Rivista "Il forestale" - N. 14
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Rivista "Il forestale" - N. 14
SPED. IN ABB. POST. ART. 2, COMMA 20/B, LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA - € 2,17 - BIMESTRALE - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO PT DI ROMA-ROMANINA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO ADDEBITO DELLA RELATIVA TARIFFA. periodico di cultura ambientale Biodiversità Gli ultimi orsi d’Abruzzo Legge di riordino Il nuovo profilo della Forestale Anno III - N. 14 novembre/dicembre 2002 SPED. IN ABB. POST. ART. 2, COMMA 20/B, LEGGE 662/96 - FILIALE DI ROMA - € 2,17 - BIMESTRALE - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RINVIARE ALL’UFFICIO PT DI ROMA-ROMANINA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO ADDEBITO DELLA RELATIVA TARIFFA. Essere è comunicare periodico di cultura ambientale Biodiversità Gli ultimi orsi d’Abruzzo Legge di riordino Il nuovo profilo della Forestale Anno III - N. 14 novembre/dicembre 2002 Il Forestale periodico di cultura ambientale Rivista ufficiale del Corpo Forestale dello Stato Anno III - n. 14 novembre/dicembre 2002 direzione e redazione Via Giosuè Carducci, 5 - 00187 Roma Tel. 06.4665.7062 - Fax 06.48904001 E-mail: [email protected] amministrazione Via G. Carducci, 5 - 00187 Roma Tel. 06.4665.6058 - Fax 06.42012596 C.F. 97013490582 - P.I. 06434931009 direttore responsabile Stefano Cazora in redazione A. Sciunzi (segreteria di redazione), L. Loiotile, A. Maiorano, F. Marchesiani, M. Rainò hanno collaborato A. Cerofolini, D. De Laurentis, G. Di Croce, V. Falcone, P. Fedele, M. Monteforte, A. Palombi, G. Potena, B. Petriccione, L. Sammarone, G. Vadalà foto Nucleo Documentazione Naturalistica CFS foto di copertina © Roberto Iezzi - Archivio Personale marketing e pubblicità Laura Colasanti diffusione Monica Rainò impaginazione, fotolito e stampa EdAs srl - Via della Fontana, 5 03020 Giuliano di Roma (FR) proprietà fondo assistenza, previdenza e premi per il personale del C.F.S. registrazione del Tribunale di Roma n. 586 del 13/12/1999 iscrizione al Registro Nazionale della Stampa n. 10841 del 19/04/2001 (ora iscritto al R.O.C.) Efficienza e trasparenza sono parametri essenziali che devono guidare l’azione di una istituzione pubblica e moderna in grado di saper assolvere proficuamente la propria missione. In questo senso già da qualche tempo il Corpo Forestale è impegnato in una azione di riforma e adeguamento dei propri compiti che culminerà nella approvazione della nuova legge di riforma in discussione al Parlamento. Il 2002 è stato per il Corpo Forestale dello Stato l’anno della comunicazione. E la comunicazione è fondamentale per chi si occupa di difendere il patrimonio naturale. In questo contesto si inserisce perfettamente il concetto di comunicazione istituzionale che una recente legge, la 150 del 2000, ha esteso a tutta la Pubblica Amministrazione. Chi non comunica non esiste. Non possiamo non comunicare. E questo è tanto più vero per una struttura che ha diretti contatti con il cittadino e offre una serie di pubblici servizi. Una necessità quella della comunicazione che l’Amministrazione ha trasformato in azione concreta attraverso una serie di iniziative, non più occasionali, ma programmate e durature. Un percorso iniziato dal centro ma che sta coinvolgendo in maniera sempre più attenta anche gli uffici periferici. Certo, il viaggio all’interno di questa complessa galassia sempre più avvolgente ed in rapida evoluzione, è solo all’inizio. Oggi la percezione della realtà è mediata in maniera quasi esclusiva dai mass media; è per questo che non si può prescindere dalla comunicazione nell’esame e nella programmazione delle attività che hanno diretto contatto con il cittadino. I mezzi d’informazione possono essere anche di ausilio nello svolgimento dei compiti d’istituto, basti pensare alla comunicazione di emergenza o a quella di pubblica utilità o ancora all’educazione ambientale rivolta soprattutto ai giovani. In termini di utilità il singolo evento non esiste. Esiste invece una strategia della comunicazione che deve essere integrata fra i vari mezzi mass media in modo da raggiungere il pubblico più vasto. Proprio una strategia funzionale alle attività d’istituto è quello che per la prima volta ha cercato di mettere in atto l’Amministrazione. È grazie all’impegno dei Forestali ma anche ad una crescente azione di comunicazione che la percezione del Corpo è cresciuta in pochi mesi. Secondo un recente sondaggio commissionato a Datamedia, da luglio a novembre, la fiducia nel Corpo Forestale è salita dal 73% al 76,6%. Nell’ambito delle attività di protezione civile in caso di calamità naturali il 79,8% degli Italiani ritengono rilevante il contributo della Forestale, al primo posto fra le Forze di Polizia. Tutto questo è anche il risultato di una crescente attività di comunicazione esterna, ma non dobbiamo dimenticare che una buona comunicazione esterna si fonda su una efficiente comunicazione interna. A tale proposito di grande aiuto sarà lo sviluppo della rete intranet sulla quale già viaggiano una serie di importanti informazioni a disposizione del personale. Per ultimo ci sia consentito un breve cenno alla nostra Rivista che forse è stata la prima a rompere il proverbiale silenzio del Corpo Forestale ed oggi è diventata una realtà conosciuta e radicata. È il segno di un impegno assunto con i lettori con la speranza di essere sempre all’altezza delle loro aspettative. sommario biodiversità Conservazione dell’orso bruno . . . . . . . . . 5 protezione civile S. Giuliano di Puglia, nel cuore e nell’anima . . . 10 incendi boschivi Nuovi strumenti per combattere gli incendi . . . 18 sport Un bilancio in attivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 ABBONAMENTI (6 numeri) Sostenitore:€ 51,65 Le idee espresse negli articoli riflettono l’opinione degli autori e non si riferiscono necessariamente ad orientamenti ufficiali. Manoscritti, foto e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica sono riservati. Si informa che i dati utilizzati al fine della spedizione di questa Rivista, contenuti in elenchi conoscibili da chiunque, sono trattati a questo solo fine in conformità a quanto previsto dalla legge n. 675/96. Per esercitare i diritti (aggiornamento, cancellazione ecc.) di cui all’art. 13 scrivere a: Fondo ass. prev. e premi per il personale del C.F.S., Via G. Carducci, 5 - 00187 Roma. Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana stampato su carta ecologica 2 Ordinario: € 13,00 Ridotto: € 10,35 per tutti gli appartenenti alle forze di polizia in servizio e in congedo e per gli studenti. Per gli appartenenti al CFS in servizio l’importo dell’abbonamento viene trattenuto direttamente dallo stipendio. Estero: € 31,00 Copia arretrata: € 5,15 (previa verifica della disponibilità) I versamenti devono essere effettuati su c/c postale n. 12129003 intestato a: Fondo assistenza previdenza e premi per il personale del CFS, Via G. Carducci, 5 00187 Roma. È indispensabile specificare la causale del versamento e il codice fiscale o la partita IVA. CAMBIO DI INDIRIZZO: servizio gratuito, ma con espressa richiesta inoltrata anche via fax. 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Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Il Forestale - Settore pubblicità Tel. 06.4665.7062 - Fax 06.4890.4001 posta elettronica: [email protected] editoriale UN PUNTO DI PARTENZA IMPORTANTE La nuova legge di riordino del Corpo Forestale dello Stato, un contributo per migliorare la sicurezza ambientale ed agroalimentare dei cittadini Mentre questo numero della rivista va in stampa apprendiamo con soddisfazione che il 29 gennaio scorso la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura la proposta di legge recante il riordino del Corpo Forestale dello Stato. Pubblichiamo al riguardo un intervento del Capo del Corpo Forestale dello Stato, Giuseppe Di Croce. C on estrema trepidazione ed una certa emozione, tramutatesi via via in grande soddisfazione, ho seguito l’approvazione da parte della Camera dei Deputati del disegno di legge riguardante il “nuovo ordinamento del Corpo Forestale dello Stato”. Vorrei evidenziare subito la portata storica di tale avvenimento che pone fine a decenni di incertezze istituzionali durante i quali, sicuramente, l’efficienza operativa della Amministrazione è stata messa a dura prova. Ciò nonostante il Corpo ha saputo, pur tra mille difficoltà, mantenersi al passo con i tempi, rinnovandosi continuamente e conquistando la stima e la fiducia delle popolazioni e delle istituzioni. Un elemento di rilevante significato, emerso dal dibattito parlamentare, è il coro quasi unanime di apprezzamento che si è levato nei confronti dell’azione del Corpo Forestale dello Stato e l’esigenza ribadita da quasi tutte le forze politiche di preservarne l’unitarietà a tutela dell’ambiente. Attraverso questa larga convergenza politica, le attese dell’Amministrazione hanno trovato finalmente una conferma ed un fondamentale supporto normativo. La nuova legge, che attende ora l’approvazione finale da parte del Senato, sancisce per il Corpo un ruolo centrale e determinante per l’intero sistema della sicurezza ambientale ed agroalimentare, tanto dello Stato che delle regioni e degli enti locali con i quali l’Amministrazione intende continuare a collaborare lealmente, nel reciproco rispetto delle competenze assegnate dal legislatore e all’interno di un sistema di civiltà giuridica che vuole distinti, ma coincidenti, gli sforzi delle Istituzioni centrali e locali, finalizzati a migliorare la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Molti rivendicheranno la paternità del risultato ottenuto. In realtà ciò è stato possibile solo grazie all’ottimismo e all’impegno di quanti hanno creduto ed hanno lottato per salvare l’Amministrazione dalla disgregazione in atto e dal processo di regionalizzazione ritenuto da molti ineluttabile. Naturalmente il risultato conseguito sarebbe stato ora impossibile senza la volontà e l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, On. Giovanni Alemanno, il quale ha sposato la causa del Corpo sin dal suo insediamento: a lui va la gratitudine di tutti i forestali. Così come riconoscenza e gratitudine va a quel ristretto gruppo di forestali intelligenti e determinati che ha agito in tutte le sedi opportune, in particolare presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, per orientare il testo della legge di riforma nel senso auspicato. Come già accennato, l’aspetto più confortante emerso durante il dibattito, è l’aver potuto riscontrare tanto nel mondo politico, quanto nelle associazioni e nella società civile, una crescente conoscenza e considerazione dell’operato del Corpo. Questo è dovuto ad una comunicazione più mirata ed efficace, che ha contribuito a costruire una immagine positiva dell’Amministrazione, ma soprattutto è frutto della costante azione svolta dai forestali che operano sul territorio al servizio dei cittadini e che spesso lavorano in difficili realtà ambientali e con limitate risorse umane e strumentali. A tutti i forestali, che con il loro lavoro ed impegno quotidiani hanno consentito al Corpo Forestale dello Stato di raggiungere una così alta considerazione, va il mio sentito ringraziamento. La nuova legge, però, non deve essere vista come un punto di arrivo o una sorta di riconoscimento alla carriera lunga 180 anni al servizio del Paese e della sua meravigliosa natura, ma come la inderogabile necessità di uno Stato moderno che si interroga sui nuovi modelli di sviluppo e sulla necessità di tutelare i suoi beni vitali, trovando nel Corpo Forestale dello Stato la competenza e l’affidabilità necessarie per attuare questa delicata missione. Si tratta in realtà di una occasione, di un punto di partenza per una grande riforma dell’Amministrazione che, in maniera più organica e consapevole di quanto pur si è fatto in assenza di una quadro normativo certo, disegnerà il profilo del Corpo Forestale dello Stato del futuro. GIUSEPPE DI CROCE 3 PUBBLICITÀ MERCEDES 4 biodiversità UN PROGETTO LIFE NATURA LA CONSERVAZIONE DELL’ORSO BRUNO NELL’APPENNINO CENTRALE I l Corpo Forestale dello Stato, tramite l’Ufficio Amministrazione Foreste Demaniali di Castel di Sangro, sta portando avanti il progetto Life Natura “Conservazione dell’orso bruno nell’Appennino centrale”. Si tratta di un progetto di eccezionale interesse sia per la specie interessata, l’orso bruno, sia per le metodologie e le ricerche impiegate. Il progetto, iniziato nel ‘99 come proseguimento di un’analoga iniziativa svolta tra il ‘94 ed il ‘96, ha come obiettivo la raccolta di dati scientifici sulla biologia e sull’ecologia della specie, la tutela del suo habitat, nonché la definizione di aspetti connessi all’uso del territorio dai quali derivare le linee di gestione per la conservazione e la salvaguardia dell’orso bruno nell’Appennino centrale. L’area di studio del progetto, estesa circa 900 km2, ha il suo nucleo centrale nella zona degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, a cavallo tra il confine orientale del Parco d’Abruzzo Lazio e Molise ed il Parco Nazionale della Majella (il territorio di quest’ultimo è peraltro interessato direttamente dal progetto) e comprende a nord una parte della Valle Peligna ed a sud l’Alto Molise. L’orso bruno è stato inserito dall’Unione Europea, che ha approvato e cofinanziato il progetto, tra le specie della Direttiva Habitat considerate a rischio di estinzione e di particolare interesse comunitario. Da ciò la necessità e l’opportunità di intervenire per conoscere meglio i fattori limitanti, quali per esempio la rarefazione di aree indisturbate o il frazionamento dell’ ha- © Roberto Iezzi Orso bruno marsicano. bitat dell’orso a causa degli interventi antropici, ma anche la forte riduzione delle attività tradizionali, quali la pastorizia e l’agricoltura, o la mancanza di un serio coordinamento tra tutti gli Enti presenti sul territorio. Un aspetto assolutamente peculiare del progetto Life del CFS è però quello connesso al conteggio degli orsi su base genetica. Tale iniziativa, infatti, avviata nel 1996, è una ricerca che pone il Corpo Forestale dello Stato all’avanguardia rispetto alle tematiche di conservazione dell’orso bruno in quanto, mediante la raccolta di campioni biologici (peli, escrementi, ecc.) è possibile determinare con analisi di laboratorio, denominate fingerprinting del dna, il genotipo dei singoli orsi. È stato avviato, nell’area del pro- getto Life, un vero e proprio censimento genetico, che oltre a fornire informazioni sul numero degli individui, consentirà anche di accertare la variabilità genetica della popolazione censita e il grado di parentela degli orsi. La necessità di questo tipo di ricerca, deriva anche dal fatto che l’impiego delle tradizionali metodologie di censimento ha dimostrato grossi limiti per una specie come l’orso che ha abitudini prevalentemente crepuscolari, che frequenta 5 biodiversità soprattutto ambienti forestali e montani e che è estremamente elusiva. All’oggi, non esiste una stima, basata su criteri scientifici, della consistenza numerica della popolazione di orso bruno nell’Appennino centrale, come ribadito dallo stesso Hans U. Roth, che per anni è stato responsabile scientifico della ricerca sull’orso del Parco Nazionale d’Abruzzo. Per quanto riguarda i dati della ricerca, nel corso del 2002 sono stati raccolti 69 campioni biologici appartenenti ad orso bruno, da cui sono stati tipizzati n. 8 genotipi diversi. Uno di questi genotipi era già stato identificato anche negli anni 2000 e 2001, mentre un altro campione era stato identificato nell’anno 2001. Degli otto genotipi, ben sei sono stati rinvenuti nell’area di studio, mentre due provengono da ricerche effettuate in zone a nord del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (la marsica fucense), dove il Corpo Forestale dello Stato effettua, oltre al normale controllo, ricerche con proprio personale specializzato. Infatti, queste aree sono estremamente interessanti perché frequentate dall’orso per le opportunità alimentari che offre, e perché qui, negli anni ‘80 si verificarono numerosi atti di bracconaggio, con l’uccisione di decine di esemplari. Dai risultati parziali della ricerca, cui va attribuito ovviamente il giusto significato derivante dal fatto che il campionamento interessa solo una parte del territorio frequentato dall’orso, si desume che la densità può essere stimata in un orso ogni 150 km2 circa per il 2002. Ovviamente, tale valore va considerato come numero minimo di individui diversi presenti nell’area di studio, che è in parte compresa nell’area più densamente e costantemente abitata dall’orso bruno nell’Appennino, e in parte si estende in aree marginali, quanto a intensità di frequentazione. Tale area è comunque vitale per la specie, sia perché la sua idoneità ambientale complessiva è elevata, sia perché posta a ridosso del confine del Parco Nazionale d’Abruzzo, che resta il territorio in cui certamente vive il numero maggiore di 6 esemplari (una parte dei quali compie accertati spostamenti periodici tra il Parco Nazionale della Majella e quello d’Abruzzo attraversando l’intera area del progetto). La conservazione dell’orso bruno nell’Appennino centrale passa però anche attraverso altre importanti iniziative di gestione del territorio e di sensibilizzazione nei confronti di chi frequenta il territorio, per ragioni professionali (allevatori, contadini, operatori turistici, ecc.), o di svago (turisti, escursionisti, ecc.). È stata perciò presa in esame la presenza dell’uomo sul territorio ed i conflitti che derivano dalla convivenza con l’orso bruno, e più in generale con le tematiche di tutela e conservazione che quest’animale rappresenta essendo considerato, a ragione, il vero re della montagna. Nell’ambito del progetto Life, sono state previste delle iniziative di informazione e sensibilizzazione del pubblico, rivolte ai cittadini, agli alunni delle scuole, alle categorie professionali, alle Amministrazioni locali ed ai turisti, raccolte in un progetto denominato “Nella pelle del- l’orso”, con l’intento dichiarato di guardare le cose dal punto di vista dell’orso. L’iniziativa ha prodotto tra le altre cose un simpatico opuscolo, molto apprezzato soprattutto dai bambini tra i 6 e gli 11 anni, che nella forma di un fumetto tratta le tematiche di tutela e conservazione dell’orso bruno. Un bambino intento a passeggiare in un bosco, incontra un orso; attraverso il dialogo tra i due, sono fornite ai lettori notizie elementari sulla biologia, sull’ecologia dell’orso bruno e sui problemi che ne minacciano la sopravvivenza. Nelle ultime pagine del fumetto sarà proprio l’orso a chiedere l’aiuto dei bambini che, seguendo alcune semplici regole di comportamento, possono provare e dargli “una zampa” per salvarlo dall’estinzione. Abreve l’Ufficio Foreste Demaniali di Castel di Sangro, incaricato della gestione del progetto, curerà il seguito dell’iniziativa, con la pubblicazione di un cd rom interattivo. GIOVANNI POTENA LUCIANO SAMMARONE L. Sammarone - CFS Personale a lavoro per la realizzazione di una trappola per la raccolta di peli di orso. biodiversità IN BOCCA ALL’ORSO: ABITUDINI E COMPORTAMENTI DEL GRANDE PLANTIGRADO COSA FARE IN CASO DI UN INCONTRO RAVVICINATO Intervista a Giovanni Potena, amministratore delle Foreste Demaniali di Castel di Sangro. In cosa consiste questo progetto di conservazione dell’orso? In questa zona stiamo gestendo un grande progetto, che la UE ha affidato al Corpo Forestale dello Stato per studiare l’orso, monitorare il suo ambiente e questo perché emergono dei dati preoccupanti sull’esistenza futura di questo animale splendido. I dati sono frutto del lavoro quotidiano che fanno le nostre pattuglie di Forestali in montagna. Sempre meno avvistamenti, sempre meno tracce. Noi crediamo che di questo animale non ve ne siano ormai più che trenta-trentacinque individui e più o meno questo nostro dato coincide con quello pubblicato dal professor Roth, Hans Philippe Roth, uno svizzero molto bravo, esperto di queste cose, che ha lavorato a lungo per il Parco Nazionale d’Abruzzo, il quale l’estate scorsa ha dichiarato che ci sono secondo lui quarantaquarantacinque orsi vivi: in ogni caso il numero è estremamente preoccupante, perciò la UE vuole che noi si studi il suo ambiente, si propongano misure di restauro ambientale per farli vivere meglio, possibilmente. Circa le cause per le quali questo animale sta scomparendo (io sono preoccupatissimo, tutti siamo preoccupatissimi) possiamo individuare senz’altro il bracconaggio, a volte anche inconsapevole per lo stesso cacciatore, che magari ha messo una trappola per il cinghiale o ha creduto di sparare ad un cinghiale, poiché la sagoma si può confondere in ore di scarsa luce. Altre cause sono la rarefazione dell’agricoltura di montagna, la quasi scomparsa totale della pastorizia transumante, che riempiva gli alti pascoli di pecore in estate, quando parecchie di quelle pecore finivano in bocca all’orso. L’orso è divenuto ormai un simbolo delle montagne abruzzesi. Che consiglio possiamo dare ai tanti escursionisti che ogni anno visitano le aree naturali protette di questa regione? L’orso è il vero re della montagna. L’appello ai visitatori è di muoversi con estrema cautela, di non far rumore, di andare solo su percorsi autorizzati e segnalati, di non lasciare tracce alimentari dai pic-nic e non disturbare in generale l’ambiente. È importante affidarsi, poi, alle organizzazioni di gestione delle aree protette. In alcuni casi siamo noi del Corpo Forestale dello Stato, in altri casi sono gli Enti Parco. Insomma muoversi sempre con estrema delicatezza nell’ambiente. Quindi l’educazione funziona anche in questi casi, come in molte altre situazioni... Sì, certo, l’educazione è fondamentale! Parliamo del Parco Nazionale d’Abruzzo, o meglio degli abitanti del Parco Nazionale d’Abruzzo. In quest’area sono presenti tanti mammiferi, come il camoscio, il lupo, il cervo, il capriolo, la lince, e c’è anche l’orso bruno, che è il simbolo del Parco, giusto? Si, si, assolutamente. Oltre che il simbolo grafico è proprio il simbolo spirituale del Parco. L. Sammarone - CFS Impronte dell’orso sul fango. Simbolo spirituale, allora parliamo del suo comportamento. È uno splendido animale. Il suo comportamento è stato ben sintetizzato in una frase che disse un naturalista romano, un certo Pontillo nell’ottantatre. “L’orso è un animale solitario e scontroso. Se ne sta alla larga da tutti e, ovviamente, soprattutto dall’uomo, rintanandosi chi sa dove alla ricerca di un silenzio e in difesa di una selvaticità, che gli sarà, in tempi di turismo cialtrone, sempre più difficile da trovare. E quando le ultime residue tane di silenzio e di selvaticità saranno spazzate via, anche l’orso sparirà”. In questa frase è un pò sintetizzato il suo carattere. Quando si dice di un uomo “Quell’uomo è un orso”... bene, è proprio così: solitario, scontroso, elusivo, non vuole dar fastidio a nessuno, ha voglia solo di riempirsi di cibo, soprattutto in autunno, quando deve caricarsi per superare il lungo periodo invernale in cui non si ciba o si ciba pochissimo. I maschi stanno fra i cento e i centocinquanta chili, raramente arrivano a duecento. Le femmine, un pò più piccole tra i novanta e centoventi-centotrenta chili. 7 biodiversità Purtroppo per noi, e purtroppo anche per lui, è un animale che ha un bassissimo tasso riproduttivo, perché le femmine sono sessualmente mature dal terzo, quarto o quinto anno e partoriscono in gennaio da uno a tre cuccioli piccolissimi. Partoriscono in tane che hanno preparato con estrema cura. Com’è la tana? Le assicuro che è splendida! L’orsa sceglie una buca nella roccia con il fondo abbastanza scavato e lo riempie con strati alterni di muschio, foglie secche e rametti... Quasi a fare un materasso dove far nascere i piccoli. È veramente emozionante vedere l’accuratezza della costruzione di questo lettino, se così si può dire. Intanto che i piccoli non arrivano a due-tre anni, la femmina non è più pronta a riprodursi, perché li alleva, li addestra, li istruisce ai rischi della vita. Il primo parto avviene a tre-quattro anni. I due-tre anni successivi non ci saranno altre nascite. Insomma, il tasso riproduttivo è estremamente basso e questo rende problematica la sopravvivenza della popolazione, insieme a tutti gli altri rischi che corre e dei quali abbiamo parlato. Fino a qualche anno fa era una specie in via d’estinzione. Mah! Lo è ancora, mi creda. Adesso siamo tutti seriamente preoccupati per la sopravvivenza della specie. C’è stata un’azione di salvaguardia operata dall’Ente Parco? Com’è la situazione? Non è del tutto scongiurato questo pericolo, vero? No, mi creda, no. Questa specie è seriamente a rischio d’estinzione. Le nostre stime dicono che sono vivi, in giro per questa zona, del centro Appennino, dai trenta ai trentacinque soggetti ed è un numero sicuramente al di sotto della soglia sufficiente a garantire una notevole, indispensabile, variabilità genetica. Le stime di un professore svizzero che ha lavorato per il Parco, Roth, parlano di quaranta/quarantacinque esemplari. Cioè sono sostanzialmente coincidenti i nostri dati e i dati di questo ricercatore. Entrambi siamo preoccupatissimi, per cui ci stiamo impegnando per studiare, monitorare l’ambiente e per svolgere interventi di ripristino delle sue condizioni ambientali particolari, cioè ad esempio l’agricoltura di montagna, colture a perdere, ridiffusione di fruttiferi, piante da frutto delle quali l’orso è ghiottissimo... Tutta la frutta gli piace da matti! E fa bene! La frutta fa bene. Lui se ne intende di cibo, l’orso! Si, veramente nelle stagioni giuste s’ingozza di frutta... Qual è il comportamento giusto con l’orso per non farlo arrabbiare? Può essere pericoloso? Ma no, guardi. Non si ha notizia storica di aggressioni all’uomo. È un tranquillo... Certamente. In genere, se qualcuno arriva a pochi metri da un’orsa, non dandole il tempo di sentire l’arrivo, e se l’animale ha con sè i piccoli, allora può manifestare segni di nervosismo. Si, perché ha paura, deve difendersi... Basta star fermi, anche perché è fortemente miope ma sente molto con l’odorato. Appena si accorge della vicinanza di un uomo, cerca di scappare. È una forma di autodifesa, e questo, purtroppo, non capita nei giovani orsi, i quali hanno perduto la mamma da piccolissimi e quindi non hanno avuto quel ciclo di istruzioni di cui le parlavo prima, che dura dai due anni ai tre anni. Questi giovani orsi sono più confidenti verso l’uomo, si avvicinano ai centri abitati, perché nessuno ha detto loro quanto può essere rischioso avvicinare l’uomo. Si, sono ancora puri ed ingenui e non sanno quanto può essere pericoloso l’uomo. No, la mamma in sintesi non gli ha detto “stacci attento”. Per concludere, quanti esemplari di orso ci sono nel parco? All’interno del parco crediamo che ce ne siano attorno a venti-venticinque. Nelle aree circostanti al Parco, ancora altrettanti, al massimo. 8 L. Sammarone - CFS Costruzione di un campetto per l’alimentazione esclusiva dell’orso. messaggio pubblicitario Finsiel GRUPPO TELECOM ITALIA I sistemi per la gestione e il controllo del territorio: l’esperienza di Finsiel per il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali I sistemi informativi territoriali, basati sulla cartografia e sulle banche dati georeferenziate, costituiscono sempre più gli strumenti essenziali non solo per la gestione del territorio, ma soprattutto per raccordare in un’unica visione processi amministrativi, processi di trasformazione delle realtà urbane, servizi ai cittadini e alle imprese. In oltre 10 anni di impegno per l’agricoltura italiana Finsiel ha realizzato la più ampia e precisa rilevazione fotogrammetrica del territorio nazionale, integrata con la cartografia catastale e la rappresentazione grafica delle colture. In breve, la fotografia più completa e precisa dell’intero territorio nazionale, con questi dati: ➲ 300.000 fogli di mappa catastale ➲ 70 milioni di particelle catastali ➲ identificazione geografica delle piante di olivo (200 milioni di punti) ➲ identificazione geografica e geometrica dei vigneti (3 milioni di poligoni) e dei terreni coltivati a seminativo (3 milioni di poligoni). Il SIAN – Sistema Informativo Agricolo Nazionale, realizzato da Finsiel, è un sistema in continua evoluzione, che si avvale di tecnologie innovative: a breve saranno utilizzate le immagini satellitari a media e alta risoluzione per la determinazione dell’uso del suolo e verrà predisposta l’integrazione di strumentazioni di mobile networking per la raccolta delle informazioni sul territorio. Con le realizzazioni GIS (Geographic Information System) di Finsiel per il SIAN, e in parwww.simontagna.it), le amminiticolare per il SIM - Sistema Informativo della Montagna (w strazioni centrali e locali possono svolgere il loro ruolo di tutela e conservazione del territorio, attraverso la prevenzione e la difesa dalle calamità, nonché la gestione delle emergenze. Mentre, sempre utilizzando i sistemi GIS, il Corpo Forestale dello Stato è riuscito a censire quasi 5.000 discariche abusive e oltre 700 aree boschive percorse da incendi, contribuendo alla salvaguardia dell’assetto idrogeologico del territorio montano. I Servizi Territoriali del SIM sono stati, inoltre, indicati quale strumento più idoneo a supporto delle diverse fasi realizzative del II° Inventario Forestale Nazionale Italiano (IFNI), istituito dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali in armonia con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, presso il Corpo Forestale dello Stato così come indicato dalla legge n.353/2000. Recentemente, infine, è stato istituito un gruppo di lavoro per estendere i Servizi Territoriali del SIM al trattamento dei dati territoriali di competenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in particolare il georiferimento dei beni del patrimonio storico-artistico e la gestione delle aree vincolate. Ciò significa un’attenta valorizzazione anche del patrimonio storico-culturale del territorio montano, attraverso l’analisi e la corretta gestione delle infrastrutture, delle opere e dei manufatti dismessi che abbiano interesse storico. 9 protezione civile SAN GIULIANO DI PUGLIA NEL CUORE E NELL’ANIMA Encomiabile impegno del Corpo Forestale dello Stato a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Professionalità, umanità e entusiasmo tra i terremotati molisani S an Giuliano di Puglia, crogiolo di umanità profonda, rabbia sorda e disperazione infinita, gioia e dolore, fango, freddo, acqua, ma anche forte solidarietà e speranza in un futuro che si inizia ad intravedere, nel cuore e nell’anima di tutti. S. Giuliano di Puglia, dal quale si godono ancora panorami mozzafiato, albe e tramonti coloratissimi, la visione dell’imponente e candido massiccio della Majella e quella del promontorio del Gargano, boscosa e cupa sentinella dell’Adriatico. Tutto questo è S. Giuliano, con la parte medioevale (quella che ha resistito di più alla violenza del sisma) arroccata sul cucuzzolo, come in tanti altri paesi del nostro Appennino, e quella “moderna” spalmata su una lingua di detriti antichi che non ha retto alle scosse, provocando una ferita che non si rimarginerà mai, nelle menti e R. Iezzi - NDN/CFS S. Giuliano di Puglia (CB) - Forestali al lavoro fra le macerie della scuola terremotata. 10 nei cuori dei parenti delle vittime, di tutti gli abitanti, dei primi soccorritori e di tutto il popolo di S. Giuliano, composto dai tanti forestali, vigili del fuoco, volontari e da tutti gli altri che hanno condiviso con entusiasmo e partecipazione le fasi successive alla tragedia. I giorni passati a lavorare a S. Giuliano, da umili servitori dello Stato, perché nessuno possa più farsi male, perché le sofferenze della popolazione siano confortate da una presenza forte delle Istituzioni Nazionali in loro aiuto, perché, infine, si possa presto tornare a vivere serenamente anche nel centro del paese, ti entrano dentro e non ti lasciano più. Coordinare quotidianamente decine di forestali entusiasti e pieni di passione per la vita e per il loro lavoro, nonostante turni davvero intensi e condizioni ambientali ed umane spesso difficili, ti regala a fine giornata una serenità difficilmente ripetibile. Si arriva al riposo serale, dopo 13-14 ore di lavoro ininterrotto, con una stanchezza fisica stupenda, con la mente sgombra da altro che non sia la soddisfazione di aver fornito il massimo supporto alla popolazione ed il miglior contributo possibile a tutto il popolo di S. Giuliano, nella continua collaborazione con le altre forze che cooperano con il Corpo Forestale dello Stato nell’ambito del Centro Operativo Misto (COM). È difficile immaginare la felicità che si prova nell’aiutare un anziano a raggiungere la propria casa ancora agibile, ma accerchiata da pericolose rovine, quando questi ti ringrazia con le lacrime agli occhi e la commozione ti prende, perché si è stabilito un legame umano sottile in pochi minuti, lo stesso che in altri momenti avrebbe richiesto mesi o anni. Eppure, nonostante tutto, l’orgoglio e la dignità di questa gente sono rimasti integri: lo si vede continuamente dal rifiuto delle offerte di aiuto, a meno che questo non sia strettamente indispensabile. La gioia dei bambini scampati alla tragedia, suscitata dalla solidarietà di chi cerca di riportare il sorriso anche in questo luogo, è subito stemperata dai volti contriti e disperati dei genitori di quelli che non ce l’ hanno fatta, le cui vite sembrano distrutte e prive di senso. Il dolore della popolazione è palpabile, si esprime spesso con rabbia contro tutti e tutto, colpendo talora proprio coloro che sono tra i più presenti, i forestali; ma subito si traduce in disperazione, il volto distrutto e le lacrime agli occhi, e i capri espiatori di un attimo prima di- protezione civile ventano appoggi sicuri per un conforto pronto e appassionato. I visi assorti e contriti delle Autorità in visita, dal Presidente del Consiglio al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, fino al Direttore Generale del Corpo Forestale dello Stato, testimoniano la consapevolezza dello Stato che una tragedia immane si è compiuta ma anche la volontà ferma di superarla nel migliore dei modi. La stretta di mano a coloro che coordinano la presenza del Corpo Forestale dello Stato, così come i tanti ringraziamenti delle Autorità Regionali e locali, sono una conferma che la loro azione va nella giusta direzione ed un stimolo forte a continuare a fare il proprio dovere al servizio dei cittadini più deboli. Al ritorno a Roma, i volti e le voci dei familiari delle vittime, quelli dei componenti le pattuglie dislocate intorno e nell’interno del centro abitato, le confessioni e le emozioni intense condivise con i collaboratori più stretti, continuano a restarti dentro per giorni, affollano i sogni notturni, gli stessi quotidiani risvegli. Le giornate non sono più le stesse. Il ricordo di quelle passate a S. Giuliano pone sotto una nuova luce tutto quello che accade, dalla normale attività di lavoro ai rapporti con i parenti e gli amici. Tutto viene riconsiderato: problemi che sembravano importanti si rivelano in tutta la loro pochezza, le ansie di ieri lasciano il posto ad una consapevole e tranquilla serenità, il tran tran quotidiano appare ora una condizione di assoluto privilegio rispetto alle esperienze vissute a S. Giuliano. E tornano alla mente le emozioni suscitate dalla profonda umanità dei responsabili locali del Dipartimento della Protezione Civile, competenti ed instancabili, di quelli dei Vigili del Fuoco, appassionati ed onnipresenti, e dei funzionari ed Ufficiali delle altre Forze di Polizia, con le quali il coordinamento, pur con difficoltà e problemi, è stato comunque alla fine assicurato, specie nei momenti di maggiore urgenza, spesso direttamente sul R. Iezzi - NDN/CFS S. Giuliano di Puglia (CB) - Controlli antisciacallaggio all’ingresso del paese. campo. E poi gli splendidi forestali delle pattuglie, con le comunicazioni radio a volte concitate e tese, sempre partecipi e consapevoli del ruolo insostituibile che ricoprono come appartenenti al Corpo Forestale dello Stato, l’unica Forza di Polizia presente in massa con personale e mezzi su quel territorio. La professionalità e l’entusiasmo di molti di loro ha suscitato lo stupore di tutti, nel Centro Operativo Misto di S. Giuliano. La loro carica emotiva di umanità e l’eccezionale attaccamento al proprio lavoro ti fanno andare fiero di appartenere al Corpo. Il lavoro svolto nel coordinamento del personale forestale del C.O.M. di S. Giuliano di Puglia, in stretta collaborazione con un’Agente che è riuscita a più che raddoppiare l’efficacia del servizio del funzionario responsabile, dimostrando continuamente preparazione e capacità rare e di livello davvero elevato, è tra quelli che ti fanno apprezzare ancora di più l’importanza di appartenere al Corpo Forestale dello Stato, che si pone sempre al servizio del cittadino e del Paese, specialmente nelle situazioni di maggiore bisogno e drammaticità. R. Iezzi - NDN/CFS S. Giuliano di Puglia (CB) - Case distrutte dal sisma. BRUNO PETRICCIONE 11 PUBBLICITÀ PESCA 12 costume AGRITURISMO CHE PASSIONE Più di un milione di turisti quest’anno hanno scelto la vacanza country U n tempo l’agriturismo coincideva con una idea della vacanza abbastanza particolare, di nicchia, fatta di una ospitalità spartana, alloggi senza pretese localizzati in campagna. Oggi il concetto si è allargato fino a comprendere situazioni diametralmente opposte; si può alloggiare in modeste cascine così come in palazzi di pregio e chateaux relais; esistono strutture dotate di piscine, palestre e di aree per il “fitness” e il “wellness”, insomma il massimo che ci si può aspettare con una gastronomia all’altezza e una disponibilità di prodotti agro-alimentari di qualità, che fanno da corollario fondamentale al benessere in vacanza. La scorsa estate, si è registrato un grande successo per l’agriturismo Italiano che ha ricevuto un milione e duecentocinquantamila ospiti nel nostro paese per un business che vale 400 milioni di Euro. Sulla base delle presenze stimate da Terranostra, l’associazione di Coldiretti che ha monitorato le prenotazioni, si evidenzia una preferenza per le regioni del centro Italia dove si sono recati quasi la metà degli amanti della vacanza “country”, seguite dalle regioni del sud dove l’agriturismo è in notevole crescita. Nel dettaglio sono stati registrati 300.000 ospiti in Toscana, 120.000 in Umbria, 90.000 in Veneto e in Campania, 70.000 nelle Marche e in Trentino, 60.000 in Lombardia e 50.000 in Liguria. Il fenomeno ha coinvolto soprattutto i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni che costituiscono il 55% degli ospiti complessivi. Stressati dai ritmi frenetici imposti dalla città, infatti sono sempre più numerosi i ragazzi che scelgono di immergersi nella quiete della campagna, dimenticando ansia e affanni e scegliendo di non essere più schiavi del tempo, ma solo dei ritmi della natura. Le dolci campagne delle Marche e dell’Umbria modellate dagli oliveti e dai vigneti, i colli del Chianti tra Siena e Firenze, i pascoli degli al- topiani di Asiago e i terrazzamenti delle cinque terre in Liguria, i variopinti limoneti della penisola sorrentina e i meleti della Val di Non in Alto Adige, sembrano essere in forte competizione con gli storici monumenti delle città d’arte e con la classica vacanza al mare. R. Iezzi - NDN/CFS Genzano di Roma (RM) - Raccolta di prodotti biologici. 13 costume LE METE PREFERITE IN AGRITURISMO PER L’ESTATE 2002 TURISTI 33.000 12.000 90.000 90.000 70.000 70.000 50.000 (40.000 per regione) (40.000 per regione) 200.000 REGIONE Toscana Umbria Veneto Campania Marche Trentino Liguria Puglia, Piemonte, Lazio Emilia Romagna, Calabria Altre Regioni 1.250.000 TOTALE I PREZZI PER TUTTE LE TASCHE Camera e prima colazione a persona al giorno: basso fino a 28 Euro; Medio da 28 a 46 Euro; alto oltre 46 Euro. Appartamento a persona al giorno: basso fino a 18 Euro; medio da 18 a 34 Euro; alto oltre 34 Euro. L’ESTATE 2002 IN AGRITURISMO Presenze italiani Presenze stranieri Fatturato estivo 1.000.000 250.000 400 milioni di Euro Aziende agrituristiche Aziende con alloggio Aziende con ristorazione 11.000 9.300 6.200 e alloggio può costare da meno di 18 ad oltre 50 Euro, a seconda che si tratti di camere o appartamenti e in funzione della località e dei servizi offerti. Tra le novità di quest’estate i laboratori per imparare antichi mestieri come quello del casaro, del bachicoltore, della ricamatrice, del mugnaio e dell’artista artigiano, l’esplorazione di “nuovi mondi” attraverso percorsi storico - archeologici e visite guidate ai patrimoni artistici, cura agli animali in via di estinzione, nonché insolite proposte e attività sportive come quella del volo turistico su deltaplani, hydrospeed, rafting, free climbing e giochi di aquiloni acrobatici. Scegliere l’agriturismo è il segreto anche per chi non vuole abbandonare il proprio animale domestico durante le vacanze estive. In tutta Italia, infatti ci sono circa 5.000 aziende agricole, su un totale di 11.000, disposte ad accogliere i turisti con gli animali. In un ambiente naturale, sicuramente più confortevole, gli agriturismi, forniti di attrezzature idonee, sono in grado di offrire agli amici a quattro zampe un adeguato ristoro, una sana alimentazione e ampi spazi nel verde, per una meritata vacanza all’insegna della riconquista della libertà, godendo della vicinanza dei loro padroni anche nei momenti di svago. VALERIA FALCONE L’IDENTIKIT DELL’AGRITURISTA È giovane (18-35 anni) 554% È impiegato 50% (professionisti 19% e commercianti 10%) È laureato 30% (diplomati 64%) È straniero 25% Sceglie l’agriturismo per qualità ambientale ed enogastronomica 75% Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati guida “Vacanze e Natura” Terranostra Non sono solo i luoghi tuttavia a richiamare tanti vacanzieri, ma l’agriturismo, grazie ad un notevole miglioramento del settore, è anche in grado di offrire servizi diversificati tra loro, che attirano sia gli amanti della buona cucina e della 14 tranquillità, che escursionisti, nostalgici delle antiche tradizioni, sportivi, creativi, e amanti dell’avventura per una vacanza a portata di tutte le tasche. Per farsi un’idea, una settimana in agriturismo con prima colazione A due passi dalla città una fattoria didattica immersa nel verde a Genzano di Roma Intervista alla Responsabile dell’ agriturismo “La Selvotta” di Genzano di Roma, per conoscere più da vicino le nuove proposte del settore. Come mai le è venuta voglia di gestire un agriturismo? I miei genitori erano coloni del terreno dove ora sorge l’azienda e quindi questa terra la sento un pò mia, mi sento a casa. Non si può improvvisare questo lavoro, ci vuole una grande passione. costume d’ulivo. Anche il vino è di nostra produzione, abbiamo due ettari di vigna e uno splendido agrumeto di 200 piante quasi unico nel Lazio, da far invidia ai siciliani! Secondo lei come mai l’agriturismo riscuote un così grande successo, soprattutto tra i giovani? Credo che per molti, soprattutto per le coppie non ancora sposate e che non vivono insieme sia un modo molto romantico per stare insieme. Dormire in agriturismo non è come affittare una camera d’albergo, si esce dalla stanza e si è subito in mezzo al verde, si può tranquillamente passeggiare nella tenuta in calzoncini e t-shirt, insomma ci si gode un week end di pieno relax fuori dalla città, avendo l’impressione di stare a casa. R. Iezzi - NDN/CFS È solo una moda o un successo destinato a crescere ancora? Se gli italiani capiranno il valore e l’importanza della terra, della nostra terra e soprattutto se non verranno aperti in futuro troppi agriturismi, credo che questo successo sarà costante nel tempo. V. F. I formaggi utilizzati nella ristorazione vengono prodotti nella stessa azienda con criteri biologici. Quali sono i pro e i contro di questa professione? Ovviamente lavorare in mezzo alla natura, a contatto con le persone e tanti animali, non ha prezzo. Non esiste l’incubo dell’orario di ufficio, non si sta chiusi in quattro mura e poi è un lavoro molto dinamico e poliedrico. Ci vuole tanta fantasia. D’altro canto è molto faticoso, assorbe tutto il tuo tempo e resta poco spazio per la vita privata. Diceva che ci vuole molta fantasia soprattutto per organizzare e programmare attività ed iniziative originali, quali sono i servizi offerti dalla Selvotta? Qui da noi oltre a dormire e mangiare benissimo, si può usufruire di una piscina, di un campo da tennis che all’occorenza diventa campo da calcio e pallavolo, si possono fare escursioni a piedi per la tenuta e poi organizziamo campi estivi per i bambini. L’iniziativa si chiama “fattoria didattica”, in pratica insegnamo ai bambini, dalla materna alle medie, come sono fatti gli animali, da dove vengono i vari tipi di frutta e verdura che mangiano tutti i giorni e allestiamo dei piccoli mercatini dove sono proprio loro a raccogliere i cibi e a venderli! È molto educativo e divertente al tempo stesso. Ma la cosa di cui vado più fiera, il fiore all’occhiello della Selvotta, è il servizio che offriamo ai portatori di handicap mentali che qui trovano tanto calore e un’accoglienza davvero speciale; la più grande soddisfazione per me è vedere l’entusiasmo dei genitori che tornano volentieri da noi. Parliamo di cibo, cosa si mangia di speciale qui da voi? Tutto ciò che si produce alla Selvotta, dalla frutta, rigorosamente di stagione, alla verdura, alla carne - abbiamo un piccolo allevamento - e poi cuciniamo solo con il nostro olio extravergine. Nella nostra tenuta ci sono 312 piante 15 messaggio pubblicitario LAND ROVER AL SERV Da sempre, nel nostro immaginario, una Land Rover è associata a paesaggi selvaggi ed incontaminati, giungla, savana, deserto, montagne impervie e distese di neve, in una parola, AVVENTURA. Ma Land Rover è anche duro lavoro, soprattutto quando la natura si ribella all’uomo e occorre portare soccorso dove gli altri non arrivano. Land Rover da oltre 50 anni è tutto questo, e per questo lo slogan “IL MITO INDISTRUTTIBILE” è quello che più le si addice. Non solo mezzo meccanico, ma un modo diverso di vivere il rapporto con la natura. Entrare in contatto con l’ambiente senza violentarlo ed assecondandone gli ostacoli per tentare di superarli. Questo è lo spirito che anima il possessore di una Land Rover. Non a caso, il Corpo Forestale dello Stato fu tra i primi ad aprire la strada all’acquisto di veicoli 4x4 al di fuori del territorio nazionale. Oggi il parco auto del CFS ha abbondantemente superato le 1.000 Land Rover ed è costituito, per la quasi totalità, dal prodotto Defender, veicolo da lavoro con una vastissima varietà di modelli e adatto alle più svariate tipologie di impiego. Il Defender, tra i veicoli 4x4 attualmente in commercio, è quello che conserva caratteristiche di puro “fuoristrada, versatile, essenziale e funzionale nell’allestimento, con grandi capacità di trasporto di qualsiasi genere di merci ed attrezzature. È spinto da un grande propulsore Turbodiesel 5 cilindri iniezione diretta da 2.500 cc, ecologico e capace di sviluppare una potenza di 90 Kw. Questo motore offre, oltre ad una eccellente economia di consumi, una drastica riduzione delle emissioni nocive. Già in fase di produzione, Land Rover utilizza tecnologie rispettose dell’ambiente come, ad esempio, il diluente a base acquosa per la vernice che riduce le emissioni di vapore nell’atmosfera di oltre il 50% o l’eliminazione di elementi chimici nocivi quali clorofluorocarburi e amianto. Carabinieri, Esercito Italiano, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Protezione Civile e Organizzazioni Umanitarie utilizzano DEFENDER per arrivare dove serDefender 110 TD5 HCPU. ve la loro opera. Naturalmente anche i nostri prodotti meno “spartani”, come Discovery e Freelander, cominciano ad entrare a far parte del parco auto degli Enti Pubblici. Trazione integrale permanente, marce ridotte, differenziale centrale bloccabile manualmente, controllo elettronico della trazione, doti telaistiche eccezionali e poderose sospensioni, consentono ad una Land Rover di procedere con la massima sicurezza su qualsiasi terreno anche in condizioni estreme. Conoscere a fondo le caratteristiche tecniche del proprio fuoristrada insieme alle nozioni di base per guidarlo in sicurezza, è diventato un “servizio post-vendita” prioritario da offrire a tutti i nostri Clienti. Per questo motivo, da qualche anno, Land Rover ha riunito un manipolo di istruttori di guida che, con la loro esperienza e professionalità costruita negli anni, garantiscono la realizzazione di corsi di guida, raduni nazionali, eventi e viaggi in Italia ed all’estero. Questa organizzazione si chiama REGISTRO ITALIANO LAND ROVER ed è un grande, anzi il più grande, club fuoristrada monomarca con quasi 10.000 associati. I corsi di guida per gli Enti Pubblici possono essere itineranti, cioé organizzati presso una località indicata dal Cliente, oppure presso la nostra struttura stabile in un delizioso borgo medievale immerso nella natura umbra sulle rive del lago di Corbara, chiamato Titignano (tra Orvieto e Todi), ove abbiamo creato una “palestra” del fuoristrada e delle attività all’aria aperta. Land Rover ha già realizzato, con ottimi risultati, corsi di guida per Carabinieri, Polizia di Stato, Esercito, Vigili del Fuoco, Corpi Regionali e volontari della Protezione Civile e Corpo Forestale Regionale. Corsi guida - F. Orselli 06 50864.541 - [email protected] Registro Italiano Land Rover - registro.italiano@landrover .it Sicurezza, tecnologia, assistenza tecnica, reperibilità dei ricambi in ogni angolo del mondo, servizi post-vendita, in due parole “ESTREMA AFFIDABILITÁ”. Oltre il 75% di tutta la produzione Land Rover dal 1948 è ancora in servizio. Ufficio vendite dirette e veicoli speciali Land Rover Italia - 06 50864.540/541/542 Sito internet - www.landrover.it 16 messaggio pubblicitario VIZIO DELLA NATURA LAND ROVER G4 CHALLENGE: ALLA RICERCA DELL’AVVENTURA GLOBALE Land Rover ha presentato quest’anno in prima mondiale, una nuova emozionante sfida, con l’intento di esaltare lo spirito di avventura innato in tutti noi, il Land Rover G4 Challange. Diventerà un appassionante appuntamento annuale basato sull’avventura estrema con 16 protagonisti provenienti da altrettante nazioni. I partecipanti si affronteranno in sfide di guida fuoristrada e in attività sportive in alcuni dei paesaggi più belli al mondo. Il Land Rover Challenge è definito G4 per le quattro fasi consecutive che esso prevede, ognuna in un paese diverso e con un diverso fuso orario. La sfida si apre a New York il 30 Marzo 2003 e l’intero programma si svolge nell’arco di cinque settimane in cui si percorrono 4.000 miglia. Il Challenge prevede delle tappe anche sulla Costa Occidentale e Orientale del Nord America, in Australia, Sud Africa, viaggiando sia in zone incontaminate che altamente urbanizzate, come il Quebec, Cape Town, Sidney e Las Vegas. Sarà scelto un unico concorrente per rappresentare ognuna delle 16 nazioni partecipanti, tra migliaia di aspiranti. I concorrenti non dovranno soltanto mostrare le loro capacità individuali, ma dovranno anche cimentarsi in lavoro di squadra poiché in ogni tappa gareggeranno a fianco di un compagno di diversa nazionalità. In ogni fase della gara le squadre cambieranno i loro componenti. “Il Land Rover G4 Challenge è l’avventura di una vita” sostiene Bob Dover, Managing Director di Land Rover. In linea con la nostra filosofia di rendere l’avventura accessibile a tutti, non è prevista una quota di iscrizione. Sebbene sia necessaria una forma fisica superiore alla media, il Challenge si basa fondamentalmente su lavoro di squadra a livello internazionale, elasticità e arguzia nelle strategie e attitudine positiva animata dal valore basilare della sportività piuttosto che della forza. Tutta la nostra gamma di fuoristrada avrà come livrea di gara un colore arancio particolare, il Tangier Orange, studiato appositamente per la Sfida, e sarà pronta a sfruttare le sue inequivocabili capacità off-road su tutti i terreni. Tutti i veicoli avranno specifiche tecniche standard, ma saranno dotati di equipaggiamenti speciali realizzati ad hoc per permettere ai concorrenti di “vivere” nelle loro Land Rover durante le settimane di gara. Le vetture dovranno inoltre poter trasportare tutte le attrezzature che i concorrenti adopereranno per completare le sfide: kajak, mountain bike ed equipaggiamento per l’arrampicata. “Inoltre - afferma - un elemento fondamentale è anche il rispetto per la natura. Per ogni tappa lavoriamo spalla a spalla con le Organizzazioni per la Difesa dell’ambiente, nazionali o locali, per verificare che sia minimo l’impatto sul territorio in cui si svolgono le nostre attività”. La Land Rover è sempre stata attenta all’impatto ambientale, e non solo durante i processi costruttivi e di verniciatura, ma anche promuovendo per prima l’educazione ad un fuoristrada responsabile che assume come valore guida il rispetto dell’ambiente naturale e culturale. Minimizzare l’impatto ambientale in un progetto così ampio come il G4 Challenge significa quindi seguire tutte le regole di civiltà nella guida in fuoristrada, che possono essere riassunte anche così: prendere dalla natura solo fotografie, lasciarvi solo le orme dei propri passi. Il G4 è stato perciò attentamente studiato per salvaguardare i delicati ecosistemi che vengono attraversati. Infatti, durante le selezioni, i potenziali concorrenti verranno istruiti sulla guida responsabile in fuoristrada; per questo la pianificazione del Challenge elimina la tradizionale carovana di veicoli. Inoltre sono state approntate diverse strategie per garantire che Land Rover G4 non danneggi i meravigliosi scenari che ne vedranno lo svolgimento. Dove la competizione prevede l’ingresso in zone ambientali sensibili, il responsabile Niki Davies ed il suo team di esperti hanno contattato e consultato i vari enti governativi e le autorità dei Parchi Nazionali. Questo lavoro preventivo con le autorità locali ha consentito l’identificazione di percorsi e di strade pienamente accettabili per non disturbare l’ecositema. Lo stesso tipo di atteggiamento rispettoso dell’ecologia viene insegnato ogni giorno nei Centri Land Rover Experience in tutto il mondo. Presso questi Centri, istruttori qualificati insegnano a chi guida una Land Rover non soltanto a padroneggiare il proprio veicolo ma a preservare la natura ed a comportarsi responsabilmente sempre, soprattutto dove non esiste alcun tipo di controllo. 17 incendi boschivi NUOVI STRUMENTI PER COMBATTERE GLI INCENDI Aumenta il numero delle infrazioni e diminuisce la superficie di bosco bruciata L’ intensa attività di controllo e monitoraggio del Corpo Forestale dello Stato, in concomitanza alle favorevoli condizioni atmosferiche dell’estate 2002, ha notevolmente contribuito a salvare i boschi italiani dagli incendi. Ciò è emerso dai dati presentati dal Corpo Forestale dello Stato durante un convegno sui reati di incendio boschivo che si è tenuto il 28 novembre presso la Camera dei Deputati a Roma. In tutto il territorio italiano, in realtà, gli incendi boschivi nei primi nove mesi del 2002 sono stati 6.030, 119 in più rispetto l’anno precedente, ma la media in ettari di superficie percorsa dai fronti dei singoli roghi è diminuita, passando dagli 11,2 del 2001 ai 6,9 del 2002 e ciò grazie agli interventi tempestivi che hanno bloccato l’avanzare del fuoco. Regioni, Comuni e Corpo Forestale hanno incominciato a raffinare i sistemi di intervento integrati in difesa dei boschi che, oltre a rappresentare un elemento fondamentale per la conservazione della biodiversità vegetale ed animale, forniscono importanti servizi fra i quali la difesa idrogeologica dei versanti, la produzione di ossigeno e la depurazione dell’acqua. Rispetto agli anni precedenti, inoltre, l’andamento degli incendi durante l’arco dell’anno ha subito sostanziali modifiche, perdendo gradualmente la sua caratteristica stagionale. Nei decenni scorsi la distribuzione degli incendi durante l’arco dell’anno si è stabilizzata nei due periodi inverno (soprattutto gennaiomarzo) ed estate (luglio-agosto). Negli ultimi due anni (2001 e 2002) si sta assistendo ad un andamento degli incendi boschivi caratterizzato da una certa continuità del fenomeno e 18 da perduranti condizioni di crisi non più legati alla stagione, essendosi verificati eventi nelle Regioni del Centro Nord nel periodo compreso tra novembre ed aprile e del Centro Sud nel periodo compreso tra luglio e settembre. Pertanto si può affermare che ci troviamo in presenza di un fenomeno non più stagionale, ma duraturo nel tempo a cicli alterni legati soprattutto al verificarsi di eventi climatici estremi che richiedono una costante attenzione ed un’efficace prontezza d’intervento in tutti i periodi dell’anno. Per migliorare l’intervento delle strutture operative per la prevenzione e la repressione dei reati secondo il nuovo sistema sanzionatorio della legge quadro, il Corpo Forestale dello Stato ha istituito a livello centrale il Nucleo Investigativo Antincendi Boschivo (N.I.A.B.) con il compito di mettere a punto gli indirizzi operativi, di organizzare gli strumenti e le apparecchiature specifiche e di effettuare l’analisi strategica dei fenomeni. Alcune delle principali direttrici operati- ve impartite riguardano: la predisposizione delle istruzioni operative per gli Uffici periferici del Corpo Forestale dello Stato, l’avvio di una raccolta dati per un preliminare approfondimento degli aspetti relativi all’origine degli eventi e di quelli utili per gli aspetti investigativi; la verifica diretta di alcuni incendi boschivi di particolare entità e frequenza in alcune zone del territorio nazionale. Negli anni 2000 e 2001 sono stati meglio definiti alcuni indirizzi operativi per ottimizzare l’attività come per esempio la verifica con gli Uffici territoriali dei dati acquisiti, lo scambio informativo e l’approfondimento delle cause degli eventi, ai quali dedicare attenzione specifica; l’individuazione delle aree più sensibili al fenomeno; la predisposizione di indicazioni operative per R. Iezzi - NDN/CFS Sardegna - Rilevazioni di polizia giudiziaria con metodi scentifici su un territorio percorso dal fuoco. incendi boschivi l’attività investigativa e preventiva degli Uffici territoriali; la realizzazione di una procedura informatica, a fini investigativi, operativi e statistici riguardante le cause del fenomeno e gli aspetti criminali connessi; l’organizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento per il personale impegnato nelle attività d’indagine; l’adeguamento tecnologico delle apparecchiature e dei sistemi utilizzati. È stata data attuazione, attraverso una procedura di verifica dei dati raccolti dal N.I.A.B. e dagli Uffici periferici, all’attività di analisi del fenomeno per individuare, per Regione, per Provincia e per circoscrizione dei singoli Comandi Stazione, le zone di territorio sulle quali concentrare con particolare intensità le attività di indagine e di controllo mirato del territorio sulla base di precisi parametri (cause principali degli incendi, ripetitività del fenomeno in una stessa area, ampiezza delle zone percorse dal fuoco, interessamento di aree protette, danni ambientali di particolare rilevanza provocati dagli incendi, particolare allarme destato dagli eventi con rischi per la pubblica incolumità, profilo dei soggetti indagati ed eventuali elementi associativi delle persone sottoposte ad indagine). Nel periodo che intercorre fra il primo gennaio - 30 settembre 2002 le persone segnalate dal Corpo Forestale dello Stato sono state 301, a fronte di 3.718 incendi. Rapportando i dati delle persone segnalate all’Autorità Giudiziaria con quelli del numero degli incendi si nota come la percentuale delle persone identificate è cresciuto dall’anno 2000 all’anno 2002, dal 5,3% all’8,1%. È allora chiaro che, pur diminuendo il numero degli incendi, è aumentata, in proporzione, la capacità di contrasto e di identificazione delle persone responsabili degli incendi boschivi. Ritornando ai dati, gli arresti per incendio boschivo di origine dolosa sono stati 10 nel 2000, 13 nel 2001 e 9 nell’anno 2002. Analizzando i dati relativi alle cause determinanti gli incendi boschivi nell’anno 2002 relativamente ai casi in cui sono stati individuati gli autori dei reati, si evidenzia che 269 persone, l’89% del totale, sono state denunciate per eventi colposi e 32 per eventi dolosi pari al 10,6% del totale. Fra le cause colpose il 32,3%, 97 persone, sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria per avere provocato incendi al fine di eliminare residui vegetali di varia natura (cascami di castagno, rovi ed altri), il 17,9%, 54 persone, per la bruciatura delle stoppie, l’8,9%, 27 persone, per la rinnovazione del pascolo, il 7,2%, 22 persone, per la ripulitura di incolti, il 5,1%, 15 persone, per scintille causate dall’uso di apparecchi a motore o a fiamma, il 4,7%, 14 persone, per fuochi pirotecnici. Fra le cause principali dei reati dolosi vi sono: il desiderio di ottenere nuovi terreni e pascoli dalla distruzione del bosco o vantaggiose raccolte di prodotti (specialmente asparagi) successive al passaggio del fuoco. I pensionati (31%), gli operai (15%), gli agricoltori (13%), gli addetti a impianti elettrici o a ripetitori (6%), gli imprenditori (6%), i disoccupati (4%), i volontari nello spegnimento degli incendi (3%) sono le categorie di persone che con maggiore frequenza provocano gli incendi boschivi. Differenziando gli autori dei reati per classi di età, il 15% ha un’età oltre i 71 anni, il 21% dei casi ha un’età compresa fra 61 e 70 anni ed il 20% fra 51 e 60 anni. L’86% delle persone denunciate risiede nella stessa provincia dove si è verificato l’incendio ed il 23% in altra provincia. Fra i programmi del futuro il Corpo Forestale dello Stato, oltre ai miglioramenti organizzativi, già richiamati, incrementerà la propria azione nei seguenti settori: la riorganizzazione, per altro già avviata, del numero di emergenza ambientale 1515 che rappresenta la rete organizzata di uomini e mezzi attraverso cui il Corpo Forestale dello Stato mobilita in modo mirato le proprie risorse, lo sviluppo di un’azione di monitoraggio puntuale delle aree percorse dal fuoco soprattutto riguardo a possibili illecite edificazioni poste in essere, disponibilità a fornire il supporto necessario agli R. Iezzi - NDN/CFS Sardegna - Acquisizione di elementi di prova su un incendio doloso. Enti locali, nella realizzazione del catasto delle aree bruciate attraverso il Sistema Informativo della Montagna. Tuttavia, se è vero che l’incendio costituisce in determinate condizioni di naturalità una delle modalità della rinnovazione e della dinamica evolutiva delle fitocenesi, è pur vero che in presenza di ecosistemi alterati e disturbati da fenomeni climatici estremi o da una gestione irrazionale, il passaggio del fuoco rappresenta un fattore di elevata compromissione degli equilibri naturali comportando, nei casi estremi, la definitiva scomparsa di specie animali e vegetali. Per questi motivi la sfida che ci attende è ardua e di non immediata e facile soluzione. Il Corpo Forestale dello Stato anche in questo settore, attraverso gli interventi di prevenzione e repressione dei reati di incendio boschivo, è pronto a dare il proprio contributo in termini di impegno, di uomini e mezzi, di idee e di professionalità per concorrere a migliorare la sicurezza del paese. 19 spor t UN BILANCIO I N ATTIVO Per il Centro Sportivo Forestale il 2002 è stato un anno di successi e medaglie D icembre mese di bilanci, il 2002 è stato per il Centro Sportivo Forestale un anno carico di successi, con risultati di prestigio in tutte le sezioni del gruppo sportivo, confermando ancora una volta che noi italiani siamo “un popolo di poeti, navigatori e, perché no? di sportivi…” Come non ricordare l’oro europeo di Maria Guida (foto al centro) in un sabato che con l’estate non aveva nulla a che fare, uggioso, con connotati prettamente invernali, dove a scaldare gli animi c’era solo la nostra “partenopea”. Maria, nata nel gennaio del 1966, atleticamente parlando, ne ha parecchie di primavere, dotata di grande classe, ma con moltissimi problemi fisici che l’hanno sempre afflitta, ha finalmente trovato la sua giornata di gloria. Fin dall’inizio fa parte del gruppo di testa, chilometro dopo chilometro non mostra segni di cedimento e quando verso la fine, ormai certa della vittoria, un ragazzo le porge il tricolore, lo annoda alla vita e fila dritta verso il traguardo. “Al diavolo tutto, questa volta la vittoria è mia. Ho sempre sognato di entrare per prima in uno stadio colmo e di sentire il boato della folla”. Con queste parole Maria ricorda il momento più felice della sua carriera dove è stata incoronata Campionessa Europea di Maratona, vincendo la gara in 2h26’05”. Nella Corsa in Montagna, diretta discendente dell’atletica leggera, oro a squadre ai mondiali sia nella categoria femminile con Antonella Confortola (2a assoluta) e Rosita Rota Gelpi, che in quella maschile con Emanuele Manzi, Davide Milesi e Marco De Gasperi che può anche fregiarsi del titolo di Campione Europeo, sia individuale che per nazioni. Di grande spessore anche i risultati dei nostri canottieri che, ai mondiali di Siviglia il 22 settembre, hanno conquistato un oro nel 4 di coppia con il nostro Filippo Mannucci, facente parte del team che ancora una volta ha sancito la superiorità degli azzurri sul resto del mondo (6 successi nelle ultime 7 edi- 20 zioni). Partenza a “razzo” dei nostri che prendono subito un grande vantaggio su tutti gli avversari, incrementandolo fino ai 1500 metri, per poi finire in tutta tranquillità davanti ai padroni di casa spagnoli. Altro oro giunge dal doppio pesi leggeri con Elia Luini ed il nostro Leonardo Pettinari, autori ancora una volta di una regata impeccabile dall’inizio alla fine. Già dalle prime palate si capisce che oggi non ce ne è per nessuno e che i nostri ragazzi si sono scrollati definitivamente di dosso “lo spettro” dei campioni polacchi che li avevano battuti alle recenti olimpiadi di Sidney. Bellissima la scena sul podio, con Pettinari che tiene in braccio, nel corso della cerimonia, il figlioletto Matteo, di appena un anno. Altra medaglia dall’indomabile Carlo Gaddi che insieme al suo compagno ha ottenuto l’argento nel 2 senza pesi leggeri. La gara del nostro armo è, come al solito, un capolavoro tattico grazie ad un perfetto dosaggio dello sforzo per tutta la sua durata: avvio controllato, avanzata in progressione fino ai 1500 e strepitoso finale. Argento anche per Stefano Basalini nel singolo pesi leggeri e bronzo per Luca Piemonte nella Canoa K4. Ottimi risultati anche nella canoa fluviale con l’argento mondiale di Luca Costa, Pierpaolo Ferrazzi (slalom a squadre), argento di Carlo Mercati (discesa a squadre), di Matteo Pontarollo (slalom a squadre) e del fratello Robert (discesa gara lunga). Spettacolare e di altissimo valore tecnico il bronzo di Cristina Giai Pron (slalom donne). Altre medaglie mondiali per Emanuele Bernasconi, nel tiro a volo specialità double trap e Rodolfo Viganò specialità fossa. Rimane invece sul gradino più basso del podio Ennio Falco nello skeet, che questa volta si deve accontentare di un bronzo, come Roberta Minet nel Karate open. Ricordiamo infine l’oro europeo per Michele Antonioli e Marinella Canclini nello short track. MASSIMILIANO MONTEFORTE forestali nel mondo SICUREZZA AMBIENTALE E FORESTALE IN FRANCIA Compiti e organizzazione delle due strutture pubbliche che si occupano di tutelare il patrimonio naturale I n Francia possono essere considerate strutture omologhe del Corpo Forestale dello Stato l’Office National des Forêts (ONF) e l’Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage (ONCFS). Il primo è una struttura pubblica a carattere industriale e commerciale posta sotto la vigilanza del Ministero dell’agricoltura, dell’alimentazione, della pesca e degli affari rurali e del Ministero dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile. L’attuale denominazione risale al 1966, quando è stata riorganizzata l’Amministrazione delle acque e delle foreste fondata nel 1291 da Philippe Le Bel. L’ONF è quindi depositario di ben otto secoli di gestione forestale. I suoi compiti sono così riassumibili: - garantire la protezione del territorio ai fini della prevenzione dei rischi naturali e la protezione delle foreste anche attraverso la costituzione di riserve naturali e biologiche; - assicurare la produzione forestale coniugando le esigenze economiche, ecologiche e sociali; - favorire la fruizione del bosco da parte dei cittadini e promuovere dei suoi valori attraverso attività di informazione e sensibilizzazione ambientale; - svolgere attività di “partnerariato naturale” al servizio di tutti i soggetti operanti in campo ambientale sia nazionali che internazionali. L’ONF gestisce direttamente per conto dello Stato e delle collettività locali circa 12 milioni di ettari di boschi, di cui 4,45 milioni di ettari in Francia - ripartiti in 1,75 milioni di ettari di foreste demaniali e 2,7 milioni di ettari appartenenti alle collettività locali - e oltre 7,6 milioni di ettari di foreste nei territori dei Diparti- menti d’oltremare francesi, di cui ben 7,5 milioni di ettari nella Guyana francese e circa 150.000 ettari nei Dipartimenti d’oltremare insulari (Guadalupe, Martinica, La Reunion). Oltre alle superfici boscate, l’ONF in Francia amministra anche altri habitat di particolare valore naturalistico come torbiere, prati e pascoli alpini, dune litoranee, per ulteriori 534.000 ettari. Tutte le foreste sono soggette al regime forestale: un complesso di regole definite dal “Codice forestale”. L’ONF ha un organico di 11.600 unità, tutte civili con facoltà, negli ambiti territoriali di competenza e nell’espletamento delle loro funzioni, di portare le armi e di svolgere funzioni di polizia. L’organizzazione è la seguente: Consiglio di Amministrazione, costituito da rappresentanti dello Stato, delle collettività locali, delle organizzazioni professionali forestali e dalle organizzazioni sindacali; Direzione Generale, che dirige, stimola e coordina, in collegamento con le altre istituzioni statali, le strutture territoriali; 25 Direzioni regionali (di cui 4 nei Dipartimenti d’oltremare). L’ONF opera sul territorio attraverso pattuglie di agenti tecnici forestali che svolgono prevalentemente attività di sorveglianza finalizzata alla corretta gestione ed alla produttività del bosco e di progettazione e supervisione di lavori forestali. Essi inoltre svolgono attività di sorveglianza e di prevenzione dei reati, soprattutto per quanto riguarda la piaga degli incendi boschivi, la lotta al bracconaggio ed il danneggiamento degli ecosistemi, realizzano opere e attività per l’accoglienza e la sensibilizzazione del pubblico. L’Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage (ONCFS) è una istituzione pubblica del Ministero dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile ed è presente in tutti i dipartimenti francesi, compresi quelli d’oltremare. L’ONCFS contribuisce alla definizione, all’attuazione ed al controllo delle misure di gestione della fauna selvatica e dei suoi habitat compatibilmente con le altre attività dell’uomo, in particolare per quanto riguarda la caccia; contribuisce inoltre all’attuazione delle politiche in materia di caccia e di protezione della natura, svolge attività di ricerca scientifica e realizza azioni tecniche in favore della fauna selvatica anche attraverso la gestione delle riserve faunistiche di rilievo nazionale (circa 55.000 ettari), organizza per conto dello Stato l’esame per il rilascio del permesso di caccia, sviluppa attività di informazione e di sensibilizzazione del pubblico e, infine, cura il reclutamento, la formazione e l’amministrazione delle guardie nazionali della caccia e della fauna selvatica e del personale tecnico e amministrativo. A livello organizzativo l’ONCFS si articola in 3 Direzioni operative (Polizia, Studi e Ricerche, Sviluppo) e due funzionali (Risorse umane, Bilancio) ed ha un organico di oltre 1700 unità di cui 1408 costituiscono il Corpo delle guardie nazionali della caccia e della fauna selvatica mentre oltre 320 costituiscono la struttura amministrativa e tecnica. Il direttore dell’ONCFS dispone l’utilizzo di 1257 guardie nazionali della caccia presso i servizi dipartimentali di guardiania (SDG) e 151 guardie presso le brigate mobili d’intervento (BMI), incaricate in particolare delle attività di contrasto del bracconaggio. DAVIDE DE LAURENTIS 21 ambienti veg etali LE PINETE COSTIERE SIMBOLO DEL MEDITERRANEO 120.000 ettari di pinete presenti sulle coste italiane sono in precarie condizioni di sopravvivenza L e pinete di pini mediterranei rappresentano le formazioni forestali paesaggisticamente considerate più caratteristiche lungo le coste italiane. L’identificazione tra pinete mediterranee e paesaggio costiero, consolidata nel convincimento popolare, è però, sotto l’aspetto dello studio degli assetti vegetazionali originari, non rispondente al vero. Infatti le tre specie che formano pinete litoranee lungo le coste italiane, e cioè il pino domestico (Pinus pinea L.), il pino marittimo (Pinus pinaster Aiton) e il pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.), hanno ai giorni nostri una diffusione nell’area circummediterranea, amplificata rispetto alle zone di originario indigenato. Le coste del bacino del Mediterraneo, prima dell’intensa colonizzazione antropica, erano ricoperte da un’intensa foresta mediterranea, insieme composito e diversificato di specie arboree, arbustive ed erbacee. Alberi e arbusti adattati alle condizioni climatiche e pedologiche e comunque in grado di vegetare in contesti caratterizzati da un regime pluviometrico a ridotta piovosità estiva. In questi ambienti costieri si è però concentrata, fin dalla prima espansione dell’uomo, la spinta conflittuale più forte nei confronti degli ecosistemi forestali. Serviva, innanzitutto, legname da opera e legna da ardere, ma anche vaste superfici per il pascolo e spazi per le coltivazioni. Il legno rappresentava una preziosa risorsa, ma ancor di più interessavano i terreni su cui il bosco insisteva. Così la scure, ma certamente con maggiore potenzialità distruttiva il fuoco e il pascolo hanno, per G. Castiglia - Agenzia ECOFOR Isola di Caprera - Pini domestici “sciabolari” curvati dall’azione dei venti marini. 22 centinaia di anni, inciso profondamente sulle risorse forestali costiere. Molti boschi, prevalentemente di Querce sclerofille, sono stati ridotti o distrutti, in terreni pascolati o messi a coltura. Alcune specie vegetali utili e legate all’uomo, hanno cominciato la loro progressiva espansione. E tra queste anche i pini mediterranei. Il pino domestico, dalla tipica chioma ad ombrello e dal fusto dritto, slanciato, cilindrico a portamento colonnare, vegetava in un areale originario probabilmente situato nella parte orientale del Mediterraneo, ma successivamente è stato piantato in altre stazioni costiere. I Greci avevano legato la specie al culto della “Magna Master Cibele” e piante di pino domestico venivano piantate nei pressi dei templi dedicati alla Dea. Passato il culto ai Romani è ipotizzabile che anche la specie arborea abbia continuato il suo itinerario, supportato dall’uomo, verso occidente. Per il pino marittimo, a diffusione più occidentale con ampie pinete sulla costa atlantica spagnola, è possibile che esistessero stazioni di vegetazione sulla penisola italiana, ma le attuali estese pinete sono frutto certamente di impianti artificiali. Il pino d’Aleppo, il più termofilo dei tre, come dice il nome originario della Siria e della Palestina, ha areale più spiccatamente mediterraneo ed è diffuso al centro sud. Le pinete di pini mediterranei in Italia occupano circa 120.000 ettari, di cui circa metà a dominanza di pino marittimo, circa un quarto a dominanza di pino domestico e un quarto a dominanza di pino d’Aleppo. Sono presenti pinete di pino domestico sulla costa tirrenica, in To- ambienti veg etali R. Iezzi - NDN/CFS Tombolo di Follonica (GR) - Pattuglia del reparto a cavallo in servizio di sorveglianza. scana e nel Lazio, in Sicilia e in Sardegna. Lungo il litorale adriatico la specie vegeta fino in Veneto - Friuli anche se in presenza di temperature invernali non sempre favorevoli. I popolamenti storicamente documentati sono quasi sempre nei pressi di insediamenti portuali e ciò indicherebbe, per il passato, un utilizzo del legno nella carpenteria navale. Questa motivazione potrebbe essere valida anche per la storica pineta di Ravenna, dove i danni da gelo sono da sempre documentati e dove solo la costante opera dell’uomo mantiene la presenza del pino domestico. Le pinete di pino marittimo sono diffuse principalmente in Liguria, Toscana, Sardegna e Sicilia, con nuclei non estesi anche in altre regioni mediterranee italiane. Gli impianti di pinete costiere sono stati motivati, specie in passato, dall’utilizzo del legname, ma anche da intenti di bonifica ambientale dal momento che i boschi di conifere erano reputati più salubri in relazione alla diffusione della malaria. Ma del pino domestico interessava anche il seme edule molto ricercato. Nel Settecento i pinoli provenienti da Ravenna venivano trasportati via mare a Venezia e di lì alimentavano un fiorente commercio per abbienti buongustai. La pineta di Ravenna era concessa a comunità monastiche che l’hanno gestita per oltre trecento anni. Tale oculata gestione provvedeva a mantenere e a diffondere il pino domestico e giungeva a tal punto che nelle cronache si narra che, a seguito della confessione, i monaci imponessero ai penitenti, come espiazione dei peccati, oltre a preghiere riparatrici, anche la semina di un certo quantitativo di pinoli, ben si in- tende su suoli nudi di proprietà della comunità monastica. Gli impianti hanno avuto spesso come finalità quella di colonizzare nuove superfici originate dal ripascimento degli arenili. Molte delle pinete costiere sono oggi in precarie condizioni e ciò è legato a cause diverse: - Mancata esecuzione dei necessari interventi colturali: i popolamenti sono artificiali e necessitano delle essenziali cure quali sfolli, diradamenti e ripuliture. - Incendi particolarmente frequenti nelle pinete, sia per le cause predisponenti (siccità estiva e notevole quantità di rami secchi e lettiera sul terreno) sia per l’intensa frequentazione turistica con possibilità di innesco del fuoco. - Fenomeni di ingressione di acqua salata o salmastra dal mare o dalle lagune costiere, particolarmente accentuati in contesti con subsidenza. - Invecchiamento dei popolamenti senza idonei interventi di rinnovazione. - Precario equilibrio bioecologico dovuto a sviluppo di agenti patogeni, resi più virulenti dai già citati casi di perturbazione che creano indebolimento nelle piante e accentuano la suscettività ai parassiti. - Inquinamento, in particolare della frazione aerosol trasportata dal vento sulle chiome in prossimità della costa; gli effetti sono più accentuati in prossimità di foci di fiumi ricchi di polluenti e tensioattivi. PIERLUIGI FEDELE © Roberto Iezzi I Pini domestici vengono spesso utilizzati per abbellire strade e viali di campagna. 23 PUBBLICITÀ WIND 24 omnibus LIBRI AREE NATURALI PROTETTE LA TENUTA REGIONALE DI SALA Regione Lazio Assessorato alla Cultura, Spettacolo; Sport e Turismo. Rubbettino Editore Pag. 211 - € 42,00 Dall’attività di censimento svolta dal Centro Regionale di Documentazione dell’Assessorato alla Cultura, Spettacolo, Sport e Turismo nasce questa pubblicazione mirata ai cittadini che vogliono conoscere la storia di un latifondo la cui esistenza, documentata fin dal Settecento, rappresenta oggi l’ultima testimonianza di quelle grandi tenute nate da continue opere di bonifiche che furono in mano a potenti famiglie reatine a partire dal Cinquecento. Il volume raccoglie un insieme di saggi che illustrano la costruzione graduale di un paesaggio abitativo pietroso e rude. Sfogliando il volume si verrà a conoscenza di luoghi animati da una fauna e una vegetazione altrove scomparse. L’edilizia e i piccoli nuclei rurali, che caratterizzano da sempre le morbide colline della campagna sabina, sono rimaste integre nel corso della storia grazie al succedersi dei proprietari: dalle Confraternite religiose, alle famiglie nobili locali, alla Società Bonifiche Reatine e soprattutto all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e attualmente, al patrimonio demaniale della Regione Lazio che hanno favorito la conservazione delle principali valenze culturali, ambientali e paesaggistiche. STORIA LA FRANA DEL SAN MATTEO Pag.170 Nel 60° anniversario della Battaglia di El Alamein, il Servizio per le informazioni e le sicurezza Militare ha promosso una interessante riedizione de “La frana del San Matteo”, considerata come la più stimolante opera letteraria del Conte Paolo Caccia Dominoni di Sillavengo, Colonnello dell’Arma del Genio, Ufficiale che partecipò allo scontro finale in Egitto e del quale nel 2002 cade il decennale della scomparsa. Il racconto si svolge in Africa, sulle sponde del Mar Rosso, a sud dell’Eritrea, nel remoto 1890, e procede fra storia, cronaca e saggistica. L’iniziativa dei SISMI, puntuale e meritoria, di riproporre “La frana del San Matteo”, onora la memoria di un “suo” Ufficiale e, con lui, di tutti gli operatori dell’intelligence militare che hanno fedelmente servito, nell’anonimato e nel silenzio, la Patria e le sue Istituzioni. “Sulle sponde del Mar Rosso - scrive il Ministro della Difesa, Antonio Martino nella prefazione -, a sud dell’Eritrea, una guarnogione militare presidia un fortino. Tutto sembra immobile e immutabile, tranne la terra che, in una zona fortemente tellurica, di tanto trema. Un terremoto più violento di altri, distrugge il forte ed uccide il Comandante, rimasto a custodire la bandiera ‘a riva’: il drappo in alto, secondo il linguaggio delle marinerie. Oggi può lasciare increduli e persino sconcertare che un uomo s’immoli per non abbandonare la bandiera. Ma, se il sacrificio viene considerato al di là del senso letterario, evidenzia la grandezza di una lezione etica. Insegnamento altissimo, che comporta la rinuncia alla vita e ne trascende la durata”. INQUINAMENTO BAMBINI PRIME VITTIME DELLO SMOG Le città sono sempre più inquinate ed i primi a soffrirne sono i bambini, costretti a respirare aria malsana con gravi effetti sulla salute. Basti pensare che il rischio di malattie respiratorie è aumentato del 50% nei bambini che vivono in prossimità d’arterie a grande traffico. Il dato è contenuto nel rapporto “Eppure i bambini si muovono”, realizzato dalla direzione generale dell’Ambiente della Commissione Europea.Uno studio condotto a Zurigo (Svizzera), fra i bambini di cinque anni, rileva che fra chi abita in strade ad alto traffico il 50% non gioca mai all’esterno. Invece chi abita in una strada con traffico limitato ha maggiori possibilità di gioco. Secondo lo studio, il 55% gioca oltre due ore, il 35% gioca da uno a due ore, e un 10% circa gioca meno di un’ora. Un altro fattore che produce inquinamento e di riflesso un abbassamento della condizione della qualità della vita dei bambini è il rumore. Inoltre alcune ricerche svolte in Inghilterra hanno accertato che, in automobile i bambini subiscono lo stress del conducente. I bambini in tenera età sono sottoposti a stimoli troppo rapidi che non riescono ad assimilare diventando frustrati nervosi poco fiduciosi nelle loro capacità. ANIMALI ELEFANTI IN PREDA ALL’ALCOL UCCIDONO SEI PERSONE Un branco di pachidermi selvaggi, attratti dagli effluvi di una bevanda ad alta gradazione alcolica si è gettato su di un villaggio dell’India occidentale calpestando a morte sei persone. La causa principale è proprio la bevanda, una sorta di birra a base di riso fermentato, che sembra incontrare i gusti degli elefanti. Gli animali, dopo aver raggiunto l’obiettivo sventrando alcuni barili, in preda all’effetto dell’alcol, hanno seminato il terrore nel villaggio avventandosi contro gli abitanti. Purtroppo, non è raro che degli elefanti facciano irruzione negli insediamenti umani attratti dalla presenza di cibo. Avendo poi l’occasione di assaggiare alimenti a loro sconosciuti, come in questo caso la birra di riso, hanno modo anche di ‘sviluppare gusti particolari’ ai quali non vogliono rinunciare. Nel solo Stato dell’Assam, dove vivono circa 5.500 elefanti selvaggi, negli ultimi due anni sono stati uccisi dai pachidermi 150 individui durante le loro incursioni nei villaggi, i cui abitanti, a loro volta hanno poi ucciso circa 200 elefanti. Problemi analoghi a quelli dello Stato di Assam sono stati denunciati anche nel Bangladesh, dove il bilancio delle vittime dallo scorso gennaio è di 25 morti e quasi un migliaio di case distrutte. Marco Fiori 25 vita del corpo RICERCA ACCORDO TRA ISTITUTO DI GEOFISICA E CORPO FORESTALE (ANSA) - Roma, 12 febbraio - L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV di Roma e il Corpo Forestale dello Stato hanno sottoscritto un accordo per ricerche geofisiche in campo ambientale. L’accordo prevede lo sviluppo di una collaborazione tecnico-scientifica ed operativa per indagini geofisiche volte principalmente all’individuazione di rifiuti e sostanze inquinanti nel sottosuolo. L’INGV ha avviato da alcuni anni studi e ricerche sulle tecniche di esplorazione geofisica del sottosuolo per individuare rifiuti interrati e localizzare alcune forme di inquinamento sotterraneo. Tali attività sono state sviluppate a seguito delle numerose richieste di intervento da parte di alcune Procure della Repubblica e delle Forze di Polizia che operano sul territorio in difesa dell’ambiente. “La collaborazione tra l’INGV e il CFS - sottolinea l’INGV - consentirà, tra l’altro, di incrementare le conoscenze ed esperienze nel settore ambientale, così importante per lo sviluppo del Paese e la salvaguardia delle risorse naturali”. è prevista un’operazione di prelievo, con il sistema del carotaggio, per accertare la natura dei rifiuti nelle parti inferiori dei depositi. Tutte le aree della zona interessata dallo scempio vandalico, sono, chiaramente, interessate al vincolo paesaggi- POLIZIA AGROAMBIENTALE ISCHIA, DISCARICHE ABUSIVE SOTTO SEQUESTRO Il Corpo Forestale dello Stato del comando stazione di Casamicciola Terme ha condotto un’importante operazione nell’isola d’Ischia sequestrando due cave abbandonate e un’area alle falde del Monte Epomeo, dove erano stati abbandonati rifiuti. Nelle discariche sono stati rinvenuti materiali di vario genere come tredici carcasse di auto e materiale edilizio. Il danno ambientale è notevole se si considera che l’attività criminosa ha danneggiato un bosco di roverella che si trovava ai margini di una casa. Ora si stanno avviando rilievi planimetrici per risalire alla proprietà dei siti, ed R. Iezzi - NDN/CFS stico e idrogeologico e, quindi, non si possono tollerare episodi che vedano compromesso il patrimonio naturale di una delle isole più belle d’Italia. Segreteria: Via Nizza, 142 Roma Tel. 06-85230264 - Fax 06-85230238 Associazione senza scopo di lucro e-mail: [email protected] messaggio pubblicitario STATUTO L’Unione Forestale d’Italia è una associazione costituita nel 1949 fra gli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato ed eretta ad Ente Morale con D.P.R. 1243 del 16 ottobre 1954. La sede centrale è in Roma; l’Unione è sotto il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Lo statuto prevede che possono far parte dell’Associazione: 1) gli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato; A.S.F.D. 2) gli appartenenti alle Amministrazioni Forestali dello Stato, delle Regioni e degli Enti; Notiziario 3) coloro che prevalentemente operano nella ricerca scientifica, nell’insegnamento, nella sperimentazione, nella professione e nell’attività pubblicistica inerenti il campo forestale e montano e la conservazione dell’ambiente naturale; 4) persone, Enti, Istituti ed Aziende che, per la loro attività, abbiano particolare attinenza con i problemi del bosco, della montagna e della conservazione della natura. Anthillis L’Unione Forestali d’Italia ha le seguenti finalità:Fauna alpestris a) sviluppare e rafforzare la solidatietà fra tutti i forestali italiani nella custodia dei tradizionali valori del mondo forestale; b) valorizzare l’opera di quanti - uomini o donne - si impegnano FLORA particolarmente in attività connesse con l’assetto del territorio, la selvicoltura, la difesa del suolo, la riduzione del rischio ambientale, lo sviluppo rurale; c) favorire la conoscenza dei problemi forestali, montani ed ecologici attraverso scritti, manifestazioni culturali ed altre forme di divulgazione; d) promuovere e coordinare studi e ricerche giuridiche e tecniche, anche in collegamento con Enti pubblici e privati, per il miglioramento del settore forestale e ambientale nell’interesse generale della comunità; e) concorrere allo sviluppo dell’educazione ambientale e dell’istruzione forestale, montana e naturalistica anche organizzando - eventualmente con apposite convenzioni - corsi di formazione, aggiornamento e perfezionamento; f) curare direttamente o con apposite convenzioni l’assistenza ai soci, anche organizzando case per ferie e colonie per le vacanze; g) assistere moralmente e finanziariamente le famiglie degli iscritti (ed in particolare gli orfani), concedendo sussidi, premi di studio ed altri aiuti; h) favorire lo sviluppo e la diffusione delle attività sportive e del tempo libero dei soci e loro familiari, con particolare riguardo agli sport della montagna. Alberi Sacri ISCRIZIONE Ad ogni inizio di anno l’Associazione ripropone agli iscritti, il rinnovo della propria adesione. La quota associativa annuale è di Euro 10,33 pari a £ 20.000 da versare sul c/c postale n° 355112003 intestato a UNIONE FORESTALI D’ITALIA. Per l’iscrizione di nuovi soci la quota associativa è invariata Euro 2,58 (£ 5.000). Vi è la possibilità di sostenere l’attività dell’Associazione attraverso il versamento di Euro 15,49 (£ 30.000) in qualità di socio sostenitore. 26 vita del corpo DUE DENUNCE NEL SALENTO PER LO SVERSAMENTO DI LIQUAMI ASSOCIAZIONI Il personale del Corpo Forestale di Trifase ad Andrano (Lecce) ha sequestrato un“autospurgo” che stava scaricando liquami maleodoranti. L’autista, insieme con il titolare della ditta di autospurgo, è stato denunciato alla magistratura. Il conducente dell’automezzo è stato colto in fragranza di reato mentre era intento a riversare i rifiuti liquidi in un terreno ai margini della strada, accanto ad alcuni cumuli di rifiuti urbani, non troppo distante dalla periferia del paese. L’autista e il titolare dell’impresa sono stati accusati di aver procurato inquinamento per lo svuotamento dei pozzi neri; gli sono state inflitte anche sanzioni amministrative per avere trasportato rifiuti senza il prescritto formulario, dal quale si ricava la provenienza e la destinazione dei rifiuti. Per conoscere la composizione dei liquami scaricati, gli agenti hanno prelevato campioni che saranno analizzati dal Presidio multinazionale di prevenzione dell’ASL di Lecce. RADUNO MOTOCICLISTICO NEL PARCO NAZIONALE DELL’APPENNINO TOSCO EMILIANO, MULTATI 108 CENTAURI Centotto partecipanti alla manifestazione motociclistica della “Moto-cavalcata di Febbio” sono stati multati dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato del Coordinamento Provinciale di Reggio Emilia per aver percorso un tratto di bosco protetto. La manifestazione doveva svolgersi in realtà solo su strade provinciali e comunali, ma in alcuni tratti di circa 200 metri sui 90 chilometri complessivi del tragitto, il percorso deviava verso sentieri appartenenti alle aree protette del Bosco di Lama Golese, nel comune di Villa Minozzo, nel Parco nazionale dell’ Appennino tosco emiliano. Gli agenti della Forestale si sono appostati con macchine fotografiche e videocamere registrando i passaggi dei mezzi. L’entità della sanzione, comunque, è stata veramente simbolica poiché è stata di 6 euro per ogni contravventore. L’intervento della Forestale doveva fungere soprattutto da ammonimento per gli organizzatori della manifestazione sportiva che, come specifica il Coordinamento di Reggio Emilia avrebbero dovuto chiedere preventivamente alle autorità preposte le specifiche autorizzazioni per svolgere gare sportive in aree protette e in boschi di alta montagna. © G. Marcoaldi - Panda Photo GIORNATE DI VISITE CULTURALI E SOCIALIZZAZIONE PER L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE FORESTALI IN CONGEDO L’Associazione Nazionale Forestali in Congedo, il ventidue ottobre del 2002, ha partecipato a Roma, alla presenza del Capo dello Stato, alla cerimonia del 180° Anniversario di Fondazione del Corpo Forestale dello Stato. Insieme alla Presidenza Nazionale erano presenti le sezioni di Arezzo, Avvezzano, Bari, Benevento, Brescia, Cittaducale, L’Aquila, Latina, Pesaro, Sabaudia, Vercelli e Vicenza. Le sezioni che sono state impossibilitate ad intervenire, hanno celebrato l’avvenimento nella propria residenza. Le Sezioni di Belluno e Treviso hanno celebrato la ricorrenza, che si è svolta ad Anzù di Feltre dove i soci delle due sezioni insieme con i loro familiari, si sono riuniti nel Santuario dei SS. Vittore e Corona, dove si è svolta una funzione religiosa voluta per ricordare i colleghi di recente scomparsi. I partecipanti, accompagnati dalla dottoressa Anna Rossi, promotrice culturale dell’Associazione “Fenice” di Feltre, hanno potuto ammirare il centro storico risalente al medioevo, con il suo patrimonio artistico di castelli, torrioni, antichi palazzi. Grande interesse ha suscitato la visita al palazzo pretorio con la sala degli stemmi, sede storica dei Rettori Veneti, decorata con una quarantina di insegne araldiche. Tra una visita e l’altra si è poi svolto il raduno conviviale. La manifestazione organizzata dalle due Sezioni ha avuto successo sia dal punto di vista culturale che come monito d’aggregazione perché ha SARTOR VINO Controlli in territori montani. 27 vita del corpo R. Iezzi - NDN/CFS consentito, a colleghi residenti nelle diverse vallate, di rincontrarsi dopo diversi anni e nello stesso tempo ha permesso ai loro familiari di fare nuove conoscenze e di socializzare. È auspicabile che altre Sezioni seguano quest’esempio per dare lustro all’Associazione e sviluppare alcuni degli scopi principali che essa prefigge e che sono, appunto, lo sviluppo culturale e quello associativo dei soci e delle loro famiglie. L’UNIONE FORESTALI d’ITALIA SU INTERNET L’U.F.d’I. (associazione O.N.L.U.S.) dalla fondazione (1949) nel corso di oltre cinquant’anni ha svolto un’azione di divulgazione, di promozione e di sviluppo della conoscenza di varie problematiche forestali ed ambientali, sia attraverso la periodica pubblicazione del Notiziario Forestale e Montano che attraverso attività volte al benessere morale e materiale dei soci ed al miglioramento delle professionalità forestali. Alla fine degli anni ‘90 è stata lanciata un’indagine (con l’invio di una cartolina-questionario), finalizzata a conoscere il pensiero dei vecchi e dei nuovi soci sulla utilità e sulla validità dell’azione svolta dall’Associazione. Dalle numerose risposte pervenute il consiglio direttivo è venuto nella determinazione di proseguire nell’attività svolta ed adeguandola alla realtà socio-culturale in quanto la validità dell’Associazione è da commisurarsi sull’utilità che i soci possono avere da tale sodalizio cioè dalla qualità e dalla quantità di divulgazione e di sviluppo della conoscenza che l’Unione, attraverso e con l’aiuto di tutti i soci riesce a veicolare. L’informatica ha modificato ed influenzato la vita quotidiana e quindi l’Associazione al fine di continuare a perseguire le finalità dello Statuto, ha realizzato un sito Internet (www.forestaliditalia.it). All’oggi sul sito sono presenti circa cento pagine di notizie ed articoli con il preciso scopo di far giungere, con la massima rapidità ed in ogni luogo, la voce dell’U.F.d’I. permettendo di attuare un dialogo, tramite e-mail, con i soci e tra di loro, finalizzato alla ri- 28 cezione di eventuali proposte connesse alla vita dell’Associazione. Numerosi sono i vantaggi che derivano dall’apertura del sito in alternativa alla stampa del Notiziario. Tra i più importanti: l’abbattimento dei tempi tecnici necessari alla definizione tipografica delle notizie da portare in stampa, con un risparmio notevole dei tempi di collazionamento e delle spese di spedizione, ma soprattutto la possibilità di raggiungere e coinvolgere il maggior numero di forestali in servizio e/o quiescenza. Inoltre si potrà dare piena applicazione a quanto stabilito dallo Statuto in virtù del quale si è inteso rendere partecipi, alle attività dell’Unione, tutti coloro che per motivazione di carattere professionale o semplicemente amatoriale, si sentano interessati ai problemi del bosco, della montagna, dell’ambiente naturale e rurale. Il sito internet ha un valore aggiunto cioè quello di sviluppare lo spirito d’appartenenza, che deriva dalla normale attività di servizio e dalla frequenza di corsi professionali, attraverso lo scambio di idee ed esperienze. Le conoscenze in tal modo acquisite costituiscono il substrato fondamentale di una solida professionalità della quale tutti sono orgogliosi. La finalità del sito è quella di trasmettere ad altre generazioni di forestali ed agli amanti della natura, le esperienze professionali di quanti, con i propri articoli pubblicati sul Notiziario Forestale e Montano, hanno veicolato l’attività dei forestali nei vari campi operativi, realizzando così un maggiore e migliore sviluppo della professionalità di tutti gli addetti. L’associazione ha recentemente realizzato iniziative socio culturali, con l’adesione di un rilevante numero di soci, quali: partecipazione al Giubileo nell’ambito delle giornate dedicate alla Terra e all’uomo, gite culturali a Villa Ada in Roma, alla Reggia di Caserta, di Sassi di Matera, a S. Giovanni Rotondo e Lagopesole. diritto Rassegna giuridico-legislativa di interesse ambientale a cura di Alessandro Cerofolini DEVOLUZIONE IN MATERIA DI POLIZIA LOCALE Il 5 dicembre 2002, il Senato della Repubblica, dopo aspre polemiche tra maggioranza ed opposizione, ha approvato in prima lettura il disegno di legge costituzionale relativo alla devoluzione delle competenze dallo Stato alle Regioni in materia di sanità, istruzione e polizia locale. Tale progetto di legge prevede che dopo il quarto comma dell’articolo 117 della Costituzione sia inserito il seguente comma: «Le Regioni attivano la competenza legislativa esclusiva per le seguenti materie: a) assistenza e organizzazione sanitaria; b) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; c) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione; d) polizia locale». Con il termine “polizia locale” la dottrina, la giurisprudenza ed il legislatore ordinario hanno sempre alluso alla polizia municipale ed alla polizia provinciale, che già nel vecchio articolo 117 della Costituzione era riservato alla competenza concorrente delle regioni. La competenza regionale sulla polizia amministrativa locale è stata, tra l’altro, riaffermata dal nuovo articolo 117, comma 2, lettera b), della Costituzione. Sotto questo aspetto la devoluzione sembrerebbe superflua, in quanto riafferma quanto già previsto nel titolo V della Costituzione vigente. Sennonché nella relazione illustrativa al progetto di legge costituzionale sulla devoluzione si legge che, per quanto concerne la polizia locale, le regioni potranno disciplinare in via esclusiva ed in modo più corrispondente alle esigenze del territorio gli interventi di prevenzione e di repressione dei “piccoli crimini” . Cosa si intende per “piccoli crimini”? Al riguardo il codice penale distingue i reati soltanto in delitti ed in contravvenzioni: non esiste alcuna distinzione tra crimini piccoli e grandi. Nella percezione comune per piccolo crimine si intende, ad esempio, lo scippo. Ma si provi a chiedere ai pensionati appena scippati della loro pensione, se ritengono il furto con strappo un “piccolo crimine”. Spesso, poi, nella dinamica dei fatti, la linea di confine giuridica tra il furto con strappo (lo scippo) e la rapina è assai sottile. Si può ritenere la rapina un piccolo crimine? Altri esempi di “piccoli crimini”, secondo la percezione comune, sono i furti di autovetture, la prostituzione, lo spaccio di sostanze stupefacenti o l’immigrazione clandestina. In questi casi, però, sono evidenti le connessioni con fenomeni criminali più vasti e complessi, in cui l’azione delle Forze di polizia dello Stato risulta essenziale. Conseguentemente risulta rischioso delegare l’attività repressiva di questi crimini alle sole polizie locali che si muovono in un ambito territoriale alquanto ristretto. Inoltre, per tradursi in realtà operativa tale norma di revisione costituzionale da sola non sarebbe sufficiente. Sarebbe, infatti, necessaria l’emanazione di un successivo provvedimento legislativo che individui esattamente quali siano questi “piccoli crimini” rientranti nella competenza anche della polizia locale. Bisognerebbe, poi, adeguare il codice di procedura penale, nella parte in cui si occupa della polizia giudiziaria. Bisognerebbe modificare il codice penale introducendo o individuando i “piccoli reati”. Occorrerebbe l’adozione di alcuni provvedimenti normativi necessari per attuare il coordinamento tra le Forze di polizia dello Stato e le varie polizie locali nel campo dei “piccoli crimini”, disciplinando, altresì, i relativi ambiti di competenza. Sarebbe necessario, poi, individuare gli strumenti operativi utili per attuare di fatto il coordinamento fra le cinque Forze di polizia statali e le svariate polizie locali (si ricordi a tal fine quanto è difficile e complicato coordinare oggi le cinque polizie statali). Tutto il personale appartenente alle polizie locali andrebbe formato ed addestrato ai nuovi compiti istituzionali e conseguentemente dovrebbero essere create, almeno in ambito regionale, nuove Scuole di polizia locale. Bisognerebbe, inoltre, disciplinare gli ambiti di competenza degli enti locali (comuni e province) già titolari delle funzioni in materia di polizia locale con la nuova competenza esclusiva attribuita alle regioni. Infine, andrebbe armonizzata la competenza sulla polizia locale delle regioni ordinarie con quelle a statuto speciale, al fine di evitare discrasie (e gelosie) tra gli enti regionali. Ancora. L’ipotesi di prevedere con leggi regionali, specifiche ed ulteriori figure di “piccoli crimini”, o di introdurre sanzioni penali nuove e più pesanti rispetto a quelle stabilite dalla legge statale si presenterebbe in palese contrasto con tutto l’impianto costituzionale: netto nel sancire l’eguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge, ed in particolare modo a quella penale, ed esplicito nel riservare allo Stato la competenza esclusiva in materia di ordinamento penale. Ogni tentativo che tendesse a reinterpretare le disposizioni costituzionali conte- 29 diritto nenti l’elencazione delle competenze esclusive dello Stato alla tregua del comma sulla devoluzione sarebbe, pertanto, improponibile. Analogo discorso va svolto per gli aspetti relativi alla giustizia penale, essendo la materia “giurisdizione e norme processuali” parimenti riservata alla legislazione esclusiva dello Stato. Dagli esempi fatti, si evince quanto sia difficile e complessa l’attuazione della devoluzione in materia di polizia locale secondo l’interpretazione che assegna alle regioni la competenza sui “piccoli crimini”. Del resto, lo stesso Governo, che ha presentato in Parlamento questo progetto di legge costituzionale, non ha ancora chiarito cosa intende per polizia locale e conseguentemente che tipo di competenza intende devolvere alle regioni e né il Senato ha provveduto a delineare un quadro completo della materia da decentrare. Il problema, pertanto, si sposta al livello della interpretazione del testo di legge, al fine di chiarire il senso dello stesso, secondo il significato proprio delle parole e la connessione di esse alle effettive intenzioni del legislatore. Ora, poiché il comma 2 dell’articolo 117 della Costituzione non viene emendato, risulta che l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza, la giurisdizione penale, la procedura penale, l’ordinamento penale, la tutela dell’ambiente e la tutela dell’ecosistema rimangono materie di esclusiva competenza dello Stato. Dunque, secondo l’interpretazione letterale del testo, le regioni potranno al più disciplinare interventi in via amministrativa, ma mai interferire con le competenze statali nelle materie di sua esclusiva competenza. Potranno, per esempio, coordinare, in ambito regionale, le polizie municipali e le polizie provinciali. Potranno riordinare le polizie municipali e le polizie provinciali in modo del tutto autonomo, senza necessità di una leggequadro nazionale che, come attualmente avviene, fissa dei criteri e dei principi generali, nel cui ambito le singole regioni legiferano le norme di dettaglio. Potranno creare apposite scuole regionali di polizia locale. Potranno arruolare il personale tramite concorsi unici in ambito regionale ed addestrarlo presso la propria scuola di formazione. Inoltre, le regioni potranno finanziare le infrastrutture tecnologiche necessarie nonché realizzare un unico sistema informativo per tutte le polizie municipali e provinciali presenti sul loro territorio. Fermo restando le attuali competenze dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia sulla polizia locale, le regioni potranno anche gestire la mobilità del personale, trasferendo o distaccando personale da una polizia municipale ad un’altra, a seconda delle esigenze riscontrate sul territorio regionale. Potranno indicare alle varie polizie municipali e provinciali presenti sul territorio regionale delle priorità di intervento, degli obiettivi da raggiungere e dei risultati operativi da conseguire. Ciascuna regione potrà, in sostanza, intervenire autonomamente su ogni aspetto amministrativo, gestionale, tecnico ed operativo afferente alla polizia amministrativa locale e potrà attivare la sua iniziativa al fine di raggiungere un migliore coordinamento tra la polizia locale e le Forze di polizia dello Stato. In definitiva, ci sarà un maggiore raccordo, rispetto all’attualità, tra le attività delle polizie municipali e provinciali con le Forze di polizia dello Stato nelle operazioni di prevenzione e repressione di certi fenomeni minori di criminalità diffusa. Del resto, anche nella relazione illustrativa al disegno di legge costituzionale si fa un generale riferimento alla possibilità di un coordinamento fra lo Stato e le regioni nella lotta alla piccola criminalità, coordinamento che, peraltro, già oggi esiste in varie forme (protocolli di intesa tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ed alcuni comuni, convenzioni con le regioni, sale operative interconnesse, partecipazione dei rappresentanti degli enti locali ai Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica,...). Altri ambiti di competenza da devolvere alle regioni in materia di polizia locale non è possibile, poiché, ai sensi dell’invariato articolo 117, comma 2, della Costituzione, il complesso sistema della pubblica sicurezza, dell’ordine pubblico, dell’ordinamento penale e della tutela ambientale rimane gestito dallo Stato, a livello nazionale ed in modo unitario. Questa interpretazione sembra essere confermata dalla lettura di altri passi della relazione illustrativa allegata al progetto di legge costituzionale. In particolare, laddove si afferma che “l’azione di contrasto per risultare efficace non può non ispirarsi ad una strategia unitaria e ad una maggiore conoscenza del teatro di operazione. Tale obiettivo può essere perseguito non solo utilizzando meglio la polizia locale (si badi bene, polizia locale e non polizia regionale), ma coordinando questi sforzi con quelli realizzati dagli altri corpi dello Stato, che vanno raccordati più strettamente con il territorio”. La devoluzione in materia di polizia locale non comporterà, pertanto, la regionalizzazione di una Forza di polizia dello Stato e né la creazione di venti nuovi corpi di polizia regionale. Su quest’ultima ipotesi, poi, pesano anche pesanti vincoli di bilancio che ne sconsigliano l’attuazione ed è, inoltre, evidente come l’assenza di ogni previsione di finanziamento presupponga il ricorso ad entrate regionali aggiuntive, cioè l’aumento del carico fiscale gravante sui cittadini della regione. Ogni ipotesi di istituzione di nuovi corpi di polizia regionale si presenterebbe, non solo onerosa, ma, soprattutto, densa di rischi per il coordinamento ed il buon funzionamento delle Forze di polizia, unitariamente considerate. Una polizia regionale, per di più istituita per autonoma decisione regionale e senza alcun potere di controllo dello Stato, costituirebbe un corpo ulteriore rispetto alle cinque Forze di polizia dello Stato, rendendo, al di là delle intenzioni, ancora più intricato il complesso coordinamento tra i già numerosi corpi esistenti. Se, invece, si pensasse all’opposto, ad una regionalizzazione delle polizie locali (polizie municipali e provin- 30 diritto ciali), l’operazione si presenterebbe alquanto improvvida: sia perché verrebbero calpestate le attuali (e storiche) competenze dei Sindaci e dei Presidenti di provincia sulla polizia locale e sia perché verrebbero schiacciate le esigenze di sussidiarietà e di ruolo centrale dei Comuni che, invece, devono ispirare le politiche di sicurezza in ambito locale. Competenze ed esigenze che, semmai, richiedono un impegno regionale per tutto ciò che riguarda il sostegno ai progetti dei comuni in questa materia, il coordinamento delle polizie locali, lo svolgimento di compiti di supporto e di livello ampio, dalla formazione delle polizie locali alla infrastrutturazione tecnica, fino al raccordo con i competenti organi dello Stato. Giova, infine, sottolineare a scanso di equivoci che per polizia locale non si intende anche la polizia ambientale, ma solo la polizia amministrativa, urbana, rurale e demaniale. Pertanto, in caso di effettiva devoluzione dallo Stato alle regioni della materia “polizia locale”, non sarà costituzionalmente possibile procedere, per esempio, alla regionalizzazione del Corpo Forestale dello Stato, che rimane (non smetteremo mai di ripeterlo) una Forza di polizia dello Stato, svolgente compiti e funzioni di competenza esclusiva dello Stato (tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, ordine e sicurezza pubblica nonché alcuni ambiti di competenza nella materia doganale, nella materia dell’ordinamento penale e nella materia della difesa e sicurezza dello Stato). Ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione tale proposta di legge costituzionale deve essere adottata da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e devono essere approvate a maggioranza assoluta dei compenenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. La legge costituzionale può essere sottoposta a referendum popolare quando entro tre mesi dalla sua pubblicazione, ne faccia domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali: la legge costituzionale sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Ovviamente, non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna Camera a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Come si vede, l’iter di formazione di questa revisione costituzionale è ancora lungo. Si auspica, quindi, che nel frattempo intervenga un ripensamento dell’intero impianto o che comunque venga introdotto un emendamento volto a salvaguardare in modo chiaro l’unitarietà del sistema statale in materia di sicurezza dei cittadini, dei loro beni, del loro territorio e del loro ambiente, magari introducendo una competenza “residuale”, e non esclusiva, delle regioni in materia di polizia locale oppure fissando già in Costituzione gli ambiti giuridici e di competenza della polizia locale, oppure ancora definendo nella Costituzione stessa cosa esattamente si intende per polizia locale. Ciò al fine di evitare al Paese l’onere di avere altri venti corpi di polizia o migliaia di vigili urbani-sceriffi nonché l’alto rischio di gravi e pericolosi conflitti istituzionali. INQUINAMENTO ATMOSFERICO Decreto ministeriale n. 261 dell’1/10/2002, pubblicato sulla G.U. n. 272/2002, contenente il regolamento che riporta le disposizioni tecniche per la valutazione preliminare della qualità aria-ambiente, i criteri per l’elaborazione del piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo n. 351/1999. In particolare, le regioni, sulla base delle direttive tecniche stabilite dal Ministero dell’ambiente con il presente decreto, devono provvedere a: a) affettuare le misure rappresentative degli inquinanti al fine di valutare preliminarmente la qualità dell’aria; b) procedere alla classificazione ed alla valutazione delle sorgenti di emissione; c) individuare le zone del proprio territorio in cui i livelli degli inquinanti comportano il rischio di superamento dei valori limite o quelle in cui tali livelli hanno superato le soglie di allarme; d) adottare piani e programmi per il contenimento delle sostanze inquinanti o per il mantenimento della qualità dell’aria nelle zone in regola con gli standard. NUOVE TESSERE DI RICONOSCIMENTO Decreto ministeriale del 7/1/2002, pubblicato sulla G.U. n. 271/2002, contenente le nuove tessere personali di riconoscimento per l’esercizio delle funzioni di polizia riservante agli ispettori, ai sovrintendenti, agli agenti ed assistenti del Corpo Forestale dello Stato. La validità delle tessere attualmente in uso cesserà a tutti gli effetti a decorrere dal primo marzo 2003. RECLUTAMENTO DI NUOVO PERSONALE D.P.R. dell’8/8/2002, pubblicato sul supplemento alla G.U. n. 222 del 4/12/2002, recante l’approvazione dei piani annuali 2002 e l’autorizzazione alle assunzioni concernenti le Forze armate, i Corpi di polizia ed il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell’articolo 19 della legge n. 488/2001. In particolare, il Corpo Forestale dello Stato è stato autorizzato ad assumere per l’anno 2002 soltanto 167 unità di personale, così suddivise: 91 allievi agenti provenienti dalla Ferma Breve Volontaria di tre anni nelle Forze armate, 50 vice revisori e 26 vice periti. 31 PUBBLICITÀ PRESTITALIA 32