Relazione del Rettore
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Relazione del Rettore
RELAZIONE DEL RETTORE PROFESSOR GIOVANNI PUGLISI Inaugurazione Anno Accademico 2011-2012 6 marzo 2012 Debbo ammettere che non avrei immaginato che la riforma dell’Università sarebbe giunta in porto: la lunga corsa ad ostacoli, politici e parlamentari, che ha caratterizzato il suo iter, fra l’altro, confortava il mio scetticismo. Eppure la vita – ancora una volta – ha insegnato a non dare per scontato mai nulla. Ancor di più nessuno avrebbe mai immaginato possibile vedere andare in frantumi una maggioranza politica, come quella uscita dalle urne del 2008, ampia e blindata come mai: eppure si è quasi sciolta come neve al sole d’autunno sotto i raggi pur pallidi di un sole finanziario, che attraversando obliquamente l’Italia, l’Europa, il mondo intero, ha travolto economie e Governi, senza guardare in faccia nessuno e senza risparmiare nulla. Oggi siamo qui divisi tra la paura del ricordo e l’ansia del futuro. Siamo, in verità, davanti ad una scadenza importantissima dalla quale dipende seriamente il futuro vero e reale del nostro Paese: la scadenza ad aprile di una cospicua fetta di titoli di Stato, necessari per onorare gli impegni del nostro Paese soprattutto in termini di solidarietà, sicurezza sociale, istruzione, previdenza, sanità, pubblica amministrazione. “Io speriamo che me la cavo…” dice un vecchio adagio: speriamo davvero che la magia di questi mesi, maghi compresi, ci consenta di guadare il fiume. Me lo auguro per il nostro Paese, me lo auguro per i nostri giovani, me lo auguro per quanti hanno sacrificato la loro vita per fare dell’Italia un Paese forte e rispettato e che adesso devono – in molti casi – nascondersi per la vergogna dell’oggi e per il pudore del sé. Me lo auguro per i più che stanno fuori da ogni tutela [art. 18 compreso] o privilegio, come i giovani appena laureati, gli inoccupati, i disoccupati, gli anziani, le donne, i diversamente abili, i diversi tout court, tutti coloro, insomma, che non hanno una lobby, politica o sindacale, che li protegge, che finisce con il diventare forza di conservazione e di dissuasione per uno sviluppo corretto e sostenibile. Spesso con angoscia interiore, nelle mie serate solitarie e riflettenti, mi domando che Italia sarà quella dei prossimi trenta o quaranta anni, quando i nostri giovani dovranno trarre il sostentamento loro e delle loro famiglie dal risultato di quel “contributivo” che giustamente è stato introdotto a garanzia del futuro previdenziale, dopo anni di sperperi e furfanterie politiche e sindacali: sarà un’Italia povera e disperata, a meno che non riusciremo a dare a questo bello e infelice Paese [infelice per la progressiva entropia della sua classe dirigente, specie politica] un colpo di reni e d’orgoglio, per segnare una lunga stagione di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale. L’Università italiana in questo quadro non fa eccezione in nessun senso: non fa eccezione per quanto riguarda la sua difficile situazione economico-finanziaria, non fa eccezione per la sua situazione professionale e culturale, non ne fa neppure per quanto riguarda la sua capacità di sviluppo e di crescita, tanto per la parte dei suoi ricercatori, quanto per la parte del suo intreccio con i suoi territori di riferimento. La crucialità di questo momento ha investito il sistema universitario in pieno, lasciandolo senza paracadute e senza ombrelli. Incredibilmente questo tifone, senza colori e senza odori, ha colpito il sistema non statale ancor più di quello statale. Da anni denuncio da questa cattedra l’attentato – di questo, infatti, si tratta – alla libera formazione superiore di questo Paese, perpetrato concentricamente, da più 2 parti, politiche ed economico-finanziarie, anche in barba alle scontate categorie politiche del liberalismo, che predicate a gran voce da molti esponenti politici sia della vecchia che della nuova maggioranza, vengono sistematicamente negate nelle politiche parlamentari e nelle azioni governative, a favore di un livellamento privato/pubblico, ovviamente tutto a favore [ovviamente si fa per dire!] del secondo, da far quasi ricordare le politiche socialiste di Stati non certamente liberali del secolo scorso: vincoli tantissimi e sempre crescenti e stringenti, risorse poche, anzi pochissime e sempre decrescenti. Spero soltanto che finalmente si abbia il coraggio di mettere seriamente mano alla nuova vera rivoluzione liberale del sistema universitario italiano, avvicinandolo così al mondo europeo e democratico: l’allineamento tra riconoscimento e valutazione, fissando un limite minimo per il primo e graduando in modo crescente le risorse in relazione alle performances della seconda: questo scelta politica darebbe finalmente un taglio netto alla dualità pubblico/privato, anzi statale/non statale che ammorba adesso il sistema universitario italiano. Questa scelta darebbe anche altri due risultati, tanto necessari, quanto indifferibili: il primo sull’azzeramento di molte cosiddette “università” non statali e telematiche, tanto vergognose, quanto “pericolose” per la qualità culturale e professionale dei nostri giovani e, in fondo dell’intero Paese, togliendo ogni potere discrezionale alla “Politica”, che in queste scelte è quanto meno tanto responsabile, quanto l’Accademia. Il secondo risultato sarebbe se non proprio l’abolizione del valore legale del titolo di studio [l’Italia è il Paese dei “dottori”, tutti vogliono e tutti cercano questo titolo, costi quel che costi, magari poi abiurandolo ad un certo punto della propria vita, come un errore giovanile, un’ingenuità o, senza pudore e senza rispetto umano, come una…, usando espressioni più forti e magari più volgari!], la “sterilizzazione” dei suoi effetti legali. In altre parole per fare la professione per la quale hai studiato non basta che tu esibisca il tuo titolo di studio, devi dimostrare di avere studiato e di sapere fare ciò che il futuro datore di lavoro chiede. Dottore come cavaliere: in fondo nel Medioevo, come nell’età moderna, l’uno e l’altro erano ambìti titoli di upgrade sociale! In verità questa “rivoluzione”, che potremmo identificare coma la terza in poco meno di mezzo secolo, potrebbe essere quella definitiva, perché quella più incisiva: 1) la prima è stata quella per la DEMOCRATIZZAZIONE, 1968; 2) la seconda quella per l’AUTONOMIA 1993; 3) la terza quella per la VALUTAZIONE, ovvero per il MERCATO, quella in atto. La storia di questi quasi 45 anni è il diagramma di una crisi annunciata. 1- La liberalizzazione degli accessi è stata bilanciata dalla perdita di valore della selettività del sistema: gli effetti della democratizzazione non sono stati quelli di un maggiore controllo democratico, bensì quelli di un abbattimento della qualità della formazione. 3 2- Il rimescolamento sindacale delle figure accademiche è stato la conseguenza più immediata e più tragica dei provvedimenti legislativi che si sono succeduti dal 1980 in poi. 3- L'impossibilità di promuovere, approvare, gestire e difendere qualsivoglia riforma dell'Università, deriva dall’ibridare regolarmente ogni tentativo di riforma organica e democratica di un sistema di alta qualità etica e professionale con la sistemazione del personale precario. La presenza oggi qui dell’Amico professor Giuliano Amato – che ringrazio moltissimo, sia personalmente che istituzionalmente a nome di tutta l’Università IULM – mi permette di fare una o due considerazioni di merito più mirate, trovandomi davanti uno dei protagonisti dell’innovazione democratico-legislativa del nostro sistema universitario. Fu infatti Giuliano Amato, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, che con la legge n.537/93 (la legge finanziaria) introdusse il principio della responsabilizzazione finanziaria degli Atenei. Alleggerire il cappio ministeriale sugli Atenei – in piena sintonia e continuità con la L. 168/89, la Legge Ruberti – era cosa buona e giusta, ma nei fatti fu l’inizio della deriva finanziaria, fino ad arrivare ai provvedimenti Tremonti-Gelmini che hanno di fatto “commissariato” l’Università italiana. Personalmente comunque debbo ammettere che non mi sento di dare loro torto del tutto. Autonomia finanziaria voleva infatti dire “responsabilizzazione”, in molti casi, invece, è stata il cavallo di Troia per fare ogni follia fino, in qualche caso, quasi al dissesto! La riforma Gelmini finalmente è riuscita, molto parzialmente, a fare giustizia di alcune di queste aporie: 1- ha messo fine alla stabilità del posto di ricercatore/assistente: il reclutamento avviene attraverso un ruolo “a tempo determinato”; 2- ha introdotto la possibilità di valutare con periodica regolarità tutti i docenti e con essi e attraverso di essi gli Atenei che li hanno reclutati, premiandoli o sanzionandoli; 3- ha permesso il ritorno ad un sistema di implementazione dell'organico "monitorato" da parametri e regole (i punti organico, per es.), prudenzialmente limitative del potere "baronale" di moltiplicare i ruoli indipendentemente dai bisogni reali, sia dell’Ateneo che del Settore Scientifico-disciplinare. Ha fallito su due punti essenziali che, a mio avviso, corrono il rischio di rendere molto vulnerabile tutta l’architettura operativa e organizzativa del sistema: 1- il sistema di reclutamento: il doppio registro (idoneità nazionale e valutazione locale) non innoverà in nulla rispetto al prevalere delle lobbies accademiche, meno che mai nella parte relativa ai possibili giudici “stranieri” e all’ipotesi del sorteggio, in fondo strumento di deresponsabilizzazione sia dei singoli che delle comunità accademiche di riferimento; 2- l'ipertrofizzazione della fascia degli idonei, incrociata – non foss’altro – con le difficoltà budgetarie degli Atenei, produrrà una metastasi al sistema, che nel breve giro di 5 anni, attraverso le solite lobbies politico-parlamentari, intaserà per altri 20 4 anni i ruoli universitari attraverso un ope legis, che aggirerà la seconda fase della valutazione locale e "regalerà" sia grano che loglio alle università, a semplice domanda dell’interessato e senza alcun potere di selezione da parte sia degli Atenei che delle comunità scientifiche, in barba alla logica della premialità/sanzionabilità valutativa. Le università non statali sono un’isola felice in questo sistema, quasi folle? Con tutta onestà non lo saprei dire con certezza, ma posso dire che ci stiamo attrezzando verso una rigorosa politica di selettività reclutativa, sia dei giovani che dei meno giovani, nella convinzione che solo così riusciremo sia a dare ai nostri studenti prodotti formativi adeguati alle loro aspettative e al loro impegno finanziario nei nostri confronti, sia all’intero sistema scientifico-accademico, che deve sapere organare i progetti e le promesse con la realtà e i fatti. Vorrei concludere con un rapidissimo sguardo al nostro Ateneo. Quest’anno abbiamo dato spazio e impulso a due settori di sviluppo e a cinque aree tematiche, non tralasciando comunque nulla delle nostre identità formativo-culturali tradizionali. Ricerca e internazionalizzazione sono stati due settori messi in priorità nelle scelte strategiche e finanziarie del nostro Ateneo: non solo perché costituiscono due punti fermi dei sistemi di valutazione ANVUR, bensì perché siamo convinti che sono un asset scientifico e morale importante della IULM: la Cina, il Giappone, la Svezia, la Spagna, la Francia, gli Stati Uniti d’America sono alcuni fra i Paesi che abbiamo scelto per intensificare le nostre relazioni e i nostri scambi, a partire dal Doppio Diploma in Interpretariato con l’Università della Savoia, che abbiamo rinnovato. L’obiettivo generale dell’Area Ricerca consiste, invece, nell’aumentare le possibilità di progettazione e ricerca del corpo docente della IULM e conseguentemente il numero di pubblicazioni scientifiche necessarie ad un migliore accreditamento accademico. Ciò significa innescare un meccanismo che nel medio termine consenta: - di migliorare quantitativamente la produzione scientifica; - di aumentare la capacità di attrarre fondi; - di mantenere elevato il profilo qualitativo della ricerca e dei suoi output, sollecitando anche scambi di esperienze e metodologie di peer-review; - di avviare e supervisionare un sistema di monitoraggio della qualità e della quantità di produzione scientifica del corpo docente; - di creare e supervisionare un gruppo di progettazione da realizzarsi in stretta collaborazione con la docenza; - di fungere a lungo termine come luogo di sviluppo di sistemi e prodotti di ricerca brevettabili. Le cinque aree tematiche sono quella dei Mercati dell’Arte, con il suo importante partenariato con La Triennale di Milano, quella dell’Interpretariato, 5 quella dei new media, della televisione, del cinema, quella dei consumi, specie legati all’esame neuro-psico-fisiologico dei consumatori, e quella della comunicazione digitale: per tutte queste aree abbiamo dato vita a laboratori avanzatissimi sia tecnologicamente che didatticamente, visitabili anche a richiesta alla fine di questa cerimonia. Legati ai temi dell’EXPO 2015 rivolgiamo grande attenzione ai temi dell’alimentazione e dei consumi alimentari e non perdiamo di vista, anzi!, tutto quello che riguarda la formazione giornalistica e multimediale, attraverso il Consorzio Campus Multimedia In-formazione, che condividiamo con Mediaset. Non posso chiudere senza ricordare la Fondazione Università IULM che, profondamente ristrutturata nella sua mission e nel suo management [con la guida autorevole di Salvatore Carrubba, che ringrazio di cuore per l’impegno e il sacrificio], oggi rappresenta con la sua Scuola di Comunicazione un punto di forza strategico per l’Ateneo, specie per tutto quello che riguarda l’Area Master executive e post-experience, che si è estesa fino a Roma. Lì, con il sostegno economicofinanziario della Fondazione Roma abbiamo attivato per il secondo anno un Master universitario in Management delle risorse artistiche e culturali e per la prima volta un Master universitario in Interpretariato di Conferenza, con il supporto anche della sede romana della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici “Carlo Bo”, nostro Ente Fondatore. Particolarmente importante è – sul filone delle sinergie strategiche – l’accordo che abbiamo raggiunto e siglato con la Scuola Politecnica di Design di Milano, con la quale abbiamo avviato un percorso a tappe verso un incontro progettuale comune di contenuti e di prodotti formativi. Il Design è un’area e un asset fondamentale per il futuro sia dell’Arte contemporanea sia dei mercati dell’arte internazionale: in quest’ambito IULM non ha ancora definito un percorso e un processo preciso, ma sa con determinazione che vuole starci e ci starà. Come è certa di stare nel nuovo filone della formazione dei managers d’azienda, aperti alle esperienze e alla formazione filosofica: la filosofia per l’azienda non è solo un flatus retorico, ma un preciso progetto formativo. Un paio di buone notizie: l’ultimo lotto del CAMPUS, l’ormai famoso KTC è in avanzata costruzione: posso già annunciare che l’inaugurazione dell’anno accademico 2013-2014, a ottobre 2013 sarà nella nuova aula magna del Centro, che ci sarà consegnato a maggio 2013. Mentre da OGGI, abbiamo trasferito tutta la nostra posta elettronica su Google, che vorrei ringraziare, insieme al Consorzio CILEA e ai nostri consulenti, per la disponibilità e la sollecita collaborazione, e abbiamo così attivato una casella di posta elettronica anche per ciascuno dei nostri studenti: per es. [email protected]. C’è però ancora molto di più: la collaborazione con Google ci permette, infatti, di mettere a disposizione degli studenti una piattaforma integrata per la comunicazione e la collaborazione. Le applicazioni utilizzate principalmente dagli studenti nelle loro attività quotidiane sono quelle di comunicazione come l’e-mail, di pianificazione del loro tempo e di condivisione di informazioni. Da oggi ogni studente avrà a disposizione le Google Apps for Education. Una suite in hosting per email, calendario, editing, collaborazione e chat che include: - Gmail: spazio di archiviazione da 25 GB per le email e strumenti di ricerca che consentono agli studenti di trovare rapidamente le informazioni cercate, nonché messaggistica istantanea direttamente dai propri account. 6 - Google Calendar: gli studenti possono organizzare i propri impegni, nonché condividere eventi e calendari con altri. - Google Talk: gli studenti possono chiamare o inviare gratuitamente messaggi immediati ai propri contatti, in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo nel mondo. - Google Documenti: per condividere documenti, fogli di lavoro e presentazioni. Collaborare in tempo reale con il gruppo di studio o con l’Università, nonché pubblicare i documenti e renderli disponibili a tutti. - Google Sites: tenere i documenti, i contenuti web e tutte le altre informazioni in un unico luogo, su un unico sito. - Google Video for education: è una soluzione per l'hosting e la condivisione di video che consente di usare i video come mezzo efficace per la comunicazione e la collaborazione Internet. Gli studenti hanno da oggi uno spazio in cui condividere e lavorare su un’unica base di informazioni, utilizzando strumenti e interfacce semplici. Una soluzione basata sul Web che permetta allo studente di accedervi in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo: da casa, dall’Università o dal proprio dispositivo mobile, in altre parole da qualunque luogo, purché egli disponga di una connessione Internet. Internet e il Web rappresentano oggi uno spazio pubblico basato su standard diffusi, sicuro, accessibile e integrabile con un contesto riservato e privato di informazione. In altre parole, Internet offre il necessario per un approccio innovativo, che pone il Web al centro della strategia evolutiva dei sistemi IULM. Ringrazio tutti coloro che mi sostengono con la loro fiducia e con il loro contributo di idee e di azione, in particolare gli Organi Collegiali (il Consiglio d’Amministrazione con il suo Presidente, il Collegio dei Revisori dei Conti, il Senato Accademico), i Pro-Rettori e i Delegati rettorali, i Presidi di Facoltà, i Coordinatori delle Lauree Magistrali, i Direttori d’Istituto, il Direttore Amministrativo, i Rappresentanti degli Studenti, insieme a tutti gli studenti e le loro Famiglie, e i nostri Laureati dell’Associazione ALIULM, con il suo nuovo Presidente Marco Muggiano, tutto il Personale Ausiliario, Tecnico e Amministrativo, e in particolare il mio Gabinetto rettorale e “la sua” Capo, gli Organi della Fondazione Università IULM, i preziosi Consulenti e tutti coloro che omettendo, non voglio, né posso dimenticare, ma associo, con questo ricordo collettivo, ai ringraziamenti con riconoscenza e affetto. Un pensiero affettuoso e nominativo mi permetterete di rivolgere ai Colleghi che, per ragioni anagrafiche o personali, hanno deciso di lasciare il servizio di ruolo, penso a Gabriella Mangiarotti, a Guido Meli e, mi sia consentito, in particolare ad Alberto Abruzzese, sociologo illustre, che con il 1 novembre si è posto in quiescenza, pur continuando a lavorare, con entusiasmo, con noi e un benvenuto altrettanto affettuoso vorrei rivolgere a Pier Luigi Sacco, economista della cultura, che viene dallo IUAV di Venezia, a Vincenzo Trione, storico dell’arte contemporanea, che viene dall’Università di Napoli 2 e all’ultima illustre new entry, Angelo Turco, geografo e preclaro africanista, che si è trasferito in corso d’anno dall’Università dell’Aquila nel nostro Ateneo, al quale ho già chiesto, come professore ordinario più anziano di ruolo della Facoltà di Turismo, eventi e territorio, di assumere le funzioni di Decano. Egli ha compiuto questo passaggio con il benevolo consenso del Rettore della bellissima capitale abruzzese, l’Amico mio di una vita Ferdinando di Orio, che ringrazio di cuore anche per la sua presenza oggi qui: piuttosto rivolgo a Lui e alla Sua Università l’augurio più affettuoso di tutta la 7 nostra Comunità scientifica e mio personale per una pronta e rapida ripresa di quella Università e di quella bellissima Città. Ho davvero finito. Lasciatemi solo dire che sono orgoglioso di essere professore in questo Ateneo, perché è un Ateneo che ho visto crescere nel cambiamento, durante il decennio del mio Rettorato, con intelligenza scientifica e rigore morale. È proprio vero: cambiare si può! Occorre solo volerlo e convincere gli altri che è la cosa migliore per tutti, ma soprattutto per i nostri giovani e per il nostro Paese. Grazie, grazie a tutti! La crescita degli studenti, dei docenti, giovani e meno giovani, del personale tecnico-amministrativo in numero, ma soprattutto in qualità umana e professionale, è per l’Università un riconoscimento, per me un premio eccezionale, il più prezioso dono che potessi ricevere da tutti Voi, da questa Università. Con questi sentimenti e con questi voti augurali, con l’aiuto di Dio, dichiaro aperto l’Anno Accademico 2011-2012, XLIII dalla Fondazione, della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Viva l’Italia! Prof. Giovanni PUGLISI Milano, Università IULM, 6 marzo 2012 8