continua - Sicurezzaonline

Transcript

continua - Sicurezzaonline
54
sonale, comprendente soggetti in un’ampia fascia d’età
con una significativa rappresentanza femminile (41, 58).
Accanto al personale effettivo (agenti, assistenti, sovrintendenti, ispettori, funzionari, dirigenti) operano ausiliari
di leva, diversi tecnici e professionisti (es. medici, ingegneri, chimici) e numerosi civili (41, 76, 87).
Il servizio fondamentale prestato è il mantenimento
dell’ordine pubblico: vegliare sulla sicurezza dei cittadini
e sulle loro proprietà, garantire il rispetto della Legge, prestare soccorso in caso di incidenti o pubbliche calamità
(41). Pertanto la tutela della salute tra le Forze dell’Ordine
presenta innanzi tutto aspetti e problematiche caratteristici
delle medicina militare. In proposito è interessante ricordare come quest’ultima sia una disciplina antichissima, in
quanto l’integrità psicofisica del soldato è stata, sin dal remoto passato, privilegiata per evidenti motivi politici (10).
Anche Bernardino Ramazzini (Carpi 1633 - Padova 1714),
il padre della medicina del lavoro, nel suo trattato sulla
malattie dei lavoratori riserva un capitolo alle malattie dei
soldati, ponendo soprattutto l’accento sulla traumatologia
e sulle malattie infettive e diffusive, ma richiamando l’attenzione anche sulle turbe emotive che potevano insorgere
nell’attesa del combattimento (73, 87).
Tuttavia, accanto ad attività prettamente “militari”, tra
le Forze dell’Ordine si ritrova un’ampia e diversificata serie di lavorazioni e di mansioni che espongono gli addetti
a peculiari fonti di nocività (Tab. I).
La particolare natura dei compiti delle Forze dell’Ordine impone infine che su molte attività sia imposto un certo grado di segretezza. Rispetto ad altri ambiti, questo rappresenta evidentemente un’ulteriore difficoltà da superare
per lo studioso che desideri indagare i fattori professionali
di rischio.
Tenendo presente le difficoltà e le limitazioni esposte
sopra -e seguendo la tradizionale classificazione che distingue i fattori di rischio in fisici, chimici e biologici- nei
paragrafi successivi si tenta di identificare le principali
noxae occupazionali alle quali può essere esposto chi opera nelle Forze dell’Ordine.
Agenti fisici
Fattori meccanici
Il mantenimento dell’ordine pubblico e la lotta alla
criminalità espongono notoriamente a gravi pericoli per
la vita e per l’incolumità fisica. Tra le Forze dell’Ordine
sono di frequente riscontro contusioni, escoriazioni, ecchimosi, ferite lacero-contuse (a volte provocate da morsi, umani o di animali), lesioni dell’apparato locomotore
(fratture, lussazioni, distorsioni, strappi e stiramenti muscolari), lesioni da sforzo, cadute e precipitazioni, schiacciamenti, incidenti stradali, ferite da arma bianca, ferite
da arma da fuoco, ferite da armi improprie, scoppi ed
esplosioni (79, 88). Casistiche statunitensi mostrano come gli agenti di Polizia siano la categoria professionale al
primo posto per violenze e omicidi subiti in occasione di
lavoro (38).
L’impiego delle armi da fuoco comporta il rischio di
infortuni anche mortali. Vi sono esposti gli agenti, gli ad-
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
detti all’officina riparazione armi e alle armerie, gli
istruttori e gli assistenti di tiro. I provvedimenti per il
contenimento del rischio devono comprendere un rigoroso addestramento nel quale si richiami l’attenzione sulle
procedure di sicurezza da adottare nella manutenzione e
nell’utilizzo delle armi e sulle responsabilità che il loro
uso comporta (10). Peculiare il rischio da scoppi ed
esplosioni per gli artificieri, in particolare durante operazioni di bonifica.
Per le mansioni pericolose è auspicabile l’adozione di
dispositivi di protezione individuale, quali caschi, giubbotti antiproiettile per la difesa del torace e occhiali in policarbonato per la protezione dell’apparato visivo. Tuttavia,
l’utilizzo di tali dispositivi può a sua volta essere fonte di
rischio, come dimostra la segnalazione di sindromi dell’egresso toracico superiore in utilizzatori di giubbotto antiproiettile (63, 72).
Altre mansioni a rischio di gravi traumatismi sono
quelle comprendenti la guida di autoveicoli o motoveicoli
(soprattutto per gli agenti della Polizia Stradale) o di altri
mezzi di trasporto (elicotteri, aeroplani). Importante in
questi casi la correlazione tra incidenti del traffico e lavoro a turni con affaticamento psico-fisico (32).
Rischi traumatici derivano inoltre dall’addestramento e
da attività sportive (23).
L’azione reiterata di agenti meccanici (es. pressioni e
sfregamenti continuati) può essere all’origine di microtraumatismi cronici. Possono esservi esposti gli addetti alle falegnamerie, alle officine meccaniche e ai lavori di riparazione, a causa, per esempio, dell’uso di utensili manuali. Peraltro, questi lavoratori sono allo stesso tempo
esposti anche al già considerato rischio di traumatismi acuti, soprattutto alle mani e alle dita. Inoltre, qualora le lavorazioni richiedano movimenti ripetuti di eccessiva frequenza e intensità, possono insorgere patologie flogisticodegenerative dell’arto superiore comprese nei cosiddetti
cumulative trauma disorders (CTDs) (20).
Impegno fisico
L’impegno fisico, dell’intero corpo o di parti di esso,
può essere all’origine di affaticamento. Tale condizione,
entro certi limiti fisiologica, tende a scomparire con il riposo, ma la fatica eccessiva -oltre ad aumentare considerevolmente il rischio infortunistico- può essere all’origine di
manifestazioni patologiche, acute (crampi, contratture, dispnea, emoconcentrazione) e croniche (disturbi del sonno,
del comportamento e dell’umore) (13, 17).
Nell’ambito delle Forze dell’Ordine, le attività a maggior rischio di affaticamento sono ancora una volta quelle
legate al mantenimento dell’ordine pubblico e alla lotta alla criminalità, oltre a quelle che prevedono il lavoro a turni, le attività sportive e di addestramento, le mansioni con
disagi posturali o che prevedano la movimentazione manuale dei carichi (17, 41).
Gli agenti di Polizia alla guida di autovetture per
tempi prolungati manifestano dolori lombari (i motociclisti alle spalle) in maniera significativamente più elevata rispetto ai controlli; la sintomatologia apparentemente peggiora con l’aumentare del chilometraggio annuo (7, 37).
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
Impegno visivo; videoterminali
L’eccessivo impegno visivo può causare una sindrome
detta astenopia (affaticamento visivo), l’insorgenza della
quale può essere favorita da fattori individuali (vizi di rifrazione) e ambientali (es. illuminazione incongrua, impurità o secchezza dell’aria). La sintomatologia comprende
cefalea (soprattutto frontale), irritazione oculare, fotofobia, lacrimazione (2). I possibili effetti a medio-lungo termine sono scarsamente noti: in particolare è controversa la
possibilità di insorgenza o di aggravamento di vizi di rifrazione, quali la miopia.
Nelle Forze dell’Ordine le attività che comportano intenso impegno visivo sono la microscopia (nei laboratori)
e l’impiego di videoterminali (VDT). Il lavoro al VDT è
tra l’altro fonte di rischio “ergonomico” per il collo e per
l’arto superiore (61).
Condizioni climatiche; alte e basse temperature
Tutte le attività lavorative all’aperto possono esporre,
soprattutto nelle stagioni estiva e invernale o in sedi particolari (es. alta montagna, sott’acqua), a condizioni climatiche e atmosferiche sfavorevoli. I rischi conseguenti
(es. ustioni, congelamenti, colpo di sole, colpo di calore)
sono ad esempio caratteristici degli addetti ai valichi di
frontiera, degli agenti imbarcati su natanti, dei sommozzatori (88).
Un’ovvia fonte di rischio (soprattutto per i Vigili del
Fuoco ma non solo) è rappresentata dagli incendi, che tra
l’altro espongono -oltre che alle fiamme e al calore- a temibili prodotti di combustione (es. monossido di carbonio,
cianuri, irritanti respiratori) (45, 84).
Condizioni microclimatiche sfavorevoli possono crearsi in ambienti chiusi sovraffollati e malventilati, come uffici e guardine, oppure in lavorazioni che espongono a fonti di calore, come nelle officine meccaniche durante operazioni di saldatura o nelle cucine (88).
Alte e basse pressioni
Rischio di baropatìe, da compressione (es. otopatìe) e
da decompressione (es. embolia gassosa), esiste principalmente nelle attività subacquee. Riservate a personale specializzato, esse comprendono la ricerca e il recupero di
corpi di reato, armi, munizioni, stupefacenti, cadaveri, relitti e altro materiale occultato o disperso; ispezioni e ricognizioni di relitti; soccorso in occasione di alluvioni e allagamenti (76).
55
Più rara l’eventualità di danni da bassa pressione atmosferica (ipobaropatìe). Soggetti trasferiti ad alte quote (per
esempio ai valichi montani di frontiera), e non acclimatati,
possono incorrere nel cosiddetto “mal di montagna” che,
nella sua forma acuta, può manifestarsi con disturbi gastrointestinali, cardiocircolatori e/o neuropsichici (88).
Di importanza storica è l’aeroembolismo, forma di embolia gassosa che può colpire gli occupanti di aerei non
pressurizzati in caso di rapide ascensioni. Attuale è invece
il gravissimo rischio di decompressione esplosiva in caso
di rottura di cabine pressurizzate (77).
Rumore
Il rumore è una delle fonti di nocività più diffuse in ambito lavorativo. Non fanno eccezione le Forze dell’Ordine,
soprattutto per l’utilizzo delle armi da fuoco (12, 68, 91).
Il tipo di rumore generato da queste armi è di breve durata
ma di grande intensità. Le esercitazioni di tiro espongono
pertanto il personale in addestramento, gli istruttori e gli
assistenti di tiro innanzi tutto al rischio di trauma acustico
acuto, che si sostanzia tipicamente nella lesione della
membrana del timpano ma che, nei casi più gravi, può
comportare la dislocazione della catena degli ossicini e lesioni cocleari (14, 68).
Pure possibile, negli addetti ai poligoni, il danno da esposizione cronica (ipoacusia da rumore), rischio che grava anche su chi opera nel traffico veicolare (in particolare sui Vigili Urbani); sul personale in servizio negli aeroporti; sugli
addetti alle officine meccaniche (fabbri, meccanici, carrozzieri), alle prove dei motori a scoppio, alle falegnamerie, alle tipografie, alle radiocomunicazioni (operatori in cuffia),
agli strumenti musicali (banda musicale). Anche l’utilizzo di
veicoli rumorosi (natanti, elicotteri, autoveicoli) può essere
causa di danno all’apparato uditivo, qualora non si adotti un
adeguato isolamento per gli occupanti (3, 16, 78).
È opportuno ricordare che il rumore può produrre anche effetti extrauditivi (neuropsichici, endocrini, cardiovascolari, gastroenterici) e può influire negativamente sull’attività lavorativa ostacolando le comunicazioni verbali e
allungando i tempi di reazione, con conseguente aumento
del rischio infortunistico (88).
Vibrazioni e scuotimenti
Il problema delle vibrazioni è connesso strettamente a
quello del rumore, a causa dell’origine spesso comune.
L’utilizzo di armi, soprattutto quelle automatiche, è fonte di intense vibrazioni ad alta
Tabella I. Personale delle Forze dell’Ordine esposto a particolari rischi professionali (76) frequenza che si trasmettono al
sistema mano-braccio-spalla,
• addetti alle officine e alle carrozzerie
• addetti agli aeroporti e ai valichi di frontiera
con conseguenti rischi osteoar• addetti alla falegnameria
• piloti ed elicotteristi
ticolari (artropatìe dell’arto superiore) e neurovascolari (mi• addetti alle tipografie
• imbarcati su natanti e sommozzatori
croangiopatìa, neuropatìe peri• addetti ai magazzini
• autisti e motociclisti
feriche). Peraltro, strumenti vi• addetti a pittura, verniciatura, smaltatura
• sportivi
branti -quali mole, trapani, fre• addetti alle armerie e istruttori di tiro
• laboratoristi
se- sono utilizzati anche nelle
• addetti agli accumulatori
• addetti al governo di animali
lavorazioni dei metalli e del legno effettuate nelle officine,
• saldatori
• banda musicale
nelle carrozzerie e nelle fale• videoterminalisti
• addetti a servizi di mensa, spacci, bar
gnamerie (Tab. I) (10, 88).
56
Scuotimenti e vibrazioni a bassa frequenza sono tipicamente provocati dai mezzi di trasporto a motore. Sono
dunque esposti gli autisti dei veicoli motorizzati (automobili, camion, elicotteri, aerei) e i loro passeggeri (78), nonché gli agenti imbarcati su natanti (76). Un’altra categoria
esposta al rischio da scuotimenti è rappresentata dal personale a cavallo (tipica ad esempio la ptosi renale).
Gli scuotimenti generano, in soggetti predisposti, una
sintomatologia acuta (chinetosi) o cronica. Quest’ultima si
caratterizza per manifestazioni viscerali (ptosi, alterazioni
funzionali del tubo digerente, ulcere peptiche, spasmi coronarici) e/o alterazioni degenerative del rachide (spondiloartrosi). I danni anatomici sono spesso preceduti da disturbi muscolo-scheletrici (dolori alla schiena, al collo, alle spalle), che sembrano essere assai diffusi tra gli agenti
di Polizia (37). È stata segnalata una sinergia tra stress lavorativo e sintomi muscolo-scheletrici: lo stress può aumentare il tono muscolare, fino allo sviluppo di dolori muscolari (53).
Elettricità
Fattore di rischio ubiquitario, l’elettricità è possibile
causa di danni diretti, locali (ustioni, “marchi elettrici”) e
generali (tetanizzazione, fibrillazione ventricolare, “siderazione bulbare”), ma può anche determinare lesioni di tipo semi-diretto (proiezioni o precipitazioni dopo contatto
elettrico) e indiretto (conseguenti a incendi).
Tra le Forze dell’Ordine sono esposti al rischio di elettrocuzione (trauma elettrico da fonti artificiali) tutti coloro
che utilizzano utensili elettrici nel loro lavoro: in falegnameria, nelle officine, nelle tipografie, nei lavori di saldatura ad arco elettrico. Chi opera all’aperto è inoltre esposto
al rischio di essere colpito da scariche elettriche naturali
(fulminazione o folgorazione) (rischio generico aggravato
secondo la terminologia medico-legale) (88).
Radiazioni ionizzanti
Nell’ambito delle Forze dell’Ordine, il rischio professionale da radiazioni ionizzanti (RI) grava principalmente
sul personale sanitario (radiologi e tecnici di radiologia,
ma anche endoscopisti, chirurghi e ortopedici) e sui laboratoristi (impiego di radioisotopi). Nelle officine meccaniche e nei cantieri navali possono essere esposti gli addetti
al controllo non distruttivo delle saldature. Sorgenti di radiazioni γ sono presenti all’interno degli impianti radar.
Raggi X sono utilizzati per il controllo aeroportuale dei bagagli (76).
Occorre ricordare che, in condizioni di normale operatività, le moderne misure radioprotezionistiche permettono
di annullare il rischio di effetti deterministici delle RI (es.
radiodermiti, ipoplasia midollare), ma non quello di danni
stocastici (effetti mutageno, leucemogeno, cancerogeno).
Raggi ultravioletti
Dotati di scarsa capacità di penetrazione nei tessuti biologici, i raggi ultravioletti (UV) possono esercitare danno
prevalentemente a livello della cute e dell’occhio. Gli effetti nocivi sull’apparato tegumentario comprendono
ustioni di vario grado per esposizione acuta, nonché invecchiamento cutaneo e ipercheratosi per esposizione cronica.
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
I raggi UV svolgono pure azione cancerogena, facilitando
l’insorgenza di epiteliomi (basocellulari e spinocellulari) e
di melanomi. A livello oculare possono determinare cheratocongiuntiviti acute assai dolorose, accompagnate da lacrimazione, fotofobia, blefarospasmo, tipicamente insorgenti dopo una fase di latenza di alcune ore.
Il sole è la più comune sorgente di raggi UV. Sono pertanto esposti a tale fattore di rischio coloro che devono trascorrere molte ore di lavoro in luoghi assolati, come può
accadere, per esempio, agli agenti della Polizia Stradale,
agli addetti ai valichi montani di frontiera, al personale imbarcato su natanti (76).
Altra situazione di esposizione può essere quella dei laboratoristi durante operazioni di sterilizzazione in continuo di ambienti con lampade UV-C. Più consistente è il rischio per gli addetti alla saldatura ad arco elettrico.
Microonde e onde radio; campi elettromagnetici
Microonde e onde radio sono ampiamente utilizzate
nei sistemi di comunicazione e nelle installazioni RADAR: radiotrasmettitori, RADAR di rilevamento e puntamento, radiofari e radiogoniometri, radiosentieri di atterraggio per aeromobili. Le esigenze operative impongono
spesso che il personale stazioni in prossimità di apparati
emettitori, o si trovi investito direttamente dal fascio di radiazioni (88).
Gli effetti biologici sono scarsamente conosciuti e controversi (6, 95, 100). È possibile in primo luogo un effetto
termico locale, particolarmente grave su alcuni organi quali l’occhio (rischio di cheratite, uveite e cataratta) e il testicolo (possibili alterazioni della spermatogenesi). Sono
inoltre descritti effetti non termici: neuroendocrini, cardiovascolari, ematologici (linfocitosi), immunologici (alterazioni dell’anticorpopoiesi). È nota una teratogenesi sperimentale.
Da sottolineare la segnalazione di neoplasie testicolari
maligne in agenti di polizia professionalmente esposti alle
emissioni di pistole-radar utilizzate per determinare la velocità degli autoveicoli: l’insorgenza di tali tumori è stata
messa in relazione all’abitudine degli agenti di tenere in
grembo l’apparecchio, acceso, nei momenti di non utilizzo
(22, 29). L’uso delle pistole-radar è stato indicato come
possibile fattore di rischio anche per altre neoplasie maligne (29, 92, 98).
Particolarmente controversi sono i dati su un’eventuale azione cancerogena dei campi elettromagnetici tra gli
addetti alle radiocomunicazioni, tra gli operatori di impianti elettrici e tra i saldatori: accanto a studi che sembrano indicare un’aumentato rischio di leucemia (82), carcinoma polmonare (86), astrocitoma (52) e carcinoma della
mammella maschile (54), ne esistono altri che non mostrano associazioni statisticamente significative (6, 27).
La complessiva scarsezza di dati e la loro difficile
confrontabilità si traducono in insufficienti direttive e
norme di prevenzione. In particolare, non è oggi tecnicamente possibile misurare con accuratezza l’energia assorbita dall’Uomo, così come non esiste omogeneità tra i
limiti di esposizione stabiliti dalle legislazioni dei vari
Paesi, posti come intensità di campo elettrico o di campo
magnetico (34).
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
Agenti chimici
Prodotti di combustione
I processi di combustione possono generare un vasto
ed eterogeneo gruppo di sostanze potenzialmente nocive,
comprendente ossidi di carbonio (CO, CO2), di zolfo e di
azoto, cianuri, ozono, aldeidi, idrocarburi, composti del
piombo, polveri e fibre minerali. I meccanismi di nocività
di tali agenti sono molteplici; essi comprendono l’insulto
termico, l’azione irritante (SO2, ozono, aldeidi, polveri),
gli effetti tossici (CO, cianuri, piombo), l’azione pneumoconiogena (polveri e fibre minerali), la cancerogenicità
(benzene, idrocarburi aromatici policiclici) (55).
Nell’ambito delle Forze dell’Ordine, l’esposizione a
prodotti di combustione deriva innanzitutto dall’inquinamento atmosferico, causato dagli impianti di riscaldamento, dall’emissioni industriali e dal traffico veicolare. Il rischio origina pertanto -ancora una volta- da attività esterne, soprattutto se svolte in città (5, 42).
A Milano sono stati misurati aumentati livelli di carbossiemoglobina negli agenti di Polizia Municipale (5).
Tra i loro colleghi di Roma è stato riscontrato un eccesso
di mortalità per patologie ischemiche cardiache (30). Aumentate morbidità e mortalità per cardiovasculopatìe negli
addetti al traffico è segnalata anche in diversi studi epidemiologici statunitensi (25, 31, 96).
Uno studio condotto a Genova ha dimostrato che, rispetto a chi lavora in ambiente chiuso, l’esposizione ambientale a idrocarburi policiclici aromatici (IPA) è 10-30
volte maggiore per gli addetti al traffico, i quali di conseguenza presentano elevati livelli di addotti al DNA (62).
Gli agenti di Polizia Municipale di Roma che operano in
esterno sono esposti a concentrazioni ambientali di benzene circa doppi rispetto ai loro colleghi che lavorano in ufficio; tale dato trova riscontro in aumentate concentrazioni
ematiche di tale composto (90). Sempre negli agenti urbani è stato riscontrato un aumento di alterazioni nucleari
linfocitarie (scambio tra cromatidi gemelli) (15).
Alcuni studi epidemiologici suggeriscono una correlazione tra la professione di vigile o di poliziotto e mortalità
neoplastica, senza però distinguere tra lavoratori con alta o
bassa esposizione a emissioni autoveicolari (30, 96, 98). In
proposito è significativo il lavoro di Gubéran et al. (36), secondo il quale guidatori “non professionisti” ma molto
esposti all’inquinamento urbano presentano una incidenza
di carcinoma polmonare significativamente più elevata rispetto alla popolazione generale. Naturalmente, nell’interpretazione di questi dati occorre considerare il possibile
ruolo di altri fattori quali la dieta, l’assunzione di alcolici, il
fumo e l’azione dello stress. In ambienti chiusi possono essere esposti a prodotti di combustione i tecnici addetti alla
manutenzione o alla riparazione di motori e i saldatori. Tali operazioni sono talora effettuate in spazi confinati, dove
è facile che gli inquinanti raggiungano rapidamente concentrazioni relativamente elevate (88). Allo stesso modo, in
poligoni di tiro non ben ventilati si possono accumulare i
prodotti della combustione della polvere da sparo (12, 91).
Già ricordato, infine, il grave rischio inalatorio in caso
di incendi (45, 84).
57
Coinvolgimento in incidenti chimici
Oltre che in caso di incendio, le Forze dell’Ordine (come del resto il personale sanitario dell’emergenza) sono
chiamate a intervenire in caso di incidenti chimici (eventualmente conseguenti ad atti terroristici: 65, 81). Tale attività comporta il rischio (spesso sottovalutato), tipico ad
esempio per i Vigili del Fuoco, di esposizione a noxae chimiche di varia natura (es. solventi, pesticidi, gas tossici,
sostanze caustiche), soprattutto durante le prime fasi dell’intervento e dell’assistenza alle eventuali vittime (46): i
soccorritori possono incorrere in intossicazioni (o lesioni
irritative) acute di varia gravità, con eventuali postumi a
lungo termine (50, 65).
Il rischio risulta ancora maggiore in caso di catastrofi
chimiche con intossicazioni di massa, circostanze in cui
esiste la necessità di intervenire rapidamente e di soccorrere un numero notevole di soggetti contaminati (46, 81).
Aggressivi irritanti-lacrimogeni
Tipicamente utilizzati per sedare manifestazioni di
massa violente, gli aggressivi chimici irritanti-lacrimogeni sono un gruppo di composti in grado di provocare nelle mucose esposte reazioni flogistiche e secreto-vasomotorie localizzate, benigne e spontaneamente reversibili,
ma accompagnate da una sintomatologia di tale entità da
impedire al soggetto colpito la prosecuzione di qualsiasi
attività (43).
I prodotti attualmente in uso sono CS (o-clorobenzilmalononitrile), CN (cloroacetofenone o CAF) e CR (dibenzoxazepina). Essi possono costituire fonte di danno
per le Forze dell’Ordine utilizzatrici in caso di impiego
erroneo (es. con vento contrario) senza adeguata protezione respiratoria. Deve essere precisato che l’effetto
semplicemente “lacrimogeno” di questi aggressivi dipende unicamente dalle condizioni d’impiego: concentrazioni elevate (ad esempio in ambienti chiusi) o situazioni patologiche concomitanti (broncopneumopatìe, cardiopatìe) possono essere all’origine di manifestazioni cliniche gravi e potenzialmente mortali (lesioni cutanee, edema della glottide, broncospasmo generalizzato, edema
polmonare acuto) (88, 94).
Piombo
Sono esposti a rischio saturnino gli addetti ai poligoni
di tiro (piombo derivante dalla carica d’accensione, dall’abrasione dei proiettili sulla canna, dalla frantumazione degli stessi nel parapalle), il personale adibito al recupero e
alla rifusione dei proiettili, gli addetti alle batterie, ai gruppi elettrogeni delle officine, a governo, carica e pulizia degli accumulatori; possono inoltre costituire fonte di rischio
l’impiego di pitture contenenti pigmenti al piombo (minio,
litargirio) e la già ricordata esposizione a emissioni veicolari (12, 76, 91).
Una fonte di esposizione spesso misconosciuta è rappresentata dal piombo contenuto nelle polveri utilizzate
per la rilevazione delle impronte digitali (71, 93).
In base a quanto riportato in letteratura (11, 48, 67, 71)
e alla nostra esperienza clinica, è possibile affermare che,
sebbene al giorno d’oggi le intossicazioni saturnine conclamate siano del tutto eccezionali, non è raro riscontrare
58
tra il personale delle Forze dell’Ordine alterazioni degli indicatori biologici di dose (es. aumento della piombemia) o
di effetto (es. diminuzione dell’attività eritrocitaria dell’enzima ALA-deidratasi).
Solventi
Solventi organici (quali idrocarburi alifatici e aromatici, tricloroetilene e altri alogenati, aldeidi e chetoni, alcoli, glicoli ed eteri) trovano impiego in molte lavorazioni d’officina, ad esempio nella pulitura e nello sgrassaggio di parti metalliche (esposizione professionale per
meccanici e carrozzieri, ma anche per gli addetti alla manutenzione delle armi). Sono inoltre esposti gli addetti a
pittura, smaltatura e verniciatura (soprattutto se eseguita
con il pennello o la pistola a spruzzo), i falegnami (pure
esposti a polveri di legno -possibili sensibilizzanti e cancerogeni- resine e collanti), fabbri, tipografi, laboratoristi, armaioli. In tutte queste attività devono essere pertanto adeguatamente considerati i rischi di incendio ed
esplosione, accanto alla possibilità di effetti tossici e irritativi (10, 76, 88).
Lubrificanti e oli da taglio
Lubrificanti e oli da taglio (meglio detti fluidi lubrorefrigeranti) sono adoperati ogni volta che si impieghino
macchinari e motori o si lavorino parti metalliche. Anch’essi trovano pertanto applicazione in numerose lavorazioni d’officina e nella manutenzione/riparazione di armi
da fuoco.
Questi composti possono lasciare pellicole sdrucciolevoli sugli utensili, sui pezzi in lavorazione e sul pavimento, facilitando i traumatismi, e sono inoltre provvisti di caratteristica azione dermolesiva con conseguente rischio di
dermatite da contatto, di follicolite, di epiteliomi (88).
Materiali e reattivi di laboratorio
Nei laboratori sono comunemente impiegate centinaia
di reattivi e materiali: acidi, basi e sali (organici e inorganici); aldeidi e chetoni; alcoli, eteri, esteri, idrocarburi alogenati e altri composti organici (alcuni dei quali utilizzati
come coloranti); radioisotopi. Nonostante i quantitativi
impiegati siano generalmente limitati (soprattutto se confrontati a quelli utilizzati in ambito industriale), tali sostanze possono contaminare l’ambiente di lavoro (sotto
forma di spargimenti liquidi, aerosol, polveri, gas o vapori) ed esporre pertanto il personale a molteplici rischi professionali: incendi, scoppi ed esplosioni; irritazioni e causticazioni (ustioni chimiche); intossicazioni (acute o croniche); allergie; cancerogenesi e mutagenesi; tossicità riproduttiva e teratogenesi (28).
Guanti
Guanti di vari materiali (plastica, gomma, làtice) sono comunemente utilizzati dalle Forze dell’Ordine (in
ambito operativo, laboratoristico, sanitario) come mezzo
di protezione personale nei confronti di diverse noxae fisiche, chimiche e biologiche. I guanti stessi tuttavia possono essere all’origine di manifestazioni cliniche (cutanee, più raramente respiratorie), di natura allergica e/o
irritativa (1).
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
Agenti biologici
Definizione e classificazione
L’art. 74 del D.L.vo 626/1994 definisce agente biologico «qualsiasi microorganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni».
L’art. 75 ripartisce quindi gli agenti biologici in quattro
gruppi a pericolosità crescente sulla base di tre criteri: rischio di infezione, gravità dell’infezione stessa e disponibilità di misure profilattiche e terapeutiche. L’allegato XI
(aggiornato con il DM 12 novembre 1999) riporta l’elenco
degli agenti biologici classificati nei gruppi 2, 3 e 4. Tale
elenco, in contrasto con la definizione dell’art. 74 (che parla solo di “infezioni”) comprende anche organismi patogeni pluricellulari.
Indipendentemente dalla definizione fornita dalla legge, è opportuno ricordare che tradizionalmente, in medicina del lavoro, si includono tra i fattori di rischio biologico
anche i fattori umani patogeni (es. errori nell’organizzazione del lavoro), possibile causa (o concausa) di malattie
psichiche (nevrosi da lavoro e consimili) o psicosomatiche, a loro volta fonte di difficoltà diagnostico-terapeutiche e di delicati problemi d’ordine medico-legale (51, 69).
Nei prossimi paragrafi, pertanto, oltre ai principali rischi
infettivi e parassitari, è anche accennato il problema della
patologia da stress.
Tetano
Il tetano è una temibile complicazione delle ferite, specie di quelle profonde e anfrattuose, nelle quali si creano
condizioni di relativa anaerobiosi che favoriscono lo sviluppo del Clostridium tetani e la conseguente produzione
della tossina tetanica. La mortalità, legata soprattutto all’interessamento della muscolatura respiratoria e a complicanze cardiologiche, resta tuttora molto elevata (80).
Tra le Forze dell’Ordine, data l’elevata incidenza di
traumatismi, il tetano rappresenta indubbiamente un rischio non trascurabile. Fondamentale importanza riveste
pertanto la vaccinoprofilassi.
Malattie a trasmissione ematica
Gli agenti responsabili di malattie a trasmissione ematica comprendono essenzialmente i virus epatitici (di tipo
B, C, delta ed E) e il virus HIV, agente eziologico dell’AIDS. Essi si trasmettono tramite l’inoculazione di sangue proveniente da soggetti malati o portatori: il contagio
può avvenire mediante puntura accidentale con aghi, siringhe o altri strumenti medico-chirurgici, oppure attraverso
ferite provocate da altri oggetti taglienti o acuminati contaminati da sangue infetto. Oltre al personale sanitario e ai
laboratoristi, sono pertanto esposti al rischio gli agenti che
operano “sul campo”, soprattutto se inesperti. Le situazioni più pericolose sono gli interventi di primo soccorso, le
collutazioni fisiche, gli arresti, le perquisizioni personali,
la manipolazione di corpi del reato (siringhe, aghi, armi
bianche), soprattutto quando sono coinvolti soggetti a rischio (tossicodipendenti, omosessuali, prostitute) (66, 75,
99). In letteratura è descritto il caso di un poliziotto che ha
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
sviluppato l’epatite B (successivamente indennizzata come
professionale) 15 settimane dopo essere stato morso a una
mano da un assalitore (39).
Limitatamente al rischio di epatite B, l’arma più efficace a livello preventivo è la vaccinoprofilassi; non esiste
tuttavia accordo sull’opportunità di attuare sistematicamente la vaccinazione su tutto il personale piuttosto che di
limitarla alle mansioni a rischio. Alcuni studi epidemiologici mostrano una prevalenza di soggetti HBV positivi significativamente maggiore tra gli agenti in servizio rispetto ad allievi o ad altri soggetti presi come controlli, suggerendo l’utilità della prevenzione vaccinale per gli operatori delle Forze dell’Ordine al momento della loro entrata in
servizio (18, 85). Altri, invece, rilevano una prevalenza di
HBV analoga a quella della popolazione generale, non ravvisando vantaggio dall’adozione del vaccino (4).
Malattie a diffusione aerea
Attraverso il mezzo aereo si trasmette un gruppo di malattie infettive di varia gravità e ad alta contagiosità, comprendenti il raffreddore, l’influenza e le sindromi parainfluenzali, le malattie esantematiche, la parotite epidemica, la
pertosse, la tubercolosi, la difterite, la meningite epidemica,
la legionellosi. Quest’ultima malattia è particolarmente insidiosa in quanto la Legionella pneumophila può formare colonie sui filtri dei condizionatori d’aria (in caso di cattiva
manutenzione) ed essere causa di infezioni collettive (70).
Il rischio di contagio è maggiore negli ambienti confinati e affollati, in assenza di adeguato ricambio d’aria, ed
è favorito dalle perfrigerazioni e dall’affaticamento fisico;
risulta così maggiormente esposto chi lavora al chiuso, soprattutto in collettività (impiegati, guardie penitenziarie), e
chi deve affrontare le condizioni climatiche inclementi
dell’inverno (personale di pattuglia, addetti ai valichi di
frontiera, personale imbarcato su natanti) (21, 24).
Zoonosi
Le zoonosi sono un vasto gruppo di malattie infettive e
parassitarie trasmissibili da animali vertebrati all’uomo.
Nell’ambito delle Forze dell’Ordine rivestono interesse le
patologie trasmissibili dal cane (es. rabbia, coriomeningite
linfocitaria, leptospirosi, micosi cutanee, leishmaniosi,
toxocariasi, strongiloidosi, echinococcosi, infestazioni da
pulci, zecche e altri acari*) e dal cavallo (encefaliti virali,
carbonchio, aspergillosi, brucellosi, morva, leptospirosi,
salmonellosi, actinomicosi, micosi cutanee) (47, 60).
Il personale a rischio comprende veterinari, istruttori e
conduttori cinofili, il personale a cavallo, gli addetti al governo di equini e di cani. Su tali mansioni grava anche il
rischio di allergie (a epiteli e derivati organici animali) e di
traumatismi (urti, morsi, calci).
Stress e fattori umani patogeni
La professione di tutore dell’ordine è caratteristicamente ad alto stress (19, 33). Una delle fonti più importanti
è il già ricordato pericolo per l’incolumità fisica, connaturato alle attività volte a mantenere l’ordine pubblico e a
*
59
combattere la criminalità (38). Il rischio di essere feriti o di
perdere la vita in servizio richiede un continuo e usurante
stato di vigilanza, poiché situazioni di relativa tranquillità
possono esitare, in maniera imprevedibile e improvvisa, in
situazioni estremamente pericolose (56).
Anche i ritmi lavorativi e gli orari di lavoro sono importanti cause di disagio: ben noti sono gli effetti della turnazione sui ritmi circadiani e biologici; tra questi si annoverano una peggiore qualità del sonno e una maggiore
stanchezza e sonnolenza diurna, a loro volta responsabili
di aumentato rischio infortunistico (32).
Tra gli aspetti extralavorativi stressanti non deve essere dimenticato il pendolarismo, a volte molto oneroso, e
l’assegnazione d’autorità a destinazioni tali da costringere
il lavoratore a una emigrazione forzata (59).
L’esposizione cronica a stress eccessivo può comportare una vasta gamma di conseguenze, comprendenti innanzitutto atteggiamenti di fuga dal lavoro (assenteismo, ritardo cronico, sonnolenza sul lavoro) e difficoltà nelle relazioni interpersonali (difficoltà a collaborare con i colleghi,
rifiuto delle regole); queste ultime si possono estendere anche all’ambito familiare, come testimoniato dall’elevata
frequenza di divorzi tra i poliziotti (89).
Altre conseguenze sono comportamenti patologici,
quali la tendenza all’isolamento sociale, gli atteggiamenti
sleali, l’abuso di farmaci, alcool, tabacco o l’uso di stupefacenti (74). In particolare, l’alcool è uno dei mezzi più
diffusi e più facilmente disponibili per fronteggiare situazioni di stress ed è spesso assunto dai tutori dell’ordine, a
volte anche durante il servizio (44, 74, 97).
Lo stress può essere all’origine di manifestazioni psicosomatiche, che possono confondersi con patologie organiche da altra causa (83), e di disturbi neuropsichici come
irritabilità, insonnia, psicoastenia, appetito scarso o al contrario eccessivo, ansia, depressione. Quest’ultima è probabilmente responsabile (assieme alla disponibilità di armi
da fuoco) della relativamente alta mortalità per suicidio tra
poliziotti (96, 98) e militari (41) segnalata in alcuni studi
epidemiologici (ma non in altri: 57). A seguito di eventi
drammaticamente violenti (come i conflitti a fuoco), non
sono rari disturbi post-traumatici da stress (26, 35, 49). Già
si è accennato al possibile ruolo dello stress nell’aumentata incidenza di neoplasie tra vigili e poliziotti (30, 96, 98).
Alle Forze dell’Ordine è spesso richiesto di reagire a
situazioni drammatiche (es.: rinvenimento di cadaveri, arresti, esecuzione di sfratti, comunicazione di notizie luttuose) in maniera “impersonale”, celando le proprie emozioni e la propria sensibilità (97). Questa incongruenza tra
doveri della professione ed emotività, se reiterata e profonda, può determinare in taluni soggetti un progressivo distacco dall’impegno lavorativo con disinteresse per il proprio compito, eventualmente accompagnato da sintomi di
affaticamento e da disturbi psicosomatici, inquadrabile in
una sindrome da burn-out (33). Contribuiscono ad aggravare la demotivazione l’inquadramento in una gerarchia rigida e i contrasti con il sistema giudiziario, i media o la comunità, che possono alimentare nei tutori dell’ordine la
Tali parassiti possono a loro volta essere vettori di gravi malattie infettive (es. rickettsiosi, encefaliti virali).
60
frustrante sensazione di essere lasciati soli ad affrontare un
compito impari (56).
Molto poco esplorato tra le Forze dell’Ordine risulta
essere il problema della sindrome da mobbing, ossia delle manifestazioni psicosomatiche, emozionali e comportamentali derivanti da vessazioni reiterate nell’ambiente
di lavoro. Recentemente è giunto alla nostra osservazione un agente di Polizia Municipale che aveva sviluppato
un disturbo post-traumatico da stress apparentemente dopo avere subito, per alcuni mesi, atteggiamenti persecutori e minacce da parte di un collega, sfociati in un’aggressione fisica (64).
Considerazioni conclusive
La complessa e diversificata attività dei tutori dell’ordine espone questa eterogenea categoria di lavoratori a numerosi fattori occupazionali di rischio, di natura fisica,
chimica e biologica. Gli scriventi non dispongono di dati
precisi; è tuttavia noto che, tra le Forze dell’Ordine, infortuni sul lavoro e malattie professionali (o correlate al lavoro) sono tutt’altro che rari. Appare pertanto evidente la necessità di applicare anche a questo ambito gli insegnamenti tradizionali della medicina del lavoro, avvalendosi dell’esperienza maturata in campo industriale, in agricoltura e
nel terziario.
Come ricordato all’inizio, qualsiasi intervento preventivo («censura» del rischio o risk reduction) deve partire
dalla sistematica individuazione («censimento») dei rischi
insiti nelle varie mansioni e lavorazioni (risk identification) e nella loro valutazione (semi)quantitativa (risk assessment: tenendo debitamente in considerazione la variabilità individuale degli esposti). Su tale base dovranno
quindi essere effettuate la formazione e l’informazione, rivolte non soltanto ai lavoratori a rischio (come del resto
previsto dal dettato legislativo) ma anche agli stessi medici operanti in Polizia e negli altri corpi.
Anche nelle Forze dell’Ordine le misure preventive devono essere innanzi tutto di natura tecnico-ambientale, rivolte a contenere -ove possibile- i fattori di rischio (prevenzione primaria). Molto utili possono essere i dispositivi di protezione individuale (antinfortunistici, oculari, uditivi, respiratori, cutanei). Accanto alle misure preventive di
tipo tecnico, la natura e la diversificazione dei rischi rendono necessari piani di sorveglianza sanitaria (visite preventive e periodiche) integrati eventualmente dal monitoraggio biologico. In alcuni ambiti (es. radioprotezione, rumore, agenti cancerogeni, piombo, rischio biologico) le visite e la loro periodicità sono fissate da precise disposizioni legislative (quali i decreti legislativi 277/1991,
626/1994, 230/1995).
In previsione del possibile (e forse inevitabile) fallimento della prevenzione in un certo numero di casi, è necessario che siano predisposti servizi di primo soccorso (in
caso di infortunio), rapidi percorsi diagnostici per le tecnopatìe, efficaci interventi clinico-terapeutici e riabilitativi. È
infine auspicabile, per chi opera nelle Forze dell’Ordine, un
pronto riconoscimento medico-legale e assicurativo del
danno alla persona subito per difendere la collettività.
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
Bibliografia
1) Alessio L, Baruffini A, Biscaldi G, Cirla AM, Cortona G, Crippa M,
Franco G, Marcer G, Moscato G, Toffoletto F. Allergic and irritant
glove-related diseases in health care workers and their prevention.
Int J Occup Environ Health 1997; 3: 300-303.
2) Apostoli P, Semeraro F. Visione e lavoro. In: Ambrosi L, Foà V. Medicina del lavoro. UTET, Torino, 1996, pp. 463-467.
3) Attili F, Chiusano A, Giangiacomo G, Grasso S, Santonastaso F. Incidenza di otopatie su un gruppo di Finanzieri radaristi, armaioli e
istruttori di tiro. G Ital Med Lav 1990; 12: 109-114.
4) Bandaranayake DR, Salmond CE, Tobias MI. Occupational risk of
hepatitis B for police and customs personnel. Am J Epidemiol 1991;
134: 1447-1453.
5) Biava PM, Audisio R, Centonze A, Barbieri A, Bisanti L, Duca G. Indagine epidemiologica sulle condizioni di salute dei vigili urbani di
Milano in rapporto all’inquinamento da traffico veicolare. Med Lav
1992; 83: 249-258.
6) Brekenkamp J, Berg G, Blettner M. Biological effects on human
health due to radiofrequency/microwave exposure: a synopsis of
cohort studes. Radiat Environ Biophys 2003; 42: 141-154.
7) Brown JJ, Wells GA, Trottier AJ, Bonneau J, Ferris B. Back pain in
a large Canadian Police Force. Spine 1998; 23: 821-827.
8) Candura F. Appunti di medicina del lavoro. Scuola per infermieri
professionali Luigi Salaroli, Pavia, 1961.
9) Candura F, Candura SM. Elementi di tecnologia industriale a uso dei
cultori di medicina del lavoro. CELT, Piacenza, 2002.
10) Candura F, Danna P, Candura SM. I rischi professionali del lavoro militare. Atti del Convegno di studi “Quale Sanità Militare?”, Firenze,
29-30 gennaio 1986. Tipolitografia Stilgrafica, Roma, 1986, pp. 90-95.
11) Capellaro E, Scagliola D, Pira E, Botta GC, Scansetti G. Esposizione a piombo in poligoni sotteranei di tiro alla pistola. G Ital Med Lav
1990; 12: 157-161.
12) Cardarelli A, Pandolfini M. Rischi nei poligoni chiusi nell’Arma dei
Carabinieri. G Ital Med Lav 1990; 12: 143-148.
13) Carta P, Meloni M, Casula D. Elementi di fisiologia del lavoro. La
fatica. In: Casula D. (curatore) Medicina del lavoro, 3° ediz. Monduzzi, Bologna, 2003, pp.67-84
14) Catenacci G. Patologia da rumore. G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1,
95-98 (in questo stesso numero).
15) Chandrasekaran R, Samy PLP, Murthy PBK. Increased sister chromatid exchange (SCE) frequencies in lymphocytes from traffic policemen exposed to automobile exhaust pollution. Hum Exp Toxicol
1996; 15: 301-304.
16) Chen T-J, Chiang H-C, Chen S-S. Effects of aircraft noise on hearing
and auditory pathway function of airport employees. J Occup Med
1992; 34: 613-619.
17) Chiusano A, Chiusano R, Cannone L. Fatica acuta e fatica cronica:
rischio generico aggravato nell’Arma dei Carabinieri. G Ital Med
Lav 1990; 12: 91-94.
18) Cioli S, Cordelli A, Sardone D, Giannelli G, Lalli CG, Maresca A,
Pioda GB, Lanzetta BM, D’Annibali E. Epatite B: incidenza dei portatori e prime esperienze di vaccinazione di massa in Polizia. G Ital
Med Lav 1990; 12: 81-86.
19) Collins PA, Gibbs AC. Stress in police officers: a study of the origins, prevalence and severity of stress-related symptoms within a
county police force. Occup Med (Lond) 2003; 53: 256-264.
20) Colombini D, Occhipinti E, Grieco A. La valutazione e la gestione
del rischio da movimenti e sforzi ripetuti degli arti superiori. Angeleri, Milano, 2000.
21) Cooper-Arnold K, Morse T, Hodgson M, Pettigrew C, Wallace R,
Clive J, Gasecki J. Occupational tubercolosis among deputy sheriffs
in Connecticut: a risk model of transmission. Appl Occup Environ
Hyg 1999; 14: 768-776.
22) Davis RL, Mostofi FK. Cluster of testicular cancer in police officers
exposed to hand-held radar. Am J Ind Med 1993; 24: 231-233.
23) de Loes M, Jansson B. Work-related acute injures from mandatory
fitness training in the Swedish Police Force. Int J Sports Med 2002;
23: 212-217.
24) Di Martino M. Prevenzione delle malattie infettive in ambiente militare. G Med Mil 1987; 137: 175-182.
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
25) Dubrow R, Burnett CA, Gute DM, Brockert JE. Ischemic heart disease and acute myocardial infarction mortality among police officers. J Occup Med 1988; 30: 650-654.
26) Emsley RA, Seedat S, Stein DJ. Posttraumatic stress disorder and occupational disability in South African Security Force members. J
Nerv Ment Dis 2003; 191: 237-241.
27) EPRI (Electric Power Research Institute). Extremely low frequency
electric and magnetic fields and cancer: a literature review. Final report EN-6674. Research project 2965-12. December, 1989.
28) Fawcett HH. Exposures of personnel to laboratory hazards. Am Ind
Hyg Assoc 1972; 33: 559-567.
29) Finkelstein MM. Cancer incidence among Ontario police officers.
Am J Ind Med, 1998; 34: 157-162.
30) Forastiere F, Perucci CA, Di Pietro A, Miceli M, Rapiti E, Bargagli
A, Borgia P. Mortality among urban policemen in Rome. Am J Ind
Med, 1994; 26: 785-798.
31) Franke WD, Collins SA, Hinz PN. Cardiovascular disease morbidity
in an Iowa law enforcement cohort, compared with the general Iowa
population. J Occup Environ Med 1998; 40: 441-444.
32) Garbarino S, De Carli F, Nobili L, Mascialino B, Squarcia S, Penco
MA, Beelke M, Ferrilla F. Sleepiness and sleep disorders in shift
workers: a study on a group of Italian police officers. Sleep 2002;
25: 648-653.
33) Gershon RRM, Lin S, Li X. Work stress in aging police officers. J
Occup Environ Med 2002; 44: 160-167.
34) Gobba F, Barbi M, Roccatto L, Cavalleri A. La esposizione professionale a campi elettromagnetici ELF in varie attività lavorative. Lavoro e Medicina 1999; 12: 35-40.
35) Green B. Post-traumatic stress disorder in UK police officers. Curr
Med Res Opin 2004; 20: 101-105.
36) Gubéran E, Usel M, Raymond L, Bolay J, Fioretta G, Puissant J. Increased risk for lung cancer and for cancer of the gastrointestinal
tract among Geneva professional drivers. Br J Ind Med 1992; 49:
337-344.
37) Gyi DE, Porter JM. Musculoskeletal problems and driving in police
officers. Occup Med (Lond) 1998; 48: 153-160.
38) Hales T, Seligman PJ, Newman SC, Timbrook CL. Occupational
injuries due to violence. J Occup Med 1988; 30: 483-487.
39) Hamilton JD, Larke B, Qizilbash A. Transmission of hepatitis B by a
human bite: an occupational hazard. Can Med Assoc J 1976; 115:
439-440.
40) Helmkamp JC. Occupation and suicide among males in the US Armed Forces. Ann Epidemiol 1996; 6: 83-88.
41) Inserra A. I fattori di rischio nelle attività delle Forze di Polizia. Atti
della Giornata di studio su “I fattori di rischio nelle attività delle Forze di Polizia”, Acireale, 9 giugno 1990 (Trovato G, Ramistella EM,
curatori). Tipolito F. Lazzara, Catania, 1990, pp. 13-22.
42) Jo WK, Song KB. Exposure to volatile organic compounds for individuals wth occupations associated with potential exposure to motor
vehicle exhaust and/or gasoline vapor emissions. Sci Total Environ
2001; 26: 25-37.
43) Karagama YG, Newton JR, Newbegn CJ. Short-term and long-term
physical effects of exposure to CS spray. J R Soc Med 2003; 96:
172-174.
44) Kohan A, O’Connor BP. Police officer job satisfaction in relation to
mood, well-being, and alcohol consumption. J Psychol 2002; 136:
307-318.
45) Locatelli C, Candura SM, Maccarini D, Butera R, Manzo L. Carbon monoxide poisoning in fire victims. Indoor Environ 1994; 3:
16-21.
46) Locatelli C, Petrolini V, Luppi P, Gandini C, Butera R, Varango C,
Candura SM, Manzo L. Rischio professionale di intossicazione per il
personale sanitario dell’emergenza. Atti del III Congresso nazionale
di medicina preventiva dei lavoratori della sanità, Pavia, 12-14 marzo 1998 (Catenacci G, Bartolucci GB, Apostoli P, curatori). Fondazione Salvatore Maugeri, Pavia, 1998, pp. 338-341.
47) Lodetti E. Nozioni pratiche sulle principali zoonosi. Selezione Veterinaria 1986; 27: 1466-1672.
48) Löfstedt H, Seldén A, Storéus L, Bodin L. Blood lead in Swedish police officers. Am J Ind Med 1999; 35: 519-522.
49) Loo R. Post-shooting reactions among police officers. J Human
Stress 1986; 12: 27-31.
61
50) Luo J-CJ, Nelsen KG, Fishbein A. Persistent reactive airway dysfunction syndrome after exposure to toluene diisocyanate. Br J Ind
Med 1990; 47: 239-241.
51) Luzzago A. Problematiche medico legali in tema di rapporti tra psicopatologia e lavoro. G Ital Med Lav Erg 2000; 22: 76-81.
52) Mack W, Preston-Martin S, Peters JM. Astrocytoma risk related to
job exposure to electric and magnetic fields. Bioelectromagnetics
1991; 12: 57-66.
53) Magnusson ML, Pope MH, Wilder DG, Areskoug B. Are occupational drivers at an increased risk for developing musculoskeletal disorders? Spine 1996; 21: 710-717.
54) Mantanowski G. The Hopkins telephone worker study. Health and
Safety Reporter 1989; 7: 3-4.
55) Manzo L, Weetman DF. Toxicology of Combustion Products. Fondazione Clinica del Lavoro. Pavia, 1992.
56) Marinelli M. Dal rischio fisico al rischio psichico: le risorse emotive
del poliziotto. Atti della Giornata di studio su “I fattori di rischio nelle attività delle Forze di Polizia”, Acireale, 9 giugno 1990 (Trovato
G, Ramistella EM, curatori). Tipolito F. Lazzara, Catania, 1990, pp.
43-47.
57) Marzuk PM, Nock MK, Leon AC, Portera, Tardiff K. Suicide among
New York City police officers. Am J Psychiatry 2002; 159: 20692071.
58) Massarotti F, Sacco P. Le donne in Polizia: risultati di un’esperienza
decennale. G Ital Med Lav 1990; 12: 107-108.
59) Mattia M. Psicopatologia del lavoro e migrazione. G Ital Med Lav
Erg 2000; 22: 67-75.
60) Maugeri S, Candura F. Diffusione e prevenzione delle zoonosi. Atti
del II Congresso nazionale di Medicina rurale. Roma, 25-26 aprile
1964, pp. 57-191.
61) Mennoia NV, Minelli CM. Ergonomia e videoterminali. G Ital Med
Lav Erg 2006; 28:1, 86-91 (in questo stesso numero).
62) Merlo F, Bolognesi C, Peluso M, Valerio F, Abbondandolo A, Puntoni R. Airborne levels of polycyclic aromatic hydrocarbons: 32P-postlabeling DNA adducts and micronuclei in white blood cells from
traffic police workers and urban residents. J Environ Pathol Toxicol
Oncol 1997; 16: 157-162.
63) Milner-Brage J. Why was the policeman’s lot unhappy? More flak
jacketing. JAMA 1988; 259: 1179.
64) Minelli CM., Mennoia NV, Marinoni B, La Bruna DA, Sacchi M,
Rosso GL, Giorgi I, Mazzacane F, Candura SM. Mobbing: analisi di
una casistica ambulatoriale. G Ital Med Lav Erg 2003; 25, suppl. 3:
148-149.
65) Nishiwaki Y, Maekawa K, Ogawa Y, Asukai N, Minami M, Omae K
(Sarin Health Effects Study Group). Effects of sarin on the nervous
system in rescue team staff members and police officers 3 years after the Tokyo subway sarin attack. Environ Health Perspect 2001;
109: 1169-1173.
66) O’Leary FM, Green TC. Community acquired needlestick injuries in
non-health care workers presenting to an urban emergency department. Emerg Med 2003; 15: 434-440.
67) Ordine F, Sardone D, Lanzetta B. Studi relativi ai poligoni chiusi in
Polizia. G Ital Med Lav 1990; 12: 153-156.
68) Pace F. Indagine audiometrica sul rischio rumore nell’ambito delle
Forze Armate e proposta di un programma di audiologia militare preventiva. G Med Mil 1997; 147: 432-436.
69) Petrella F. Lavoro e psicopatologia: lineamenti generali. G Ital Med
Lav Erg 2000; 22: 32-37.
70) Piu G, Coppola A, Palomba A, Dessì G, Garau MG, Pautasso M, Merolla A, Ceccio S, Melis S, Ballero M. Fattori di rischio biologico
nell’ambiente delle collettività militari. G Ital Med Lav 1990; 12:
125-132.
71) Rabjerg L, Jennum PJ, Mørck HI. White lead exposure among Danish police officers employed in fingerprint detection. Scand J Work
Environ Health 1983; 9: 511-513.
72) Rachlin LS. A policeman’s lot is not a happy one: Flak jacket radiculopathy. JAMA 1987; 258: 1894.
73) Ramazzini B. Le malattie dei soldati. In: Le malattie dei lavoratori (De
morbis artificum diatriba). I testi delle edizioni del 1700 e del 1713
(Carnevale F, curatore). Libreria Chiari, Firenze, 2000, pp. 185-191.
74) Richmond R, Wodak A, Kehoe L, Heather N. How healthy are the police? A survey of life-style factors. Addiction 1998; 93: 1729-1737.
62
75) Rischitelli G, Harris J, McCauley L, Gershon R, Guidotti T. The risk of acquiring hepatitis B or C among public safety workers: a systematic review. Am J Prev Med 2001; 20: 299-306.
76) Roca A. Tutela della salute per il personale di Polizia di Stato esposto a particolari rischi professionali. Ministero dell’Interno, Roma,
1992.
77) Rotondo G. Medicina legale aeronautica ed elementi di Medicina
del lavoro aeronautico. Istituto Bibliografico Napoleone, Roma,
1988.
78) Rotondo G. Personale elicotterista delle Forze dell’Ordine: idoneità
al volo e tutela della salute. G Ital Med Lav 1990; 12: 99-105.
79) Rouy K. The beat goes on. Occup Health 1999; 51: 14-16.
80) Saltoglu N, Tasova Y, Midikli D, Burgut R, Dundar IH. Prognostic
factors affecting deaths from adult tetanus. Clin Microbiol Infect
2004; 10: 229-233.
81) Salzman SH, Moosavy FM, Miskoff JA, Friedmann P, Fried G, Rosen MJ. Early respiratory abnormalities in emergency services police officers at the World Trade Center site. J Occup Environ Med
2004; 46: 113-122.
82) Savitz DA, Calle EE. Leukemia and occupational exposure to electromagnetic fields: review of epidemiologic surveys. J Occup Med
1987; 29: 47-51.
83) Scarpa G, Scarpa AM. Lo stress nelle Forze dell’Ordine. Genetica e
fisiopatologia. G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1, 77-81 (in questo
stesso numero).
84) Serra A, Mocci F, Sanna Randaccio F. Rischi professionali per i Vigili del Fuoco. G Ital Med Lav 1990; 12: 133-142.
85) Smith T. Protecting policemen against hepatitis B. Occup Health
1986; 38: 229-230.
86) Stern RM. Cancer incidence among welders: possible effects of exposure to extremely low frequency electromagnetic radiation (ELF)
and to welding fumes. Environ Health Perspect 1987; 76: 221-229.
87) Stornelli R. Individuazione dei rischi lavorativi e tutela della salute
nelle Forze dell’Ordine. G Ital Med Lav 1990; 12: 61-63.
G Ital Med Lav Erg 2006; 28:1
www.gimle.fsm.it
88) Stornelli R, Candura SM. Medicina del lavoro in ambito militare.
Rivista Militare, Roma, 1990.
89) Tan SS. A policeman’s lot-1. Occup Health 1983; 35: 546-551.
90) Tomei F, Ghittori S, Imbriani M, Pavanello S, Carere A, Marcon F,
Martini A, Baccolo TP, Tomao A, Zijno A, Crebelli R. Environmental and biological monitoring of traffic wardens from the city of Rome. Occup Med (Lond) 2001; 51: 198-203.
91) Trovato G, Ramistella EM. Rischi ambientali nei poligoni di tiro
chiusi. Atti della Giornata di studio su “I fattori di rischio nelle attività delle Forze di Polizia”, Acireale, 9 giugno 1990 (Trovato G, Ramistella EM, curatori). Tipolito F. Lazzara, Catania, 1990, pp. 49-60.
92) van Netten C, Brands RH, Hoption Cann SA, Spinelli JJ, Sheps SB.
Cancer cluster among police detachment personnel. Environ Int
2003; 28: 567-572.
93) van Netten C, Teschke KE, Souter F. Occupational exposure to elemental constituents in fingerprint powders. Arch Environ Health
1990; 45: 123-127.
94) Varma S, Holt PJ. Severe cutaneous reaction to CS gas. Clin Exp
Dermatol 2001; 26: 248-250.
95) Vecchia P. Rischi per la salute da esposizione a campi elettromagnetici in ambienti di lavoro. Med Lav 1997; 88: 462-474.
96) Vena JE, Violanti JM, Marshall J, Fiedler RC. Mortality of a municipal worker cohort: III. Police officers. Am J Ind Med 1986; 10:
383-397.
97) Violanti J, Marshall J, Howe B. Police occupational demands, psychological distress and the coping function of alcohol. J Occup Med
1983, 25: 455-458.
98) Violanti J, Vena JE, Petralia S. Mortality of a police cohort: 19501990. Am J Ind Med 1998; 33: 366-373.
99) Welch J, Tilzey AJ, Bertrand J, Bott ECA, Banatvala JE. Risk to
Metropolitan police officers from exposure to hepatitis B. Br Med J
1988; 297: 835-836.
100) Yost MG. Occupational health effects of nonionizing radiation. Occup Med State Art Rev 1992; 7: 543-566.
Richiesta estratti: Prof. Stefano M. Candura - Divisione di Medicina del Lavoro - Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS - Via Maugeri, 10
- 27100 Pavia, Italy