Vinicio Capossela Musica e poesia-parte 7 di Catia
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Vinicio Capossela Musica e poesia-parte 7 di Catia
Vinicio Capossela Musica e poesia-parte 7 di Catia Manna “Mi piange negli occhi l‟arte di star seduto nell‟ombra ad ascoltar Nessuno mai passa di qui su questa strada che non porta a me ma fa rumore di baci e parole” Resta con me è la prima canzone su album di Vinicio Capossela (1990). La strada è già segnata. Fa eco di “baci e parole”, di canzoni d’amore. Fa piangere, perché conduce a tutti oppure perché non porta a sé. Non importa che non ci sia nessuno. Costeggia il senso della vita. A ognuno la sua strada. “Bisogna che io confessi che ho soltanto aspirato fin dalla gioventù ad essere un cantante di ballad e mi bastava che fosse sufficiente un piano ed un soffitto, ma non essendoci il soffitto la ballad ha preso la forma di una serenata. A volte è molto bello non avere nessun soffitto”1. Nella produzione discografica di Vinicio Capossela diverse canzoni si possono ricondurre all’amore fuggitivo. Fugit amor è un piccolo gruppo scultoreo di Rodin conservato al Museo d’Orsay di Parigi. In esso, un uomo e una donna, tesi nel nudo dei loro corpi, sembrano scivolare via insieme al loro amore. Tutt’attorno il vuoto dell’istante dopo, delle risposte non pervenute. L’amore è stato interrogato su tutta una vita. Che cos'è l'amor chiedilo al vento che sferza il suo lamento sulla ghiaia del viale del tramonto all' amaca gelata che ha perso il suo gazebo 1 http://www.bing.com/videos/search?q=vinicio+capossela+umbria+jazz+2011&docid=608026795011409478&mid=B8 42ACCF66A72176 (Che cossè l’amor, Camera a sud) Modì http://youtu.be/JG5bjvIy3SA “ricordi via Roma la luna rideva lì ti ho scelto e voluto per me mi guardavi e parlavi dei volti tuoi strani degli occhi a cui hai tolto l‟età e ora si scioglie la sera nei pernod, nei caffè nei ricordi che abbiamo di noi per amore tradivi per esister morivi per trovarmi fuggivi fin qua perché Livorno dà gloria soltanto all‟esilio e ai morti la celebrità … questa notte e altre notti verranno anche se non sentiremo ancora cantar ascolteremo la pioggia bagnarci i colori e mischiare i miei pensieri nei tuoi ormai è l‟alba e ho paura di stare a restare da sola a scordarmi di noi e allora sto vicino a te anche se non vedi che io son qui vicino a te questa notte e domani sarò…” Questa canzone, dall’album omonimo (1990), è dedicata al pittore livornese Modigliani, vissuto a Parigi agli inizi del Novecento e così soprannominato (“perché Livorno dà gloria soltanto all‟esilio e ai morti la celebrità”). Modì è anche la pronuncia francese di maudit, maledetto, non a caso il titolo di un intero disco. Qui si trova anche la canzone Ultimo amore che racconta di un incontro ad una festa estiva. L’amore inizia a girare di nuovo sulle fresche note della notte, a passo di oblio e speranza. In lei, tuttavia, l’illusione di poter dimenticare il passato si lascia portare via da un treno in arrivo. Lui non la rivedrà mai più. Jeanne Hèbuterne, ultima compagna di Modigliani e da lui più volte dipinta, si suicidò il giorno seguente l’aver appreso la notizia della morte del pittore. Per entrambi l’ultimo amore, sepolto uno accanto all’altro, nel cimitero di Père Lachaise2. “lui con lei capì che non era avvizzito il suo cuore e già dolce suonava il suo nome sciolse il suo voto d‟amore e a lei si donò poi d‟estate bevendo e scherzando una nuova stagione a lui parve venir lui parlava inventava giocava lei a volte ascoltava e si pareva divertir … quando al profumo dei fossi a lui parve in quegli occhi potere veder lo stesso dolore che spezza le vene che lascia sfiniti la sera la luna altre stelle pregava che l‟alba imperiosa cacciava a lui restò solo il rancore per quel breve suo amore che mai dimenticò” (da Ultimo amore) 25 aprile http://youtu.be/wRSnYBrLmVU All’album Modì appartiene anche 25 aprile, un’attesa che ha già il presagio di essere delusa. In mano non resteranno che i fiori di una felicità immaginata che sfugge ancora mentre i treni passano. Ci sono poi canzoni nelle quali l’amore se ne va tra il tempo speso a tenersi le parole e quello in cui non c’è più motivo che escano (Amburgo, da Camera a sud); poi brani dedicati ai fantasmi, alle comparse d’amore che popolano i nostri teatri (Il fantasma delle tre da Camera a sud). “e non c'è niente più da fare aspettare un altro treno tu non verrai e che stupido son stato venire subito da te chiederti perché 2 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/17/che-fascino-gli-artistimaledetti.html?ref=search ma non importa, che t'importa m'infilerò in questo locale jazz ti cerco un po' prendo una birra e un altro po' d'amore se ne va” (da 25 aprile) “cercando, parlando pensando di te verrà, verrà il tempo per amare per dirtele queste parole seppellite dentro al cuore freddo dell'inverno” (da Amburgo) “E domani un altro sogno avrà piena la mia notte avrà svuotato i miei vestiti riempito il lavandino di un pianto triste e disperato e dovrò cercarmi un altro fantasma delle tre” (da Il fantasma delle tre) “Il vascello fantasma”, il destino di vagare da un amore all’altro fino al finire dei propri giorni, spinti da una sorta di attrazione per l’incompiuto, è una delle figure presenti in Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes (1977). Qui, la carrellata non didascalica dei sentimenti dell’innamorato, dalla A alla Z, suscita l’immedesimazione del lettore-uomo. L’assenza, l’attesa, anche il suicidio, sono tutti momenti presenti nelle canzoni di Vinicio Capossela . Sulla scia di una tradizione elegiaca che in Occidente prende avvio da Saffo, la “dolce amara3” dell’isola di Lesbo, il poeta baratta con l’amore, in cambio del suo corpo sintomatiche parole, spesso il frutto di un’assenza. Gli interessano le vestigia su di lui. Tutto il resto è secondario, anche la propria nobiltà d’animo e le azioni conseguenti. Alda Merini, in una poesia omonima (Vuoto d’amore 1991), si definisce così: 3 “Saffo” da Vuoto d’amore, Alda Merini Amai teneramente dei dolcissimi amanti senza che essi sapessero mai nulla. E su questi intessei tele di ragno e fui preda della mia stessa materia. In me l‟anima c‟era della meretrice della santa della sanguinaria e dell‟ipocrita. Molti diedero al mio modo di vivere un nome e fui soltanto una isterica Con una rosa http://youtu.be/1OTo_uwElCU Il brano Con una rosa, presente nell’album Canzoni a Manovella (2000), è un inventario d’amore, i petali di un fiore, con tutti i suoi colori. “Il più bel fiore”, per il cantautore, è quello “perfetto dal dono che fa di sé”. Frammenti di un discorso amoroso sono possibili solo attorno al vitale e fatale concedersi al momento. “bianca come le nuvole di lontano come la notte amara passata invano come la schiuma che sopra il mare spuma bianca non è la rosa che porto a te gialla come la febbre che mi consuma come il liquore che strega le parole come il veleno che stilla dal tuo seno gialla non è la rosa che porto a te rosa come un romanzo di poca cosa come la resa che affiora sopra al viso come l'attesa che sulle labbra pesa rosa non è la rosa che porto a te come la porpora che infiamma il mattino come la lama che scalda il tuo cuscino come la spina che al cuore si avvicina rossa così è la rosa che porto a te” Tra un amore e l’altro, alcuni incontri hanno tutto il ritmo della leggerezza come quello di …e allora mambo; altre volte non durano che il tempo di un breve passaggio in macchina, quando ogni viaggiatore porta con sé il proprio passato e ne segue ancora la direzione (Cadillac) “E allora mambo mambo sudando attento al tempo se no m‟inciampo struscia „a coscia contr‟a coscia striscia che pari una biscia bacia il collo con audacia striscia l‟ascia dove non cuoce il sol” (da …e allora mambo, Modì) “lui guardava alla sua strada al fantasma che ha lasciato lei cercava il suo passato e s‟è svegliata tutto a un tratto” ( da Cadillac, Modì) Pasionaria (Modì) http://youtu.be/kq8y-i59XTU Esistono davvero gli incontri occasionali? Che valore hanno le esperienze che attraversiamo quando cerchiamo di darci una forma? Anche se per poco, viviamo di carne e occhi che ci riflettono. Come forme che cambiano ad ogni specchio, siamo noi. “ma no, non è un incontro occasionale siamo noi non è una cosa di piacere quella che ci traveste da stranieri per scoprire per trovare un‟avventura in fondo a noi è rosso il colore di te stupito lo guardo allo specchio è muta nel ghiaccio del letto la morbida carne che ti ha portato via da quello che eri prima di entrare qui” ( da Pasionaria, Modì) "Pasionaria" era anche il nome di battaglia di Dolores Ibarruri Gomez, esponente di spicco del Partito Comunista Spagnolo e fiera oppositrice di Francisco Franco. Esiliata in Unione Sovietica nel 1939, in seguito alla guerra civile, tornò in Spagna nel 1975. Morì nel 1989, due anni prima della pubblicazione di Modì…