G8: “Alla Diaz fu un massacro”
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G8: “Alla Diaz fu un massacro”
Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Anno IV - n.98 sabato 5 luglio 2008 Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore resp.: Enrico Fontana • Comitato edit.: Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Caporedattore: Valerio Ceva Grimaldi • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 Roma Stampa: Rotopress, via E. Ortolani, 33 - Roma • Reg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005 • Redazione: via A. Salandra, 6 - 00187 Roma - tel. 0642030616 - fax 0642004600 - [email protected] • Stampato su carta ecologica • La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250 Berlusconi e i costituzionalisti Si infiamma la polemica dopo le prime manovre giudiziarie del premier per la “blocca-processi” Valentina Pennacchio [email protected] “L’immunità prevista dal lodo Alfano, o lodo Schifani bis, alle cinque più alte cariche dello Stato per tutto il loro mandato, non esiste in nessuna democrazia europea. E la norma “bloccaprocessi” contenuta nel decreto sicurezza è incostituzionale e irragionevole” a pagina 2 G8: “Alla Diaz fu un massacro” Requisitoria del Pm Cardona Albini al processo per i fatti avvenuti nella scuola genovese Carola Martullo [email protected] “è Via libera alla turbogas di Aprilia Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Sorgenia, annullando la precedente sentenza del Tar 2 U stato un massacro”. Così il Pm Francesco Cardona Albini ha definito l’irruzione della polizia nella scuola A. Diaz durante il G8 del 2001 a Genova, all’inizio della sua requisitoria durante il processo che si tiene nell’aula bunker del tribunale e che vede imputati 29 poliziotti, tra cui dirigenti ed alti vertici. “è stato questo massacro – ha poi aggiunto Cardona e non certo il reato associativo contestato dalla polizia ad accomunare le 93 vittime di questo processo, di varie nazionalità, che prima neanche si conoscevano”. Il Pm ha parlato poi dei pestaggi subiti dai no global e dello sfondamento dei cancelli delle scuole da parte dei poliziotti, ripreso da telecamere poste sul tetto dell’adiacente scuola Pascoli, da parte di cineoperatori che si trovavano al centro stampa. Proprio grazie alle telecamere è stato inoltre identificato l’agente n altro colpo alla privacy degli utenti di Internet. Un giudice statunitense, Louis Stanton, ha ordinato a Google di fornire a Viacom, gigante dei media statunitensi e fornitore di canali satellitari e via cavo (Mtv, Paramount e Dreamworks su tutti), i dati di tutti gli utenti che guardano i video su YouTube. La decisione giunge in seguito alla causa da un miliardo di dollari che Viacom ha intentato contro Google, che ha acquistato YouTube nel 2006, accusandola di complicità con gli utenti di Internet che caricano sul popolarissimo sito di video-sharing molti clip coperti da copyright. I consulenti legali di Google e delle associazioni no-profit giudicano la decisione un attentato ai diritti delle perso- che per primo ha sfondato le porte della Diaz. Costui farebbe parte del settimo nucleo sperimentale di Roma, za alcuna eccezione da parte dei difensori. Secondo fonti giudiziarie, inoltre, la contestazione ad alcuni imputati “Noi riteniamo di aver usato prudenza nelle indagini, ma ora chiediamo alla giustizia rigore – ha dichiarato il Pm Zucca – Invochiamo ordine e legge per il rispetto delle persone e dei diritti. Il G8, nel suo complesso è stato messo fuori da questo processo perchè ci siamo dovuti concentrare sui fatti” riconoscibile dalla divisa blu e dalla foggia del casco. Sempre nell’ambito dello stesso procedimento, giovedì scorso erano arrivate le accuse del Pm Enrico Zucca il quale aveva contestato alla polizia di “aver sospeso il codice penale”. Nonostante il processo rischi lo stop nel caso venisse approvato dalla Camera l’emendamento al decreto sicurezza, l’intervento è iniziato sen- Youtube: il giudice ordina a Google di fornire a Viacom i dati degli utenti ne, anche se Viacom, in un comunicato, precisa che il suo obiettivo è solo quello di vincere il procedimento legale contro Google e non di perseguire gli utenti. Google ha ottenuto comunque almeno una parziale vittoria: il giudice Stanton ha infatti respinto la richiesta di Viacom di ottenere anche il codice sorgente utilizzato nelle ricerche video di YouTube. del reato di porto d’armi da guerra (le bottiglie molotov) consente la prosecuzione del processo perché prevede pene maggiori, salvo stralciare la posizione degli stessi. Un reato, quello da porto d’armi da guerra, che riguarda solo il vicequestore Pietro Troiani e l’autista Michele Burgio che, secondo l’accusa, portarono le due molotov dentro la scuola come “falsa prova” a carico dei 93 no global arrestati. Il 10 luglio i due Pm formuleranno le richieste di condanna. “Noi riteniamo di aver usato prudenza nelle indagini, ma ora chiediamo alla giustizia rigore – ha poi proseguito il Pm Zucca –. Invochiamo ordine e legge per il rispet- to delle persone e dei diritti. Il G8, nel suo complesso è stato messo fuori da questo processo perchè ci siamo dovuti concentrare sui fatti”. Il Pm ha poi citato il prefetto Ansoino Andreassi responsabile del G8 a Genova fino all’arrivo del prefetto Arnaldo La Barbera, il quale nella sua deposizione spiegò che all’origine della perquisizione nella scuola Diaz vi fu la ricerca da parte delle forze dell’ordine del riscatto del loro operato e della loro immagine offuscata dai disordini e dalla morte di Carlo Giuliani. Andreassi inoltre rivelò che l’azione fu decisa dai vertici presenti a Genova. Il Pm ha poi contestato che ci sia stata una sassaiola da parte degli occupanti la scuola Diaz contro una pattuglia della polizia. Sassaiola che è stata il motivo addotto dai vertici della polizia stessa per decidere l’irruzione nella scuola che sfociò nella “macelleria messicana” e nell’arresto di 93 manifestanti. L’eurodeputato Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum durante il 2001, ha dichiarato: “è fondamentale che il processo sulle violenze alla Diaz si concluda e che non venga sospeso a causa del salva premier. Al tempo, il governo Berlusconi fu complice delle violenze ed oggi cerca di bloccare il processo”. A Mestre l’addio dei Police all’Italia 3 L’ultimo concerto della band che ha annunciato il definitivo scioglimento con la fine del tour Stessa orchestra, stessa musica Lorenzo Senni [email protected] Ci risiamo. Il Paese ha abboccato di nuovo. A distanza di due anni (a dire il vero non proprio memorabili, da aprile 2006 ad aprile 2008), Silvio Berlusconi lancia la sua lenza per la terza volta, e come nel 1994 e nel 2001, la sua esca raccoglie il risultato da lui sperato e da tutti pronosticato: vince ampiamente le elezioni e diventa Presidente del Consiglio. Di nuovo. Questa volta il contendente è diverso, e diverse sembravano anche le premesse. Con Veltroni, leader sconfitto di una sinistra senza la Sinistra, sembrava che si potesse instaurare un dialogo; i toni sono stati meno aggressivi e il clima politico sembrava diverso. Sembrava. Infatti, giusto il tempo di formare la nuova squadra di governo e Berlusconi ed i suoi fidi alleati son tornati ad essere il direttore e i musicisti di quella stessa orchestra che ha prima ammaliato e poi deluso – a più riprese – tutti gli italiani. Lo spartito del Popolo delle Libertà prevede, da sempre, la stessa musica, e anche questa volta non si è smentito. L’opera berlusconiana entra subito nel vivo, e presenta al Paese in platea, che da spettatore perennemente fiducioso ma anche ingenuo, è lì che guarda ed ascolta, il brano Pacchettosicurezza. Improponibile. Anzi, inascoltabile. Stonano clamorosamente, infatti, i solisti Alfano e Schifani, per i quali il crimine è sostanzialmente colpa dei Rom, ai quali andrebbero prese le impronte digitali e, in giudizio, andrebbe contestato loro anche l’aggravante dell’eventuale reato di immigrazione clandestina, andando contro le direttive dell’Unione Europea; i giudici (rossi) ce l’hanno con il direttore di questa orchestra e quindi è meglio garantirsi la libertà di non poter essere neanche giudicato (e di continuare a “dirigere” a proprio piacimento, nonostante il parere avverso del Csm); le intercettazioni telefoniche disturbano l’esecuzione dell’opera – non in senso musicale – e devono essere vietate (con la piena approvazione di Saccà e di tutto Viale Mazzini). Ma anche Alitalia, che deve tornare ad essere il vettore di bandiera e merita di meglio dell’offerta del gruppo Air France-Klm, e se poi l’azienda perde oltre un milione di euro al giorno giustificando prestiti-ponte sui quali l’UE (che già ce l’ha con l’Italia per l’affaire Rete 4, il cui protagonista, guarda caso, è lo stesso direttore d’orchestra) manifesta scetticismo è colpa della (inesistente) cordata italiana; e le strade di Napoli e della Campania devono essere ripulite, ma, casualmente, se ne sono accorti solo da metà aprile. Finale dell’opera scontato, quindi? Neanche per sogno, il gran finale c’è ed è tutto nuovo: il trionfale ritorno al nucleare. Beh, con queste premesse, speriamo solo di non dover sopportare questa musica per cinque lunghi anni. 2 sabato 5 luglio 2008 Il Cavaliere ironizza, la giustizia trema I costituzionalisti difendono l’articolo 3 della Carta: “tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge” dalla prima C ontinuano le agitazioni nel mondo politico a fronte delle prime scelte (discutibili?) del premier Silvio Berlusconi in materia di giustizia. Dopo aver attaccato fermamente la sinistra durante l’incontro a Napoli dei Giovani per la Libertà-Forza Italia, il Cavaliere non smorza i toni quando parla della magistratura, ostentando una sicurezza alquanto pericolosa. Lo scontro tra Berlusconi e le toghe assume toni forti, si arriva a parlare di “dominio della magistratura sullo Stato, sulle istituzioni, sulla politica e sulla società”. Egli nega il carattere “ad personam” del lodo Alfano, ma, in un documento intitolato “In difesa della Costituzione”, cento tra i più illustri costituzionalisti italiani hanno dichiarato: “L’immunità prevista dal lodo Alfano, o lodo Schifani bis, alle cinque più alte cariche dello Stato per tutto il loro mandato, non esiste in nessuna democrazia europea. E la norma “bloccaprocessi” (o salva-premier) contenuta nel decreto sicurezza è incostituzionale e irragionevole”. I docenti - tutti ordinari di diritto costituzionale o discipline equivalenti, tra cui gli ex giu- AMBIENTE Tutti uniti per le foreste Per l’Italia ci sono il neo ct della nazionale di calcio, Marcello Lippi e personaggi dello spettacolo come Ambra Orfei. All’estero, nomi di primo piano come Al Gore, Harrison Ford, Sting e la top model Gisele Bundchen. Ad unirli, secondo un monitoraggio fatto su Internet da Meta comunicazioni, è il ‘Ride4Planet Movement’, mobilitazione transnazionale per salvare dalla distruzione la Foresta amazzonica. In Italia, si legge in una nota, l’iniziativa è stata presentata in occasione del Gran Premio del Mugello. Lo scopo di ‘Corriamo per il pianeta’ è salvare la foresta di El Milagro in Argentina. All’appello hanno aderito personaggi noti come gli attori Loredana Cannata e Antonio Cupo, assieme a sportivi come il ciclista Mario Cipollini. Anche oltreoceano l’impegno per preservare i ‘polmoni verdi’ del nostro pianeta coinvolge numerosi esponenti dello star system, da Scarlett Johansson a Leonardo Di Caprio. Tra le più attive, l’attrice Daryl Hannah, più volte ‘scesa in piazza’ per la salvaguardia delle foreste pluviali, oltre ad aver prestato il suo volto a campagne di sensibilizzazione come il collega Harrison Ford, mentre Mel Gibson ha donato 500 mila dollari a sostegno di associazioni che si oppongono alla distruzione della foresta in Guatemala. Gisele Bundchen, la modella più pagata al mondo, ha invece di recente aperto un blog dedicato all’Amazzonia (www.giselebundchenblog.blogspot.com). Sul versante musicale, inoltre, ogni anno la rockstar inglese Sting organizza alla Carnegie hall con lo scopo di raccogliere fondi in favore della Rainforest Foundation. Per contrastare gli effetti nocivi sulla natura della pubblicazione e distribuzione dei loro dischi, invece, i Coldplay mettono in atto la ‘riforestazione’ di ampie zone in concomitanza con l’uscita di un nuovo album. Agricoltura biologica Aiab: adesso tocca al logo UE obbligatorio Il Comitato Permanente Agricoltura Biologica, nella riunione che si è tenuta a Bruxelles, ha approvato la proposta di Regolamento per la definizione delle norme di applicazione del Regolamento europeo 834/2007, riguardante la legislazione europea sul biologico. Il nuovo Regolamento sarà applicato a partire dal 1 gennaio 2009 e per quella data la Commissione Europea renderà operativo anche il Regolamento sulle norme applicative, rinnovando di fatto tutto il pacchetto legislativo per il settore. Il vecchio regolamento datato 1991 che ha visto nel corso degli anni numerosissime modifiche ed integrazioni sarà quindi finalmente superato. La maggior parte delle proposte di emendamento italiane, concordate con le parti interessate nel corso di diverse riunioni ministeriali, sono state accolte dalla Commissione Europea, così come altre proposte avanzate dagli altri Stati membri: o sono già state apportate delle modifiche al testo o si è preso l’impegno di discutere nel merito alcune specifiche questioni per le quali non si è trovata ancora una condivisione con gli altri Stati membri. “È molto apprezzabile lo sforzo della Commissione – ha dichiarato Andrea Ferrante presidente di Aiab – che certamente con le nuove regole fornirà delle basi giuridiche di maggiore chiarezza per tutto il settore anche se, purtroppo, dobbiamo notare con dispiacere che l’obiettivo della semplificazione non ci sembra pienamente raggiunto”. “Aspettiamo inoltre con favore – ha continuato Ferrante - l’introduzione del logo comunitario obbligatorio, slittato al luglio 2010, che certamente favorirà una più semplice comunicazione dei valori del biologico verso i consumatori”. Il nuovo logo bio comunitario garantirà per i prodotti confezionati che lo adotteranno la presenza di ingredienti biologici superiore al 95% (finora ferma al 70%). Sarà obbligatoria anche l’indicazione dell’origine europea o meno delle materie prime. Il testo approvato sarà disponibile, in lingua italiana, nei prossimi giorni sul sito del Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica: www.sinab.it dici della Consulta Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale, si dicono “vivamente preoccupati” e a supporto della loro tesi si avvalgono di tale motivazione: “Il lodo Alfano punta a reintrodurre nel nostro ordinamento l’immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell’assunzione della carica, immunità già prevista da un articolo della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale nel 2004”. D’altra parte, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio, con a seguito il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, il Guardasigilli Angelino Alfano, il ministro per la Semplificazione legislativa Roberto Calderoli, il titolare della Difesa Ignazio La Russa, il ministro del- ca-processi, volta a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giu- cor di più fango sull’immagine istituzionale dell’Italia all’estero. Se un’iniziativa del capo del Governo provoca L’immunità del lodo Alfano: “già prevista da un articolo della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale nel 2004” le Pari Opportunità Mara Carfagna ed il ministro per l’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi, ironizza sui suoi precedenti giudiziari, definendosi un “recordman” con 2500 udienze. A fronte di questi dati è impensabile che la sua credibilità non ne risenta. La Corte Costituzionale è ancora trincerata dietro un fermo silenzio, mentre il Csm ha già bocciato la norma bloc- gno 2002, con esclusione dei reati puniti con la reclusione superiore a dieci anni, definendola “amnistia occulta”. A questo punto, non si tratta di manovre “sovvertive” come vuole far credere il Cavaliere, perché in una situazione di “precariato politico” che accompagna l’Italia ormai da mesi, non è nell’interesse di nessuno giocare al “ruba bandiera”, o meglio, al “ruba potere”, gettando an- una tale mobilitazione nel mondo costituzionalista è evidente che non si tratta di “capricci” dell’opposizione, quanto di un serio timore per l’integrità e il rispetto del nostro sistema giudiziario, fermo nella sua posizione di promuovere e tutelare la Costituzione italiana, che all’art. 3, come sappiamo tutti, sancisce che “tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge”. Via libera alla turbogas di Aprilia Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Sorgenia, annullando la sentenza del Tar Andrea Drudi [email protected] L a centrale Turbogas di Aprilia si può costruire, la sesta sezione dei giudici amministrativi di secondo grado del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dalla Sorgenia, la società che deve edificare l’impianto, annullando la precedente sentenza del Tar, che lo scorso 22 febbraio a sua volta aveva annullato l’autorizzazione del ministero dello Sviluppo economico. Il tribunale amministrativo regionale aveva bocciato l’autorizzazione, accogliendo il ricorso di alcune associazioni di cittadini, ritenendo che l’autorizzazione integrata ambientale, cioè il monitoraggio delle emissioni della centrale, fosse stata presentata oltre il termine dei 60 giorni previsti dalla legge. “Siamo francamente stupiti della sentenza del Consiglio di Stato; attendiamo tuttavia di conoscere le motivazioni di merito”, hanno dichiarato Filiberto Zaratti ed Enrico Fontana, delegati dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo al tavolo di concertazione sulla Turbogas. “La sentenza del Consiglio di Stato – hanno aggiunto Fontana e Zaratti – non deve interferire con l’azione di verifica avviata da Marrazzo su richiesta delle comunità locali. I cittadini hanno il diritto di avere le garanzie ambientali, senza le quali è davvero impensabile avviare la realizzazione della centrale di Aprilia”. “Mai un Consiglio di Stato – ha detto il vicesindaco di Aprilia Vincenzo Giovannini - è riuscito ad Con la sentenza del massimo tribunale amministrativo i lavori di costruzione della centrale da 750 megawatt potrebbero partire a breve esprimersi in tempi così rapidi, dopo neanche 12 ore dal dibattimento, che di fatto non si è neanche svolto in maniera esaustiva in quanto i giudici si sono limitati a raccogliere le difese”. Il Comune di Aprilia si è attivato nel richiedere la conclusione dei tavoli aperti in Regione e aspetta il 25 luglio quando il Tar di Latina dovrà decidere sulla compatibilità territoriale del sito. È comunque chiaro che il Consiglio di Stato ha così aperto la strada a Sorgenia che ora ha tutte le carte in regola per iniziare i lavori di costruzione della centrale. Dura la presa di posizione espressa dalla Rete cittadini contro la Turbogas, che da più di tre anni sta manifestando il disappunto per la realizzazione della centrale: “Prendiamo atto con amarezza dell’esito del giudizio del Consiglio di Stato, che ha nuovamente spianato al progetto della centrale, devastante dal punto di vista ambientale, territoriale, sociale e sanitario”. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, la Rete annuncia di essere pronta a rivolgersi alla Corte di giustizia europea di Strasburgo, in quanto “ancora convinta delle pesanti irregolarità dell’iter amministrativo che ha portato alla sigla dell’autorizzazione ministeriale unica, al termine di un’istruttoria pubblica viziata da mille ambiguità”. Infine la Rete ha annunciato una “grande mobilitazione dei cittadini”, prevista per i prossimi giorni. Quella della turbogas di Aprilia è una vicenda che ha inizio nel 2003, quando la società Energia Spa, oggi Sorgenia Spa, presentò il progetto per la costruzione di una centrale termoelettrica a ciclo combinato alimentata a gas metano con una potenza di 750 megawatt da ubicare in località Campo di Carne, nei pressi di Aprilia. Da diversi studi dell’Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività del Cnr di Bologna su una centrale turbogas da 800 Megawatt, poco più di quella prevista ad Aprilia, è emerso che impianti di questo tipo hanno un elevato impatto ambientale. Infatti risulta che emettono nell’aria seri livelli di ossidi di azoto, monossido di carbonio, polveri e ossidi di zolfo. Inoltre impianti di questo tipo hanno un elevato consumo idrico, pari a circa l’equivalente del consumo medio di 31.000 abitanti, numero che corrisponde alla metà del numero di abitanti di Aprilia. Infine gli scarichi idrici, anche se depurati, possono avere un forte impatto sull’ambiente a causa delle relativamente elevate temperature a cui vengono scaricati. sabato 5 luglio 2008 Europa chiama Italia 3 Francesco Benetti [email protected] Il nostro famoso Belpaese visto da Bruxelles (e non solo): non siamo mai stati così piccoli Le vicende del nostro premier hanno acceso negli ultimi giorni la fantasia dei media continentali contro di lui: “Italy’s Prime Minister Silvio Berlusconi’s cabinet approved a bill to give him immunity from prosecution by the courts” L’ italiano all’estero, qualche anno fa, era ancora, nonostante l’informazione globale e la rivoluzione tecnologica, “pizza, mandolino e mamma”. Oggi, forse grazie al fatto che informazione globale e rivoluzione tecnologica sono molto più diffusi, l’”estero” è molto più informato su di noi. Da qualche anno, siamo diventati “Berlusconi!” e, al limite, “Buffon e Cannavaro”. Non è del tutto certo che il passaggio dagli stereotipi della tradizione alla dura realtà dell’attualità ci abbia giovato, a livello di immagine, di sicuro rende più avvincenti le discussioni che nascono dopo il primo contatto, che generalmente, a meno appunto che non si stia guardando una partita di calcio, inizia proprio così. “Italiano! Berlusconi!”. Ma l’uomo della strada le sue idee, come accade da noi, se le fa per quello che legge e per le informazioni che riceve. Anche all’estero, quindi , i giornali ne parlano. Tra pochi giorni, probabilmente, avrò il piacere di riportare i pareri europei su questa frase apparsa sabato 3 luglio su Repubblica.it: “Mi sono sempre difeso nei processi e sono il recordman dei processi con 2.500 udienze”. Da applausi, come sempre. Sono proprio le vicende del nostro premier ad accendere negli ulti- mi giorni la fantasia del complotto internazionale contro di lui: per il Guardian d’Inghilterra, infatti, Silvio Berlusconi “is busy giving himself blanket immunity from prosecution”, è impegnato nel procurarsi una copertura immunitaria dai suoi processi, infamante accusa ripresa però anche dall’Irish Independent: “Italy’s Prime Minister Silvio Berlusconi’s cabinet approved a bill to give him immunity from prosecution by the courts, which the media billionaire says have persecuted him ever since he entered politics”, il Governo di Silvio Berlusconi approva una legge per assicurargli l’immunità dalle Corti che, secondo il milionario dei media, l’hanno perseguitato fin dalla sua entrata in politica. Le “toghe rosse” spopolano anche oltre la Manica. Non bastasse poi l’originalità della versione italiana dell’equilibrio dei poteri, siamo diventati anche “razzisti e xenofobi”: la proposta Maroni per schedare con impronte digitali anche i bambini Rom, attualmente, evidentemente, la più grave minaccia per il nostro Paese, non ha aumentato la simpatia nei nostri confronti: per Le Monde, “Ces mesures créent les conditions pour raviver une espèce de xénophobie ou, pire, de discrimination raciale, dont l’Italie a déjà fait l’amère expérience”, certe misure creano le condizioni per ravvivare una specie di xenofobia o, peggio, di discriminazione razziale, di cui l’Italia ha già fatto l’amara esperienza… Il nostro (nero) passato ritorna anche sulle pagine del Pais, (“como en los buenos tiempos del Duce, al que los suyos saludan ya brazo en alto en las gradas del Capitolio romano”, come ai bei vecchi tempi del Duce, che i suoi già salutano braccia tese sulla scalinata del Campidoglio di Roma) che imputa all’ “honestísimo espejo de demócratas”, onestissimo riflesso di democrazia, di essere “padre de la gloriosa emergencia gitana y propagandista ferviente del empleo de métodos drásticos para A Mestre l’addio dei Police all’Italia L’ultimo concerto della band che ha annunciato il definitivo scioglimento con la fine del tour Carolina Boco A [email protected] l Parco San Giuliano di Mestre pochi giorni fa si è concluso l’ormai classico appuntamento estivo con l’Heineken Jammin’ Festival e le luci si sono abbassate sui Police. Dopo tre giorni di concerti, con importanti personalità della musica italiana ed internazionale (dopo il triste esito della partita dell’Italia contro la Spagna) il pubblico ha potuto applaudire la band inglese che è tornata a far parlare di sé in tutto il mondo, in Italia per la seconda volta dopo Torino. Una reunion che sarà certamente ricordata come storica, visto il successo enorme raccolto con il tour mondiale iniziato nella primavera 2007 e ormai prossimo alla conclusione. Una performance eccezionale con la quale Sting, Stewart Copeland e Andy Summers hanno confermato il loro già indiscusso livello artistico, insieme con la capacità ancora altissima di trascinare intere folle di spettatori, con pezzi indimenticabili della musica di fine anni ‘70 e ‘80. 25000 persone a Mestre, un numero abbastanza esiguo per la verità rispetto ai 60000 che lo scorso ottobre li hanno acclamati a Torino in un delirante Stadio delle Alpi. In scaletta grandi classici del loro repertorio, hit intramontabili che hanno segnato la loro carriera, descritta da soli 4 album. In apertura “Message in a bottle” e a seguire “Walking on the moon”, “ Demolition man”, “ Voices inside my head”, “ Don’t stand so close to me”, “ Driven to tears”, “ Hole in my life”, “Every little thing she does is magic”, “Wrapped around your finger”, “De do do do, de da da da”, “Invisible sun”, “Can’t stand losing you”, “ Roxanne”, “ King of pain”, “ So lonely”, “ Every breath you take” e a chiudere “Next yo You”. In splendida forma il leader, una voce sempre strepitosa, una carica seducente intramontabile ed una presenza scenica unica. Notevolissimo Summers, ancora uno dei maggiori chitarristi rock al mondo, con assoli da brivido. Travolgente l’energia del batterista Copeland che non ha perso il dinamismo di un tempo, lui che fu l’originario artefice della formazione del gruppo. Mai sciol- tisi ufficialmente, i Police hanno di nuovo fatto sognare i fan di tutto il mondo, con una dirompenza degna di una delle band più rappresentative della new wave (movimento culturale, artistico e musicale che determinò l’evoluzione del rock popolare anni ’70 attraverso varie influenze: dal punk all’elettronica, dal power pop al reggae, dal funk alla disco; movimento collocabile proprio tra il 1977 e il 1984, gli stessi anni di attività dei Police). I soli 6 anni di loro effettiva esistenza (senza contare 2 reunion brevissime, negli anni ‘90 e nel 2003 in occasione dell’introduzione della band nel “Rock and Roll Hall of Fame”, museo di Cleveland dedicato alla memoria dei grandi rappresentanti del rock and roll), non consentono di definirli meteore. Il riscontro del pubblico non ha toni nostalgici, la loro musica conti- ta del loro primo album “Outlandos D’Amour”. Dopo 23 anni di esperienze soliste e progetti di grande successo, i tre hanno ricreato un feeling stupefacente, ancora più emozionante al pensiero del prossimo, a loro dire definitivo, scioglimento. La voce girata su un nuovo album successivo al tour è infatti stata smentita. Presente ad entrambe le loro date italiane, non posso non ammettere la grande tentazione di raggiungerli per la chiusura del tour al Madison Square Garden di New York, il prossimo 7 agosto. La scelta per la Grande Mela è in onore alla città dalla quale partì, nel 1978, il loro primo tour americano. I proventi della serata andranno a favore della televisione pubblica, in particolare della campagna “Public Television Rocks” dei canali “Thirteen” and “WLIW21”, “Una reunion che sarà certamente ricordata come storica, visto il successo enorme raccolto con il tour mondiale iniziato nella primavera 2007 e ormai prossimo alla conclusione. Una grande conferma per una delle band più rappresentative della musica di fine anni ‘70 e ‘80” nua ad essere attuale. Hanno riconfermato l’incisività di uno stile che ne ha fatto una delle formazioni più innovative del punk rock, misto alle sonorità del reggae. Questo infatti il ritmo distintivo dell’album che ha segnato la loro scalata al successo: “Reggatta de Blanc” (per altro l’entrée sul palco è stata preannunciata, a Mestre come a Torino, da “Get up, stand up” di Bob Marley). Al di là di influenze Jazz, pop e progressive rintracciabili in alcuni brani (in linea proprio con le tendenze new wave) è stato proprio l’abbinamento del punk e del rock con l’energia positiva del reggae ad aver definito lo stile Police, sempre inconfondibile. Il lancio del tour 2007-2008 è coinciso con i 31 anni dall’uscita del primo singolo “Fall out” (precedente l’entrata di Summers nel gruppo e la sua sostituzione al chitarrista Henry Padovani, avvenuta di lì a poco) e festeggia il trentesimo anno dall’usci- tesa a promuovere programmi di carattere artistico e culturale con i quali accrescere l’attenzione ai canali pubblici da parte del pubblico americano. Parte del ricavato andrà inoltre a finanziare il “MillionTreesNYC”, progetto della city che promuove l’obiettivo di piantare 1 milione di nuove piante entro il 2017. L’iniziativa, in linea con il noto impegno ambientalista di Sting, è tesa a migliorare la respirabilità dell’aria, la qualità dell’acqua e in generale ad alzare il livello di vivibilità della città; è parte del PlaNYC, il piano lanciato dal sindaco Michael R. Bloomberg, con il quale si punta a ridurre del 30% le emissioni newyorkesi di anidride carbonica nell’aria, entro il 2030. Un evento molto significativo e certamente spettacolare quello con cui la band dirà di nuovo addio ai fan, senza poter certamente spegnere in loro la speranza di vederli ancora. limpiar el espacio de Schengen de ocho millones de huéspedes indeseables”, padre della gloriosa emergenza zingara, e fervente propugnatore di metodi drastici per ripulire lo spazio di Schengen di 8 milioni di ospiti indesiderati. Al lettore l’onere di scegliere dove inserire un tono ironico e sarcastico. Sicuramente meno prosaico e più conciso l’Irish Times, decisamente anglosassone (non ce ne vogliano gli avi Celti): “accusations of racism and discrimination at home and abroad”, accuse di razzismo e discriminazione dall’interno e dall’esterno. In ultimo, una piccola rilettura del nostro partito più folkloristico: “La Liga de Bossi representa la revuelta de los pequeños y medianos empresarios ricos del norte de Italia que no quieren que sus impuestos (cuando los pagan) sirvan para corregir los desequilibrios con el sur”. La traduzione praticamente non serve, lo spagnolo è una lingua molto simile alla nostra. A differenza dei politici. TERRITORIO Redazione Roma. Coro critiche dei Verdi sulla proposta dell’Ecopass Coro di critiche da Pd e Verdi alla proposta dell’assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Fabio De Lillo, di abolire la Ztl e introdurre l’Ecopass nella capitale. Secondo Filiberto Zaratti, assessore all’Ambiente della Regione Lazio, “applicare il modello milanese dell’Ecopass a Roma significherebbe un decisivo passo indietro rispetto alle attuali misure di restrizione del traffico veicolare della Capitale”. “Non si contrasta l’inquinamento atmosferico - aggiunge - né si difende la salute dei cittadini della capitale facendo prevalere il principio che pagando si possa avvelenare l’aria. La Ztl di Roma, una delle maggiori d’Europa, va mantenuta e va garantita la sua funzionalità - conclude Zaratti - Occorre mettere in campo tutti gli interventi contenuti nel Piano di tutela della qualità dell’aria approvato pochi giorni fa dalla giunta regionale del Lazio. Questi interventi saranno concertati con le amministrazioni comunali e contribuiranno a contrastare l’aumento delle polveri sottili e dell’inquinamento atmosferico”. Secondo Angelo Bonelli dei Verdi l’introduzione dell’Ecopass “è una presa in giro”: “Si tratta di decisioni superficiali ed irresponsabili che rischiano di aumentare il traffico cittadino, l’inquinamento da pm10 e di portare Roma all’ingorgo”. “Se il Campidoglio continuerà con questo disegno irresponsabile - afferma Bonelli - noi siamo pronti a denunciare il Comune di Roma alla Comunità Europea chiedendo l’apertura di un’infrazione”. Veneto. Verdi: Paolo Costa si dimetta da commissario Il consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin e la Federazione regionale del Partito chiedono le immediate dimissioni di Paolo Costa dalla carica di commissario straordinario governativo per l’ampliamento della base USA di Vicenza presso l’aeroporto Dal Molin. “Riteniamo - afferma Bettin - queste dimissioni necessarie alla luce dei contenuti della lettera di Costa all’allora ministro della Difesa Arturo Parisi resi pubblici durante l’udienza al Consiglio di Stato riunito per deliberare sulla moratoria decisa dal Tar del Veneto”. “Bisogna eliminare alla radice le componenti locali del dissenso” - la nota regionale riporta ampi stralci della lettera di Costa. “La tre giorni di protesta (indetta, a settembre dello scorso anno ndr) può diventare l’ultima manifestazione di un dissenso sostenuto anche localmente - continua il documento - ma solo se si interviene tempestivamente per togliere le cause ragionevoli, perché fondate, di questo dissenso”. Ancora: “Mi riferisco alle preoccupazioni relative alla viabilità e a quelle relative all’utilizzo ai fini di ampliamento della base dell’ultima grande area verde della città”. “Basterebbero questi passaggi della lettera di Paolo Costa ad Arturo Parisi - afferma ancora Bettin - per chiedere a questo signore di fare le valigie, perché indegno del suo ruolo”. Ma il meglio, secondo il consigliere Bettin, Costa lo tocca nel passaggio riguardante la Valutazione d’Impatto Ambientale, richiesta dal ministro Pecoraro Scanio. Afferma Costa “È chiaro che il punto rappresenta un’insidia fin troppo evidente alle possibilità di procedere in tempi definiti; ed è capace addirittura di compromettere la decisione finale”. Costa prosegue citando l’esperienza, a suo dire negativa perché foriera di complicazioni, del procedimento V.I.A. del Mose di Venezia (altra opera imposta nonostante il parere contrario della comunità e dell’amministrazione locale). A questo punto, chiarisce Costa, meglio l’escamotage della delibera del Consiglio dei Ministri, meno problemi e avanti con la base. baleniera 220x335 1-02-2008 19:20 Pagina 1 WWW.GREENPEACE.IT ACCETTARE IL DENARO DELLE AZIENDE E DEI GOVERNI SAREBBE TRADIRE NOI STESSI. Noi non lo faremo mai. Per non limitare, in nessun modo, le nostre azioni. Proprio per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Per rimanere quello che siamo sempre stati. P e r i n f o r m a z i o n i c h i a m a l o 0 6 . 6 8 1 3 6 0 6 1 o p p u r e v i s i t a i l n o s t r o s i t o . DEVOLVI IL 5 X1000 A GREENPEACE. N E L T U O M O D U L O P E R L A D I C H I A R A Z I O N E D E I R E D D I T I , F I R M A N E L S E T T O R E D E N O M I N AT O : " S O S T E G N O D E L L E O R G A N I Z Z A Z I O N I N O N L U C R AT I V E D I U T I L I T À S O C I A L E . . . " E I N S E R I S C I I L C O D I C E F I S C A L E 9 7 0 4 6 6 3 0 5 8 4