Impollinazione dell`actinidia (kiwi): diverse strategie a
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Impollinazione dell`actinidia (kiwi): diverse strategie a
FRUTTICOLTURA/ACTINIDIA Resoconto di prove condotte per più anni nella zona di Arco IMPOLLINAZIONE DELL’ACTINIDIA (KIWI): DIVERSE STRATEGIE A CONFRONTO Premessa In Trentino la coltivazione dell’Actinidia si è diffusa soprattutto nelle zone di fondovalle all’inizio degli anni 80 come conseguenza di una domanda in crescita e prospettiva di redditi elevati. La diffusione si è limitata negli ambienti più caldi con un clima più temperato dove fossero limitati i danni da gelate primaverili e tardive (a fine ottobre). Attualmente le superfici interessate a questa coltivazione si attestano tra i 115 e i 125 ettari. Note di interesse botanico Forse tutti non sanno che l’Actinidia è la pianta che produce i kiwi. La specie coltivata in Trentino è l’actinidia deliciosa cultivar La strada maestra per risolvere il problema della pezzatura dei kiwi è quella di provvedere ad una ottimale impollinazione durante la fioritura. Nell’articolo si confrontano i risultati ottenuti in cinque anni con diverse strategie di intervento Michele Morten Franco Michelotti (Istituto Agrario di S.Michele a/A – Centro per l’Assistenza Tecnica) Produzione di kiwi in Trentino 3000 2500 20 produzioni (q.li) TERRA TRENTINA 2000 1500 1000 500 0 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Questa tabella tiene conto anche delle produzioni dei non associati alle cooperative. (Fonte PAT) Hayward; questa specie è anche la più coltivata a livello nazionale e anche l’unica varietà commercializzata in tutto il mondo ad esclusione della Cina, dove la varietà più coltivata è la Qinmei. Rispetto all’A. chinensis (di cui la varietà più conosciuta è la Hort 16 A commercializzata con il marchio Zespri¨ Gold) che in Cina si trova naturalmente più diffusa ad est e lungo la costa dove il clima è più mite, l’A. deliciosa è diffusa più all’interno nelle regioni più fredde a ovest. L’actinidia è una specie dioica, cioè porta i fiori femminili e maschili su piante diverse. L’inizio della fioritura nella nostra provincia avviene circa dal 15 al 20 maggio e l’esperienza di questi anni ha dimostrato come una buona l’impollinazione (passaggio di una buona quantità di polline maschile sullo stigma dell’ovario femminile) rimane il momento fondamentale nel determinare la pezzatura dei frutti. Il periodo utile per l’impollinazione può variare dai 3 ai 10 – 12 giorni ed è strategico in quanto ha un risvolto diretto sulla redditività dei produttori: più tardi avviene, meno semi si formano e i frutti rimangono più piccoli (per ogni pezzatura e di reddito soddisfacenti. Per favorire l’impollinazione ci sono diverse strategie di intervento: • Scelta e disposizione delle piante maschili nell’impianto; Fiore maschile (cv.Matua) Fiore femminile (cv. Hayward) do del ritorno economico che possono ricavarne. L’impollinazione può essere anemofila (per opera del vento), entomofila (per opera degli insetti pronubi) o può essere praticata manualmente dall’uomo. Strategie utilizzate per l’impollinazione La problematica dell’impollinazione è molto complessa, ma una cosa è certa: l’impollinazione anemofila non è sufficiente a raggiungere obiettivi di • Impollinazione manuale; • Impollinazione con l’uso delle api; • Uso di varie tecniche per distribuire il polline. Disposizione piante maschili. La cultivar impollinante più diffusa in Trentino è la Matua, (anche se non è considerata la migliore per sincronia della fioritura, germinabilità e capacità di allegazione del polline). Questa infatti fiorisce qualche giorno prima di Hayward. In Nuova Zelanda sono state introdotte nuove varietà impollinanti: la varietà Chieftain viene reinnestata sulle varietà maschili tradizionali Tomuri e Matua utilizzate negli anni 80, ma da noi non sono mai state provate. Le distanze raccomandate delle piante maschili sono di 10 12 m, con un rapporto di una pianta maschile ogni 7 –8 piante femminili. Aumentando queste distanze si riduce la fecondazione fino al 70%. Le piante maschili non dovranno occupare molto spazio, cioè si deve limitare la perdita di parete produttiva. Per limitare questi inconvenienti c’è la tendenza ad intensificare la presenza di fiori maschili anche sovrainnestando, nella parte alta, singoli rami; oppure allevando dei cordoni di piante maschili in senso trasversale alla direzione dei filari, fino a raggiungere le file attigue. Per facilitare una fioritura contemporanea, i tralci fruttiferi devono essere coetanei e questo può essere regolato con la potatura. Impollinazione con l’uso delle api. Da anni le api vengono introdotte nei frutteti con risultati alterni. La fioritura dell’acacia attira la api con i suoi fiori melliferi. I fiori dell’actinidia producono molto polline, ma non producono nettare, risultando per le api poco appetiti. Le arnie verran- TERRA TRENTINA giorno di ritardo rispetto al periodo utile si ha un calo di peso del frutto alla raccolta di 8-9 gr.). Per valutare se un frutto è stato fecondato bene, si può osservare sia la pezzatura, sia il numero di semi. Le due cose sono correlate tra loro: più semi ci sono, maggiore sarà la pezzatura. Il fiore femminile possiede circa 1500 ovuli e per produrre un frutto di 100 grammi ci devono essere almeno 1200 semi (corrispondenti ad altrettanti ovuli femminili fecondati dal polline maschile). Di conseguenza i frutticoltori più attenti investono molto nell’impollinazione ben sapen- 21 FRUTTICOLTURA/ACTINIDIA TERRA TRENTINA no introdotte quando ci sarà un 10 –30 % dei fiori aperti. L’introduzione delle arnie nel frutteto richiede attenzione sui seguenti aspetti: 22 1. Si devono portare un numero minimo di 8 –10 arnie per ettaro; 2. Le famiglie devono essere forti, su 10 telaini, con un numero di bottinatrici elevato. 3. Le arnie prima di essere immesse nel frutteto devono essere state private del polline per alcuni giorni (con la trappola prendi polline). Questo crea una forte esigenza di polline da dare alla covata in quanto le scorte vengono esaurite. 4. Nel periodo della fioritura è buona norma nutrire le api con una soluzione zuccherina (50% di acqua + 50% di zucchero) per supplire alla mancanza di nettare nel fiore. La nutrizione va eseguita ogni 2 giorni. 5. L’immissione nel frutteto delle arnie deve essere scalare: metà delle arnie verrà portato a inizio fioritura, mentre l’altra metà dopo 4 - 5 giorni, questo per mantenere sempre alta la presenza degli insetti sulle piante. 6. E’ stato riscontrato che con l’abbassarsi dell’umidità relativa dell’aria, il numero di api che si trova sui fiori è molto basso. In genere queste condizioni si hanno al pomeriggio e può essere richiesta una breve irrigazione. Il clima piovoso o freddo limita l’attività delle api. E’ buona norma sfalciare l’erba nel sottofilare durante tutta la fioritura per evitare la competizione con i fiori del sottofilare (tarassaco, ecc...). Impollinazione manuale. Da molti anni i tecnici del Centro per l’Assistenza Tecnica consigliano di effettuare l’impollinazione manuale. Questa pratica si attua molto semplicemente prendendo dei fiori maschili in un cesto e successivamente strofinando ogni fiore su una decina di fiori femminili. Vengono eseguiti più passaggi per impollinare i fiori che fioriscono scalarmente. Generalmente si effettuano almeno due passaggi: il primo quando sono aperti il 40-50% dei fiori, il secondo col 90-100% dei fiori aperti. Dalle osservazioni eseguite si è visto che vengono impiegate 60 – 70 ore per ogni passaggio per ettaro. Il costo di questa operazione, per ogni passaggio è quindi di circa 450 – 525 euro. Costo che verrà abbondantemente ripagato dalla migliore pezzatura dei frutti. Da diversi anni (dal 1999 al 2003) ad Arco sono state condotte esperienze di impollinazione manuale per valutare l’efficacia di questa pratica. Sono state messe a confronto piante impollinate manualmente con piante liberamente impollinate, o con l’impiego delle api. I risultati della media di 5 anni di osservazioni dimostrano la validità dell’impollinazione manuale che di fatto ha aumentato il peso dei frutti appartenenti alle classi più elevate. Vengono altresì illustrate due singole annate (2001 e 2003) considerate limite dei risultati dell’impollinazione manuale: Prove impollinazione Kiwi - Arco (1999-2003) Impollinazione Kiwi (Arco 2003) Nel 2001 si può notare come l’impollinato manuale abbia accentuato la differenza a favore delle classi di pezzatura più elevata. Nel 2003 nell’azienda, oggetto delle osservazione, sono state introdotte le api opportunatamente preparate e le condizioni climatiche dell’annata sono state favorevoli al volo degli insetti pronubi. Si può notare come il testimone aziendale abbia prodotto più frutta di pezzatura superiore rispetto all’impollinato manualmente. Questo si può spiegare in virtù del fatto che le piante testimoni hanno prodotto meno frutti rispetto a quelle impollinate manualmente. portante utilizzarlo e manipolarlo secondo le istruzioni date. Dove non è possibile praticare l’impollinazione manuale, sfruttare il lavoro delle api, oppure dove c’è concorrenza floreale e le api preferiscono andare su fiori melliferi (acacia, tarassaco, ecc...) molto più appetiti, rispetto al polline dell’actinidia, vengono utilizzate apposite tecniche di distribuzione del polline. L’impiego dell’atomizzatore, usato nelle nostre zone a passaggi ripetuti per soffiare il polline maschile su quello femminile, ha dato risultati alterni, spesso inferiori a quelli ottenuti con l’impollinazione manuale. Conclusione Uso di varie tecniche per distribuire il polline. Il polline è un prodotto deperibile, sensibile a temperatura e umidità, che può essere facilmente attratto da cariche elettrostatiche ed è quindi im- Nel periodo estivo, quando ci si accorge del difetto di pezzatura dei Kiwi, il frutticoltore è tentato di sopperire a questo inconveniente ef fettuando delle conci- mazioni fogliari o radicali, oppure insistendo oltremodo con l’acqua di irrigazione. Questo atteggiamento non risolve il problema, ma al contrario può creare inconvenienti per la bontà e conservabilità dei frutti. Il diradamento manuale dei frutti di piccola dimensione può aiutare ad avere una maggiore uniformità di pezzatura, ma difficilmente può compensare la perdita quantitativa di prodotto. Recentemente si sono fatte delle prove con uso di fitoregolatori per aumentare la pezzatura dei Kiwi, ma i risultati sono stati spesso insoddisfacenti (le spese non vengono compensate da maggiori ricavi) o nei casi in cui si è avuto effetto si avuta anche un’evidente alterazione della forma e della tipicità dei frutti. Dunque la strada maestra per risolvere il problema della pezzatura dei Kiwi è quella di provvedere ad una loro ottimale impollinazione durante la fioritura. Bibliografia · La coltivazione dell’actinidia in Trentino (Monografia ESAT 2000) · G.Trentini - Se all’actinidia viene a mancare il polline (Terra Trentina 5/1993) · P.Galimberti - L’impollinazione dell’actinidia in Nuova Zelanda (Informatore Agrario N° 36 del 2002) Si ringraziano i colleghi M. Gobber, M. Margoni, E. Mescalchin e G. Trentini per la collaborazione. TERRA TRENTINA Impollinazione Kiwi (Arco 2001) 23