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Settimanale d’informazione
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
ANNO LV- N. 11
Euro 1
DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145
Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi
domenica 23 marzo 2008
Pasqua di Resurrezione
E’ risorto: siate riconoscenti per averlo incontrato
C
osa sarebbe la nostra vita se il Signore non
fosse risorto! Qualche volta mi ci fermo a
pensare, ma subito mi prende la tristezza.
Una vita senza il Risorto è come una esistenza senza amore, senza luce, senza futuro, senza speranza,
insomma una vita senza gioia. Eppure sembra
così difficile credere! Anzi, spesso gli uomini vivono
come se Gesù non fosse risorto. E allora rincorrono cose che danno una gioia effimera, di un attimo,
lasciando poi il cuore vuoto e incupito. Il Signore è
risorto per davvero! E’ la bella notizia che ci è stata data e che siamo chiamati a dare. Effettivamente
non è possibile tacere quando un incontro cambia
l’esistenza. Non è possibile tenere soltanto per sé la
notizia più bella che abbiamo udito. Portare il Vangelo, donare la testimonianza di un incontro: ecco
la missione che ci è stata data.
Sabato scorso, 15 marzo, ho incontrato tanti giovani della diocesi, con loro ho dialogato soprattutto
su questo: essere missionari, essere testimoni. Ho risposto alle loro domande, ho provato ad incoraggiarli e alla conclusione
ho presentato il messaggio del Papa
per la Giornata Mondiale della Gioventù. E’ un messaggio nella forma
rivolto ai giovani, ma che alla fine è
per tutti. E’ un invito a testimoniare
il Risorto, la Vita, la gioia del vivere,
il fatto che, appartenendo al Risorto,
la nostra vita acquista senso. Il Papa
si sofferma anzitutto a contemplare
Maria e gli apostoli nel cenacolo, in
attesa del Dono del Risorto: lo Spirito Santo. E proprio dal dono dello
Spirito nasce una missione coraggiosa, la missione di dire a tutti che
solo nel Vivente c’è salvezza.
Sappiamo bene che tanti rifiutano
per paura, per pigrizia o altro questo
incontro. Che fare? Non siamo noi a
toccare i cuori: è lo Spirito Santo che
converte. E allora è proprio necessario accogliere Gesù e permettergli
di essere il nostro Maestro interiore,
così che Egli ci conduca alla Verità
tutta intera. E’ necessario lasciarci illuminare e incoraggiare da Lui, così
da trovare coerenza di vita, lucidità
di pensieri, limpidezza di parola per
raccontare la nostra fede e dire che il
Risorto ci ha affiancati nel cammino
della nostra vita e ora ci accompagna facendo ardere il cuore pur nella
durezza e nella fatica di ogni giorno.
L’augurio per tutti
L’augurio di Buona Pasqua che voglio rivolgere a tutti i lettori, alla
Chiesa diocesana e
Pasqua
anche a chi parte di
questa Chiesa non
si sente, vuol avere
Gesù, tu il mattino di Pasqua
proprio questo siappari alla Maddalena
gnificato: che il Sie la chiami per nome.
gnore Risorto possa
Tu hai tutto dimenticato di lei.
sorprenderci e stuLa chiami. Dunque,
pirci. Per mezzo del
così è anche per ciascuno di noi?
suo Spirito possa
Se abbiamo deciso d’amarti,
concederci di entratu non ricordi più nulla?
re o di approfondire
E ci chiami per nome?
una forte relazione
Come allora preoccuparci del nostro
con Lui, incontro
passato?
che fuga ogni paura
Non sei, ora, il Gesù di allora?
e ogni tristezza.
Chiara Lubich
E a chi ha avuto la
gioia di incontrarCon questo pensiero di Chiara Lubich
lo auguro di vivere
auguriamo Buona Pasqua ai lettori di
l’esperienza
della
Voce della Vallesina e desideriamo riMaddalena il matcordare la semplicità, la generosità e
tino di Pasqua e
l’amore di Chiara che da pochi giorni
l’esperienza dei Divive nella Gloria del Padre.
scepoli di Emmaus
la sera di quello
Voce sospende la pubblicazione per una
stesso giorno: corsettimana. Tornerà ai lettori il 3 aprile.
rete, correte a dirlo
che avete incontrato Lui. Non sottraetevi alla missione, anche se difficile: lo Spirito ci è donato per questo. Non è facoltativo evangelizzare: è un dovere, perché c’è un diritto
di tutti gli uomini, anche se a volte inconsapevole, di
incontrare e accogliere Gesù che salva.
Il Papa conclude il suo messaggio ai giovani dicendo che bisogna essere missionari autentici, coerenti,
veri: in altre parole bisogna essere Santi. Ecco allora
la conclusione del mio augurio pasquale: permettiamo allo Spirito di Gesù di trasformarci e renderci
santi. Santi perché forti nella fede, santi perché decisi
nel vincere il male che è nel cuore di ciascuno, santi
perché generosi nella carità, santi perché fiduciosi e
sereni nel cammino verso l’incontro pieno con il Signore.
BUONA PASQUA! E, direbbe san Paolo, siate riconoscenti (cfr Col 3.15). Infatti una sorte più bella di
quella di avere fede nel Risorto non ci poteva essere
donata!
… Gerardo Rocconi, Vescovo
Le persecuzioni tra politica e religione in Birmania e in Tibet
La Cina può allentare sulle Olimpiadi, no sull’imperialismo
S
e appena tre anni fa la Cina
ha approvato una legge che
autorizza la guerra pur di recuperare alla madre patria l’isola di
Taiwan (resasi autonoma politicamente dopo l’avvento di Mao),
figuriamoci se oggi, diventata
una grande potenza sotto molteplici aspetti fino a dare del filo
da torcere, sul piano economico, sia agli Usa che all’Europa,
intende cedere un boccone così
appetitoso come il Tibet. Trattasi di un immenso altopiano
con un’estensione di oltre quattro volte l’Italia, cinque milioni
di abitanti, la barriera difensiva
ad est della catena himalaiana:
insomma un territorio dalle ricchezze naturali incalcolabili in
prospettiva, prima fra tutte, un
serbatoio, secondo gli strateghi
di Pechino, di oltre quaranta milioni di cinesi da trasferire gradualmente in quelle terre perché
siano sfruttate a dovere e a favore di chi oggi gode già di dieci
milioni di chilometri quadrati di
territorio e di un miliardo e trecento milioni di cittadini.
Se poi si tiene presente che Mao
invase il Tibet ancor prima che
raggiungesse il potere definitivo a Pechino, appare chiaro fin
dagli anni ’50 il disegno della
potenza cinese in Asia. Tanto è
vero che, stando alle cronache
del tempo, sembra che durante
la Rivoluzione Culturale (1966’76) furono uccisi un milione di
tibetani e distrutti oltre 6000
monasteri. Nel frattempo il Da-
lai Lama, massima autorità politica e religiosa, era stato costretto, per salvare la vita, a rifugiarsi
in India e, successivamente, a
percorrere tutte le vie del mondo per invocare il recupero della
sovranità tibetana o, almeno, di
una sua ampia autonomia amministrativa. Niente da fare.
***
Come venti anni fa in Tibet e
come pochi mesi or sono in Birmania, anche oggi nella terra del
Dalai Lama la rivolta è pacifica e
guidata dai monaci. Una rivolta
alla Ghandi della quale la Cina
non vuol nemmeno sentir parlare. E i morti sono già molti.
Oggi Pechino regge una ferrea
dittatura di tipo oligarchico in
simbiosi perfetta con lo sviluppo
di un’economia profondamente sere politicamente diviso e, posliberista e tale da permettergli sibilmente, per scannarsi.
una concorrenza spietata con Quanto in Birmania, in Tibet
tutto l’Occidente. E’ grande po- e nelle recenti persecuzioni in
tenza che naviga in tanta ric- Medio Oriente, l’odio religioso
chezza quanto gli Usa annaspa- si intreccia con quello politico
no nei debiti. Non cederà di un ed etnico? Credo che l’intreccio
millimetro sul Tibet. Non teme sia profondo, come lo è sempre
il boicottaggio delle Olimpiadi stato nella storia. Chiara Lubich
perché, se avvenisse da qualche lo aveva capito appena ventenne.
parte, risulterà una semplice Ha fatto cose meravigliose per
divagazione come già accaduto “rovesciare” la storia introdudue volte tra Unione Sovietica e cendo il metodo del dialogo con
Usa. Molti paesi parteciperanno tutti, ma proprio con tutti. Epcomunque ai Giochi sia per in- pure le incomprensioni ataviche
teresse sia perché convinti che il restano. Il mondo è sordo.
criterio politico non deve preva- Ma guai se i Ghandi, le Malere su quello sportivo poiché il dre Teresa, le Lubich venissero
mondo come ieri, come oggi e meno.
come sempre, è così “bravo” da
Vittorio Massaccesi
trovare abbondanti cause per [email protected]
2
Cultura e società
23 marzo 2008
Parrocchia di San Giuseppe: inaugurazione della Cappella del ‘900
Del più e del meno
Tornano gli strilloni (ma a Parigi)
di Giuseppe Luconi
La notizia, di qualche giorno fa, campeggia su sei colonne: “A Parigi sono
tornati gli strilloni e i giornali seguono i
viaggiatori fino al treno”. La mente corre
subito alla stazione di Jesi, dove non solo
i giornali non seguono i viaggiatori fino
al treno, ma l’edicola della
nostra stazione è “l’edicola
che non c’è” perché da mesi
continua a rimanere chiusa,
dimenticata, ignorata. Poi
si fa strada il ricordo dell’ultimo strillone jesino, Renato Magnalardo, una delle
figure più popolari.
Lo strillone: un personaggio nato con i giornali, quando la radio non
esisteva, la televisione era
di là da venire e Internet
era pura fantascienza. Gli
strilloni, ovvero i giornalai
itineranti. Erano gli ambasciatori dell’informazione
stampata, i postini della
notizia da recapitare casa
per casa. E poiché la notizia doveva essere fresca, di giornata, il
loro pellegrinaggio di quartiere in quartiere, di strada in strada, non ammetteva pause, rinvii,
pena la scadenza
del prodotto e
magari la perdita del cliente.
Renato
discendeva da una
famiglia di giornalai. Capostipite Guglielmo
Magnalardo, un
ex garibaldino
del Sessantasei
che, deposta la
camicia
rossa,
era stato il primo
propagandista
jesino della carta stampata a domicilio. E
come strillone non aveva avuto rivali: arguto, spigliato, la voce possente e squillante, era impareggiabile nell’annunciare
i fatti del giorno. La sua affermazione in
una gara nazionale tra i più forti strilloni
della penisola è entrata nella leggenda:
attorno al 1895 - alcuni dicono a Milano, altri a Roma – era riuscito a vendere
più di tutti i concorrenti, spacciando per
nuovi anche giornali vecchi.
Il figlio Giuseppe non aveva potuto
raccoglierne l’eredità perché stroncato
dalla “spagnola” nel ‘18. La raccolse l’altro figlio, Raffaele, di cui i meno giovani ricordano sicuramente il portamento
eretto, il passo slanciato, la voce alta e
perentoria, mentre per le vie del centro o sulla soglia del negozio che aveva
aperto lungo il corso, annunciava le ultime notizie, notizie che con lui diventavano sensazionali anche se sensazionali
non erano.
E infine Renato. Renato aveva il suo
“campo base” nell’atrio della vecchia stazione ferroviaria: all’inizio una specie di
baracchetta, in un angolo quasi nascosto.
Poi rinnovò l’edicola e sembrava già un
lusso quella che, nel dopoguerra, era addossata alla parete di sinistra, entrando.
Il progresso non cammina allo stesso
modo per tutti. Prima a piedi, poi con
una bicicletta appesantita e sbilanciata
da un portapacchi sul manubrio sovraccarico di stampati. Infine, quando ormai
il prossimo si muoveva solo sulle quattro ruote, lui si difendeva col suo moto-
scooter che, oltre alla ruota, aveva anche
i giornali di scorta: un giorno che li pesò
erano quasi centoventi chili.
Il suo “...aliiii! “ - che valeva per “giornali” – era caratteristico e inconfondibile. Lo si sentiva da lontano. Mio padre
si preparava a ricevere
i1 giornale aspettandolo sull’arco del negozio,
perché Renato non perdesse tempo: i conti si
regolavano poi, a fine
settimana.
Sulle prime, l’edicola della stazione restava
aperta solo nelle ore di
punta, in coincidenza
con l’arrivo dei treni e
il flusso dei viaggiatori;
cosi Renato poteva, fra
un treno e l’altro, fare e
completare il suo giro
quotidiano. In seguito le
cose cambiarono; anche
l’edicola della stazione
doveva rimanere aperta
a tempo pieno e allora
in soccorso di Renato, che non voleva
mancare all’appuntamento con i clienti
sparsi per le vie di mezza Jesi, vennero le
figlie: Mirella,
appena undicenne, e Fiorella, ancora più
piccola, tanto
che doveva farsi aiutare dal
facchino Piccioni perché
non arrivava ad
aprire la porta
dell’edicola.
Dalle quattro del mattino
- doveva aspettare
l’arrivo
dei treni coi
pacchi dei giornali - e fino a notte, tutti
i giorni, per mezzo secolo, Renato Magnalardo continuò a vendere e distribuire giornali e riviste. Un giro, il suo, che
seguiva un itinerario quasi codificato e
con soste ben precise: al bar di Faustina
per il “cappuccino” di prima mattina, al
vecchio locale di Vignaroli per un piatto
di minestra a pranzo, poi su per la salita
del Mulino per un flash distensivo con
gli amici: una partitella a “6 col re bello”,
due smazzate per farsi un “cicinello” ovvero un cognacchino, per tenersi su - diceva - e - aggiungeva - per combattere
l’influenza. E di nuovo in cammino, fino
ai punti di vendita più remoti, su al ricovero dei vecchi o verso l’Agraria, per
consegnare magari una sola copia, ma
soprattutto per non tradire il cliente che
aspettava il “suo” giornale. Fu per lui un
dolore, perciò, il giorno che gli imposero di sospendere le vendite a domicilio,
perché lo strillonaggio ora era un reato.
Nel 1971, in una calda giornata
d’agosto, improvvisamente il male se lo
portò via: le malattie non rispettano le
leggi dell’informazione. Così, dietro il
banco dell’edicola, alla vecchia stazione,
era rimasta la figlia Mirella a continuare
l’attività iniziata più di un secolo prima
da un garibaldino del Sessantasei.
(Nel disegno: Raffaele Magnalardo, visto dal pittore Corrado Corradi;
nella foto: Renato Magnalardo con lo
scooter, suo inseparabile compagno
negli ultimi anni dello strillonaggio)
E
Si ripete la Caminada
in ricordo di Paolo
rano
gli
anni 60 e la
parrocchia San
Giuseppe era
l’unico luogo
del quartiere
dove i giovani
si ritrovavano.
Ricordo ancora
la gita a Fonte
Avellana e il costo del pullman.
Era
parroco
don Giuseppe
Palmolella e da
poco era arrivato don Attilio
Pastori, giovane vice parroco.
Paolo Pirani, di
diversi anni più
grande di me,
era l’animatore dei giovani
e noi più piccoli eravamo tutti intorno
a lui per giocare a pallone. Ogni sera e
fino a tardi, giocavamo dietro la chiesa
in quel campo senza erba, con le porte
senza rete, con i confini disegnati solo
nella nostra mente, con un pallone pieno di pezze. Altri tempi! Diversi, forse
è moralistico pensarlo! Eravamo giovani e felici con poco. Paolo si dava da
fare per organizzare la gite e noi tutti
intorno a lui, da lui dipendevamo. Un
giorno tanto atteso, partimmo. Alla
mattina presto il pullman ci aspettava
di fronte al piazzale della chiesa. Io e
mio fratello salimmo e insieme a noi
giovani c’erano Paolo e don Attilio.
Arrivammo a Fonte Avellana, quasi di
fronte al monastero. Alcuni rimasero nei viottoli circostanti, altri vollero
arrivare in cima. Noi che ci sentivamo
forti seguimmo quelli più grandi. Non
l’avessimo mai fatto! Ritornammo distrutti a tal punto che io e mio fratello
ci addormentammo uno vicino all’altro.
Don Attilio ci coprì con la sua tonaca,
per poi portarci dentro il pullman. Arrivammo a Jesi che ancora dormivamo.
Paolo e don Attilio ci presero in braccio e ci portarono a casa. Nostra madre
dapprima si impressionò e poi ci portò
in camera per continuare il nostro riposo fino al giorno seguente.
Il mondo che cambia
Il giorno di S. Giuseppe è il giorno della
“caminada” diventato “evento cittadino”. Cittadini di tutte le età e famiglie
si mettono in fila per percorrere diversi tragitti. Paolo istituì questa manifestazione con lo scopo di creare, con lo
sport, un’occasione di amicizia tra le
persone di diverse generazioni. Le parrocchie non sono più luogo di ritrovo,
ma la società non ha creato alternative
valide. Anzi oggi vediamo e tocchiamo
con mano quanto sia distante il mondo
degli “anziani” con quello dei “giovani”!
Si offrono a pagamento servizi per stare insieme, ma non si riesce a coinvolgere. La cultura percorre vecchie strade,
non lascia autonomia, non si “fida”, di
un mondo che conosciamo solamente
come pericoloso e non come “opportunità”. Ma una società che non guarda ai
giovani si invecchia sempre più! A Jesi i
giovani sono relegati in “riserve indiane” che sono i due posti” il “Tnt” e il
circolo “Rebeille” lasciati soli senza una
struttura accogliente, senza un progetto, una verifica, con l’impossibilità per
i giovani di accedere ai luoghi pubblici,
perché essi sono deputati, in concet-
to aziendale, a
creare profitti.
Ma la cultura
è un investimento più che
profitto! Come
lo sport, vuole
luoghi in cui
poter organizzare, sperimentare, comunicare. Invece lasciamo i giovani in quei posti
con una musica
assordante, con
alcool, e anche
qualcosa di più.
Siamo di fronte
ad una generazione che, secondo psicologi,
sociologi e filosofi non riesce
a gestire l’emotività e la comunicazione. I giovani sono soli anche nella loro
intimità, all’interno delle loro famiglie
che preoccupate di dare si dimenticano
di comunicare e si trovano figli sconosciuti perché non riescono a decifrare
le loro paure. Per questo parlare con
loro, giocare con loro, emozionarsi con
loro diventa terapeuticamente formativo per uomini veri.
I telegiornali e i giornali ci mettono
paura dicendoci che il consumo di
droga si sta abbassando sempre più; le
stragi del sabato sera ci dicono che è
impellente aiutare i giovani a difendersi e offrire opportunità di vivere la loro
giovinezza.
La caminada di San Giuseppe
Paolo con la Spes si era dedicato allo
sport come mezzo per far incontrare i
giovani. La manifestazione della “camminata” non è nient’altro che il proseguimento di quest’idea dell’incontro.
Passeggiando si incontrano famiglie
che provengono da diversi quartieri
della città. Ricordare Paolo a tre anni
dalla sua scomparsa e la manifestazione da lui voluta e seguita fa parte della
storia di S. Giuseppe e della città. Lui
con la sua generosità cercò di animare
con passione il mondo dei giovani, e
quando c’era bisogno li portava anche
in braccio…..
Remo Uncini
Nell’ambito della festa di san Giuseppe, sabato 29 marzo alle ore 17, sarà
inaugurata la Cappella del ‘900 che accoglie dieci pannelli del pittore jesino
Luciano Antonio Collamati in memoria di grandi nomi ed eventi del secolo scorso e di coloro che hanno tanto
hanno dato per impegno apostolico,
sociale e benefico alla parrocchia e alla
diocesi. La celebrazione prevede l’esecuzione musicale della Corale Pergolesiana, la benedizione del Vescovo,
la presentazione dell’opera da parte
di Armando Ginesi, il saluto di mons.
Giuseppe Quagliani e del parroco don
Giuliano Fiorentini. Alle ore 18,30 sarà
celebrata la Santa Messa animata dalla
Pergolesiana e diretta da mons. Roberto Vigo.
Domenica 30 marzo saranno celebrate Sante Messe alle ore 8; 10; 11,15 e
18,30. Alle ore 9,30 prenderà il via la
Caminada de San Giuseppe. Alle ore
15,30 la staffetta di calcio a cinque e
giochi. Durante le manifestazioni sarà
aperta la pesca di beneficenza.
3
Cultura
23 marzo 2008
Conclusa la Stagione degli ‘Amici della Musica’
SCUSATE IL BISTICCI O
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
DON ABBONDIO... POST-FREUDIANO
I Promessi Sposi, cap. xxvi. Parla il card. Federigo: “Ma guai s’io dovessi prender la mia
debolezza per misura del dovere altrui, per
norma del mio insegnamento! [ ... ] Ebbene,
figliuolo e fratello... se voi sapete ch’io abbia,
per pusillanimità, per qualunque rispetto trascurato qualche mio obbligo, ditemelo francamente, fatemi ravvedere [...] rimproveratemi
liberamente le mie debolezze...”.
“Oh che sant’uomo! ma che tormento! - pensava don Abbondio: - anche sopra di sé: purché frughi, rimesti, critichi, inquisisca: anche
sopra di sé”.
Oggi forse don Abbondio avrebbe detto:
“Sua Eminenza non è soltanto un sadico
della più bell’acqua.
E’ anche un masochista con i controfiocchi”.
NERO WOLFE? MAIGRET?
Cambio di consonante
Il potere lubrificante (per gli ingranaggi
cerebrali) che può avere, in certi casi, un
lento pranzetto. Il famoso detective, che si
era inutilmente lambiccato il cervello per
ore e ore per risolvere un caso complicato,
sedutosi a tavola, ha la
folgorazione giusta:
UN BEL PIATTO DI GIALLO XXXXXXX
ED IL GIALLO - DI COLPO! - E’ XXXXYXX !
***
Soluzione del gioco precedente:
bismuto
LaCitazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
La battaglia comune
La battaglia comune che ci attende in Italia, in
Occidente e nei paesi musulmani, è essenzialmente
un battaglia di idee affinché trionfino i valori in
grado di cementare una comune civiltà dell’uomo.
Sono i valori del primato della vita, delle centralità
dell’individuo, del rispetto dei diritti fondamentali
della persona.
Magdi Allam, Io amo l’Italia. Ma gli italiani la
amano ?, Mondadori, Milano 2006, p. 290.
Tamburi della jungla e armonie celesti
U
n’assoluta novità l’ultimo concerto della Stagione degli “Amici
della Musica”, conclusa alla grande,
il 9 marzo, con l’Italian Percussion
Ensemble, un complesso di quattro
giovani solisti, tutti marchigiani e
diplomati al Conservatorio di Pesaro
con il massimo dei voti, che stanno
oggi mietendo successi nei più importanti festival internazionali. I loro
nomi, innanzi tutto. Sono Giacomo
Sebastianelli, Marco Roveti, Matteo
Fratesi e Marco Pacassoni. Audace
era apparsa a qualcuno l’idea di inserirli nella rassegna jesina, ma il direttore artistico, il M° Di Chiara, non
ha avuto dubbi. Conosceva bene
l’abilità degli interpreti ed era giustamente convinto che il teatro Studio
si sarebbe prestato ad accogliere una
manifestazione simile più appropriatamente della sede dello scorso anno.
Si sarebbe potuto credere che fosse da ascoltare semplicemente della
musica etnica istintiva, lontana da
regole e strutture codificate. Ci si è
accorti invece che quella proposta,
anche se attingeva prevalentemente
dal folklore afro asiatico o caraibico,
pur lasciando spazio all’improvvisazione rielaborava con molta arte e
perizia tecnica le suggestioni di suoni e ritmi esotici, ancestrali, tradizionali o di nuova invenzione.
Il complesso non ha tenuto conto
del programma di sala. Ha presentato una serie di brani liberamente
scelti, stilisticamente diversi e appropriatamente accostati e alternati.
Diversi gli strumenti: non solo tamburi e batterie, ma anche un fascinoso vibrafono e una marimba, di una
soavità trascendentale, che sono stati suonati con strabiliante abilità ri-
spettivamente da M. Fratesi e da G.
Sebastianelli.
Dai primitivi, incalzanti
ritmi africani
inizialmente
evocati con
le misteriose
voci della jungla,
percorrendo un itinerario ideale
sono
stati
att r av e r s at i
secoli e secoli
di musica fino
a
giungere
al ‘900 e allo
swing americano
più
tipico. Anche
oltre: l’ultimo
brano eseguito è stato di
uno dei componenti del
complesso,
Marco Roveti,
che in esso ha
elaborato per
tamburi tipici e ‘campane’
festosi motivi
del carnevale
cubano.
Nessun artificio tecnico in scena: solo la bravura dei quattro ragazzi che sono stati
accolti con applausi in crescendo da
un pubblico sempre più convinto. Si
può credere che un concerto così
coinvolgente avrebbe potuto benis-
simo essere presentato anche in uno
spazio più ampio, magari all’aperto e, ne siamo ugualmente convinti,
avrebbe mandato in visibilio folle di
giovani.
Fotoservizio Augusta F. Cardinali
Stagione Teatrale del Pergolesi: Una famosa commedia di Aristofane al Pergolesi
La città ideale, gli Uccelli e la cicogna
C
hi ha definito ‘irrappresentabile’ il teatro
di Aristofane ha diritto a
qualche
giustificazione.
Molti significati, molte situazioni, molti riferimenti
possono sembrare oggi incomprensibili ad uno spettatore che non tenga conto
del luogo, della situazione
sociale, della cultura del
tempo. Possono così sfuggire la validità di una satira
politica, filosofica, letteraria molto salace; i richiami
a fatti e personaggi ormai
molto lontani nel tempo; il
gusto di un linguaggio fantasioso cosparso anche di
doppi sensi alquanto volgari: persino l’armonia stilistica di quella verseggiatura varia, euritmica, duttile tanto ammirata da Platone che di questo teatro
scrisse: “Le Grazie cercando
un tempio che non dovesse
cadere lo trovarono nell’anima di Aristofane”. Restano
comprensibili però la bizzarria e la fantasia sbalorditiva, anche paradossale
delle invenzioni sceniche
e l’attualità di alcuni temi,
come la condanna aperta della guerra. Ingiusta e
ingiustificata è invece l’avversione per la filosofia, in
particolare per quella di
Socrate, ritenuto responsabile del degrado morale
di Atene perché dalle sue
teorie erano derivate deleterie dottrine sofistiche;
come pure l’antipatia per
Euripide del quale Aristofane non comprese affatto
né la valenza poetica, né la
profonda umanità..
Di queste riserve ha te-
nuto conto il regista Federico Tiezzi che de “Gli
Uccelli” ha inteso cogliere
soprattutto quanto di più
comprensibile oggi vi fosse nella commedia da lui
rappresentata nelle nuove
vesti di una favola fantasiosa e grottesca. In essa
i personaggi-uccelli simbolicamente ed emblematicamente continuano a
rappresentare come allora
l’instabilità e la leggerezza
umana. Nubicuculina, la
città utopica da loro vagheggiata, è non solo quella di molti idealisti di ogni
tempo, dei grandi pensatori, filosofi, teorici della politica, ma anche quella della gente più semplice che
si illude, sogna, ha sognato e continuerà a sognare
l’avvento di una civiltà e di
una società perfette.
Lo spettacolo, in scena al
Pergolesi il 1° e il 2 marzo,
è stato visivamente accattivante, simpaticamente
interpretato, ma non sempre facile da seguire, anche perché gli insistenti richiami canori degli ‘uccelli’
hanno spesso interferito
sulle parole. Ha incontrato relativo favore da parte
degli spettatori, che se ne
sono usciti di teatro un po’
‘a becco asciutto’; come
la cicogna della favola di
Fedro che, invitata a cena
dalla volpe, si vide presentare la cena su una scodella dove il cibo per lei era
praticamente inafferrabile.
Riuscì così a mandar giù
solo pochi bocconi, e se ne
andò delusa.
A.F.C.
Scuole medie di San Marcello
La scrittrice Gina Basso incontra gli studenti
O
spite d’onore per gli alunni della scuola media
dell’Istituto comprensivo “Rossini” di San Marcello, Morro d’Alba e Belvedere Ostrense. La giornalista, conduttrice radiofonica e soprattutto scrittrice
Gina Basso il 27 marzo incontra gli studenti, in una
mattinata di confronto e dialogo. L’autrice è ben nota
ai ragazzi, visto che gli alunni di terza media hanno
letto durante l’anno scolastico un suo libro, Un fucile
troppo grande, storia di pace in terra di guerra e odio,
con un’amicizia tra un ragazzo palestinese e due ragazzi israeliani nel Medio Oriente in fiamme. Un intreccio che dà ai giovani lettori l’occasione di calarsi
nella vita quotidiana dei loro coetanei, in un contesto
conosciuto altrimenti solo attraverso i media. E anche
i più piccoli delle prime e seconde classi hanno avuto modo di conoscere brani della scrittrice di origini
crotonesi. Con le tematiche che tratta nei suoi testi,
la Basso è una vera e propria operatrice sociale nel
mondo della narrativa contemporanea, rivolta soprattutto ai giovani. Le sue sono testimonianze di un forte
impegno morale e di un grande desiderio di capire la
realtà, di coglierne i vari aspetti con occhio attento e
vigile. La droga, la mafia, il razzismo, l’amore adolescenziale sono i problemi al centro della sua riflessione e vengono affrontati con partecipazione, ma anche con il chiaro intento di lanciare un messaggio di
speranza. Dal suo Il coraggio di parlare è stato tratto
l’omonimo film, alla regia di Leandro Castellani, che
ha vinto trentasei premi, tra i quali Giffoni e Mosca.
Da anni Gina Basso è anche voce radiofonica cara ai
nostri connazionali all’estero (dedicato a loro il suo
primo romanzo, La siepe dei fichi d’India), e ideatrice
e curatrice di programmi radio-televisivi di carattere
socio-culturale, come “C’è posta per tutti” e “Pianeta
donna”.
Simona Santoni
4
Attualità
23 marzo 2008
nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli*
“Convegnite” e mobilità forzata
La rimozione
di Riccardo Ceccarelli
O
nore delle armi al Presidente Romano Prodi che ha annunciato di
lasciare la politica italiana e forse anche
la politica. Uno dei pochi casi nella storia della Repubblica. Onore delle armi da
parte di tutti. Non vale la pena ripetere
quanto molti hanno già detto e di come
le sue parole sicure e traboccanti tranquillità dei mesi scorsi siano state contraddette dai fatti, viste la coalizione di
cui era a capo e la difficile navigazione di
cui si era reso protagonista. Da ricordare pure come la coalizione, la cosiddetta
“Unione”, si sia sfaldata in pochi giorni
non appena si è intravista ed accertata
la possibilità di andare alle urne e con il
Partito Democratico che aveva annunciato di correre da solo. Pochi parlano dell’attuale governo ancora in carica, ne fa
cenno solo l’opposizione. Anche Veltroni,
salvo rimandi di convenienza ai risultati
ottenuti, sembra che parli come uno dell’opposizione e che il governo Prodi non
ci sia mai stato. Da quanto si va dicendo
da quelle parti sembra proprio che il governo Prodi sia stato una fantasia quasi.
Eppure lo osannavano e lo sostenevano
e difendevano con forza: ricordiamo le
sempre precise, energiche e puntuali parole dell’On. Anna Finocchiaro di qualche settimana fa. Sono parole ora svanite nel nulla che forse neanche quanti le
hanno pronunciate in coro le ricordano
più. Qualcuno potrebbe disconoscerne la
paternità se non fossero scritte negli atti
parlamentari. Il fatto è stato analizzato
da Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere della Sera” del 9 marzo e lo annovera
nel più ampio fenomeno della rimozione che riguarda “quella parte del Partito
Democratico che affonda le radici nel comunismo”. “Su tutto ciò che del passato
appariva di volta in volta negativo, o comunque contraddittorio rispetto alle esigenze dell’oggi, era d’uso stendere il velo
del silenzio, […] bisognava fare come se
nulla fosse, dimenticare; e ricordare semmai solo quando il tempo trascorso avesse reso politicamente innocuo il ricordo”.
Ciò accadde, scrive Galli della Loggia, per
il contrasto tra Gramsci e Togliatti, per i
fatti di Porzus, per le implicazioni con lo
stalinismo. “A Prodi, insomma, tocca la
stessa sorte toccata a Bordiga, a Cucchi
e Magnani, a Occhetto: semplicemente non è mai esistito”. Eppur “sono stati
Prodi e i cattolici cosiddetti democratici, è stata la loro presenza, la sponda da
loro offerta, che ha consentito agli ex Pci
di non diventare ciò che a nessun costo
la maggioranza di essi, in obbedienza al
proprio codice genetico, voleva diventare: socialdemocratici. Che cioè ha evitato
quello che altrimenti sarebbe stato l’esito
ovvio, direi inevitabile, della fine della
loro vicenda”. A traghettamento avvenuto, nel nuovo partito “Prodi e i cattolici ‘democratici’ hanno sì potuto trovare
posto, ma come soci di minoranza, e per
giunta privi di accesso a due strumenti
decisivi come le risorse economiche e
l’apparato organizzativo”. Rimossi Prodi,
nonostante sia ancora presidente del Partito Democratico, ed il suo governo c’è
da osservare ed attendere se non sia in
corso la rimozione anche dei cattolici democratici come lo furono un tempo altri
cattolici, nella seconda parte degli anni
Settanta, come La Valle, Romanò, ecc.,
nelle fila dell’allora PCI. Sono cambiati
gli anni, è vero, sono cambiati i nomi e
pure le sigle, molti i protagonisti rimasti.
Il traghettamento senza alcuna “rivoluzione” fa pensare che molto della sostanza, se non tutto, sia rimasto, nonostante
la congerie di tante parole buoniste ed
“americane”. Quello che conferma e che
dovrebbe far pensare è proprio il fenomeno della rimozione, quella di Prodi e
di quello che ha significato, “consegnato ad un oblio imbarazzato e timoroso”.
Prodi lascia la politica italiana. Rimosso
dai suoi e dimenticato in poco tempo:
cos’altro poteva fare? Onore delle armi al
Presidente Prodi.
Qualche mese fa Alberto Statera, sulle
pagine della sua rubrica Oltre il giardino [La Repubblica Affari & Finanza, 11
giugno 2007], segnalava come fossimo
– dati alla mano - un Paese dove si organizzano ben 280 convegni al giorno.
Un numero veramente significativo ed
emblematico di quella infiammazione
particolare e tipica della società dell’informazione e dello show business che si
chiama “convegnite”. Proviamo a immaginare, soltanto in termini di mobilità,
cosa significhi una tale mole di eventi in
giro per l’Italia; una vera e propria “transumanza” di ospiti, assistenti, uffici stampa, amici, club di affezionati che non si
vogliono, o in realtà “non possono”, perdere cosa dirà il loro beniamino, sponsor,
top manager e così via. Una abitudine
e un vero e proprio costume sociale che,
malgrado qualche grido di allarme su un
calo nel 2006 rispetto all’anno precedente, sembrano aver ritrovato nuova linfa e
risorse nel 2007, registrando incrementi
significativi delle presenze –-come segnala Vincenzo Chierchia - che rappresentano l’indicatore più rappresentativo
di un business di oltre venti miliardi [Il
Sole 24Ore, 1 ottobre 2007].
I temi che un simile fenomeno pone all’attenzione sono molti. Certamente c’è
quello del rapporto quantità e qualità.
L’esperienza e il comune buon senso infatti ci dicono che laddove abbonda la
prima, molto spesso difetta la seconda.
E come noto è difficile confutare l’esperienza e il buon senso. La “convegnite”
dunque ci invita a selezionare, a inserire
“filtri” nella posta elettronica, a ricorrere al parere di persone che stimiamo. Ci
spinge però anche a fare, magari inconsapevolmente, un’altra cosa: ricercare o
almeno guardare con generosità tutto ciò
che ci appare – in questa standardizzazione dell’offerta - diverso, originale, unico.
E’ indubbiamente una buona leva per districarsi in questo ginepraio di seminari,
convegni, festival e forum. Il rischio che
si corre però è quello di diventare troppo
morbidi e consentire così il trionfo della
novità giustificata per il suo livello di eccentricità.
C’è anche un altro aspetto su cui la “convegnite” da cui siamo partiti può sollecitare una riflessione. Si tratta della scelta
del “luogo” appropriato. Non intendiamo
riferirci alla località più o meno bella,
accogliente o intrigante in cui possono
essere organizzati e proposti gli eventi,
quanto piuttosto alla diversa questione
se gli stessi rappresentino sempre la sede
giusta o opportuna per trattare temi, per
proporre approfondimenti o altro. Sempre più spesso capita infatti di rimanere
disorientati nel venire a conoscenza di
importanti punti di vista, di prese di posizione o altro in contesti – come quelli di
cui stiamo parlando - che non sembrano
essere quelli appropriati e quindi apparire “fuori luogo”. Fuori per esempio di
un Consiglio di Amministrazione, di una
riunione di Gabinetto, di un incontro con
il Management e così via. Forse questa
infiammazione potrebbe trovare allora
già un primo medicamento nella scelta almeno delle “sedi giuste”, da parte
di coloro che, per responsabilità e competenze, non possono sottrarsi a questo
costume, per dire le cose e fare annunci,
senza costringere “frotte” di persone a
doverli inseguire tra un forum e un talkshow magari per ascoltare ciò che avrebbero dovuto o potuto già conoscere nelle
sedi appropriate.
(*) Docente Università LUISS Guido Carli
Oltreadriatico – I Paesi balcanici non sono più dimenticati: un excursus storico di Frittelli, inviato Rai (6)
Le contraddizioni del Kosovo e il nazionalismo
N
egli anni Ottanta
il Governo regionale del Kosovo (in
forza della riforma costituzionale del 1974)
proseguiva nella sua
politica di “albanizzazione” della regione. I
contatti con l’autorità
centrale di Belgrado
diventavano
sempre
più difficili e, dopo
dieci anni di “resistenza pacifica” sostenuta
dall’LDK di Ibrahim
Rugova, i massimalisti
kosovari dell’UCK imbracciano le armi e tra
i bersagli altri albanesi:
i militanti della moderata Lega di Rugova.
Le norme della Costituzione degli anni Settanta avevano apportato migliorie nello Stato
federale jugoslavo e il
Kosovo è stata, forse, la
regione che ne ha beneficiato di più ma, per
la crisi economica innescata dopo la morte
di Tito, quelle migliorie si andavano vanificando e ciò produceva
malcontento e agitava
gli animi, soprattutto
nelle aree meridionali
della Federazione. Con
le “redini del potere”
in mano a Slobodan
Milosevic e ai suoi “fedelissimi”, e quando lo
status, che la “disciplina titina” garantiva alla
comunità albanese del
Kosovo, da Belgrado è
faziosamente rivisto e
ristretto, il nazionalismo radicale albanese,
rafforzato, esplode.
Negli anni Novanta anche i separatisti albanesi dell’UCK, l’Esercito
di Liberazione del Kosovo, hanno organizzato e gestito operazioni
di “pulizia etnica” ai
danni delle comunità
meno numerose della
regione secessionista: i
serbi (popolazione per
lo più vicino al confine con la Serbia) e i
non albanesi. In quegli anni incandescenti
la repressione federale s’inasprisce poi,
ad affiancare i reparti
di polizia, entrano in
campo le forze paramilitari degli estremisti
serbi. Il nazionalismo
di Belgrado e quello di
Pristina si scontravano:
i serbi avevano aperto
la caccia agli albanesi
e i secessionisti albanesi incominciavano ad
ammazzare i serbi. Nel
Kosovo ciò che più contava e continua a contare, e ciò che
ha diviso e
che continua
a dividere
è l’intensità
della forza
del
nazionalismo del
gruppo più
nu m e ro s o ;
il nazionalismo albanese nella ex
Jugoslavia
è stato, ed
è, uno dei più forti nazionalismi dei Balcani. Nel campo avverso,
l’intransigente aggressività serba si è resa
responsabile non solo
delle guerre balcaniche
degli anni Novanta e
della dissoluzione della
Jugoslavia, ma anche, a
partire dagli anni Ottanta (con la limitazione delle concessioni del
1974), della crescita di
sentimenti radicali in
altre popolazioni della
Federazione. Un nuovo
“nazionalismo bosniaco”
è nato durante la guerra in Bosnia-Erzegovina del 1992-1995 e lo
sciovinismo degli albanesi del Kosovo ha raggiunto l’apice, a danno
oltre che dei serbi, dei
bosniaci, degli zingari
rom e dei turchi della
regione, in seguito alle
operazioni Nato contro
la Serbia del 1999.
La disgregazione della
Repubblica
Federale
Socialista di Jugoslavia
ha colpito la maggior
parte dei suoi cittadini
e quelli di etnia turca sono stati, ancora
una volta, emarginati e
perseguitati per lo più
nella Repubblica macedone di recente indipendenza e nel Kosovo.
L’antipatia nei confronti dei turchi, “simboli
della dominazione ottomana”, è tradizional-
mente generale nei Balcani ed era già capitato
che fossero oggetto anche di discriminazioni. Subito dopo la fine
del Secondo conflitto
mondiale, la posizione della Repubblica di
Turchia nell’Alleanza
occidentale e le inclinazioni generalmente
anticomuniste dei turchi avevano portato il
regime socialista jugoslavo a perseguitarli
politicamente, così che
fino al 1951, in quel
nuovo Stato federale,
ufficialmente i turchi
non esistevano.
La pratica dell’occultamento e del cambiamento dell’identità nazionale - che ci appare
quanto meno singolare
- è stata usata spesso
dalle minoranze e non
solo in Jugoslavia, dove
sembra sia cessata solo
negli anni Novanta. In
quel periodo, comunque, i turchi del Kosovo hanno preferito registrarsi come albanesi
e passare per tali.
Con l’accordo del 1953
tra la Turchia e la Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia
(incluso in quello più
ampio
dell’Alleanza
balcanica) veniva consentita l’emigrazione
volontaria dei turchi
che, per un prodigio
della politica, erano
ricomparsi
in Jugoslavia.
Così, mentre
alcune famiglie rientravano in Turchia
altre rimanevano in Kosovo.
Il reale numero di turchi
nella regione
kosovara
è
ancora oggetto di dispute e
distorsioni e la
loro vicenda è
significativa del “clima
balcanico”.
Per i turchi del Kosovo,
e nonostante i diritti
previsti dalle norme costituzionali, il periodo
1974-1989 non è stato facile. Tanto meno
quando la maggior
parte delle “nazionalità
jugoslave” è diventata
nazionalista e i turchi,
nel complesso, si sono
mantenuti distanti e
dal nazionalismo etnico e, specialmente, da
quello separatista.
In Kosovo l’antipatia era
diventata risentimento
dopo il 1989 e in particolare nel 1991, quando gli albanesi hanno
perso i posti di lavoro
e i turchi, meno riottosi, hanno continuato a
mantenere i propri. A
indicare quanto le contraddizioni e il livello
di fibrillazione hanno
avvelenato il territorio
kosovaro, emblematico
è il fatto che, per questa “minoranza nella
minoranza”, poter frequentare le scuole serbe è stato un modo per
mantenere la propria
identità turca. L’accusa
che i kosovari albanesi
hanno rivolto ai turchi,
divenuta consuetudine,
è quella di collaborazionismo con il regime
serbo e opportunismo,
e lì molti turchi non si
sentono più a casa.
Un elemento, tuttavia,
accomuna albanesi e
turchi ed è la religione
musulmana.
L’Islam
è da tempo uno strumento prezioso nelle
mani dei “nazionalisti
radicali albanesi”, che
per altri versi non sono
necessariamente religiosi.
Gli “jugoslavi di etnia
turca” in Kosovo e in
Macedonia hanno patito perché si sono ritrovati costretti tra il nazionalismo della maggioranza e quello della
minoranza, in conflitto
tra loro. Se tre sono
gli elementi costitutivi
dello Stato - il popolo,
il territorio, il governo
- è sul primo requisito
che i kosovari e i macedoni allora stavano
intervenendo.
Il non sentirsi più a casa
per i turchi del Kosovo,
come per le altre minoranze della regione, è
una condizione che è
perdurata anche quando in altre aree etniche
dell’ex Jugoslavia s’incominciava a beneficiare di una progressiva
democratizzazione ed
ora, con la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo
da Belgrado, subito riconosciuta da Washington, si vedrà.
(continua)
Massimo F. Frittelli
5
Cultura
23 marzo 2008
MOIE – Progetti ecosostenibili: la campagna “È ora di raccoglierlo”
Le questioni: inquinamento, rifiuti e acqua
L’
incontro, presso il Centro 6001, organizzato dall’Amministrazione comunale di
Maiolati Spontini e moderato
dall’Assessore Comunale all’Ambiente Fabrizio Mancini, ha
introdotto la campagna per la
raccolta e il recupero degli oli
esausti domestici (Maiolati è il
primo Comune in Vallesina a
promuovere tale progetto), ma si
è soffermato anche sulle cruciali
tematiche che riguardano la raccolta differenziata domestica e il
risparmio dell’acqua. All’iniziativa hanno risposto diverse classi
dell’Istituto comprensivo “Carlo
Urbani”. Molti i relatori.
Il sindaco Giancarlo Carbini ha
richiamato l’impegno degli adulti al fine di lasciare, alle nuove
generazioni, un ambiente sano,
e l’impegno dei ragazzi a farsi
esempi di rispetto per l’ambiente
e di risparmio idrico. Al ruolo dei
giovani come agenti di sensibilizzazione hanno fatto appello anche i saluti del dirigente dell’istituto comprensivo, Nicola Brunetti, e dell’assessore comunale
alla Pubblica Istruzione, Stefania
Bartolucci. L’assessore Provinciale all’Ambiente, Marcello Mariani, ha ricordato la necessità di
diminuire le emissioni di anidride carbonica, causa primaria del
riscaldamento globale, e come il
ciclo dei rifiuti possa servire per
il controllo di queste emissioni.
L’
Ha auspicato il passaggio dalla tassa sui
rifiuti alla tariffa, che
farebbe apprezzare
un ritorno economico per i cittadini e
sarebbe incentivo a
produrre meno rifiuti
e a differenziare. «Ho
convocato per il 31
marzo» precisa Mariani «comuni, aziende, consorzi e sindacati al fine di considerare la situazione: c’è
la proposta di legge
regionale che mette
in moto meccanismi
premiali, c’è la partita delle sanzioni della Comunità Europea
che potrebbero essere fortissime,
c’è la questione dell’introduzione dell’Autorità d’Ambito che
modificherà il quadro attuale e
quella dell’aggiudicazione dei
servizi, che molto probabilmente
sarà unica per l’intero territorio
provinciale». Mariani ribadisce, inoltre, come la condotta di
responsabilità assunta dal Consorzio Cir33, nella gestione dei
rifiuti della provincia, non sia
stata supportata da eguale impegno da parte dell’altro Consorzio
(Conero Ambiente). Giorgio Tanoni, della Adriatica Oli, la ditta
che si occuperà della raccolta
degli oli residui da cucina (olio
di frittura, olio di conserve de-
amministrazione comunale di Cupramontana ha in serbo una serie di novità da attivarsi prossimamente. In proposito, qualche tempo fa, abbiamo incontrato
il sindaco, l’avvocato Fabio Fazi, e da lui
ci siamo raccontare che cosa “bolliva” in
pentola (l’intervista è visibile al sito www.
vallesina.tv). La prima cosa importante è
la riqualificazione dell’ex Fornace, sita in
via Paganello, nei pressi del Colle Elisa. Gli
interventi, per un valore 5,02 milioni, rientrano nelle opere previste nel “Contratto di
Quartiere II”. Ricordiamo che quella di via
Paganello è solo l’ultima delle tante fornaci che esistevano a Cupramontana. Que-
gli alimenti), spiega i danni che
essi producono se buttati nei lavandini: problemi alle tubature,
alle reti fognarie, agli impianti
di depurazione, aumento dell’inquinamento e dei costi di depurazione delle acque. Il loro recupero, invece, contribuirebbe alla
produzione di biodiesel, energia
elettrica, glicerina per saponificazioni, lubrificanti vegetali
per macchine agricole. Angelo
Avenali, tecnico della Multiservizi – la società partecipata che
si occupa del ciclo completo dell’acqua in un territorio che copre
quasi tutta la provincia di Ancona – parla dell’acqua come bene
pubblico e primario, ricordando
che il 22 marzo sarà la Giornata
Mondiale dell’Acqua, occasione
per richiamare «il
dovere morale di garantire l’acqua potabile a tutti gli esseri
umani». Avenali sottolinea che «nonostante l’alta qualità e
i controlli sull’acqua
di Moie (come di tutta la provincia), solo
il 30% della popolazione beve acqua di
rubinetto» e auspica
un’attenzione
particolare agli sprechi,
considerando anche
i lunghi periodi di
scarse precipitazioni. Alla stessa Multiservizi arriva
l’invito dell’assessore Mariani ad
arginare la grande dispersione
di acqua. Il presidente dell’associazione Monsano Informa – dal
2001 attiva nel campo della tutela ambientale – ha dimostrato,
con l’ausilio di diversi strumenti, l’effettivo risparmio di acqua
(fino al 50%) dovuto all’uso del
riduttore di flusso per i rubinetti. Facile da montare, il riduttore
sarà consegnato nelle case. Simone Cecchettini, presidente
del Cir33, illustra il progetto della raccolta differenziata porta a
porta, che a Maiolati partirà tra
qualche mese. Il bidone marrone, dove ognuno raccoglierà i
rifiuti organici (la componente
umida) si dovrà esporre davanti
alle abitazioni due volte a settimana, e il gestore si occuperà di
prenderlo e recuperarlo. Il bidone bianco conterrà la carta (pulita) e sarà ritirato una volta alla
settimana, così come il bidone
verde, destinato al vetro. La busta o il bidone gialli – a seconda
delle dimensioni dell’abitazione – serviranno per la plastica
e i materiali di imballaggio (che
devono essere schiacciati), mentre il bidone grigio, corrisponde
all’attuale cassonetto stradale
(che non ci sarà più), sarà riservato al cosiddetto “indifferenziato”: bicchieri o piatti di plastica,
che non si possono recuperare,
oggetti, cd, astucci di dentifrici e cose simili. «Dalla prossima
settimana» spiega la dirigente
dell’Ufficio tecnico del Comune
Nicla Frezza «alcuni ragazzi consegneranno gratuitamente, in
ogni casa, una tanichetta (detta
Ecohouse) in cui versare gli oli
vegetali esausti domestici, un riduttore di flusso per i rubinetti e
un foglio informativo. Sul foglio
saranno indicate le piazzole ecologiche dove trovare gli appositi
contenitori stradali in cui versare
gli oli, una volta riempita la tanichetta: Maiolati – via Olimpia;
Scisciano – via Scisciano Nord;
Moie – piazza Pertini, via Torino,
via Fornace, via Tasso; Scorcelletti – via Vivaio.
Maria Chiara La Rovere
Cupramontana: una primavera di novità m e d i e v a l e , un grande artista. “In questo modo”, spiega
sta fornace
è stata attiva
ospiterà il 28 Fazi, “Cupramontana tornerà ad essere il
fino agli anni
giugno la se- salotto buono della Vallesina”. Oltre a que’60.
Dopo
rata spettaco- sti grandi progetti c’è anche l’intenzione di
la chiusura
lo del Premio intitolare lo stadio comunale allo scomparl’inarrestabile decadenza, che ha portato Vallesina. Tanti saranno gli ospiti che inter- so dott. Sauro Ippoliti, grande appassionanegli anni ’80 alla parziale demolizione del verranno a questa kermesse, ma il sindaco to e tifoso di calcio e di dedicare le vie che
camino della fornace e negli anni ’90 alla non ha lasciato trapelare nulla. Anzi ci det- si creeranno nel nuovo centro residenziale
messa in sicurezza dell’intera area. Ora, to che per quando saranno finiti lavori di “San Vicino”, in via Salerna, ai personaggi
sottolinea il sindaco, il recupero, che vedrà risistemazione della pavimentazione della cuprensi che si sono distinti nell’ultimo
quest’ambiente riutilizzato per fini pub- piccola piazza (che durano ormai da più cinquantennio (tra i quali il dott. Luzi, veblici e residenziali. L’altra novità è quella di un anno), prevista in concomitanza con nuto a mancare un paio di anni fa e diretche riguarderà il Premio Vallesina. Infatti i festeggiamenti del santo patrono, il 26 tore, per tanti anni, dell’ospedale civile di
Cupramontana, in particolare la piazzetta maggio, ad inaugurarla, prima dell’evento Cupramontana).
IV Novembre, sita nel cuore del castello Premio Vallesina, ci sarà un concerto di
Simoncini Cristiana
Il salotto buono
6
Jesi
23 marzo 2008
L’avvocato
risponde
Cintura di sicurezza
Il passeggero che viaggia in auto risponde del mancato uso
della cintura di sicurezza solo con la sanzione pecuniaria e
non anche con la detrazione dei punti della patente.
Con la sentenza n. 6402 del 19 marzo 2007 la Corte di
Cassazione ha accolto il ricorso proposto dalla prefettura
contro una decisione del Giudice di pace di Viaggiano che
aveva annullato completamente il verbale di accertamento
nei confronti del passeggero che viaggiava senza cintura di
sicurezza sull’autovettura di un amico.
Il passeggero non solo era stato multato con sanzione pecuniaria, ma gli era stata anche comminata la perdita di
punti dalla patente. Il giudice di pace aveva ritenuto che
fosse ingiusta la detrazione dei punti dalla patente, ma
aveva ritenuto anche che non si potesse revocare la sanzione della detrazione dei punti senza annullare anche la
sanzione pecuniaria.
Secondo la Corte di Cassazione, invece, il verbale di accertamento doveva essere annullato solo nella parte relativa
alla sottrazione dei punti della patente, non anche nella
parte relativa all’applicazione della sanzione principale pecuniaria.
Paolo Marcozzi
L’angolodellapoesia
Al Parco del Vantaglio
Ho letto una bestemmia
Ho pensato a chi non ti vede ancora,
Signore,
a dove non è ancora giunto il tuo amore.
Ho anagrammato quella tremenda
espressione
per farne un messaggio
che nel dubbio sia soluzione
nel vuoto sia vita
nel buio sia luce
nell’incoscienza sia colpevolezza
in ogni tempo, in tutte le ore,
sia amore a te Signore!
Come può mano d’uomo creare l’universo
se non un’entità che sa essere immensa?
Se dal nulla sa dare vita
con Lui vita infinita;
il tempo che scorre e rinnova
vita finita e rinata
non ti sembra una prova?
Se dopo ogni notte il giorno,
dopo la tempesta il sereno
poi il naturale arcobaleno…
Esci dal buio, guardati attorno,
se credi alla scienza, accettane i limiti
e prendi coscienza
di quel Dio che non vedi
e che oggi bestemmi:
anche tu non puoi farne senza.
Maria Giannetta Grizi
Consultorio La Famiglia – Due incontri per il sostegno alla persona
A Jesi la psicoterapeuta Parsi
I
l Centro Promozionale Famiglia
- Consultorio “La famiglia “ di Jesi,
organizza un convegno sui problemi conseguenti alle crisi familiari
gravi, analizzate non solo come
momento di crisi della coppia, ma
anche come impegno di tutto il
nucleo familiare per evitare che il
disagio evolva in devianza. Questo
convegno ha lo scopo di sensibilizzare e formare i cittadini sulla
tematica proposta e costituisce
la presentazione del progetto per
l’attivazione di centri di ascolto
e consulenza e di gruppi di aiuto
per la prevenzione del disagio che
coinvolge la famiglia nel momento
della crisi.
Il convegno è l’occasione per suscitare nuovi spazi di riflessione
sulle conseguenze delle crisi familiari, per continuare e migliorare
l’attività di accoglienza e sostegno verso la persona, la coppia e
il gruppo familiare in difficoltà e
per rendere più visibile ed efficace la presenza del consultorio sul
territorio.
Il convegno si svolgerà nei giorni
28 marzo e 3 aprile alla Salara, del
Palazzo della Signoria di Jesi grazie al contributo della Fondazione
Cassa di Risparmio di Jesi. il progetto grafico dell’iniziativa è stato
curato da Maria Letizia Mocchegiani.
Conversazione con la Parsi
Nella giornata del 28 marzo alle
ore 17,30 al Palazzo della Signoria.
la psicoterapeuta Maria Rita Parsi
parlerà della crisi come naturale
evoluzione all’interno della famiglia che vive cambiamenti importanti nel proprio ciclo vitale, come
la nascita dei figli, la fase adolescenziale, l’uscita di casa dei figli
giovani. Psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, la Parsi svolge da
anni un’intensa attività didattica
e di formazione presso università,
istituti specializzati, associazioni private. E’ docente del modulo
tematico sulla Pedofilia nel master
di Scienze Forensi Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e
presidente della Fondazione Movimento Bambino. Ha elaborato
una metodologia psicologica della “Psicoanimazione”: ha fondato
e dirige la SIPA (“Scuola Italiana
di Psicoanimazione”). Negli ultimi trent’anni, ha formato migliaia
di persone con la metodologia a
mediazione creativo-corporea (da
lei ideata e messa a punto) per lo
sviluppo del potenziale umano:
da psicologi ad insegnanti, da manager a professionisti, da genitori
a persone spinte dal desiderio di
migliorare la propria vita.
Il secondo convegno
Nella seconda giornata, il 3 aprile,
interverranno la dott.ssa Rossella Italiano, che tratterà delle crisi
che insorgono a seguito di eventi
eccezionali, come una morte improvvisa o l’allontanamento di
un familiare, la dott.ssa Barbara
Lombardi che amplierà l’orizzonte sulle risorse e le opportunità di
crescita che la crisi familiare può
generare. Tra i vari contributi che
ci saranno durante la serata, l’avv.
Anna Maria Repice, illustrerà gli
aspetti legali della separazione.
Il 14 marzo Chiara Lubich ha concluso il suo viaggio terreno
“La vita di Chiara è un canto all’amore di Dio”
“H
o appreso con pro- sogni dell’uomo
fonda
emozione contemporaneo
la notizia della morte di in piena fedeltà
Chiara, sopraggiunta al alla Chiesa e al
termine di una lunga e fe- Papa”. Benedetconda vita segnata instan- to XVI esprime
cabilmente dal suo amore l’auspicio
che
per Gesù abbandonato”. “quanti l’hanno
Così inizia il telegramma conosciuta
e
a firma di Papa Benedet- incontrata, amto XV: “In quest’ora di mirando le medoloroso distacco”, il San- raviglie che Dio
to Padre assicura la sua ha
compiuto
spirituale vicinanza “con attraverso il suo ardore
affetto”, “ai familiari e missionario, ne seguano
all’intera Opera di Maria- le orme mantenendone
Movimento dei Focolari vivo il carisma”. Il Papa
che da lei ha avuto ori- conclude invocando “la
gine, come pure a quanti materna intercessione di
hanno apprezzato il suo Maria” e impartendo “a
impegno costante per la tutti” la sua benedizione
comunione nella Chiesa, apostolica. Sarà sepolta
per il dialogo ecumenico nella Cappella del Centro
e la fratellanza fra tutti i Internazionale del Movipopoli”. Il Papa ringrazia mento a Rocca di Papa. A
il Signore “per la testimo- Trento il sindaco Alberto
nianza della sua esistenza Pacher ha proclamato il
spesa nell’ascolto dei bi- lutto cittadino. Ai funera-
li, presieduti dal Card.
Bertone “La
vita di Chiara è un canto
all’amore di
Dio, a Dio
che è amore”: ha detto
nell’omelia
per il rito funebre il card.
Tarcisio Bertone, Segretario di Stato
vaticano. Ai funerali, celebrati a Roma, presso la
Chiesa di S. Paolo fuori le
mura, martedì 18 marzo
hanno partecipato anche
molti marchigiani e tra
loro alcuni rappresentati
delle istituzioni. Il Movimento dei Focolari, diffuso in 182 Paesi nei 5 continenti, si profila con la
fisionomia di un piccolo
popolo composto da persone delle diverse razze,
culture, categorie sociali.
Il suo carisma è l’unità.
Scopo: contribuire a comporre nella fraternità la
famiglia umana attraverso i dialoghi interreligioso, ecumenico, con persone senza convinzioni
religiose, all’interno della
Chiesa e con i vari ambiti della cultura, politica,
economia, comunicazione, arte, scienze. Membri:
140.000. Aderenti: oltre 2
milioni. Irradiazione: difficilmente quantificabile. Il Movimento nasce a
Trento il 7 dicembre 1943,
giorno in cui Chiara Lubich – fondatrice e presidente - allora poco più
che ventenne, consacra la
sua vita per sempre a Dio,
in risposta alla folgorante
scoperta del Suo amore
che si rivela proprio nel
clima di odio del secondo
conflitto mondiale.
Lo Scacciamarzo
IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA
MATERIALI E ACCESSORI PER BAGNI
TERMOIDRO
di GIANFRANCO MUZI
Via Giuseppe Guerri, 17 JESI
Tel. 0731 200337 - 335.247108
A cura del Centro Tradizioni
Popolari, il Comune di Monsano in collaborazione con La
Macina, l’Avis, il Gruppo Protezione Civile e con il patrocinio
della Regione Marche e della
Provincia di Ancona, organizza, venerdì 28 marzo dalle ore
10, la ventunesima edizione
dello “Scacciamarzo”, invitando tutti i bambini a riportare,
casa per casa, alla maniera
di una volta, questo nostro
arcaico, festoso e rumoroso
rito infantile di questua. Lo
Scacciamarzo è un antichissimo canto rituale di questua
infantile, di cui nell’anconetano se ne è persa la traccia e la
memoria. Come è ormai tradizione, insieme ai bambini delle Scuole Primarie di Monsano,
sono stati invitate alcune sezioni delle Scuole Primarie di
Montecarotto e Polverigi. Più
di duecento bambini in festa
per lo “Scacciamarzo” 2008
arrivato quest’anno al notevole traguardo dei venti anni.
Per il secondo anno consecutivo, lo “Scacciamarzo” verrà
“esportato”, sabato 29 marzo
a Santa Maria Nuova dalle
ore 11, alle ore 12.
Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 - Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149
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Vita ecclesiale
Parola di Dio
23 marzo 2008
23 marzo 2008 - domenica di pasqua - “Risurrezione del signore”
Testimoni del Risorto: con timore e gioia
Madre, la si collocano all’alba, ma
madonna anche al mattino, alla
del Saba- sera, ogni ora del giorIl primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolto santo. no, lungo la strada, nel
cro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata
S i l e n z i o cenacolo, lungo il lago,
tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro
di
atte- nel silenzio delle nostre
discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il
sa. Tutto case….proprio perchè
Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
è
prote- Lui è ormai sempre con
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.
so per la noi. Come riconoscerCorrevano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce
c o n c l u - Lo? (in fondo tutta l’avdi Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là,
sione de- ventura cristiana si racma non entrò.
gna di una chiude in questo donoGiunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sevita amata: compito!). Due segni
polcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo
preparano che non ingannano: un
capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
gli aromi.
timore sacro e una gioia
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al seE
viene umile e forte. Sono i
polcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la
l’alba. Era sentimenti che accomScrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
il
terzo pagnano ogni esperienParola del Signore
g i o r n o za forte d’amore.
di questa La gioia si fa corsa. Una
d r a m m a - notizia così bella e detica vicenda. Giorno di “esodo”, giorno di terminante merita le
COMMENTO
passaggio, giorno di Pasqua. A condurre campane a festa! Cristo
Corriamo anche noi al sepolcro. E la- il percorso è l’Amore. L’Amore mistero, è vivo.
sciamoci condurre dalla Chiesa (le don- l’amore oltre ogni affetto. Quello di Dio Dunque non hanno
ne, Pietro e Giovanni). E troveremo! Che che non attende altro che fare sorprese; avuto ragione la violencosa troveremo? Il sepolcro vuoto. Cosa quello delle donne, dei discepoli, di noi za, il carnefice, la morte. E non avranno
sentiremo? Timore e gioia. Partiamo dal che ci lasciamo portare dall’amore. E’ solo ragione neppure su di noi. E’ da questa
sabato. Il sabato del silenzio. Silenzio di l’amore che apre alla fede in questo unico “ragione” che posso prendere forza per le
Dio. Silenzio degli uomini. Silenzio della mirabile evento. I racconti di risurrezione mie pasque, i passaggi che la vita mi farà
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Agenda
Pastorale
del Vescovo
Venerdì 21 marzo
ore 10.30 -12.00: Il Vescovo è in Cattedrale per le
Confessioni
ore 16.30-18.00: Il Vescovo è in Cattedrale per le
Confessioni
ore 18.30: Cattedrale: Commemorazione della
Morte del Signore
ore 21.00: Via Crucis partendo dalla Cattedrale
Ore 21.45: Sacra Rappresentazione della Passione
del Signore al Parco del Ventaglio
Sabato 22 marzo
ore 16.30-18.30: Il Vescovo è in Cattedrale per le
Confessioni
ore 22.00: Cattedrale: Veglia Pasquale
Domenica 23 marzo: Pasqua
ore 8.30: S. Messa nella chiesa dell’Ospedale e
visita ad alcuni reparti
ore 10.30: S. Messa al Santuario della Madonna
delle Grazie
ore 18.30: S. Messa in Cattedrale
Lunedì 24 marzo
ore 10.30: S. Messa al Santuario della Madonna
delle Grazie
Martedì 25 marzo
ore 9.30: Pantiere: Santa messa e processione
ore 18.00: Parrocchia SS Annunziata a
Montecarotto: S. Messa e incontro con la
Comunità
ore 21.00: Incontro con il Gruppo di discernimento
vocazionale in vista del Diaconato permanente
Mercoledì 26 marzo
ore 21.00: Pianello Vallesina: Incontro con i
genitori e i padrini dei Cresimandi
Giovedì 27 marzo
ore 21.00: Incontro con Scout presso la parrocchia
di San Giuseppe
Giovedì 20 marzo dalle ore 23 alle 7 del mattino sarà
possibile sostare in preghiera e adozione: per tutta
la notte del Giovedì Santo sarà esposto il Santissimo
Sacramento.
Colloquio spirituale
Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali),
dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella
Chiesa dell’Adorazione per le Confessioni e il colloquio
spirituale.
Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo
particolare una opportunità data ai giovani. Viene
di seguito indicato il Sacerdote presente per ciascun
giorno:
Martedì 25 marzo: Don Giovanni Ferracci
Mercoledì 26 marzo:
Don Gianfranco Ceci
Giovedì 27 marzo:
Don Vittorio Magnanelli
Venerdì 28 marzo:
Don Maurizio Fileni
Lunedì 31 marzo: Don Emilio Campodonico
La settimana Santa in Cattedrale
Le celebrazioni
In ogni parrocchia, durante la Settimana Santa, si svolgono le tradizionali celebrazioni della Cena del Signore,
della Passione e della Veglia Pasquale.
Di seguito l’orario delle celebrazioni in Cattedrale guidate dal Vescovo e dai sacerdoti del Capitolo
Giovedì Santo
Ore 18,30: Santa Messa vespertina
Ore 21.15: solenne adorazione eucaristica
Venerdì Santo
Ore 18,30: celebrazione della Passione del Signore
Ore 21: via Crucis per le vie della città
Sabato Santo
Ore 22: Veglia pasquale
Domenica di Pasqua
Sante Messe ore 10,15; 11,30 e 18,30
Lunedì dell’Angelo
Sante Messe ore 10,15; 11,30 e 18,30
Venerdì 28 marzo
ore 12.00: S. Messa presso la New Holland
Sabato 29 marzo
ore 15.30: Maiolati Spontini: Incontro con i
cresimandi e quindi con i genitori e i padrini
ore 11.15: Parrocchia San Giuseppe: inaugurazione
Cappella
Domenica 30 marzo
ore 9.30: Pianello Vallesina: S. Messa e
Amministrazione del Sacramento della Cresima
ore 11.15: Rosora: S. Messa e Amministrazione
del Sacramento della Cresima
ore 18.00: Parrocchia San Giuseppe: S. Messa nella
Festa patronale
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
di don Mariano Piccotti
[email protected]
compiere.
Dunque: “Cercate le cose di
lassù, pensate alle cose di
lassù”. La vita e i progetti, le
scelte e le intuizioni, i passi
e la direzione devono andare
in alto e scrollarci di dosso le
cose di quaggiù, il vestito vecchio.
Il vestito da deporre non è il
corpo che deve essere mortificato per esaltare lo Spirito,
né gli impegni del mondo che
devono essere abbandonati
per ritirarsi nella solitudine.
Il vecchio vestito sono i valori
apparenti, egoistici e distruttori, soprattutto quell’istinto
del possesso che tanto spesso
si trasforma in idolatria (Col
3,5). E il vestito nuovo è il superamento delle divisioni che
oppongono l’uomo all’uomo,
popolo a popolo, razza a razza
(Col 3,11). Vestito nuovo sono
i sentimenti di misericordia,
di bontà, di umiltà, di pazienza: «Sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente» (Col 3,12-13). Noi, testimoni del Risorto.
Ancora un bacio
su quella Pietra
CHIESA dell’ADORAZIONE
Adorazione notturna
7
Sabato Santo
Una proposta
Presso il Centro di spiritualità “Sul monte”
di Castelplanio,la mattina del Sabato Santo,
dalle ore 9 alle 12, si
potrà partecipare ad
un ritiro spirituale per
prepararsi alla Pasqua.
Tutti possono prendere parte all’incontro.
Prima di andare lontano
salgo il Calvario ripido
e mi inginocchio a terra.
Dove sei stato piantato
sulla roccia ancora vivi
tu m’ inchino e ti bacio.
E’ Te che io bacio, Signore,
che per tutti noi
hai dato vita
e saliremo ancora.
Con te risorgerà ogni cosa
e tutto quanto
è stato amore
sarà inondato della luce
vivissima di te.
Associazione Avulss
Rinnovo delle cariche
Si è svolta il 29 febbraio
scorso l’assemblea annuale
dei soci volontari dell’Avulss
di Jesi (Associazione per il
Volontariato socio sanitario)
durante la quale la presidente Maria Cristina Paris
ha letto la relazione morale, il rendiconto economico
e il bilancio di previsione
che sono stati poi approvati. Hanno partecipato il Vescovo Gerardo Rocconi, il
delegato zonale dell’Avulss
Marcello Cavalieri e don
Aldo Anderlucci in rappresentanza del Collegio dei
probiviri.
Nell’occasione la presidente
ha tracciato un bilancio dell’ultimo triennio in particolare ha ricordato i progetti
attivati dall’associazione in
collaborazione con la Dio-
cesi, l’Azienda Sanitaria, il
Centro Servizi Volontariato e la Fondazione Cassa di
Risparmio di Jesi, l’Ambito
Territoriale 9. Nel corso dell’assemblea sono state rinnovate le cariche per il prossimo triennio. Sono risultati
eletti: Maria Cristina Paris,
presidente; Orietta Moretti
vicepresidente vicario; Fiorella Luminari segretaria;
vice segretaria Giuliana Togni; Maria Antonietta Turri
amministratore; Maurizio
Strappa responsabile culturale; Donatella Gniemmi
vice responsabile culturale. Riconfermati i probiviri:
don Aldo Anderlucci, Giorgio Vignetti, Maria Puerini
Cotichelli. Fanno parte del
consiglio i coordinatori di
ogni gruppo.
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
Fax 0731.208145
[email protected]
www.vocedellavallesina.it
c/c postale 13334602
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del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì •
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Vita Ecclesiale
23 marzo 2008
Gli amici della comunità “Madonna del Divino Amore” lo ricordano
C
Ivo… l’amico di tutti
i sono persone carismatiche si è da sempre cercato di superae molto comunicative che re le difficoltà della toponomasticon la sola presenza, facilitano le ca con la tenacia e l’impegno di
relazioni e producono un clima uomini come Ivo. Lui conosceva
di solidarietà. Ma in molti casi la tutti, e quando c’era da mandare
partecipazione e la condivisione è una comunicazione per avvisare
favorita da uomini e donne umili, le famiglie di qualche riunione in
che attraverso il loro agire quoti- parrocchia, correva per le vie del
diano e senza clamori, finiscono quartiere: sapeva dove andare e
per essere di riferimento per una con chi parlare. Il Parroco, Don
intera comunità. Apparteneva Mario Massaccio, a lui molto lesenz’altro a questa ultima catego- gato, lo ha sempre sostenuto ed
ria Ivo Scortichini, uomo buono, incoraggiato nel suo servizio vodi ottimi sentimenti religiosi, so- lendolo stretto collaboratore per
ciali ed umani. Chi lo ha conosciu- la custodia e la cura della Chiesa;
to, praticamente l’intero quartiere, ruolo che svolgeva con soddisfane piange la prematura scomparsa zione e profondo senso di responavvenuta in modo repentino e ina- sabilità. Oltre ai familiari saranno
spettato. Un uomo generoso; uno molti a sentirne la mancanza. La
che difficilmente era in grado di sua presenza discreta, quel sordire “no”! Lo ricordiamo quando riso sornione che rasserenava, la
con entusiasmo partecipava agli “testardaggine” che urtava, il fare
eventi parrocchiali importanti nei puntiglioso e preciso lo rendeva
quali assumeva il ruolo dell’uomo unico ed originale. Lui in parrocdi famiglia, l’amico fraterno sem- chia di cose ne faceva molte: non
pre disposto ad aspettarti. Alla solo lavori manuali ma parteci“Madonna del Divino Amore”, par- pava ai momenti di riflessione e
rocchia non grande ma con una di preghiera (lectio divina) ed era
dislocazione di vie che di certo solito condurre la recita del Rosanon facilita molto l’aggregazione rio prima della Messa vespertina
Nominato don Tonino
Don Tonino Lasconi, scrittore, giornalista, parroco
a Fabriano, è stato nominato assistente ecclesiastico dell’Ucsi delle Marche
dalla Conferenza Episcopale marchigiana. Soddisfazione è stata espressa
dal Presidente dell’Unione
cattolica Stampa Italiana,
sezione Marche, Vincenzo Varagona, secondo cui
questa nomina è un riconoscimento da parte dei
vescovi del lavoro che l’Ucsi Marche svolge a servizio
della Chiesa marchigiana,
nel campo delle comunicazioni sociali. “E’ per noi un
privilegio, afferma Varagona, la scelta di don Tonino,
per anni direttore di uno
dei più prestigiosi periodici
diocesani, “L’Azione” di Fabriano. Uno degli impegni
più recenti per don Tonino
è stato quello di “mediare”
per il grande pubblico il
Direttorio “Comunione e
missione”, anche in questo
caso con un volume, “Predicatelo con i media”.
Ringraziamento
quotidiana. Ma Ivo non era solo
l’uomo vicino all’Altare che dava
una mano per preparare liturgie
belle ed ordinate, a lui piaceva anche frequentare i luoghi dove si
svolgevano attività ricreative. Lo
ricordiamo quando solerte collaborava nel Circolo Parrocchiale,
dove assisteva con divertimento
alle partite dei migliori giocatori
di briscola e di bocce. Anche qui
non ha fatto mai mancare il suo
servizio; come un buon ragazzo
di famiglia correva dove c’era da
correre, aiutava chi aveva bisogno
di lui. Il Presepio Parrocchiale,
struttura permanente nella quale
si sono cimentate più di una generazione di parrocchiani, era considerato da Ivo risorsa importante
e memoria storica da conservare
e continuare a coltivare. Per questo, sotto le feste di Natale, era
disposto a passare molto del suo
tempo alla porta del locale per
accogliere i numerosi visitatori.
Ivo con l’umiltà ed il silenzio si è
sempre sentito parte attiva ed importante della parrocchia: per lui
la Comunità Madonna del Divino
8-12-1906 5-3-2008
Amore era la sua seconda famiglia.
E anche quando, a seguito dell’infermità della mamma, ha dovuto
dedicare molto del suo tempo ad
assisterla amorevolmente insieme
alla sorella ed al cognato, non si è
mai dimenticato dei suoi amici che
continuava a frequentare quando
poteva o li raggiungeva quasi quotidianamente con il telefono. La
Comunità raccolta intorno al suo
Parroco, che già in occasione dei
funerali ha partecipato commossa alla Celebrazione Liturgica, si
riunirà ricordando Ivo nel trigesimo della morte lunedì dell’Angelo
24 marzo prossimo.
Elio Ranco
Laura Ragni
ved. Bambini
Signore ti ringraziamo per tutto il tempo che ci hai lasciato
nonna Laura, per la
sua testimonianza
di vita e di fede, per
il suo sorriso e la sua
saggezza; per il grande amore verso di Te
e San Francesco.
Luca, Roberto, Mirella e Federico
Canti per la Liturgia
Maria, tu che hai atteso
I
l testo che oggi leggeremo insie- la prima comunità dei credenti. E
me fa parte della raccolta “Nella Maria, la madre e prima discepola
Casa del Padre” e si trova al n. 74 del Figlio, condivide con i fratelli
del libro dei Canti per la Liturgia la gioia della Pasqua e inaugura la
della Diocesi di Jesi: “Maria, tu missione della Chiesa.
che hai atteso”, pubblicato anche Maria, icòna del popolo di Dio in
con il titolo di “Preghiera a Ma- cammino, ci rappresenta tutti e ci
ria”. Non è un canto devozionale e accompagna come madre e come
non fa leva sulle emozioni, ma una sorella nel nostro itinerario spisinfonia di ampio respiro, su tema rituale di ricerca, di accoglienza
biblico, che favorisce la parteci- della fede, di ascolto della Parola
pazione liturgica e invita alla pre- nel silenzio del cuore. Leggiamo…
ghiera del cuore.
Un testo lineare: cinque strofe di
Perché meditare un Canto maria- due versi (distici) intercalati dal
no durante la “Settimana santa”, ritornello, che nel ritmo vivace e
mentre la comunità ecclesiale ri- misurato della frase musicale rivive nella liturgia il dramma della suona quale invocazione fiduciopassione e della morte di Cristo? sa del popolo Dio (“noi”) a Maria:
La risposta viene dalla Parola di “Aiutaci ad accogliere il Figlio tuo
Dio e dalla fede della Chiesa. Ma- che ora vive in noi”.
ria di Nazaret, donna del “sì”, salu- Il canto, breve, disegna con le patata da Elisabetta come la madre role semplici del testo, esaltate
del Signore, benedetta fra tutte le nella loro valenza mistica da una
donne per la sua fede, vive intima- musica suggestiva, l’iter teologale
mente e condivide con i discepoli della madre di Dio: dall’annundi Gesù il dramma dell’ingiustizia, ciazione alla divina maternità, dal
del dolore e della morte. Lei, la Golgota all’assunzione in cielo e
madre alla quale Gesù morente af- alla glorificazione. Il silenzio è la
fida, in Giovanni, l’umanità intera. nota dominante, il leit motiv del
Quando Cristo risorto effonde lo canto e, insieme all’attesa, suggeSpirito sugli apostoli, riuniti con risce la dimensione dell’infinito.
Maria nel Cenacolo, nasce di fatto La prima strofa -a mio avviso- dà
la chiave interpretativa di tutto
il canto: “Maria, tu che hai atteso nel silenzio la sua Parola per
noi…” quell’attendere “per noi”
(per la nostra salvezza) è attesa nel
grembo materno, nella mente e
nel cuore; in quel silenzioso umile abbandono di Maria in Dio, lo
Spirito compone la divina melodia
dell’Incarnazione che raggiunge
il suo vertice sublime nel Mistero
pasquale. Comprendiamo allora il
senso del ritornello: o Maria, aiutaci ad accogliere con amore Gesù,
tuo Figlio, il Verbo eterno di Dio
che si è fatto Uomo, ha donato
la vita per noi e ora vive in noi.
Nel secondo distico emerge Maria, creatura “docile”, disponibile
all’ascolto e all’accoglienza della
Parola di Dio, al servizio; atteggiamento interiore che prepara un
grande evento.
Il terzo distico, infatti, canta la maternità fisica e spirituale di Maria:
l’avverbio “dolcemente”, su cui si
distende e indugia la voce, esprime la delicatezza e la dolcezza ma
anche l’umiltà della creatura chiamata a portare in grembo Gesù,
dono infinito dell’amore di Dio.
Maria Crisafulli
IL REFRATTARIO
IL CASO GALILEI
Messa polacca
Il 24 marzo alle ore 16
Il Lunedì di Pasqua, 24 marzo, alle ore 16, presso la
Chiesa Regina della Pace a Jesi in via Gramsci, 99
sarà celebrata una Santa Messa nella lingua e tradizione della Polonia, alla quale è invitata la comunità
polacca che opera a Jesi e Vallesina a favore soprattutto di anziani, malati e persone sole. Celebrante
don Wladimiro, sacerdote proveniente dalla Polonia che sarà disponibile per le confessioni fin dalle
ore 15.
Tutti dicono di conoscere i fatti riguardanti Galileo Galilei, ma pochi
sono immuni da una visione falsata ed ideologica della realtà storica. Cerchiamo allora di fare alcune
precisazioni. Per prima cosa va detto
che Galileo, amico per lungo tempo
di papi e cardinali, non si considerò
mai avversario della Chiesa, tanto
che morì con la benedizione papale e ricevendo l’indulgenza plenaria.
Tutto questo nonostante convivesse
more uxorio e avesse fatto monacare
a forza le figlie.
In secondo luogo, è giusto ricordare
che Galileo, così come il canonico
polacco Copernico, ebbe tra i suoi
più fieri avversari i colleghi laici,
mentre ricevette più volte incoraggiamenti da molti religiosi, tra i quali dotti gesuiti, che erano giunti alle
sue stesse conclusioni scientifiche.
Perché, allora, nacquero i problemi
con l’Inquisizione? Per il semplice
fatto che Galileo non portò alcuna
prova scientifica a sostegno della
teoria eliocentrica, che fu dimostrata
per la prima volta solo nel 1748 e poi
nel 1851, col pendolo di Foucault. Il
santo cardinale Bellarmino, ragionevolmente, sosteneva che la teoria copernicana doveva essere considerata
un’ipotesi scientifica fino a quando
non fosse stata dimostrata con prove inconfutabili. Galileo non accettò
tale posizione, pretendendo di affermare una verità certa e sicura e così
si giunse ai celebri processi.
Nel processo del 1616, dello scienziato non si parlò nemmeno, ma gli
si impose privatamente di non insegnare come verità assodata la tesi copernicana. Galileo non obbedì e subì
un altro processo nel 1633, quando
gli fu ordinato di abiurare. Lo scienziato non fece un solo giorno di carcere, né fu torturato, ma poté ricevere visite, scrivere e studiare. Convocato a Roma, alloggiò a spese della
Santa Sede in splendide abitazioni e,
dopo la sentenza, si trasferì nel palazzo dell’arcivescovo di Siena e, infine, nella sua villa di Arcetri. L’unico
obbligo che gli si ingiunse fu recitare
ogni settimana i salmi penitenziali.
Certo, ci fu confusione nel mescolare Bibbia e nascente scienza sperimentale, ma va sottolineato che il
Sant’Uffizio non ebbe mai nulla da
eccepire finché i copernicani restarono sul piano delle ipotesi. Galileo
non fu condannato tanto per ciò che
diceva, ma per come lo diceva. Ben
altra sorte avrebbe subito nel mondo
protestante, di gran lunga più avverso e intollerante riguardo l’eliocentrismo ed i costumi sessuali. Infine,
si deve tener presente che i giudizi
emessi nel 1616 e nel 1633 furono
decreti approvati dal papa in forma
communi e, come tali, estranei alla
categoria di affermazioni nelle quali
la Chiesa è infallibile.
Federico Catani
In diocesi
23 marzo 2008
9
Sabato scorso la Giornata della Gioventù in diocesi
“Chiamati a testimoniare”
L
a marcia di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Giovedì di Sydney
è iniziata sabato scorso, con la grande festa in duomo, intitolata “Chiamati a Testimoniare”. Tanti giovani hanno affollato
la cattedrale per la giornata della Gioventù, che si celebra in tutto il mondo nella
domenica delle Palme. “Siamo tutti qui
per un motivo: Gesù – ha detto il Vescovo – Noi crediamo nella sua resurrezione.
Gesù il risorto ci dona lo Spirito Santo, lui
è il motivo della nostra vita”.
La festa aveva vissuto due momenti. Il
primo, brevissimo, all’esterno del duomo, con l’animazione dei ragazzi
del Centro Sportivo di Jesi. Successivamente, ci si era spostati all’interno della cattedrale per vivere un
momento di riflessione e preghiera. Nel corso dell’incontro, c’erano
state diverse testimonianze di giovani provenienti dalle varie realtà
della nostra diocesi. Il Vescovo poi,
aveva risposto alle domande dei
ragazzi proprio sulla fatica di testimoniare al mondo la propria fede
in Gesù. “Stasera sono state fatte
tante domande – ha raccontato don
Gerardo Rocconi – La
principale era “Come si
fa a testimoniare Gesù
Risorto?” Solo dallo Spirito Santo scatta la missione coraggiosa, perché
è lui che tocca il cuore.
Va ascoltato e seguito.
Non vanno sottovalutati
i sacramenti e dobbiamo
essere santi: solo così saremo testimoni di Gesù.
Per me è una grande
gioia aver incontrato
tanti giovani. Ne esco arricchito”. Al termine della giornata, erano stati presentati,
alcuni dei giovani jesini che nel luglio di
quest’anno voleranno a Sydney in Australia, per partecipare alla Giornata Mondiale
della Gioventù. Dalla nostra diocesi partiranno ventisette ragazzi ma le iscrizioni
sono ancora aperte. Per chi non andrà a
Sydney, ci sarà la possibilità di seguire dal
vivo la veglia di sabato 19 e la messa di
domenica 20, grazie al maxischermo che
sarà allestito in piazza della Repubblica
per la “Notte Bianca della Gmg”.
Giuseppe Papadia
Rinnovamento nello Spirito Marche
Convegno catechistico diocesano
S
Essere CorresponsAbili, l’obiettivo diocesano delle tre sere pastorali dello scorso
autunno è stato ben coniugato nel convegno catechistico diocesano, tenutosi
domenica 9 marzo, presso il seminario.
La giornata è iniziata con la Santa
Messa celebrata dal Vescovo che
ha invitato i catechisti presenti
ad aprire il cuore per accogliere
il dono del Signore e ha ricordato
che Gesù è capace di trasformare
anche il limite umano.
Si è aperto poi il Mercatino delle Idee’ che, dalle 10,30, è andato
avanti per due ore. Sedici “venditori”: catechisti/animatori della
diocesi che hanno raccolto l’invito di mettere a disposizione una
idea della parrocchia, che hanno
proposto l’acquisto di “idee vive”
che hanno funzionato nel proprio
gruppo. Una grande lampadina
accesa conteneva i titoli, o meglio
gli slogans riassuntivi, delle proposte presentate. Il giudice Fili
Rontrok, valente esperto di quasi
dieci anni, ha aperto i lavori...chiamando a deporre...i vari catechisti
(per la cronaca, alla fine, la giuria
li ha assolti tutti..). Dopo la presentazione i venditori sono andati
nelle loro bancarelle, tutte molto
bene allestite, ad attendere i compratori. Questi ultimi, con tanto di
blocchetto assegni, hanno avuto la
possibilità di comperare o adottare le idee che li hanno maggiormente colpiti. L’acquisto equivaleva all’impegno di
realizzare l’idea; l’adozione era una sorta
di sostegno a distanza e di interesse verso
l’argomento (tramite scambio di mail).
E’ difficile fare una sintesi delle numerose
idee offerte che spaziavano dalla catechesi
per adulti, a quella per bambini e per i ragazzi. Le tecniche usate erano molteplici:
dal racconto, al canto, all’arte, al teatro, al
gioco, alle esperienze vissute, agli incontri animati, ai processi ai puzzle e...tanto,
tanto altro... Vista la quantità del materiale è stato ipotizzato di raccoglierlo in un
Cd intitolato “Primo mercatino delle idee
della diocesi di Jesi”. Di sicuro si è vista
una realtà diocesana vivace, creativa, piena di entusiasmo e di collaborazione.
Questi i gruppi e le parrocchie che hanno
presentato le loro idee: Acr: Cinque porte
per Pasqua (Alessandra Madonna); Agesci Jesi 4 e Monsano: La nostra melodia
(Akela Jesi, Akela Monsano ed Equipe);
Cupramontana: Speranza & c: il castagno
dei rocchetti (Anna Chiapponi e Silvana
Pierangeli); Moie e Castelbellino: Natale
InTeatro (Beatrice Testadiferro ed Erica
Gubinelli); Monsano: Colpevoli o innocenti (Gloria Silvi e Serenella Santoni);
Monsano: Costruiamo la nostra Chiesa
(Serenella Paolucci e Artur Mecai); Monsano: In carne ed ossa (Margherita Angeloni, Sara Di Meco e M.Grazia Focanti);
Poggio San Marcello: agenzia di Viaggi
P.S.M. (Stefania Vico); Regina della Pace:
come catturare i genitori (Mario Giusti
ed Equipe); Regina della Pace: dentro lo
Martin Valverde in concerto La creatività per non annoiare
abato 29 marzo, alle ore 17.30, presso
il Palacongressi di Loreto, avrà luogo
il concerto di Martin Valverde, attualmente il maggior esponente della musica
cristiana latino-americana. Il concerto è
promosso dal Rinnovamento nello Spirito
Santo Marche in collaborazione con il comune di Loreto, la Prelatura territoriale
Santa Casa di Loreto, l’associazione Madre Teresa di Calcutta e la pastorale giovanile diocesana. Musicista della Contemporary Christian Music, Martin Valverde
raduna nei suoi concerti 600 mila giovani
solo nel continente americano. È a capo
della “Dynamis SA de CV”, organizzazione che conta oltre 20 addetti che lavorano
per la diffusione del messaggio cristiano
in tutto il mondo e che rappresenta tutti quei musicisti che hanno messo la loro
arte al servizio dell’evangelizzazione.
Il musicista ha dichiarato di aver scelto
la parola “dynamis” – dal greco “potere” come nome per la sua Casa di Produzione
traendola dal passo biblico della Lettera ai
Romani: “Io non mi vergogno del messaggio del Vangelo, perché è potenza di Dio
per salvare chiunque ha fede” (Rm 1,16).
I suoi concerti, durante i quali vengono
eseguiti pezzi musicali da lui personalmente composti, attraverso ritmi coinvolgenti annunciano l’amore di Dio per
i suoi figli. Nelle tourneè italiane Martin
Valverde è accompagnato dal gruppo “An-
tiokia”, nato a Brescia all’inizio degli anni
Novanta da alcuni giovani amici che decidono di accogliere l’invito del Papa per
una nuova evangelizzazione. Quale arma
migliore della musica, per arrivare al cuore dei giovani? Così nasce un sodalizio artistico che si intensifica dal 2000 quando
il gruppo canta, insieme a Valverde, davanti a Giovanni Paolo II in occasione del
Giubileo del Messico e poi a Roma, durante la giornata mondiale della Gioventù.
Valverde e “Antiokia” da anni partecipano
a “Jubilmusic”, uno tra i maggiori festival
di musica cristiana in Europa e fanno parte della Red Magnificat, rete di contatto
di musicisti cattolici per la quasi totalità
americani. L’ingresso al concerto di sabato 29 marzo è libero.
La speranza della croce
La speranza…
Come la croce
Apre le braccia
Come la croce si
immola
Come la croce si
innalza
Come la croce soffre
Come la croce si dona
Agli altri…
Remo Uncini
Nelle foto di Candolfi, un momento della celebrazione in Cattedrale
di domenica scorsa, Domenica delle
Palme e della processione dalla chiesa di San Giovanni Battista alla quale
hanno preso parte tanti giovani scout
e fedeli.
spazio, dentro l’immagine (Anna Paola
Cardinali); Regina della Pace: la lavatrice delle Idee (Laura Veroli); Regina della
Pace: musica insieme (Fabiola Gigli); Regina della Pace: scoprire Gesù giocando
(Cecilia Rocchini); San Francesco d’Assisi: lo zainetto (Paola Zega); San Francesco d’Assisi: Te lo racconto io (Rosella
Martinez); San Marcello: Adorazione
per bambini (Paola Mase’). Prima di
chiudere la prima parte del convegno,
tutti i catechisti presenti si sono incontrati per condividere le impressioni di
questa nuova esperienza, nata da un’idea
di Maria Grazia Focanti dopo aver partecipato ad un seminario formativo del
Creativ, cooperativa di Bologna esperta
in progetti di animazione. “E’ stato bello
e incoraggiante vedere altri che apprezzano il nostro lavoro; è stato utile conoscere le esperienze di gioco e di formazione per i bambini e di stimolo a fare
sempre meglio con i ragazzi che si sono
affidati”: sono state alcune delle impressioni. “Siamo persone che vogliono bene
ai bambini e ai ragazzi e siamo chiamati
ad utilizzare tutte le strategie e le possibilità che ci offrono i nuovi mezzi della tecnologia e della comunicazione: la
creatività è una qualità da usare e che
ci aiuta a rendere piacevoli gli incontri”:
ha concluso così don Mariano Piccotti, responsabile dell’Ufficio Catechistico
Diocesano, che ha consegnato una pergamena/preghiera e un sussidio catechistico a tutti i ‘venditori’ partecipanti.
Nel pomeriggio, lo stesso don Mariano
ha guidato un incontro sul vangelo di
Matteo in cui Gesù è presentato in chiave didattica, evangelizzatrice e terapeutica e dove è presentata la parabola del
seminatore, icona del nostro tempo.
10
Cultura e società
23 marzo 2008
800 anni della Cattedrale medievale
I
La pergamena del vescovo Dago
niziamo una serie di articoli per prepararci alle celebrazioni che si terranno
nel prossimo autunno per gli 800 anni
della nostra Cattedrale. Non sono in programma cose strabilianti: una mostra,
delle conferenze sul significato storico-artistico-teologico della Cattedrale, alcune
liturgie solenni, ecc. Il tutto per ravvivare
il senso della nostra storia e identità civile
e religiosa, che nella Cattedrale ha sempre
trovato il suo fulcro e il centro propulsore.
C’è da precisare intanto che le nostre celebrazioni saranno – ahimè - un po’ “alla
memoria” dell’antico edificio di otto secoli fa. Che fu demolito (forse perché un po’
malmesso e non adeguato all’espansione
urbana) a metà Settecento dal vescovo
Fonseca, e ricostruito nell’attuale forma
in stile a mezza strada fra il barocco e il
neoclassico. Per averne una probabile
idea di com’era, dovremmo rifarci alle vicine, magnifiche cattedrali di Ancona ed
Osimo. Lo stendardo del Mancini (metà
800) che sarà esposto nella mostra ce ne
offre una ricostruzione ideale. Tutto
comincia, dunque,
da un foglietto di
pergamena di 12
per 12 centimetri,
scritto in latino con
caratteri gotici e
con numerose abbreviazioni: ripiegato in quattro, era
collocato
nell’incavo delle reliquie
dell’altare maggiore.
E’ conservato nell’Archivio dei Canonici. Vi si attesta
la consacrazione
del duomo iesino
da parte del vescovo Dago nel 1208. Per
avere un paio di riferimenti storici, diciamo che San Francesco aveva 26 anni ed
era all’inizio della sua predicazione itinerante (proprio in quell’anno venne per la
L’identità industriale dell’Italia
M
Confindustria dal 1990 al 2000. Moderatore e conduttore sarà Edmondo
Berselli, studioso, saggista, editorialista de “La Repubblica” e “L’Espresso” e
direttore della prestigiosa rivista “Il
Mulino”.
Un parterre di autorevoli osservatori
dunque, che discuteranno su un tema
di cruciale importanze per il futuro
dell’intero sistema paese: la centralità
della fabbrica come elemento strutturale insopprimibile nel processo di
crescita e di sviluppo dell’economia e
del benessere della collettività. Dopo
circa tre anni di silenzio, il Centro
Studi “Piero Calamandrei” torna a
stimolare la discussione intorno all’evoluzione del mondo economico e
sociale, ponendo al centro della sua
attenzione tematiche che già in precedenti occasioni di riflessione e di
studio aveva affrontato, in particolare nella prestigiosa collana di saggi e
studi “Impresa e Società”.
Info: www.comune.jesi.an.it
L’etica nello sport
Il 28 marzo presso l’aula
consiliare del comune di
Cupramontana il sindaco
Fabio Fazi e gli assessori
sottoscriveranno la ‘dichiarazione del Panathlon
sull’Etica dello sport giovanile’ più nota come carta
di Gand. Questo rappresenta un primo passo importante per il Club di Jesi
guidato dal neo presidente dott. Paolo Ciarrocchi
(nella foto) che, coadiuvato dai suoi vice Brunello
Felicaldi e Giovanni Filosa,
Anche quest’anno, in
occasione della Settimana
Santa, si svolgerà al Parco
del Ventaglio di Jesi la
Sacra Rappresentazione
della Passione
e morte di Gesù.
Visto il successo ottenuto
l’anno scorso, insieme alle
parrocchie della città
e con il patrocinio del
Comune di Jesi, si ripeterà
l’esperienza la sera del
Venerdì Santo alle ore
21.45 a conclusione delle
Via crucis cittadine che
giungeranno al Parco.
La rappresentazione viene
proposta come momento
di catechesi popolare e
offre ad ognuno che vi
partecipa l’opportunità
di vivere un momento
di forte emozione che
può tradursi in esigenza
spirituale. Invitiamo tutti
a partecipare a questo
evento augurandoci che la
riflessione sulla Passione
e morte di Gesù ci faccia
godere poi della gioia della
Resurrezione pasquale.
sta cercando di dare nuovo impulso e una condotta
precisa per essere sempre
più presente sul territorio.
La dichiarazione del Panathlon sull’Etica dello sport
giovanile è un atto educativo, etico e culturale e
individua le responsabilità
oggettive che tutti debbono assumere e i comportamenti che tutti debbono
tenere per una più elevata
e civile concezione dello
sport e della sua pratica.
Evasio Santoni
Croce Rossa
I volontari del soccorso della Croce Rossa Italiana, comitato di Jesi, organizzano
un corso teorico –pratico di primo soccorso pediatrico rivolto ai genitori allo
scopo di divulgare nozioni per affrontare
un’emergenza pediatrica. Il corso avrà
Sacra rappresentazione
della Passione e morte di Gesù
Venerdì Santo
al Parco del Ventaglio
pietra del suo sepolcro, e del legno della Croce e di altre preziosissime reliquie”.
Immagino qualche sorrisetto dei lettori
che scorrono l’elenco delle “reliquie”…Ma
a parte l’enorme devozione indubbiamente un po’ ingenua per esse nel passato
(Venezia ci ha riempito le chiese a forza di rubacchiare in giro corpi di santi!),
erano considerate tali anche oggetti che
avevano “appena” toccato un’altra reliquia
creduta autentica o anche solo un’immagine “miracolosa”. Ma non è di questo che
dobbiamo qui occuparci.
L’Urieli ci ricorda nella sua Jesi e il suo
contado (vol I, tomo II pag 338) che una
trentina di anni dopo Giorgio da Como
realizzò la facciata, di cui si conservano
i due splendidi, sopravvissuti leoni stilofori. Da severi guardiani della porta della
cattedrale, ora svolgono all’interno una
più mansueta e devota funzione di porta
acquasantiere. La prossima volta parleremo di loro.
Don Vittorio Magnanelli
Cupramontana – Il Panathlon e i giovani
Centro studi Calamandrei
artedì 1° aprile, alle ore 17,15,
presso il Teatro V. Moriconi di
Jesi, si terrà un importante convegno
di studi dedicato al destino industriale del nostro paese. “Una nazione che
abbandona le proprie fabbriche perde
la sua identità” è il titolo dell’incontro
organizzato e promosso dal Centro
Studi “Piero Calamandrei”, con il patrocinio del Comune di Jesi, Assessorato alla Cultura, Assessorato allo
Sviluppo Economico e Assessorato ai
Servizi Educativi, in collaborazione
con la Fondazione Pergolesi Spontini. A questo appuntamento, aperto
a tutta la cittadinanza e destinato in
particolare alle aziende e agli studenti dell’ultimo anno delle scuole
superiori, parteciperanno tra gli altri,
come relatori, Ottaviano del Turco,
Presidente della regione Abruzzo e
già segretario nazionale aggiunto
della CGIL nel 1977 e Innocenzo
Cipolletta, Presidente delle Ferrovie
dello Stato e già direttore generale di
prima volta nelle Marche), mentre Federico
II era ancora un quattordicenne.
Ecco dunque la nostra
traduzione italiana del
documento: “In nome
del Signore nostro Gesù
Cristo. Nell’Anno del
Signore MCCVIII, indizione XI, fu consacrata
questa Chiesa da Dago
vescovo di questa città.
Hanno partecipato alla
consacrazione il vescovo di Ancona, di Fano,
di Numana, di Osimo.
Nell’altare
maggiore
sono collocate le reliquie, così come ci
sono state tramandate dai nostri predecessori e come noi stessi fermamente crediamo,
del sangue di N.S. Gesù Cristo, e del sangue
dell’Icona, del latte della B.V. Maria e dei
suoi capelli, e delle vesti del Signore e della
inizio lunedì 31 marzo alle ore 21.15
presso la sede della Croce Rossa a Jesi,
in via Gallodoro, 84. Per informazioni ed
iscrizioni, ci si può rivolgere all’ufficio
Volontari dalle ore 17,30 alle 19,30, telefono 0731 57891
AZIONE CATTOLICA DIOCESI DI JESI
primaverAC
2008
Matrimonio, famiglia... vocazione
mercoledì 2 Aprile ore 19,30
Sala del Teatro
Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi
Proiezione del film "I passi dell'amore"
(di A. Shankman, 2002)
Cineforum guidato dal Prof. Fabio Sandroni
(Resp. Cinecircoli giovanili socio culturali delle marche)
giovedì 3 Aprile ore 21,00
Sala del Teatro
Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi
"Famiglia: progetto di tenerezza"
Relatore: Prof. Carlo Rocchetta
(Teologo e assistente
della "Casa della tenerezza" di Perugia)
venerdì 4 Aprile ore 21,00
Sala del Teatro
Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi
"La comunione e il servizio nella famiglia"
Testimonianza dei coniugi Alessandro e Federica,
Casa famiglia "Papa Giovanni XXIII" di Castelbellino
sabato 5 Aprile ore 17,00
Sala del Teatro
Parrocchia S. Francesco di Paola - Jesi
"Giovani e matrimonio: limite o possibilità?"
Relatori: Coniugi Pierluigi e Carla Vito
(Ufficio nazionale
settore giovani dell'Azione Cattolica)
Azione Cattolica Italiana
Diocesi di Jesi
P.zza Federico II, 8 - 60035 Jesi (AN)
www.azionecattolicajesi.it
Gli incontri
sono aperti a tutta la cittadinanza
Vallesina
23 marzo 2008
11
Attività della Fondazione Federico II Hohenstaufen
Storia e antica saggezza della Scuola Medica Salernitana
“S
e vuoi indenne, se brami viver sano, Scuola Medica Salernitana, del quale ha
scaccia i gravosi affanni; non secondar preliminarmente spiegato costituzione e
le passioni; sii moderato nel bere, sobrio nel finalità.
vitto: non t’infastidisca levarti subito dalla Ha fatto presente innanzi tutto che a Samensa; evita il sonno pomeridiano”.
lerno non esistono purtroppo luoghi che
Sono questi i primi consigli della Scuola ricordino l’antica istituzione, né altre
Medica Salernitana che riporta un testo memorie relative ad essa. Anche i testi
di incerta attribuzione e varia intitolazio- medici sono tutti depositati lontano, in
ne: “Scuola Salernitana”, “Flos medicinae biblioteche italiane ed europee. All’indoSalernitanae, “Regimen Sanitatis, o “De mani del terremoto del 1980 però, grazie
conservanda bona valetudine”. L’opera, che all’interessamento di Elena Croce si penrappresenta la quintessenza del magiste- sò di creare un centro che ricordasse la
ro, riporta una serie di adagi mnemonici Scuola Salernitana al fine di dare anche
o aforismi che furono redatti da anonimi impulso a studi di medicina. Oggi il Muscienziati per i loro discepoli. Potrebbe seo è diventato un punto di riferimento
essere definita ‘un Bignami del Medioe- e un centro propulsore di turismo per il
vo’. Anche la dedica del libro varia a se- territorio. Attualmente è in via di ristrutconda della stesura. Si parla di un ‘Anglo- turazione richiedendo l’applicazione di
rum Regi’, o di un ‘Francorum regi’ o di nuove tecnologie virtuali che mettano a
un ‘Ruperto regi’: di sovrani comunque disposizione dei visitatori un racconto
che certo conoscevano per fama l’opera e illustrato in tutto esauriente della Scuol’avevano richiesta. Era un testo di rapida la, della città e dei suoi monumenti ricoconsultazione, chiaro e comprensibile a struiti al computer.
tutti, ma dettato da molta saggezza e da
comprovata esperienza.
“Salernum medicinae fontem” (Petrarca)
De “La Scuola Medica Salernitana dalle
origini alle costituzioni di Melfi” ha appun- Le origini della prima ‘conspicua universito parlato il 7 marzo nel Palazzo Balde- tas christiana’ sono avvolte in ombre reschi Baleani, nuova sede della Fondazio- mote. Con la caduta di Roma (476) non
ne Federico II, la dott.ssa Maria Pasca, tutta l’antica cultura medico-scientifica
Sopraintendente per i Beni Ambientali andò perduta. Diversi testi vennero traArchitettonici Artistici e Storici di Avel- dotti, trascritti o postillati dai cenobiti;
lino e di Salerno. Qui è anche Direttri- sintetizzati anche in formulari che venice del Museo Didattico Virtuale della vano consultati soprattutto in occasione
di pestilenze, epidemie od eccidi. Ai
numerosi guaritori anonimi ed empirici si affiancarono così scienziati che
ricorrevano ad un’arte medica effettivamente codificata. Già nel VII° secolo si istituì a Salerno un ospedale retto
da Benedettini al quale accorrevano
molti malati. Subito dopo si ha notizia di una scuola fondata da quattro
maestri: Helius, ebreo: Pontus, greco;
Adela, arabo; Salernus, latino. Si ricordano pure diversi chierici-medici
ai quali erano affiancati dei laici che
presero ad esercitare la professione
anche autonomamente, costituendosi
in corporazioni. Appunto da una di
queste sarebbe nata la Scuola Salernitana.
La sua storia può essere essenzialmente divisa in tre periodi: il primo,
leggendario, dalle origini alla fine del-
l’anno 1000; dal 1100 al
1300, il massimo splendore;
dal 1300 in poi la fase della decadenza che si compì
definitivamente nel 1811
quando G. Murat soppresse la Scuola per sostituirla
con un liceo cittadino.
Si ha memoria di numerosi
celebri medici che furono a
volte anche chierici, vescovi o notai. Primo ad essere
ricordato è Ursone (anno
821). Vennero poi Giuseppe, Giosan, Ragenifrido,
Pietro III e IV e molti altri
dei quali uno, Alfano II, fu
anche poeta. Spicca anche
il nome di una donna-medico, la prima
menzionata dalla storia. E’ Trocta o Trotula, salernitana, vissuta intorno al 1059,
specialista di malattie femminili e autrice
del ‘Liber de passionibus mulierum’ in cui
elenca persino consigli di cosmesi. Riteneva infatti che ‘stare bene’ significasse
curare non solo la salute fisica, ma anche il proprio ‘look’ e rapportarsi armonicamente con il mondo esterno. Saggia
intuizione, valida in ogni tempo. E non
solo per le donne.
Con gli Svevi, prestigio e decadenza
La storia della Scuola Salernitana è stata
sempre strettamente legata a quella della città. Situata fra colline fertili e mare,
Salerno fu abitata fin da epoca remota da
popolazioni greco-pelasgiche. Divenuta
colonia romana, avvalendosi di numerosi
privilegi si arricchì di monumenti. Durante le incursioni barbariche non subì
devastazioni poiché i Longobardi non
avevano flotte marittime. Fu così a lungo protetta dai Bizantini e dai papi. Si
instaurò più tardi, nel 1075, il dominio
normanno con Roberto il Guiscardo che
fece costruire una sontuosa reggia e un
magnifico Duomo.
Furono alterne le vicende con gli Svevi.
Federico II dapprima nobilitò la Scuola
Salernitana perché aveva effettivamente
carattere scientifico e non era contaminata da pratiche superstiziose, magiche
o sconsideratamente empiriche. Ordinò
così che solo coloro che in essa si erano
formati potessero esercitare la professione medica. Successivamente però, quando i Salernitani consegnarono Costanza nelle mani di Tancredi, tolse questo
primato a Salerno e fondò a Napoli una
nuova università. Corrado, figlio di Federico II, a sua volta ritornò a favorire la
Scuola di Salerno per vendicarsi dei napoletani che gli si erano ribellati. Per breve tempo però: solo dopo un anno morì
e suo fratello Manfredi ritornò a privilegiare l’università di Napoli, continuando
tuttavia a prestare attenzione anche alla
medicina di Salerno. Ma ormai la città
partenopea aveva accresciuto di molto il
suo potere economico e politico. Il declino della Scuola Salernitana era definitivamente segnato.
E per finire……
Chi legge gli aforismi della Scuola Medica Salernitana resta sorpreso di una semplicità e saggezza che sembrano senza
tempo. Fra tanti consigli ne può essere
ricordato uno che si direbbe di freschissima attualità. Così recita: “L’ambiente sia
pulito, aerato, luminoso, sgombro da inquinamenti e da fogne graveolenti”. Andatelo a
raccomandare da quelle parti oggi, con le
discariche a cielo aperto.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Nelle immagini i relatori e Piero da
Eboli ascolta la lezione sull’aborto del
maestro Ursone
Terminato con successo il primo modulo del progetto Programma Sostegno Famiglie. Dopo Pasqua il secondo
Genitori più preparati, bambini più forti, famiglie più solide
L
o confesso, non ci credevo
nemmeno io. Quando siamo
partiti con questo progetto sperimentale del Ministero della Pubblica Istruzione: Programma Sostegno Famiglie, che ormai tutti
chiamano SFP, non avevo certezze
sulla sua riuscita. Era un progetto
di promozione del ben- essere elaborato da una psicoanalista americana, la Kunfer, che in 14 incontri
dichiarava di poter rafforzare i genitori nel loro ruolo educativo dei
figli, di rendere più forti i bambini
stessi e di fare più solide le famiglie. Mi dicevo: gli americani, esagerano sempre! Se va bene riusciamo a reggere per quattro incontri.
Mi sbagliavo. Completamente.
Abbiamo messo in atto il progetto
con 18 famiglie che si sono iscritte
ed abbiamo concluso i 14 incontri
senza che nessuna delle famiglie
abbia deciso di smettere. Quattordici incontri con mamma, papà e
figlio (a volte due figli) che hanno
portato a cambiamenti, hanno
reso le famiglie più coese e i figli
più attenti alle loro esigenze. Non
lo dico io, sarebbe troppo facile, lo
dicono i genitori e, credetemi, per
me e per gli operatori che con me
hanno lavorato, è una gioia incredibile. Ancora una volta la pratica, l’esperienza diretta mi ha dato
una lezione: non dare per scontato
nulla; ogni tanto ci vuole, ti riporta a terra e ti fa ripartire da capo
con più zelo. Un metodo semplice
ma ben strutturato, abbastanza
complesso nella sua articolazione
per chi lo deve “spiegare” ai partecipanti che però ne rimangono
coinvolti. Al termine del percorso
ci è stato difficile lasciarci. Emotivamente forte l’incontro finale
con i genitori e i bambini che terminavano l’esperienza. Abbiamo
già programmato una cena per
ritrovarci, per parlare, per stare
insieme. E tutti a chiedere di poter
continuare e di dare la possibilità ad altre famiglie di partecipare
all’esperienza. Molto soddisfatta
Claudia Lancioni: “Ho notato che
come madre riesco molto di più a
controllare il mio nervosismo, dialogo e gioco molto di più con mio
figlio; soprattutto abbiamo riscoperto dei momenti tutti insieme
in famiglia. Mio figlio, stimolato
dal corso, sta facendo dei piccoli
passi per migliorare dei comportamenti.” Conclude Claudia con
una positiva valutazione: “Questo
cammino fatto insieme a voi operatori è stato veramente costruttivo: la mia famiglia si è più unita, io
e mio marito abbiamo capito delle
piccole cose che ci sfuggivano e
nostro figlio ha raggiunto piccoli
traguardi per noi importanti. Ringrazio di cuore tutti per l’impegno e la serietà dimostrata.” Anche
Abdellah El Fidaoui ha trovato per
la sua famiglia tutto quanto fatto
molto interessante, “abbiamo notato dei miglioramenti nel nostro
modo di stare insieme ed abbiamo
imparato metodi efficaci per raggiungere obiettivi educativi. Abbiamo veramente appreso molto
e consigliamo la partecipazione ad
altre famiglie perché è veramente
utile.” Il percorso del Programma
Sostegno Famiglie è destinato a
tutte le famiglie senza che queste
abbiano particolari problemi. Prevede incontri centrati molto sull’acquisizione delle abilità sociali:
ascoltare, controllare la rabbia,
premiare la positività, trovare soluzioni adeguate a problemi complessi, ecc. I genitori lavorano ogni
sera su di un contenuto prefissato e contemporaneamente, ma in
modo differente, i bambini fanno
la stessa cosa in un’altra stanza. La
seconda ora ci si unisce e si parla
di ciò che si è imparato e poi, cosa
importante, si cena tutti insieme
e questo per 14 incontri. “E’ stato
tutto interessante e dinamico – afferma Marina Zagaglia – soprattutto il momento in cui si lavora
con i propri figli. Questo corso ci
ha dato la possibilità di trovare un
momento di dialogo in più. Ora
abbiamo raggiunto una maggiore
armonia e sono diminuiti i momenti di contrasto”.
Il secondo modulo, per altre 30
famiglie partirà dopo Pasqua. Chi
fosse interessato a partecipare o
volesse maggiori informazioni telefoni all’Associazione Oikos di Jesi
(tel. 0731213125) o al sottoscritto,
Claudio Cardinali, al 3487290474.
Gli incontri sono destinati alle famiglie che hanno bambini dagli 8
agli 11 anni. Claudio Cardinali
Nelle foto Candolfi, i due gruppi di
famiglie che hanno partecipato al
Progetto SFP. Nelle foto delle giornate di chiusura, presenti anche il vicepresidente della Provincia, Giancarlo
Sagramola, il dirigente scolastico della “Carlo Urbani” di Jesi, Rosa Meloni
e il presidente dell’Oikos don Giuliano Fiorentini.
12
Jesi
23 marzo 2008
Alla scuola media “ Giacomo Leopardi” importante conferenza sul Bullismo
Un muro intorno al cuore
II
ono state fatte delle indagini nelle
scuole superiori nel 2006. Il 33 % di ragazzi sono stati vittime di prepotenze e il
45 % spettatori. Come reagiscono le vittime? Il 61% ne ha parlato con i genitori e
gli insegnanti, il 33% se l’è vista da solo, il
3% ha dichiarato che: “Sono cose che succedono”, e il 2%: “Non faccio nulla altrimenti
rischio di più”. Studenti che hanno subito o assistito a minacce per avere i soldi:
l’8%; il 27% a episodi di aggressività; il 56
% ad un’aggressività di tipo verbale: insulti o anche scherzi. Ma questi episodi che
tipo di impatto hanno sui ragazzi? Che
cosa pensano, come reagiscono vedendo
queste cose? Il 75% risponde: “Mi disturbano molto”; il 15%: “Posso capirli” ; il 4%:
“Mi fanno paura”; il 2%: “Sono ragazzi come
gli altri”.
Bulli si nasce o si diventa? Quali fattori
incidono maggiormente su questi atteggiamenti?
Quello che incide maggiormente è lo stile
educativo dei genitori. Molte volte gli stili
genitoriali sono eccessivamente permissivi, tolleranti e fiduciosi: “Anche se mio figlio
ha questi comportamenti, col tempo, crescendo, capirà da solo che sono cose che non
si fanno”. Poi influisce anche il modello
genitoriale punitivo: quando il bambino
assiste ad una modalità di relazione in cui
i genitori arrivano persino alle mani, finisce col pensare che il modo per confrontarsi o dire le proprie opinioni sia quello
di prendersi a botte. Anche quest’ultimo
può essere uno stile educativo che può
facilitare l’insorgere di comportamenti di
aggressività e di bullismo.
Qual è il profilo psicologico del bullo?
C’è il bullo passivo che occupa una posizione gregaria, non si espone mai, però
istiga, si limita ad appoggiare e sostenere
senza partecipare direttamente all’atto di
aggressività.
Il bullo attivo è un bambino che ha un livello di intelligenza superiore agli altri e
allora risulta anche un bambino seduttivo
perché comunque è bravo nell’apprendi-
S
mento scolastico. Un fascino che riesce a
far passare in secondo piano comportamenti gravi. Non ha problemi di autostima né di ansia. Anzi, è un bambino con
un livello di autostima molto alto perché
sente che attraverso l’aggressività può gestire le cose, si sente ganzo quando tutta la
classe è spaventata dal suo modo di porsi.
Ha un desiderio di dominio verso gli altri,
ha una scarsa empatia verso le vittime: il
bambino o il ragazzo che piange non lo
commuove. Per cui si tratta proprio di
una difficoltà di riconoscere ed interpretare le emozioni, non solo le proprie ma
anche quelle degli altri; è un’immaturità
del riconoscimento delle proprie emozioni. Complice o colpevole uno stile educativo in cui le emozioni sono state sempre
non esibite perché mostrarsi deboli era
qualcosa che non bisognava fare nella
relazione con gli alti. Uno stile educativo
che il bambino bullo in qualche modo ha
introiettato e fatto suo.
Il bullo prolifica grazie alla cultura e all’atteggiamento del “meglio non immischiarsi” della maggioranza silenziosa che
pensa: “che fortuna che non sia capitato a
me”. Spesso il bullo dai compagni stessi
viene strumentalizzato come distrazione,
per cui se c’è la lezione di matematica e
la professoressa deve interrogare, il bullo
fa un po’ di confusione in modo che poi
salti l’interrogazione. Quindi c’è una maggioranza che indirettamente istiga questo
atteggiamento provocatorio.
Il bullo dominante, nell’80% dei casi, agisce alla luce del sole e conta su un buon
numero di ammiratori. Non ci sono episodi di bullismo se non c’è un pubblico, se
non ci sono persone che in qualche modo
stanno a guardare perché il bullo prende
la sua linfa dall’attenzione e dal riconoscimento sociale degli altri.
Qual è il profilo psicologico della vittima?
È un soggetto caratterizzato da eccessiva
timidezza, ansia, insicurezza. Generalmente ha difficoltà nell’apprendimento
scolastico per cui ha un livello di autostima molto basso, tanto da convincersi
In festa… per quale traguardo?
L
i ho sentiti suonare, anzi
strombazzare a più non posso, sotto le finestre della mia
aula, lunedì mattina, la settimana scorsa. Li ho incontrati per
strada, all’una, mentre tornavo a
casa per il pranzo: giravano per
Jesi in lungo e in largo, a bordo
di “macchinoni” fiammeggianti,
con i look più sofisticati e strani,
e i palloncini svolazzanti attorno
alla carrozzeria. Li ho ritrovati
sulle cronache dei giornali: “Festa
grande e sbronze per i maturandi…Cento giorni alla maturità, tra
pazzie e limousine.”
Non avrei voluto parlarne. Non li
ho fotografati. Eppure, sento
che non sia giusto applaudire
“in massa”, che non sia giusto
far finta di niente.
Quando vinsi il concorso per
insegnare nella scuola, la direttrice che mi aveva preparata mi raccomandò: “Con i
bambini fai sempre e solo quello
che ha un senso, un significato
per la loro formazione e insegnaglielo a fare…”
A prescindere dal valore che
questa tradizione possa avere, non riesco fare a meno
di chiedermi che senso abbia e quanto sia opportuno
in piena crisi mondiale, con
il petrolio che ha triplicato il
prezzo, con l’ambiente che è
una ciminiera, con le famiglie
che fanno salti mortali per tirare avanti, con lo spettro del
precariato e del “zitellaggio” a
vita, con una situazione politica e culturale sempre più
deludente, che senso abbiano
- mi chiedo - questi modi di
rievocarla, così assurdamente
costosi, consumistici e deleteri
per la salute…
Sin dalla scuola dell’Infanzia, e
poi nella scuola Primaria e Media
fino alle Superiori, noi docenti
cerchiamo di formare le nuove
generazioni al complesso compito di essere cittadini competenti
e attivi in una Comunità odierna
globalizzata e multietnica, piena
di problematiche ma anche di risorse. Per loro si spendono energie e denari, si fanno sacrifici…
per poi vederseli arrivare così al
traguardo! Quasi quasi ti verrebbe voglia di mandarli indietro!
Paola Cocola
quasi di meritarsi le offese, di non
valere come ragazzo, nel gioco,
come studente.
Da qui l’importanza della figura di
un adulto di fiducia, di riferimento a cui la vittima possa rivolgersi,
confidare i soprusi. E soprattutto,
l’importanza di sviluppare amicizie
positive che siano di supporto perché se il bambino in questione non
è isolato il bullo non lo aggredisce.
Ancora, è importante insegnare
al bambino a rispondere, perché la non socialità che promuove atteggiamenti
risposta eccita ancora di più il compor- positivi - non aggressivi ed egocentrici
tamento aggressivo. Avere il coraggio di - verso gli altri: attenzione, sensibilità ai
opporsi contando su una rete di rapporti sentimenti e alle situazioni problematiche
sociali di supporto sono elementi impor- degli altri. Efficaci anche i Circoli di quatanti per aiutare chi è vittima di bullismo.
lità: gruppi di alunni che si riuniscono per
Come lavorare all’interno della scuola?
ragionare e risolvere un problema all’inFondamentale è osservare a scuola le rela- terno della classe. Con essi si combatte la
zioni come si sviluppano, parlare con i ge- passività. Ancora, il metodo dell’interesse
nitori, chiedere un’alleanza. Perché solo sul condiviso, la recita, la drammatizzazioposto si capisce che cosa determina e sostie- ne, il teatro, l’apprendimento coperativo,
ne l’atteggiamento di aggressività, il motivo il tutoring che consiste nel mobilizzare
dell’attenzione che tutti gli danno.
bambini che hanno atteggiamenti, moÈ un intervento dunque non solo sul bambi- delli comportamentali positivi. Con queno ma anche sui coetanei, su tutti i compo- ste strategie si riesce a creare un gruppo
nenti che interagiscono nel gruppo classe; più coeso, collaborativo, reattivo, meno
unintervento che coinvolge sia gli insegnan- passivo di fronte ad atteggiamenti di bulti che assumono un ruolo di prevenzione e lismo. Importante è poi evitare le punidi supporto, sia i genitori che vengono chia- zioni collettive ed educare alle emozioni
mati ad una maggiore chiarezza e coerenza sollecitando il bullo ad entrare nei panni
educativa. Si possono poi insegnare al sog- dell’altro, portandolo alla consapevolezza
getto modalità di scarica di questa “rabbia” delle proprie emozioni, all’autocontrolfacendogli capire che può dirla, raccontarla, lo comportamentale. Quest’ultimo, nedisegnarla, agirla attraverso la scarica mo- cessario sia per il bambino bullo, che per
toria, ma non sfogarla sulle persone e gli il bambino vittima che deve imparare a
oggetti perché è inammissibile.
parlare, a chiedere aiuto. Fondamentale,
I miti sul bullismo
la fermezza nelle regole, la disponibilità
Molte volte si cerca di minimizzare tali anche a concedere delle giuste gratificaepisodi. In realtà ogni forma di bullismo è zioni, a mettere in atto strategie di coininaccettabile. Non è un modo per esprimere volgimento, di sensibilizzazione emotiva,
la propria personalità perché sono episodi di collaborazione, di capacità di risposta
molto gravi, che producono danni sia fisici corretta alle provocazioni, di sostegno, di
e psicologici. Non si possono banalizzare comprensione riflessione…Ma su tutto,
questi episodi…
forte, indispensabile, insostituibile: l’alStrategie didattiche per prevenire il bulli- leanza con i genitori.
smo?
(2 - fine)
Molto efficace risulta il canale della proPaola Cocola
Tv: tra poco la finale di Amici
M
A Jesi il tifo per Mariottini
anca circa una
mese alla finale
di Amici, il programma di canto e ballo
condotto da Maria
de Filippi e tutti in
città fanno il tifo per
Francesco Mariottini,
il ballerino di 22 anni
conosciuto, oltre che i
suoi modi educati e da
bravo ragazzo, soprattutto per la sua grande bravura e prestanza fisica. Nato a Jesi
il 6 novembre 1985,
Francesco ha iniziato a frequentare corsi di danza moderna a 11 anni ottenendo in soli 3 anni
un posto alla prestigiosa scuola del “Balletto di
Toscana” che l’ha costretto a trasferirsi a Firenze appena quattordicenne, per poi passare due
stagioni allo Stuttgart Ballet di Stoccarda. Nel
settembre 2005 è stato scritturato per entrare a
far parte dell’Aterballetto di Reggio Emilia dove
è rimasto fino al settembre dello scorso anno
quando, dopo qualche
parentesi come modello in alcune pubblicità comparse su
riviste a diffusione nazionale, ha ottenuto il
posto alla scuola televisiva di Amici. Grandissimo è il seguito
dei suoi ammiratori e
delle sue ammiratrici,
che non perdono occasione di recarsi agli
studi di Canale 5 con
levatacce mattutine
e viaggi di diverse ore
per raggiungere la capitale solo per tenere alto
il morale del loro ballerino preferito durante le
dirette tv. Intanto impazzano in internet siti e
blog a lui dedicati, tra cui quello ufficiale www.
francescomariottini.it
Silvia Barocci
Nella foto di Anna Vincenzoni, Francesco Mariottini con la mamma
Palazzo dei Convegni: fino al 3 aprile
Una famiglia di artisti jesini del ‘900
C
on la mostra “Campitelli: una
famiglia di artisti jesini del
‘900” si rende finalmente giustizia
a questa talentuosa famiglia di
artisti, composta dai fratelli Alfredo
(1880-1951) e Amedeo (1885-1963),
decoratori, e dai rispettivi figli
Coriolano (1903-1968) e Giuseppe
(1926-2005), scultori, la cui opera
ha praticamente attraversato tutto
il XX secolo. Caratterizzando con
una decisa impronta personale
ora interni di palazzi e strutture
architettoniche, ora piazze e
giardini: trasformando spesso
questi spazi di vita sociale in luoghi
dal forte significato simbolico e
celebrativo.
Sarà possibile visitare la mostra al
Palazzo dei Convegni dal 29 marzo
a 13 aprile, con orario 17-20.
Il catalogo (144 pagine, bianco
e nero e colori, euro 100) a cura
di Attilio Coltorti, è pubblicato
dall’Associazione Culturale Res
Humanae – Jesi con il contributo
della Fondazione Cassa
di Risparmio di Jesi.
13
In dialogo
Opinioni
a confronto
23 marzo 2008
In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori, purchè non inviati anche ad altri giornali. Chiediamo
agli scriventi di essere sintetici. Scritti troppo lunghi potrebbero non trovare spazi o essere necessariamente tagliati. La
pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Gli scritti si possono inviare per email a
[email protected]
Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente
L’unità politica dei cattolici non c’e più e si vede
Ho letto con molta attenzione ed interesse l’articolo
firmato da Vittorio Massaccesi in prima pagina del
n.9 della “Voce” di domenica scorsa 9 marzo. Egli ha
ragione da vendere quando afferma che esiste un
personalismo eccessivo dei
politici, tanto è vero che
ormai nei simboli di partito compare anche il nome
del leader che pretende di
candidarsi per guidare il
Governo dell’Italia, introducendo un ulteriore elemento di confusione tra gli
elettori e di pressione nei
confronti del Presidente
della Repubblica, al quale
spetta costituzionalmente
la scelta di conferire l’incarico di formare un Governo, che dovrà poi presentarsi in Parlamento per
ottenere la “fiducia”. A mio
avviso è anche dimostrato
che una pericolosa deriva
maggioritaria del sistema
elettorale, a partire dai Comuni (dove i Sindaci hanno un potere sproporzionato e le minoranze non
contano nulla), passando
dalle Regioni, per arrivare fino allo Stato (dove c’è
stata alternanza di maggioranze, ma costanza di
malgoverno), ha portato
l’Italia molto in basso. Non
sarà un caso se negli ultimi
14 anni l’Italia ha registra-
to una costante perdita di
competitività rispetto ai
principali partners europei
(Francia, Germania e Spagna) e da ciò sia derivato
un diffuso impoverimento della società. Mi permetto però di dissentire a
proposito dell’inevitabilità
della diaspora dei cattolici all’interno degli attuali
schieramenti politici, dopo
il disfacimento del blocco
democristiano, come conseguenza della diversità di
opinione riguardo i mezzi
e i metodi per il raggiungimento di obiettivi comuni.
Oggi più che mai coloro
che si professano cattolici
dovrebbero sentirsi uniti
attorno a quei valori inalienabili, come la sacralità
della vita umana, il sostegno alla famiglia naturale,
la cui stabilità costituisce
la “pietra d’angolo” della
comunità civile e discutere
all’interno del medesimo
soggetto politico, per trovare democraticamente la
sintesi dell’azione politicoamministrativa. Dividersi
e diluirsi in varie fazioni,
magari pensando illusoriamente di arginare all’interno di esse le più forti
spinte laicistiche ed anticlericali, porta solo ad essere marginali nelle scelte
che ci coinvolgono, a tutti
i livelli di indirizzo e di go-
verno. E lo spazio politico
per esercitare un’azione
cristianamente
ispirata,
un’area di equilibrio e di
buonsenso non può che
essere il centro, pur con
tutti i difetti di rappresentanza che attualmente lo
affligge, perché né il PdL
di Berlusconi, né il PD di
Veltroni hanno le carte in
regola per essere presi sul
serio.
Ma se l’offerta politica
oggi si presenta in maniera molto migliorabile è
anche colpa nostra, della
stragrande maggioranza
di noi cittadini voglio dire,
perché abbiamo smesso
di impegnarci nelle sezioni dei partiti, delegando
tutto a coalizioni extralarge che curano l’immagine
per nascondere le profonde contraddizioni al loro
interno pur di conquistare
il potere, che ci riempiono
di promesse per due mesi
prima delle elezioni e poi
fanno come gli pare per
cinque anni e con l’inquietante abitudine di spartire
tutto, perfino gli organi di
garanzia. Abbiamo preferito credere che bastasse
affidare tutto ad un uomo
solo, al leader, per risolvere ogni problema. E’ stata
una scelta di comodo ed è
stato anche un disastro
Luca Casci
convenienza e alleanze: quanto durano?
Convenienza e alleanze: quanto durano?
Stiamo vivendo un momento particolare e storico. La campagna elettorale entra
nel vivo e per evidente convenienza si lasciano fuori le ideologie e si vuol guardare
al programma come unica medicina per
risollevare le sorti dell’Italia. Già, il programma! Una volta il collante era l’ideologia, oggi il collante sarebbe la pura convenienza legata ad un programma dove
si notano poche sfumature di differenza
rispetto al programma dell’avversario. Addirittura qualche ipotesi dice di copiature
varie, qualcuno si è permesso addirittura in modo simbolico di stracciare quello
dell’altro. Siamo allora veramente disposti
a rischiare un’altra stagione per la semplice convenienza del momento? Quanto
tempo potrebbero durare alleanze tenute
insieme dalla sola convenienza? Convenienza e programmi. Le esperienze nelle
realtà locali, anche quelle di casa nostra, ci
insegnano che in campagna elettorale le
belle parole sui programmi vengono smentite il giorno dopo la consultazione elettorale quando quei programmi vengono subito messi in discussione proprio perché
chi li deve attuare sono su fronti opposti in
materia di ideologia. In politica non c’è patto o atto scritto che tenga se gli alleati non
decidono di osservarlo. E gli attori, purtroppo calati dall’alto e non scelti dal basso,
decidono in base alle proprie idee, ai propri
principi, ai valori in cui si riconoscono e
per il quale è stato educato. Almeno si spera! Ecco allora domandarsi. Come si farà
a far conciliare il programma del Pd con
tutta quella miriade di diversità dei valori e
delle idee che le persone preposte e proposte da Veltroni rappresentano? L’esperienza
Prodi, docet! Come si farà ad attuare il programma del Pdl se deve fare solo ed esclusivamente prima quello che dice Berlusconi, poi, se c’è tempo e spazio, tutto il resto?
Anche qui l’esperienza Berlusconi, docet!
Ben venga dunque un polo di centro che
in tanti cercano di respingere. Perché? Che
la Costituente di Centro da avviarsi dopo il
voto sia la strada giusta lo dimostrerà e la
battezzerà soprattutto l’elettorato. Quegli
elettori che prima erano tutti di centrodestra ma ora stanno arrivando numerosi
anche dal centrosinistra grazie al…Pd. Che
a Jesi vuol presentarsi bello e diverso addirittura scomodando Aldo Moro. Suvvia,
siamo seri! Ricordiamoci i tempi di Moro
e riflettiamo. L’omogeneità di pensiero e
l’ideologia sono valori forti di base che non
si comprano e non si costruiscono con i
ricordi storici…di convenienza. Come la
dottrina sociale della chiesa è un principio
forte non fatto di programmi ma di convinzioni che va difesa indipendentemente dal
colore della bandiera…partitica. E la natura
stessa di quello che in prospettiva dovrebbe nascere sta cambiando e lo spazio si sta
ampliando, non restringendo, per tutti.
Evasio Santoni
Dalla Dc al Pd
Leggo sui quotidiani che è stata intitolata ad Aldo Moro la sezione dei Democratici di via Pergolesi, già sede della DC jesina. Dopo 30 anni dal disegno del grande statista finalmente i “sinistri dicci” riescono nel loro intento di offrirci questo segnale a Jesi, dove prima o poi faranno
la fine che hanno fatto a livello nazionale aderendo a questo progetto veltroniano e facendo
scomparire la loro identità di cattolici con il simbolo della DC, poi con il simbolo della margherita ed ora aderendo al partito dei Democratici con gli ex comunisti che non hanno ancora
avuto il coraggio di fare dichiarazione di abiuro della loro fede come hanno fatto quelli del
Movimento Sociale. Si nascondono dietro l’americanesimo di Veltroni e la sua capacità dialetttica di nascondere la verità di due anni di governo Prodi e dei suoi compagni.
lettera firmata
che delusione! ma credo ancora nel centro
Che delusione! Ma credo
ancora nel centro
Ringrazio sempre Voce
della Vallesina per l’ospitalità, nella rubrica “opinioni
a confronto”. Nel numero
di domenica 9 marzo sono
apparse due mie riflessioni: una riguardante la domanda “perché la sede di
via Pergolesi 8 va al PD?”
ed un’altra dal titolo “Democrazia Cristiana”.
Il primo articolo è e rimane valido nella sua
concretezza. Il secondo,
purtroppo non attinente
in quanto pubblicato in
ritardo rispetto a quando
l’ho inviato. In ritardo perché lo ritenevo valido fino
al 4 marzo, ora non più in
quanto la velocità degli
eventi mi porta ad una diversa considerazione. Ho
aderito alla DC di Pizza
in quanto partito storico
dei cattolici che guardano
in alto, si disse allora. Viceversa il 4 marzo il prof.
Pizza ha annunciato la firma dell’accordo con il Pdl,
in una riunione apposita
con presenti il candidato
premier Berlusconi, Fini e
Calderoli. Estremamente
deluso di tale comportamento, di questa DC che
non guarda più in alto ma
a destra, ho fatto gli auguri a Pizza e buon viaggio
senza di me.
Ha ragione al prof. Massaccesi il quale dice che
i cattolici sono divisi, di-
spersi, più che mai diso- che ha il solo scopo di morientati, io sono tra questi strare i muscoli e fare la
che, come me e siamo in parte del leone con i partitanti, non hanno più nes- ti minori. Non è un bel sesun partito di riferimento, gnale per la democrazia.
forse è un bene perchè lo Che delusione, sono stato
stesso Massaccesi lascia tradito nelle mie aspettauna speranza e chiude il tive e non solo io, ancora
suo scritto così “..la loro una volta il mercimonio
giustificazione anche alla è sopravalso sulla serietà
luce della visione cristiana (vedi Famiglia Cristiana
della vita è legata alle sin- n. 47 del 25/11/07 ) nelgole coscienze illuminate la quale Pizza ha spiegato
dalla fede”.
al cavaliere “che durante
Mi ero illuso che la DC l’estate ha molto insistito
potesse partecipare ad per ottenere me e i miei
un nucleo forte di centro, tesori; che la politica non è
(UDC, Rosa bianca, DC), un giro di valzer per signouno schieramento di for- rine in età da marito. Alle
ze moderate con un pro- ultime elezioni politiche ci
gramma credibile libero siamo schierati con Prodi
da condizionamenti, da ……anche se continuiamo
portare avanti per il bene ad essere contro la sinistra
dei cittadini a difesa dei estrema”. Detto fatto. Viva
sani principi e valori sem- la coerenza.
pre attuali come la vita, la Ma è andata male a tutti e
famiglia, il matrimonio due perché la commissioindissolubile (composta ne centrale elettorale presda uomo e donna), i fi- so la Cassazione, con apgli come dono d’amore, posita sentenza, ha estroprincipi che pone l’essere messo la DC di Pizza alle
umano al centro della vita elezioni del 13-14 aprile
e della società civile. Valo- prossimi.
ri come altruismo, amore Che tristezza, giochi poper il prossimo, accoglien- litici di così bassa lega. In
za, solidarietà ecc, valori questa campagna elettoposti sopra ogni cosa e rale si vede di tutto ed il
difesi da forze politiche da contrario di tutto. Non
sempre avocate alla ricerca c’è da scandalizzarsi più
del bene comune.
di tanto però, è risaputo:
Credo ancora fermamente l’individuo è debole ed è in
ad una coalizione di cen- grado di svendersi per una
tro, anche senza la DC, poltrona. Ma l’uomo dove
che sarebbe la risposta ad sta?
un bipartitismo esagerato
Aldesino Fioretti
Centro Sociale L’incontro
Ho letto con piacere l’articolo che riguarda il Centro Sociale L’Incontro e che
mette in evidenza le doti positive che
riguardano l’impegno per tenere aperti questi spazi affinché gli anziani, dopo
una lunga vita passata a lavorare, possano trascorrere qualche ora in compagnia
e allegria. Vorrei fare alcune precisazioni riguardo all’articolo. Il centro Sociale L’Incontro è nato nel 1975 quando
sindaco della città era Aroldo Cascia e
presidente della Terza Circoscrizione
Alfredo Sbarbati. Il circolo è nell’attuale
sede di via Tessitori dal 1982 ed i locali
sono stati trovati in armonia con la Cir-
coscrizione per il Centro Sociale e per
la Circoscrizione stessa. I locali sono di
proprietà del Comune di Jesi e la Cassa
di Risparmio aveva finanziato una parte del progetto. Vorrei anche aggiungere una proposta. Nei pomeriggi di festa,
raggiungono il centro centinaia di persone di Jesi e dei paesi della Vallesina per il
ballo; di conseguenza rimane pochissimo
spazio per chi non balla. Sarebbe quindi
ideale aprire i locali della Circoscrizione
come avveniva prima che venisse eletto
presidente Di Lucchio. Mi auguro che a
breve, si arrivi ad una soluzione.
Alfredo Sbarbati
E’ Pasqua
Anche se l’andare è incerto, in un piccolo, microscopico spiraglio del
cuore entra con potenza
Lui, l’amore, l’origine,
l’alfa e l’omega e muove
e da’ vita a ciò che è addormentato, ed ecco con
un balzo la mia mano
afferrare e sostenere colei che sta per cadere, si
infila poi nei meandri di
altre lui e di altri lei, feriti e piagati che gridano
aiuto; è tutta una sofferenza, ma tra essi non c’è
nessuno che si fermi per
un attimo ad ascoltare, e
Lui attende fiducioso che
qualcuno un giorno taccia e in silenzio lo ascolti,
ascoltare quella parola
che con potenza guarirà.
Allora assisteremo ad un
accorrere di anime che
I mali d’Italia
si prodigheranno l’una
per l’altra, non più figli e
figlie aggirarsi spettinati
e laceri in un turbinio di
nefandezze. La Parola di
Dio curerà, laverà, ridonerà candore, ridonerà la
vita e si udranno in quel
tempo soltanto canti di
lode al Signore. E ora,
fratelli, facciamo silenzio
per il giorno del Passaggio, ascoltiamo quel meraviglioso scampanellio
di cento, mille, migliaia
di campane che suonano
festose annunciandoci la
Resurrezione. Risorgiamo per un attimo anche
noi,
abbandoniamoci
e lasciamoci trasportare in quell’incantesimo
d’amore che Gesù ci ha
donato.
Rosanna Ponzelli
Non crede che alcuni
mali d’Italia si debbano all’appiattimento, al livellamento, al
fatto che per alcuni
anni si è voluto, con
molte compiacenti
forzature,
paragonare troppo favorevolmente il trincetto
del calzolaio al bisturi del chirurgo?
Entrambi, secondo
alcuni
strampalati
ragionamenti sostenuti da interessata
politica ben posizionata
sindacalmente, hanno voluto far
credere che, in fondo, i due strumenti
si equivalgono, visto
che entrambi tagliano la pelle.
Aroldo Ginesi
14
Pagina Aperta
23 marzo 2008
Il Sindaco Belcecchi risponde a Massaccesi
La sistemazione del Corso
aro professor
per Via XV Settembre
C
Massaccesi, so quanto
che per Corso Matteotti.
lei tenga al nostro Corso.
Progetti inseriti nel piano
Non fosse altro per il fatto
che proprio Lei, se non
sbaglio, lo rese pedonale.
E mai scelta fu più
azzeccata. Ora, proverò
a spiegarle il perché di
quella che Lei, e anche
io, ritiene giustamente
una scelta deludente.
La sistemazione di
Corso Matteotti è
legata alla sistemazione
di Via XV Settembre.
Questo per motivi
di interscambiabilità
nell’utilizzo delle due vie.
Fare prima i lavori del
Corso significherebbe
dover utilizzare questo,
appena fatto, per il
transito dei veicoli
destinati a carico e
scarico, per il transito e
la sosta, seppur breve, dei
residenti, ecc. Non credo
sia una scelta sensata. I
lavori di via XV Settembre
vedono già a buon
punto la progettazione
e la predisposizione del
bando di gara, che farà
Multiservizi. C’è però un
problema costituito dalla
presenza dei due cantieri
aperti su quell’asse. Quello
della Provincia per la
sistemazione del tetto del
Liceo Classico e quello per
la sistemazione del tetto
della Pinacoteca. Non
esistono impedimenti
finanziari, in quanto
sia noi che Multiservizi
abbiamo già disponibili
le somme necessarie sia
degli investimenti 2008 e
triennale 2008 - 2010 sia
da Multiservizi che dal
Comune.
Tenendo conto di queste
variabili e considerando
il fatto che, ritengo
legittimamente, i
commercianti che
operano lungo il Corso
hanno a più riprese
chiesto di permettere loro
una programmazione
dei loro acquisti per
limitare i possibili danni
economici dovuti alla
permanenza del cantiere
per un tempo abbastanza
lungo sul Corso, noi
dovremmo programmare
il tutto entro giugno
di quest’anno e poi
realizzare in ogni caso
i lavori entro il 2009.
Altrimenti avremmo
messo i commercianti
nella condizione di
acquistare meno merce
inutilmente. Considerato
il tutto, abbiamo
ritenuto fosse più saggio
programmare per il 2011 i
lavori su Corso Matteotti
provvedendo a dare una
sistemazione provvisoria
ma dignitosa al nostro
Corso, in attesa dei
lavori di ristrutturazione
e ripavimentazione
completa. Spero di aver
chiarito la questione e,
rimanendo comunque a
sua disposizione, saluto
cordialmente.
Fabiano Belcecchi, sindaco
Museo Diocesano
Laboratori didattici
I
l Museo Diocesano di Jesi sta raccogliendo ottimi consensi sui laboratori didattici organizzati per le scuole
primarie e secondarie di primo grado della Vallesina. Le
attività mirano a favorire negli alunni sia l’acquisizione di
una certa familiarità con lo spazio – museo che la comprensione e la memorizzazione dei contenuti trasmessi.
L’alternarsi di diverse tipologie di attività – il racconto,
l’osservazione guidata di un’opera con domande dirette,
la caccia al tesoro, il tagliare e incollare, la realizzazione di un cartellone – mantiene un alto livello di interesse
negli alunni che, oltre ad arricchirsi di nuovi contenuti didattici, ricordano questa giornata come un ottima
esperienza trascorsa al Museo. Le attività possono essere
svolte anche dai gruppi catechistici che ne facciano richiesta.
Il Museo è inoltre impegnato con il Liceo Classico “V.
Emanuele II” di Jesi nell’organizzazione di una mostra sul
tema della “Crocifissione” nell’arte, dal medioevo all’arte
contemporanea.
Per informazioni e prenotazioni sui laboratori didattici e
sulle attività del Museo Diocesano sono attivi i nuovi recapiti: Tel. 0731.226749; Fax 0731.226750; Cell. 347.7579878;
posta elettronica [email protected].
CUPRAMONTANA
Processione delle Palme
Che a Cupramontana fossero molto sentite le tradizioni religiose era un dato di
fatto, ma così tante persone
ad affollare in processione le
strade extraurbane, la mattina di domenica 16 marzo,
per ricordare l’entrata di
Gesù a Gerusalemme, è stato un evento. Sono ormai
tanti anni che il giorno della domenica delle Palme si
percorre l’anello esterno del
castello innalzando palme e
cantando per tutto il tempo.
Certo è che, complice anche
la stupenda giornata assolata
quasi primaverile, un gruppo
massiccio tra giovani, anziani e bambini hanno pregato
e cantato con don Maurizio
Fileni in capo al corteo. Tutto ciò è sicuramente di buon
auspicio per le altre tradizionali ricorrenze della settimana Santa. Ricordiamo il
giovedì santo alle ore 18.30
la celebrazione dell’Ultima
Cena e l’allestimento dell’orto degli ulivi. Venerdì alle ore
20 la commovente processione, per le vie del centro storico, del Cristo morto, con la
banda musicale cittadina “N.
Bonanni”.
Cristiana Simoncini
Jesi – Il Palazzo e dintorni
Salviamo anche
noi stessi
A
maggioranza e con
tante
polemiche
dentro e fuori, il consiglio comunale ha approvato il principio che
nelle zone a traffico limitato (sostanzialmente Corso Matteotti, via
Pergolesi, piazza Federico II e poche altre secondarie), potranno accedere soltanto le auto
di chi abita nelle stesse
vie. Naturalmente, rimane in piedi il diritto
di terzi per il carico e
scarico, essenziale per
alimentare il commercio del centro storico.
Quello che meraviglia
è la “solidarietà” di tanti nel contrastare con
straordinaria virulenza
il provvedimento. Solo
tre osservazioni:
1 – L’isola pedonale fu
varata nei primi anni
’70 in mezzo a tante resistenze. Il tempo diede
ragione all’amministrazione comunale, consenzienti, alla fine, gli
stessi commercianti.
2 – Lo viluppo sempre
più invadente dell’automobile ha costretto
molte città alla sua drastica eliminazione per
salvare, di se stesse, almeno il Centro Storico,
oggi diventato una città
nella città, e sorto a suo
tempo a misura d’uomo
e non a misura di auto.
Tutti gridiamo che “la
città dentro le mura” è il
nostro gioiello che dobbiamo
salvaguardare,
valorizzare, vivificare.
La via maestra è quella
della incrementazione
dei minibus e non quella dei duemila permessi.
Se non abbiamo l’avvertenza di limitarci oggi,
saremo costretti a farlo
domani quando magari sarà troppo tardi. A
meno che in ciascuno
di noi manchi cultura e sensibilità storica.
Quando non si accetta
l’autocontrollo, si finisce come Napoli.
3 – E’ pur vero che ci
sono dei servizi nel centro storico che, da una
parte vanno salvaguardati, dall’altra vanno
serviti (scuole, palestre,
negozi…). Ma è qui che
casca l’asino. Nessuno
nega che ci possano essere delle eccezioni alla
regola. Ma le eccezioni
devono sottostare, anch’esse, a precise regole
e non legate a favori e
conoscenze. E poi: chi
l’ha detto, per esempio,
che
l’autorizzazione
al diversamente abile,
debba essere per 24 ore
al giorno: comprensione
sì, ma nel rispetto delle
esigenze della comunità.
E’ quello che è mancato
nel passato perché troppe le pressioni e troppi i
favori. Perché nessuno
ha la pazienza di attendere il minibus (gratis!),
perché ci ribelliamo al
diverso, quando esso
diventa di disturbo alle
nostre inveterate comode tradizioni.
***
Et censeo Matteotti cursum renovandum
v.m.
Uisp e alimentazione
Il Comitato Uisp di Jesi promuove nell’ambito del
progetto “Diamoci una mossa” una conferenza dal
titolo “Corrette alimentazioni: scelta consapevole o
vittime del marketing” condotto dalla dott.ssa Letizia
Saturni specialista in Scienze dell’Alimentazione. Il
convegno si svolgerà alla Sala della II° Circoscrizione
mercoledì 26 marzo alle ore 18.30.
Latte Fresco
Alta Qualità
15
Sport
ricordi, gioie e dolori
C
onobbi il C.S.I. nel 1991 quando
con la scuola partecipammo ad
un torneo a San Benedetto del Tronto, passammo 2 giorni ospiti delle
famiglie e fu un’esperienza indimenticabile: divertimento, sincerità ed
accoglienza, questi erano i valori che
trasparivano da quelle giornate. Tornato da quella esperienza, essendo
già animatore di Azione Cattolica e
frequentatore di iniziative parrocchiali, iniziai a pensare come mai
molti ragazzi del mio paese non frequentassero la parrocchia e le sue
iniziative; volevo capire, sapere di più
di questo C.S.I. Iniziai a frequentare i
corsi, partecipare ad incontri e compresi quanto lo sport poteva fare per
non emarginare gli altri, per farli stare insieme e condividere esperienze,
salutari e nel pieno rispetto di regole,
sia del gioco che della società.
Fu così che nel settembre 1992, dopo
essermi confrontato con l’allora parroco dn Luigi Carrescia che di spirito
missionario ne aveva già a sufficienza, iniziammo ad inventare il nostro
gruppo sportivo, io ed il mio amico
di sempre Rossano, eravamo due,
volantini in mano, e piazzette da utilizzare iniziammo con 6 ragazzini.
Non era un buon inizio, forse un po’
pochini ma non ci scoraggiammo, ci
aiutò negli anni la legge del mercato,
in quanto le società sportive della
Vallesina per abbattere i costi unirono il loro settore giovanile e gli esclusi dallo sport aumentarono a dismisura. Ma ricordo anche che non ci
fermavamo mai, appena si conosceva
qualcuno (preferibilmente donne)
proponevamo la nostra associazione
ed il nostro modo di fare sport, per
la strada o nel pullman mentre si andava a scuola. I ragazzini si scelsero
il nome (Champion) e da quel nostro
seminare uscì un gruppo di ragazze
che iniziarono pochi mesi dopo a
fare pallavolo con il nostro gruppo.
Era un sogno: in un anno eravamo
già 30 tesserati ed avevamo coinvolto
anche altri animatori, gente non lontana dalla parrocchia ma che voleva
fare qualcosa di più.
Iniziò così il cammino del nostro
Gruppo Sportivo, i ragazzi pagavano 15.000 Lire all’anno come quota
di iscrizione, iniziammo anche ad
avere una squadra di calcetto (allora
non era così diffuso) era il 1993-’94
e ci allenavamo in una palestra comunale di 9 metri di lunghezza e 6 di
larghezza, un’assurdità per il calcetto, ma a noi piaceva comunque stare
insieme. Con gli altri gruppi del CSI
ci incontravamo, facevamo uscite ed
a volte ci scambiavamo anche gli allenatori, tanto era lo spirito di fratellanza e rispetto tra tutti noi. Ricordo
ancora la prima uscita con i ragazzi a
Senigallia, due giorni senza dormire,
con i ragazzi a chiacchierare, e poi
Pesaro, Fano, e tante altre ancora…
Quante cose ritornano alla mente in
questi 16 anni di attività dove ci si
donava ed ancora ci si dona con tutto se stessi; credo che nella comunità
di Castelbellino Stazione non ci sia
un solo ragazzo o ragazza al di sotto dei 25 anni che non abbia vissuto
una esperienza con noi. Ricordo gli
esercizi, gli urli, le arrabbiature, ma
chissà perché non mi vengono mai
in mente le sconfitte subite in partita,
quelle mai, ma sempre il volto dei ragazzi con il quale condividevamo un
pezzo della nostra vita.
Un episodio su tutti: un giorno abbiamo portato i ragazzi a conoscere
la comunità Oikos a Serra de’ Conti.
Ci aprì un mio vecchio compagno di
scuola, che sorpresa! e sentirlo parlare della sua esperienza e di quello
che aveva passato ci ha commosso
tutti.
Ricordo la cena dove Stefano che
ha ricevuto la “scarpetta d’oro” per i
suoi 10 anni consecutivi come il più
affezionato atleta (ancora gioca con
noi nella squadra dei grandi) e lo
premieremo a 20 anni (se continuerà
a giocare). E poi gli animatori che ci
hanno fatto crescere: Annalisa, Silvia, Nadia, Roberto, Catia, Riccardo,
Daniele, Sabrina, Gabriele, tanti e
quella frase di Silvia: “non credevo
che ci si potesse divertire nel giocare
a Pallavolo”Poi ricordo anche Diego, un ragazzo
solare spensierato che giocava con
noi a calcetto, purtroppo adesso non
c’è più, un incidente col motorino se
l’ha portato via a neppure 18 anni.
Quante gioie! E quella volta che arrivammo secondi con la squadra di
Pallavolo al torneo Regionale ed ancora l’indimenticabile Stadium – lo
sport incontra la piazza - a San Benedetto torneo 24 ore su 24 (mentre
io dormivo nel sacco a pelo in palestra)
A volte penso quanto eravamo incoscienti, a 18, 20, 22 anni andare con i ragazzi fuori con le nostre
auto, prendersi la responsabilità di
questi ragazzi, con noi poco più che
maggiorenni. Purtroppo adesso non
lo rifarei ma è ciò che ho fatto, anzi
che abbiamo fatto, che ha permesso
a tanti ragazzi di vivere uno spaccato
di vita diverso, non dico migliore, ma
sicuramente diverso, e dico: “Ragazzi,
fatelo, non abbiate paura, prendetevi
le vostre responsabilità e fate vivere
bei momenti a chi vi sta intorno e
neppure immagina cosa significa divertirsi facendo Sport.”Andrea Gasparini
VOLLEY Venerdì 28 scatta la final eight di Coppa Italia
Monte Schiavo, sabato a Pesaro per il derby
G
razie al successo sull’Altamura, la Monte
Schiavo Banca Marche
ha conquistato il quinto posto, scavalcando il
Busto Arsizio. Domenica
scorsa al PalaTriccoli, le
jesine hanno inflitto alle
pugliesi un pesante 3-0
(parziali: 26-24, 25-15,
25-21). Mercoledì 12 è
terminata l’avventura in
Champions League delle
“prilline”. Inutile il successo per 3-2 contro Perugia
(parziali: 25-21, 15-25,
25-23, 17-25, 15-6) nella gara di ritorno del
PalaTriccoli, dopo lo 0-3 dell’andata. La classifica dopo la nona giornata di ritorno: Pesaro 53 punti; Bergamo 47; Perugia 45; Novara
42; Monte Schiavo Banca Marche Jesi 34;
Busto Arsizio 32; Santeramo 26; Sassuolo
24; Altamura e Chieri* 18; Imola* 14; Forlì
4 punti. (Chieri e Imola una
partita in meno).
Oggi, sabato 22 marzo, le
“prilline” sono di scena a Pesaro per il derby marchigiano (ore 18, diretta Sky Sport
2). Le adriatiche, allenate
dal tecnico Vercesi, possono
contare sulle azzurre Ferretti e Guiggi. Nella Monte
Schiavo sono ben quattro
gli ex: Abbondanza, il vice
Bragagni, Rinieri e Puerari
(nella foto). All’andata finì 31 per le pesaresi. Da venerdì
28 a domenica 30 marzo, a
San Lazzaro di Savena, si disputerà la final
eight di Coppa Italia. Venerdì si giocheranno
i quarti e per le jesine, l’avversario sarà ancora una volta il Perugia (ore 21, diretta Sky
Sport 3). Sabato 29 si giocheranno le semifinali, mentre domenica la finalissima.
Gip
BASKET Domenica 30 arriva il derelitto Novara
Il campionato si ferma per la Pasqua
P
er l’ottava volta, i minuti
finali hanno condannato la Fileni Bpa. Domenica
scorsa a Casale Monferrato,
gli arancio-blu hanno visto
sfumare la vittoria nell’ultimo giro di lancette, finendo col perdere per 93 a 86.
Agli jesini non sono bastati
i 27 punti di Moss (nella
foto). Giovedì 20, gli jesini
hanno ospitato al PalaTriccoli il Sassari, per il turno
pre-pasquale. La classifica
dopo l’ottavo turno di ritorno: Ferrara 36 punti; Sassari
32; Reggio Emilia, Caserta e
Soresina 30; Casale Monferrato e Pistoia 26; Fileni
Bpa Jesi 24; Pavia e Rimini
20; Veroli, Imola e Livorno
18; Fabriano 16; Montecatini 12; Novara 8 punti. In
vista delle festività pasquali,
il campionato di Lega due
osserverà una domenica di
riposo. Si riprenderà domenica 30 marzo, quando
a Jesi arriverà il fanalino di
coda Novara (ore 18.15).
I piemontesi, nonostante
i tanti cambi di giocatori
e di allenatori, sembrano
condannati alla retroces-
sione. Punto di forza, del
team guidato da Morganti, è l’americano Bowman.
All’andata finì 93-67 per la
Fileni.
Giovedì 3 gli jesini torneranno in campo a Rimini
(ore 20.30), per uno spareggio play-off. La compagine allenata da Ticchi, ha
nell’oriundo Scarone e nella
coppia americana formata da Thomas e Bell, i suoi
punti di forza. All’andata
si imposero gli arancio-blu
per 95-87.
Giuseppe Papadia
Calcio Eccellenza, promozione,
prima e seconda categoria
CALCIO
CENTRO SPORTIVO ITALIANO
23 marzo 2008
Due belle squadre, la jesina ospitante e l’Osimana ospite, che davano la sensazione di volere l’intera
posta in palio. Anche se circospezione e vivacità di ritmi si equilibravano, rendendo lo spettacolo
assai gradevole, con qualche sussulto per i settecento tifosi d’ambedue le compagini.
Dopo un’ora portata avanti sempre
in crescendo, molti avrebbero vaticinato uno zero a zero conclusivo.
Ma a questo punto ecco l’imponderabile: il brindisino arbitro fischia
decisamente contro Malavenda
per trattenuta in area ai danni del
bomber leoncello Crispino, decretando il penalty, tra le contestazioni rabbiose e prolungate, ma
inutili. Lo stesso Crispino va al tiro
e segna il gol partita. Questo rigore
certamente sarà matrice di infinite
discussioni, specie da parte osimana.
Alla Jesina il ventesimo gol di Crispino porta la salvezza come principale obiettivo di questo cam-
pionato e, se i giovani leoncelli ci
prendessero gusto? Ora il mister
Trillini può stimolarli senza timori
scaramantici! Il prossimo turno a
Jesi vedrà il Civitanova.
Vir
Promozione
Il Mosaico Vallesina incespica in
un gol a freddo, dopo appena sei
minuti di gioco; e gli costerà caro,
non riuscendo a modificare il risultato.
Prima categoria
Cupramontana vince a Castelfidardo (1-2). Ad Osimo Stazione, San
Marcello pareggia (2-2). Perde il
Monserra a Offagna (2-0).
Seconda categoria
Aesina-Monsano (0-0). Aurora – Torrette (0-2). Borgo Minonna – Apiro
(0-0). Cameratese-Virtus Jesi (0-0).
Vince il Castelbellino contro Polverigi Agugliano (2-1). Altrettanto la
Sampaolese con il Candia (2-1).