Api e impollinazione - Riviste

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Api e impollinazione - Riviste
DAL FIORE AL FRUTTO
Il loro apporto economico al comparto agricolo in Italia
è di circa 1.600 milioni di euro
Api e impollinazione
TERRA TRENTINA
LE API, L’AGRICOLTURA
E L’AMBIENTE
A tutti è noto che le api producono il miele e la cera. Meno
noto invece è che le api, attraverso l’impollinazione incrociata, concorrono alla formazione
dei semi e dei frutti delle piante.
Un moderno autore ha definito
le api come “le ali dell’agricoltura” e ci sono moltissimi studi
che dimostrano il fondamentale
ruolo delle api e di tutti gli in-
Le api svolgono un ruolo fondamentale nei
processi di impollinazione delle principali
specie da frutto coltivate. Per questo è
importante rispettarle e creare le migliori
condizioni per favorire la loro attività,
organizzando al meglio il servizio di
impollinazione. L’esempio della Valsugana.
Dallacqua Gustavo*, Franchini Sergio*,
Minghetti Giovanna*, Taddia Andrea**
* Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele
** Cooperativa COFAV – Consorzio “La Trentina”
setti pronubi nell’impollinazione
delle piante coltivate dall’uomo.
In Italia è stato calcolato che
annualmente l’apporto economico di tale attività al comparto
agricolo è di circa 1.600 milioni
euro, con un contributo da parte
di ogni singolo alveare di circa
1.240 euro (Accorti, 2000).
Le api esistono sulla terra da milioni di anni ed hanno giocato
da sempre un ruolo biologico
fondamentale nell’ecosistema,
garantendo, con la loro importante opera di impollinazione, la
sopravvivenza di un grande numero di specie vegetali.
Esse, assieme agli altri insetti pronubi, sono determinanti
per la salvaguardia ambientale
attraverso l’impollinazione della flora spontanea, migliorando
la biodiversità e ostacolando la
scomparsa di specie botaniche
in via d’estinzione. Infine le api
giocano un ruolo fondamentale
come “sentinelle dell’ambiente”
in quanto la loro abbondante
presenza sta a segnalare una
situazione ambientale tranquilla, mentre la loro scomparsa da
determinati ecosistemi deve far
subito pensare ad una situazione ambientale degradata e a rischio.
Si distinguono vari tipi di impollinazione a seconda dell’agente
che la determina: generalmente
si parla di impollinazione anemofila quando il polline è trasportato dal vento e di impollinazione entomofila quando a
trasportare il polline sono gli
insetti. Alle nostre latitudini queste due sono le forme di impollinazione prevalente, per quanto riguarda le colture agrarie; in
altre realtà possono assumere
importanza anche altri agenti di
impollinazione come l’acqua, gli
uccelli e taluni animali.
Per quanto riguarda la maggior
parte delle colture frutticole si
può dire che i principali e più
importanti agenti dell’impollinazione sono gli insetti e tra questi, in primo luogo, le api.
IL RUOLO DELLE API
IN FRUTTICOLTURA
Per il frutticoltore, oggi più che
mai, è di fondamentale importanza ottenere produzioni elevate, costanti e di elevata qualità.
Questo obiettivo lo si può raggiungere applicando al meglio
tutte le tecniche agronomiche
più aggiornate, a partire dalla
corretta realizzazione degli impianti, alla scelta delle varietà
adatte e alla buona gestione di
tutte le pratiche colturali (potatura, nutrizione, diradamento,
difesa, ecc.).
Tra tutte queste cose, non va assolutamente dimenticato il ruolo
dell’impollinazione: la sola presenza di fiori sulle piante non
significa infatti la garanzia di un
buon raccolto e questo i frutticoltori lo sanno molto bene.
Il periodo della fioritura è un
momento delicatissimo durante
il quale si decide in buona parte
il risultato economico dell’intera annata e troppe cose possono interferire nel far pendere la
bilancia da un lato oppure dall’altro: la scarsità di fioritura, la
carenza di varietà impollinanti,
le avverse condizioni meteorologiche, una scarsa presenza di
insetti pronubi, ecc.
Su alcuni di questi fattori non è
possibile intervenire, però su altri l’intervento del frutticoltore è
fondamentale: dobbiamo garantire che ci sia il polline, in quantità e qualità adeguate, e che ci
L’impollinazione è quell’insieme di eventi per mezzo dei quali, partendo dagli stami (organi
maschili del fiore) il polline va a
depositarsi sullo stigma (organo
recettore del fiore femminile).
Sotto il nome di fecondazione va invece tutto il processo
fisiologico che avviene dall’arrivo del polline sullo stigma fino
alla sua germinazione e alla fecondazione dell’ovario (che poi
darà origine allo sviluppo dei
semi e dei frutti).
TERRA TRENTINA
IMPOLLINAZIONE
E FECONDAZIONE
La sola presenza di fiori non è garanzia di buon raccolto
DAL FIORE AL FRUTTO
TERRA TRENTINA
Una famiglia forte è formata da molte api bottinatrici
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sia chi lo trasporta da un fiore
all’altro al momento opportuno.
La prima cosa la si può ottenere
programmando la presenza nel
frutteto, già nella fase di realizzazione dello stesso, di un adeguato numero di piante impollinanti in grado di fornire polline
in quantità sufficiente e da diverse varietà.
La seconda cosa si realizza portando nei frutteti un numero
sufficiente di alveari.
Oggi non è più possibile contare, come in passato, sull’opera
di una consistente popolazione
di insetti pronubi selvatici, questo perchè l’ambiente naturale
e agrario si è molto modificato
ed ha portato alla rarefazione o
addirittura alla scomparsa di una
parte di essi.
Il ricorso all’ape diventa quindi indispensabile per una serie
di interessanti motivi: perchè è
un insetto allevato dall’uomo e
quindi facilmente gestibile e utilizzabile nell’impollinazione dei
frutteti per la facilità di trasporto,
di inserimento e di spostamento
delle colonie; perchè le famiglie
generalmente sono formate da
molte bottinatrici, quindi una
massa critica di pronubi che con
le adatte condizioni di tempo
svolge un efficacissimo e rapido
lavoro di impollinazione; infine,
per la caratteristica delle api di
essere tendenzialmente “fedeli”
nel bottinare e visitare i fiori di
una stessa specie.
A questo punto vediamo di illustrare alcuni aspetti pratici nella
gestione delle api per l’impollinazione delle principali specie
frutticole coltivate in Trentino.
Melo
Nella maggior parte dei casi, le
varietà di melo coltivate risultano auto-incompatibili e necessitano di una adeguata impollinazione incrociata. Un’ottima
impollinazione e fecondazione
dei fiori, oltre alla garanzia di un
buon raccolto in termini quantitativi, porta anche alla formazione di frutti con caratteristiche
qualitative elevate: forma regolare, elevata pezzatura, minore
sensibilità alla rugginosità e ad
altre fisiopatie.
Il fiore del melo è mediamente attrattivo per le api. In certe
annate i fiori di melo sono più
ricchi di nettare e le api li visitano volentieri; altre volte, specialmente in concomitanza con
piogge che dilavano i fiori o con
brutto tempo, l’attrattività per
le api è inferiore. È comunque
sempre importante avere nel
meleto durante la fioritura un
adeguato numero di alveari per
garantirsi, anche in caso di brutto tempo, un sufficiente lavoro
di impollinazione negli spiragli
di bel tempo.
Per il melo, si considera sufficiente un numero minimo di
due alveari ad ettaro. Le arnie
vanno poste nel frutteto possibilmente quando circa un 20%
dei fiori si è aperto, questo per
permettere alle api di bottinare subito sul melo evitando di
insediarsi sulle fioriture di altre
specie concorrenti.
Ciliegio
Il ciliegio è una specie piuttosto
delicata per quanto riguarda l’impollinazione e la fecondazione; il
suo ovario sviluppa generalmente un solo ovulo adatto alla fecondazione ed il tempo utile per
la sua fecondazione è molto breve (circa 48 ore). Inoltre, le varietà di recente introduzione negli
impianti specializzati (es. Kordia,
Regina), sono auto-incompatibili
ed è quindi necessario garantire
una buona impollinazione con
cultivar impollinanti e con una
buona presenza di api. Generalmente il fiore è ben visitato dalle
api. Si consiglia di portare le arnie nel ceraseto quando c’è circa
un 20% di fiori aperti e in numero di 8-10 per ettaro.
Susino
La maggior parte delle cultivar coltivate in Trentino sono
di tipo europeo e quindi, nella
maggior parte dei casi, sono autofertili (tranne alcune come la
President). Nonostante ciò, in
assenza di pronubi l’impollinazione del susino risulta spesso
insufficiente. Per un corretto
servizio di impollinazione necessitano almeno 8 colonie di
api per ettaro.
siderare sufficiente per questa
specie per cui bisogna affidarsi
a più strategie complementari
tra di loro e tra queste l’utilizzo delle api è sicuramente una
tecnica importante ma non risolutiva; infatti quasi sempre viene
affiancata anche da interventi di
impollinazione manuale o meccanica.
Per quanto riguarda le api, abbiamo già detto che i fiori dell’actinidia, sia maschili che femminili, sono pochissimo attrattivi
perchè non producono nettare.
Inoltre l’actinidia subisce spesso
la concorrenza della ben più appetita acacia che generalmente
fiorisce contemporaneamente.
Eventualmente le api visitano i
fiori dell’actinidia per procurarsi
il polline di cui essi sono particolarmente ricchi.
Per quanto riguarda il servizio
d’impollinazione è bene applicare alcuni accorgimenti importanti:
- apportare nel frutteto almeno 8-10 alveari per ettaro,
con famiglie forti e ricche di
bottinatrici
- introdurre le arnie nel frutteto quando ci sono già un 1030% di fiori aperti
- prima di inserire gli alveari è
buona cosa privarli del polline (tramite le apposite trappole “piglia polline”) in modo
da creare nella famiglia una
forte esigenza di polline per
la covata, invogliando mag-
giormente, in questo modo,
le api a visitare i fiori dell’actinidia per procurarselo
- le api, dopo 1-2 giorni di
permanenza nell’actinidieto,
tendono a cercare altre fioriture più attrattive; per questo
è importante inserire le arnie scalarmente nel frutteto
(metà a inizio fioritura, l’altra
metà dopo 4-5 giorni).
I SERVIZI
DI IMPOLLINAZIONE:
L’ESEMPIO
DELLA VALSUGANA
Dagli anni ’80-’90 si è assistito
ad un notevole calo di alveari
stanziali dovuto principalmente
alla comparsa della varroa, alla
recrudescenza della peste americana e alla diminuzione del
numero degli apicoltori. Questa situazione ha comportato
un peggioramento della produzione soprattutto nelle zone più
problematiche per l’allegagione.
Nondimeno la specializzazione
delle colture ha trascurato l’importanza di un numero adeguato
di impollinatori. Infatti, specialmente nel passato, si trovavano
spesso interi frutteti di Golden
senza alcuna pianta impollinatrice e si pensava di risolvere il
problema puntando l’attenzione
su fattori secondari come l’apporto di ammendanti particolari
o di sostanze ormoniche ritenu-
TERRA TRENTINA
Actinidia
In questa specie una buona impollinazione è di fondamentale importanza nel determinare
la pezzatura dei frutti, infatti il
peso dei frutti è direttamente
correlato al numero di semi che
il frutto contiene. L’impollinazione dell’actinidia, però, è piuttosto problematica e complessa
per vari motivi:
- l’actinidia è una specie dioica, cioè porta i fiori maschili
e femminili su piante diverse;
da qui la necessità di inserire
nel frutteto un adeguato numero di impollinatori
- il fiore dell’actinidia è poco
attrattivo per gli insetti pronubi
- il periodo utile per l’impollinazione dell’actinidia talvolta
può essere molto breve, anche di pochi giorni.
Da tutto ciò si può capire come
il momento dell’impollinazione,
in questa specie, rappresenti un
passaggio basilare di tutta la filiera produttiva, ma non sia una
cosa né semplice né facile; per
questo, i frutticoltori più attenti
dedicano a questa operazione
molte attenzioni e risorse.
Nel Kiwi l’impollinazione può
avvenire ad opera del vento, degli insetti ed anche per intervento diretto dell’uomo attraverso
diversi sistemi (manuali o meccanici).
Nessuno di questi metodi d’impollinazione da solo si può con-
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DAL FIORE AL FRUTTO
te alleganti, tralasciando invece
il ruolo biologico primario svolto dagli insetti pronubi.
Molte sono state le osservazioni
di campagna, fatte in loco, per
dimostrare come una corretta
impollinazione influisce positivamente sulle caratteristiche qualiquantitative della produzione.
Miglioramenti quantitativi:
rilievi fatti nel perginese in un
impianto di Golden al secondo
anno e già presentati agli agricoltori in precedenti occasioni, hanno evidenziato come la vicinanza di una fonte pollinica influisce
positivamente sulla produzione.
Dal “grafico 1” si può notare
come la prima fila, molto vicina
all’impollinatore (Delicious rosse), ha una produzione in termini quantitativi più abbondante
rispetto alla fila più lontana.
TERRA TRENTINA
Miglioramenti qualitativi:
un’adeguata impollinazione au-
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menta la presenza di semi nei
frutti che a loro volta influiscono
positivamente sulla pezzatura.
Interessante è la prova, fatta nella
zona di Caldonazzo ed illustrata
nel “grafico 2”, dove si vede che
la presenza di 5 semi per frutto
determina una pezzatura media
di 70 mm, mentre già con 8 semi
la pezzatura sale oltre l’80 +.
Anche da questi dati emerge
l’importanza fondamentale di
una buona impollinazione per
ottenere produzioni elevate e
di qualità e la necessità di garantire le condizioni migliori per
l’impollinazione anche attraverso l’organizzazione di un valido
servizio d’impollinazione.
In Valsugana già da tempo i frutticoltori si sono organizzati per
l’utilizzo delle api nell’impollinazione ma quasi sempre si trattava
di iniziative singole o di piccoli
gruppi di aziende, spesso porta-
te avanti con un numero insufficiente di alveari rispetto alle reali
esigenze della zona. Dal 2000 si
è partiti invece con un progetto
di impollinazione su vasta scala e
organizzato e coordinato secondo criteri di razionalità gestionale. Si è partiti dapprima con il
ciliegio e dopo alcuni anni con
il melo, arrivando a distribuire
complessivamente circa 1400 arnie in 120 postazioni. Attualmente il servizio d’impollinazione
copre 100 ettari di ciliegio e 600
ettari di melo.
Ogni postazione è composta da
10-15 arnie e la dislocazione rispetta un preciso reticolo che
suddivide le aree interessate in
quadri omogenei tali da garantire
la presenza delle api in tutto il
territorio. Mediamente vengono
distribuite 8-10 arnie per ettaro di
ciliegio, mentre nel melo si arriva
a 2 arnie/ettaro aumentandole se
necessario nelle aree più fredde
e a rischio allegagione.
L’epoca di introduzione degli
alveari negli appezzamenti di
melo e ciliegio avviene quando circa un 20% dei fiori sono
aperti. In questo modo si evita
che gli insetti pronubi vadano a
bottinare su altre fioriture ostacolando una corretta impollinazione.
Almeno una settimana prima del
posizionamento delle arnie, gli
agricoltori vengono informati
tramite televideo, avvisi murali
o sms, in modo tale da evitare
l’utilizzo di insetticidi nei trattamenti. Le stesse aziende agricole sono attivamente coinvolte
nel progetto, aiutando i tecnici e
gli apicoltori nella distribuzione
delle arnie nei rispettivi appezzamenti.
Le cooperative interessate dal
servizio di impollinazione sono
il Consorzio Frutticoltori Alta
Valsugana (Consorzio “La Trentina”), Sant’Orsola S.c.a. e Alpefrutta. Per il ciliegio i costi sono
sostenuti dalle singole Cooperative, dall’Associazione Agraria di
Pergine e dalla Cassa Rurale di
Pergine. Nel melo è la Cooperativa COFAV di Caldonazzo che
paga il servizio impollinazione,
finanziandolo, in parte, attraverso i piani operativi.
La fornitura delle api avviene
tramite la stipula di un contratto
con apicoltori locali e da fuori
regione privilegiando, visti gli
importanti numeri, apicoltori
professionisti per facilitare gli
aspetti logistici e organizzativi
del servizio. Il contratto prevede
che gli alveari abbiano determinate caratteristiche di vigore
tali da garantire famiglie sane e
robuste dotate di un elevato numero di api bottinatrici.
In questi anni, in cui è operativo il progetto impollinazione,
non si sono verificati particolari
problemi, in termini di morie o
danneggiamento di api, grazie
anche alla fattiva e responsabile
collaborazione di tutti.
bombi, per esempio, volano anche a basse temperature e con
la pioggia; le femmine di alcuni
apoidei solitari hanno una velocità di bottinamento superiore e
trasportano sul loro corpo una
quantità di polline maggiore rispetto all’ape mellifica.
La ricchezza per numerosità e
diversità delle specie pronube
è poi un ottimo indicatore dello “stato di salute” dell’ambiente. In uno studio che si è svolto
dal 1997 al 2001 nell’ambito del
Progetto AMA (Ape Miele Ambiente) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Apicoltura
di Bologna, sono stati censiti i
pronubi selvatici in diverse località dal nord al sud d’Italia. Lo
studio ha messo in evidenza il
grave depauperamento dei pronubi selvatici: nei 4 anni di indagine è stato individuato solo
il 38% delle specie di apoidei
che dovrebbero essere presenti
in Italia. Inoltre, dalla distribuzione dei ritrovamenti, è stato possibile osservare come la
biodiversità dei pronubi censiti
è inferiore nelle regioni centrosettentrionali, rispetto alle regioni centro-meridionali e a clima
mediterraneo.
IL RUOLO
DEGLI AGRICOLTORI
In questi ultimi anni, molti giornali e riviste di settore hanno
lanciato l’allarme sul grave depauperamento che sta colpendo
il patrimonio apistico di tutto il
mondo. Si parla di Colony Collapse Disease (CCD), cioè di sindrome dello spopolamento degli
alveari. Molti sembrano essere i
fattori in gioco: dall’insorgenza di
nuovi patogeni, alla recrudescenza di vecchie malattie, all’inquinamento ambientale (campi magnetici, uso di agrofarmaci, ecc.).
Per quanto ci riguarda, senza
entrare nel dettaglio della problematica, è indubbio che molti
fitofarmaci oggi utilizzati sono
caratterizzati da una minore tossicità acuta nei confronti delle api,
rispetto al passato. Alcune molecole richiedono però comunque
grande attenzione e cautela di impiego. Infatti, se è vero che non
causano una mortalità evidente
delle api (come i vecchi principi attivi quando usati impropriamente), è dimostrato che, anche
a dosaggi molto bassi, possono
interferire sulla capacità di orientamento delle api le quali non
Nel caso dell’impollinazione
delle specie frutticole, l’attività
di altri apoidei selvatici (bombi,
osmie, andrene, ecc.) gioca un
ruolo complementare a quello
dell’ape, soprattutto in condizioni meteorologiche sfavorevoli. I
TERRA TRENTINA
ALTRI INSETTI PRONUBI:
UN PATRIMONIO
DA PRESERVARE
Il numero di arnie a ettaro varia secondo la specie (melo 2, ciliegio 8-10)
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DALFIoREALFRUTTo
riescono più a tornare all’alveare determinando il conseguente
spopolamento della famiglia.
CONCRETAMENTE COSA
PUÒ FARE L’AGRICOLTORE?
L’agricoltore, consapevole dell’utilità e dell’importanza che
hanno i pronubi per la sua attività, può fare molto per preservarli
e per favorirne l’attività.
In estrema sintesi:
1. utilizzare correttamente gli
agro farmaci:
• non trattare con insetticidi,
acaricidi, diserbanti e dissecanti nel periodo della fioritura (come previsto dalla
normativa vigente). Va però
sottolineata l’importanza di
prestare comunque attenzione a tutte le fioriture che
si susseguono nei campi
vicini durante tutto l’arco
dell’anno: per esempio fioriture di peri o meli vicini
a ciliegi già sfioriti, fioriture
scalari di melo o di piccoli
frutti, ma anche la presenza
di fioriture di tarassaco o altre piante spontanee.
• quando si effettuano trattamenti in fioritura, con i
prodotti consentiti (fungicidi, ecc.), il trattamento va
comunque effettuato rispettando al massimo gli alveari presenti nei frutteti per
l'impollinazione, evitando
di indirizzare il getto nella
loro direzione ed eseguendo l'operazione fuori dal
periodo di massimo volo
delle api.
• prima di effettuare gli interventi insetticidi post-fiorali
accertarsi che siano stati allontanati dalla zona gli alveari impiegati per l'impollinazione.
• è fondamentale, anche al
di là del periodo della fioritura, non trattare, specialmente quando si impiegano
insetticidi e acaricidi, nelle
ore centrali della giornata,
cioè nelle ore di massimo
volo delle api.
2. la pratica dello sfalcio della
flora spontanea dei frutteti è
molto importante per garantire una buona impollinazione in quanto, in presenza di
fioriture (ad esempio il tarassaco) viene eliminata una flora molto appetita dalle api e
quindi competitiva rispetto ai
fiori della coltura che si desidera impollinare.
È però fondamentale il momento in cui viene effettuato lo sfalcio: sfalciare quando
i fiori sono già aperti e nelle
ore centrali del giorno comporterebbe uno sterminio di api.
Lo sfalcio va quindi effettuato
prima che i fiori si aprano o, se
sono già aperti, alla sera.
3. salvaguardare il più possibile
siepi con arbusti e canne per
permettere la nidificazione di
apoidei selvatici.
Brevi
TERRA TRENTINA
❍ Nella stagione 2007 in tutto il Trentino sono stati prodotti 40 mila quintali di fragole, 5 mila
500 di lamponi, 4 mila 500 di more, 7 mila
500 di mirtilli, 4 mila 500 di ribes e 250
di fragoline. I dati forniti dall’Ufficio produzioni
ortofrutticole dell’Istituto Agrario di S. Michele, riguardano sia aziende associate a cooperative sia
aziende che vendono in proprio la produzione.
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❍ Le primemeleprovenienti da Paesi dell’emisfero sud sono arrivate in Europa all’inizio di marzo. I carichi viaggiano via mare e approdano
nei porti di Rotterdam, Anversa e Amburgo. Il
viaggio da Brasile, Argentina e Sud Africa dura
in media 3 settimane. Fa eccezione la Nuova
Zelanda che è geograficamente più distante dai
porti del nord Europa. Le navi compiono il tragitto in 40-45 giorni.
❍ I cinghiali presenti in Val del Chiese hanno iniziato con anticipo di qualche settimana ad arre-
care danni al cotico erboso di prati situati sotto
i 1000 metri di altitudine. Le prime segnalazioni
risalgono al 16 febbraio 2008 e sono partite da
Castel Condino. I proprietari dei fondi danneggiati possono presentare domanda di risarcimento all’Ufficio agricolo periferico di Tione solo se
l’ammontare del danno supera i 1033 euro. L’indennizzo può essere richiesto una sola volta per
lo stesso fondo e non è prevista la sommatoria di
danni ripetuti in più anni. Il Comitato Faunistico
provinciale ha nel frattempo aumentato da 60
a 110 capi, la soglia minima di abbattimenti
annuali nella zona A1 del Chiese.
❍ L’Ufficio fitosanitario della Provincia autonoma
di Trento ha iniziato i controlli nei frutteti
con piante di melo colpite da mal degli scopazzi
che si dovevano estirpare già lo scorso anno o
per le quali è stata presentata dichiarazione di
estirpazione effettuata sulla base del programma
concordato con l’ufficio.