto “indifferenziato”: bicchieri o piatti di plastica, che non si possono recuperare, oggetti, cd, astucci di dentifrici e cose simili. «Dalla prossima settimana» spiega la dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune Nicla Frezza «alcuni ragazzi consegneranno gratuitamente, in ogni casa, una tanichetta (detta Ecohouse) in cui versare gli oli vegetali esausti domestici, un riduttore di flusso per i rubinetti e un foglio informativo. Sul foglio saranno indicate le piazzole ecologiche dove trovare gli appositi contenitori stradali in cui versare gli oli, una volta riempita la tanichetta: Maiolati – via Olimpia; Scisciano – via Scisciano Nord; Moie – piazza Pertini, via Torino, via Fornace, via Tasso; Scorcelletti – via Vivaio. Maria Chiara La Rovere Cupramontana: una primavera di novità m e d i e v a l e , un grande artista. “In questo modo”, spiega sta fornace è stata attiva ospiterà il 28 Fazi, “Cupramontana tornerà ad essere il fino agli anni giugno la se- salotto buono della Vallesina”. Oltre a que’60. Dopo rata spettaco- sti grandi progetti c’è anche l’intenzione di la chiusura lo del Premio intitolare lo stadio comunale allo scomparl’inarrestabile decadenza, che ha portato Vallesina. Tanti saranno gli ospiti che inter- so dott. Sauro Ippoliti, grande appassionanegli anni ’80 alla parziale demolizione del verranno a questa kermesse, ma il sindaco to e tifoso di calcio e di dedicare le vie che camino della fornace e negli anni ’90 alla non ha lasciato trapelare nulla. Anzi ci det- si creeranno nel nuovo centro residenziale messa in sicurezza dell’intera area. Ora, to che per quando saranno finiti lavori di “San Vicino”, in via Salerna, ai personaggi sottolinea il sindaco, il recupero, che vedrà risistemazione della pavimentazione della cuprensi che si sono distinti nell’ultimo quest’ambiente riutilizzato per fini pub- piccola piazza (che durano ormai da più cinquantennio (tra i quali il dott. Luzi, veblici e residenziali. L’altra novità è quella di un anno), prevista in concomitanza con nuto a mancare un paio di anni fa e diretche riguarderà il Premio Vallesina. Infatti i festeggiamenti del santo patrono, il 26 tore, per tanti anni, dell’ospedale civile di Cupramontana, in particolare la piazzetta maggio, ad inaugurarla, prima dell’evento Cupramontana). IV Novembre, sita nel cuore del castello Premio Vallesina, ci sarà un concerto di Simoncini Cristiana Il salotto buono 6 Jesi 23 marzo 2008 L’avvocato risponde Cintura di sicurezza Il passeggero che viaggia in auto risponde del mancato uso della cintura di sicurezza solo con la sanzione pecuniaria e non anche con la detrazione dei punti della patente. Con la sentenza n. 6402 del 19 marzo 2007 la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dalla prefettura contro una decisione del Giudice di pace di Viaggiano che aveva annullato completamente il verbale di accertamento nei confronti del passeggero che viaggiava senza cintura di sicurezza sull’autovettura di un amico. Il passeggero non solo era stato multato con sanzione pecuniaria, ma gli era stata anche comminata la perdita di punti dalla patente. Il giudice di pace aveva ritenuto che fosse ingiusta la detrazione dei punti dalla patente, ma aveva ritenuto anche che non si potesse revocare la sanzione della detrazione dei punti senza annullare anche la sanzione pecuniaria. Secondo la Corte di Cassazione, invece, il verbale di accertamento doveva essere annullato solo nella parte relativa alla sottrazione dei punti della patente, non anche nella parte relativa all’applicazione della sanzione principale pecuniaria. Paolo Marcozzi L’angolodellapoesia Al Parco del Vantaglio Ho letto una bestemmia Ho pensato a chi non ti vede ancora, Signore, a dove non è ancora giunto il tuo amore. Ho anagrammato quella tremenda espressione per farne un messaggio che nel dubbio sia soluzione nel vuoto sia vita nel buio sia luce nell’incoscienza sia colpevolezza in ogni tempo, in tutte le ore, sia amore a te Signore! Come può mano d’uomo creare l’universo se non un’entità che sa essere immensa? Se dal nulla sa dare vita con Lui vita infinita; il tempo che scorre e rinnova vita finita e rinata non ti sembra una prova? Se dopo ogni notte il giorno, dopo la tempesta il sereno poi il naturale arcobaleno… Esci dal buio, guardati attorno, se credi alla scienza, accettane i limiti e prendi coscienza di quel Dio che non vedi e che oggi bestemmi: anche tu non puoi farne senza. Maria Giannetta Grizi Consultorio La Famiglia – Due incontri per il sostegno alla persona A Jesi la psicoterapeuta Parsi I l Centro Promozionale Famiglia - Consultorio “La famiglia “ di Jesi, organizza un convegno sui problemi conseguenti alle crisi familiari gravi, analizzate non solo come momento di crisi della coppia, ma anche come impegno di tutto il nucleo familiare per evitare che il disagio evolva in devianza. Questo convegno ha lo scopo di sensibilizzare e formare i cittadini sulla tematica proposta e costituisce la presentazione del progetto per l’attivazione di centri di ascolto e consulenza e di gruppi di aiuto per la prevenzione del disagio che coinvolge la famiglia nel momento della crisi. Il convegno è l’occasione per suscitare nuovi spazi di riflessione sulle conseguenze delle crisi familiari, per continuare e migliorare l’attività di accoglienza e sostegno verso la persona, la coppia e il gruppo familiare in difficoltà e per rendere più visibile ed efficace la presenza del consultorio sul territorio. Il convegno si svolgerà nei giorni 28 marzo e 3 aprile alla Salara, del Palazzo della Signoria di Jesi grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. il progetto grafico dell’iniziativa è stato curato da Maria Letizia Mocchegiani. Conversazione con la Parsi Nella giornata del 28 marzo alle ore 17,30 al Palazzo della Signoria. la psicoterapeuta Maria Rita Parsi parlerà della crisi come naturale evoluzione all’interno della famiglia che vive cambiamenti importanti nel proprio ciclo vitale, come la nascita dei figli, la fase adolescenziale, l’uscita di casa dei figli giovani. Psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, la Parsi svolge da anni un’intensa attività didattica e di formazione presso università, istituti specializzati, associazioni private. E’ docente del modulo tematico sulla Pedofilia nel master di Scienze Forensi Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e presidente della Fondazione Movimento Bambino. Ha elaborato una metodologia psicologica della “Psicoanimazione”: ha fondato e dirige la SIPA (“Scuola Italiana di Psicoanimazione”). Negli ultimi trent’anni, ha formato migliaia di persone con la metodologia a mediazione creativo-corporea (da lei ideata e messa a punto) per lo sviluppo del potenziale umano: da psicologi ad insegnanti, da manager a professionisti, da genitori a persone spinte dal desiderio di migliorare la propria vita. Il secondo convegno Nella seconda giornata, il 3 aprile, interverranno la dott.ssa Rossella Italiano, che tratterà delle crisi che insorgono a seguito di eventi eccezionali, come una morte improvvisa o l’allontanamento di un familiare, la dott.ssa Barbara Lombardi che amplierà l’orizzonte sulle risorse e le opportunità di crescita che la crisi familiare può generare. Tra i vari contributi che ci saranno durante la serata, l’avv. Anna Maria Repice, illustrerà gli aspetti legali della separazione. Il 14 marzo Chiara Lubich ha concluso il suo viaggio terreno “La vita di Chiara è un canto all’amore di Dio” “H o appreso con pro- sogni dell’uomo fonda emozione contemporaneo la notizia della morte di in piena fedeltà Chiara, sopraggiunta al alla Chiesa e al termine di una lunga e fe- Papa”. Benedetconda vita segnata instan- to XVI esprime cabilmente dal suo amore l’auspicio che per Gesù abbandonato”. “quanti l’hanno Così inizia il telegramma conosciuta e a firma di Papa Benedet- incontrata, amto XV: “In quest’ora di mirando le medoloroso distacco”, il San- raviglie che Dio to Padre assicura la sua ha compiuto spirituale vicinanza “con attraverso il suo ardore affetto”, “ai familiari e missionario, ne seguano all’intera Opera di Maria- le orme mantenendone Movimento dei Focolari vivo il carisma”. Il Papa che da lei ha avuto ori- conclude invocando “la gine, come pure a quanti materna intercessione di hanno apprezzato il suo Maria” e impartendo “a impegno costante per la tutti” la sua benedizione comunione nella Chiesa, apostolica. Sarà sepolta per il dialogo ecumenico nella Cappella del Centro e la fratellanza fra tutti i Internazionale del Movipopoli”. Il Papa ringrazia mento a Rocca di Papa. A il Signore “per la testimo- Trento il sindaco Alberto nianza della sua esistenza Pacher ha proclamato il spesa nell’ascolto dei bi- lutto cittadino. Ai funera- li, presieduti dal Card. Bertone “La vita di Chiara è un canto all’amore di Dio, a Dio che è amore”: ha detto nell’omelia per il rito funebre il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano. Ai funerali, celebrati a Roma, presso la Chiesa di S. Paolo fuori le mura, martedì 18 marzo hanno partecipato anche molti marchigiani e tra loro alcuni rappresentati delle istituzioni. Il Movimento dei Focolari, diffuso in 182 Paesi nei 5 continenti, si profila con la fisionomia di un piccolo popolo composto da persone delle diverse razze, culture, categorie sociali. Il suo carisma è l’unità. Scopo: contribuire a comporre nella fraternità la famiglia umana attraverso i dialoghi interreligioso, ecumenico, con persone senza convinzioni religiose, all’interno della Chiesa e con i vari ambiti della cultura, politica, economia, comunicazione, arte, scienze. Membri: 140.000. Aderenti: oltre 2 milioni. Irradiazione: difficilmente quantificabile. Il Movimento nasce a Trento il 7 dicembre 1943, giorno in cui Chiara Lubich – fondatrice e presidente - allora poco più che ventenne, consacra la sua vita per sempre a Dio, in risposta alla folgorante scoperta del Suo amore che si rivela proprio nel clima di odio del secondo conflitto mondiale. Lo Scacciamarzo IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI E ACCESSORI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 A cura del Centro Tradizioni Popolari, il Comune di Monsano in collaborazione con La Macina, l’Avis, il Gruppo Protezione Civile e con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ancona, organizza, venerdì 28 marzo dalle ore 10, la ventunesima edizione dello “Scacciamarzo”, invitando tutti i bambini a riportare, casa per casa, alla maniera di una volta, questo nostro arcaico, festoso e rumoroso rito infantile di questua. Lo Scacciamarzo è un antichissimo canto rituale di questua infantile, di cui nell’anconetano se ne è persa la traccia e la memoria. Come è ormai tradizione, insieme ai bambini delle Scuole Primarie di Monsano, sono stati invitate alcune sezioni delle Scuole Primarie di Montecarotto e Polverigi. Più di duecento bambini in festa per lo “Scacciamarzo” 2008 arrivato quest’anno al notevole traguardo dei venti anni. Per il secondo anno consecutivo, lo “Scacciamarzo” verrà “esportato”, sabato 29 marzo a Santa Maria Nuova dalle ore 11, alle ore 12. Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 - Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 www.fazibattaglia.com Vita ecclesiale Parola di Dio 23 marzo 2008 23 marzo 2008 - domenica di pasqua - “Risurrezione del signore” Testimoni del Risorto: con timore e gioia Madre, la si collocano all’alba, ma madonna anche al mattino, alla del Saba- sera, ogni ora del giorIl primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolto santo. no, lungo la strada, nel cro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata S i l e n z i o cenacolo, lungo il lago, tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro di atte- nel silenzio delle nostre discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il sa. Tutto case….proprio perchè Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». è prote- Lui è ormai sempre con Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. so per la noi. Come riconoscerCorrevano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce c o n c l u - Lo? (in fondo tutta l’avdi Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, sione de- ventura cristiana si racma non entrò. gna di una chiude in questo donoGiunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sevita amata: compito!). Due segni polcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo preparano che non ingannano: un capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. gli aromi. timore sacro e una gioia Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al seE viene umile e forte. Sono i polcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la l’alba. Era sentimenti che accomScrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. il terzo pagnano ogni esperienParola del Signore g i o r n o za forte d’amore. di questa La gioia si fa corsa. Una d r a m m a - notizia così bella e detica vicenda. Giorno di “esodo”, giorno di terminante merita le COMMENTO passaggio, giorno di Pasqua. A condurre campane a festa! Cristo Corriamo anche noi al sepolcro. E la- il percorso è l’Amore. L’Amore mistero, è vivo. sciamoci condurre dalla Chiesa (le don- l’amore oltre ogni affetto. Quello di Dio Dunque non hanno ne, Pietro e Giovanni). E troveremo! Che che non attende altro che fare sorprese; avuto ragione la violencosa troveremo? Il sepolcro vuoto. Cosa quello delle donne, dei discepoli, di noi za, il carnefice, la morte. E non avranno sentiremo? Timore e gioia. Partiamo dal che ci lasciamo portare dall’amore. E’ solo ragione neppure su di noi. E’ da questa sabato. Il sabato del silenzio. Silenzio di l’amore che apre alla fede in questo unico “ragione” che posso prendere forza per le Dio. Silenzio degli uomini. Silenzio della mirabile evento. I racconti di risurrezione mie pasque, i passaggi che la vita mi farà Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9) Agenda Pastorale del Vescovo Venerdì 21 marzo ore 10.30 -12.00: Il Vescovo è in Cattedrale per le Confessioni ore 16.30-18.00: Il Vescovo è in Cattedrale per le Confessioni ore 18.30: Cattedrale: Commemorazione della Morte del Signore ore 21.00: Via Crucis partendo dalla Cattedrale Ore 21.45: Sacra Rappresentazione della Passione del Signore al Parco del Ventaglio Sabato 22 marzo ore 16.30-18.30: Il Vescovo è in Cattedrale per le Confessioni ore 22.00: Cattedrale: Veglia Pasquale Domenica 23 marzo: Pasqua ore 8.30: S. Messa nella chiesa dell’Ospedale e visita ad alcuni reparti ore 10.30: S. Messa al Santuario della Madonna delle Grazie ore 18.30: S. Messa in Cattedrale Lunedì 24 marzo ore 10.30: S. Messa al Santuario della Madonna delle Grazie Martedì 25 marzo ore 9.30: Pantiere: Santa messa e processione ore 18.00: Parrocchia SS Annunziata a Montecarotto: S. Messa e incontro con la Comunità ore 21.00: Incontro con il Gruppo di discernimento vocazionale in vista del Diaconato permanente Mercoledì 26 marzo ore 21.00: Pianello Vallesina: Incontro con i genitori e i padrini dei Cresimandi Giovedì 27 marzo ore 21.00: Incontro con Scout presso la parrocchia di San Giuseppe Giovedì 20 marzo dalle ore 23 alle 7 del mattino sarà possibile sostare in preghiera e adozione: per tutta la notte del Giovedì Santo sarà esposto il Santissimo Sacramento. Colloquio spirituale Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella Chiesa dell’Adorazione per le Confessioni e il colloquio spirituale. Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani. Viene di seguito indicato il Sacerdote presente per ciascun giorno: Martedì 25 marzo: Don Giovanni Ferracci Mercoledì 26 marzo: Don Gianfranco Ceci Giovedì 27 marzo: Don Vittorio Magnanelli Venerdì 28 marzo: Don Maurizio Fileni Lunedì 31 marzo: Don Emilio Campodonico La settimana Santa in Cattedrale Le celebrazioni In ogni parrocchia, durante la Settimana Santa, si svolgono le tradizionali celebrazioni della Cena del Signore, della Passione e della Veglia Pasquale. Di seguito l’orario delle celebrazioni in Cattedrale guidate dal Vescovo e dai sacerdoti del Capitolo Giovedì Santo Ore 18,30: Santa Messa vespertina Ore 21.15: solenne adorazione eucaristica Venerdì Santo Ore 18,30: celebrazione della Passione del Signore Ore 21: via Crucis per le vie della città Sabato Santo Ore 22: Veglia pasquale Domenica di Pasqua Sante Messe ore 10,15; 11,30 e 18,30 Lunedì dell’Angelo Sante Messe ore 10,15; 11,30 e 18,30 Venerdì 28 marzo ore 12.00: S. Messa presso la New Holland Sabato 29 marzo ore 15.30: Maiolati Spontini: Incontro con i cresimandi e quindi con i genitori e i padrini ore 11.15: Parrocchia San Giuseppe: inaugurazione Cappella Domenica 30 marzo ore 9.30: Pianello Vallesina: S. Messa e Amministrazione del Sacramento della Cresima ore 11.15: Rosora: S. Messa e Amministrazione del Sacramento della Cresima ore 18.00: Parrocchia San Giuseppe: S. Messa nella Festa patronale Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 di don Mariano Piccotti [email protected] compiere. Dunque: “Cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù”. La vita e i progetti, le scelte e le intuizioni, i passi e la direzione devono andare in alto e scrollarci di dosso le cose di quaggiù, il vestito vecchio. Il vestito da deporre non è il corpo che deve essere mortificato per esaltare lo Spirito, né gli impegni del mondo che devono essere abbandonati per ritirarsi nella solitudine. Il vecchio vestito sono i valori apparenti, egoistici e distruttori, soprattutto quell’istinto del possesso che tanto spesso si trasforma in idolatria (Col 3,5). E il vestito nuovo è il superamento delle divisioni che oppongono l’uomo all’uomo, popolo a popolo, razza a razza (Col 3,11). Vestito nuovo sono i sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza: «Sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente» (Col 3,12-13). Noi, testimoni del Risorto. Ancora un bacio su quella Pietra CHIESA dell’ADORAZIONE Adorazione notturna 7 Sabato Santo Una proposta Presso il Centro di spiritualità “Sul monte” di Castelplanio,la mattina del Sabato Santo, dalle ore 9 alle 12, si potrà partecipare ad un ritiro spirituale per prepararsi alla Pasqua. Tutti possono prendere parte all’incontro. Prima di andare lontano salgo il Calvario ripido e mi inginocchio a terra. Dove sei stato piantato sulla roccia ancora vivi tu m’ inchino e ti bacio. E’ Te che io bacio, Signore, che per tutti noi hai dato vita e saliremo ancora. Con te risorgerà ogni cosa e tutto quanto è stato amore sarà inondato della luce vivissima di te. Associazione Avulss Rinnovo delle cariche Si è svolta il 29 febbraio scorso l’assemblea annuale dei soci volontari dell’Avulss di Jesi (Associazione per il Volontariato socio sanitario) durante la quale la presidente Maria Cristina Paris ha letto la relazione morale, il rendiconto economico e il bilancio di previsione che sono stati poi approvati. Hanno partecipato il Vescovo Gerardo Rocconi, il delegato zonale dell’Avulss Marcello Cavalieri e don Aldo Anderlucci in rappresentanza del Collegio dei probiviri. Nell’occasione la presidente ha tracciato un bilancio dell’ultimo triennio in particolare ha ricordato i progetti attivati dall’associazione in collaborazione con la Dio- cesi, l’Azienda Sanitaria, il Centro Servizi Volontariato e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, l’Ambito Territoriale 9. Nel corso dell’assemblea sono state rinnovate le cariche per il prossimo triennio. Sono risultati eletti: Maria Cristina Paris, presidente; Orietta Moretti vicepresidente vicario; Fiorella Luminari segretaria; vice segretaria Giuliana Togni; Maria Antonietta Turri amministratore; Maurizio Strappa responsabile culturale; Donatella Gniemmi vice responsabile culturale. Riconfermati i probiviri: don Aldo Anderlucci, Giorgio Vignetti, Maria Puerini Cotichelli. Fanno parte del consiglio i coordinatori di ogni gruppo. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale, forniti all’atto della sottoscrizione dell’abbonamento o diversamente acquisiti sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Tali dati saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali nonchè per conformarsi ad obblighi di legge. 8 Vita Ecclesiale 23 marzo 2008 Gli amici della comunità “Madonna del Divino Amore” lo ricordano C Ivo… l’amico di tutti i sono persone carismatiche si è da sempre cercato di superae molto comunicative che re le difficoltà della toponomasticon la sola presenza, facilitano le ca con la tenacia e l’impegno di relazioni e producono un clima uomini come Ivo. Lui conosceva di solidarietà. Ma in molti casi la tutti, e quando c’era da mandare partecipazione e la condivisione è una comunicazione per avvisare favorita da uomini e donne umili, le famiglie di qualche riunione in che attraverso il loro agire quoti- parrocchia, correva per le vie del diano e senza clamori, finiscono quartiere: sapeva dove andare e per essere di riferimento per una con chi parlare. Il Parroco, Don intera comunità. Apparteneva Mario Massaccio, a lui molto lesenz’altro a questa ultima catego- gato, lo ha sempre sostenuto ed ria Ivo Scortichini, uomo buono, incoraggiato nel suo servizio vodi ottimi sentimenti religiosi, so- lendolo stretto collaboratore per ciali ed umani. Chi lo ha conosciu- la custodia e la cura della Chiesa; to, praticamente l’intero quartiere, ruolo che svolgeva con soddisfane piange la prematura scomparsa zione e profondo senso di responavvenuta in modo repentino e ina- sabilità. Oltre ai familiari saranno spettato. Un uomo generoso; uno molti a sentirne la mancanza. La che difficilmente era in grado di sua presenza discreta, quel sordire “no”! Lo ricordiamo quando riso sornione che rasserenava, la con entusiasmo partecipava agli “testardaggine” che urtava, il fare eventi parrocchiali importanti nei puntiglioso e preciso lo rendeva quali assumeva il ruolo dell’uomo unico ed originale. Lui in parrocdi famiglia, l’amico fraterno sem- chia di cose ne faceva molte: non pre disposto ad aspettarti. Alla solo lavori manuali ma parteci“Madonna del Divino Amore”, par- pava ai momenti di riflessione e rocchia non grande ma con una di preghiera (lectio divina) ed era dislocazione di vie che di certo solito condurre la recita del Rosanon facilita molto l’aggregazione rio prima della Messa vespertina Nominato don Tonino Don Tonino Lasconi, scrittore, giornalista, parroco a Fabriano, è stato nominato assistente ecclesiastico dell’Ucsi delle Marche dalla Conferenza Episcopale marchigiana. Soddisfazione è stata espressa dal Presidente dell’Unione cattolica Stampa Italiana, sezione Marche, Vincenzo Varagona, secondo cui questa nomina è un riconoscimento da parte dei vescovi del lavoro che l’Ucsi Marche svolge a servizio della Chiesa marchigiana, nel campo delle comunicazioni sociali. “E’ per noi un privilegio, afferma Varagona, la scelta di don Tonino, per anni direttore di uno dei più prestigiosi periodici diocesani, “L’Azione” di Fabriano. Uno degli impegni più recenti per don Tonino è stato quello di “mediare” per il grande pubblico il Direttorio “Comunione e missione”, anche in questo caso con un volume, “Predicatelo con i media”. Ringraziamento quotidiana. Ma Ivo non era solo l’uomo vicino all’Altare che dava una mano per preparare liturgie belle ed ordinate, a lui piaceva anche frequentare i luoghi dove si svolgevano attività ricreative. Lo ricordiamo quando solerte collaborava nel Circolo Parrocchiale, dove assisteva con divertimento alle partite dei migliori giocatori di briscola e di bocce. Anche qui non ha fatto mai mancare il suo servizio; come un buon ragazzo di famiglia correva dove c’era da correre, aiutava chi aveva bisogno di lui. Il Presepio Parrocchiale, struttura permanente nella quale si sono cimentate più di una generazione di parrocchiani, era considerato da Ivo risorsa importante e memoria storica da conservare e continuare a coltivare. Per questo, sotto le feste di Natale, era disposto a passare molto del suo tempo alla porta del locale per accogliere i numerosi visitatori. Ivo con l’umiltà ed il silenzio si è sempre sentito parte attiva ed importante della parrocchia: per lui la Comunità Madonna del Divino 8-12-1906 5-3-2008 Amore era la sua seconda famiglia. E anche quando, a seguito dell’infermità della mamma, ha dovuto dedicare molto del suo tempo ad assisterla amorevolmente insieme alla sorella ed al cognato, non si è mai dimenticato dei suoi amici che continuava a frequentare quando poteva o li raggiungeva quasi quotidianamente con il telefono. La Comunità raccolta intorno al suo Parroco, che già in occasione dei funerali ha partecipato commossa alla Celebrazione Liturgica, si riunirà ricordando Ivo nel trigesimo della morte lunedì dell’Angelo 24 marzo prossimo. Elio Ranco Laura Ragni ved. Bambini Signore ti ringraziamo per tutto il tempo che ci hai lasciato nonna Laura, per la sua testimonianza di vita e di fede, per il suo sorriso e la sua saggezza; per il grande amore verso di Te e San Francesco. Luca, Roberto, Mirella e Federico Canti per la Liturgia Maria, tu che hai atteso I l testo che oggi leggeremo insie- la prima comunità dei credenti. E me fa parte della raccolta “Nella Maria, la madre e prima discepola Casa del Padre” e si trova al n. 74 del Figlio, condivide con i fratelli del libro dei Canti per la Liturgia la gioia della Pasqua e inaugura la della Diocesi di Jesi: “Maria, tu missione della Chiesa. che hai atteso”, pubblicato anche Maria, icòna del popolo di Dio in con il titolo di “Preghiera a Ma- cammino, ci rappresenta tutti e ci ria”. Non è un canto devozionale e accompagna come madre e come non fa leva sulle emozioni, ma una sorella nel nostro itinerario spisinfonia di ampio respiro, su tema rituale di ricerca, di accoglienza biblico, che favorisce la parteci- della fede, di ascolto della Parola pazione liturgica e invita alla pre- nel silenzio del cuore. Leggiamo… ghiera del cuore. Un testo lineare: cinque strofe di Perché meditare un Canto maria- due versi (distici) intercalati dal no durante la “Settimana santa”, ritornello, che nel ritmo vivace e mentre la comunità ecclesiale ri- misurato della frase musicale rivive nella liturgia il dramma della suona quale invocazione fiduciopassione e della morte di Cristo? sa del popolo Dio (“noi”) a Maria: La risposta viene dalla Parola di “Aiutaci ad accogliere il Figlio tuo Dio e dalla fede della Chiesa. Ma- che ora vive in noi”. ria di Nazaret, donna del “sì”, salu- Il canto, breve, disegna con le patata da Elisabetta come la madre role semplici del testo, esaltate del Signore, benedetta fra tutte le nella loro valenza mistica da una donne per la sua fede, vive intima- musica suggestiva, l’iter teologale mente e condivide con i discepoli della madre di Dio: dall’annundi Gesù il dramma dell’ingiustizia, ciazione alla divina maternità, dal del dolore e della morte. Lei, la Golgota all’assunzione in cielo e madre alla quale Gesù morente af- alla glorificazione. Il silenzio è la fida, in Giovanni, l’umanità intera. nota dominante, il leit motiv del Quando Cristo risorto effonde lo canto e, insieme all’attesa, suggeSpirito sugli apostoli, riuniti con risce la dimensione dell’infinito. Maria nel Cenacolo, nasce di fatto La prima strofa -a mio avviso- dà la chiave interpretativa di tutto il canto: “Maria, tu che hai atteso nel silenzio la sua Parola per noi…” quell’attendere “per noi” (per la nostra salvezza) è attesa nel grembo materno, nella mente e nel cuore; in quel silenzioso umile abbandono di Maria in Dio, lo Spirito compone la divina melodia dell’Incarnazione che raggiunge il suo vertice sublime nel Mistero pasquale. Comprendiamo allora il senso del ritornello: o Maria, aiutaci ad accogliere con amore Gesù, tuo Figlio, il Verbo eterno di Dio che si è fatto Uomo, ha donato la vita per noi e ora vive in noi. Nel secondo distico emerge Maria, creatura “docile”, disponibile all’ascolto e all’accoglienza della Parola di Dio, al servizio; atteggiamento interiore che prepara un grande evento. Il terzo distico, infatti, canta la maternità fisica e spirituale di Maria: l’avverbio “dolcemente”, su cui si distende e indugia la voce, esprime la delicatezza e la dolcezza ma anche l’umiltà della creatura chiamata a portare in grembo Gesù, dono infinito dell’amore di Dio. Maria Crisafulli IL REFRATTARIO IL CASO GALILEI Messa polacca Il 24 marzo alle ore 16 Il Lunedì di Pasqua, 24 marzo, alle ore 16, presso la Chiesa Regina della Pace a Jesi in via Gramsci, 99 sarà celebrata una Santa Messa nella lingua e tradizione della Polonia, alla quale è invitata la comunità polacca che opera a Jesi e Vallesina a favore soprattutto di anziani, malati e persone sole. Celebrante don Wladimiro, sacerdote proveniente dalla Polonia che sarà disponibile per le confessioni fin dalle ore 15. Tutti dicono di conoscere i fatti riguardanti Galileo Galilei, ma pochi sono immuni da una visione falsata ed ideologica della realtà storica. Cerchiamo allora di fare alcune precisazioni. Per prima cosa va detto che Galileo, amico per lungo tempo di papi e cardinali, non si considerò mai avversario della Chiesa, tanto che morì con la benedizione papale e ricevendo l’indulgenza plenaria. Tutto questo nonostante convivesse more uxorio e avesse fatto monacare a forza le figlie. In secondo luogo, è giusto ricordare che Galileo, così come il canonico polacco Copernico, ebbe tra i suoi più fieri avversari i colleghi laici, mentre ricevette più volte incoraggiamenti da molti religiosi, tra i quali dotti gesuiti, che erano giunti alle sue stesse conclusioni scientifiche. Perché, allora, nacquero i problemi con l’Inquisizione? Per il semplice fatto che Galileo non portò alcuna prova scientifica a sostegno della teoria eliocentrica, che fu dimostrata per la prima volta solo nel 1748 e poi nel 1851, col pendolo di Foucault. Il santo cardinale Bellarmino, ragionevolmente, sosteneva che la teoria copernicana doveva essere considerata un’ipotesi scientifica fino a quando non fosse stata dimostrata con prove inconfutabili. Galileo non accettò tale posizione, pretendendo di affermare una verità certa e sicura e così si giunse ai celebri processi. Nel processo del 1616, dello scienziato non si parlò nemmeno, ma gli si impose privatamente di non insegnare come verità assodata la tesi copernicana. Galileo non obbedì e subì un altro processo nel 1633, quando gli fu ordinato di abiurare. Lo scienziato non fece un solo giorno di carcere, né fu torturato, ma poté ricevere visite, scrivere e studiare. Convocato a Roma, alloggiò a spese della Santa Sede in splendide abitazioni e, dopo la sentenza, si trasferì nel palazzo dell’arcivescovo di Siena e, infine, nella sua villa di Arcetri. L’unico obbligo che gli si ingiunse fu recitare ogni settimana i salmi penitenziali. Certo, ci fu confusione nel mescolare Bibbia e nascente scienza sperimentale, ma va sottolineato che il Sant’Uffizio non ebbe mai nulla da eccepire finché i copernicani restarono sul piano delle ipotesi. Galileo non fu condannato tanto per ciò che diceva, ma per come lo diceva. Ben altra sorte avrebbe subito nel mondo protestante, di gran lunga più avverso e intollerante riguardo l’eliocentrismo ed i costumi sessuali. Infine, si deve tener presente che i giudizi emessi nel 1616 e nel 1633 furono decreti approvati dal papa in forma communi e, come tali, estranei alla categoria di affermazioni nelle quali la Chiesa è infallibile. Federico Catani In diocesi 23 marzo 2008 9 Sabato scorso la Giornata della Gioventù in diocesi “Chiamati a testimoniare” L a marcia di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Giovedì di Sydney è iniziata sabato scorso, con la grande festa in duomo, intitolata “Chiamati a Testimoniare”. Tanti giovani hanno affollato la cattedrale per la giornata della Gioventù, che si celebra in tutto il mondo nella domenica delle Palme. “Siamo tutti qui per un motivo: Gesù – ha detto il Vescovo – Noi crediamo nella sua resurrezione. Gesù il risorto ci dona lo Spirito Santo, lui è il motivo della nostra vita”. La festa aveva vissuto due momenti. Il primo, brevissimo, all’esterno del duomo, con l’animazione dei ragazzi del Centro Sportivo di Jesi. Successivamente, ci si era spostati all’interno della cattedrale per vivere un momento di riflessione e preghiera. Nel corso dell’incontro, c’erano state diverse testimonianze di giovani provenienti dalle varie realtà della nostra diocesi. Il Vescovo poi, aveva risposto alle domande dei ragazzi proprio sulla fatica di testimoniare al mondo la propria fede in Gesù. “Stasera sono state fatte tante domande – ha raccontato don Gerardo Rocconi – La principale era “Come si fa a testimoniare Gesù Risorto?” Solo dallo Spirito Santo scatta la missione coraggiosa, perché è lui che tocca il cuore. Va ascoltato e seguito. Non vanno sottovalutati i sacramenti e dobbiamo essere santi: solo così saremo testimoni di Gesù. Per me è una grande gioia aver incontrato tanti giovani. Ne esco arricchito”. Al termine della giornata, erano stati presentati, alcuni dei giovani jesini che nel luglio di quest’anno voleranno a Sydney in Australia, per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù. Dalla nostra diocesi partiranno ventisette ragazzi ma le iscrizioni sono ancora aperte. Per chi non andrà a Sydney, ci sarà la possibilità di seguire dal vivo la veglia di sabato 19 e la messa di domenica 20, grazie al maxischermo che sarà allestito in piazza della Repubblica per la “Notte Bianca della Gmg”. Giuseppe Papadia Rinnovamento nello Spirito Marche Convegno catechistico diocesano S Essere CorresponsAbili, l’obiettivo diocesano delle tre sere pastorali dello scorso autunno è stato ben coniugato nel convegno catechistico diocesano, tenutosi domenica 9 marzo, presso il seminario. La giornata è iniziata con la Santa Messa celebrata dal Vescovo che ha invitato i catechisti presenti ad aprire il cuore per accogliere il dono del Signore e ha ricordato che Gesù è capace di trasformare anche il limite umano. Si è aperto poi il Mercatino delle Idee’ che, dalle 10,30, è andato avanti per due ore. Sedici “venditori”: catechisti/animatori della diocesi che hanno raccolto l’invito di mettere a disposizione una idea della parrocchia, che hanno proposto l’acquisto di “idee vive” che hanno funzionato nel proprio gruppo. Una grande lampadina accesa conteneva i titoli, o meglio gli slogans riassuntivi, delle proposte presentate. Il giudice Fili Rontrok, valente esperto di quasi dieci anni, ha aperto i lavori...chiamando a deporre...i vari catechisti (per la cronaca, alla fine, la giuria li ha assolti tutti..). Dopo la presentazione i venditori sono andati nelle loro bancarelle, tutte molto bene allestite, ad attendere i compratori. Questi ultimi, con tanto di blocchetto assegni, hanno avuto la possibilità di comperare o adottare le idee che li hanno maggiormente colpiti. L’acquisto equivaleva all’impegno di realizzare l’idea; l’adozione era una sorta di sostegno a distanza e di interesse verso l’argomento (tramite scambio di mail). E’ difficile fare una sintesi delle numerose idee offerte che spaziavano dalla catechesi per adulti, a quella per bambini e per i ragazzi. Le tecniche usate erano molteplici: dal racconto, al canto, all’arte, al teatro, al gioco, alle esperienze vissute, agli incontri animati, ai processi ai puzzle e...tanto, tanto altro... Vista la quantità del materiale è stato ipotizzato di raccoglierlo in un Cd intitolato “Primo mercatino delle idee della diocesi di Jesi”. Di sicuro si è vista una realtà diocesana vivace, creativa, piena di entusiasmo e di collaborazione. Questi i gruppi e le parrocchie che hanno presentato le loro idee: Acr: Cinque porte per Pasqua (Alessandra Madonna); Agesci Jesi 4 e Monsano: La nostra melodia (Akela Jesi, Akela Monsano ed Equipe); Cupramontana: Speranza & c: il castagno dei rocchetti (Anna Chiapponi e Silvana Pierangeli); Moie e Castelbellino: Natale InTeatro (Beatrice Testadiferro ed Erica Gubinelli); Monsano: Colpevoli o innocenti (Gloria Silvi e Serenella Santoni); Monsano: Costruiamo la nostra Chiesa (Serenella Paolucci e Artur Mecai); Monsano: In carne ed ossa (Margherita Angeloni, Sara Di Meco e M.Grazia Focanti); Poggio San Marcello: agenzia di Viaggi P.S.M. (Stefania Vico); Regina della Pace: come catturare i genitori (Mario Giusti ed Equipe); Regina della Pace: dentro lo Martin Valverde in concerto La creatività per non annoiare abato 29 marzo, alle ore 17.30, presso il Palacongressi di Loreto, avrà luogo il concerto di Martin Valverde, attualmente il maggior esponente della musica cristiana latino-americana. Il concerto è promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo Marche in collaborazione con il comune di Loreto, la Prelatura territoriale Santa Casa di Loreto, l’associazione Madre Teresa di Calcutta e la pastorale giovanile diocesana. Musicista della Contemporary Christian Music, Martin Valverde raduna nei suoi concerti 600 mila giovani solo nel continente americano. È a capo della “Dynamis SA de CV”, organizzazione che conta oltre 20 addetti che lavorano per la diffusione del messaggio cristiano in tutto il mondo e che rappresenta tutti quei musicisti che hanno messo la loro arte al servizio dell’evangelizzazione. Il musicista ha dichiarato di aver scelto la parola “dynamis” – dal greco “potere” come nome per la sua Casa di Produzione traendola dal passo biblico della Lettera ai Romani: “Io non mi vergogno del messaggio del Vangelo, perché è potenza di Dio per salvare chiunque ha fede” (Rm 1,16). I suoi concerti, durante i quali vengono eseguiti pezzi musicali da lui personalmente composti, attraverso ritmi coinvolgenti annunciano l’amore di Dio per i suoi figli. Nelle tourneè italiane Martin Valverde è accompagnato dal gruppo “An- tiokia”, nato a Brescia all’inizio degli anni Novanta da alcuni giovani amici che decidono di accogliere l’invito del Papa per una nuova evangelizzazione. Quale arma migliore della musica, per arrivare al cuore dei giovani? Così nasce un sodalizio artistico che si intensifica dal 2000 quando il gruppo canta, insieme a Valverde, davanti a Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del Messico e poi a Roma, durante la giornata mondiale della Gioventù. Valverde e “Antiokia” da anni partecipano a “Jubilmusic”, uno tra i maggiori festival di musica cristiana in Europa e fanno parte della Red Magnificat, rete di contatto di musicisti cattolici per la quasi totalità americani. L’ingresso al concerto di sabato 29 marzo è libero. La speranza della croce La speranza… Come la croce Apre le braccia Come la croce si immola Come la croce si innalza Come la croce soffre Come la croce si dona Agli altri… Remo Uncini Nelle foto di Candolfi, un momento della celebrazione in Cattedrale di domenica scorsa, Domenica delle Palme e della processione dalla chiesa di San Giovanni Battista alla quale hanno preso parte tanti giovani scout e fedeli. spazio, dentro l’immagine (Anna Paola Cardinali); Regina della Pace: la lavatrice delle Idee (Laura Veroli); Regina della Pace: musica insieme (Fabiola Gigli); Regina della Pace: scoprire Gesù giocando (Cecilia Rocchini); San Francesco d’Assisi: lo zainetto (Paola Zega); San Francesco d’Assisi: Te lo racconto io (Rosella Martinez); San Marcello: Adorazione per bambini (Paola Mase’). Prima di chiudere la prima parte del convegno, tutti i catechisti presenti si sono incontrati per condividere le impressioni di questa nuova esperienza, nata da un’idea di Maria Grazia Focanti dopo aver partecipato ad un seminario formativo del Creativ, cooperativa di Bologna esperta in progetti di animazione. “E’ stato bello e incoraggiante vedere altri che apprezzano il nostro lavoro; è stato utile conoscere le esperienze di gioco e di formazione per i bambini e di stimolo a fare sempre meglio con i ragazzi che si sono affidati”: sono state alcune delle impressioni. “Siamo persone che vogliono bene ai bambini e ai ragazzi e siamo chiamati ad utilizzare tutte le strategie e le possibilità che ci offrono i nuovi mezzi della tecnologia e della comunicazione: la creatività è una qualità da usare e che ci aiuta a rendere piacevoli gli incontri”: ha concluso così don Mariano Piccotti, responsabile dell’Ufficio Catechistico Diocesano, che ha consegnato una pergamena/preghiera e un sussidio catechistico a tutti i ‘venditori’ partecipanti. Nel pomeriggio, lo stesso don Mariano ha guidato un incontro sul vangelo di Matteo in cui Gesù è presentato in chiave didattica, evangelizzatrice e terapeutica e dove è presentata la parabola del seminatore, icona del nostro tempo. 10 Cultura e società 23 marzo 2008 800 anni della Cattedrale medievale I La pergamena del vescovo Dago niziamo una serie di articoli per prepararci alle celebrazioni che si terranno nel prossimo autunno per gli 800 anni della nostra Cattedrale. Non sono in programma cose strabilianti: una mostra, delle conferenze sul significato storico-artistico-teologico della Cattedrale, alcune liturgie solenni, ecc. Il tutto per ravvivare il senso della nostra storia e identità civile e religiosa, che nella Cattedrale ha sempre trovato il suo fulcro e il centro propulsore. C’è da precisare intanto che le nostre celebrazioni saranno – ahimè - un po’ “alla memoria” dell’antico edificio di otto secoli fa. Che fu demolito (forse perché un po’ malmesso e non adeguato all’espansione urbana) a metà Settecento dal vescovo Fonseca, e ricostruito nell’attuale forma in stile a mezza strada fra il barocco e il neoclassico. Per averne una probabile idea di com’era, dovremmo rifarci alle vicine, magnifiche cattedrali di Ancona ed Osimo. Lo stendardo del Mancini (metà 800) che sarà esposto nella mostra ce ne offre una ricostruzione ideale. Tutto comincia, dunque, da un foglietto di pergamena di 12 per 12 centimetri, scritto in latino con caratteri gotici e con numerose abbreviazioni: ripiegato in quattro, era collocato nell’incavo delle reliquie dell’altare maggiore. E’ conservato nell’Archivio dei Canonici. Vi si attesta la consacrazione del duomo iesino da parte del vescovo Dago nel 1208. Per avere un paio di riferimenti storici, diciamo che San Francesco aveva 26 anni ed era all’inizio della sua predicazione itinerante (proprio in quell’anno venne per la L’identità industriale dell’Italia M Confindustria dal 1990 al 2000. Moderatore e conduttore sarà Edmondo Berselli, studioso, saggista, editorialista de “La Repubblica” e “L’Espresso” e direttore della prestigiosa rivista “Il Mulino”. Un parterre di autorevoli osservatori dunque, che discuteranno su un tema di cruciale importanze per il futuro dell’intero sistema paese: la centralità della fabbrica come elemento strutturale insopprimibile nel processo di crescita e di sviluppo dell’economia e del benessere della collettività. Dopo circa tre anni di silenzio, il Centro Studi “Piero Calamandrei” torna a stimolare la discussione intorno all’evoluzione del mondo economico e sociale, ponendo al centro della sua attenzione tematiche che già in precedenti occasioni di riflessione e di studio aveva affrontato, in particolare nella prestigiosa collana di saggi e studi “Impresa e Società”. Info: www.comune.jesi.an.it L’etica nello sport Il 28 marzo presso l’aula consiliare del comune di Cupramontana il sindaco Fabio Fazi e gli assessori sottoscriveranno la ‘dichiarazione del Panathlon sull’Etica dello sport giovanile’ più nota come carta di Gand. Questo rappresenta un primo passo importante per il Club di Jesi guidato dal neo presidente dott. Paolo Ciarrocchi (nella foto) che, coadiuvato dai suoi vice Brunello Felicaldi e Giovanni Filosa, Anche quest’anno, in occasione della Settimana Santa, si svolgerà al Parco del Ventaglio di Jesi la Sacra Rappresentazione della Passione e morte di Gesù. Visto il successo ottenuto l’anno scorso, insieme alle parrocchie della città e con il patrocinio del Comune di Jesi, si ripeterà l’esperienza la sera del Venerdì Santo alle ore 21.45 a conclusione delle Via crucis cittadine che giungeranno al Parco. La rappresentazione viene proposta come momento di catechesi popolare e offre ad ognuno che vi partecipa l’opportunità di vivere un momento di forte emozione che può tradursi in esigenza spirituale. Invitiamo tutti a partecipare a questo evento augurandoci che la riflessione sulla Passione e morte di Gesù ci faccia godere poi della gioia della Resurrezione pasquale. sta cercando di dare nuovo impulso e una condotta precisa per essere sempre più presente sul territorio. La dichiarazione del Panathlon sull’Etica dello sport giovanile è un atto educativo, etico e culturale e individua le responsabilità oggettive che tutti debbono assumere e i comportamenti che tutti debbono tenere per una più elevata e civile concezione dello sport e della sua pratica. Evasio Santoni Croce Rossa I volontari del soccorso della Croce Rossa Italiana, comitato di Jesi, organizzano un corso teorico –pratico di primo soccorso pediatrico rivolto ai genitori allo scopo di divulgare nozioni per affrontare un’emergenza pediatrica. Il corso avrà Sacra rappresentazione della Passione e morte di Gesù Venerdì Santo al Parco del Ventaglio pietra del suo sepolcro, e del legno della Croce e di altre preziosissime reliquie”. Immagino qualche sorrisetto dei lettori che scorrono l’elenco delle “reliquie”…Ma a parte l’enorme devozione indubbiamente un po’ ingenua per esse nel passato (Venezia ci ha riempito le chiese a forza di rubacchiare in giro corpi di santi!), erano considerate tali anche oggetti che avevano “appena” toccato un’altra reliquia creduta autentica o anche solo un’immagine “miracolosa”. Ma non è di questo che dobbiamo qui occuparci. L’Urieli ci ricorda nella sua Jesi e il suo contado (vol I, tomo II pag 338) che una trentina di anni dopo Giorgio da Como realizzò la facciata, di cui si conservano i due splendidi, sopravvissuti leoni stilofori. Da severi guardiani della porta della cattedrale, ora svolgono all’interno una più mansueta e devota funzione di porta acquasantiere. La prossima volta parleremo di loro. Don Vittorio Magnanelli Cupramontana – Il Panathlon e i giovani Centro studi Calamandrei artedì 1° aprile, alle ore 17,15, presso il Teatro V. Moriconi di Jesi, si terrà un importante convegno di studi dedicato al destino industriale del nostro paese. “Una nazione che abbandona le proprie fabbriche perde la sua identità” è il titolo dell’incontro organizzato e promosso dal Centro Studi “Piero Calamandrei”, con il patrocinio del Comune di Jesi, Assessorato alla Cultura, Assessorato allo Sviluppo Economico e Assessorato ai Servizi Educativi, in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini. A questo appuntamento, aperto a tutta la cittadinanza e destinato in particolare alle aziende e agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, parteciperanno tra gli altri, come relatori, Ottaviano del Turco, Presidente della regione Abruzzo e già segretario nazionale aggiunto della CGIL nel 1977 e Innocenzo Cipolletta, Presidente delle Ferrovie dello Stato e già direttore generale di prima volta nelle Marche), mentre Federico II era ancora un quattordicenne. Ecco dunque la nostra traduzione italiana del documento: “In nome del Signore nostro Gesù Cristo. Nell’Anno del Signore MCCVIII, indizione XI, fu consacrata questa Chiesa da Dago vescovo di questa città. Hanno partecipato alla consacrazione il vescovo di Ancona, di Fano, di Numana, di Osimo. Nell’altare maggiore sono collocate le reliquie, così come ci sono state tramandate dai nostri predecessori e come noi stessi fermamente crediamo, del sangue di N.S. Gesù Cristo, e del sangue dell’Icona, del latte della B.V. Maria e dei suoi capelli, e delle vesti del Signore e della inizio lunedì 31 marzo alle ore 21.15 presso la sede della Croce Rossa a Jesi, in via Gallodoro, 84. Per informazioni ed iscrizioni, ci si può rivolgere all’ufficio Volontari dalle ore 17,30 alle 19,30, telefono 0731 57891 AZIONE CATTOLICA DIOCESI DI JESI primaverAC 2008 Matrimonio, famiglia... vocazione mercoledì 2 Aprile ore 19,30 Sala del Teatro Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi Proiezione del film "I passi dell'amore" (di A. Shankman, 2002) Cineforum guidato dal Prof. Fabio Sandroni (Resp. Cinecircoli giovanili socio culturali delle marche) giovedì 3 Aprile ore 21,00 Sala del Teatro Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi "Famiglia: progetto di tenerezza" Relatore: Prof. Carlo Rocchetta (Teologo e assistente della "Casa della tenerezza" di Perugia) venerdì 4 Aprile ore 21,00 Sala del Teatro Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi "La comunione e il servizio nella famiglia" Testimonianza dei coniugi Alessandro e Federica, Casa famiglia "Papa Giovanni XXIII" di Castelbellino sabato 5 Aprile ore 17,00 Sala del Teatro Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi "Giovani e matrimonio: limite o possibilità?" Relatori: Coniugi Pierluigi e Carla Vito (Ufficio nazionale settore giovani dell'Azione Cattolica) Azione Cattolica Italiana Diocesi di Jesi P.zza Federico II, 8 - 60035 Jesi (AN) www.azionecattolicajesi.it Gli incontri sono aperti a tutta la cittadinanza Vallesina 23 marzo 2008 11 Attività della Fondazione Federico II Hohenstaufen Storia e antica saggezza della Scuola Medica Salernitana “S e vuoi indenne, se brami viver sano, Scuola Medica Salernitana, del quale ha scaccia i gravosi affanni; non secondar preliminarmente spiegato costituzione e le passioni; sii moderato nel bere, sobrio nel finalità. vitto: non t’infastidisca levarti subito dalla Ha fatto presente innanzi tutto che a Samensa; evita il sonno pomeridiano”. lerno non esistono purtroppo luoghi che Sono questi i primi consigli della Scuola ricordino l’antica istituzione, né altre Medica Salernitana che riporta un testo memorie relative ad essa. Anche i testi di incerta attribuzione e varia intitolazio- medici sono tutti depositati lontano, in ne: “Scuola Salernitana”, “Flos medicinae biblioteche italiane ed europee. All’indoSalernitanae, “Regimen Sanitatis, o “De mani del terremoto del 1980 però, grazie conservanda bona valetudine”. L’opera, che all’interessamento di Elena Croce si penrappresenta la quintessenza del magiste- sò di creare un centro che ricordasse la ro, riporta una serie di adagi mnemonici Scuola Salernitana al fine di dare anche o aforismi che furono redatti da anonimi impulso a studi di medicina. Oggi il Muscienziati per i loro discepoli. Potrebbe seo è diventato un punto di riferimento essere definita ‘un Bignami del Medioe- e un centro propulsore di turismo per il vo’. Anche la dedica del libro varia a se- territorio. Attualmente è in via di ristrutconda della stesura. Si parla di un ‘Anglo- turazione richiedendo l’applicazione di rum Regi’, o di un ‘Francorum regi’ o di nuove tecnologie virtuali che mettano a un ‘Ruperto regi’: di sovrani comunque disposizione dei visitatori un racconto che certo conoscevano per fama l’opera e illustrato in tutto esauriente della Scuol’avevano richiesta. Era un testo di rapida la, della città e dei suoi monumenti ricoconsultazione, chiaro e comprensibile a struiti al computer. tutti, ma dettato da molta saggezza e da comprovata esperienza. “Salernum medicinae fontem” (Petrarca) De “La Scuola Medica Salernitana dalle origini alle costituzioni di Melfi” ha appun- Le origini della prima ‘conspicua universito parlato il 7 marzo nel Palazzo Balde- tas christiana’ sono avvolte in ombre reschi Baleani, nuova sede della Fondazio- mote. Con la caduta di Roma (476) non ne Federico II, la dott.ssa Maria Pasca, tutta l’antica cultura medico-scientifica Sopraintendente per i Beni Ambientali andò perduta. Diversi testi vennero traArchitettonici Artistici e Storici di Avel- dotti, trascritti o postillati dai cenobiti; lino e di Salerno. Qui è anche Direttri- sintetizzati anche in formulari che venice del Museo Didattico Virtuale della vano consultati soprattutto in occasione di pestilenze, epidemie od eccidi. Ai numerosi guaritori anonimi ed empirici si affiancarono così scienziati che ricorrevano ad un’arte medica effettivamente codificata. Già nel VII° secolo si istituì a Salerno un ospedale retto da Benedettini al quale accorrevano molti malati. Subito dopo si ha notizia di una scuola fondata da quattro maestri: Helius, ebreo: Pontus, greco; Adela, arabo; Salernus, latino. Si ricordano pure diversi chierici-medici ai quali erano affiancati dei laici che presero ad esercitare la professione anche autonomamente, costituendosi in corporazioni. Appunto da una di queste sarebbe nata la Scuola Salernitana. La sua storia può essere essenzialmente divisa in tre periodi: il primo, leggendario, dalle origini alla fine del- l’anno 1000; dal 1100 al 1300, il massimo splendore; dal 1300 in poi la fase della decadenza che si compì definitivamente nel 1811 quando G. Murat soppresse la Scuola per sostituirla con un liceo cittadino. Si ha memoria di numerosi celebri medici che furono a volte anche chierici, vescovi o notai. Primo ad essere ricordato è Ursone (anno 821). Vennero poi Giuseppe, Giosan, Ragenifrido, Pietro III e IV e molti altri dei quali uno, Alfano II, fu anche poeta. Spicca anche il nome di una donna-medico, la prima menzionata dalla storia. E’ Trocta o Trotula, salernitana, vissuta intorno al 1059, specialista di malattie femminili e autrice del ‘Liber de passionibus mulierum’ in cui elenca persino consigli di cosmesi. Riteneva infatti che ‘stare bene’ significasse curare non solo la salute fisica, ma anche il proprio ‘look’ e rapportarsi armonicamente con il mondo esterno. Saggia intuizione, valida in ogni tempo. E non solo per le donne. Con gli Svevi, prestigio e decadenza La storia della Scuola Salernitana è stata sempre strettamente legata a quella della città. Situata fra colline fertili e mare, Salerno fu abitata fin da epoca remota da popolazioni greco-pelasgiche. Divenuta colonia romana, avvalendosi di numerosi privilegi si arricchì di monumenti. Durante le incursioni barbariche non subì devastazioni poiché i Longobardi non avevano flotte marittime. Fu così a lungo protetta dai Bizantini e dai papi. Si instaurò più tardi, nel 1075, il dominio normanno con Roberto il Guiscardo che fece costruire una sontuosa reggia e un magnifico Duomo. Furono alterne le vicende con gli Svevi. Federico II dapprima nobilitò la Scuola Salernitana perché aveva effettivamente carattere scientifico e non era contaminata da pratiche superstiziose, magiche o sconsideratamente empiriche. Ordinò così che solo coloro che in essa si erano formati potessero esercitare la professione medica. Successivamente però, quando i Salernitani consegnarono Costanza nelle mani di Tancredi, tolse questo primato a Salerno e fondò a Napoli una nuova università. Corrado, figlio di Federico II, a sua volta ritornò a favorire la Scuola di Salerno per vendicarsi dei napoletani che gli si erano ribellati. Per breve tempo però: solo dopo un anno morì e suo fratello Manfredi ritornò a privilegiare l’università di Napoli, continuando tuttavia a prestare attenzione anche alla medicina di Salerno. Ma ormai la città partenopea aveva accresciuto di molto il suo potere economico e politico. Il declino della Scuola Salernitana era definitivamente segnato. E per finire…… Chi legge gli aforismi della Scuola Medica Salernitana resta sorpreso di una semplicità e saggezza che sembrano senza tempo. Fra tanti consigli ne può essere ricordato uno che si direbbe di freschissima attualità. Così recita: “L’ambiente sia pulito, aerato, luminoso, sgombro da inquinamenti e da fogne graveolenti”. Andatelo a raccomandare da quelle parti oggi, con le discariche a cielo aperto. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Nelle immagini i relatori e Piero da Eboli ascolta la lezione sull’aborto del maestro Ursone Terminato con successo il primo modulo del progetto Programma Sostegno Famiglie. Dopo Pasqua il secondo Genitori più preparati, bambini più forti, famiglie più solide L o confesso, non ci credevo nemmeno io. Quando siamo partiti con questo progetto sperimentale del Ministero della Pubblica Istruzione: Programma Sostegno Famiglie, che ormai tutti chiamano SFP, non avevo certezze sulla sua riuscita. Era un progetto di promozione del ben- essere elaborato da una psicoanalista americana, la Kunfer, che in 14 incontri dichiarava di poter rafforzare i genitori nel loro ruolo educativo dei figli, di rendere più forti i bambini stessi e di fare più solide le famiglie. Mi dicevo: gli americani, esagerano sempre! Se va bene riusciamo a reggere per quattro incontri. Mi sbagliavo. Completamente. Abbiamo messo in atto il progetto con 18 famiglie che si sono iscritte ed abbiamo concluso i 14 incontri senza che nessuna delle famiglie abbia deciso di smettere. Quattordici incontri con mamma, papà e figlio (a volte due figli) che hanno portato a cambiamenti, hanno reso le famiglie più coese e i figli più attenti alle loro esigenze. Non lo dico io, sarebbe troppo facile, lo dicono i genitori e, credetemi, per me e per gli operatori che con me hanno lavorato, è una gioia incredibile. Ancora una volta la pratica, l’esperienza diretta mi ha dato una lezione: non dare per scontato nulla; ogni tanto ci vuole, ti riporta a terra e ti fa ripartire da capo con più zelo. Un metodo semplice ma ben strutturato, abbastanza complesso nella sua articolazione per chi lo deve “spiegare” ai partecipanti che però ne rimangono coinvolti. Al termine del percorso ci è stato difficile lasciarci. Emotivamente forte l’incontro finale con i genitori e i bambini che terminavano l’esperienza. Abbiamo già programmato una cena per ritrovarci, per parlare, per stare insieme. E tutti a chiedere di poter continuare e di dare la possibilità ad altre famiglie di partecipare all’esperienza. Molto soddisfatta Claudia Lancioni: “Ho notato che come madre riesco molto di più a controllare il mio nervosismo, dialogo e gioco molto di più con mio figlio; soprattutto abbiamo riscoperto dei momenti tutti insieme in famiglia. Mio figlio, stimolato dal corso, sta facendo dei piccoli passi per migliorare dei comportamenti.” Conclude Claudia con una positiva valutazione: “Questo cammino fatto insieme a voi operatori è stato veramente costruttivo: la mia famiglia si è più unita, io e mio marito abbiamo capito delle piccole cose che ci sfuggivano e nostro figlio ha raggiunto piccoli traguardi per noi importanti. Ringrazio di cuore tutti per l’impegno e la serietà dimostrata.” Anche Abdellah El Fidaoui ha trovato per la sua famiglia tutto quanto fatto molto interessante, “abbiamo notato dei miglioramenti nel nostro modo di stare insieme ed abbiamo imparato metodi efficaci per raggiungere obiettivi educativi. Abbiamo veramente appreso molto e consigliamo la partecipazione ad altre famiglie perché è veramente utile.” Il percorso del Programma Sostegno Famiglie è destinato a tutte le famiglie senza che queste abbiano particolari problemi. Prevede incontri centrati molto sull’acquisizione delle abilità sociali: ascoltare, controllare la rabbia, premiare la positività, trovare soluzioni adeguate a problemi complessi, ecc. I genitori lavorano ogni sera su di un contenuto prefissato e contemporaneamente, ma in modo differente, i bambini fanno la stessa cosa in un’altra stanza. La seconda ora ci si unisce e si parla di ciò che si è imparato e poi, cosa importante, si cena tutti insieme e questo per 14 incontri. “E’ stato tutto interessante e dinamico – afferma Marina Zagaglia – soprattutto il momento in cui si lavora con i propri figli. Questo corso ci ha dato la possibilità di trovare un momento di dialogo in più. Ora abbiamo raggiunto una maggiore armonia e sono diminuiti i momenti di contrasto”. Il secondo modulo, per altre 30 famiglie partirà dopo Pasqua. Chi fosse interessato a partecipare o volesse maggiori informazioni telefoni all’Associazione Oikos di Jesi (tel. 0731213125) o al sottoscritto, Claudio Cardinali, al 3487290474. Gli incontri sono destinati alle famiglie che hanno bambini dagli 8 agli 11 anni. Claudio Cardinali Nelle foto Candolfi, i due gruppi di famiglie che hanno partecipato al Progetto SFP. Nelle foto delle giornate di chiusura, presenti anche il vicepresidente della Provincia, Giancarlo Sagramola, il dirigente scolastico della “Carlo Urbani” di Jesi, Rosa Meloni e il presidente dell’Oikos don Giuliano Fiorentini. 12 Jesi 23 marzo 2008 Alla scuola media “ Giacomo Leopardi” importante conferenza sul Bullismo Un muro intorno al cuore II ono state fatte delle indagini nelle scuole superiori nel 2006. Il 33 % di ragazzi sono stati vittime di prepotenze e il 45 % spettatori. Come reagiscono le vittime? Il 61% ne ha parlato con i genitori e gli insegnanti, il 33% se l’è vista da solo, il 3% ha dichiarato che: “Sono cose che succedono”, e il 2%: “Non faccio nulla altrimenti rischio di più”. Studenti che hanno subito o assistito a minacce per avere i soldi: l’8%; il 27% a episodi di aggressività; il 56 % ad un’aggressività di tipo verbale: insulti o anche scherzi. Ma questi episodi che tipo di impatto hanno sui ragazzi? Che cosa pensano, come reagiscono vedendo queste cose? Il 75% risponde: “Mi disturbano molto”; il 15%: “Posso capirli” ; il 4%: “Mi fanno paura”; il 2%: “Sono ragazzi come gli altri”. Bulli si nasce o si diventa? Quali fattori incidono maggiormente su questi atteggiamenti? Quello che incide maggiormente è lo stile educativo dei genitori. Molte volte gli stili genitoriali sono eccessivamente permissivi, tolleranti e fiduciosi: “Anche se mio figlio ha questi comportamenti, col tempo, crescendo, capirà da solo che sono cose che non si fanno”. Poi influisce anche il modello genitoriale punitivo: quando il bambino assiste ad una modalità di relazione in cui i genitori arrivano persino alle mani, finisce col pensare che il modo per confrontarsi o dire le proprie opinioni sia quello di prendersi a botte. Anche quest’ultimo può essere uno stile educativo che può facilitare l’insorgere di comportamenti di aggressività e di bullismo. Qual è il profilo psicologico del bullo? C’è il bullo passivo che occupa una posizione gregaria, non si espone mai, però istiga, si limita ad appoggiare e sostenere senza partecipare direttamente all’atto di aggressività. Il bullo attivo è un bambino che ha un livello di intelligenza superiore agli altri e allora risulta anche un bambino seduttivo perché comunque è bravo nell’apprendi- S mento scolastico. Un fascino che riesce a far passare in secondo piano comportamenti gravi. Non ha problemi di autostima né di ansia. Anzi, è un bambino con un livello di autostima molto alto perché sente che attraverso l’aggressività può gestire le cose, si sente ganzo quando tutta la classe è spaventata dal suo modo di porsi. Ha un desiderio di dominio verso gli altri, ha una scarsa empatia verso le vittime: il bambino o il ragazzo che piange non lo commuove. Per cui si tratta proprio di una difficoltà di riconoscere ed interpretare le emozioni, non solo le proprie ma anche quelle degli altri; è un’immaturità del riconoscimento delle proprie emozioni. Complice o colpevole uno stile educativo in cui le emozioni sono state sempre non esibite perché mostrarsi deboli era qualcosa che non bisognava fare nella relazione con gli alti. Uno stile educativo che il bambino bullo in qualche modo ha introiettato e fatto suo. Il bullo prolifica grazie alla cultura e all’atteggiamento del “meglio non immischiarsi” della maggioranza silenziosa che pensa: “che fortuna che non sia capitato a me”. Spesso il bullo dai compagni stessi viene strumentalizzato come distrazione, per cui se c’è la lezione di matematica e la professoressa deve interrogare, il bullo fa un po’ di confusione in modo che poi salti l’interrogazione. Quindi c’è una maggioranza che indirettamente istiga questo atteggiamento provocatorio. Il bullo dominante, nell’80% dei casi, agisce alla luce del sole e conta su un buon numero di ammiratori. Non ci sono episodi di bullismo se non c’è un pubblico, se non ci sono persone che in qualche modo stanno a guardare perché il bullo prende la sua linfa dall’attenzione e dal riconoscimento sociale degli altri. Qual è il profilo psicologico della vittima? È un soggetto caratterizzato da eccessiva timidezza, ansia, insicurezza. Generalmente ha difficoltà nell’apprendimento scolastico per cui ha un livello di autostima molto basso, tanto da convincersi In festa… per quale traguardo? L i ho sentiti suonare, anzi strombazzare a più non posso, sotto le finestre della mia aula, lunedì mattina, la settimana scorsa. Li ho incontrati per strada, all’una, mentre tornavo a casa per il pranzo: giravano per Jesi in lungo e in largo, a bordo di “macchinoni” fiammeggianti, con i look più sofisticati e strani, e i palloncini svolazzanti attorno alla carrozzeria. Li ho ritrovati sulle cronache dei giornali: “Festa grande e sbronze per i maturandi…Cento giorni alla maturità, tra pazzie e limousine.” Non avrei voluto parlarne. Non li ho fotografati. Eppure, sento che non sia giusto applaudire “in massa”, che non sia giusto far finta di niente. Quando vinsi il concorso per insegnare nella scuola, la direttrice che mi aveva preparata mi raccomandò: “Con i bambini fai sempre e solo quello che ha un senso, un significato per la loro formazione e insegnaglielo a fare…” A prescindere dal valore che questa tradizione possa avere, non riesco fare a meno di chiedermi che senso abbia e quanto sia opportuno in piena crisi mondiale, con il petrolio che ha triplicato il prezzo, con l’ambiente che è una ciminiera, con le famiglie che fanno salti mortali per tirare avanti, con lo spettro del precariato e del “zitellaggio” a vita, con una situazione politica e culturale sempre più deludente, che senso abbiano - mi chiedo - questi modi di rievocarla, così assurdamente costosi, consumistici e deleteri per la salute… Sin dalla scuola dell’Infanzia, e poi nella scuola Primaria e Media fino alle Superiori, noi docenti cerchiamo di formare le nuove generazioni al complesso compito di essere cittadini competenti e attivi in una Comunità odierna globalizzata e multietnica, piena di problematiche ma anche di risorse. Per loro si spendono energie e denari, si fanno sacrifici… per poi vederseli arrivare così al traguardo! Quasi quasi ti verrebbe voglia di mandarli indietro! Paola Cocola quasi di meritarsi le offese, di non valere come ragazzo, nel gioco, come studente. Da qui l’importanza della figura di un adulto di fiducia, di riferimento a cui la vittima possa rivolgersi, confidare i soprusi. E soprattutto, l’importanza di sviluppare amicizie positive che siano di supporto perché se il bambino in questione non è isolato il bullo non lo aggredisce. Ancora, è importante insegnare al bambino a rispondere, perché la non socialità che promuove atteggiamenti risposta eccita ancora di più il compor- positivi - non aggressivi ed egocentrici tamento aggressivo. Avere il coraggio di - verso gli altri: attenzione, sensibilità ai opporsi contando su una rete di rapporti sentimenti e alle situazioni problematiche sociali di supporto sono elementi impor- degli altri. Efficaci anche i Circoli di quatanti per aiutare chi è vittima di bullismo. lità: gruppi di alunni che si riuniscono per Come lavorare all’interno della scuola? ragionare e risolvere un problema all’inFondamentale è osservare a scuola le rela- terno della classe. Con essi si combatte la zioni come si sviluppano, parlare con i ge- passività. Ancora, il metodo dell’interesse nitori, chiedere un’alleanza. Perché solo sul condiviso, la recita, la drammatizzazioposto si capisce che cosa determina e sostie- ne, il teatro, l’apprendimento coperativo, ne l’atteggiamento di aggressività, il motivo il tutoring che consiste nel mobilizzare dell’attenzione che tutti gli danno. bambini che hanno atteggiamenti, moÈ un intervento dunque non solo sul bambi- delli comportamentali positivi. Con queno ma anche sui coetanei, su tutti i compo- ste strategie si riesce a creare un gruppo nenti che interagiscono nel gruppo classe; più coeso, collaborativo, reattivo, meno unintervento che coinvolge sia gli insegnan- passivo di fronte ad atteggiamenti di bulti che assumono un ruolo di prevenzione e lismo. Importante è poi evitare le punidi supporto, sia i genitori che vengono chia- zioni collettive ed educare alle emozioni mati ad una maggiore chiarezza e coerenza sollecitando il bullo ad entrare nei panni educativa. Si possono poi insegnare al sog- dell’altro, portandolo alla consapevolezza getto modalità di scarica di questa “rabbia” delle proprie emozioni, all’autocontrolfacendogli capire che può dirla, raccontarla, lo comportamentale. Quest’ultimo, nedisegnarla, agirla attraverso la scarica mo- cessario sia per il bambino bullo, che per toria, ma non sfogarla sulle persone e gli il bambino vittima che deve imparare a oggetti perché è inammissibile. parlare, a chiedere aiuto. Fondamentale, I miti sul bullismo la fermezza nelle regole, la disponibilità Molte volte si cerca di minimizzare tali anche a concedere delle giuste gratificaepisodi. In realtà ogni forma di bullismo è zioni, a mettere in atto strategie di coininaccettabile. Non è un modo per esprimere volgimento, di sensibilizzazione emotiva, la propria personalità perché sono episodi di collaborazione, di capacità di risposta molto gravi, che producono danni sia fisici corretta alle provocazioni, di sostegno, di e psicologici. Non si possono banalizzare comprensione riflessione…Ma su tutto, questi episodi… forte, indispensabile, insostituibile: l’alStrategie didattiche per prevenire il bulli- leanza con i genitori. smo? (2 - fine) Molto efficace risulta il canale della proPaola Cocola Tv: tra poco la finale di Amici M A Jesi il tifo per Mariottini anca circa una mese alla finale di Amici, il programma di canto e ballo condotto da Maria de Filippi e tutti in città fanno il tifo per Francesco Mariottini, il ballerino di 22 anni conosciuto, oltre che i suoi modi educati e da bravo ragazzo, soprattutto per la sua grande bravura e prestanza fisica. Nato a Jesi il 6 novembre 1985, Francesco ha iniziato a frequentare corsi di danza moderna a 11 anni ottenendo in soli 3 anni un posto alla prestigiosa scuola del “Balletto di Toscana” che l’ha costretto a trasferirsi a Firenze appena quattordicenne, per poi passare due stagioni allo Stuttgart Ballet di Stoccarda. Nel settembre 2005 è stato scritturato per entrare a far parte dell’Aterballetto di Reggio Emilia dove è rimasto fino al settembre dello scorso anno quando, dopo qualche parentesi come modello in alcune pubblicità comparse su riviste a diffusione nazionale, ha ottenuto il posto alla scuola televisiva di Amici. Grandissimo è il seguito dei suoi ammiratori e delle sue ammiratrici, che non perdono occasione di recarsi agli studi di Canale 5 con levatacce mattutine e viaggi di diverse ore per raggiungere la capitale solo per tenere alto il morale del loro ballerino preferito durante le dirette tv. Intanto impazzano in internet siti e blog a lui dedicati, tra cui quello ufficiale www. francescomariottini.it Silvia Barocci Nella foto di Anna Vincenzoni, Francesco Mariottini con la mamma Palazzo dei Convegni: fino al 3 aprile Una famiglia di artisti jesini del ‘900 C on la mostra “Campitelli: una famiglia di artisti jesini del ‘900” si rende finalmente giustizia a questa talentuosa famiglia di artisti, composta dai fratelli Alfredo (1880-1951) e Amedeo (1885-1963), decoratori, e dai rispettivi figli Coriolano (1903-1968) e Giuseppe (1926-2005), scultori, la cui opera ha praticamente attraversato tutto il XX secolo. Caratterizzando con una decisa impronta personale ora interni di palazzi e strutture architettoniche, ora piazze e giardini: trasformando spesso questi spazi di vita sociale in luoghi dal forte significato simbolico e celebrativo. Sarà possibile visitare la mostra al Palazzo dei Convegni dal 29 marzo a 13 aprile, con orario 17-20. Il catalogo (144 pagine, bianco e nero e colori, euro 100) a cura di Attilio Coltorti, è pubblicato dall’Associazione Culturale Res Humanae – Jesi con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. 13 In dialogo Opinioni a confronto 23 marzo 2008 In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori, purchè non inviati anche ad altri giornali. Chiediamo agli scriventi di essere sintetici. Scritti troppo lunghi potrebbero non trovare spazi o essere necessariamente tagliati. La pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Gli scritti si possono inviare per email a [email protected] Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente L’unità politica dei cattolici non c’e più e si vede Ho letto con molta attenzione ed interesse l’articolo firmato da Vittorio Massaccesi in prima pagina del n.9 della “Voce” di domenica scorsa 9 marzo. Egli ha ragione da vendere quando afferma che esiste un personalismo eccessivo dei politici, tanto è vero che ormai nei simboli di partito compare anche il nome del leader che pretende di candidarsi per guidare il Governo dell’Italia, introducendo un ulteriore elemento di confusione tra gli elettori e di pressione nei confronti del Presidente della Repubblica, al quale spetta costituzionalmente la scelta di conferire l’incarico di formare un Governo, che dovrà poi presentarsi in Parlamento per ottenere la “fiducia”. A mio avviso è anche dimostrato che una pericolosa deriva maggioritaria del sistema elettorale, a partire dai Comuni (dove i Sindaci hanno un potere sproporzionato e le minoranze non contano nulla), passando dalle Regioni, per arrivare fino allo Stato (dove c’è stata alternanza di maggioranze, ma costanza di malgoverno), ha portato l’Italia molto in basso. Non sarà un caso se negli ultimi 14 anni l’Italia ha registra- to una costante perdita di competitività rispetto ai principali partners europei (Francia, Germania e Spagna) e da ciò sia derivato un diffuso impoverimento della società. Mi permetto però di dissentire a proposito dell’inevitabilità della diaspora dei cattolici all’interno degli attuali schieramenti politici, dopo il disfacimento del blocco democristiano, come conseguenza della diversità di opinione riguardo i mezzi e i metodi per il raggiungimento di obiettivi comuni. Oggi più che mai coloro che si professano cattolici dovrebbero sentirsi uniti attorno a quei valori inalienabili, come la sacralità della vita umana, il sostegno alla famiglia naturale, la cui stabilità costituisce la “pietra d’angolo” della comunità civile e discutere all’interno del medesimo soggetto politico, per trovare democraticamente la sintesi dell’azione politicoamministrativa. Dividersi e diluirsi in varie fazioni, magari pensando illusoriamente di arginare all’interno di esse le più forti spinte laicistiche ed anticlericali, porta solo ad essere marginali nelle scelte che ci coinvolgono, a tutti i livelli di indirizzo e di go- verno. E lo spazio politico per esercitare un’azione cristianamente ispirata, un’area di equilibrio e di buonsenso non può che essere il centro, pur con tutti i difetti di rappresentanza che attualmente lo affligge, perché né il PdL di Berlusconi, né il PD di Veltroni hanno le carte in regola per essere presi sul serio. Ma se l’offerta politica oggi si presenta in maniera molto migliorabile è anche colpa nostra, della stragrande maggioranza di noi cittadini voglio dire, perché abbiamo smesso di impegnarci nelle sezioni dei partiti, delegando tutto a coalizioni extralarge che curano l’immagine per nascondere le profonde contraddizioni al loro interno pur di conquistare il potere, che ci riempiono di promesse per due mesi prima delle elezioni e poi fanno come gli pare per cinque anni e con l’inquietante abitudine di spartire tutto, perfino gli organi di garanzia. Abbiamo preferito credere che bastasse affidare tutto ad un uomo solo, al leader, per risolvere ogni problema. E’ stata una scelta di comodo ed è stato anche un disastro Luca Casci convenienza e alleanze: quanto durano? Convenienza e alleanze: quanto durano? Stiamo vivendo un momento particolare e storico. La campagna elettorale entra nel vivo e per evidente convenienza si lasciano fuori le ideologie e si vuol guardare al programma come unica medicina per risollevare le sorti dell’Italia. Già, il programma! Una volta il collante era l’ideologia, oggi il collante sarebbe la pura convenienza legata ad un programma dove si notano poche sfumature di differenza rispetto al programma dell’avversario. Addirittura qualche ipotesi dice di copiature varie, qualcuno si è permesso addirittura in modo simbolico di stracciare quello dell’altro. Siamo allora veramente disposti a rischiare un’altra stagione per la semplice convenienza del momento? Quanto tempo potrebbero durare alleanze tenute insieme dalla sola convenienza? Convenienza e programmi. Le esperienze nelle realtà locali, anche quelle di casa nostra, ci insegnano che in campagna elettorale le belle parole sui programmi vengono smentite il giorno dopo la consultazione elettorale quando quei programmi vengono subito messi in discussione proprio perché chi li deve attuare sono su fronti opposti in materia di ideologia. In politica non c’è patto o atto scritto che tenga se gli alleati non decidono di osservarlo. E gli attori, purtroppo calati dall’alto e non scelti dal basso, decidono in base alle proprie idee, ai propri principi, ai valori in cui si riconoscono e per il quale è stato educato. Almeno si spera! Ecco allora domandarsi. Come si farà a far conciliare il programma del Pd con tutta quella miriade di diversità dei valori e delle idee che le persone preposte e proposte da Veltroni rappresentano? L’esperienza Prodi, docet! Come si farà ad attuare il programma del Pdl se deve fare solo ed esclusivamente prima quello che dice Berlusconi, poi, se c’è tempo e spazio, tutto il resto? Anche qui l’esperienza Berlusconi, docet! Ben venga dunque un polo di centro che in tanti cercano di respingere. Perché? Che la Costituente di Centro da avviarsi dopo il voto sia la strada giusta lo dimostrerà e la battezzerà soprattutto l’elettorato. Quegli elettori che prima erano tutti di centrodestra ma ora stanno arrivando numerosi anche dal centrosinistra grazie al…Pd. Che a Jesi vuol presentarsi bello e diverso addirittura scomodando Aldo Moro. Suvvia, siamo seri! Ricordiamoci i tempi di Moro e riflettiamo. L’omogeneità di pensiero e l’ideologia sono valori forti di base che non si comprano e non si costruiscono con i ricordi storici…di convenienza. Come la dottrina sociale della chiesa è un principio forte non fatto di programmi ma di convinzioni che va difesa indipendentemente dal colore della bandiera…partitica. E la natura stessa di quello che in prospettiva dovrebbe nascere sta cambiando e lo spazio si sta ampliando, non restringendo, per tutti. Evasio Santoni Dalla Dc al Pd Leggo sui quotidiani che è stata intitolata ad Aldo Moro la sezione dei Democratici di via Pergolesi, già sede della DC jesina. Dopo 30 anni dal disegno del grande statista finalmente i “sinistri dicci” riescono nel loro intento di offrirci questo segnale a Jesi, dove prima o poi faranno la fine che hanno fatto a livello nazionale aderendo a questo progetto veltroniano e facendo scomparire la loro identità di cattolici con il simbolo della DC, poi con il simbolo della margherita ed ora aderendo al partito dei Democratici con gli ex comunisti che non hanno ancora avuto il coraggio di fare dichiarazione di abiuro della loro fede come hanno fatto quelli del Movimento Sociale. Si nascondono dietro l’americanesimo di Veltroni e la sua capacità dialetttica di nascondere la verità di due anni di governo Prodi e dei suoi compagni. lettera firmata che delusione! ma credo ancora nel centro Che delusione! Ma credo ancora nel centro Ringrazio sempre Voce della Vallesina per l’ospitalità, nella rubrica “opinioni a confronto”. Nel numero di domenica 9 marzo sono apparse due mie riflessioni: una riguardante la domanda “perché la sede di via Pergolesi 8 va al PD?” ed un’altra dal titolo “Democrazia Cristiana”. Il primo articolo è e rimane valido nella sua concretezza. Il secondo, purtroppo non attinente in quanto pubblicato in ritardo rispetto a quando l’ho inviato. In ritardo perché lo ritenevo valido fino al 4 marzo, ora non più in quanto la velocità degli eventi mi porta ad una diversa considerazione. Ho aderito alla DC di Pizza in quanto partito storico dei cattolici che guardano in alto, si disse allora. Viceversa il 4 marzo il prof. Pizza ha annunciato la firma dell’accordo con il Pdl, in una riunione apposita con presenti il candidato premier Berlusconi, Fini e Calderoli. Estremamente deluso di tale comportamento, di questa DC che non guarda più in alto ma a destra, ho fatto gli auguri a Pizza e buon viaggio senza di me. Ha ragione al prof. Massaccesi il quale dice che i cattolici sono divisi, di- spersi, più che mai diso- che ha il solo scopo di morientati, io sono tra questi strare i muscoli e fare la che, come me e siamo in parte del leone con i partitanti, non hanno più nes- ti minori. Non è un bel sesun partito di riferimento, gnale per la democrazia. forse è un bene perchè lo Che delusione, sono stato stesso Massaccesi lascia tradito nelle mie aspettauna speranza e chiude il tive e non solo io, ancora suo scritto così “..la loro una volta il mercimonio giustificazione anche alla è sopravalso sulla serietà luce della visione cristiana (vedi Famiglia Cristiana della vita è legata alle sin- n. 47 del 25/11/07 ) nelgole coscienze illuminate la quale Pizza ha spiegato dalla fede”. al cavaliere “che durante Mi ero illuso che la DC l’estate ha molto insistito potesse partecipare ad per ottenere me e i miei un nucleo forte di centro, tesori; che la politica non è (UDC, Rosa bianca, DC), un giro di valzer per signouno schieramento di for- rine in età da marito. Alle ze moderate con un pro- ultime elezioni politiche ci gramma credibile libero siamo schierati con Prodi da condizionamenti, da ……anche se continuiamo portare avanti per il bene ad essere contro la sinistra dei cittadini a difesa dei estrema”. Detto fatto. Viva sani principi e valori sem- la coerenza. pre attuali come la vita, la Ma è andata male a tutti e famiglia, il matrimonio due perché la commissioindissolubile (composta ne centrale elettorale presda uomo e donna), i fi- so la Cassazione, con apgli come dono d’amore, posita sentenza, ha estroprincipi che pone l’essere messo la DC di Pizza alle umano al centro della vita elezioni del 13-14 aprile e della società civile. Valo- prossimi. ri come altruismo, amore Che tristezza, giochi poper il prossimo, accoglien- litici di così bassa lega. In za, solidarietà ecc, valori questa campagna elettoposti sopra ogni cosa e rale si vede di tutto ed il difesi da forze politiche da contrario di tutto. Non sempre avocate alla ricerca c’è da scandalizzarsi più del bene comune. di tanto però, è risaputo: Credo ancora fermamente l’individuo è debole ed è in ad una coalizione di cen- grado di svendersi per una tro, anche senza la DC, poltrona. Ma l’uomo dove che sarebbe la risposta ad sta? un bipartitismo esagerato Aldesino Fioretti Centro Sociale L’incontro Ho letto con piacere l’articolo che riguarda il Centro Sociale L’Incontro e che mette in evidenza le doti positive che riguardano l’impegno per tenere aperti questi spazi affinché gli anziani, dopo una lunga vita passata a lavorare, possano trascorrere qualche ora in compagnia e allegria. Vorrei fare alcune precisazioni riguardo all’articolo. Il centro Sociale L’Incontro è nato nel 1975 quando sindaco della città era Aroldo Cascia e presidente della Terza Circoscrizione Alfredo Sbarbati. Il circolo è nell’attuale sede di via Tessitori dal 1982 ed i locali sono stati trovati in armonia con la Cir- coscrizione per il Centro Sociale e per la Circoscrizione stessa. I locali sono di proprietà del Comune di Jesi e la Cassa di Risparmio aveva finanziato una parte del progetto. Vorrei anche aggiungere una proposta. Nei pomeriggi di festa, raggiungono il centro centinaia di persone di Jesi e dei paesi della Vallesina per il ballo; di conseguenza rimane pochissimo spazio per chi non balla. Sarebbe quindi ideale aprire i locali della Circoscrizione come avveniva prima che venisse eletto presidente Di Lucchio. Mi auguro che a breve, si arrivi ad una soluzione. Alfredo Sbarbati E’ Pasqua Anche se l’andare è incerto, in un piccolo, microscopico spiraglio del cuore entra con potenza Lui, l’amore, l’origine, l’alfa e l’omega e muove e da’ vita a ciò che è addormentato, ed ecco con un balzo la mia mano afferrare e sostenere colei che sta per cadere, si infila poi nei meandri di altre lui e di altri lei, feriti e piagati che gridano aiuto; è tutta una sofferenza, ma tra essi non c’è nessuno che si fermi per un attimo ad ascoltare, e Lui attende fiducioso che qualcuno un giorno taccia e in silenzio lo ascolti, ascoltare quella parola che con potenza guarirà. Allora assisteremo ad un accorrere di anime che I mali d’Italia si prodigheranno l’una per l’altra, non più figli e figlie aggirarsi spettinati e laceri in un turbinio di nefandezze. La Parola di Dio curerà, laverà, ridonerà candore, ridonerà la vita e si udranno in quel tempo soltanto canti di lode al Signore. E ora, fratelli, facciamo silenzio per il giorno del Passaggio, ascoltiamo quel meraviglioso scampanellio di cento, mille, migliaia di campane che suonano festose annunciandoci la Resurrezione. Risorgiamo per un attimo anche noi, abbandoniamoci e lasciamoci trasportare in quell’incantesimo d’amore che Gesù ci ha donato. Rosanna Ponzelli Non crede che alcuni mali d’Italia si debbano all’appiattimento, al livellamento, al fatto che per alcuni anni si è voluto, con molte compiacenti forzature, paragonare troppo favorevolmente il trincetto del calzolaio al bisturi del chirurgo? Entrambi, secondo alcuni strampalati ragionamenti sostenuti da interessata politica ben posizionata sindacalmente, hanno voluto far credere che, in fondo, i due strumenti si equivalgono, visto che entrambi tagliano la pelle. Aroldo Ginesi 14 Pagina Aperta 23 marzo 2008 Il Sindaco Belcecchi risponde a Massaccesi La sistemazione del Corso aro professor per Via XV Settembre C Massaccesi, so quanto che per Corso Matteotti. lei tenga al nostro Corso. Progetti inseriti nel piano Non fosse altro per il fatto che proprio Lei, se non sbaglio, lo rese pedonale. E mai scelta fu più azzeccata. Ora, proverò a spiegarle il perché di quella che Lei, e anche io, ritiene giustamente una scelta deludente. La sistemazione di Corso Matteotti è legata alla sistemazione di Via XV Settembre. Questo per motivi di interscambiabilità nell’utilizzo delle due vie. Fare prima i lavori del Corso significherebbe dover utilizzare questo, appena fatto, per il transito dei veicoli destinati a carico e scarico, per il transito e la sosta, seppur breve, dei residenti, ecc. Non credo sia una scelta sensata. I lavori di via XV Settembre vedono già a buon punto la progettazione e la predisposizione del bando di gara, che farà Multiservizi. C’è però un problema costituito dalla presenza dei due cantieri aperti su quell’asse. Quello della Provincia per la sistemazione del tetto del Liceo Classico e quello per la sistemazione del tetto della Pinacoteca. Non esistono impedimenti finanziari, in quanto sia noi che Multiservizi abbiamo già disponibili le somme necessarie sia degli investimenti 2008 e triennale 2008 - 2010 sia da Multiservizi che dal Comune. Tenendo conto di queste variabili e considerando il fatto che, ritengo legittimamente, i commercianti che operano lungo il Corso hanno a più riprese chiesto di permettere loro una programmazione dei loro acquisti per limitare i possibili danni economici dovuti alla permanenza del cantiere per un tempo abbastanza lungo sul Corso, noi dovremmo programmare il tutto entro giugno di quest’anno e poi realizzare in ogni caso i lavori entro il 2009. Altrimenti avremmo messo i commercianti nella condizione di acquistare meno merce inutilmente. Considerato il tutto, abbiamo ritenuto fosse più saggio programmare per il 2011 i lavori su Corso Matteotti provvedendo a dare una sistemazione provvisoria ma dignitosa al nostro Corso, in attesa dei lavori di ristrutturazione e ripavimentazione completa. Spero di aver chiarito la questione e, rimanendo comunque a sua disposizione, saluto cordialmente. Fabiano Belcecchi, sindaco Museo Diocesano Laboratori didattici I l Museo Diocesano di Jesi sta raccogliendo ottimi consensi sui laboratori didattici organizzati per le scuole primarie e secondarie di primo grado della Vallesina. Le attività mirano a favorire negli alunni sia l’acquisizione di una certa familiarità con lo spazio – museo che la comprensione e la memorizzazione dei contenuti trasmessi. L’alternarsi di diverse tipologie di attività – il racconto, l’osservazione guidata di un’opera con domande dirette, la caccia al tesoro, il tagliare e incollare, la realizzazione di un cartellone – mantiene un alto livello di interesse negli alunni che, oltre ad arricchirsi di nuovi contenuti didattici, ricordano questa giornata come un ottima esperienza trascorsa al Museo. Le attività possono essere svolte anche dai gruppi catechistici che ne facciano richiesta. Il Museo è inoltre impegnato con il Liceo Classico “V. Emanuele II” di Jesi nell’organizzazione di una mostra sul tema della “Crocifissione” nell’arte, dal medioevo all’arte contemporanea. Per informazioni e prenotazioni sui laboratori didattici e sulle attività del Museo Diocesano sono attivi i nuovi recapiti: Tel. 0731.226749; Fax 0731.226750; Cell. 347.7579878; posta elettronica [email protected]. CUPRAMONTANA Processione delle Palme Che a Cupramontana fossero molto sentite le tradizioni religiose era un dato di fatto, ma così tante persone ad affollare in processione le strade extraurbane, la mattina di domenica 16 marzo, per ricordare l’entrata di Gesù a Gerusalemme, è stato un evento. Sono ormai tanti anni che il giorno della domenica delle Palme si percorre l’anello esterno del castello innalzando palme e cantando per tutto il tempo. Certo è che, complice anche la stupenda giornata assolata quasi primaverile, un gruppo massiccio tra giovani, anziani e bambini hanno pregato e cantato con don Maurizio Fileni in capo al corteo. Tutto ciò è sicuramente di buon auspicio per le altre tradizionali ricorrenze della settimana Santa. Ricordiamo il giovedì santo alle ore 18.30 la celebrazione dell’Ultima Cena e l’allestimento dell’orto degli ulivi. Venerdì alle ore 20 la commovente processione, per le vie del centro storico, del Cristo morto, con la banda musicale cittadina “N. Bonanni”. Cristiana Simoncini Jesi – Il Palazzo e dintorni Salviamo anche noi stessi A maggioranza e con tante polemiche dentro e fuori, il consiglio comunale ha approvato il principio che nelle zone a traffico limitato (sostanzialmente Corso Matteotti, via Pergolesi, piazza Federico II e poche altre secondarie), potranno accedere soltanto le auto di chi abita nelle stesse vie. Naturalmente, rimane in piedi il diritto di terzi per il carico e scarico, essenziale per alimentare il commercio del centro storico. Quello che meraviglia è la “solidarietà” di tanti nel contrastare con straordinaria virulenza il provvedimento. Solo tre osservazioni: 1 – L’isola pedonale fu varata nei primi anni ’70 in mezzo a tante resistenze. Il tempo diede ragione all’amministrazione comunale, consenzienti, alla fine, gli stessi commercianti. 2 – Lo viluppo sempre più invadente dell’automobile ha costretto molte città alla sua drastica eliminazione per salvare, di se stesse, almeno il Centro Storico, oggi diventato una città nella città, e sorto a suo tempo a misura d’uomo e non a misura di auto. Tutti gridiamo che “la città dentro le mura” è il nostro gioiello che dobbiamo salvaguardare, valorizzare, vivificare. La via maestra è quella della incrementazione dei minibus e non quella dei duemila permessi. Se non abbiamo l’avvertenza di limitarci oggi, saremo costretti a farlo domani quando magari sarà troppo tardi. A meno che in ciascuno di noi manchi cultura e sensibilità storica. Quando non si accetta l’autocontrollo, si finisce come Napoli. 3 – E’ pur vero che ci sono dei servizi nel centro storico che, da una parte vanno salvaguardati, dall’altra vanno serviti (scuole, palestre, negozi…). Ma è qui che casca l’asino. Nessuno nega che ci possano essere delle eccezioni alla regola. Ma le eccezioni devono sottostare, anch’esse, a precise regole e non legate a favori e conoscenze. E poi: chi l’ha detto, per esempio, che l’autorizzazione al diversamente abile, debba essere per 24 ore al giorno: comprensione sì, ma nel rispetto delle esigenze della comunità. E’ quello che è mancato nel passato perché troppe le pressioni e troppi i favori. Perché nessuno ha la pazienza di attendere il minibus (gratis!), perché ci ribelliamo al diverso, quando esso diventa di disturbo alle nostre inveterate comode tradizioni. *** Et censeo Matteotti cursum renovandum v.m. Uisp e alimentazione Il Comitato Uisp di Jesi promuove nell’ambito del progetto “Diamoci una mossa” una conferenza dal titolo “Corrette alimentazioni: scelta consapevole o vittime del marketing” condotto dalla dott.ssa Letizia Saturni specialista in Scienze dell’Alimentazione. Il convegno si svolgerà alla Sala della II° Circoscrizione mercoledì 26 marzo alle ore 18.30. Latte Fresco Alta Qualità 15 Sport ricordi, gioie e dolori C onobbi il C.S.I. nel 1991 quando con la scuola partecipammo ad un torneo a San Benedetto del Tronto, passammo 2 giorni ospiti delle famiglie e fu un’esperienza indimenticabile: divertimento, sincerità ed accoglienza, questi erano i valori che trasparivano da quelle giornate. Tornato da quella esperienza, essendo già animatore di Azione Cattolica e frequentatore di iniziative parrocchiali, iniziai a pensare come mai molti ragazzi del mio paese non frequentassero la parrocchia e le sue iniziative; volevo capire, sapere di più di questo C.S.I. Iniziai a frequentare i corsi, partecipare ad incontri e compresi quanto lo sport poteva fare per non emarginare gli altri, per farli stare insieme e condividere esperienze, salutari e nel pieno rispetto di regole, sia del gioco che della società. Fu così che nel settembre 1992, dopo essermi confrontato con l’allora parroco dn Luigi Carrescia che di spirito missionario ne aveva già a sufficienza, iniziammo ad inventare il nostro gruppo sportivo, io ed il mio amico di sempre Rossano, eravamo due, volantini in mano, e piazzette da utilizzare iniziammo con 6 ragazzini. Non era un buon inizio, forse un po’ pochini ma non ci scoraggiammo, ci aiutò negli anni la legge del mercato, in quanto le società sportive della Vallesina per abbattere i costi unirono il loro settore giovanile e gli esclusi dallo sport aumentarono a dismisura. Ma ricordo anche che non ci fermavamo mai, appena si conosceva qualcuno (preferibilmente donne) proponevamo la nostra associazione ed il nostro modo di fare sport, per la strada o nel pullman mentre si andava a scuola. I ragazzini si scelsero il nome (Champion) e da quel nostro seminare uscì un gruppo di ragazze che iniziarono pochi mesi dopo a fare pallavolo con il nostro gruppo. Era un sogno: in un anno eravamo già 30 tesserati ed avevamo coinvolto anche altri animatori, gente non lontana dalla parrocchia ma che voleva fare qualcosa di più. Iniziò così il cammino del nostro Gruppo Sportivo, i ragazzi pagavano 15.000 Lire all’anno come quota di iscrizione, iniziammo anche ad avere una squadra di calcetto (allora non era così diffuso) era il 1993-’94 e ci allenavamo in una palestra comunale di 9 metri di lunghezza e 6 di larghezza, un’assurdità per il calcetto, ma a noi piaceva comunque stare insieme. Con gli altri gruppi del CSI ci incontravamo, facevamo uscite ed a volte ci scambiavamo anche gli allenatori, tanto era lo spirito di fratellanza e rispetto tra tutti noi. Ricordo ancora la prima uscita con i ragazzi a Senigallia, due giorni senza dormire, con i ragazzi a chiacchierare, e poi Pesaro, Fano, e tante altre ancora… Quante cose ritornano alla mente in questi 16 anni di attività dove ci si donava ed ancora ci si dona con tutto se stessi; credo che nella comunità di Castelbellino Stazione non ci sia un solo ragazzo o ragazza al di sotto dei 25 anni che non abbia vissuto una esperienza con noi. Ricordo gli esercizi, gli urli, le arrabbiature, ma chissà perché non mi vengono mai in mente le sconfitte subite in partita, quelle mai, ma sempre il volto dei ragazzi con il quale condividevamo un pezzo della nostra vita. Un episodio su tutti: un giorno abbiamo portato i ragazzi a conoscere la comunità Oikos a Serra de’ Conti. Ci aprì un mio vecchio compagno di scuola, che sorpresa! e sentirlo parlare della sua esperienza e di quello che aveva passato ci ha commosso tutti. Ricordo la cena dove Stefano che ha ricevuto la “scarpetta d’oro” per i suoi 10 anni consecutivi come il più affezionato atleta (ancora gioca con noi nella squadra dei grandi) e lo premieremo a 20 anni (se continuerà a giocare). E poi gli animatori che ci hanno fatto crescere: Annalisa, Silvia, Nadia, Roberto, Catia, Riccardo, Daniele, Sabrina, Gabriele, tanti e quella frase di Silvia: “non credevo che ci si potesse divertire nel giocare a Pallavolo”Poi ricordo anche Diego, un ragazzo solare spensierato che giocava con noi a calcetto, purtroppo adesso non c’è più, un incidente col motorino se l’ha portato via a neppure 18 anni. Quante gioie! E quella volta che arrivammo secondi con la squadra di Pallavolo al torneo Regionale ed ancora l’indimenticabile Stadium – lo sport incontra la piazza - a San Benedetto torneo 24 ore su 24 (mentre io dormivo nel sacco a pelo in palestra) A volte penso quanto eravamo incoscienti, a 18, 20, 22 anni andare con i ragazzi fuori con le nostre auto, prendersi la responsabilità di questi ragazzi, con noi poco più che maggiorenni. Purtroppo adesso non lo rifarei ma è ciò che ho fatto, anzi che abbiamo fatto, che ha permesso a tanti ragazzi di vivere uno spaccato di vita diverso, non dico migliore, ma sicuramente diverso, e dico: “Ragazzi, fatelo, non abbiate paura, prendetevi le vostre responsabilità e fate vivere bei momenti a chi vi sta intorno e neppure immagina cosa significa divertirsi facendo Sport.”Andrea Gasparini VOLLEY Venerdì 28 scatta la final eight di Coppa Italia Monte Schiavo, sabato a Pesaro per il derby G razie al successo sull’Altamura, la Monte Schiavo Banca Marche ha conquistato il quinto posto, scavalcando il Busto Arsizio. Domenica scorsa al PalaTriccoli, le jesine hanno inflitto alle pugliesi un pesante 3-0 (parziali: 26-24, 25-15, 25-21). Mercoledì 12 è terminata l’avventura in Champions League delle “prilline”. Inutile il successo per 3-2 contro Perugia (parziali: 25-21, 15-25, 25-23, 17-25, 15-6) nella gara di ritorno del PalaTriccoli, dopo lo 0-3 dell’andata. La classifica dopo la nona giornata di ritorno: Pesaro 53 punti; Bergamo 47; Perugia 45; Novara 42; Monte Schiavo Banca Marche Jesi 34; Busto Arsizio 32; Santeramo 26; Sassuolo 24; Altamura e Chieri* 18; Imola* 14; Forlì 4 punti. (Chieri e Imola una partita in meno). Oggi, sabato 22 marzo, le “prilline” sono di scena a Pesaro per il derby marchigiano (ore 18, diretta Sky Sport 2). Le adriatiche, allenate dal tecnico Vercesi, possono contare sulle azzurre Ferretti e Guiggi. Nella Monte Schiavo sono ben quattro gli ex: Abbondanza, il vice Bragagni, Rinieri e Puerari (nella foto). All’andata finì 31 per le pesaresi. Da venerdì 28 a domenica 30 marzo, a San Lazzaro di Savena, si disputerà la final eight di Coppa Italia. Venerdì si giocheranno i quarti e per le jesine, l’avversario sarà ancora una volta il Perugia (ore 21, diretta Sky Sport 3). Sabato 29 si giocheranno le semifinali, mentre domenica la finalissima. Gip BASKET Domenica 30 arriva il derelitto Novara Il campionato si ferma per la Pasqua P er l’ottava volta, i minuti finali hanno condannato la Fileni Bpa. Domenica scorsa a Casale Monferrato, gli arancio-blu hanno visto sfumare la vittoria nell’ultimo giro di lancette, finendo col perdere per 93 a 86. Agli jesini non sono bastati i 27 punti di Moss (nella foto). Giovedì 20, gli jesini hanno ospitato al PalaTriccoli il Sassari, per il turno pre-pasquale. La classifica dopo l’ottavo turno di ritorno: Ferrara 36 punti; Sassari 32; Reggio Emilia, Caserta e Soresina 30; Casale Monferrato e Pistoia 26; Fileni Bpa Jesi 24; Pavia e Rimini 20; Veroli, Imola e Livorno 18; Fabriano 16; Montecatini 12; Novara 8 punti. In vista delle festività pasquali, il campionato di Lega due osserverà una domenica di riposo. Si riprenderà domenica 30 marzo, quando a Jesi arriverà il fanalino di coda Novara (ore 18.15). I piemontesi, nonostante i tanti cambi di giocatori e di allenatori, sembrano condannati alla retroces- sione. Punto di forza, del team guidato da Morganti, è l’americano Bowman. All’andata finì 93-67 per la Fileni. Giovedì 3 gli jesini torneranno in campo a Rimini (ore 20.30), per uno spareggio play-off. La compagine allenata da Ticchi, ha nell’oriundo Scarone e nella coppia americana formata da Thomas e Bell, i suoi punti di forza. All’andata si imposero gli arancio-blu per 95-87. Giuseppe Papadia Calcio Eccellenza, promozione, prima e seconda categoria CALCIO CENTRO SPORTIVO ITALIANO 23 marzo 2008 Due belle squadre, la jesina ospitante e l’Osimana ospite, che davano la sensazione di volere l’intera posta in palio. Anche se circospezione e vivacità di ritmi si equilibravano, rendendo lo spettacolo assai gradevole, con qualche sussulto per i settecento tifosi d’ambedue le compagini. Dopo un’ora portata avanti sempre in crescendo, molti avrebbero vaticinato uno zero a zero conclusivo. Ma a questo punto ecco l’imponderabile: il brindisino arbitro fischia decisamente contro Malavenda per trattenuta in area ai danni del bomber leoncello Crispino, decretando il penalty, tra le contestazioni rabbiose e prolungate, ma inutili. Lo stesso Crispino va al tiro e segna il gol partita. Questo rigore certamente sarà matrice di infinite discussioni, specie da parte osimana. Alla Jesina il ventesimo gol di Crispino porta la salvezza come principale obiettivo di questo cam- pionato e, se i giovani leoncelli ci prendessero gusto? Ora il mister Trillini può stimolarli senza timori scaramantici! Il prossimo turno a Jesi vedrà il Civitanova. Vir Promozione Il Mosaico Vallesina incespica in un gol a freddo, dopo appena sei minuti di gioco; e gli costerà caro, non riuscendo a modificare il risultato. Prima categoria Cupramontana vince a Castelfidardo (1-2). Ad Osimo Stazione, San Marcello pareggia (2-2). Perde il Monserra a Offagna (2-0). Seconda categoria Aesina-Monsano (0-0). Aurora – Torrette (0-2). Borgo Minonna – Apiro (0-0). Cameratese-Virtus Jesi (0-0). Vince il Castelbellino contro Polverigi Agugliano (2-1). Altrettanto la Sampaolese con il Candia (2-1).