vigneti risaie frutteti uliveti pascoli prati stabili fontanili marcite

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vigneti risaie frutteti uliveti pascoli prati stabili fontanili marcite
Coltivatori di biodiversità
Fate il percorso dalla cascina di pianura al pascolo di montagna,
scoprite i legami tra agricoltura e biodiversità e imparate
a riconoscere le principali specie e habitat che vivono nei siti
Rete Natura 2000 (e non solo lì, per fortuna!).
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pascoli
vigneti
uliveti
risaie
prati stabili
frutteti
coltivazioni
cerealicole
marcite
PARTENZA
fontanili
Coltivatori di biodiversità
niziamo a scoprire qualcosa di più sugli
ambienti che attraverserete giocando,
presenti in Siti Natura 2000
e legati al mondo agricolo
I
fontanili
ono tipici delle pianure alluvionali in cui l’acqua, incontrando strati di suolo impermeabile, risale in superficie
dando origine alle risorgive naturali. Sono costituiti da un
bacino dove si raccoglie l’acqua chiamato “testa” e di una o
più “aste” in cui l’acqua si riversa e dalla quali può essere prelevata per l’irrigazione dei campi. Poiché la quantità e la temperatura (10-15° C) dell’acqua
si mantengono costanti per tutto l’anno, la biodiversità sia animale che vegetale di questi ambienti è ricca; questa caratteristica consente inoltre l’irrigazione dei campi anche nei mesi invernali (vedi anche Marcite). La fauna tipica di questi luoghi è composta da numerose specie di gasteropodi, artropodi, crostacei, organismi bentonici, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi e
in generale di specie legate ad ambienti umidi.
Purtroppo l’avvento di tecniche e pratiche agronomiche intensive ha determinato la scomparsa di molti fontanili e dei preziosi habitat che li caratterizzano.
S
marcite
e marcite sono prati irrigui dove l’acqua di risorgiva,
sempre ad una temperatura costante anche in inverno,
viene fatta scorrere molto lentamente su campi in leggerissima pendenza. In tal modo il prato non gela e il foraggio
può crescere anche nel periodo invernale, fornendo fino a 8 o 9 sfalci all’anno, contro i 4-5 di un normale prato. Le marcite costituiscono un ambiente
prezioso anche dal punto di vista naturalistico, poiché forniscono rifugio ed
alimentazione a molte specie animali anche nella stagione fredda.
Il nome marcita deriva dall’antica consuetudine di lasciare l’ultimo taglio
invernale di erba a marcire nel prato e viene utilizzato anche per indicare tale
tecnica colturale tipica della Pianura Padana.
Questa pratica è stata oramai quasi ovunque abbandonata, comportando un
impoverimento generale dell’ambiente in termini di biodiversità vegetale ed
animale, oltre che un impoverimento del paesaggio.
L
uliveti
a coltivazione di ulivi per la produzione di olio è tipica
delle zone temperate mediterranee, dove è praticata da
secoli; è molto diffusa in Italia, prevalentemente nelle regioni
centro-meridionali. L’olivo si adatta a condizioni di scarsa
disponibilità d’acqua e di nutrienti, riuscendo a crescere anche su terreni molto
aridi e grossolani, dove ogni altra coltura risulterebbe impossibile.
Gli oliveti secolari svolgono un importante ruolo a favore della biodiversità. I
grandi tronchi infatti presentano molte cavità che possono ospitare sia specie
L
prati stabili
ono prati “spontanei”, né arati né seminati composti da numerose
specie erbacee (graminacee e leguminose) e floristiche. Possono
avere un’età anche di centinaia d’anni e si mantengono solamente
mediante lo sfalcio (taglio) del fieno e la concimazione. Si distinguono i prati irrigui, di pianura, da quelli asciutti, prevalentemente di collina e di montagna. I prati stabili (soprattutto quelli cosiddetti “magri”, non concimati)
sono importanti per la biodiversità proprio grazie alla loro varietà: il prato fornisce cibo e
rifugio per piccoli mammiferi e invertebrati (ad esempio cavallette e farfalle), la cui presenza richiama numerose specie di rapaci e altri uccelli tipici di questi ambienti come l’allodola, la cutrettola e il più raro re di quaglie. Lo sfalcio dell’erba avviene in genere da maggio a ottobre in pianura e da giugno a settembre in collina/montagna, spesso però in coincidenza del periodo in cui molte specie di uccelli nidificano proprio in mezzo all’erba.
S
vigneti
a coltivazione di uva da tavola o da cui ricavare vino, è conosciuta e praticata da migliaia di anni ed è diffusa in ambienti
molto diversi tra loro per temperature, altitudine, tipo di suolo,
possibilità irrigue, ecc. Le numerosissime varietà di vite costituiscono, già da sole, un patrimonio di biodiversità da tutelare. I vigneti, soprattutto se
circondati da siepi o boschetti, ospitano poi numerose specie di invertebrati e di
uccelli, come il simpatico Canapino e lo Zigolo nero.
L
coltivazioni
cerealicole
ono campi in cui viene praticata la coltivazione dei cereali
come frumento o grano, orzo, avena, segale, mais o granoturco, riso e i meno noti triticale, sorgo, miglio e panìco e rappresentano la principale produzione agricola del mondo. La cerealicoltura, cioè la coltivazione dei cereali, ebbe inizio già nella preistoria ed è probabilmente la prima forma di agricoltura nella storia dell’uomo. I
cereali per lo più vengono coltivati in pianura e, se adeguatamente irrigati e concimati, consentono produzioni molto elevate. Anche le coltivazioni cerealicole possono rappresentare ambienti idonei ad ospitare alcune specie vegetali e animali, e quindi in qualche modo a “proteggere” la biodiversità. Bisogna però avere alcune accortezze, quali per esempio, evitare di ripetere la medesima coltivazione sullo stesso terreno per più anni per non impoverire troppo il suolo delle sostanze nutritive, limitare il più possibile l’utilizzo di diserbanti e pesticidi, nocivi per le piante e per gli
animali, e mantenere tra un campo e l’altro, come veniva fatto tradizionalmente,
arbusti e alberi. Le Allodole con il loro piumaggio mimetico marrone leggermente
striato di nero, le Cutrettole con le penne del ventre di color giallo tenue e le veloci
Rondini, sono solo alcuni esempi della fauna che i campi di cereali possono ospitare.
S
frutteti
frutteti sono aree di terreno dedicate alla coltivazione
degli alberi da frutta; meleti, agrumeti, ciliegeti sono
solo alcuni esempi delle coltivazioni arboree da frutto
che si possono trovare nel nostro paese. Poiché non tutti
i tipi di frutta riescono a crescere ovunque, a seconda
del tipo di ambiente, delle caratteristiche del suolo, del tipo di clima troveremo frutteti differenti; sarebbe ad esempio difficile riuscire a coltivare gli
agrumi, che richiedono un clima mediterraneo, in Trentino!
I frutteti nonostante siano costituiti da alberi e/o arbusti anche di discrete
dimensioni non hanno nulla a che fare con un bosco naturale; solitamente
infatti gli alberi da frutto sono piantati in file regolari (per facilitare sia le
cure colturali che la raccolta dei frutti) e spesso tra una fila e l’altra il suolo
è privo del manto erboso. Nonostante ciò, nei casi in cui le tecniche di col-
I
pascoli
pascoli sono aree prative create dall’uomo nel corso della
storia per garantire la pratica dell’estivazione, cioè dello
sfruttamento delle differenti varietà di “erbe” e della loro graduale maturazione da parte delle mandrie. A differenza delle
praterie naturali, si tratta di praterie secondarie, cioè ricavate
dall’uomo da ambienti arbustivi o forestali.
I
La flora dei pascoli è molto caratteristica ed è condizionata dalle azioni di
brucatura e di calpestamento da parte del bestiame: accanto a graminacee
poco vistose come la Fienarola delle Alpi (Poa alpina) o la Codolina alpina
(Phleum alpinum), compaiono specie più appariscenti, come la Genziana
acaule dai bellissimi fiori blu o la profumatissima Nigritella. I pascoli non
solo rappresentano un’importante risorsa per la zootecnica di montagna, ma
anche un habitat di notevole valore naturalistico, in cui un grande numero
di specie sono state favorite proprio dall’uomo mediante il mantenimento di
pratiche agricole tradizionali.
Tali ambienti per esempio sono spesso frequentati da caprioli e cervi, molte
specie di uccelli come l’Averla piccola, il Prispolone, l’Allodola, la Coturnice
risaie
e risaie, come è facile intuire, sono aree in cui il suolo
è stato adattato per coltivare il riso. Si presentano
come campi pianeggianti più o meno estesi suddivisi da
argini terrosi in una serie di “vasche” sommerse da circa 510 cm di acqua (il seme del riso ha bisogno di essere sommerso per poter originare una nuova piantina). La raccolta del riso avviene di norma intorno a
settembre-ottobre, quando le spighe sono mature e dorate. Nel nostro paese
la coltivazione del riso è prevalentemente diffusa nella Pianura Padana cioè
in quell’area pianeggiante del bacino del fiume Po che si estende in parte del
Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. L’importanza
di questi ambienti agricoli per la tutela della biodiversità è notevole. Le risaie
infatti, soprattutto se coltivate secondo metodi tradizionali, in cui non si prevedono periodi di “asciutta” durante la crescita delle piante e non si utilizzano prodotti chimici, sono molto simili ad estese paludi temporanee. Per tale
L